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Armi biologiche

Ciò che ha ucciso George Floyd e che sta uccidendo l’America tutta

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In settimana si è consumato il processo a Derek Chavin, il capro espiatorio supremo degli USA in preda ad all’isteria razziale programmata.

 

Chauvin, preso a simbolo del «razzismo sistemico» della Polizia e del Paese tutto in tutta la sua storia ed in ogni suo angolo, non poteva che essere condannato. Questo nonostante il «razzista» Chauvin avesse una moglie asiatica, e soprattutto nonostante l’incontrovertibile filmato, visto per la prima volta in tribunale, dove pare chiaro che lo stesse immobilizzando con il ginocchio puntato sulla spalla, e non sulla gola come invece credono di aver visto tutti.

 

Chauvin andava sacrificato per un bene più grande: evitare l’ennesima rivolta razziale negli USA

Erano già emerse prove filmate che il Floyd aveva cominciato a proferire le sue ultime parole famose, «I can’t breath» molto prima che fosse schiacciato a terra

 

Chauvin andava sacrificato per un bene più grande: evitare l’ennesima rivolta razziale negli USA. La filosofia politica che guida il mondo ora è, a qualunque latitudine, l’utilitarismo: cioè la possibilità di sacrificare una parte al fine di assicurare il maggior godimento alla maggiore porzione della collettività. Questo principio disumano, come è evidente oggi nel caso dei vaccini e dei loro danni «tollerati» per il bene più grande della società, non è oramai neppure dissimulato.

 

Del resto, la prospettiva dello scoppio della violenza nera nelle strade era evidente.

 

Se qualcuno si è perso le indegne violenze scatenate dalla torma razzista di Black Lives Matter (una formazione, come abbiamo dettagliato, legata a Soros ma anche alla campagna Biden con il dubbio che prendano danaro pure dalla Cina) può tranquillamente rovistare nella memoria storica del 1992, quando vennero assolti i poliziotti filmati mentre pestavano il nero Rodney King. Fuoco fiamme, zone di Los Angeles fuori controllo, negozi saccheggiati (soprattutto quelli di televisori , notava lo scrittore William Gibson: quelli che vendevano Mac e PC rimasero intonsi).

Secondo l’autopsia, nel suo cuore, Floyd aveva nel suo corpo mentanfetamine, THC (marijuana) e fentanyl

 

Qualcuno ipotizzò pure che l’assoluzione di O.J. Simpson, campione di football ed attore hollywodiano accusato di aver trucidato la bionda moglie e il suo amante, potesse essere dettata dal ricatto di una probabile ulteriore rivolta razziale – questo nonostante anche una vasta parte della popolazione nera può ritenere O.J. colpevole.

 

Quindi, Chauvin andava immolato per placare il Moloch razziale, un demone che si fa ogni settimana più famelico ed irrazionale. Qualsiasi prova avessero portato i difensori, probabilmente non sarebbe servito a niente.

 

Gli esperti hanno convenuto che la quantità di fentanyl trovata nel sangue di Floyd era molto alta, a 11 nanogrammi per millilitro

Di fatto, erano già emerse prove filmate che il Floyd, peraltro pregiudicato per crimini assai odiosi (entrò in casa di una donna incinta e le puntò una pistola sul ventre per rapinarla) aveva cominciato a proferire le sue ultime parole famose (è il caso di dirlo) «I can’t breath», io non respiro, molto prima che fosse schiacciato a terra.

 

Nei video in cui venne estratto dalla macchina diviene chiaro che il Floyd era in istato di alterazione totale, e proprio l’assunzione di droga probabilmente lo faceva urlare, da subito, che gli mancava il respiro – non il ginocchio di Chauvin, peraltro posato sulla spalla, non sulla trachea.

 

 

Il fentanyl, che in italiano chiamano anche fentanil o fentaile, è una droga potentissima. Esso è 100 (cento) volte più potente della morfina. La quantità necessaria per avere effetti, di sballo o di morte, sul corpo di una creatura è esprimibile in microgrammi

 

Secondo l’autopsia, nel suo cuore, Floyd aveva nel suo corpo mentanfetamine, THC (marijuana) e fentanyl – parrebbe essere risultato positivo anche al SARS-CoV-2, ma in questa vicenda non è stato considerato come causa di morte, probabilmente unico caso al mondo.

