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Essere genitori

Benvenuti nella battaglia biologica per gli asili. Quella per togliervi i figli per davvero

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La settimana scorsa ha cominciato a circolare un’immagine che il PD avrebbe postato su Twitter. L’ho cercata, ho trovato solo ricondivisioni dello screenshot, l’originale mi sfugge.

 

Non ho idea se l’abbiano tolta, o è semplicemente stata inghiottita dall’algoritmo.

 

La cosa non ha importanza, perché si tratta di una storia vecchia, che credo di poter dire – avendo pagato le conseguenze della sua prima barbara implementazione – di conoscerla bene.

 

Si tratta del tema della scuola dell’infanzia. Gli asili dei nostri figli.

 


 

La card messa in giro riprende semplicemente un discorso sul programma elettorale del leader PD Enrico Letta, pubblicato su Facebook (oggi si usa così: quelli che da Facebook sono bannati, del resto, mica possono votare PD.

 

«La scuola dell’infanzia obbligatoria e gratuita. Oggi in Italia 1 bambino su 10 non frequenta la scuola dell’infanzia, iniziamo a lasciarli indietro prima ancora di insegnargli a leggere e scrivere, creando le prime odiose diseguaglianze nell’accesso a un sistema educativo idoneo e ad un’alimentazione sana. La scuola, invece, deve accompagnare tutti i genitori, le bambine e i bambini, dai primissimi anni di vita».

 

Un vero e proprio punto di programma: i genitori costretti dallo Stato a separarsi dal figlio piccolo. In barba al fatto che, secondo la legge italiana, anche la scuola dell’obbligo può essere, volendo, fatta a casa – l’homeschooling e le scuole parentali sono in pericolo, lo sappiamo, e ne parleremo tra un attimo.

 

Non crediate che si tratti di una questione nuova. Nel 2019 Matteo Renzi, allora ancora dentro al Partito Democratico, in un duello TV con Salvini da Vespa, disse che i bambini devono andare all’asilo nido anche se i genitori possono tenerli a casa, perché sarebbe un «fatto educativo» acclarato da «pedagogisti» – cioè gli «esperti», la categoria politica che più abbiamo imparato a conoscere nel biennio pandemico (immaginate, i «virologi della puericultura»).

 

Gli fece eco il governatore emiliano Stefano Bonaccini, che ad un convegno della FISM (Federazione italiana scuole materne) ha dichiarato di confidare «che il servizio educativo 0-3 anni possa diventare scuola dell’obbligo».

 

Ancora: forti di dati forniti da ONG come Save The Children, a inizio 2020 – prima cioè che gli asili, invece che mandarci tutti i bambini, li chiudessero ermeticamente a chiunque, anche il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti propose l’asilo obbligatorio. L’idea fu ripresa al governo dal viceministro Anna Ascani.

 

«L’intenzione della maggioranza è quella di far partire l’obbligo entro la fine della legislatura, per il 2023. Ma le scuole paritarie, che oggi garantiscono una buona parte del servizio senza le quali mezzo milione di bambini resterebbe a casa, non resteranno escluse: hanno un’attività molto presente e ben radicata sul territorio e si trovano soprattutto in quelle aree dove mancano le strutture pubbliche, quindi la loro presenza è strategica. L’idea è quella di attivare convenzioni come già accade per gli asili nido nei singoli comuni» disse il viceministro perugino piddino.

 

Il Corriere spiegò che «già ai tempi del governo Renzi, il disegno di legge di Francesca Puglisi, sullo 0-6, che in parte confluì nei decreti attuativi della 107, la Buona scuola, voleva far diventare la scuola materna l’inizio del percorso di istruzione, considerata sia l’importanza della scolarizzazione precoce che il tasso di disoccupazione femminile, che raggiunge picchi altissimi nelle regioni dove i bambini non possono frequentare l’asilo».

 

Abbiamo capito: tutto si muove, da tempo, per estendere la scuola – cioè, l’infusione della cultura di Stato – ai bambini piccolissimi. Lo Stato moderno, come sappiamo, non è l’unico che punta a formattare il cervello dei bambini sempre più piccoli: abbiamo tanti esempi di movimenti e organizzazioni, in giro per il mondo, che stanno facendo lo stesso, in genere con il placet dei genitori succubi del dominio della Necrocultura sessuale dominante.

 

Ecco quindi che i «conservatori» si svegliano e si lanciano nella dura critica dell’asilo obbligatorio: è una cosa sovietica, non è giusto, stanno attaccando la famiglia, vogliono arrivare a togliere i bambini ai genitori, ecco il caso Bibbiano, ecco il caso dei demoni della bassa, e blah blah.

 

I «conservatori» non possono rendersi conto che la situazione è già molto, molto peggiore di quello che possono vedere loro, con i loro monocoli borghesi tipo fondo di bottiglia. La situazione è compromessa e da anni. Lo è da leggi draconiane dello Stato, firmate in ambiti internazionali, perfino, quasi una diecina di anni fa, alla Casa Bianca.

 

Per fortuna, siamo in tanti a poterlo testimoniare. La battaglia per gli asili è iniziata da tanto tempo. E non si tratta di questioni di diritti, di «famiglia», e di tutti i binari su cui vogliono portarvi con la diatriba tra la posizione PD e quella del centrodestra.

 

Non è un dibattito. È una battaglia materiale: una battaglia biologica. La lotta per l’asilo, è stata il primo vero capitolo della guerra civile biotica in Italia, esplosa poi sotto gli occhi di tutti nel biennio pandemico, tra obbligo di sierizzazione mRNA e green pass vari.

 

Perché, se non ci avete fatto caso, nel rilancio dell’asilo obbligatorio fatto dal PD in questi giorni è implicita una piccola conseguenza: i bambini dei no-vax non potranno alla scuola materna dell’obbligo non ci potranno andare, a causa della legge Lorenzin, che è in vigore dal 2017.

 

Forse non eravate fra i nostri, quindi non potete ricordarlo: il DDL Lorenzin, poi convertito in legge, prevede dieci vaccinazioni obbligatorie tra zero e 16 anni. Con una strettoia immensa in partenza: mentre il bambino non vaccinato può frequentare la scuola dell’obbligo (vi sarebbe, altrimenti, un conflitto di diritti costituzionali), non può entrare in un asilo pubblico.

