Connettiti con Renovato 21

Chimere

Topi «umanizzati» con cellule da feti umani abortiti

Pubblicato

il

 

 

Il 25 luglio la Food and Drug Administration (FDA) ha firmato un contratto per l’acquisto di tessuto «fresco» da neonati abortiti, in modo da poter trapiantare il tessuto nei topi.

 

Lunedì 24 settembre scorso, l’amministrazione Trump ha annullato il contratto. Questa è una vittoria inequivocabile per l’inviolabilità della vita umana.

 

La domanda di fondo ora è: il governo federale darà seguito all’annullamento di questo contratto e metterà fine completamente e definitivamente alla sua pratica di spendere circa 100 milioni di dollari all’anno per ricerche che creano un mercato per i tessuti prelevati da bambini abortiti?

 

Terence P. Jeffrey, autore di articoli per il sito  CNSNews, ne aveva scritto il 7 agosto di quest’anno.

«L’obiettivo è quello di comprare tessuto per topi umanizzati» 

 

Il 13 giugno, la FDA aveva pubblicato un «avviso di pre-sollecitazione* » per manifestare la sua volontà di assegnare il contratto a un’organizzazione no-profit della Bay Area, chiamata Advanced Biosciece Resources.

 

«L’obiettivo è quello di comprare tessuto per topi umanizzati», si legge nella nota. «ABR è l’unica azienda in grado di fornire il tessuto fetale umano necessario per continuare la ricerca in corso condotta dalla FDA».

 

L’avviso chiarì che il governo stava cercando un tessuto fetale «fresco».

 

«Creare animali chimerici dotati di un sistema immunitario umano»

«Per l’impianto in topi gravemente immunocompromessi sono indispensabili tessuti umani freschi per creare animali chimerici dotati di un sistema immunitario umano», si legge nel comunicato.

 

Quando la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti stava studiando le pratiche di approvvigionamento del tessuto fetale nel 2016, l’Università di Harvard ha presentato al Congresso un «documento di riferimento» in risposta a un’inchiesta dell’onorevole Jan Schakowsky, (Democratico-Illinois), che, come dice Harvard, stava «cercando informazioni sui benefici passati e futuri della ricerca sui tessuti fetali».

 

Harvard ha spiegato perché i ricercatori avevano bisogno di tessuti di bambini abortiti volontariamente – piuttosto che di quelli derivanti da aborti spontanei – per creare topi con sistemi immunitari umani, come quelli che la FDA stava realizzando.

 

«I topi che hanno un sistema immunitario umano sono una risorsa scientifica inestimabile, ma vengono modificati per questa condizione esclusivamente attraverso l’utilizzo di materiale fetale umano», ha detto Harvard.

 

La FDA ha fatto presente che aveva bisogno di «tessuti umani freschi» per creare i suoi topi umanizzati.

La FDA ha fatto presente che aveva bisogno di «tessuti umani freschi» per creare i suoi topi umanizzati.

 

«Quasi tutti gli aborti avvengono a casa o in luoghi in cui il materiale fetale non viene recuperato e, soprattutto, conservato in uno stato utilizzabile», continua Harvard nella sua spiegazione.

 

«Il tessuto acquisito durante un intervento programmato o un’autopsia intra-ospedaliera subito dopo la morte non è compromesso dal decadimento relativo all’essere stato ottenuto da un obitorio o da una impresa di pompe funebri», dice Harvard, «proprio per questo motivo, ottenere materiale fetale da un’interruzione di gravidanza volontaria risulta essere una soluzione di gran lunga migliore rispetto all’acquisizione di qualunque materiale possa essere recuperato in seguito a un aborto spontaneo, anche supponendo l’esistenza di un meccanismo per la raccolta di tale materiale».