 

Tuttavia è del fentanyl che bisogna parlare. Gli esperti hanno convenuto che la quantità di fentanyl trovata nel sangue di Floyd era molto alta, a 11 nanogrammi per millilitro. Secondo la Divisione di Tossicologia Medica della Rutgers Medical School del New Jersey, tale quantità è sufficiente da causare una overdose fatale in qualcuno che assume il farmaco per la prima volta.

 

«In combinazione con il tratto falciforme e le sue condizioni cardiache preesistenti, l’uso del signor Floyd di fentanil e metanfetamina molto probabilmente lo ha ucciso», ha scritto Eric J. Nelson, l’avvocato dell’agente Chavin, in una dichiarazione depositata in  tribunale del 28 agosto chiedendo senza successo l’archiviazione delle accuse contro il suo assitito.

 

«Aggiungere fentanil e metanfetamina ai problemi di salute esistenti del signor Floyd equivaleva ad accendere una miccia su una bomba».

 

Questa versione, che per rasoio di Occam sembra la più semplice e veritiera, è stata rigettata, prima che dai tribunali, dalla stampa americana.

Negli ultimi 30 anni le prescrizioni di antidolorifici a base di oppioidi, in particolare, il farmaco analgesico a rilascio lento Oxycontin, sono aumentate esponenzialmente, facendo diventare dipendenti milioni di persone

 

«Il fentanyl uccide chiudendo la parte del cervello che controlla la respirazione. Il respiro rallenta, poi si ferma, seguito dal cuore» ammette il Washington Post, tuttavia nei suoi articoli virgoletta serie di esperti che negano che si possa essere trattata di una overdose».

 

Lo sappiamo che, ora più che mai, la stampa, americana come italiana mente. Mente sempre, su tutto: un caso così delicato non può essere risparmiato dalla mostruosa campagna di distorsione della realtà che abbiamo già visto con il COVID e con le elezioni presidenziali.

 

Il fentanyl, che in italiano chiamano anche fentanil o fentaile, è una droga potentissima, un oppioide sintetico che toglie il dolore e dà un senso di euforia. Esso è 100 (cento) volte più potente della morfina. La quantità necessaria per avere effetti, di sballo o di morte, sul corpo di una creatura è esprimibile in microgrammi. 0.03 milligrammi di fentanyl al chilo sono la dose letale conosciuta per le scimmie. Cioè, meno di 5 milligrammi (non grammi, millesimi di grammo) sono in grado di uccidere un gorilla da 160 chili.

 

È qui, nella domanda disperata di questo popolo stremato dalla dipendenza, che ha cominciato a trovare spazio il fentanyl: una droga soddisfacente per i tossici, grazie all’incredibile e pericolosissima efficacia, e al contempo assai facile da contrabbandare, perché per ogni dose, per ogni carico, bastano quantità microscopiche che possono essere nascoste ovunque

Il fentanyl è un flagello senza precedenti negli USA. Esso si ritaglia un ruolo principale nella più grande emergenza sanitaria che vivono gli USA: la cosiddetta «crisi degli oppioidi». È considerato l’oppioide sintetico a cui attribuire lo spaventoso, catastrofico aumento del tasso di mortalità per overdose negli Stati Uniti negli ultimi anni. Non provate a dire che il COVID è più letale: come riportato da Renovatio 21, a dicembre 2020 il CDC stabilì che i morti per overdose da oppioide supervano quelli di COVID-19.

 

Il meccanismo socio-sanitario di questo inferno, in pratica, è più o meno questo: a causa del marketing aggressivo – con una grande «mano» data dalla classe medica e dal loro ordine – perpetrato da Big Pharma (un nome in particolare: la Purdue Pharma della ultramiliardaria famiglia Sackler, ma nel caso è coinvolta anche la Johnson&Johnson) negli ultimi 30 anni le prescrizioni di antidolorifici a base di oppioidi, in particolare, il farmaco analgesico a rilascio lento Oxycontin, sono aumentate esponenzialmente, facendo diventare dipendenti milioni di persone.

 

La dipendenza di tutta questa gente, che talvolta si era recata dal dottore solo per un mal di schiena, si tramutava così in overdosi o in atteggiamenti criminali: alla ricerca di una dose soddisfacente, molti mollano il farmaco (che non viene dato in quantità che rimangono appaganti per il drogato) e vanno in strada alla cerca di surrogati come l’eroina, che, come abbiamo visto, ha una sua probabile solida rotta segreta provieniente dall’Afghanistan sotto la ventennale occupazione americana.