 

La grande protesta dell’estate 2017 nacque così: di fatto si era introdotta una discriminazione biologica tra i cittadini, andandoli a colpire su quanto hanno di più importante, la prole. La gran parte delle famiglie ha la mamma e il papà che lavorano – ecco quale era la base del ricatto: se vuoi lasciare tuo figlio alla scuola materna, devi sottometterti e farci siringare il pargolo con vaccini polivalenti. Ricordiamo, en passant, che il quadrivalente obbligatorio in Italia è prodotto su linea cellulare diploide umana MRC-5, cioè su pezzi di feto abortito.

 

Il movimento no-vax che poi si affacciò, a dire il vero un po’ spaesato, all’era COVID si era addensato lì, dinanzi a quella infame ingiustizia. Masse di persone, anni prima di Wuhan, cominciarono a trovarsi in piazza a protestare, e a comprendere cosa stava succedendo. Per esempio, quel giorno del 2014 in cui alla Casa Bianca, alla presenza del presidente Barack Obama, l’’Italia fu «designata quale capofila per i prossimi cinque anni delle strategie e campagne vaccinali nel mondo». A ricevere il solenne compito, il ministro Beatrice Lorenzin.

 

«Se vogliamo evitare il collasso dei sistemi sanitari del Vecchio Continente dobbiamo rafforzare i processi di vaccinazione verso tutte le persone che vivono in Europa (…) Abbiamo già sufficiente esperienza per coordinare campagne di prevenzione contro nuove possibili epidemie» disse profeticamente la politica già berlusconiana, poi scissionista con il partito neoCD, poi ancora piazzata nel collegio elettorale di Modena con il PD (dove fu eletta, pur non sapendo distinguere tra Gino Paoli ed Enzo Ferrari).

 

Nella foto ancora visibile sul sito dell’AIFA, a fianco del ministro, un altro personaggio di rilevanza internazionale che avremmo imparato a conoscere: Ranieri Guerra, descritto come «Consigliere Scientifico Ambasciata a Washington».

 

Chi protestava in quell’estate 2017 cominciava a capire, insomma, che il disegno che impediva al proprio figlio di andare all’asilo come tutti gli altri bambini aveva radici profonde, che partivano da oceani di potere lontanissimi…

 

Ricordiamo bene lo shock dei primi episodi di apartheid biotica infantile. Chi scrive rammenta una conferenza di una sigla dell’antivaccinismo storico poco prima dell’inizio dell’anno scolastico, quando tutti erano impauriti e nessuno sapeva cosa sarebbe successo. L’avvocato dell’associazione, con stampata perennemente sul volto un’espressione un po’ insolentita, disse – dopo aver sbottato contro la situazione infame – che alla fine si poteva portare i bambini all’asilo, perché voleva vedere, lui, come il personale scolastico avrebbe mai potuto chiamare le forze dell’ordine per impedire al bambino di entrare.

 

Venne il giorno. Trac. Agenti delle forze dell’ordine fuori dagli asili.

 

Mi sa che in molti, pure tra quelli che credevano di vivere nella dimensione dell’antivaccinismo apocalittico, avevano preso male le misure.

 

Un gruppo di genitori emiliano che collaborava con Renovatio 21 dopo una conferenza ci raccontò di scene impressionanti: personale scolastico che si barrica a scuola, perché non vuole i bambini in classe, né parlare con i genitori, che invece pretendono che i bimbi entrino. Tutte e due le parti chiamano i carabinieri. Possiamo solo immaginare i grattacapi degli appuntati accorsi sul luogo.

 

Gli episodi di esclusione scolastica furono una serie pressoché infinita, distribuita su tutto lo Stivale. Non iniziamo nemmeno ad elencarli; ricordiamo tuttavia un film più cupo del pur raccapricciante psicodramma del primo giorno di scuola 2021.

 

Gli incontri fra bambini non vaccinati e forze dell’ordine – anzi, forze armate – mica finì lì.

 

Chi scrive ha notizia di una visita nel 2019 del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità – i celebri NAS – ad un gruppo giochi, quindi non ad un asilo, di sensibilità culturale e pedagogica antica e specifica.

 

I NAS, ricordiamolo, sono carabinieri. Sono quindi parte delle forze armate.

 

Quindi, dipingete nella mente questo quadretto: uno spazio associativo con dentro una trentina di bambini dai 3 ai 6 anni, due maestre sopra i sessanta e una ventenne. Vi entrano, letteralmente, le forze armate.

 

Volevano la lista dei bambini vaccinati? Il gruppo giochi, ovviamente, non poteva averla. Alcuni genitori non capivano: ma scusate, lo status vaccinale di mio figlio lo sa la Sanità e lo sa la Regione, quindi come mai mandano i soldati?

 

Semplice: chiunque avesse mandato i NAS, non aveva un mandato tale da superare la barriera legale per entrare nel silo dei dati vaccinali. Questo, per lo meno, è il modo in cui ho ricostruito la dinamica degli eventi.

 

Il lettore stia tranquillo, perché cose del genere non succederanno più: con il decreto «Riaperture» (il DCPM del 2 marzo 2022si è stabilito che i dati personali di qualsiasi tipo possono circolare liberamente tra un database (silos) statale ad un altro. In pratica, non devono più venirvelo a chiedere, tantomeno devono mandarvi l’Arma.

 

Non sono in grado di verificare ora la voce per cui tanti gruppi giochi in varie parti d’Italia con la medesima impostazione (dove spesso, diciamo, finiscono famiglie contrarie alle vaccinazione pediatriche) hanno subito visite analoghe. Mi riprometto di farlo a breve, così magari da raccontare più chiaramente.

 

Ciò che conta, tuttavia, è capire che la guerra contro l’istruzione non-statale, e non-parificata, è in stato avanzato, ed è partita da molto prima che con il COVID il nodo venisse al pettine.

 

A gennaio di quest’anno, la Lorenzin (c’è ancora, sì) va in TV: «Queste scuole parentali sono contro la legge, è un reato». L’ex ministro ricorda che ne sorsero parecchie dopo il suo DDL. Ora, ovviamente, il fenomeno si è allargato.