«Ottenere materiale fetale da un’interruzione di gravidanza volontaria risulta essere una soluzione di gran lunga migliore rispetto all’acquisizione di qualunque materiale possa essere recuperato in seguito a un aborto spontaneo»

 

La FDA ha pubblicato sul suo sito web una presentazione del novembre 2016 che parla dell’uso di un «topo umanizzato» dalla Divisione di Scienze Applicate e Regolatorie.

 

La presentazione include una rappresentazione grafica di come sono realizzati i «modelli di topo umanizzati». Il grafico – intitolato «Sviluppo del fegato umano e del topo con sistema immunitario» – indica che frammenti di fegato e timo sono trapiantati in un «modello di topo gravemente immunocompromesso» per creare un «topo umanizzato».

 

 

Questo grafico raffigurante la creazione di un topo umanizzato è stato pubblicato in una presentazione pubblicata sul sito web della FDA.

 

A luglio, la FDA ha rilasciato a CNSNews.com una dichiarazione sulla sua ricerca riguardante i tessuti fetali e poi ha confermato di aver firmato il contratto del 25 luglio con ABR.

 

«La Food and Drug Administration degli Stati Uniti si impegna a garantire che la sua ricerca sia condotta in modo responsabile, conforme a tutti i requisiti legali e ai più elevati standard etici», dice la dichiarazione della FDA.

Tutte queste spese federali creano un mercato per i tessuti prelevati da bambini abortiti.

 

«Inoltre, la FDA ha messo in atto sistemi per garantire che la ricerca dell’FDA che utilizza il tessuto fetale, così come qualsiasi ricerca finanziata da essa, sia in conformità con le normative e le linee guida federali, statali e locali applicabili, nonché con le politiche della FDA», continua nella dichiarazione.

 

Lunedì 22 settembre, il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti (HHS) che include la FDA, ha posto fine al contratto FDA-ABR.

 

«Dopo una recente revisione di un contratto tra Advanced Bioscience Resources, Inc. e Food and Drug Administration per fornire tessuto fetale umano al fine di sviluppare di protocolli di prova, non è stato sufficientemente garantito che il contratto includesse le protezioni appropriate applicabili alla ricerca sul tessuto fetale o che fossero soddisfatti tutti gli altri requisiti di approvvigionamento», ha dichiarato l’HHS in una nota.

 

«Di conseguenza, il contratto è stato rescisso e HHS sta effettuando un riesame di tutte le acquisizioni che coinvolgono il tessuto fetale umano per garantirne la conformità con le leggi e le normative riguardanti la ricerca sui tessuti umani fetali e la loro acquisizione», ha affermato HHS.

Il National Institutes of Health, una divisione di HHS, stima che quest’anno spenderà 103 milioni di dollari sulla ricerca di tessuto fetale umano. L’anno scorso, sono stati spesi 98 milioni di dollari. L’anno prima, ancora 103 milioni

 

«Inoltre, HHS ha avviato una revisione completa di tutte le ricerche che coinvolgono il tessuto fetale per garantirne la conformità con gli statuti e le normative che disciplinano tale ricerca, e per garantire l’adeguatezza delle procedure e la supervisione di questa ricerca alla luce delle implicate considerazioni regolamentari, morali ed etiche».

 

Il National Institutes of Health, una divisione di HHS, stima che quest’anno spenderà 103 milioni di dollari sulla ricerca di tessuto fetale umano. L’anno scorso, sono stati spesi 98 milioni di dollari. L’anno prima, ancora 103 milioni.

 

Tutte queste spese federali creano un mercato per i tessuti prelevati da bambini abortiti.

 

Tutto questo commercio immorale, dopo le scelte di Trump, dovrebbe finalmente finire.

 

 

*L’avviso di pre-sollecitazione è una comunicazione utilizzata dalle agenzie governative per stabilire se ci sono venditori qualificati ad eseguire lo scopo del lavoro.

