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Essere genitori

Benvenuti nella battaglia biologica per gli asili. Quella per togliervi i figli per davvero

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La settimana scorsa ha cominciato a circolare un’immagine che il PD avrebbe postato su Twitter. L’ho cercata, ho trovato solo ricondivisioni dello screenshot, l’originale mi sfugge.

 

Non ho idea se l’abbiano tolta, o è semplicemente stata inghiottita dall’algoritmo.

 

La cosa non ha importanza, perché si tratta di una storia vecchia, che credo di poter dire – avendo pagato le conseguenze della sua prima barbara implementazione – di conoscerla bene.

 

Si tratta del tema della scuola dell’infanzia. Gli asili dei nostri figli.

 


 

La card messa in giro riprende semplicemente un discorso sul programma elettorale del leader PD Enrico Letta, pubblicato su Facebook (oggi si usa così: quelli che da Facebook sono bannati, del resto, mica possono votare PD.

 

«La scuola dell’infanzia obbligatoria e gratuita. Oggi in Italia 1 bambino su 10 non frequenta la scuola dell’infanzia, iniziamo a lasciarli indietro prima ancora di insegnargli a leggere e scrivere, creando le prime odiose diseguaglianze nell’accesso a un sistema educativo idoneo e ad un’alimentazione sana. La scuola, invece, deve accompagnare tutti i genitori, le bambine e i bambini, dai primissimi anni di vita».

 

Un vero e proprio punto di programma: i genitori costretti dallo Stato a separarsi dal figlio piccolo. In barba al fatto che, secondo la legge italiana, anche la scuola dell’obbligo può essere, volendo, fatta a casa – l’homeschooling e le scuole parentali sono in pericolo, lo sappiamo, e ne parleremo tra un attimo.

 

Non crediate che si tratti di una questione nuova. Nel 2019 Matteo Renzi, allora ancora dentro al Partito Democratico, in un duello TV con Salvini da Vespa, disse che i bambini devono andare all’asilo nido anche se i genitori possono tenerli a casa, perché sarebbe un «fatto educativo» acclarato da «pedagogisti» – cioè gli «esperti», la categoria politica che più abbiamo imparato a conoscere nel biennio pandemico (immaginate, i «virologi della puericultura»).

 

Gli fece eco il governatore emiliano Stefano Bonaccini, che ad un convegno della FISM (Federazione italiana scuole materne) ha dichiarato di confidare «che il servizio educativo 0-3 anni possa diventare scuola dell’obbligo».

 

Ancora: forti di dati forniti da ONG come Save The Children, a inizio 2020 – prima cioè che gli asili, invece che mandarci tutti i bambini, li chiudessero ermeticamente a chiunque, anche il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti propose l’asilo obbligatorio. L’idea fu ripresa al governo dal viceministro Anna Ascani.

 

«L’intenzione della maggioranza è quella di far partire l’obbligo entro la fine della legislatura, per il 2023. Ma le scuole paritarie, che oggi garantiscono una buona parte del servizio senza le quali mezzo milione di bambini resterebbe a casa, non resteranno escluse: hanno un’attività molto presente e ben radicata sul territorio e si trovano soprattutto in quelle aree dove mancano le strutture pubbliche, quindi la loro presenza è strategica. L’idea è quella di attivare convenzioni come già accade per gli asili nido nei singoli comuni» disse il viceministro perugino piddino.

 

Il Corriere spiegò che «già ai tempi del governo Renzi, il disegno di legge di Francesca Puglisi, sullo 0-6, che in parte confluì nei decreti attuativi della 107, la Buona scuola, voleva far diventare la scuola materna l’inizio del percorso di istruzione, considerata sia l’importanza della scolarizzazione precoce che il tasso di disoccupazione femminile, che raggiunge picchi altissimi nelle regioni dove i bambini non possono frequentare l’asilo».

