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Civiltà

La Necrocultura vuole distruggere la donna

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«Una mamma che educa un bambino, educa un uomo. Una mamma che educa una bambina, educa un popolo».

 

È un detto che circola. Qualcuno lo ritiene un proverbio indiano, qualcuno indiano d’America, qualcuno un proverbio africano.

 

Non ha importanza da dove provenga questa saggezza, l’importante è la sua assoluta verità.

 

La donna è il centro assoluto della società umana.

 

Di più: l’umanità stessa discende da una donna, sta scritto.

 

La parola «madre» pare essere comune a tutte le lingue del mondo – forse con la solita eccezione del giapponese e di poche altre.

 

Secondo gli studiosi, dall’indoeuropeo mether deriva la mater latina, la greca mētēr, la sanscrita mātṛ,  la russo matʹ, l’antica germanica moder, l’albanese motër (“sorella”), l’armena mayr, la persiano mâdar, la sanscrita mātṛ. Se scavalchiamo la barriera indoeuropea e ci affacciamo in Cina, pure troviamo 妈妈, la māmā.

 

Con i derivati della madre descriviamo gli elementi fondamentali dell’essere:  materia, deriva ovviamente da mater.

 

E la società, si diceva (in realtà, si dice ancora oggi in India, per esempio) è fondata sul matrimonio. I patrimoni vanno e vengono, e non generano nulla. Il matrimonio, fino a poco fa, invece era, più o meno, uno solo. E generava la cosa più importante: i figli.

 

C’è la matrice: la base fondamentale fondamentale di un sistema secondo la matematica, l’informatica. La generatrice di codici validi, autentici, funzionali.

 

Poi la parola donna. La donna, da cui la dama di tante lingue europee.

 

In molto sono certi dell’origine dal latino volgare dŏmna, che deriverebbe dal latino dŏmĭna e cioè «signora, padrona della domus», della casa. La donna e la casa sono unite in un unico concetto. Qui perfino il giapponese è d’accordo: 奥さん, okusan, è il mondo gentile con cui ci si riferisce ad una moglie o a una donna in età di maritarsi: letteralmente significa «signora all’Interno», o meglio «signora nella profondità dell’edificio».

 

Una casa senza donna non è una vera casa. Dal momento che la Civiltà è cominciata quando dalle caverne siamo passati a costruirci un tetto, immaginiamo l’importanza della padrona di casa.

 

In realtà, anche nelle caverne, qualcuno sostiene, comandava lei. L’antropologo Owen Lovejoy, un evoluzionista, sostiene che il bipedalismo – cioè l’abbandono delle quattro zampe – nell’uomo è scattato per un motivo specifico: gli australopitechi maschi con le mani libere potevano portare più cibo alle femmine che, sedentarie, stavano con i piccoli. Quindi, le femmine, già all’epoca material girls, tendevano a preferire gli uomini di postura eretta, accoppiandosi preferibilmente con essi. La teoria di Lovejoy potrebbe spiegare tantissime cose anche del nostro tempo. Se credessimo alla teoria dell’evoluzione, diremmo che ha ragione, e finalmente qualcuno che ci indica le basi biologica del SUV.

 

Sì, la donna è il fulcro della Civiltà umana.

Sì, la donna è il fulcro della Civiltà umana. Nessun culto l’ha spiegato come il Cattolicesimo, con la devozione mariana, incompresa o invidiata da ogni altra pseudo-religione.

 

Ecco perché bisogna riconoscere che la donna è, oramai da secoli, l’obbiettivo degli attacchi di chi la Civiltà umana vuole distruggerla.

 

Ecco perché, oggi, la donna viene degradata, deformata, cancellata.

 

E tutto questo fa parte di un disegno preciso.

 

«Nella nostra società cristiana, la donna, collo sguardo fisso in Maria, conserva nella famiglia e nella società, l’aroma della purezza – scriveva più di cento anni fa monsignor Enrico Delassus in quello che è il più grande manuale per riconoscere l’impatto l’opera massonica degli ultimi secoli nella nostra società, Il Problema dell’ora presente.

Ecco perché bisogna riconoscere che la donna è, oramai da secoli, l’obbiettivo degli attacchi di chi la Civiltà umana vuole distruggerla

 

Il potere della donna sul consorzio umano è immenso, riconosce monsignor Delassus: La virtù che emana da essa, circonda anche l’uomo vizioso, lo sforza a una certa ritenutezza e tante volte giunge perfino a sollevarlo dalla corruzione. La setta [cioè la massoneria, ndr] lo sa, e per questo fa di tutto per trascinare nel fango la donna».

 

Il libro riporta e analizza istruzioni e pensieri abissali contenuti nell’epistolario tra vari vertici della massoneria del primo Ottocento. Gli altissimi cospiratori massoni hanno nomi fantasiosi e fichissimi: Nubius, Piccolo Tigre, Volpe (le Renard), Vindice (Le vengeur).

