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Maternità

Riduzione del seno: se amputarsi le tette diventa una questione femminista

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Molti conoscono il caso di Angeline Jolie, che si fece asportare il seno preventivamente: disponendo della mutazione famoso gene BRCA1, quella che teoricamente porterebbe a maggiori possibilità di cancro alle mammelle, la diva anni nel 2013 diede ampia pubblicità alla doppia mastectomia preventiva.

 

Il trend è ora in aumento. Secondo le cronache, tantissime giovani sotto i 30 anni con casi di tumori al seno in famiglia si rivolgono al chirurgo per tagliare via le mammelle.

 

Tuttavia, questa molto discutibile pratica medica di amputazione non è l’unico motivo per cui la chirurgia sta mutilando a tante donne l’organo dell’allattamento e della femminilità.

 

Il New York Times lo scorso mese ha mandato in stampa un lungo articolo intitolato «La questione femminista della riduzione del seno».

 

L’autrice è una giovane che si fa raffigurare in canotta, con un seno piuttosto prosperoso e nessun reggiseno ad occultare i capezzoli che premono sul tessuto tra tatuaggi a caso. La didascalia ci informa tuttavia che la foto è scattata dopo l’operazione di riduzione del seno.

 

Perché l’articolista ha optato per intervenire chirurgicamente per diminuirsi le tette? Beh, viene raccontata una storia piuttosto triste.

 

«Ero una ragazza sicura di sé e atletica (…) Poi è arrivato il mio seno: enorme, pesante e primo tra i miei coetanei. Hanno segnato il prima e il dopo del mio corpo, cosa significava nel mondo delle persone e cosa significava per me».

 

«La mia trasformazione mi ha inibito sia fisicamente che socialmente. Non potevo più correre, in parte perché era scomodo (…) ma anche perché non potevo essere visto correre. Ho smesso di fare sport, ho smesso del tutto di giocare all’aperto. Peggio ancora, sono stata perseguitata dai ragazzi e detestato dalle ragazze e presto ho sviluppato la reputazione di puttana. All’inizio, ciò era dovuto esclusivamente al mio seno, ma è peggiorato quando ho ceduto con riluttanza ai ragazzi che volevano toccarli. L’attenzione sessuale poteva essere allettante, ma lo spettro del piacere era un miraggio (…) ho acconsentito ad atti che mi hanno sopraffatto e sono stata incessantemente molestata a scuola».

 

Un seno enorme e desiderato da tutti, una vera maledizione. Al contempo, un grimaldello infallibile per il focus altrui.

 

«Nei successivi 25 anni, il mio seno ha attirato attenzioni che altrimenti non avrei ricevuto. Come un faro sessuale, segnalavano agli uomini ovunque».

 

Purtroppo però, l’autrice confessa di aver «sempre saputo di essere queer e ho iniziato a frequentare donne da adolescente». Queer non abbiamo mai capito bene cosa significhi, dovrebbe essere la Q in LGBTQ. Arrotondiamo, per nostra ignoranza, nel dire che in questo caso si tratta di qualcosa di vicino al lesbismo (ma non ne siamo sicuri).

 

L’autrice, confessando di preferire partner femminili, aggiunge però un commento oscuro: «mentre trovavo rifugio in queste relazioni intime, vivevo ancora nel mondo degli uomini e le dimensioni del mio seno significavano che il mio corpo era loro per lo sguardo, il commento, l’afferramento e il feticismo».

 

Insomma, la maledizione continua. Anche perché, pare di capire, il «mondo degli uomini», notoriamente e misteriosamente attratti dalle tette, non era stato ancora abbandonato.

 

Ecco quindi che scatta il primo cortocircuito femminista: «per la maggior parte della mia vita, ho voluto disperatamente che il mio corpo fosse diverso, e ho anche inteso l’ossessione come un difetto, come un fallimento per essere una vera femminista».

 

Se hai le tette grosse, non puoi davvero essere una vera femminista. Ma in realtà bisogna cercare comprensione anche lì.

 

«Ho pensato che dovevo accettare il mio corpo, amare il mio corpo e trovarlo bello, per respingere con successo il messaggio interiorizzato della cultura patriarcale».