 

È qui, nella domanda disperata di questo popolo stremato dalla dipendenza, che ha cominciato a trovare spazio il fentanyl: una droga soddisfacente per i tossici, grazie all’incredibile e pericolosissima efficacia, e al contempo assai facile da contrabbandare, perché per ogni dose, per ogni carico, bastano quantità microscopiche che possono essere nascoste ovunque.

 

Il Fentanyl ha già fatto i suoi morti famosi: Prince, il geniale cantante testimone di Geova di Minneapolis, morì di una overdose di fentanile. Così come Michelle McNamara, famosa scrittrice di crimine che ha contribuito a risolvere il vecchio caso di un serial killer stupratore della California, morta di overdose in casa dove viveva in apparenza tranquillamente con la figlia e il marito attore Patton Oswalt.

«Stiamo assistendo a un drammatico aumento dei sequestri di fentanyl quest’anno fiscale, oltre il 360 per cento in più rispetto allo scorso anno»

 

Il fiume di Fentanyl che entra negli USA, nonostante il problema sia noto e dichiarato da Trump presidente come «calamità nazionale», non ha accennato a fermarsi nemmeno durante i lockdown.

 

La quantità di fentanil sequestrata mentre attraversava il confine meridionale durante i primi 5 mesi dell’anno fiscale 2021 è già superiore a tutto l’anno fiscale 2020, dicono le statistiche di Customs and Border Protection (CBP).

 

Il CBP ha sequestrato più di 5.000 libbre di fentanyl dal 1° ottobre 2020, ha dichiarato il Commissario ad interim del CBP Troy Miller durante una conferenza stampa dello scorso 10 marzo.

 

«Dal 2013, la Cina è stata la principale fonte del fentanyl che ha inondato il mercato delle droghe illecite degli Stati Uniti (…) alimentando l’epidemia di droga più mortale nella storia degli Stati Uniti»

«Stiamo assistendo a un drammatico aumento dei sequestri di fentanyl quest’anno fiscale, oltre il 360 per cento in più rispetto allo scorso anno», ha detto Miller.

 

«I sequestri di droga a livello nazionale sono aumentati del 50% a febbraio da gennaio».

 

Il fentanyl può provenire da laboratori in Messico che utilizzano sostanze chimiche fornite dalla Cina. Altre volte, pare che il fentanyl arrivi direttamente negli USA dalla Cina, addirittura tramite ordini che è possibile piazzare online. I cartelli messicani possono produrre fentanyl, ma la materia prima o il prodotto già pronto arriva decisamente dalle coste cinesi.

 

«Dal 2013, la Cina è stata la principale fonte del fentanyl che ha inondato il mercato delle droghe illecite degli Stati Uniti (…) alimentando l’epidemia di droga più mortale nella storia degli Stati Uniti. Sia l’amministrazione Obama che quella Trump hanno dedicato un significativo capitale diplomatico per convincere la Cina a reprimere la fornitura di fentanyl dalla Cina agli Stati Uniti, con la Cina che ha finalmente annunciato nell’aprile 2019 che la produzione, la vendita e l’esportazione di tutti i farmaci di classe fentanyl sono vietate, ad eccezione delle aziende autorizzate a cui il governo cinese ha concesso licenze speciali» scrive un saggio della Brookings Institution intitolato Fentanyl and geopolitics: Controlling opioid supply from China.

Diventa chiaro a tutti che il fentanyl è, nelle mani cinesi, una vera arma biologica lanciata sulla società americana. Uno strumento geopolitico, una bomba che uccide la popolazione avversaria e ne disgrega la società

 

«Nonostante il fatto che la Cina sia orgogliosa di avere una forte posizione e reputazione antidroga – scriveva nel suo essay Vanda Felbab-Brown – è altamente improbabile che la Cina inizi una cooperazione antidroga con gli Stati Uniti (…) a meno che non inizi a sperimentare la propria epidemia di oppioidi sintetici. Inoltre, il significativo deterioramento delle relazioni USA-Cina potrebbe minare ulteriormente la volontà della Cina di applicare diligentemente il nuovo regolamento sul fentanyl».