 

Scrive Delassus:

 

«Vindice ce lo fa sapere: “Un mio amico, giorni fa, rideva filosoficamente di questi nostri progetti e diceva: Per abbattere il cattolicismo, bisogna prima sopprimere la donna. La frase è vera in un senso, ma poiché non possiamo sopprimere la donna, corrompiamola”».

 

Questa semplice frase spiega secoli di storia di ciò che stato inflitto alla donna, dal femminismo ai pantaloni a vita bassa, dagli steroidi anticoncezionali (chiamati, forse per pudore, «la pillola») alle gare di nuoto, o di boxe, o di corsa, vinte a man bassa dai transessuali.

 

Delassus aggiunge un pensiero piuttosto abissale sull’importanza di qualcosa alla quale, confessiamo, non pensiamo mai: la sparizione delle suore.

 

«I licei delle giovani non furono istituiti coll’intenzione di rispondere a questa parola d’ordine? Non è il medesimo pensiero che ha dettato i decreti Combes, che hanno fatto chiudere tutti gli stabilimenti tenuti dalle religiose? Le religiose, prima in iscuola, poi nelle riunioni domenicali, ispirano alle fanciulle il rispetto a se stesse, la decenza e la purità. Malgrado tutte le seduzioni e gli allettamenti, la fede e i costumi cristiani si sono mantenuti in tante famiglie per mezzo delle madri educate dalle religiose. Sparse ovunque, nelle nostre città e nei nostri villaggi, esse erano il più potente ostacolo alla grande impresa di corruzione promossa dalla setta. Essa ha deciso di farle sparire. Si è chiesto per quale aberrazione i nostri governanti aveano potuto scegliere come prime vittime queste donne così dedicate al bene, così venerate dalle popolazioni, in mezzo alle quali si trovano. Non ci fu un errore, ma un calcolo».

 

Non errore, calcolo. Sì.

 

Il mondo moderno è il calcolo della rovina della donna. La sua degradazione è programmatica, continua, inesausta.

Il mondo moderno è il calcolo della rovina della donna. La sua degradazione è programmatica, continua, inesausta

 

Da pura, l’hanno resa impura: pensate al fatto che non esiste più un’attrice affermata che non accetti una scena di nudo a carattere semi-pornografico, o peggio.

 

Da fertile l’anno resa infertile: e qui c’è il caso degli ormoni steroidei sintetici ingollati dalla quasi totalità della popolazione femminile, che, per sterilizzarlo, trasformano la psiche e il corpo delle donne, portando rischi sanitari immensi e, cosa poco nota, un inquinamento chimico devastante nei fiumi e nei mari, con tanto di pesci mutanti.

 

Da padrona della casa, l’hanno fatta schiava del lavoro: possiamo capire che il femminismo alla fine si riduce a questo, all’aver scollato la domina dalla domus, rendendola quindi un controsenso etimologico – la padrona della casa non è più a casa.

 

Da madre, l’hanno resa prostituta: eccovi l’utero in affitto, pardon, la maternità surrogata, pardon, la «gestazione per altri».

 

Da generatrice della vita, l’hanno resa assassina: e questo è il succo dell’aborto legale.

 

La storia della Necrocultura coincide con la storia di questo attacco totale alla donna. Chi vuole terminare l’essere umano, è partito cercando di trasformare la donna.

 

Se vuoi far cadere l’arco, parti dalla pietra angolare. E poi, per chi ci crede, c’è quella antica questione… «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno» (Genesi 3, 15)

 

Rivoltiamo il detto indiano, africano, pellerossa che sia.

 

Chi non educa un bambino, disintegra un uomo. E chi non educa una bambina, distrugge un intero popolo.

Dobbiamo rimettere le donne al centro delle nostre case, al centro della nostra Civiltà.

 

Per salvare la Civiltà dobbiamo difendere, per prima cosa, le nostre donne.

 

Dobbiamo amarle, dobbiamo proteggerle.

 

Dobbiamo rimetterle al centro delle nostre case, al centro del nostro universo.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

Immagine di Ninjatic via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported (CC BY-NC-ND 3.0)

Civiltà

Lampedusa, Elon Musk accusa George Soros di volere «la distruzione della civiltà occidentale». Poi incontra Netanyahu

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Elon Musk ha accusato George Soros degli sbarchi di Lampedusa, dicendo che Soros vuole distruggere la civiltà occidentale.

 

L’ultramiliardario sudafro-americano ha fatto l’esternazione in risposta a un post di un utente che condivideva filmati di persone che arrivavano sull’isola italiana di Lampedusa dal Nord Africa che si riferiva a una «invasione guidata da George Soros» dell’Europa.

 

«L’organizzazione Soros sembra non volere niente di meno che la distruzione della civiltà occidentale», ha scritto Musk.

 

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Il commento è stato scritto poco prima che il magnate tecnologico andasse ad incontrare il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu in California.

 

Musk è stato accusato da gruppi per i diritti civili di amplificare l’antisemitismo sulla sua piattaforma – cosa che lui nega. Ieri l’imprenditore ha incontrato Netanyahu per colloqui che secondo entrambi gli uomini si concentreranno sulla tecnologia dell’Intelligenza Artificiale, e non sull’Anti-Defamation League (ADL), l’organizzazione ebraica divenuta accusatrice di qualsiasi realtà devii dalla narrazione dominante, che Musk ha detto di voler denunciare per le accuse di antisemitismo rivolte alla piattaforma.

