Intelligenza Artificiale
Davos chiede la fusione di intelligenza umana ed artificiale per censurare la «disinformazione» prima che venga pubblicata

Il World Economic Forum ha pubblicato un articolo che invoca la fusione di sistemi di intelligenza umana e artificiale per censurare lo «hate speech» e la «disinformazione» online prima ancora che ne sia consentita la pubblicazione.
In pratica, una censura preventiva da applicarsi a chiunque voglia esprimersi liberamente in rete.
Il 10 agosto sul sito del WEF è stato pubblicato un articolo intitolato «La soluzione agli abusi online? AI più intelligenza umana». In esso siamo messi in guardia contro il temibile pericolo del «mondo oscuro dei danni online».
L’articolo ha un articolato caveat in neretto per i lettori:
«Lettori: tenete presente che questo articolo è stato condiviso su siti web che di routine travisano contenuti e diffondono disinformazione. Vi chiediamo di notare quanto segue: 1) Il contenuto di questo articolo è l’opinione dell’autore, non il World Economic Forum. 2) Si prega di leggere il pezzo per te stesso. Il Forum si impegna a pubblicare un’ampia gamma di voci e la rappresentazione ingannevole dei contenuti riduce solo le conversazioni aperte».
Ad occhio e croce questo cappello introduttivo è stato inserito dopo, e peraltro da persone che mai hanno sentito l’espressione «excusatio non petita, accusatio manifesta». Il lettore concorrerà che si tratta di uno dei momenti più patetici e grotteschi della giornata: il WEF getta il sasso e nasconde la mano, e accusa i siti che riportano ciò che scrive. È triste, imbarazzante, rivoltante, comico al contempo.
Bisogna dire che l’articolo è piuttosto esplicito.
«Combinando in modo univoco la potenza della tecnologia innovativa, la raccolta di informazioni fuori piattaforma e l’abilità di esperti in materia che comprendono come operano gli attori delle minacce, il rilevamento su larga scala degli abusi online può raggiungere una precisione quasi perfetta», afferma l’autore del pezzo, che non sappiamo se abbia presente che la censura dei social già funziona così da anni – per cui, a fine lettura , non sappiamo quanto ci stiano prendendo per i fondelli.
L’articolo si conclude proponendo «un nuovo framework: piuttosto che fare affidamento sull’IA per rilevare su larga scala e sugli esseri umani per rivedere i casi limite, un approccio basato sull’intelligenza è fondamentale».
«Introducendo nei set di apprendimento l’intelligenza curata dall’uomo, fuori piattaforma, multilingue , l’IA sarà quindi in grado di rilevare anche le sfumature di nuovi abusi su larga scala, prima che raggiungano le piattaforme tradizionali. Integrare questo rilevamento automatizzato più intelligente con l’esperienza umana per rivedere i casi limite e identificare falsi positivi e negativi e quindi reinserire quei risultati nei set di addestramento ci consentirà di creare un’IA con l’intelligenza umana integrata», afferma l’articolo.
Insomma: la via cyborg al censore perfetto, mezzo uomo mezzo macchina, come Robocop.
NEW – Klaus Schwab’s World Economic Forum proposes to automate censorship of “hate speech” and “disinformation” with AI fed by “subject matter experts.”https://t.co/A4JDrh7RaK pic.twitter.com/LYqFhik3Wk
— Disclose.tv (@disclosetv) August 11, 2022
«In altre parole, la tua libertà di parola verrà probabilmente censurata prima ancora che tu possa pubblicarla sui siti di social media. Alcuni la chiamano “censura preventiva”» scrive Summit News.
«I team di fiducia e sicurezza possono impedire che le minacce aumentino online prima che raggiungano gli utenti» scrive l’articolo WEF.
Il World Economic Forum in teoria dovrebbe parlare di economia, ma ci stiamo rendendo conto che invece tratta di tutt’altro. Il Grande Reset non sembra passare per banche e fabbriche, danari e lavoratori: pare invece richiedere, a gran voce, giganteschi sistemi di controllo integrati, e forse perfino la mista unione tecnoide tra esseri umani e computer.
Il Klaus Schwab non è nuovo a discorsi di estremismo transumanista in cui annuncia la necessità di fondere uomo e macchina, un processo che lui inserisce nel suo concetto di «Quarta Rivoluzione Industriale», propalata a piene mani a manager e amministratori di tutte le latitudini e di tutti i livelli, che ripetono a pappagallo la teoria transumanista della «fusione della nostra identità fisica, digitale e biologica».
Ciò è scritto nero su bianco sul suo libro La quarta rivoluzione industriale, che per qualche ragione ha la prefazione dell’erede Agnelli John Elkan.