 

Abbiamo capito: tutto si muove, da tempo, per estendere la scuola – cioè, l’infusione della cultura di Stato – ai bambini piccolissimi. Lo Stato moderno, come sappiamo, non è l’unico che punta a formattare il cervello dei bambini sempre più piccoli: abbiamo tanti esempi di movimenti e organizzazioni, in giro per il mondo, che stanno facendo lo stesso, in genere con il placet dei genitori succubi del dominio della Necrocultura sessuale dominante.

 

Ecco quindi che i «conservatori» si svegliano e si lanciano nella dura critica dell’asilo obbligatorio: è una cosa sovietica, non è giusto, stanno attaccando la famiglia, vogliono arrivare a togliere i bambini ai genitori, ecco il caso Bibbiano, ecco il caso dei demoni della bassa, e blah blah.

 

I «conservatori» non possono rendersi conto che la situazione è già molto, molto peggiore di quello che possono vedere loro, con i loro monocoli borghesi tipo fondo di bottiglia. La situazione è compromessa e da anni. Lo è da leggi draconiane dello Stato, firmate in ambiti internazionali, perfino, quasi una diecina di anni fa, alla Casa Bianca.

 

Per fortuna, siamo in tanti a poterlo testimoniare. La battaglia per gli asili è iniziata da tanto tempo. E non si tratta di questioni di diritti, di «famiglia», e di tutti i binari su cui vogliono portarvi con la diatriba tra la posizione PD e quella del centrodestra.

 

Non è un dibattito. È una battaglia materiale: una battaglia biologica. La lotta per l’asilo, è stata il primo vero capitolo della guerra civile biotica in Italia, esplosa poi sotto gli occhi di tutti nel biennio pandemico, tra obbligo di sierizzazione mRNA e green pass vari.

 

Perché, se non ci avete fatto caso, nel rilancio dell’asilo obbligatorio fatto dal PD in questi giorni è implicita una piccola conseguenza: i bambini dei no-vax non potranno alla scuola materna dell’obbligo non ci potranno andare, a causa della legge Lorenzin, che è in vigore dal 2017.

 

Forse non eravate fra i nostri, quindi non potete ricordarlo: il DDL Lorenzin, poi convertito in legge, prevede dieci vaccinazioni obbligatorie tra zero e 16 anni. Con una strettoia immensa in partenza: mentre il bambino non vaccinato può frequentare la scuola dell’obbligo (vi sarebbe, altrimenti, un conflitto di diritti costituzionali), non può entrare in un asilo pubblico.

 

La grande protesta dell’estate 2017 nacque così: di fatto si era introdotta una discriminazione biologica tra i cittadini, andandoli a colpire su quanto hanno di più importante, la prole. La gran parte delle famiglie ha la mamma e il papà che lavorano – ecco quale era la base del ricatto: se vuoi lasciare tuo figlio alla scuola materna, devi sottometterti e farci siringare il pargolo con vaccini polivalenti. Ricordiamo, en passant, che il quadrivalente obbligatorio in Italia è prodotto su linea cellulare diploide umana MRC-5, cioè su pezzi di feto abortito.

 

Il movimento no-vax che poi si affacciò, a dire il vero un po’ spaesato, all’era COVID si era addensato lì, dinanzi a quella infame ingiustizia. Masse di persone, anni prima di Wuhan, cominciarono a trovarsi in piazza a protestare, e a comprendere cosa stava succedendo. Per esempio, quel giorno del 2014 in cui alla Casa Bianca, alla presenza del presidente Barack Obama, l’’Italia fu «designata quale capofila per i prossimi cinque anni delle strategie e campagne vaccinali nel mondo». A ricevere il solenne compito, il ministro Beatrice Lorenzin.

 

«Se vogliamo evitare il collasso dei sistemi sanitari del Vecchio Continente dobbiamo rafforzare i processi di vaccinazione verso tutte le persone che vivono in Europa (…) Abbiamo già sufficiente esperienza per coordinare campagne di prevenzione contro nuove possibili epidemie» disse profeticamente la politica già berlusconiana, poi scissionista con il partito neoCD, poi ancora piazzata nel collegio elettorale di Modena con il PD (dove fu eletta, pur non sapendo distinguere tra Gino Paoli ed Enzo Ferrari).