 

Eccoci: le tette come «messaggio interiorizzato della cultura patriarcale». Le tette, oscene Quisling del corpo femminile, sono chiaramente complici del patriarcato. Perché i patriarchi, notoriamente e misteriosamente, per lo più adorano le tette (non tutti, per qualche oscuro motivo).

 

È stato duro, per la femminista, cercare la via del bisturi.« La più importante teorica femminista contemporanea sull’argomento, in un articolo del 1991 sulla rivista Hypatia, che la chirurgia estetica fosse “considerata come una forma estrema di misoginia medica, che produce e riproduce i temi culturali perniciosi e pervasivi della femminilità carente”».

 

La chirurgia estetica è patriarcale, in sé. «La donna che ha ceduto al desiderio di commettere una tale violenza sul proprio corpo era una “droga culturale”, afflitta da falsa coscienza, credendo di aver fatto una scelta personale mentre in realtà si arrendeva a un sistema che controlla e opprime le donne».

 

Quelle che si aumentano il seno o si botoxano lo fronte, insomma, sono delle tossiche schiave dei maschi.

 

L’autrice maggiorata quindi parla del tentennamento nei confronti del chirurgo estetico: « quando avevo vent’anni, le uniche persone che sapevo che l’avevano fatto erano amiche che lavoravano nell’industria del sesso, per i quali sembrava un investimento professionale piuttosto che personale».

 

Un attimo… cosa significa «amiche che lavoravano nell’industria del sesso»? Prostitute? Attrici porno? In che senso «amiche»?

 

Dopo discussione con la «moglie», l’autrice si decide infine per l’intervento.

 

L’esperienza è descritta con toni mistici: «nella sala operatoria il corpo è sacro solo al suo abitante. Mi è venuta addosso di soppiatto, la strana sensazione di sacralità, mentre il mio chirurgo mi ha stretto, misurato e scarabocchiato sul seno con un pennarello la mattina del mio intervento».

 

Strana «sacralità del corpo», che si esprime nella sua mutilazione. Tuttavia, sul versante tecnico-organolettico dell’esperienza, «La mattina del mio intervento chirurgico al seno, ero felice di non dover vedere le mie parti scartate gettate nella spazzatura».

 

La questione femminista rimane:

 

«Nonostante la considerazione dell’esperienza vissuta dalle donne con la chirurgia estetica, la teoria femminista la considera ancora in gran parte problematica, un modo per scambiare una sofferenza terribile con una sofferenza meno terribile: la scelta è quella di continuare a vivere in un corpo che si sente insopportabile o di subire un aborrente violenza. Il presupposto è che nessuno sceglierebbe la violenza fisica se non per alleviare sofferenze insopportabili».

 

«Questo semplicemente non è vero» realizza la fanciulla ex-gigantomastica, rivelando d’improvviso cose inaspettate. «Lo dico non solo come ex dominatrix professionista, ma come persona che ha capito da tempo che la maggior parte delle forme di guarigione include il dolore e molte includono la violenza».

 

Piano, piano, scusate, un secondo.

 

Cosa è una dominatrix professionista? Apprendiamo dall’enciclopedia online che una «dominatrice», detta anche «padrona», è una donna che nelle pratiche sadomasochiste interpreta il ruolo dominante.

 

Cioè: quella con il corpetto nero, il frustino che schiocca, magari una maschera di lattice i tacchi a spillo con cui eseguire crudeltà indicibili.

 

«Riveste invece una certa diffusione il fenomeno delle Prodomme» scrive Wikipedia, «ovvero di donne che esercitano professionalmente il ruolo di padrona, spesso all’interno di un dungeon [sotterraneo, ndr] ben attrezzato, percependo denaro come profitto della propria attività. Tali rapporti, quando consistono in uno scambio tra prestazione sessuale e denaro, vengono inquadrati nell’ambito della prostituzione».

 

Quindi, una dominatrice professionista è…

 

Ma quindi, con quel seno pazzescamente problematico, è possibile dire che l’autrice del pezzo ci abbia «lavorato»? Che abbia in qualche modo contribuito ai suoi guadagni?

 

Insomma, seguite la linea: palpamenti e pentimenti, femminismo, omosessualismo, sadomasochismo «professionale», amputazione delle mammelle. Il quadro è questo.