 

Per tutto il 2021, a intermittenza, sono saltati fuori sui giornali locali e nazionali titoloni su queste «scuole clandestine per i figli dei no-vax».

 

Bisogna comprendere una questione speciosa, quanto importante: le scuole parentali, l’homeschooling, sono perfettamente legali in Italia. Di più: hanno copertura costituzionale. Articolo 30 della Carta: «È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli (…) Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti». Quindi, in merito all’educazione, i genitori vengono prima dello Stato, che anzi si può porre come alternativa di riserva.

 

È chiaro che si tratta tuttavia di un diritto vestigiale, completamente incompatibile con lo Stato moderno, un po’ come il porto d’armi, che ci pare, in una società del controllo sempre più capillare, una misteriosa libertà residuale arrivataci da qualche tradizione umana non ancora pienamente disinstallabile (in una parola: la caccia e i cacciatori, i loro voti, soprattutto).

 

Ciò non toglie, che la guerra dello Stato-partito contro l’educazione famigliare andrà avanti. E ce lo stanno dicendo in faccia.

 

Anzi, ci stanno dicendo qualcosa di più chiaro: lo Stato non decide solo della cultura dei vostri figli. Decide dei loro corpi, perfino a livello biomolecolare.

 

Quindi, se l’obbligo si estenderà all’asilo, stante la legge Lorenzin, dovrete iniettare nel corpo della vostra discendenza i 10 vaccini, più i richiami, più con estrema probabilità quello del COVID. E questo, come oramai abbiamo capito, ogni anno – considerando in aggiunta, come ci sta dicendo il direttore di Moderna, che saranno basati su mRNA anche altri vaccini che finiranno nel polivalente genico in preparazione. (Mettetevela via: ogni vaccino diverrà un vaccino mRNA)

 

E se non lo faceste? Se non accettaste di siringare il bambino piccolo? Beh, allora, già a tre anni, stareste sottraendo il minore alla scuola dell’obbligo… quindi andreste incontro, chiaramente, a grane giudiziarie, tanto per cominciare un’attenuazione della vostra patria potestà.

 

Non è un tabù per nessuno, non lo era neanche cinque anni fa: la finestra di Overton sui figli da togliere ai no-vax è spalancata da mo’. In alcuni casi, che abbiamo documentato su Renovatio 21, ha già avuto esiti agghiaccianti. In Italia, su vaccini e scelte dei genitori, ci sono già sentenze piuttosto nette.

 

Posso raccontarvi qui, di una grandiosa famiglia che mi ha fatto da esempio, formata da una coppia antivaccinista della prima ora e da tre figli stupendi, nessuno sierizzato, anche quando c’era la regola infame: non vaccini il figli, perdi una parte della patria potestà. Proprio così, come una patente a punti, la Regione dove risiedevano, allora, ti mandava in tribunale dove di fatto ti toglievano percentuali dei tuoi figli.

 

«In pratica, dopo essere stati declassati per le vaccinazioni mancate dei primi due figli, eravamo nella situazione che con un nonnulla, magari una calunnia su uno schiaffo che mai potremo dare ai nostri figli, ci portavano via tutta la famiglia» mi disse il pater familias.

 

La legge regionale nel frattempo è cambiata. La tendenza di fondo, no. Anzi. Ora sta tornando, accresciuta, agguerrita, armata.

 

Dicono che vogliono l’asilo obbligatorio sapendo che una parte della popolazione – quella di cui non avranno mai il voto, quella che quindi considerano sacrificabile – potrebbe perdere i figli e vederseli poi bucati con l’mRNA di Stato e ogni altro possibile intruglio, feti abortiti, sì, sempre inclusi.

 

I «conservatori», quelli che si scandalizzano per l’obbligo «sovietico» dell’asilo piddino, non hanno capito nulla. Non ti vogliono traviare il figlio, te lo vogliono proprio portar via. E non vogliono inquinare la sua mente, ma riprogrammare il suo corpo.

 

In breve, con le parole che usiamo qui su Renovatio 21: non è più questione di sovranità famigliare, quella se ne è andata da un pezzo assieme a quella economica e politica. Si tratta della sovranità biologica.

 

Siamo un gradino più in basso, siamo al livello delle cellule della nostra prole.

 

E, purtroppo, non è finita ancora.

 

Questo progetto va avanti da secoli sotto i nostri occhi, attraverso i vaccini e la corruzione della donna, la perversione della famiglia.

 

Esso è finanziato dai miliardi degli uomini più ricchi del mondo.

 

Esso esiste perché non abbiamo ancora fatto abbastanza per fermarlo.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

Autismo

5 scoperte scientifiche spiegano il legame tra vaccini e autismo: perché le agenzie sanitarie le ignorano?

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Le agenzie federali per la sanità pubblica continuano a ignorare i progressi scientifici, compiuti in gran parte da illustri scienziati che lavorano al di fuori degli Stati Uniti, nonostante gli appelli degli scienziati alle agenzie affinché indaghino sul collegamento e smettano di dire ai genitori che l’alluminio nei vaccini è sicuro.

 

Cinque importanti scoperte scientifiche, prese insieme, spiegano come i vaccini scatenano l’autismo, ha scritto l’autore JB Handley sul suo Substack. La causa è radicata nella risposta del corpo all’adiuvante di alluminio utilizzato in sei vaccini nel programma di immunizzazione infantile.

 

Le agenzie federali per la salute pubblica continuano a ignorare questi progressi scientifici, compiuti in gran parte da eminenti scienziati che hanno lavorato fuori dagli Stati Uniti nell’ultimo decennio, nonostante gli appelli degli scienziati alle agenzie affinché indaghino sul collegamento e smettano di dire al pubblico americano che l’alluminio nei vaccini è sicuro.

 

Secondo Handley, l’elemento scatenante dell’autismo e di altri disturbi dello sviluppo neurologico è l’attivazione del sistema immunitario, che può alterare lo sviluppo del cervello quando l’attivazione avviene in una madre incinta o in un bambino piccolo.