 

In poche parole, diventa chiaro a tutti che il fentanyl è, nelle mani cinesi, una vera arma biologica lanciata sulla società americana. Uno strumento geopolitico, una bomba che uccide la popolazione avversaria e ne disgrega la società.

 

Donald Trump lo aveva capito e, come sempre, non faceva mistero del suo pensiero, per quanto spiacevole e poco diplomatico. Nell’agosto 2019, riporta Reuters, il presidente Trump accusò l’omologo cinese Xi Jinping di aver fallito nel fermare le esportazioni di fentanyl verso gli USA.

 

«Il mio amico presidente Xi ha detto che avrebbe fermato la vendita di fentanyl agli Stati Uniti – questo non è mai accaduto e molti americani continuano a morire», scrisse Trump in un tweet.

«Il mio amico presidente Xi ha detto che avrebbe fermato la vendita di fentanyl agli Stati Uniti – questo non è mai accaduto e molti americani continuano a morire», scrisse Trump in un tweet

 

«Stiamo perdendo migliaia di persone a causa del fentanyl», ha poi detto ai giornalisti.

 

Quanta sincerità, quanta verità immediata, priva di filtri, erano nelle parole e nelle azioni di Donald, che, per motivi sui quali si interrogano ancora in molti, era in grado di sintonizzarsi, lui miliardario nuovayorchese, con l’americano medio di ogni Stato dell’Unione. C’è del resto un pattern, sottolineato anche in un libro di grande successo, The Hillbilly Elegy (in italiano Elegia americana), poi divenuto un film per Netflix: vi sono interi Stati che si reggevano sull’industria (metalmeccanica, siderurgica, etc.) che, finiti nella disoccupazione a causa delle delocalizzazioni industriali in Cina, piombavano nella dipendenza degli oppioidi.

 

Tra la Cina e i drogati americani, insomma, c’era un doppio legame: la Cina ha portato via loro il lavoro; la Cina ha inondato le loro strade con fiumi di narcotici per dimenticare la loro nuova miseria – il tutto grazie al tradimento di una classe dirigente politica, industriale e medica completamente corrotta. Non sorprenderà nessuno sapere che statisticamente sono questi Stati che hanno votato in massa per Donald Trump nel 2016, e lo hanno probabilmente rivotato anche nel 2020.

Tra la Cina e i drogati americani, insomma, c’era un doppio legame: la Cina ha portato via loro il lavoro; la Cina ha inondato le loro strade con fiumi di narcotici – il tutto grazie al tradimento di una classe dirigente politica, industriale e medica completamente corrotta

 

Quindi, tornando da capo: siamo sicuri di sapere cosa ha ucciso George Floyd? Siamo sicuri che il colpevole sia il poliziotto?

 

Siamo sicuri di aver compreso la portata dell’attacco che è stato portato alla società americana, e, a breve, anche a quella europea ed italiana?

 

 

 

 

 

 

 

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Armi biologiche

L’Ucraina usa armi chimiche di fabbricazione statunitense: l’ambasciatore russo accusa ancora

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L’Ucraina ha ripetutamente utilizzato armi chimiche fornite dagli Stati Uniti contro l’esercito russo, ha affermato lunedì un alto diplomatico in un’intervista al quotidiano russo Izvestia.

 

Vladimir Tarabrin, rappresentante permanente di Mosca presso l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) e ambasciatore nei Paesi Bassi, ha osservato che l’uso di armi chimiche è una flagrante violazione del diritto internazionale.

 

«Nel corso dell’operazione militare speciale, abbiamo registrato casi di utilizzo da parte delle forze armate ucraine di armi chimiche prodotte negli Stati Uniti», ha detto Tarabrin, affermando che le consegne fanno parte di uno schema ben consolidato e illegale di invio di sostanze chimiche non letali armi a Kiev e sottolineando che l’uso di sostanze chimiche tossiche da parte dell’Ucraina è diventato sistematico, poiché il sostegno occidentale consente a Kiev di violare impunemente il diritto internazionale.

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Secondo Tarabrin, l’esercito ucraino utilizza vari tipi di munizioni, granate e contenitori fatti in casa con sostanze sconosciute contro le forze russe.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Tarabrin ha anche accusato gli USA di gestire ancora oggi alcuni biolaboratori in Ucraina.