 

Nella foto ancora visibile sul sito dell’AIFA, a fianco del ministro, un altro personaggio di rilevanza internazionale che avremmo imparato a conoscere: Ranieri Guerra, descritto come «Consigliere Scientifico Ambasciata a Washington».

 

Chi protestava in quell’estate 2017 cominciava a capire, insomma, che il disegno che impediva al proprio figlio di andare all’asilo come tutti gli altri bambini aveva radici profonde, che partivano da oceani di potere lontanissimi…

 

Ricordiamo bene lo shock dei primi episodi di apartheid biotica infantile. Chi scrive rammenta una conferenza di una sigla dell’antivaccinismo storico poco prima dell’inizio dell’anno scolastico, quando tutti erano impauriti e nessuno sapeva cosa sarebbe successo. L’avvocato dell’associazione, con stampata perennemente sul volto un’espressione un po’ insolentita, disse – dopo aver sbottato contro la situazione infame – che alla fine si poteva portare i bambini all’asilo, perché voleva vedere, lui, come il personale scolastico avrebbe mai potuto chiamare le forze dell’ordine per impedire al bambino di entrare.

 

Venne il giorno. Trac. Agenti delle forze dell’ordine fuori dagli asili.

 

Mi sa che in molti, pure tra quelli che credevano di vivere nella dimensione dell’antivaccinismo apocalittico, avevano preso male le misure.

 

Un gruppo di genitori emiliano che collaborava con Renovatio 21 dopo una conferenza ci raccontò di scene impressionanti: personale scolastico che si barrica a scuola, perché non vuole i bambini in classe, né parlare con i genitori, che invece pretendono che i bimbi entrino. Tutte e due le parti chiamano i carabinieri. Possiamo solo immaginare i grattacapi degli appuntati accorsi sul luogo.

 

Gli episodi di esclusione scolastica furono una serie pressoché infinita, distribuita su tutto lo Stivale. Non iniziamo nemmeno ad elencarli; ricordiamo tuttavia un film più cupo del pur raccapricciante psicodramma del primo giorno di scuola 2021.

 

Gli incontri fra bambini non vaccinati e forze dell’ordine – anzi, forze armate – mica finì lì.

 

Chi scrive ha notizia di una visita nel 2019 del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità – i celebri NAS – ad un gruppo giochi, quindi non ad un asilo, di sensibilità culturale e pedagogica antica e specifica.

 

I NAS, ricordiamolo, sono carabinieri. Sono quindi parte delle forze armate.

 

Quindi, dipingete nella mente questo quadretto: uno spazio associativo con dentro una trentina di bambini dai 3 ai 6 anni, due maestre sopra i sessanta e una ventenne. Vi entrano, letteralmente, le forze armate.

 

Volevano la lista dei bambini vaccinati? Il gruppo giochi, ovviamente, non poteva averla. Alcuni genitori non capivano: ma scusate, lo status vaccinale di mio figlio lo sa la Sanità e lo sa la Regione, quindi come mai mandano i soldati?

 

Semplice: chiunque avesse mandato i NAS, non aveva un mandato tale da superare la barriera legale per entrare nel silo dei dati vaccinali. Questo, per lo meno, è il modo in cui ho ricostruito la dinamica degli eventi.

 

Il lettore stia tranquillo, perché cose del genere non succederanno più: con il decreto «Riaperture» (il DCPM del 2 marzo 2022si è stabilito che i dati personali di qualsiasi tipo possono circolare liberamente tra un database (silos) statale ad un altro. In pratica, non devono più venirvelo a chiedere, tantomeno devono mandarvi l’Arma.