 

 

 

Fonte: CNSNews

Continua a leggere

Animali

Scienziati cinesi fanno crescere reni in maiali umanizzati

Pubblicato

il

Da

Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

 

Scienziati cinesi sono riusciti a creare con successo embrioni chimerici contenenti una combinazione di cellule umane e di maiale. Quando sono stati trasferiti in scrofe surrogate, i reni umanizzati in via di sviluppo avevano una struttura normale e una formazione di tubuli dopo 28 giorni.

 

Questa è la prima volta che gli scienziati sono riusciti a far crescere un organo solido umanizzato all’interno di un’altra specie. Un articolo che riportava il loro lavoro è apparso all’inizio di questo mese sulla rivista Cell Stem Cell.

 

I ricercatori del Guangzhou Institutes of Biomedicine and Health si sono concentrati sui reni perché sono uno dei primi organi a svilupparsi e sono anche l’organo più comunemente trapiantato nella medicina umana.

 

«Organi di ratto sono stati prodotti nei topi e organi di topo sono stati prodotti nei ratti, ma i precedenti tentativi di far crescere organi umani nei maiali non hanno avuto successo», afferma l’autore senior Liangxue.

 

L’integrazione delle cellule staminali umane negli embrioni di maiale è stata una sfida perché le cellule suine competono con quelle umane e le cellule suine e umane hanno esigenze fisiologiche diverse.

 

La tecnica del team dipende da tre componenti chiave:

 

  • In primo luogo, hanno creato una nicchia all’interno dell’embrione di maiale in modo che le cellule umane non dovessero competere con le cellule di maiale, utilizzando CRISPR per ingegnerizzare geneticamente un embrione di maiale unicellulare in modo che mancassero due geni necessari per lo sviluppo dei reni.

 

  • In secondo luogo, i ricercatori hanno progettato cellule staminali pluripotenti umane – cellule che hanno il potenziale per svilupparsi in qualsiasi tipo di cellula – per renderle più suscettibili all’integrazione e meno probabilità di autodistruggersi bloccando temporaneamente l’apoptosi. Quindi, hanno convertito queste cellule in cellule «ingenue» simili alle prime cellule embrionali umane coltivandole in un mezzo speciale.

 

  • In terzo luogo, prima di impiantare gli embrioni in via di sviluppo in scrofe surrogate, i ricercatori hanno coltivato le chimere in condizioni ottimizzate per fornire nutrienti e segnali unici sia alle cellule umane che a quelle suine, poiché queste cellule di solito hanno esigenze disparate.

 

Complessivamente i ricercatori hanno trasferito 1.820 embrioni a 13 madri surrogate. Dopo 25 o 28 giorni, hanno interrotto la gestazione ed estratto gli embrioni per valutare se le chimere avessero prodotto con successo reni umanizzati.

 

I ricercatori hanno raccolto cinque embrioni chimerici per l’analisi (due a 25 giorni e tre a 28 giorni dopo l’impianto) e hanno scoperto che avevano reni strutturalmente normali per il loro stadio di sviluppo ed erano composti per il 50-60% da cellule umane. A 25-28 giorni, i reni erano nello stadio mesonefro (il secondo stadio dello sviluppo renale); avevano formato tubuli e gemme di cellule che sarebbero poi diventate ureteri che collegavano il rene alla vescica.

 

Il team ha anche studiato se le cellule umane contribuissero ad altri tessuti negli embrioni, il che potrebbe avere gravi implicazioni etiche, soprattutto se si trovassero abbondanti cellule umane nei tessuti neurali o germinali e i maiali fossero portati a termine. Hanno dimostrato che le cellule umane erano per lo più localizzate nei reni, mentre il resto dell’embrione era composto da cellule di maiale.

 

«Abbiamo scoperto che se si crea una nicchia nell’embrione di maiale, le cellule umane entrano naturalmente in questi spazi», afferma l’autore senior Zhen Dai del Guangzhou Institutes of Biomedicine and Health.

 

«Abbiamo visto solo pochissime cellule neurali umane nel cervello e nel midollo spinale e nessuna cellula umana nella cresta genitale, indicando che le cellule staminali umane pluripotenti non si differenziavano in cellule germinali».