 

Secondo il Washington Post, l’incontro con Netanyahu serviva a Musk invece per rassicurare gli amici e alleati ebrei di Musk rispetto alle montanti accuse di antisemitismo.

 

La questione ha diverse chiavi di lettura, in realtà: come sa il lettore di Renovatio 21, Soros e Netanyahu non vanno in alcun modo d’accordo, con il figlio del premier dello Stato Ebraico accusato pochi anni fa pure lui di antisemitismo (!) per aver postato un meme in cui Soros compariva come burattinaio.

 

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Al contempo è nota l’avversione di Musk per l’amministrazione Biden, che – secondo alcuni – potrebbe essere dietro ai disordini civili in Israele, con manifestazioni oceaniche contro il governo Netanyahu, a cui sono arrivati ad assediare la casa.

 

Vanno notati, inoltre, i trascorsi tra Musk e Soros, che secondo alcuni potrebbero essere dovuti a manovre di Borsa del megaspeculatore magiaro contro l’impero di Musk – in particolare, i titoli di Tesla.

 

Come riportato da Renovatio 21, il mese scorso Musk aveva annunciato che avrebbe denunciato le ONG sostenute da Soros. Un anno fa, circa 26 ONG finanziate da governi europei come da Soros, avevano invitato i principali inserzionisti di Twitter al boicottaggio dopo che la piattaforma era stata comperata da Musk.

 

Musk era stato accusato di antisemitismo anche per aver detto che Soros gli ricordava il cattivo dei fumetti degli X-Men Magneto, perché, scrisse Elone, il grande donatore del Partito Democratico USA (e di qualche partito anche in Italia, parrebbe) in realtà «odia l’umanità». Nelle storie Marvel, Magneto è un ebreo sopravvissuto all’olocausto che, in effetti, odia l’umanità: ma poco è bastato che si scatenasse una tempesta di accuse di antisemitismo.

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Civiltà

Blackout in tutta Italia. A cosa ci stanno preparando?