 

E noi, in tutto questo, cosa cosa ci vediamo?

 

La mortificazione assoluta dell’essere femmina, dell’essere donna. La mutilazione di organi della maternità: alla fine finiamo sempre là, all’attacco alla donna generatrice della vita, custode del genere umano.

 

Fateci caso: i cristiani, di solito non sempre comprensivi riguardo alle nudità, per millenni non hanno avuto problemi a raffigurare l’allattamento di Gesù dal seno di Maria. Ciò rimane, anche se sempre più in difficoltà, anche nella vita reale: se una madre si mette a bordo della strada ad allattare, nessuno si scandalizzava, fino a poco tempo fa. Si scandalizzava se qualcuno le urlava che stava facendo una cosa indecente.

 

Ma quale indecenza? La funzione del seno è, per la continuazione dell’umanità, per la legge naturale, davvero sacra.

 

Qui invece, per blasfema perversione nosocomiale, diviene «sacra» la sua riduzione chirurgica. Perché l’ora presente santifica cioè che distrugge i sessi biologici e la riproduzione naturale.

 

Ecco, in tutta questa storia ci vediamo un paragrafo poco considerato dell’azione della Necrocultura: la guerra del mondo moderno contro le tette.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alimentazione

La dieta delle donne incinte influisce sulle caratteristiche facciali dei loro figli: studio

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Un recente studio pubblicato su Nature Communications suggerisce che la dieta di una madre durante la gravidanza è un fattore significativo nel modo in cui si modellano i tratti del viso a causa di una complessa danza tra l’espressione genetica e la quantità di proteine che ingerisce nel mentre il feto sta nel ventre materno.

 

Un team internazionale di scienziati è giunto a questa conclusione raccogliendo e trascrivendo i geni responsabili della formazione del viso umano, identificando da questo gruppo i complessi proteici chiamati mTORC1 che, secondo loro, potrebbero delineare le caratteristiche del viso.

 

Per vedere se il percorso mTORC1 influenza effettivamente i tratti somatici, gli scienziati hanno preso topi e pesci zebra geneticamente modificati dove potevano monitorare l’attività di mTORC1 e li hanno nutriti con diete diverse.

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Da lì, hanno scoperto che una dieta ricca di proteine influenzava l’attività di mTORC1 portando a caratteristiche facciali più prominenti, mentre le diete a basso contenuto proteico portavano a caratteristiche facciali più piccole. In sintesi, hanno scritto, l’assunzione di proteine materiali è correlata a «cambiamenti sottili ma distinti nella forma craniofacciale degli embrioni».

 

«Questa capacità del percorso mTORC1 di modulare la modellatura del viso, insieme alla sua conservazione evolutiva e alla capacità di percepire gli stimoli esterni, in particolare gli aminoacidi alimentari, indicano che il percorso mTORC1 può svolgere un ruolo nella plasticità fenotipica del viso» scrive il paper.

 

«In sintesi, abbiamo dimostrato qui che la via mTORC1 modula la modellatura embrionale degli elementi scheletrici craniofacciali allo stadio di condensazioni condrogeniche, con successiva messa a punto durante l’intercalazione dei condro-progenitori. Inoltre, forniamo prove di un impatto dell’assunzione di proteine ​​materne durante la gravidanza sulla formazione della cartilagine craniofacciale fetale. Questi risultati forniscono importanti informazioni sui meccanismi alla base della modellatura craniofacciale e, potenzialmente, anche sulla plasticità fenotipica di questo processo e, inoltre, aiutano a chiarire il ruolo delle proteine ​​alimentari materiali durante la gravidanza in questo contesto».

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La dieta della madre durante la gravidanza svolge risaputamente un ruolo nell’aspetto dei bambini, come indica il problema dell’assunzione di alcol durante la gravidanza, ciò può portare alla nascita di bambini con determinate caratteristiche che indicano la cosiddetta «sindrome alcolica fetale». Anche il fumo prima o dopo il concepimento è stato collegato ad uno sviluppo embrionale ritardato.