 

Non sono in grado di verificare ora la voce per cui tanti gruppi giochi in varie parti d’Italia con la medesima impostazione (dove spesso, diciamo, finiscono famiglie contrarie alle vaccinazione pediatriche) hanno subito visite analoghe. Mi riprometto di farlo a breve, così magari da raccontare più chiaramente.

 

Ciò che conta, tuttavia, è capire che la guerra contro l’istruzione non-statale, e non-parificata, è in stato avanzato, ed è partita da molto prima che con il COVID il nodo venisse al pettine.

 

A gennaio di quest’anno, la Lorenzin (c’è ancora, sì) va in TV: «Queste scuole parentali sono contro la legge, è un reato». L’ex ministro ricorda che ne sorsero parecchie dopo il suo DDL. Ora, ovviamente, il fenomeno si è allargato.

 

Per tutto il 2021, a intermittenza, sono saltati fuori sui giornali locali e nazionali titoloni su queste «scuole clandestine per i figli dei no-vax».

 

Bisogna comprendere una questione speciosa, quanto importante: le scuole parentali, l’homeschooling, sono perfettamente legali in Italia. Di più: hanno copertura costituzionale. Articolo 30 della Carta: «È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli (…) Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti». Quindi, in merito all’educazione, i genitori vengono prima dello Stato, che anzi si può porre come alternativa di riserva.

 

È chiaro che si tratta tuttavia di un diritto vestigiale, completamente incompatibile con lo Stato moderno, un po’ come il porto d’armi, che ci pare, in una società del controllo sempre più capillare, una misteriosa libertà residuale arrivataci da qualche tradizione umana non ancora pienamente disinstallabile (in una parola: la caccia e i cacciatori, i loro voti, soprattutto).

 

Ciò non toglie, che la guerra dello Stato-partito contro l’educazione famigliare andrà avanti. E ce lo stanno dicendo in faccia.

 

Anzi, ci stanno dicendo qualcosa di più chiaro: lo Stato non decide solo della cultura dei vostri figli. Decide dei loro corpi, perfino a livello biomolecolare.

 

Quindi, se l’obbligo si estenderà all’asilo, stante la legge Lorenzin, dovrete iniettare nel corpo della vostra discendenza i 10 vaccini, più i richiami, più con estrema probabilità quello del COVID. E questo, come oramai abbiamo capito, ogni anno – considerando in aggiunta, come ci sta dicendo il direttore di Moderna, che saranno basati su mRNA anche altri vaccini che finiranno nel polivalente genico in preparazione. (Mettetevela via: ogni vaccino diverrà un vaccino mRNA)

 

E se non lo faceste? Se non accettaste di siringare il bambino piccolo? Beh, allora, già a tre anni, stareste sottraendo il minore alla scuola dell’obbligo… quindi andreste incontro, chiaramente, a grane giudiziarie, tanto per cominciare un’attenuazione della vostra patria potestà.

 

Non è un tabù per nessuno, non lo era neanche cinque anni fa: la finestra di Overton sui figli da togliere ai no-vax è spalancata da mo’. In alcuni casi, che abbiamo documentato su Renovatio 21, ha già avuto esiti agghiaccianti. In Italia, su vaccini e scelte dei genitori, ci sono già sentenze piuttosto nette.

 

Posso raccontarvi qui, di una grandiosa famiglia che mi ha fatto da esempio, formata da una coppia antivaccinista della prima ora e da tre figli stupendi, nessuno sierizzato, anche quando c’era la regola infame: non vaccini il figli, perdi una parte della patria potestà. Proprio così, come una patente a punti, la Regione dove risiedevano, allora, ti mandava in tribunale dove di fatto ti toglievano percentuali dei tuoi figli.

 

«In pratica, dopo essere stati declassati per le vaccinazioni mancate dei primi due figli, eravamo nella situazione che con un nonnulla, magari una calunnia su uno schiaffo che mai potremo dare ai nostri figli, ci portavano via tutta la famiglia» mi disse il pater familias.

 

La legge regionale nel frattempo è cambiata. La tendenza di fondo, no. Anzi. Ora sta tornando, accresciuta, agguerrita, armata.

