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Politica

Duterte vince le elezioni a sindaco dal carcere dell’Aia

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L’ex presidente delle Filippine Rodrigo Duterte ha vinto la corsa a sindaco della sua città natale, secondo i risultati elettorali non ufficiali pubblicati martedì. L’apparente vittoria arriva nonostante Duterte sia ancora detenuto presso la Corte penale internazionale (CPI) dell’Aia, accusato di crimini contro l’umanità.

 

Duterte, 80 anni, è stato arrestato dalle autorità filippine all’aeroporto internazionale di Manila a marzo e trasportato in aereo all’Aia, dove sta affrontando un processo per la sua politica di «guerra alla droga». Secondo la legge filippina, i candidati accusati di reati penali possono candidarsi alle elezioni a meno che non siano stati condannati e non siano stati esauriti tutti i ricorsi.

 

I risultati preliminari hanno mostrato che Duterte ha ottenuto oltre mezzo milione di voti a Davao City, quasi otto volte di più del suo rivale più vicino. Ha ricoperto la carica di sindaco della città per vent’anni prima di vincere la presidenza nel 2016. I risultati ufficiali sono attesi entro una settimana.

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«Valanga di Duterte a Davao!» ha scritto su Facebook la figlia più piccola, Veronica.

 

Il sostegno «schiacciante» ricevuto da Duterte dimostra il «totale rifiuto» del pubblico nei confronti dei tentativi di «sradicare» la sua eredità, ha affermato il suo avvocato, come riportato dall’agenzia di stampa ABS-CBN.

 

Si dice che i supporter abbiano scandito il suo nome quando sono stati annunciati i primi conteggi.

 

La CPI sostiene che dal 2016 al 2022, Duterte abbia supervisionato «squadroni della morte» responsabili dell’uccisione di presunti spacciatori e consumatori di droga. Ha negato ogni illecito, ma ha ammesso che la repressione è stata violenta.

 

I dati governativi mostrano che almeno 6.200 persone sono state uccise in operazioni di polizia. Le associazioni per i diritti umani affermano che il bilancio reale potrebbe essere molto più alto.

 

Alcuni difensori dei diritti umani hanno definito illegale l’arresto di Duterte, sottolineando che le Filippine si sono ritirate dalla CPI nel 2019 su suo ordine. La Corte sostiene di mantenere la giurisdizione sui crimini commessi quando il Paese ne era ancora membro.

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I suoi avvocati hanno presentato una petizione accusando il governo filippino di “rapimento” e affermano che l’estradizione ha violato sia il diritto nazionale che quello internazionale.

 

La vicepresidente Sara Duterte, la figlia maggiore, ha dichiarato ai giornalisti, dopo aver votato questa settimana, di essere in trattative con gli avvocati del padre per decidere come giurare come sindaco durante la detenzione. È ampiamente considerata una delle principali candidate alle presidenziali del 2028, nonostante l’imminente processo di impeachment al Senato a luglio.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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Politica

La Casa Bianca: la BBC è al 100% fake news

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La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha accusato la BBC di essere «intenzionalmente disonesta» nella rappresentazione delle rivolte del Campidoglio del 2021. Negli ultimi giorni, l’emittente è stata criticata per aver ingannato gli spettatori assemblando segmenti diversi delle dichiarazioni del presidente Donald Trump pronunciate quel giorno.   Nel video, Trump appare dire ai suoi sostenitori: «Andremo al Campidoglio, sarò lì con voi e combatteremo. Combatteremo con tutte le nostre forze e se non combatterete con tutte le vostre forze non avrete più un Paese». Secondo il Telegraph, le parole di Trump sono state alterate: il filmato unisce frasi pronunciate a circa 54 minuti di distanza. I manifestanti mostrati mentre marciano verso il Campidoglio subito dopo il montaggio erano in realtà stati ripresi prima che Trump iniziasse a parlare.   In un commento al Telegraph pubblicato venerdì sera, Leavitt ha criticato la BBC per aver trasmesso un filmato «selettivamente modificato» del discorso di Trump nella puntata di BBC Panorama sull’evento. «Si tratta di notizie completamente false, al 100%, che non dovrebbero più meritare di essere trasmesse sugli schermi televisivi dei grandi personaggi del Regno Unito», ha affermato Leavitt.