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Blackout ovunque nel Paese. I giornali ne parlano, ma notiamo che non viene fatto un discorso d’insieme: si reperiscono per lo più gli articoli nelle cronache dei giornali locali.   Intere zone della capitale – Casal Bruciato, Pigneto, Parioli, Tuscolano, Corcolle, San Lorenzo – sono state senza elettricità, a volte anche per 18 ore di fila. Si moltiplicano le testimonianze di disagi infernali per chi deve gestire i malati. Buttate quantità di farmaci e cibo che era contenuto nei frigoriferi.   Anche Ostia e Ostia antica sarebbero rimaste senza luce.   Interruzioni di corrente si verificherebbero da giorni a Napoli, con gravi danni alle imprese, denuncia la Confcommercio della provincia.   A Catania un blackout elettrico definito «enorme» si è protratto per due giorni e passa. È arrivato, di conseguenza, anche lo stacco degli impianti di produzione idrica: senza energia e senza acqua.   Anche Palermo sta soffrendo blackout continui. Per scongiurare i danni economici, qualche attività sta noleggiando gruppi elettrogeni.   Blackout anche a Bari, nel quartiere della Madonnella, in pieno centro. Stessa cosa a Bisceglie. Idem a Vasto, dove il sindaco Menna diffida l’Enel e minaccia di richiedere il risarcimento danni.   Non solo il Sud. A Cremona il blackout è arrivato dopo una maxi-grandinata.   Ora, la spiegazione sparata immediatamente dai giornali la avete ben presente: a generare i blackout sono i condizionatori, tenuti a palla a causa della canicola.   In pratica, vi stanno dicendo: i blackout sono colpa vostra. Non è una novità.   Tuttavia in rete, e fuori dalla rete, si moltiplicano quelli che credono che la raffica di blackout possa aver un secondo effetto programmatico: abituare la popolazione alla mancanza di energia elettrica dovuta alla mancanza di gas russo.   O forse, ancora più nel profondo, instillare nella gente l’idea che la luce non è qualcosa che va dato per garantito, va, magari, meritato – come la libertà di andare a lavorare, andare a scuola, andare al bar, che abbiamo capito si può subordinare ad un vaccino genico sperimentale e ad una piattaforma informatica biosecuritaria.   Avere la luce in casa diverrà un «premio» all’ubbidienza del cittadino, come è stato per il green pass? Possono farlo, hanno speso anni per mettere in piedi la narrativa necessaria a distruggere i consumi, anche quelli più basilari: è l’ecologia ossessivo-compulsiva di Greta Thunberga e degli zeloti ambientalisti imbrattatori di quadri e interruttori del traffico, spalmata in ogni possibile articolo di giornale, serie TV, corso di aggiornamento, Intelligenza Artificiale…   Ti togliamo la luce, ma per il bene del pianeta. A meno che tu… La meccanica premiale della nuova società del controllo bionformatico, dove non siete cittadini ma utenti, dove non avete diritti ma «accessi» temporizzati correlati ai vostri comportamenti, dove lo Stato è una piattaforma elettronica e il danaro un software programmabile, dovrebbe esservi oramai chiara.   Chi segue Renovatio 21 sa che è un discorso che facciamo da tanto tempo. Il tema dei blackout divenne inevitabile a cavallo tra il 2021 e il 2022, prima ancora della guerra ucraina – dopo la quale, divenne discusso, a volte apertamente a volte no, da vari governi.   Un anno fa, quando cominciò lo shock dei prezzi energetici, si calcolava che un miliardo di persone sarebbe presto divenuto a rischio di stare senza corrente.   Seguì quantità di blackout effettivi o minacciati in ogni angolo della Terra: dalla Svezia allo Sri Lanka, dall’Australia al Giappone, dal Texas alla Kazakistan, dal Pakistan alla Turchia, dalla Francia alla Cina, dalla Svizzera a Porto Rico,  – inclusa ovviamente l’Italia.   In Germania l’inverno passato si misero a pensare esattamente  a un green pass energetico così come a pazzesche consegne di contante nelle case della gente in caso di interruzione totale dell’elettricità. Si tratta del Paese che a causa della privatizzazione ha rischiato a inizio anno un blackout del gas, ad un certo punto a marzo 2022 le ferrovie hanno fermato tutti i treni merci a causa della mancanza di corrente elettrica, mentre lo Stato mandava in onda spot apocalittici per preparare i tedeschi (e gli immigrati in Germania, a giudicare dal video) ad un inverno in cui poteva venire a mancare il riscaldamento – dove si era arrivati ad ipotizzare l’esistenza di veri e propri «sfollati energetici».     Paesi UE come l’Austria e la Romania avevano cominciato a parlare a livello politico e in TV di blackout già lo scorso autunno.   Blackout previsti nel Regno Unito, in USA: Paesi del primo mondo, Paesi detti «sviluppati».   Recentemente abbiamo visto blackout in Argentina e quelli, non senza intrighi di contorno, in Sudafrica – qui sei mesi fa hanno tentato di uccidere il capo della società elettrica nazionale avvelenandolo con il cianuro.   E non pensate che siano l’unico mistero occorso in questa storia: Renovatio 21 ha riportato dei diversi strani casi di sabotaggio di infrastrutture elettriche si sono registrati negli USA. Che significa: c’è qualcuno che sta attaccando, anche con armi da fuoco, le centrali elettriche.   Ovunque nel mondo diviene chiaro che le rinnovabili sono parte del problema: totalmente inaffidabili, hanno portato il Texas a serie di blackout anche letali.   Abbiamo visto, l’inverno scorso, il blackout di Buffalo, Stato di New York, e i suoi effetti: razzie e assalti ai negozi. In pratica, blackout e immediata anarco-tirannia.   Come aveva detto l’esperto Mario Pagliaro a Renovatio 21 un mese fa, finora l’Italia si era finora salvata dai blackout grazie al crollo dei consumi industriali. Già di per sé, la situazione era una catastrofe: ora l’Italia consuma e non produce, e la rete non regge, o forse non vogliono che continui a reggersi.   E non è così sbagliato pensare che possa esserci la volontà precisa di qualcuno di staccarvi la spina.  Ricordatevi quegli auspici proferiti nella Davos del Grande Reset dal gruppo estremista chiamato World Economic Forum.   «Dobbiamo accettare che ci sarà dolore nel processo… aprirà a carenze energetiche. Creerà pressioni inflazionistiche… forse dobbiamo cominciare a parlare del fatto che quel dolore in realtà vale la pena di patirlo».     In pratica, vi stanno dicendo: vi infliggeremo i blackout, ma state certi che è per il vostro bene. Conoscete, oramai, questo tipo di discorso.   Il tema dei blackout era stato trattato da un documento del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (COPASIR), l’organo che controlla i servizi segreti italiani.   «L’Italia potrebbe (…) subire indirettamente gli effetti di razionamenti energetici condotti a livello europeo ovvero di fenomeni di blackout in uno dei Paesi dell’Unione che inciderebbero sugli scambi commerciali intra UE e quindi sulla tenuta del sistema produttivo nazionale» scriveva il rapporto dell’Intelligence nazionale.   Il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica – l’organo del Parlamento della Repubblica Italiana che esercita il controllo parlamentare sull’operato dei servizi segreti italiani – il 13 gennaio ha trasmesso alle presidenze una Relazione sulla sicurezza energetica nell’attuale fase di transizione ecologica».   Il documento fa apertamente riferimento alla possibilità di blackout sul territorio nazionale: «l’Italia potrebbe, comunque, subire indirettamente gli effetti di razionamenti energetici condotti a livello europeo ovvero di fenomeni di blackout in uno dei Paesi dell’Unione che inciderebbero sugli scambi commerciali intra UE e quindi sulla tenuta del sistema produttivo nazionale».   «L’impennata dei prezzi dell’energia elettrica e del gas naturale espone l’Europa al rischio di blackout energetici. Il timore è che in un sistema di approvvigionamento energetico estremamente interconnesso come quello europeo, lo spegnimento di una singola centrale – ad esempio per mancanza di carburante – possa generare una reazione a catena in vari Stati membri».   «Il timore di un possibile blackout si starebbe diffondendo in tutta Europa» dichiaravano le spie italiane. «A partire dall’Austria dove la ministra della Difesa Klaudia Tanner ha paventato il rischio di un possibile “grande blackout”, sino alla Spagna dove i consumatori iberici, nonostante le rassicurazioni delle Istituzioni nazionali, hanno dato il via ad acquisti compulsivi di bombole di butano, fornelli da campeggio, torce e batterie, esaurendo le scorte disponibili». Tale audizione fu trasmessa il 13 gennaio 2022, quando di fatto l’italiano sta ancora digerendo il panettone.   Ma non è l’unico caso in cui la questione è arrivata in superficie. Il ministro dello Sviluppo Economico del governo Draghi Giancarlo Giorgetti davanti ad una platea di imprenditori pure aveva parlato apertis verbis di rischio blackout.   Come ripetuto da Renovatio 21, il blackout è una forma più avanzata di lockdown, perché blocca la Civiltà in modo definitivo, creando danni ancora maggiori, vista la dipendenza che abbiamo nei riguardi dell’elettricità per sanità ed alimentazione.   Ci hanno mostrato la deindustrializzazione, magari convincendoci che saremmo divenuti una società di puri consumatori (reddito di cittadinanza, Universal Basic Income, etc.). Ora distruggono anche i consumi:   Non siete più lavoratori, non siete più consumatori. Cosa siete? Siete niente, non servite a nulle, siete di troppo sul pianeta, andate neutralizzati, sterilizzati e disintegrati, andate fatti sparire. Nel quadro mentale di schiavitù in cui hanno piombato larga parte della popolazione è probabile pure che, bovinamente, moltissimi lo accettino.   I blackout potrebbero servire a ricordarlo: abbiamo noi in mano le vostre vite, vi dicono, sottomettetevi.   Noi, al rischio di rimanere con la sola luce della cera d’api (di cui sappiamo qualcosa, per questioni vetero-liturgiche), non siamo disposti. Per niente.   Prepariamoci organicamente al caos che potrebbe seguire se la corrente se ne andasse del tutto. Per una volta, ascoltiamo quello che ci stanno dicendo i Signori della Morte e del buio: non date per scontato la luce elettrica.   Non sottovalutate i disastri che abbiamo davanti: perché qualcuno lavora attivamente per farli accadere, per fare soffrire la vostra prole, per impedire la continuazione delle vostre famiglie.   Impariamo a non aver paura del buio. Perché, alla fine, sappiate che tutto questo accade perché i padroni del buio che hanno paura di noi.     Roberto Dal Bosco  
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Civiltà