 

Michael Cook

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

SOSTIENI RENOVATIO 21



 

 

 

 

 

Continua a leggere

Chimere

Schillaci mette il ticket alla riproduzione artificiale. Per le chimere umane di Stato

Pubblicato

il

Da

Una notizia che non interessa a nessuno, finita al massimo in qualche boxino poco convinto dei quotidiani, ma per noi importantissima, fondamentale. Perché innesta sempre più un vero cambio biologico la popolazione dell’Italia, portando il Paese verso il suo destino mostruoso – ed è proprio il caso di usare questo aggettivo.

 

Il ministro della Sanità Orazio Schillaci – che, informiamo se qualcuno dormiva, era membro del CTS di lockdown, mascherine e vaccini – ha annunciato che la procreazione medicalmente assistita, o PMA – espressione della neolingua orwelliana per indicare la riproduzione artificiale e gli esseri umani creati in laboratorio – «da gennaio 2024» sarà su pagamento di ticket sanitario per ogni donna «in qualsiasi regione risieda».

 

L’annuncio è stato fatto dal ministro del governo Meloni al convegno «Natalità, work in progress» promosso dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO). Notiamo subito che, in continuità con l’indimenticabile Fertility Day della Lorenzin (ricordate? Quello che si faceva pubblicità, in un cortocircuito inspiegabile solo per i superficiali, con immagini di preservativi), quando si parla di natalità i rappresentanti dello Stato italiano finiscono per parlare di bambini fatti in provetta.

 

Non è che potete farci molto: il ministro melonico-citiessino viene dal medesimo governo che esprime come ministro della Famiglia Eugenia Roccella, che ha rassicurato il mondo (se ce n’era bisogno) che la legge sull’aborto non verrà toccata, e che ultimamente si trova in grande sintonia con Rocco Siffredi, ed è giusto così.

 

Ad ogni modo, qui non si parla di aborto, ma di fecondazione in vitro, che di fatto uccide molti più embrioni dell’aborto, ma non lo sa nessuno, a parte qualche anima lucida e pia e i lettori di Renovatio 21 (due insiemi che talvolta si sovrappongono).

 

«Grazie al decreto tariffe, che ha reso applicabili i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza» dichiara lo Schillaci «dopo sei anni di attesa, abbiamo messo fine a un’iniquità che non era più tollerabile».

 

L’iniquità sarebbe il genocidio di 150 mila, forse 200 mila embrioni (o forse molti di più, comunque più di quelli uccisi con l’aborto) che vengono prodotti in laboratorio, scartati eugeneticamente o ibernati le limbo dell’azoto liquido in attesa del da farsi?

 

Maddechè. L’iniquità a cui si riferisce il ministro riguarda le tariffe, i costi sanitari, insomma il ticket. È iniquo che in alcune regioni si pagasse più o meno per avere il bambino artificiale, non che per farlo si creino in provetta e si trucidino quantità di suoi fratellini (tre? Sei? Dieci? Venti? Quanti? Qualcuno lo sa? Qualcuno ha il coraggio di dirlo?).

 

Fratellini d’Italia, sterminati in massa.

Sostieni Renovatio 21

Si scopre che c’è il problema del turismo sanitario infranazionale anche per chi vuole il bambino in provetta: oltre la metà dei «cicli» (cioè la produzione di embrioni artificiali e l’impianto negli stessi nell’utero della «madre», con oceano di micromorte annesso) è stata effettuata da pazienti che vengono da fuori regione. Turismo procreativo interno, celo.

 

«Abbiamo intrapreso la strada giusta per sostenere le donne che dinanzi a difficoltà nel concepire scelgono la Procreazione medicalmente assistita» rivendica l’omonimo del calciatore delle «Notti Magiche» di Italia ’90. Dopo la pandemia, «si è osservata una ripresa dell’applicazione di tutte le tecniche di PMA» dice contento come Hello Kitty.