Nel testo, lo Schwab spiega con entusiasmo come la tecnologia in arrivo consentirà alle autorità di «intromettersi nello spazio fino ad ora privato della nostra mente, leggendo i nostri pensieri e influenzando il nostro comportamento».
«Con il miglioramento delle capacità in questo settore, aumenterà la tentazione per le forze dell’ordine e i tribunali di utilizzare tecniche per determinare la probabilità di attività criminale, valutare la colpa o addirittura recuperare i ricordi direttamente dal cervello delle persone».
Senza pudore alcuno, lo Schwabbone era arrivato a suggerire l’utilizzo di scansioni cerebrali, rese possibili dagli impianti biocibernetici, anche solo per viaggiare:
«Anche attraversare un confine nazionale potrebbe un giorno richiedere una scansione cerebrale dettagliata per valutare il rischio per la sicurezza di un individuo».
«I dispositivi esterni di oggi, dai computer indossabili alle cuffie per la realtà virtuale, diventeranno quasi certamente impiantabili nel nostro corpo e nel nostro cervello».
«I microchip impiantabili attivi che rompono la barriera cutanea del nostro corpo» cambieranno il modo in cui ci interfacciamo con il mondo «e ci costringeranno a chiederci «cosa significhi essere umani», sostiene Schwab.
In un inquietante evento a Davos è possibile vedere Schwab che parla con il padrone di Google Sergej Brin della possibilità di leggere il pensiero a tutti i partecipanti nella sala.
««Puoi immaginare che tra 10 anni saremo qui seduti avendo un impianto nel nostro cervello, tramite il quale posso immediatamente percepirvi, perché tutti voi avrete degli impianti , misurandovi tutte le vostre onde cerebrali – e posso dirti immediatamente come reagiscono le persone».
In pratica, già cinque anni fa, lo Schwabbo annunziava più chip cerebrali per tutti.
Bisogna ammetterlo: neanche un cattivo di James Bond raggiunge simili altezze.
Del resto, un mondo così orrendo e perverso ai tempi di Ian Fleming non era immaginabile.
Pensate al povero George Orwell ridotto al niente dalla distopia presente, mille volte peggiore di quella che immaginava in 1984 – dove i chip cerebrali, che leggono e comandano il foro interiore degli esseri umani, non erano minimamente pensabili.
Immagine di World Economic Forum via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-NC-SA 2.0)
Intelligenza Artificiale
L’AI si sta uccidendo?

Testi e immagini generati dall’intelligenza artificiale stanno invadendo il web: una tendenza che, paradossalmente, potrebbe rappresentare un grosso problema per i modelli di AI generativa.
Secondo il New York Times, in alcune ricerche si dimostra che l’addestramento di modelli di Intelligenza Artificiale generativa su contenuti generati da essa stessa, causa l’erosione dei modelli. Detto in parole povere, l’addestramento su contenuti di intelligenza artificiale provoca un ciclo di appiattimento simile alla consanguineità. Lo scorso anno, il ricercatore di IA Jathan Sadowski, ha definito il fenomeno «IA asburgica», in riferimento alla famiglia reale europea, notoriamente consanguinea.
Sempre secondo il NYT, la crescente ondata di contenuti basati sull’intelligenza artificiale sul web potrebbe rendere molto più difficile evitare questo effetto di appiattimento.
Sostieni Renovatio 21
Questi modelli sono affamati di dati e le aziende di Intelligenza Artificiale si sono affidate a enormi quantità di dati recuperati dal web per addestrare i loro programmi. Allo stato attuale, né le aziende di settore, né i loro utenti sono tenuti a inserire dichiarazioni di Intelligenza Artificiale sui contenuti di AI che generano, rendendo ancora più difficile per i produttori escludere i contenuti sintetici dai set di addestramento.
«Il web sta diventando un posto sempre più pericoloso in cui cercare i propri dati», ha dichiarato al NYT Sina Alemohammad, studente laureato alla Rice University e coautore di un articolo del 2023 in cui è stato coniato il termine «MAD», abbreviazione di «Model Autophagy Disorder» («Disordine di autofagia del modello»), per descrivere gli effetti dell’autoconsumo dell’Intelligenza Artificiale.
Dei numerosi casi di questo paradosso informatico segnalati sul NYT, è stato condotto uno studio, pubblicato sulla rivista Nature. I ricercatori, una coorte internazionale di scienziati con sede nel Regno Unito e in Canada, hanno inizialmente chiesto ai modelli di AI di compilare il testo per la seguente frase: «Per cucinare un tacchino per il Giorno del Ringraziamento, bisogna…»
Il primo output era normale. Ma già alla quarta iterazione, il modello iniziava a mettere insieme concetti sconnessi: «Per cucinare un tacchino per il Giorno del Ringraziamento, devi sapere cosa farai della tua vita, se non sai cosa farai della tua vita, se non sai cosa farai della tua vita…».