 

Ciò accade perché l’alluminio neurotossico nei vaccini viaggia facilmente verso il cervello. Lì, può causare infiammazione nelle persone vulnerabili innescando la produzione di una citochina chiave, l’interleuchina 6 o IL-6, una proteina che colpisce il sistema immunitario. L’IL-6 è stata collegata all’autismo.

 

Handley, autore del best-seller How to End the Autism Epidemic, co-fondatore del sito web Age of Autism e padre di un figlio autistico, attinge ampiamente al sito web Vaccine Papers , che raccoglie e analizza dati scientifici rilevanti, per delineare le principali scoperte scientifiche che sostengono questa tesi.

 

Questa importante ricerca avviene in gran parte al di fuori degli Stati Uniti perché la ricerca sull’autismo che è «anche lontanamente controversa» è impossibile da finanziare o approvare, ha scritto.

 

La ricerca citata da Handley ha iniziato a emergere nel 2004 e gran parte di essa è stata pubblicata dopo il 2009, dopo che la Corte dei vaccini ha respinto l’ipotesi del vaccino contro l’autismo e negato il risarcimento per i danni causati dai vaccini a migliaia di famiglie.

 

Citando Vaccine Papers, Handley ha scritto che i vaccini devono essere sottoposti a un’analisi oggettiva del rapporto rischio-beneficio e dovrebbero essere considerati un trattamento medico solo se fanno più bene che male:

 

«Il problema con i vaccini è che i rischi sono stati sottovalutati e i benefici sovrastimati. In particolare, il rischio di lesioni cerebrali da vaccini è molto più alto di quanto comunemente si creda».

 

«Le lesioni cerebrali possono essere devastanti per la vita di un bambino e della sua famiglia. I costi personali e finanziari delle lesioni da vaccino sono spesso enormi. Pertanto, anche un piccolo rischio di lesioni cerebrali deve essere preso in seria considerazione. E la scienza suggerisce fortemente che il rischio non è piccolo».

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Adiuvante in alluminio: i dati mancanti per una «spiegazione inequivocabile» dell’autismo indotto dal vaccino

Handley ha iniziato la storia con la scoperta che, a suo dire, collega la ricerca sui vaccini e l’autismo: un articolo del 2018 di Christopher Exley, Ph.D., e colleghi che mostra livelli «sorprendentemente elevati» di alluminio in 10 campioni di cervello di persone autistiche.

 

Secondo Exley, la posizione dell’alluminio suggeriva che stava entrando nel cervello attraverso cellule pro-infiammatorie che si erano caricate di neurotossina. La scoperta di Exley è simile a precedenti ricerche che mostravano cosa accade ai monociti, un tipo di globuli bianchi, nei siti di iniezione del vaccino.

 

Questo è significativo, scrisse Handley, perché diventerebbe chiaro che i macrofagi (un tipo di monociti) stavano spostando l’alluminio dal sito di iniezione al cervello.

 

Secondo Handley, lo studio di Exley «ha fornito gli unici dati mancanti per una spiegazione inequivocabile» di quanto accaduto alle innumerevoli famiglie i cui figli hanno sviluppato l’autismo dopo la vaccinazione.

 

L’adiuvante di alluminio è un additivo che «serve a risvegliare» il sistema immunitario in modo che riconosca l’antigene contro cui il vaccino dovrebbe proteggere, ha spiegato.

 

Secondo uno studio del 2016, la quantità di alluminio a cui sono esposti i bambini è aumentata vertiginosamente a partire dagli anni Novanta, perché i tassi di vaccinazione per tutti i bambini sono aumentati notevolmente e sono stati aggiunti più vaccini al calendario vaccinale infantile.

 

«Un bambino a metà degli anni Ottanta avrebbe ricevuto 1.250 microgrammi di alluminio dai suoi vaccini entro il suo 18° mese di vita se fosse stato completamente vaccinato», ha scritto. «Oggi, quel numero è di 4.925 microgrammi, quasi quadruplicando l’alluminio totale».

 

Tuttavia, l’alluminio non è mai stato testato per la sicurezza nei vaccini per neonati. È una neurotossina dimostrata che comporta un rischio di autoimmunità, secondo gli scienziati canadesi Chris Shaw, Ph.D., e Lucija Tomljenovic, Ph.D., scienziati canadesi.

 

L’alluminio è l’adiuvante più comune nei vaccini, anche se i meccanismi attraverso cui agisce come adiuvante restano sconosciuti.

 

Nonostante la mancanza di dati sulla sua tossicologia, «l’idea che l’alluminio nei vaccini sia sicuro sembra essere ampiamente accettata», hanno scritto Shaw e Tomljenovic.

 

Anche i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) e i National Institutes of Health (NIH) hanno ammesso di non avere dati che dimostrino che le iniezioni ripetute con un adiuvante di alluminio siano sicure, ha scritto Handley.

 

Ora un volume crescente di letteratura scientifica dimostra che quelle iniezioni ripetute non sono sicure. La letteratura mostra che «cinque scoperte chiare, replicabili e correlate che spiegano come viene innescato l’autismo hanno formato un quadro innegabilmente chiaro della causalità dell’autismo», ha scritto Handley.

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Cinque scoperte chiave: 

1. Nel cervello delle persone affette da autismo si verifica un’attivazione permanente del sistema immunitario.

La ricerca del defunto scienziato del Caltech, il dott. Paul Patterson, autore di «Gravidanza, immunità, schizofrenia e autismo», ha dimostrato che il sistema immunitario interagisce con il cervello in modi che possono influenzare lo sviluppo neurologico.

 

Patterson e i colleghi hanno scoperto che se il sistema immunitario di una madre incinta è soggetto a un’elevata attivazione, ad esempio a causa di una grave infezione virale o batterica durante la gravidanza, ciò può influire sullo sviluppo neurologico del bambino, provocando problemi neurologici in seguito.

 

Patterson ha osservato che i cervelli delle persone con autismo mostrano che tale attivazione del sistema immunitario si è verificata, citando i dottori della Johns Hopkins University School of Medicine che hanno trovato «infiammazione neurale» in un esame post-mortem dei cervelli di pazienti con autismo. Tale scoperta è stata da allora replicata più volte, ha scritto Handly, anche da ricercatori in Giappone.