 

I dati snocciolati danno conforto: nel 2021 si registra un incremento del 36% rispetto al 2020, con un 50% in più di gravidanze artificiali e i «bambini nati vivi» (bisogna specificare…) aumentati del 49%. Festa grande anche per il dato per cui aumenta la produzione di embrioni nei 121 centri pubblici e privati convenzionati rispetto 211 centri solo privati: insomma, il bambino sintetico è sempre più di Stato, e bisogna gioirne.

 

Lo Schillaci non si è fermato, specificando la necessità di «tutte le indagini necessarie a un adeguato screening prenatale materno e fetale», espressione che talvolta, come sappiamo, copre la porta lasciata spalancata all’aborto (perché il bambino ha la sindrome di down, ha il labbro leporino, oppure magari perché è una bambina, o un bambino, etc.). Per soprammercato è aggiunto che l’opera del governo melonico sta «rendendo sempre più sicuri, ma sempre più a misura di “coppia”, i punti nascita, offrendo parto-analgesia a chi lo richiede»: in pratica, epidurale para todos, e a questo punto non lamentatevi (perché tanto vi stiamo sedando).

 

E poi vi sono i lamenti e per le liste d’attesa, e il costo salato della produzione della vita umana in alambicco: dai 3.500 ai 6.000, 7.000 euro per la fecondazione omologa (cioè, con i gameti appartenenti alla coppia di wannabe genitori) mentre si spendon fino a 9.000 euro se la fecondazione è eterologa, e cioè ovulo o spermatozoo, o ambedue, vengono da altri, in genere generosi donatori (eccerto).

 

Ma ecco che il governo giorgionico ci mette una pezza: il ministro Schillaci fa sapere che dal prossimo anno le donne non pagheranno nulla per la fecondazione omologa, mentre per l’eterologa il costo lo dovrebbero decidere le regioni con un prezzo indicativo attorno a 1500 euro.

 

In pratica, se la cellula sessuale la mette una «coppia», qualunque sia la loro vera relazione, lo Stato paga il bambino sintetico in toto. Se invece volete prendere da fuori la materia con cui plasmare quello che figurerà come vostro figlio, ecco la quota calmierata sui 1500, una bazzecola per tanti borghesi desiderosi di dare un senso all’Audi familiare oltre al portare in passeggiata lo Schnauzer gigante.

 

Renovatio 21 ha insistito tante volte sul fatto che la distinzione tra fecondazione in vitro omologa o eterologa è una cretinata buona per ammassare, anche solo temporaneamente, i cattolici bovini a cui hanno fatto digerire quasi definitivamente i bimbi da laboratorio, in attesa che la Pontificia Accademia per la Vita e magari pure Bergoglio all’Angelus dichiarino lecito, bello e desiderabile il designer baby fatto con la bioingegneria CRISPR.

 

Tuttavia ricordiamo qui brevemente come la pratica oramai si avvicini materialmente agli ideali di Adolf Hitler e camerati: come noto, la Danimarca è considerata il più grande «serbatoio» di donatori di sperma d’Europa, mentre per gli ovuli ci sono dei bei cataloghi, anche online, di fanciulle ucraine, anche disposte come sapete bene a affittare l’utero per modica cifra, anche sotto gli attacchi missilistici di precisione dei russi, perché per il mercato della fine della dignità umana è sempre business as usual – specie nell’Ucraina dove i fanclub del baffetto sono armati e finanziati dal danaro di noi contribuenti ahinoi NATO.

 

E con lo sperma danese, e con le cellule uovo ucraine, come vi aspettate che verrà il bambino sintetico? Sì: biondo dolicocefalo, tipo appena sfornato da un centro Lebensborn SS, a dimostrazione definitiva della continuità totale, nello spirito e nei fatti, tra il nazismo e il mondo moderno.