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«Ogni volta che viaggio nel Regno Unito con il presidente Trump e sono costretta a guardare la BBC nelle nostre stanze d’albergo, mi rovino la giornata ascoltando la loro sfacciata propaganda e le loro bugie sul presidente degli Stati Uniti e su tutto ciò che sta facendo per rendere l’America un posto migliore e il mondo un posto più sicuro.»   I contribuenti del Regno Unito sono «costretti a pagare il conto di una macchina di propaganda di sinistra», ha aggiunto Leavitt.   In risposta, un portavoce della BBC ha dichiarato al Guardian che il comitato per le linee guida e gli standard editoriali della BBC prende in considerazione opinioni e pareri divergenti sulla sua copertura. «Sebbene non commentiamo i documenti trapelati, quando la BBC riceve un feedback lo prende sul serio e lo valuta attentamente», ha affermato il portavoce.   Come riportato da Renovatio 21, «auntie» («zietta», come i britannici chiamano la BBC) era già stata pesantemente accusata la settimana scorsa dal primogenito del presidente Don jr.  

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  Immagine di Panhard via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported  
   
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Politica

Svastiche disegnate col sangue umano trovate in tutta una città tedesca

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La polizia tedesca ha comunicato che decine di veicoli ed edifici nella città di Hanau, nella Germania centrale, sono stati imbrattati con svastiche tracciate usando sangue umano.

 

Mercoledì, un residente del quartiere Lamboy ha segnalato una svastica rossa sul cofano della propria auto. Successivamente, gli agenti hanno rinvenuto segni analoghi su circa 50 vetture, oltre che su diverse cassette della posta e facciate di abitazioni in cinque vie.

 

Un’analisi forense ha accertato che la sostanza rossa era sangue umano, ha reso noto giovedì ai giornalisti il portavoce della polizia Thomas Leipold. Ha però precisato che la quantità rinvenuta era esigua e non tale da far sospettare il decesso di una persona.

 

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In giornata, giovedì, le autorità hanno annunciato l’arresto di un 31enne con un tasso alcolemico di 1,2, indicativo di un’intossicazione moderata. La polizia ha escluso un movente politico e ha attribuito l’atto a una reazione a un episodio sul posto di lavoro. L’uomo è stato ricoverato in una struttura psichiatrica.

 

In Germania, l’esposizione di simboli nazisti, inclusa la svastica (che chiamano hakenkreuz, cioè croce uncinata), è vietata e punibile con la reclusione fino a tre anni o con una sanzione pecuniaria. La polizia ha qualificato il caso come danneggiamento e uso di emblemi di organizzazioni anticostituzionali.

 

Il sindaco di Hanau, Claus Kaminsky, ha condannato l’episodio, definendolo un oltraggio a «ogni limite di decenza e umanità». «Soprattutto nella nostra città, duramente segnata dall’attentato razzista del 19 febbraio 2020, un gesto del genere suscita profonda costernazione», ha aggiunto, secondo quanto riportato dall’agenzia stampa DPA.

 

Il sindaco Kaminsky faceva riferimento alla strage avvenuta cinque anni fa ad Hanau, quando un cittadino tedesco aprì il fuoco in un bar per narghilè, uccidendo nove persone di origine immigrata. L’episodio è considerato uno dei più gravi atti di terrorismo interno nel Paese dal dopoguerra.

 

Il termine «svastica» è indicato in italiano, per un errore ormai radicato, come sostantivo femminile. La parola sanscrita swastika deriva da swastí (sostantivo neutro che significa «benessere», «successo», «prosperità»), a sua volta composto dal prefisso su- («buono», «bene»; linguisticamente affine al greco ευ-, eu– con identico significato) e da asti (forma coniugata della radice verbale as, «essere»). Il suffisso -ka forma un diminutivo, per cui swastika è traducibile letteralmente come «è il bene» o «ben-essere», quindi «ciò che porta bene».

 

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Politica

Il socialista ugandese Zohran Mamdani eletto sindaco di Nuova York: è affiliato con chi vuole la distruzione della famiglia e gli aborti in chiesa

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Il socialista radicale musulmano Zohran Mamdani ha trionfato nella corsa per la carica di sindaco della città di Nuova York, diventando il primo musulmano a ricoprire tale ruolo nella storia della metropoli.   Il 4 novembre, martedì, il candidato democratico, che si definisce «socialista democratico», è stato proclamato vincitore dell’elezione a sindaco neoeboraceno, raccogliendo poco oltre il 50% delle preferenze.   «In questo momento di oscurità politica, Nuova York sarà la luce», ha esordito Mamdani nel suo intervento di vittoria.   «Insieme, inaugureremo una generazione di cambiamenti e, se abbracceremo questa nuova rotta audace invece di rifuggirla, potremo contrastare l’oligarchia e l’autoritarismo con la forza che li spaventa, non con l’appeasement che desiderano», ha proseguito.