 

La Convenzione sulle armi chimiche (CWC), un trattato sul controllo degli armamenti amministrato dall’OPCW, un’organizzazione intergovernativa con sede a L’Aia, è stata adottata nel gennaio 1993 ed è entrata in vigore quattro anni dopo. Ad agosto 2022, 193 stati avevano firmato il trattato. L’Ucraina ha ratificato il documento e ha accettato tutti i suoi obblighi.

 

La convenzione vieta a tutti gli Stati membri di produrre, acquisire e immagazzinare armi chimiche, nonché di trasferirle direttamente o indirettamente. Ai firmatari è inoltre vietato l’uso di tali armi.

 

Il diplomatico ha sottolineato che Mosca sta attirando l’attenzione delle organizzazioni internazionali, in particolare dell’OPCW, sulle violazioni.

 

«Penso che gli Stati Uniti e i loro dipendenti possano essere fermati solo attraverso la massima trasparenza, l’identificazione di fatti specifici che dimostrino che forniscono direttamente, o facilitano la fornitura, di queste sostanze all’Ucraina in violazione della CWC», ha affermato.

 

Il ministero della Difesa russo ha ripetutamente accusato Kiev di preparare provocazioni con l’uso di armi chimiche, compresi atti sul territorio dell’Ucraina. Lo scorso aprile, il ministero ha affermato che il servizio di sicurezza ucraino (SBU) stava pianificando una simile provocazione con l’uso di “sostanze chimiche pericolose” nella città di Sumy, nel nord-est dell’Ucraina. Kiev ha negato l’accusa, riporta RT.

 

Le accuse dell’ambasciatore seguono quelle fatte un mese fa dal tenente generale russo Igor Kirillov, capo delle forze di protezione nucleare, chimica e biologica della Russia, il quale aveva fornito diversi esempi del presunto uso da parte di Kiev di armi chimiche vietate e di agenti chimici non letali che, secondo Mosca, sono stati ottenuti dagli Stati Uniti.

 

Il Kirillov aveva affermato che l’Ucraina ha utilizzato droni per lanciare granate a gas di fabbricazione statunitense il 28 dicembre 2023 contenenti il ​​composto «CS» – una sostanza chimica classificata come strumento antisommossa che irrita gli occhi e il tratto respiratorio superiore e può causare ustioni alla pelle e paralisi respiratoria. e arresto cardiaco se utilizzato in alte concentrazioni.

 

Da parte dell’OPCW non c’è stata alcuna risposta nonostante tutte queste prove fossero state presentate all’organizzazione quattro mesi fa, aveva detto il generale alla stampa, accusandola di essere gestita da Washington come strumento per prendere di mira i suoi oppositori politici.

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Come riportato da Renovatio 21, a febbraio 2023 il giornale russo Komsomolskaya Pravda aveva parlato dell’uso da parte delle forze ucraine nei pressi di Zaporiggia di armi chimiche che hanno causato la perdita di coscienza dopo l’inalazione.

 

Alla fine di febbraio dello scorso anno, l’esercito russo ha avvertito che le forze ucraine a Kramatorsk avevano ricevuto 16 container con sostanze antisommossa CS (clorobenzilidenemalononitrile) e CR (dibenzoxazepina), nonché – fatto interessante – l’agente inabilitante BZ (3-Quinuclidinil benzilato), insieme a «cittadini di Paesi stranieri». Mosca ha quindi suggerito che gli Stati Uniti potrebbero pianificare un attacco «false flag» nel Donbass.

 

Il 3-Quinuclidinil benzilato (QNB), chiamato BZ in codice NATO e sostanza 78 nel codice militare URSS, è un potente allucinogeno che induce disfunzioni cognitive e delirio.

 

Il BZ è stato inventato dalla società farmaceutica svizzera Hoffman-LaRoche nel 1951 durante studi su agenti antispasmodici, simili alla tropina, per il trattamento di disturbi gastrointestinali quando è stata scoperta la sostanza chimica. È stato quindi studiato per un possibile utilizzo nel trattamento dell’ulcera, ma è stato ritenuto inadatto. A quel tempo l’esercito degli Stati Uniti e la CIA del progetto MK Ultra cominciarono ad interessarsene insieme a un’ampia gamma di possibili agenti inabilitanti non letali, psicoattivi e psicotomimetici tra cui droghe psichedeliche come LSD e THC, droghe dissociative come ketamina e fenciclidina, potenti oppioidi come il fentanil, etc.