 

(Vi sono figure politiche che hanno fatto i figli così, magari producendo la prole artificiale in alcuni Paesi invece che di altri con legislazioni ancora da smussare. Qui non faremo nomi)

Aiuta Renovatio 21

Massì: Fratelli d’Italia in provetta. E cosa vi aspettavate?

 

E poi: quanto ci metteranno, i fratelli d’Italia in vitro, a combinare incesti (d’Italia) in vitro? Sì, perché da ogni clinica, che usa lo sperma dello stesso donatore, nascono quelli che sono fratellastri genetici, che poi possono finire, volenti o nolenti, ad accoppiarsi sul territorio, come mostrava anni fa il film Codice 46.

 

Non c’è che dire: goal a ripetizione, Schillaci capocannoniere. Notti magiche.

 

Fin qui sarebbe un pezzo da sito pro-life, sempre che esistano da qualche parte dei pro-life che a parte far firmare petizioni ebeti e chiedere soldi capiscano qualcosa, per esempio l’abominio della fecondazione in vitro e della sua filiera, ma sappiamo che il tema è trattato, con tutto l’orrore del caso, solo su Renovatio 21.

 

Qualcuno si chiederà, a questo punto, se non è che possiamo mettere anche qui la solita cifra fantascientifico-apocalittica, magari parlare del libro della Rivelazione, con i misteriosi adoratori dell’anticristo « il cui nome non è scritto nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo» (Ap, 17, 8).

 

Possiamo accontentare tutti, e rilanciare, parlando di cose pazzesche che non sono nel futuro, ma sono drammaticamente, quanto impercettibilmente, già nella realtà presente.

 

Perché l’aumento smisurato della riproduzione artificiale in Italia produrrà un conseguente aumento di chimere umane nella popolazione.

 

«Chimere umane»? Di cosa stiamo parlando?

 

In biologia, una chimera è un organismo o una creatura che presenta due o più popolazioni di cellule geneticamente diverse, ciascuna originata da zigoti differenti. Queste popolazioni cellulari geneticamente distinte di fatto coesistono all’interno dell’organismo

 

Le chimere umane, ovvero individui derivati dalla combinazione di due embrioni, costituiscono una realtà riconosciuta da un numero significativo di anni, benché questa realtà sia spesso ignorata nonostante il notevole incremento dei casi, come riportato da alcuni professionisti medici.

Sostieni Renovatio 21

Le persone chimeriche, le quali presentano due diversi set di DNA in quanto risultato della fusione di due esseri distinti, effettivamente mostrano disfunzioni che emergono col tempo: il «fratello» che è stato assorbito continua a crescere all’interno del corpo del gemello ospite più sviluppato. È possibile che tessuti come capelli, muscoli e persino occhi si trovino all’interno del corpo di un individuo chimera.

 

In altre situazioni, l’embrione assorbito si sviluppa in modo «coordinato» con l’altro gemello, diventando un organo specifico all’interno del corpo dell’embrione dominante.

 

Il chimerismo ha già giocato brutti scherzi in giro per il mondo.

 

Sono stati riportati casi in cui individui hanno avuto figli, ma non hanno trasmesso il loro proprio DNA ai loro discendenti, poiché gli organi genitali, sia maschili che femminili, erano in realtà derivati dai gemelli assorbiti durante la fase embrionale. Di conseguenza, la loro prole è geneticamente figlia dei fratelli che non hanno mai conosciuto e dei quali non erano nemmeno a conoscenza, ma che esistono nella realtà della genetica: è da capogiro, a pensarci, ma è così.

 

In America, dove i test genetici sono arrivati al consumatore, saltano fuori casi sempre più allucinanti. I servizi sociali tolgono i bambini ad una donna, che viene arrestata dalla polizia dopo un test del DNA: i figli non sono suoi, li ha rapiti – invece li ha partoriti lei, solo che i suoi organi riproduttivi erano in realtà della sorella che condivideva con lei il grembo materno, e che si è fusa con la donna, che quindi, da figlia unica, ha una sorella, ma non la ha mai vista, perché è dentro di lei, ma al contempo è la vera madre dei suoi figli (sì, gira la testa). Prima di risolvere legalmente questo problema, la signora ne ha passate di ogni tipo.