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Mamdani ha poi attaccato direttamente il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che si era scagliato contro di lui per il suo programma di estrema sinistra.   «Non è solo così che bloccheremo Trump, è così che bloccheremo anche il prossimo», ha dichiarato Mamdani. «Quindi, Donald Trump, visto che so che mi stai guardando, ho quattro parole per te: alza il volume».   Dai dati elettorali diffusi dalla NBC, Mamdani ha ottenuto 1.036.051 voti, equivalenti al 50,4%, mentre l’ex governatore Andrew Cuomo, sceso in campo come indipendente, ne ha incassati 854.995, pari al 41,6%. Il repubblicano Curtis Sliwa si è piazzato terzo con 146.137 voti, il 7,1%.   Martedì sera, Cuomo ha tenuto un discorso di concessione, ammettendo la sconfitta e assicurando che richiamerà il nuovo esecutivo alle sue responsabilità. «Quasi la metà dei newyorkesi non ha votato per un’agenda di governo che fa promesse che sappiamo essere irrealizzabili. Questa campagna da indipendente, dopo la sconfitta alle primarie democratiche, era indispensabile per evidenziare questo aspetto: un campanello d’allarme che stiamo imboccando una via pericolosa, estremamente pericolosa», ha proseguito Cuomo.   A giugno, Mamdani era balzato agli onori delle cronache tra i newyorkesi per il suo passato radicale, che comprendeva l’adozione dello slogan marxista «sequestrare i mezzi di produzione», la richiesta di defunding della polizia e la proposta di supermercati gestiti dallo Stato, tra altre battaglie di sinistra.   Il suo programma elettorale socialista prevedeva supermercati pubblici, trasporti autobus gratuiti, asili nido senza costi e il congelamento degli affitti per tutti gli alloggi con canone stabilizzato a New York. Inoltre, malgrado l’incremento della criminalità e della violenza in città, in passato aveva sostenuto il movimento «defund the police».   Su una nota più fosca, l’affiliazione di Mamdani ai Democratic Socialists of America (DSA) potrebbe indicare una linea radicale pro-aborto e anti-famiglia. Durante una tavola rotonda di agosto, la DSA ha svelato l’intenzione di «eseguire aborti in una chiesa prima che tutto sia detto e fatto…»  

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Il gruppo spinge per l’abolizione della famiglia, argomentando che «l’unica vera differenza tra matrimonio e prostituzione è il prezzo e la durata del contratto».   «Noi sosteniamo l’abolizione della famiglia in generale… l’istituzione della famiglia agisce come parte del sistema carcerario» viene detto da una speaker nel video mostrato qui sopra. «Quando parliamo di abolizione della famiglia, parliamo dell’abolizione dell’unità economica… tutti i nostri bisogni materiali sono soddisfatti dalla collettività».   Poche ore prima del trionfo elettorale di Mamdani, Trump aveva ammonito gli americani che «come comunista, questa città un tempo grande ha ZERO possibilità di successo, o addirittura di sopravvivenza! Con un comunista al timone, la situazione può solo peggiorare».   «È mio dovere governare la nazione, ed è mia ferma convinzione che la città di Nuova York sarà un disastro economico e sociale totale se Mamdani vincerà», aveva predetto. «I suoi principi sono stati messi alla prova per oltre mille anni, e non hanno mai avuto successo».   Lungi dall’essere un uomo del popolo, il Mamdani è un immigrato di lusso figlio di papà. Suo padre è un professore di «studi post-coloniali» di origine ugandese-gujarati e di famiglia sciita, la madre è la regista indiana nota internazionalmente (in particolare, per il film 2001 Monsoon Wedding – Matrimonio indiano), premiata anche al Festival di Venezia nel 1991, Mira Nair. Il secondo nome dato al pargolo, Kwame, fu un omaggio a Kwame Nkrumah, primo presidente del Ghana   SOSTIENI RENOVATIO 21
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