 

Nel 1959, l’esercito degli Stati Uniti mostrò un interesse significativo nel dispiegarlo come agente di guerra chimica.

 

Come descritto nell’introvabile libro autobiografico Chemical Warfare: Secrets Almost Forgotten (2006) dello psichiatra dell’esercito in pensione James Ketchum, il lavoro di sperimentazione procedette nel 1964 quando un generale immaginò un piano per inabilitare un’intera imbarcazione con BZ aerosolizzato: un esperimento che prese il nome di Project DORK.

 

Il BZ fu tra le sostanze testate nelle strutture dell’Edgewood Arsenal, nel Maryland, tra il 1948 e il 1975, dove con esperimenti su soldati l’esercito voleva valutare l’impatto di agenti di guerra chimica a basso dosaggio sul personale militare e testare indumenti protettivi, prodotti farmaceutici e vaccini. Una certa parte di questi studi era diretta alla cosiddetta «guerra psicochimica».

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Tali storie sono riflesse nel film con Tim Robbins Allucinazione perversa (1990), che parla di esperimenti a base di BZ sui soldati americani in Vietnam.

 

Secondo quanto riportato, le scorte americane di BZ sarebbero state distrutte nel 1989 come parte di un ridimensionamento generale del programma di guerra chimica degli Stati Uniti.

 

Nel 1998 l’esercito britannico aveva accusato l’Iraq di Saddam Hussein di avere riserve di un «Agente 15» di fatto identico al BZ. Nel 2013 gli USA accusarono la Siria di Assad di aver usato l’allucinogeno.

 

Come riportato da Renovatio 21, di un possibile false flag chimico ucraino si era parlato ancora un anno fa. La guerra chimica è vietata dalla Convenzione sulle armi chimiche di cui sono firmatarie sia l’Ucraina che la Russia.

 

Il conflitto ucraino si sta dimostrando un banco di prova per il nuovo tipo di guerra: guerra con i droni, con i missili ipersonici, con i sabotaggi infrastrutturali con le sanzioni economiche.

 

C’è da chiedersi anche se l’Ucraina diverrà il definitivo laboratorio anche per la guerra biochimica, o perfino psicochimica.

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Armi biologiche

Gli USA gestiscono ancora biolaboratori in Ucraina: ambasciatore russo

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Gli Stati Uniti continuano a gestire 30 biolaboratori sul territorio dell’Ucraina come parte di un programma biologico-militare illegale, ha affermato l’ambasciatore russo nei Paesi Bassi.   Il numero di laboratori americani sul territorio ucraino è «noto da molto tempo», ha detto il diplomatico di Mosca in un’intervista al quotidiano Izvestia Vladimir Tarabrin, che è anche rappresentante permanente della Russia presso l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPCW).   Il Tarabrin ha ricordato che il capo delle forze di protezione nucleare, chimica e biologica della Russia, il tenente generale Igor Kirillov, aveva affermato nel marzo 2022 che esistevano 30 biolaboratori di questo tipo.