Tuttavia il linguaggio incomprensibile non è l’unico possibile effetto collaterale negativo del cannibalismo dell’IA. Lo studio «MAD», incentrato su modelli di immagini, ha dimostrato che alimentare gli output dell’IA con falsi ritratti umani ha causato rapidamente una bizzarra convergenza di tratti facciali; sebbene i ricercatori siano partiti da un insieme eterogeneo di volti generati dall’IA, al quarto ciclo di generazione quasi tutti i volti apparivano uguali.
Dati di alta qualità, creati dall’uomo – e in grandi quantità – sono stati fondamentali per i recenti progressi nell’attuale tecnologia di intelligenza artificiale generativa. Ora con i contenuti generati dall’AI che intorbidano le acque digitali e senza un modo affidabile per distinguere il vero dal falso, le aziende di intelligenza artificiale potrebbero presto trovarsi in serie difficoltà, scrive il sito Futurism.
Come riportato da Renovatio 21, già due anni fa alcuni avevano lanciato un allarme riguardo al fatto che la propaganda generata dall’AI potrebbe divenire presto l’unica fonte di informazione disponibile.
Circola da tempo la teoria della «Dead Internet» («Internet morta»), secondo cui il 95% della rete potrebbero a breve essere costituita da contenuti generati dalle macchine, così che la vita umana sarebbe silenziosamente fatta sparire dal web.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Intelligenza Artificiale
Tentata strage in una scuola: il massacratore si preparava con l’IA

❗️🔪🇫🇮 – On the morning of May 20, 2025, a 16-year-old male student carried out a knife attack at Vähäjärvi School in Pirkkala, Finland, injuring three fellow pupils.
The assailant, who deliberately targeted female students, was apprehended by authorities shortly after the… pic.twitter.com/ur41vSOHFb — 🔥🗞The Informant (@theinformant_x) May 20, 2025
Sostieni Renovatio 21
Jag är chockad över våldsdådet i Vähäjärven koulu i Pirkkala. Allt våld i skolan måste entydigt fördömas. Mina tankar går till offren, deras närstående och skolans elever och personal. 1/2
— Anders Adlercreutz (@adleande) May 20, 2025
Aiuta Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Intelligenza Artificiale
Meta revisiona la politica sugli occhiali-smart Ray-Ban: sorveglianza AI predefinita e archiviazione dati vocali

A fine aprile Meta ha apportato modifiche, con effetto immediato, all’informativa sulla privacy degli «occhiali intelligenti» Ray-Ban Meta, che sembrano concepite per trasformare il dispositivo in una macchina di sorveglianza per l’addestramento di modelli di Antelligenza Artificiale. Lo riporta Reclaim The Net.
In un messaggio inviato agli utenti, Meta ha affermato che la sua «Intelligenza Artificiale sugli occhiali», ovvero alcune impostazioni, sta cambiando.
La spiegazione del gigante è che questo è presumibilmente necessario per utilizzare Meta AI «più facilmente» e anche «per aiutarci a migliorare i prodotti». Gli occhiali Ray-Ban Meta sono prodotti assieme ad EssilorLuxottica, il colosso nato dalla fusione della francese Essilor con il gigante di produzione di occhiali bellunese Luxottica.
Sostieni Renovatio 21
L’aggiornamento della policy si basa sugli «opt-out»: d’ora in poi, l’Intelligenza Artificiale Meta con l’uso della fotocamera sarà sempre abilitata sugli occhiali, a meno che l’utente non si prenda la briga di disattivare «Hey Meta» nelle impostazioni.
Questa è la frase di attivazione per l’assistente AI di Meta. La seconda modifica riguarda il modo in cui Meta archivia le registrazioni vocali degli utenti di Meta AI: ora vengono conservate di default nel cloud.
La ragione addotta dall’azienda è «migliorare» Meta AI o «altri prodotti Meta». L’opzione per disabilitare questo comportamento non c’è più. Ancora una volta, gli utenti sono costretti a superare ostacoli aggiuntivi, e questo è il metodo collaudato delle Big Tech per orientare il loro comportamento e la loro interazione con app e servizi nel modo desiderato, dalle Big Tech stesse.
In questo caso, gli utenti di Meta AI dovranno andare nelle impostazioni ed eliminare manualmente le proprie registrazioni vocali.
Nel prendere queste decisioni, aziende come Meta di fatto «semplificano» i loro prodotti «intelligenti» (eliminando l’interazione vocale con l’assistente, riducendo l’usabilità automatizzata all’eliminazione manuale). E questo si aggiunge al fatto che irrita coloro che non sono a loro agio con i meccanismi sempre più invasivi della privacy dietro ai suddetti prodotti e servizi.