 

Stesso caso per un uomo che si è sentito dire di non essere il padre dei suoi figli, in quanto il vero padre, dissero i medici, era secondo i risultati del DNA un parente stretto, un fratello (vicenda di corna abbastanza classica). E invece, l’uomo era figlio unico – suo fratellino si era sistemato, molto prima di nascere, come organo genitale del fratellone, e ha continuato così, generando così dei figli con la cognata.

 

L’aberrazione biologica qui fa il paio con quella sociale, perché le ramificazioni di distruzione della società, della famiglia, del concetto stesso di identità individuale sono abissali.

 

Ora, non può non esserci un aumento dei casi di chimere umane visto l’incremento degli impianti multipli previsti nei procedimenti di riproduzione assistita. Nella PMA, i medici inseriscono nella donna più embrioni con la speranza che almeno uno di essi si sviluppi con successo. Questa pratica può portare non solo a parti gemellari e plurigemellari (che sono, come visibile, tipici della riproduzione artificiale), ma anche, in alcuni casi non sempre riconosciuti, a fenomeni di chimerismo umano.

 

Capite dove siamo? Capite dove siamo diretti? La vedete la «strada giusta» di cui parla il ministro?

 

La strada dove ci stanno gettando è circondata da mostri. Non ne vogliamo alle persone affetta da questa condizione, che meritano tutti i pensieri, le cure, le preghiere del caso – anche quando stanno bene, e non si sono ancora accorti di nulla. I mostri sono, etimologicamente, degli ammonimenti, dal latino monēre, «avvisare, ammonire».

 

Notiamo come nel mondo classico i mostri fossero spesso la fusione di creature diverse: la manticora, il centauro, l’arpia… la sfinge, soprattutto.

 

La sfinge: mezza donna e mezzo leone, era una sorta di guardiano della soglia, un gatekeeper. Rappresentava, nella sua mostruosità, un ammonimento a che si mantenesse l’ordine cosmico a Tebe. Una volta sconfitta la Sfinge, il mito vuole che l’incesto si consumasse nella città con Edipo e sua madre, e di lì la disgrazia, la guerra fratricida, la dissoluzione morale. L’ordine naturale perduto.

 

La sfinge, il mostro, ammoniva che passato un certo limite sarebbe sorto il caos e il male ad infettare e distruggere la società umana: anzi, proprio la società umana, passato quel limite sarebbe divenuta fatta di mostri, mostruosa in sé.

 

Ora, con la provetta di Stato, l’Italia si dirige verso un futuro letteralmente, materialmente, biologicamente mostruoso. Scriverlo mi dà pure un po’ fastidio, perché non so quanti possano comprendere la realtà di quanto sto dicendo – ed esserne giocoforza sconvolti.

 

Fratelli chimerici d’Italia. L’Italia popolata da mostri, e la legge naturale disintegrata per sempre.

 

Questo è ciò che sta accadendo. Notti magiche, inseguendo un embrione chimera di Stato.

 

Con il danaro del contribuente, per la definitiva mutazione biologica teriomorfa del Paese.