 

Patterson e i suoi colleghi hanno ipotizzato che l’infiammazione neurale cronica sia il risultato di citochine, prodotte dai globuli bianchi a tassi più elevati quando è presente un’infezione, che interagiscono con il cervello fetale. In particolare, una citochina, IL-6, ha un effetto particolarmente potente, hanno sostenuto.

 

Hanno innescato questa infiammazione neurale in un esperimento che prevedeva l’iniezione di IL-6 nei topi e hanno osservato cambiamenti nella neurologia della prole dei topi. In seguito hanno anche collegato l’attivazione immunitaria materna specificatamente ai sintomi dell’autismo nei topi e nelle scimmie. Altri scienziati hanno replicato i loro studi.

 

Nel 2006, Patterson collegò la vaccinazione materna alla possibile attivazione immunitaria. Disse che la ricerca attuale sollevava la questione: «Dovremmo davvero promuovere la vaccinazione materna universale?»

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2. L’adiuvante di alluminio è altamente neurotossico e provoca l’attivazione immunitaria. 

La Food and Drug Administration e il CDC degli Stati Uniti basano le loro raccomandazioni sull’uso dell’alluminio nei vaccini su uno studio del 2011 che ha concluso che l’alluminio si accumula nel sistema scheletrico anziché nei tessuti molli ed è sicuro.

 

Tuttavia, Handley ha scritto che le “ipotesi” sull’alluminio si basano su studi sull’alluminio disciolto, non sull’idrossido di alluminio utilizzato nei vaccini.

 

Ricerche più recenti hanno dimostrato che l’idrossido di alluminio è una nanoparticella che viene assorbita dai macrofagi del corpo, che possono trasportarla facilmente al cervello.

 

Un articolo del 2007 di Shaw ha dimostrato un collegamento tra adiuvante di alluminio e morte dei motoneuroni. Shaw e colleghi hanno pubblicato diversi articoli che dimostrano che l’idrossido di alluminio è neurotossico, in particolare nelle popolazioni pediatriche.

 

Hanno chiesto una rivalutazione «urgente» del profilo di sicurezza dei vaccini contenenti adiuvante in alluminio.

 

Diversi studi condotti in Francia hanno inoltre dimostrato che l’adiuvante di alluminio iniettato nell’organismo finisce spesso nel cervello, causando neurotossicità.

 

Uno studio francese del 2017 pubblicato su Toxicology ha scoperto che l’adiuvante aveva una «biopersistenza di lunga durata», ovvero il corpo non riusciva a liberarsene, ed era collegato a diverse malattie, tra cui «sindrome da stanchezza cronica, disfunzione cognitiva, mialgia, disautonomia e caratteristiche autoimmuni/infiammatorie».

 

Gli autori dello studio francese hanno anche scoperto che dosi basse e costanti erano più neurotossiche di una singola dose elevata e hanno sollevato preoccupazioni sul fatto che lo “sviluppo massiccio di strategie basate sui vaccini in tutto il mondo” richieda una rivalutazione della sicurezza dell’adiuvante.

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3. L’attivazione immunitaria che scatena l’autismo può avvenire nell’utero o dopo la nascita del bambino, mentre il suo cervello è ancora in via di sviluppo. 

I ricercatori del Medio Oriente e dell’Europa che hanno utilizzato l’alluminio per indurre l’Alzheimer nei ratti vivi hanno dimostrato che l’alluminio ha causato un aumento di quattro volte dell’IL-6 e ha anche aumentato altre citochine.

 

Sebbene i ricercatori possano accettare che nel cervello delle persone affette da autismo vi sia una disorganizzazione, vi è disaccordo sul fatto che tale disorganizzazione si verifichi nell’utero o dopo la nascita.

 

Molti di coloro che rifiutano l’ipotesi del vaccino contro l’autismo, come il dottor Peter Hotez, negano che sia possibile una riorganizzazione cerebrale postnatale.

 

Tuttavia, le prove di fattori scatenanti postnatali dell’autismo sono forti, ha scritto Handley. Ha citato Vaccine Papers per spiegare che ogni evento di attivazione immunitaria in un bambino suscettibile rende il sistema immunitario più sensibile e reattivo agli stimoli immunitari. Ciò può accadere sia in utero che dopo la nascita, mentre il cervello di un bambino si trova in fasi chiave dello sviluppo.

 

Studi hanno dimostrato che i topi iniettati con IL-6 dopo la nascita mostrano in seguito capacità cognitive compromesse. E studi di casi tra bambini hanno mostrato l’insorgenza dell’autismo a seguito di infezione e infiammazione del cervello.

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4. IL-6 indotta dal vaccino contro l’epatite B nei ratti postnatali.

I ricercatori in Cina hanno testato gli effetti dell’attivazione immunitaria indotta dal vaccino sullo sviluppo cerebrale nei ratti. Il vaccino contro l’epatite B, che aveva un adiuvante di alluminio, ha aumentato l’IL-6 nell’ippocampo. Significativamente, gli effetti non sono comparsi fino a quando i ratti non avevano 8 settimane di età, quando i ratti sono quasi completamente adulti. La maggior parte degli studi sulla sicurezza dei vaccini esamina i risultati a breve termine.

 

Secondo Handley ciò potrebbe contribuire a spiegare la comparsa delle malattie mentali in età molto avanzata tra gli esseri umani e a supportare l’ipotesi che i vaccini stiano contribuendo all’aumento delle malattie mentali negli Stati Uniti negli ultimi 25 anni.

 

«Questa è la prova biologica del collegamento tra un vaccino, somministrato a un animale postnatale, che induce un evento di attivazione immunitaria, incluso il marcatore citochinico per l’autismo, IL-6. Una prima assoluta scientifica», ha scritto Handley.

 

5. Diverse analisi hanno rilevato livelli elevati di alluminio nel cervello delle persone affette da autismo. 

Come discusso in precedenza, studi come quello di Exley hanno poi rivelato livelli molto alti di alluminio nei campioni di cervello di persone affette da autismo.

 

Questa scoperta è stata fondamentale per comprendere una causa fondamentale dell’infiammazione nel cervello delle persone affette da autismo, ha scritto Handley.