Oltre a vendere quella che ovviamente non è una «migliore esperienza di privacy», Meta e i suoi simili insistono sul fatto che nascondere ciò che accade dietro le quinte significhi ottenere un’esperienza utente migliore («più semplice»).
Aiuta Renovatio 21
A parte gli scenari più cupi e negativi sul perché tutto questo venga fatto o su come potrebbe essere utilizzato (e abusato…) in futuro, l’intento evidente è quello di portare lo sfruttamento dei dati degli utenti a un altro livello, per garantire che enormi set di dati siano disponibili per l’addestramento dei modelli di Intelligenza Artificiale.
La notifica ricevuta dagli utenti sulle ultime modifiche alla politica aziendale aggiunge un po’ la beffa al danno quando conclude ribadendo: «hai ancora il controllo». «In controllo» per disattivare «Hey Meta» ed eliminare manualmente le interazioni di Meta AI.
Da anni nella popolazione serpeggia il pensiero che le proprie conversazioni siano registrate dallo smartphone per procurare pubblicità ancora più precise. Vi sono state, tra le smentite delle Big Tech, alcune rivelazioni in merito. Lo stesso dicasi per apparecchi come Alexa, soggetti già da tempo a richieste di sequestro dati da parte dei tribunali americani in casi come ad esempio l’omicidio domestico.
Tuttavia ora la cosa diviene più chiara: semplicemente, ogni cosa che direte (o farete) sarà registrata, salvata ed utilizzata dall’AI non solo per profilarvi, ma per potenziare se stessa: una prospettiva inquietante su più livelli davvero.
Come riportato da Renovatio 21, la scorsa settimana vi era stato shock attorno a Meta/Facebook quando si era appreso che i chatbot dell’azienda sono in grado di intrattenere con gli utenti «giochi di ruolo romantici» che possono diventare sessualmente espliciti, anche con account appartenenti a minori.
Un reportage del Wall Street Journalha riportato che, nel tentativo di diffondere dispositivi di accompagnamento digitali basati sull’Intelligenza Artificiale sulle sue piattaforme social, Meta ha preso decisioni interne per allentare le restrizioni e consentire ai suoi chatbot di interagire con gli utenti in giochi di ruolo a sfondo sessuale, secondo fonti a conoscenza della questione. Questo include interazioni con account registrati da minori di età pari o superiore a 13 anni.
Le conversazioni di prova condotte dal Wall Street Journal avrebbero rilevato che sia l’IA ufficiale di Meta che i chatbot creati dagli utenti si sono impegnati prontamente e hanno intensificato le discussioni sessualmente esplicite, anche quando gli utenti si sono identificati come minorenni.
Iscriviti al canale Telegram
Varie inchieste giornalistiche negli anni hanno contribuito all’accumulo di accuse e rivelazioni su Facebook, tra cui accuse di uso della piattaforma da parte del traffico sessuale, fatte sui giornali ma anche nelle audizioni della Camera USA.
Considerato il comportamento dimostrato da Facebook, con la censura che si è abbattuta su dissidenti o anche semplici conservatori (ma non sui pedofili di Instagram o i donatori di sperma su Facebook, né sui neonazisti dell’Azov), la collusione con lo Stato profondo americano e le sue agenzie, la volontà di chiudere gli account di organizzazioni, partiti premier e presidenti, la raccolta massiva di dati anche biometrici (con il riconoscimento facciale che ha generato denunce di Stati come il Texas) nonché la possibilità di agire sul vostro telefono perfino scaricandone la batteria, c’è da domandarsi cosa la potente Intelligenza Artificiale su cui Meta sta lavorando possa fare alla vostra vita.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine screenshot da YouTube
-
Spirito7 giorni fa
Il cardinale Müller avrebbe suggerito a papa Leone XIV di revocare le restrizioni alla Messa in latino
-
Spirito2 settimane fa
Mons. Viganò: «UE progetto sinarchico e satanico»
-
Spirito2 settimane fa
Prevost dietro la rimozione di monsignor Strickland?
-
Spirito2 settimane fa
I cardinali Sarah e Burke gioiscono per l’elezione di Leone XIV
-
Occulto2 settimane fa
Intervento pubblico di Macron alla Gran Loggia di Francia
-
Linee cellulari2 settimane fa
Vaccino COVID mRNA inalato ora in fase di sperimentazione in Canada. Fatto con cellule di aborto
-
Spirito1 settimana fa
Il Vaticano riconosce l’apparizione del volto di Cristo sull’ostia come miracolo eucaristico
-
Pensiero1 settimana fa
Macron e il coca-gate, le fake news e le smentite (cioè: notizie date due volte)