Il programma dell’anarco-tirannia è in atto

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Alcuni lettori mi hanno scritto sconvolti per i fatti delle città francesi messe ferro ignique dalle bande nordafricane.

 

Qualcuno mi parla di profezie sulla Francia, qualcun altro si chiede, tremando, quando succederà in Italia. Altri ancora mi chiedono cosa stia accadendo nel profondo.

 

I militari non intervengono per poter istituire un sistema di controllo ancora più capillare? Oppure i soldati sono tenuti nelle caserme perché a quel punto si potrebbe ufficialmente parlare di guerra civile? (Che era, per nemesi storica, l’accusa che Macron in campagna elettorale rivolgeva alla sfidante Marine Le Pen)

 

La Francia non risolve la questione perché, sapendo che ha a che fare con gruppi armati, come visto in plurimi video circolanti, sa che vi sarebbe una carneficina, che sancirebbe la divisione etno-sociale una volta per tutte, mettendo fine alla finzione del Paese illuminato e multietnico?

 

Macron sta aspettando che passi a’nuttata, per spazzare tutto sotto il tappeto delle banlieue, esattamente come fece Chirac nel 2005?

 

Ognuna di queste possibilità può essere veritiera. Tuttavia, scendendo ad un livello ancora più profondo, credo che stiamo assistendo in diretta ad una mutazione programmata dallo Stato moderno. Una trasformazione dell’ordine sociale, del cosmo della cittadinanza, a lungo preparata, con operazioni immani durate decenni se non secoli, dai padroni del vapore.

 

La democrazia liberale scompare. Le fiamme di Nanterre e delle altre città francofone d’Europa sono i colori esatti del suo tramonto. Al contempo, quei bagliori coincidono con la forma futura della società: l’anarco-tirannia.

 

Il termine fu coniato dallo scrittore e giornalista americano Sam Todd Francis (1947-2005) a inizio degli anni Novanta, per poi riprenderlo a inizio 2000 in un brevissimo saggio intitolato «Synthesizing Tyranny». Francis preconizzava l’imminente ascesa di una dittatura armata che però, a differenza di quanto visto in passato, non imponesse in alcun modo alla popolazione una legge, anzi, lasciasse la società in balia dell’incertezza e della violenza.