 

 

La spiegazione più aggiornata e completa del ruolo dei vaccini contenenti alluminio, dell’infiammazione e del sistema immunitario nell’autismo si trova in un articolo del 2022 sulla rivista Toxics.

 

Lo studio, condotto da ricercatori francesi, ha evidenziato i percorsi attraverso i quali un bambino predisposto potrebbe acquisire l’autismo se esposto ad adiuvanti di alluminio.

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Che dire del vaccino MPR (morbillo, parotite, rosolia)? 

Secondo Handley, gli adiuvanti di alluminio possono anche indurre altre condizioni autoimmuni e infiammatorie , tra cui problemi gastrointestinali riscontrati in molti bambini affetti da autismo.

 

Inoltre, molte famiglie di bambini autistici hanno visto i loro figli regredire dopo il vaccino MPR, che non contiene l’adiuvante di alluminio.

 

Sono necessarie ulteriori ricerche per spiegare appieno perché ciò potrebbe accadere, ha scritto Handley. Ma la ricerca indica che gli effetti dell’MMR potrebbero essere correlati al fatto che è il primo vaccino vivo che i bambini ricevono, intorno ai 12-18 mesi, dopo aver ricevuto molti vaccini che contengono adiuvanti di alluminio.

 

Un «sistema immunitario immerso nell’adiuvante di alluminio e probabilmente già in ebollizione con eventi di attivazione» potrebbe essere spinto oltre il limite dall’incontro con il virus vivo. Potrebbe persino innescare l’alluminio nel corpo per spostarsi nel cervello, ha scritto.

 

Handley si è lamentato del fatto che le agenzie di sanità pubblica continuino a rifiutarsi di studiare la questione.

 

«Ciò che è stato vero durante l’epidemia di autismo rimane vero anche oggi: un numero schiacciante (decine di migliaia) di segnalazioni da parte dei genitori di regressione dei loro figli nell’autismo dopo la vaccinazione».

 

Questi genitori osservavano i cambiamenti nei loro figli ma non avevano una spiegazione scientifica per ciò che stava accadendo, ha scritto Handley.

 

Sono ormai disponibili prove scientifiche sufficienti per elaborare una teoria più rigorosa sul modo in cui i vaccini e gli adiuvanti di alluminio in essi contenuti scatenano l’autismo e altre malattie.

 

«È tempo che il CDC, la FDA [Food and Drug Administration statunitense], Autism Speaks e l’Accademia americana di pediatria affrontino le prove biologiche che ci stanno tutti davanti agli occhi!» ha scritto.

 

Brenda Baletti

Ph.D.

 

© 4 settembre, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

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Alimentazione

Più della metà degli alimenti commerciali per bambini sono nocivi per la salute

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Secondo un nuovo studioo che ha esaminato molti dei prodotti più comuni nel contesto americano, molti alimenti commercializzati per neonati e bambini piccoli non sono sani e possono portare a un aumento dell’obesità, cattive abitudini alimentari e malattie croniche. Lo riporta il giornale statunitense Epoch Times.   I ricercatori che hanno analizzato 651 prodotti di 10 catene di supermercati statunitensi hanno scoperto che il 60 percento degli alimenti trasformati non soddisfaceva i requisiti nutrizionali stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Gli alimenti campionati erano destinati a bambini di età compresa tra 6 e 36 mesi.   «La conformità più bassa è stata riscontrata per le proteine ​​totali e gli zuccheri totali, con oltre il 70% dei prodotti che non soddisfano i requisiti proteici e il 44% che superano le raccomandazioni sugli zuccheri totali», hanno scritto i ricercatori nello studio pubblicato la scorsa settimana sulla rivista Nutrients.

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«Le formule per lattanti, il latte fortificato e gli elettroliti orali non sono stati inclusi perché la Food and Drug Administration statunitense regolamenta questi prodotti separatamente», hanno aggiunto gli autori.   I ricercatori hanno scoperto che gli alimenti in busta, il segmento di prodotti in più rapida crescita, sono tra gli alimenti per bambini più dannosi.   «Le confezioni snack-size hanno mostrato la minore conformità ai requisiti nutrizionali», scrivono i ricercatori. «Queste scoperte evidenziano che è necessario un lavoro urgente per migliorare la qualità nutrizionale degli alimenti per neonati e bambini piccoli prodotti commercialmente negli Stati Uniti».   Lo studio ha dimostrato che l’uso delle buste è cresciuto del 900% negli ultimi 13 anni, dominando il mercato degli alimenti per bambini con quasi il 50 percento di tutti i prodotti sugli scaffali nel 2023.   Un altro gruppo di alimenti commercializzati per i bambini piccoli (snack e stuzzichini) ha ottenuto un basso punteggio di conformità alle linee guida nutrizionali e promozionali.   Ciò include barrette di frutta e cereali, nonché snack soffiati. Una linea guida nutrizionale dell’OMS esprime preoccupazioni sulla composizione e la promozione di alimenti per neonati e bambini piccoli. Alcune delle preoccupazioni includono nomi di prodotti spesso fuorvianti e affermazioni di “senza zuccheri aggiunti”, anche se la maggior parte dell’energia del cibo è attraverso lo zucchero.   «Insieme, bustine e snack costituiscono la stragrande maggioranza del mercato e probabilmente continueranno ad aumentare in popolarità poiché i genitori tendono a preferire questi prodotti ai cibi fatti in casa a causa di stili di vita frenetici, tassi di natalità in aumento e un numero crescente di donne nella forza lavoro», hanno scritto i ricercatori.   «Dal punto di vista neuroevolutivo, hanno bisogno di spalmarsi il cibo su tutto il viso», ha detto a Epoch Times Elizabeth Dunford, assistente professore di nutrizione presso l’Università della Carolina del Nord e coautrice dello studio. «Hanno bisogno di toccare il cibo; hanno bisogno di annusarlo. Hanno bisogno di entrare nei capelli, per interagire davvero con esso».