 

Dicono che vogliono l’asilo obbligatorio sapendo che una parte della popolazione – quella di cui non avranno mai il voto, quella che quindi considerano sacrificabile – potrebbe perdere i figli e vederseli poi bucati con l’mRNA di Stato e ogni altro possibile intruglio, feti abortiti, sì, sempre inclusi.

 

I «conservatori», quelli che si scandalizzano per l’obbligo «sovietico» dell’asilo piddino, non hanno capito nulla. Non ti vogliono traviare il figlio, te lo vogliono proprio portar via. E non vogliono inquinare la sua mente, ma riprogrammare il suo corpo.

 

In breve, con le parole che usiamo qui su Renovatio 21: non è più questione di sovranità famigliare, quella se ne è andata da un pezzo assieme a quella economica e politica. Si tratta della sovranità biologica.

 

Siamo un gradino più in basso, siamo al livello delle cellule della nostra prole.

 

E, purtroppo, non è finita ancora.

 

Questo progetto va avanti da secoli sotto i nostri occhi, attraverso i vaccini e la corruzione della donna, la perversione della famiglia.

 

Esso è finanziato dai miliardi degli uomini più ricchi del mondo.

 

Esso esiste perché non abbiamo ancora fatto abbastanza per fermarlo.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

Animali

Scoperto in India un serpente lungo quanto uno scuolabus. Probabilmente pure molto meno letale

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Gli scienziati dell’Istituto indiano di tecnologia Roorkee, in India, hanno pubblicato un articolo sulla rivista Scientific Reports per discutere della loro scoperta del Vasuki Indicus, una nuova specie di serpente gigante, vissuto circa 47 milioni di anni fa nello Stato indiano del Gujarat.

 

I resti del gargantuesco serpentone sono stati trovati nella miniera di carbone di Panandhro, nella regione di Kutch. Il suo nome è stato scelto in riferimento al luogo del ritrovamento e alla leggendaria creatura simile a un serpente associata alla divinità induista Shiva.

 

I ricercatori hanno osservato 27 vertebre, per lo più in buono stato di conservazione e alcune delle quali ancora articolate, che sembrano essere state raccolte da un individuo adulto. I pezzi ossei hanno dimensioni comprese tra 37,5 e 62,7 millimetri in lunghezza e tra 62,4 e 111,4 millimetri in larghezza, indicando un corpo ampio e cilindrico.

 

Sulla base di queste misurazioni, gli scienziati hanno ipotizzato che l’esemplare di Vasuki Indicus di cui facevano parte potesse raggiungere una lunghezza compresa tra 10,9 e 15,2 metri.

 

«Il team, guidato da Debajit Datta e Sunil Bajpai, ha scoperto i resti fossili della specie, che poteva raggiungere una lunghezza stimata tra gli 11 e i 15 metri, praticamente quanto uno scuolabus» scrive La Stampa.

 

Tuttavia non è dato sapere quanto letale per l’uomo potrebbe essere stato il rettilone. Sappiamo invece perfettamente quando posso ferire, di questi tempi, il suo termine di paragone, lo scuolabus.

 

«Autista dello scuolabus ha un malore e muore a Chiavari: aveva appena concluso il giro con i bambini»: Il Messaggero di due settimane fa.

 

«Incidente a Cittadella: autista di scuolabus ha un malore e va a sbattere contro una corriera». Il Resto del Carlino, 25 gennaio 2023.

 

La Spezia, maggio 2022: «Malore improvviso per l’autista dello scuolabus, mezzo fa un volo di venti metri». Lo riporta La Città della Spezia.

 

«Padova, autista di scuolabus muore alla guida». Automoto, ottobre 2023.

 

Corridonia, provincia di Macerata: «Malore fatale in strada, arrivano i soccorsi e uno scuolabus resta bloccato sui binari mentre arriva il treno». Il Resto del Carlino, il mese scorso.