 

Roberto Dal Bosco

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21



 

Continua a leggere

Chimere

Cellule staminali di cervo utilizzate per far crescere «mini corna» sui topi

Pubblicato

il

Da

Cellule staminali di cervo sono state utilizzate per far crescere strutture simili a corna sulla fronte dei topi, aprendo la possibilità che queste cellule possano essere utilizzate per la rigenerazione degli arti in futuro. Lo riporta BioNews.   Le corna di cervo cadono e si rigenerano ogni anno, il che significa che i cervi sono uno dei pochi mammiferi che non hanno perso completamente la capacità di rigenerare le appendici del corpo. Tuttavia, i processi cellulari coinvolti non sono completamente compresi.   «Per rispondere a questa domanda fondamentale, abbiamo deciso di studiare in dettaglio la composizione cellulare e le dinamiche di espressione genica del tessuto delle corna durante tutto il suo ciclo di rigenerazione» ha detto Tao Qin, l’autore principale dell’articolo pubblicato su Science.   Guidati dal professor Qiu Qiang e dal suo studente di dottorato, Qin, i ricercatori della Northwestern Polytechnical University di Xi’an, in Cina, hanno iniziato studiando circa 75.000 cellule di corna di cervo prima, durante e dopo la caduta delle corna. Utilizzando una tecnica chiamata sequenziamento dell’RNA, il team ha identificato un gruppo specifico di cellule staminali essenziali per la rigenerazione delle corna.   Il team di ricerca ha scoperto che dieci giorni prima della caduta delle corna, c’era un aumento significativo di un tipo di cellula staminale nel moncone che rimane quando le corna cadono. Altri cinque giorni dopo, queste cellule staminali avevano generato un nuovo sottotipo di cellule staminali, che i ricercatori hanno chiamato cellule blastema progenitrici di corna (ABPC).   Dieci giorni dopo la caduta delle corna, i ricercatori hanno scoperto che gli ABPC avevano iniziato a formare cellule ossee e cartilaginee. Alcuni geni espressi negli ABPC sono stati espressi anche in cellule che aiutano a rigenerare il tessuto in altre specie, come i topi, che possono rigenerare la punta delle dita. Ciò potrebbe suggerire che questi geni sono importanti tra le specie per la rigenerazione degli arti.   I ricercatori hanno poi voluto scoprire se gli ABPC potessero essere usati per far crescere strutture simili a corna nei topi. Quindi, gli ABPC sono stati estratti dai cervi, cresciuti in laboratorio e poi trapiantati nella fronte dei topi. Solo 45 giorni dopo, i topi avevano elle protuberanze sulla testa che assomigliavano a strutture simili a corna. Significativamente, queste mini corna contenevano ossa e cartilagine.   Il recente studio si basa su precedenti ricerche condotte anche in Cina che hanno fatto crescere ceppi di corna sui crani dei topi inserendo tessuto di corna di cervo sotto la pelle della fronte.   I risultati della ricerca di Qin potrebbero avere implicazioni per la ricerca sulla rigenerazione degli arti umani. Gli autori hanno spiegato che «l’induzione di cellule umane in cellule simili ad ABPC potrebbe essere utilizzata nella medicina rigenerativa per le lesioni scheletriche o la rigenerazione degli arti». Scrive Bionews che «tuttavia è necessario ulteriore lavoro prima di poter comprendere l’importanza delle recenti scoperte».   Come riportato da Renovatio 21, un’operazione non dissimile è quella di innestare tessuti di feto abortito per creare topi umanizzati da usare in laboratorio. Altre forme di topi umanizzati sono quelli modificati direttamente nella genetica inserendo geni umani. Alcuni di essi, si dice, sono utilizzati nel laboratorio di Wuhan. La Cina ha sviluppato inoltre anche maiali umanizzati geneticamente da utilizzare nella ricerca del COVID.   Il trapianto interspecifico (cioè tra le specie) di cellule staminali apre ad altre possibilità di creazione di chimere, di essere fatti da più DNA magari di specie diverse, anche riguardo all’ambito umano, e non solo per la creazione di uomini con le corna.   Embrioni chimerici uomo-scimmia sono stati fatti crescere in esperimenti sino-americani sino a 20 giorni.   La nuova legge bioetica francese proposta due anni fa segnava, oltre alla fine del riconoscimento della paternità, ma anche l’inizio della normalizzazione delle chimere –  esseri ibridi, dotati di più DNA.          
Continua a leggere

Più popolari