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Katy Talento, epidemiologa ed ex consigliere sanitario capo della Casa Bianca, ha dichiarato al giornale statunitense che è necessario che i bambini più piccoli allenino il loro cervello a sane abitudini alimentari, facendoli sedere e parlando loro di ciò che mangiano.   «Devono imparare a conoscere il cibo, che aspetto ha e che sapore ha, e cosa è buono», ha detto la Talento. «È una parte importante del processo, indipendentemente da quanto possa essere scomodo. Quando lo disinfettiamo e ci assicuriamo che non ci sia letteralmente alcun contatto con il cibo, a parte il piccolo capezzolo succhiante sulla bustina di salsa di mele, se lo perdono».   «Penso che il vero problema qui sia che i genitori si rivolgano a questi cibi. Quando si svezzano i bambini dal latte materno o si inizia a combinare il latte materno con altri alimenti, ciò che dovremmo fare è prendere il cibo umano che mangiamo noi stessi e buttarlo in un frullatore».   Secondo la Dunford, un’etichettatura più onesta degli alimenti per bambini avrebbe un impatto significativo sulle abitudini di consumo dei più piccoli.   «Come madre di due bambini piccoli, anche se istruita in questo campo, mi sono comunque trovata attratta da prodotti che facevano affermazioni sulla salubrità», ha detto la Dunford. «Penso che se ai produttori non fosse consentito esporre affermazioni proibite a meno che i loro prodotti non raggiungano una certa soglia di salubrità, sarebbe molto più facile per i genitori fare scelte più sane per i loro figli».   Un problema importante è che le agenzie di regolamentazione, la Food and Drug Administration e il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, non hanno a cuore gli interessi dei genitori e dei bambini, ha affermato la Talento.

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Essere genitori

Cosa succede se un adolescente rinuncia ad uno smartphone per un mese?

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

La giornalista britannica Decca Aitkenhead ha offerto uno sguardo avvincente su come la disintossicazione digitale possa trasformare le vite dei giovani e forse affrontare quella che lo psicologo sociale Jonathan Haidt, Ph.D., chiama «la generazione ansiosa».

 

In un audace esperimento che affronta le crescenti preoccupazioni sulla dipendenza da smartphone e sulla salute mentale degli adolescenti, la giornalista britannica Decca Aitkenhead ha sfidato i suoi due figli adolescenti e otto dei loro amici a stare senza smartphone per un mese.

 

I risultati, pubblicati questo mese sul Sunday Times Magazine del Regno Unito, offrono uno sguardo avvincente su come la disintossicazione digitale possa trasformare le vite dei giovani e potenzialmente affrontare quella che lo scrittore Jonathan Haidt, Ph.D., chiama la «generazione ansiosa».

 

L’esperimento di Aitkenhead, ispirato dalla ricerca di Haidt sulle tendenze della salute mentale degli adolescenti, non ha semplicemente eliminato i cellulari. È culminato in un campeggio non supervisionato che ha spinto i confini dell’indipendenza raramente visti nella cultura genitoriale iperprotettiva di oggi.

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Secondo Aitkenhead, i risultati hanno sorpreso gli adolescenti e gli adulti coinvolti, rivelando una resilienza e una gioia inaspettate nel distaccarsi dai dispositivi elettronici.

 

«Sono davvero contento di averlo fatto», ha detto un partecipante ad Aitkenhead. «È stato molto meglio di quanto mi aspettassi».

 

Questo test pratico delle teorie di Haidt arriva in un momento cruciale. Dati recenti mostrano che i tassi di ansia e depressione tra gli adolescenti sono più che raddoppiati dall’inizio del 2010, in concomitanza con l’adozione diffusa di smartphone e social media.

 

Mentre genitori e politici affrontano la crisi, esperimenti come quello di Aitkenhead offrono speranza e spunti pratici.

 

 

«Come un glitch nella matrice»

Haidt, psicologo sociale alla Stern School of Business della New York University, ha lanciato l’allarme su un drastico cambiamento nella salute mentale degli adolescenti. Il suo libro del 2018, scritto in collaborazione con altri autori, The Coddling of the American Mind : How Good Intentions and Bad Ideas Are Setting Up a Generation for Failure, è stato un bestseller del New York Times.

 

Nel suo ultimo libro, The Anxious Generation: How the Great Rewiring of Childhood is Causing an Epidemic of Mental Illness, Haidt presenta prove convincenti di una crisi iniziata con l’aumento dell’uso diffuso di smartphone e social media da parte dei bambin.

 

«Vediamo un cambiamento molto improvviso nei primi anni del 2010, è davvero come un glitch nella matrice», ha spiegato Haidt nel podcast Triggernometry. Ha sostenuto che durante questo periodo si è verificato un «grande rifacimento dell’infanzia», ​​che ha influenzato profondamente l’autostima e le abilità sociali dei bambini.

 

I dati dell’indagine nazionale statunitense sull’uso di droghe e sulla salute rivelano che la percentuale di adolescenti che soffrono di gravi episodi depressivi è più che raddoppiata dal 2011. Secondo la ricerca di Haidt  tendenze simili si osservano nel Regno Unito, in Canada e in altre nazioni sviluppate.

 

 

Haidt ha suggerito che non si tratta solo di disturbi dell’umore. I tassi di autolesionismo, tentativi di suicidio e sentimenti di solitudine sono tutti aumentati tra la Gen Z, ovvero i nati dopo il 1996.

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«Con orrore dei miei figli, ho ideato un esperimento»

Per testare le teorie di Haidt, Aitkenhead escogitò un piano audace che coinvolse i suoi figli Jake, 14 anni, e Jody, 13 anni, insieme a otto dei loro amici di età compresa tra 13 e 15 anni.

 

«Con orrore dei miei figli, ho ideato un esperimento», ha scritto Aitkenhead. Le reazioni iniziali degli adolescenti sono andate dalla riluttanza al panico assoluto. «Non è possibile che i miei amici facciano una cosa del genere», le ha detto Jake. «Non puoi».

 

Per un mese, gli adolescenti hanno chiuso i loro smartphone in contenitori con serratura a tempo, accessibili solo per un’ora al giorno. Al loro posto sono stati dati dei light phones di base, un tipo di «telefono stupido» che consente solo chiamate, messaggi e altre funzioni minime.

 

Il reclutamento dei partecipanti si è rivelato impegnativo, soprattutto tra le ragazze. Aitkenhead ha notato che questa difficoltà potrebbe riflettere la presa più profonda che i social media hanno sulle adolescenti.