 

Ottobre 2023: «Autista di scuolabus ha un malore alla guida: Jessica muore a 15 anni schiacciata dal mezzo». Lo riporta il Corriere Adriatico.

 

Stati Uniti, aprile 2023: «L’autista dello scuolabus ha un malore: studente di 13 anni prende il controllo del mezzo».

 

Roma, dicembre 2022: «Scuolabus fuori strada a Roma, paura per 41 bambini: Malore dell’autista». Lo riporta IlSussidiario.net.

 

Renovatio 21 ha riportato tanti altri casi.

 

«I ricercatori ipotizzano inoltre che il predatore preistorico cacciasse in modo lento, come le anaconde» scrivono gli scienziati scopritori del serpentazzo indico.

 

Abbiamo imparato invece che il suo termine di paragone, lo scuolabus, miete vittime all’improvviso.

 

«Malori improvvisi» del conducente, che rischiano di tirare giù con loro le vite di diecine di bimbi trasportati.

 

E quindi: cosa è più pericoloso? Il boa preistorico di 15 metri o mandare il proprio figlio a scuola?

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Essere genitori

Il 25% dei bambini di età compresa tra 3 e 4 anni possiede uno smartphone: studio

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Uno studio condotto dall’autorità governativa di regolamentazione delle comunicazioni nel Regno Unito ha rilevato che un quarto dei bambini di soli 3-4 anni possiede uno smartphone. Lo riporta il giornale britannico Telegraph.   Dallo studio di Ofcom è infatti emerso che un quarto di tutti i bambini sotto i 7 anni possiede un dispositivo intelligente, con un aumento di circa il 5% in un anno.   I dati per i bambini di età inferiore a 7 anni sono stati forniti dai genitori, quindi il numero reale potrebbe essere molto più alto se alcuni genitori scegliessero di essere liberali riguardo alla verità.   Lo studio ha rilevato che quasi il 60% dei bambini di età compresa tra gli 8 e gli 11 anni possiede un telefono e, quando si arriva ai 12-17 anni, essenzialmente tutti i bambini possiedono uno smartphone.   Ofcom ha osservato che «i bambini delle scuole materne sono sempre più online e godono di una maggiore indipendenza digitale da parte dei genitori».   Lo studio ha anche scoperto che i bambini riescono ad aggirare i controlli sull’età per accedere alle app dei social media, semplicemente inventando la loro data di nascita.

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Più della metà (51%) di età inferiore ai 13 anni utilizza un’app di social media di qualche tipo sui propri telefoni, nonostante il fatto che la maggior parte delle app di social media richieda che gli utenti abbiano più di 13 anni.   Un totale del 40% dei bambini di età compresa tra 8 e 17 anni ha dichiarato a Ofcom di aver mentito sulla propria età per accedere a un’app.   Nella fascia di età 5-7 anni, un terzo dei genitori ha affermato che i propri figli utilizzano le app completamente senza supervisione e un terzo ha affermato di consentire ai propri figli di utilizzare le app prima che raggiungano l’età minima consigliata.   Il commissario governativo per l’infanzia britannico, Rachel de Souza, ha commentato che «l’uso dei social media e delle piattaforme di messaggistica da parte dei minorenni è molto diffuso. Le tutele previste dall’Online Safety Act devono essere implementate in modo rapido e deciso, con efficaci garanzie sull’età».   I risultati arrivano mentre il governo di Londra sta valutando la possibilità di attuare un divieto totale per i minori di 16 anni di acquistare smartphone, scrive Modernity News.   Tuttavia, tale legge non impedirebbe ai genitori di acquistare i dispositivi e di darli ai bambini, come avviene nella stragrande maggioranza delle case. Il governo sta anche valutando una legge che richiederebbe l’approvazione dei genitori quando i bambini di età inferiore ai 16 anni si iscrivono ad account sui social media.   Richard Collard della National Society for the Prevention of Cruelty to Children ha sottolineato che «il numero di bambini molto piccoli che utilizzano i social media indica un fallimento sistemico da parte delle aziende tecnologiche nel far rispettare i limiti di età da loro stabiliti”.   Gli studi hanno dimostrato che esistono ampie prove che l’uso dei social media è collegato ad un aumento dell’ansia, della depressione e ad un declino del benessere mentale tra i giovani. Le connessioni tra telefonino e l’aumento del cortisolo – l’ormone dello stress – sono discusse da diversi anni.   Come riportato da Renovatio 21, una curiosa circolare del ministero dell’Istruzione italiano dell’anno scorso descriveva lo smartphone come una droga «non diversa dalla cocaina».   Negli anni è emerso che le app degli smartphone spiano i bambini su «una scala scioccante», hanno rivelato esperti a Children’s Health Defense.