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«Le nostre forze armate hanno scoperto documenti che confermano l’ampio programma militare biologico dispiegato dagli Stati Uniti e dai paesi della NATO sul territorio dell’Ucraina e di altre ex repubbliche sovietiche», ha detto.   Il governo di Kiev avrebbe iniziato a distruggere pericolosi agenti patogeni nei laboratori e a sospendere la ricerca il 24 febbraio 2022, il giorno in cui la Russia ha lanciato l’operazione militare contro l’Ucraina, ma «nel 2023 l’attuazione di questi programmi è ripresa, solo il loro nome è stato cambiato», ha affermato Tarabrin.   Alla domanda se il numero dei biolaboratori statunitensi in Ucraina sia ancora pari a 30, l’ambasciatore ha risposto: «secondo i nostri dati, sì».   «Non sorprende, quindi, che negli ultimi 20 anni Washington abbia bloccato tutte le iniziative russe volte a rafforzare il regime della Convenzione sulle armi biologiche (BWC) e a creare un meccanismo efficace per verificare il rispetto delle sue disposizioni da parte di tutti i paesi partecipanti», ha detto Tarabrin.   Negli ultimi due anni Mosca ha ripetutamente sollevato preoccupazioni su una presunta rete di laboratori segreti finanziati dagli Stati Uniti in Ucraina, pubblicando documenti catturati dalle autorità di Kiev, che sostiene siano collegati alle operazioni di tali strutture.   Lo scorso aprile, Kirillov aveva affermato che la Russia «non aveva dubbi sul fatto che gli Stati Uniti, con il pretesto di garantire la biosicurezza globale, conducessero ricerche sul duplice uso, compresa la creazione di componenti di armi biologiche, in prossimità dei confini russi».   Il governo degli Stati Uniti ha confermato l’esistenza dei biolaboratori in Ucraina, ma ha insistito sul fatto che sono del tutto legali e non destinati a scopi militari, nonostante siano finanziati principalmente tramite il Pentagono. Washington ha negato le affermazioni di Mosca secondo cui i laboratori sarebbero utilizzati per lavorare sulle armi biologiche, definendole una «campagna di disinformazione russa».   Kirillov ha anche affermato un anno fa che il programma di biolaboratori statunitense in Ucraina, precedentemente noto come «Ricerca biologica congiunta», è stato rinominato «Ricerca sul controllo biologico» in modo che possa continuare le sue operazioni.   Dieci mesi fa la Russia ha accusato gli Stati Uniti di aver sperimentato i patogeni dell’influenza aviaria con un tasso di letalità fino al 40% in un biolaboratorio ucraino.   La questione dei biolaboratori ucraini finanziati dagli americani pareva all’inizio una fake news, ma è stata confermata in un’audizione del Congresso USA dal sottosegretario di Stato Victoria Nuland, responsabile per la politica estera eurasiatica di Washington nonché pupara degli accadimenti di questi anni a Kiev e dintorni.

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La stessa Duma ha invitato a Mosca Victoria Nuland per testimoniare, ma è molto difficile la Nuland ha evidentemente dato forfait.   Il Pentagono al momento ha ammesso di aver finanziato ben 46 laboratori ucraini.   È stata avanzata anche l’idea che vi possa essere una connessione tra i biolaboratori ucraini e il COVID.   Il ministero della Difesa russa aveva fatto uscire un documento che mostrava come nel sistema delle attività biologiche statunitensi fossero coinvolti big del Partito Democratico e le Big Pharma. Secondo i russi, in Ucraina il Pentagono faceva esperimenti anche sul coronavirus di pipistrello.   Secondo il ministero degli Esteri russi, nei misteriosi laboratori sarebbe coinvolta anche la Germania.   La Russia nel 2022 aveva convocato il Consiglio Sicurezza ONU per presentare le prove contro i biolaboratori Ucraina-USA.   Come noto, vi è anche la questione di un possibile coinvolgimento diretto degli affari della famiglia Biden.

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Animali

La dengue aumenta del 400% in Brasile dopo il rilascio delle zanzare OGM del programma sostenuto da Bill Gates

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La febbre dengue è quadruplicata in Brasile nel 2024: nelle prime cinque settimane del 2024, secondo il ministero della sanità del Paese, sono stati segnalati oltre 364.000 casi di infezione da dengue, un numero 4 volte superiore rispetto ai casi precedenti nello stesso periodo del 2023.

 

Osservatori notano che la recrudescenza del fenomeno accade dopo il rilascio di milioni di zanzare geneticamente modificate da parte del World Mosquito Program delle Nazioni Unite.

 

Il drammatico aumento dei casi di dengue ha spinto il Brasile ad acquistare milioni di dosi di vaccino contro la dengue.

 

«La rapida diffusione della dengue ha causato 40 morti accertati, ha detto il ministero, e altri 265 sono oggetto di indagine» scrive il giornale britannico Guardian. «Il Brasile ha acquistato 5,2 milioni di dosi del vaccino contro la dengue Qdenga, sviluppato dalla casa farmaceutica giapponese Takeda, con altri 1,32 milioni di dosi fornite senza alcun costo per il governo, si legge in una dichiarazione del ministero».

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Tre Stati brasiliani hanno dichiarato lo stato di emergenza, tra cui il secondo Stato più popoloso, Minas Gerais, e il Distretto Federale, dove si trova la capitale, Brasilia, che sta affrontando un aumento senza precedenti di infezioni. Brasilia inizierà a vaccinare i bambini di età compresa tra 10 e 14 anni con Qdenga, ha dichiarato il governo locale.