 

Alla fine, due ragazze hanno preso parte all’esperimento, fornendo informazioni cruciali sulle differenze di genere nell’uso degli smartphone e sui suoi effetti.

 

Aitkenhead ha scoperto che mentre i ragazzi usavano principalmente i loro smartphone per Snapchat, Spotify e video sportivi, le ragazze trascorrevano molto più tempo sulle piattaforme dei social media. Ciò sembrava avere un impatto negativo più profondo sulla salute mentale e sull’immagine di sé delle ragazze, il che è in linea con i risultati della ricerca di Haidt.

 

Il campeggio di due giorni senza supervisione ha messo alla prova la capacità degli adolescenti di orientarsi nel mondo reale senza una connessione digitale costante. Questo aspetto dell’esperimento ha affrontato un’altra preoccupazione fondamentale nel lavoro di Haidt: la perdita di indipendenza e di gioco libero nell’infanzia moderna.

 

Haidt ha condiviso questi punti nell’introduzione a un articolo sul campeggio senza smartphone e senza supervisione di Lenore Skenazy e Haidt sul Substack After Babel di Haidt.

 

Skenazy è l’autore di Free-Range Kids: How Parents and Teachers Can Let Go and Let Grow e co-fondatore con Haidt di Let Grow, un «movimento per l’indipendenza infantile».

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«Quello che succede sul tuo smartphone non ha importanza»

Il detox digitale durato un mese ha prodotto risultati sorprendenti. Dopo alcune difficoltà iniziali, gli adolescenti un tempo scettici hanno trovato benefici inaspettati nelle loro vite senza smartphone.

 

«Inizi a vedere che qualsiasi cosa accada sul tuo smartphone non ha importanza», ha detto Lincoln, un partecipante di 14 anni. «Non dirai mai sul letto di morte, “Vorrei aver trascorso più tempo sul mio telefono”».

 

Molti hanno riferito di sentirsi meno stanchi e più concentrati. Rowan, un altro partecipante, ha letto un libro di 700 pagine sul basket durante il tempo che avrebbe trascorso scorrendo il suo feed dei social media.

 

Isaac, 14 anni, si è sentito «semplificato» e più efficiente nei suoi compiti quotidiani. «Era semplicemente calmante. Ha appiattito tutto».

 

Il campeggio non supervisionato si è rivelato particolarmente trasformativo. Nonostante i dubbi iniziali sulla competenza degli adolescenti, hanno dimostrato una crescita notevole: «in meno di 36 ore non supervisionate, sembrano essere cresciuti di circa due anni», ha affermato Aitkenhead.

 

Sebbene diversi ragazzi abbiano in seguito riferito di aver trovato difficile non ricadere nei vecchi schemi, alla fine del viaggio tutti hanno dichiarato di non aver sentito la mancanza dei loro cellulari. La maggior parte ha persino smesso di sfruttare l’ora giornaliera di smartphone.

 

Le due ragazze hanno avuto più difficoltà con il mese senza smartphone, ma sembravano consapevoli dei pericoli. Rose, 13 anni, ha detto ad Aitkenhead: «Perché darei un telefono a tua figlia? … Se ti rendi conto di quanto sia dannoso, solo pressione, soprannomi, etichette e standard impossibili, perché darlo ai tuoi figli?»

 

«Tutte le esperienze di cui un bambino ha bisogno vengono bloccate»

Durante la conversazione su Triggernometry, Haidt ha sottolineato come gli smartphone con fotocamere frontali abbiano influenzato gli adolescenti. «Tutte le esperienze di cui un bambino ha bisogno vengono bloccate da questo».

 

Ha affermato che il problema va oltre la semplice distrazione: l’uso costante dello smartphone durante gli anni cruciali dello sviluppo può compromettere lo sviluppo delle funzioni esecutive e delle abilità sociali.

 

«Quello che stiamo facendo ai bambini… li danneggerà per il resto delle loro vite», ha detto Haidt. Ha citato preoccupazioni per la frammentazione dell’attenzione, la maturità ritardata, la creatività e la valutazione del rischio compromesse e la vulnerabilità allo sfruttamento (come la sextortion).

 

Ha osservato che molti datori di lavoro segnalano difficoltà con i dipendenti della Generazione Z dovute a problemi di ansia, iniziativa e risoluzione dei problemi.

 

Haidt ha avvertito che le implicazioni sociali dell’inazione potrebbero essere gravi, tra cui il crollo dei tassi di matrimonio e di procreazione.

 

«Ciò di cui stiamo parlando è in realtà il collasso della civiltà. Se le cose continuano ad andare come stanno andando, allora sì… avremo una popolazione sempre più ridotta di persone più ansiose».

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«Dobbiamo ritardarlo»

Nonostante le statistiche sconfortanti, Haidt è rimasto ottimista sulle possibili soluzioni. Ha proposto di stabilire quattro norme chiave:

 

  1. Niente smartphone prima del liceo (intorno ai 14 anni): vanno bene i cellulari a conchiglia e quelli senza display.
  2. Nessun account sui social media fino ai 16 anni.
  3. Scuole senza telefono, con utilizzo limitato o nullo durante l’orario scolastico.
  4. Offri ai bambini molta più indipendenza, libertà di gioco e responsabilità nel mondo reale.

 

«Se facciamo queste quattro cose, possiamo effettivamente risolvere questo problema nel prossimo anno o due», ha detto Haidt. «Non bruceremo la tecnologia, [ma] dobbiamo ritardarla».

 

Ha suggerito di coordinarsi con altri genitori in «azioni collettive» per creare opportunità senza schermi per i bambini di socializzare. «Sarà una vita molto solitaria a meno che non ci siano altre famiglie» che praticano le stesse norme.

 

Anche solo iniziare con uno o due giorni alla volta può fare la differenza con gli adolescenti, ha affermato Haidt, sottolineando che può essere «divertente, ed è questo che dobbiamo restituire loro».

 

Il sito web Anxious Generation offre risorse gratuite per famiglie e insegnanti, podcast, una newsletter e collegamenti con organizzazioni affini.

 

John-Michael Dumais

 

© 13 agosto 2024, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

 

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