 

Come riportato da Renovatio 21, diversi studi in questi anni hanno portato l’attenzione anche sull’assunzione di farmaci che possono danneggiare i nascituri, come l’ibuprofene (che assunto all’inizio della gravidanza potrebbe interferire con la futura fertilità delle figlie) e soprattutto gli antidepressivi, con riguardo per le benziodiazepine (Xanax, Valium), che secondo studi aumenterebbero il rischio di gravidanze ectopiche.

 

Avvertimenti sono stati fatti nei confronti degli effetti sulle gravidanze dei nuovi farmaci dimagranti. Un comune farmaco antidiabetico è stato collegato due anni fa a difetti alla nascita.

 

In America si assiste peraltro al tristissimo fenomeno dell’aumento delle overdosi di droga tra le donne incinte.

 

Quest’anno è emerso altresì che l’esposizione al glifosato durante la gravidanza può far aumentare il rischio di ridotta funzionalità cerebrale del bambino.

 

Come riportato da Renovatio 21, i nuovi vaccini RSV sono stati correlati alle nascite premature, mentre attivisti come la scrittrice Naomi Wolf sono arrivati a ritenere che i vaccini mRNA abbiano possibilmente un vero e proprio effetto feticida. Due anni fa un parlamentare della provincia dell’Ontario, in Canada, chiese conto del boom di bambini di madri vaccinate nati morti.

 

Come noto, i test per i vaccini COVID sulle donne incinte sono stati iniziati solo dopo che il programma di vaccinazione universale era stato fatto partire includendo pure le donne in dolce attesa.

 

Tre anni fa gli scienziati rilevarono nel corpo delle donne gravide sostanze chimiche indecifrabili.

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Maternità

Neonato abbandonato sugli scogli, rintracciata la madre. I giornali parlano, ovviamente, di «degrado»

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Domenica scorsa un neonato è stato trovato morto dentro uno zaino abbandonato sugli scogli di Villa San Giovanni, in provincia di Reggio Calabria. Il bambino – di sesso maschile, a differenza delle prime indiscrezioni che parlavano di una femmina – aveva ancora il cordone ombelicale attaccato.   Il cadavere del bimbo era stato trovato ieri da alcuni pescatori della zona. Secondo quanto riportato da ReggioToday, «il colore scuro della pelle, probabilmente dovuto al trauma del parto, insieme alla placenta e al cordone ombelicale ancora attaccati, hanno tratto in inganno i primi soccorritori».   Oggi i giornali nazionali insistono tutti, come in un’excusatio non petita, che la persona individuata, una ragazzina di 13 anni, è di nazionalità italiana. La giovane madre è stata trovata e ricoverata in ospedale a causa di una setticemia. Secondo quanto scrive Il Fatto Quotidiano sarebbe «accompagnata dalla madre e da un’altra familiare, oltre che dalle forze di polizia».   Il parto sembra essere avvenuto lo scorso fine settimana, ma nessun dettaglio della vicenda sembra chiaro. Gli investigatori e gli inquirenti mantengono il massimo riserbo sui dettagli del caso, che si svolge in un contesto di «grave degrado».