 

I casi di dengue a Brasilia dall’inizio dell’anno hanno superato il totale dell’intero 2023, con un tasso di infezione di 1.625 casi ogni 100.000 abitanti, rispetto alla media nazionale di appena 170.

 

Il World Mosquito Program delle Nazioni Unite ha annunciato nel 2023 un piano per liberare miliardi di zanzare geneticamente modificate in Brasile per un periodo di 10 anni nel tentativo di sradicare la febbre dengue nel Paese dell’America Latina.

 

«I funzionari sanitari brasiliani in cinque città hanno rilasciato nuvole di zanzare Aedes Egypti coltivate in laboratorio infette dal batterio Wolbachia, che impedisce la trasmissione del virus dengue agli esseri umani», riferiva Harvard Public Health nell’agosto 2023.

 

«Il Paese sarà il primo a lanciare un programma nazionale per rilasciare le zanzare Wolbachia modificate, che si prevede proteggeranno fino a 70 milioni di persone dalla febbre dengue nei prossimi 10 anni. E sta costruendo una fabbrica per aumentare la produzione di zanzare: a partire dal 2024, la fabbrica produrrà in serie cinque miliardi di zanzare all’anno».

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Risulta impossibile non notare come ora, un anno dopo l’inizio dell’iniziativa con le zanzare di laboratorio, i casi di dengue sono aumentati notevolmente anziché diminuire.

 

È un dato pubblico il fatto che il World Mosquito Program ha ricevuto una sovvenzione di 50 milioni di dollari australiani (circa 30 milioni di euro) dalla Bill & Melinda Gates Foundation, che sta anche finanziando la ricerca sul vaccino contro la febbre dengue.

 

Il governo brasiliano ha acquistato oltre 5 milioni di dosi del vaccino contro la febbre dengue Qdenga, prodotto dalla casa farmaceutica giapponese Takeda, che ha pure ricevuto anche milioni di dollari in sovvenzioni sempre dalla Fondazione Bill & Melinda Gates.

 

«In altre parole, i soldi della Fondazione Bill Gates sono coinvolti in tutti gli aspetti della situazione, dalle zanzare geneticamente modificate – che apparentemente hanno esacerbato la crisi della dengue – alle società finanziatrici che forniscono il vaccino contro la dengue molto richiesto al Brasile» scrive Infowars. «A che scopo?»

 

Come riportato da Renovatio 21, avanzano, a livello scientifico, le proposte di utilizzare le zanzare OGM come strumento di vaccinazione degli esseri umani, elementi auto-operanti di un di medicalizzazione biotecnologica massiva in un mondo in cui il consenso della popolazione è divenuto totalmente obsoleto.

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In Brasile era già stato avviato anni fa un programma di immissione di zanzare OGM contro la malaria, tuttavia, invece che estinguersi, gli insetti parassiti avrebbero sviluppato quello che si chiama un «vigore ibrido»: per eterogenesi dei fini, gli scienziati hanno ottenuto al contrario una razza ancora più forte di zanzare.

 

Rilasci di miliardi di zanzare geneticamente modificate sono stati programmati, nonostante le rimostranze dei residenti, in Florida e California, e, più di recente, alle Hawaii, con i cittadini a divenire, anche stavolta, cavie umane del grande progetto che coinvolge la tecnica del cosiddetto gene drive.

 

A finanziare il progetto interviene, praticamente sempre, la compagine di Bill Gates, anche se va riconosciuto che il progetto coinvolge anche il Pentagono (protagonista di vari progetti di militarizzazione degli insetti) e contava fra i suoi sostenitori, ancora anni fa, anche Google.

 

Renovatio 21 da almeno un lustro ritiene la storia delle zanzare bioingegnerizzate – alle quali, ricordiamo en passant, lavorava anche il neo-onorevole professor Andrea Crisanti – come uno dei temi centrali del futuro prossimo.

 

Zanzare sterilizzate per via genetica, zanzare alterate per diventare creature vaccinatrici: il catalogo frankensteiniano che riguarda questi parassiti è vasto e impressionante, e, crede Renovatio 21, prelude a ciò che succederà all’uomo.

 

Il confine tra operazione biomedica ed arma biologica, anche nel caso del piano per le zanzare OGM, diviene davvero labile

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