 

Si trattava, scrive Francis, «di una sorta di sintesi hegeliana di due opposti: l’anarchia e la tirannia», cioè una dimensione in cui uno Stato che regola in modo tirannico o oppressivo la vita dei cittadini ma non è in grado o non vuole far rispettare la legge protettiva fondamentale.

 

«Il concetto elementare di anarco-tirannia è abbastanza semplice. La storia conosce molte società che hanno ceduto all’anarchia quando le autorità governative si sono dimostrate incapaci di controllare criminali, signori della guerra, ribelli e predoni invasori. Oggi, questo non è il problema negli Stati Uniti. Il governo, come può dirvi qualsiasi contribuente (soprattutto quelli morosi), non accenna a crollare o a dimostrarsi incapace di svolgere le sue funzioni. Oggi negli Stati Uniti il ​​governo lavora in modo efficiente. Le tasse vengono riscosse (puoi scommetterci), la popolazione viene contata (più o meno), la posta viene consegnata (a volte) e Paesi che non ci hanno mai infastidito vengono invasi e conquistati».

 

L’anarco-tirannia, secondo lo scrittore, permette ai violenti di prosperare. L’importante è la sottomissione, innanzitutto fiscale, della maggioranza della popolazione».

 

«Sotto l’anarco-tirannia, il controllo di elementi veramente pericolosi come (…) è messo in secondo piano. Il vero problema è come spremere denaro dai comuni cittadini che non si lamenteranno, non reagiranno e non inizieranno a colpire le persone in faccia».

 

Sbaglia chi pensa che si tratti di un segno di debolezza terminale di una società che ha perso radici e orientamento morale. «L’anarco-tirannia, quindi, non è solo una deformazione del sistema di governo tradizionale né un sintomo di “decadenza”» avverte Francis.

 

No, «l’anarco-tirannia è del tutto deliberata, una trasformazione calcolata della funzione dello stato da quella impegnata a proteggere la cittadinanza rispettosa della legge a uno Stato che tratta il cittadino rispettoso della legge come, nel migliore dei casi, una patologia sociale e, nel peggiore, un nemico».

 

È la sensazione che hanno molti, quando magari aspettano ore in questura per denunciare che gli hanno svaligiato la casa, e poi trovarsi nessun risultato, e magari gli stessi poliziotti che li fermano per strada in modo randomatico. È l’idea che usciva dalla bocca di una borseggiatrice di autobus, beccata dal famoso programma televisivo delle otto e mezza di sera. La ragazza, rincorsa dal giornalista-giustiziere, diceva con sicumera: ma cosa vi interessa se rubo, non interessa neanche alla polizia…

 

Tuttavia, il cittadino può ricordare, e con un certo fremito, il comportamento delle forze dell’ordine durante la pandemia, con i jogger inseguiti in spiaggia, i droni, i controlli nei bar, il timore generico che si aveva degli agenti pandemici. Ricordate, per caso, quelle immagini di due anni fa, le ultime proteste a Milano? Noi sì, e ancora ci divora la tristezza.

 

C’è, sì, una bella inversione. Il criminale, quello che vive infrangendo l’ordine, viene ignorato, tollerato, e se acciuffato per qualcosa, in caso liberato subito. Il cittadino che vive rispettando la legge può vedere invece, come in Francia, la sua macchina bruciata in strada, gli spari di Kalashnikov sotto casa, il proprio negozio distrutto da una razzia furiosa.

 

Anche senza i fuochi di Nanterre, tuttavia, possiamo vedere come la questione riguardi oramai la struttura stessa delle città. I cittadini assistono impotenti allo spaccio di droga, che avviene sempre nei soliti posti, e che avvelena la gioventù.

 

I proprietari di case possono vedere il valore dell’immobile dimezzarsi o ancora peggio quando lo Stato, senza spiegare perché, piazza nel condominio, o nel condominio a fianco, masnade di sconosciuti africani arrivati con i barconi, mantenuti per anni tra vitto e alloggio gratuito, telefonini, vestiti alla moda, monopattini elettrici – il tutto a spese, ovviamente, della stessa persona che paga le tasse pur vedendo degradato il valore dei suoi beni. Alcuni figliano, perché magari chi li gestisce gli ha sussurrato qualcosa sullo ius soli e i ricongiungimenti.

 

Nelle cittadine, anche piccole, sorgono moschee abusive, che generano sempre movimento, e finiscono magari nelle cronache perché si scopre che dentro c’è qualcuno che predica l’islamismo salafita, con magari qualche possibile connessione con il terrorismo internazionale.

 

Tutti questi fenomeni sono pienamente accettati dalla popolazione: è questa la vera chiave di volta per comprendere l’anarco-tirannia.