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Essere genitori

«Influencer» per genitori condannata per abusi su minori

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Una madre americana di sei figli, i cui consigli online sui genitori hanno attirato più di due milioni di abbonati su YouTube, è stata condannata il mese scorso ad almeno quattro anni di carcere con l’accusa di aggravamento di abusi su minori.

 

Ruby Franke, 42 anni, che gestiva il canale YouTube «8 Passengers», ora cancellata, è stata arrestata lo scorso agosto nello stato americano dello Utah quando suo figlio dodicenne malnutrito è scappato dalla casa di un’altra donna, Jodi Hildebrandt, 54 anni, per chiedere cibo e acqua a un vicino.

 

Il bambino era stato legato con nastro adesivo e aveva ferite aperte visibili a causa dell’essere stato legato con una corda, secondo i documenti della polizia. Hildebrandt, con il quale Franke collaborava in un’impresa commerciale separata, è stata condannata alla stessa pena detentiva di quattro pene da uno a 15 anni ciascuna.

 

Entrambe si erano dichiarate colpevoli a dicembre delle accuse di abuso aggravato di secondo grado su minori.

 

 

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Scusandosi con i suoi figli dopo la sua condanna, Franke ha detto di aver «creduto che l’oscurità fosse luce e che il giusto fosse sbagliato. Farei qualsiasi cosa al mondo per voi. Ho preso da voi tutto ciò che era tenero, sicuro e buono». Nella sua stessa dichiarazione, la Hildebrandt ha detto che spera che i bambini possano «guarire fisicamente ed emotivamente».

 

Durante il processo dell’anno scorso, il pubblico ministero Eric Clarke ha detto alla corte che due dei figli di Franke erano stati costretti a vivere in un «ambiente simile a un campo di concentramento» e gli erano stati «regolarmente negati cibo, acqua, letti in cui dormire e praticamente ogni forma di divertimento».

 

 

La Franke aveva creato il suo canale YouTube «8 Passengers» nel 2015 e l’estate scorsa aveva accumulato 2,3 milioni di abbonati, molti dei quali attratti dai video della vita familiare suburbana di Franke.

 

Tuttavia, alcuni spettatori si sono preoccupati nel 2020 quando uno dei suoi figli ha detto in un video che aveva dormito su un pouf per sette mesi. Altri video descrivevano Franke che tratteneva il cibo dai suoi figli e «annullava» il Natale come punizione.

 

Il canale YouTube «8 Passengers» è stato cancellato nel 2022, lo stesso anno in cui la Franke si era separata dal marito Kevin.

 

Nell’ambito di un patteggiamento, Hildebrandt – che ha collaborato con Franke in una serie di video di «life coaching» – ha ammesso di essere a conoscenza degli abusi sui minori e di aver costretto uno dei figli di Franke a «saltare più volte in un cactus».

 

Ha aggiunto che Franke aveva detto ai suoi figli che erano «malvagi e posseduti» e dovevano «pentirsi».

 

In una dichiarazione rilasciata dal suo avvocato prima del processo l’anno scorso, Kevin Franke ha chiesto che fosse inflitta la pena massima al suo ex partner per l’abuso «orribile e disumano» dei suoi figli.

 

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Immagine screenshot da YouTube

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