 

Perché la violenza anarcoide portata programmaticamente dalle masse importate con i gommoni Kalergi è solo una faccia della medaglia. L’altra, la tirannia, prevede proprio la sottomissione del popolo. È la famosa inversione dello stato di diritto vista con il green pass, che sarà ancora più evidente quando, a breve, la nostra esistenza sarà piattaformata tramite ID digitale (prima preoccupazione di Macron appena rieletto) e danaro programmabile, cioè dall’euro digitale di sorveglianza della BCE Lagarde.

 

Se il cittadino non è libero, è uno schiavo. Se lo Stato non offre libertà, allora infligge la sottomissione. E la forma politica della sottomissione è la tirannide.

 

Potete vedere ovunque segni di questo squilibrio. Le tasse rendono impossibile la vita di tantissimi – specie i lavoratori autonomi – tuttavia ecco stanziamenti gargantueschi per mantenere gli immigrati (anche durante il governo Meloni: quanti sono? Tre miliardi? Cinque? Otto? Qualcuno lo vuole dire), più fiumi di danari e armi (al punto da rendersi sprotetti!) all’Ucraina.

 

Una decisione del vertice, neanche italiano magari, ma verso cui il popolo non pensa di reagire. Allarga le braccia, china la testa. Lavora, arriva a fine mese. Tollera tutto. Non ti muovere, stai lì e subisci, come una pietra, come un santo, come Fantozzi, come la brava persona che sei, che deve pensare prima a portare a casa da mangiare per la famiglia, e che non vuole grane con la polizia o con la magistratura.

 

È così che l’anarco-tirannide è divenuta strutturale. Colpisce, ad esempio, il recente omicidio di Primavalle, a Roma, quello della ragazza trovata nel cassonetto. Il ragazzo fermato, immigrato di seconda generazione, dicono l’abbia uccisa per un debito di droga da 30 euro. Il giorno prima di venire massacrata aveva presentato il sospetto assassino alla madre. «Signora, stia tranquilla, voglio bene a sua figlia». Poi, coltellate al collo, alla schiena, all’addome, il cadavere sanguinante messo su un carrello verso i bidoni della spazzatura. Su Instagram il ragazzino di origine cingalese ha più di 10 mila follower, ha inciso un pezzo Trap pubblicato su Spotify, si atteggia da duro. Lei invece era attiva in altri ambiti: faceva la volontaria al Centro accoglienza degli immigrati.

 

È un’immagine che dice tutto. Tuttavia, non possiamo non sentire gli echi di situazioni passate: Pamela Mastropietro, venti anni, squartata da spacciatori dell’Africa nera con precisione mai vista – forse rituale. Oppure Desiré Mariottini, drogata, stuprata e uccisa da un branco che ha poi lasciato il cadavere in uno stabile abbandonato. Aveva sedici anni. E poi, chissà quanti altri casi, e non solo in Italia. In Francia si è avuto il caso, agghiacciante di Lola Daviet, violentata e torturata e uccisa, messa in una valigia da una strana immigrata maghrebina – forse anche qui con una cifra rituale non ancora ben compresa.

 

Non sono storie dell’orrore metropolitano, e nemmeno è solo cronaca nera dell’immigrazione: si tratta di tasselli che compongono il quadro dell’anarco-tirannia che va caricandosi nel sistema operativo dello Stato Europeo.

 

Pensate agli stupri collettivi subiti dalle donne tedesche sotto il Duomo di Colonia. O, sempre a capodanno, allo stesso fenomeno inflitto alle ragazze milanesi sotto il Duomo di Milano.

 

Pensate all’invasione di Peschiera del 2 giugno 2022, dove divenne visibile, e pure filmata e messa sui social, l’impotenza delle forze antisommossa, che caricavano sul lungo lago tra sghignazzi, urla e cachinni, completamente circondati da orde di ragazzini di origine africana che rivendicavano di aver de-italianizzato la cittadina lacustre, resa, per un giorno «Africa».

 

Come noto, nel treno stracarico, al ritorno verso Milano, vennero molestate delle minorenni italiane (a cui, al contempo, è stato usato razzismo: il vagone era solo per africani, dissero) che tornavano da Gardaland. È notizia di pochi giorni fa che l’inchiesta sarà archiviata, le vittime non riescono a riconoscere i volti della bolgia, e le telecamere sul regionale, sorpresa, non funzionavano…

 

E ancora: i «festeggiamenti» per le vittorie ai mondiali del Qatar del Marocco li rammentate? E dell’ultimo capodanno di Berlino qualcuno, a parte Renovatio 21, vi ha parlato?

 

Oppure, uscendo dalla questione migratoria, pensate alla storia dei grandi rave estivi: migliaia di persone che occupano un terreno privato, spacciano in modo massivo, producono continue emergenze sanitarie (l’MDMA, alle volte, non fa benissimo), inquinano come niente. La polizia è fuori a guardare, non interviene.

 

Ognuno di questi episodi serve a farvi comprendere che, malgrado paghiate le tasse e rispettate la legge, siete in balìa di una ferocia che può scoppiare da un momento all’altro, e togliervi tutto: l’attività, la macchina, la casa, la dignità, la sicurezza… i figli.

 

Ogni luogo che credevate dominato dallo Stato democratico è in realtà passibile di divenire una TAZ, una «zona temporaneamente autonoma», come teorizzava negli anni Novanta l’ideologo dell’antagonismo da Centro Sociale Hakim Bey (il quale, en passant, era un grande apologeta della pedofilia).

 

Di più: ogni tessera di questo mosaico umiliante serve in realtà a sottomettervi in modo ancora più profondo, intimo. È quella che, quasi sessanta anni fa, l’esperimento dello psicologo Martin Seligman chiamò Learned Helplessness, ossia «impotenza appresa».

 

Seligman metteva dei cani in una grande scatola, divisa in due da una piccola barriera, che la cavia poteva superare con un piccolo salto, cosa che il cane faceva subito quando si mandava una pesante scossa elettrica sotto le zampe della sezione in cui si trovava. Tuttavia, notò lo psicologo, se si elettrificavano entrambi i pavimenti della scatola – non lasciando quindi uno spazio privo di scosse – il cane rinunciava a muoversi. Diveniva, tecnicamente, depresso, accettava il fatto di essere percosso da una violenza continua e invisibile. Tale tecnica, è emerso in questi anni, è stata utilizzata dalla CIA negli interrogatori nei suoi black sites sparsi in giro per il mondo. E la forma di tortura che piega definitivamente l’animo umano, facendolo sentire, una volta per tutte, impotente…

 

Ecco cosa vi sta succedendo. Ecco perché vi sentite così. Ecco perché stanno lasciando che le vostre vite siano distrutte. Per insegnarvi a sentirvi impotenti, esasperati, senza via d’uscita.

 

Sarete così esausti che obbedirete a tutto. Al massimo, ve la prenderete con il criminale lasciato – appositamente – a delinquere rovinandovi la vita. Ma non vi rivolterete mai. Perché voi siete stati resi docili dal miraggio del pascolo, vi hanno distolto dalla prospettiva del macello che vi aspetta facendovi ruminare uno stipendio e tanta roba d’intrattenimento (Netflix, gli hobby, lo sport, la musica classica e moderna, la libertà sessuale e religiosa, i diritti degli animali e degli LGBT) siete stati bovinizzati – perché voi siete la massa vaccina.

 

Ma chi può volere una cosa del genere?

 

Se ve lo chiedete, non conoscete l’élite al potere, o quantomeno ignorate quale cultura la informi – una cultura che odia l’uomo, odia la donna, odia il bambino, predica la loro riduzione ed escogita trappole di ogni tipo per ferirli, mutilarli, distruggerne il corpo, l’esistenza, la dignità, una cultura che inverte tutto, il bello con il brutto, la fertilità con la sodomia, l’innocenza con la perversione, la vittima con il carnefice – in una parola la Necrocultura, la Cultura della Morte.

 

Tutti i libri che leggono quelli che vi comandano – Attali, Harari, Platone – parlano solo di questo, rassicurano i membri dell’Olimpo che è giusto così, alla popolazione umana va inferta la tecnocrazia più crudele, e loro saranno premiati, vivranno in stupende magioni protette dai lapilli della violenza in strada, magari estenderanno pure la loro vita indefinitamente grazie alla tecnologia transumanista.

 

Si tratta degli alti funzionari di quello che hanno chiamato la Managerial Class, cioè il personale del Managerial State, lo «Stato gestionale» – ossia l’élite che gestisce il Moloch burocratico statale e sovrastatale – in pratica, i guardiani del totalitarismo dell’ora presente, reale quanto non dichiarato.

 

A loro è stato promesso che avranno un destino diverso rispetto a quello dei popolani. Pensate al Macron di queste ore: la Francia brucia, ma lui è a ballare al concerto dell’omosessuale affittatore di uteri Elton John (quello celebrato nei film biografici finanziati dal Vaticano…).

 

Il senso di impudenza, di tracotanza, di vera hybris che questi trasudano è incredibile: tuttavia in nessun modo essi perderanno il potere che hanno accumulato, spiegava Francis decenni fa.

 

Perché «dopo aver conquistato l’apparato statale, gli anarco-tiranni sono la vera classe egemonica nella società contemporanea, e la loro funzione è quella di formulare e costruire la nuova “cultura” del nuovo ordine che immaginano, una cultura che rifiuta come repressiva e patologica la cultura tradizionale e civiltà».

 

Siamo a bordo di una civiltà dirottata per distruggere se stessa, da cui ricomporranno un ordine nuovo, un mondo nuovo dove subirete violenza perenne, gratuita, pur continuando ad obbedire – vaccinandovi, accettando ogni parafilia insegnata ai vostri figli, facendovi portare amabilmente verso la guerra contro una potenza termonucleare – e non smettendo mai di pagare le tasse.

 

Sottomessi, assistete all’inversione di tutte le cose: il bene con il male, la virtù con il peccato, la salute con la malattia, l’onestà con l’assassinio, la pace con la guerra, la vita con la morte.

 

Questo mondo in caricamento, sì, somiglia un po’ all’inferno.

 

Ci arrivate, ora, a capire cosa sta succedendo?

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

 

 

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