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L’autopsia disposta per oggi presso il Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria servirà a capire se la morte del neonato è anteriore all’abbandono sugli scogli.   Le indagini, coordinate fra gli altri dal PM Giuseppe Creazzo – già noto come procuratore di Firenze ai tempi di Renzi – sono volte a «ricostruire l’intero quadro delle responsabilità già nelle prossime ore quando sperano di rispondere a un’altra delega della Procura: se la decisione di abbandonare il neonato è stata assunta solo dalla minorenne (che non è imputabile) o se quest’ultima è stata condizionata da qualcuno più grande di lei che l’ha costretta a non recarsi in ospedale quando è arrivato il momento del parto», scrive Il Fatto. «Con le dovute cautele, gli investigatori stanno cercando di capire chi è il padre del neonato e se la gravidanza sia stata il frutto di una violenza. Una risposta che, vista l’età della madre, sembra scontata e non fa che confermare il contesto degradato in cui le vittime sono due: il neonato e la ragazzina».   Curioso: due mesi fa aveva scritto un articolo intitolato «Un altro feto trovato nel cassonetto. Volete davvero credere alla favola del disagio sociale?». Oggi vediamo l’automatismo pavloviano realizzarsi ancora: feto morto, e i giornali a ripetere «degrado», «disagio», «contesto degradato».   Notiamo inoltre che si tratta di un caso piuttosto raro: molto spesso non sentiamo dai giornali che si è identificata la madre di un feto trovato nel cassonetto, un grande classico degli ultimi decenni, sulla cui vera dinamica Renovatio 21 ha iniziato avanzare qualche dubbio.   Parimenti, non hanno mai padre e madre rintracciati, né indagine approfondite, i feti che qui e là vengono trovati in barattoli abbandonati o semisepolti in giro per l’Italia, in specie in aree verdi.   Né abbiamo saputo dai giornali chi erano le madri di quei tanti feti trovati in un barile in quel capannone di Granarolo, fuori Bologna: si è detto che sarebbero appartenuti ad un ente universitario, e qualcuno può considerare il mistero risolto così. Noi mica tanto: da dove venivano quei bambini? Perché i loro cadaveri venivano stivati in quel modo?   Domande per fatti che, a differenza di questo dramma reggino, spariscono immediatamente dalle cronache.   Due mesi fa Renovatio 21 aveva scritto un articolo intitolato «un altro feto trovato nel cassonetto. Volete davvero credere alla favola del disagio sociale?» Ora il «disagio sociale» davanti ad un feto morto è gridato in prima pagina.

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Gravidanza

Un nuovo studio collega il vaccino Pfizer RSV per le donne incinte alle nascite premature

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

La prima analisi sulla sicurezza post-autorizzazione del vaccino Abrysvo RSV della Pfizer ha rilevato che il tempo medio tra la vaccinazione e la nascita pretermine era di tre giorni. Due terzi dei casi segnalati si sono verificati entro una settimana.

 

Un nuovo studio prestampato mostra un segnale di sicurezza statisticamente significativo per la nascita pretermine associata al vaccino Abrysvo contro il virus respiratorio sinciziale (RSV) di Pfizer.

 

La prima analisi sulla sicurezza post-autorizzazione del vaccino RSV di Pfizer – la proteina F di prefusione dell’RSV (RSVPreF) – ha rilevato che il tempo medio tra la vaccinazione e la nascita pretermine era di tre giorni.

 

Due terzi dei casi segnalati si sono verificati entro una settimana.

 

«Questo studio evidenzia la continua preoccupazione per la nascita pretermine tra le persone in gravidanza dopo la vaccinazione RSVPreF», hanno scritto gli autori.

 

Ricercatori canadesi della Scuola di Epidemiologia e Salute Pubblica dell’Università di Ottawa hanno valutato tutti gli eventi avversi segnalati nel database VAERS (Vaccine Adverse Event Reporting System ) in seguito all’immunizzazione dall’RSV tra il 1 settembre 2023 e il 23 febbraio 2024.

 

Tra le 77 segnalazioni presentate al database – il 55% delle quali classificate come gravi – il parto pretermine è stato l’evento avverso specifico della gravidanza più comune, seguito dalla rottura prematura delle membrane, dal taglio cesareo, dalla dilatazione cervicale e dall’emorragia durante la gravidanza.

 

Altri eventi avversi non specifici della gravidanza includevano mal di testa, eritema nel sito di iniezione e dolore nel sito di iniezione.

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60 anni di storia dei problemi relativi al vaccino RSV

Il dottor David Healy, un esperto di sicurezza dei farmaci, ha dichiarato a The Defender che i vaccini RSV sviluppati finora hanno una storia di 60 anni di problemi.

 

«Sembra che i nostri ultimi sforzi per superare questi problemi non abbiano aiutato e stiano portando a nascite premature che hanno effetti a catena per tutta la vita insieme a infezioni da RSV più gravi nei bambini dove queste dovrebbero essere innocue», ha affermato Healy, autore di «Pharmageddon».

 

«Sessant’anni fa abbiamo riconosciuto i problemi e ci siamo fermati. Ma ora sembriamo determinati ad andare avanti a prescindere», ha detto Healy. «L’intensa spinta per ottenere questi vaccini significa che tutti avremo dei familiari colpiti: questa non è una preoccupazione astratta», ha aggiunto.

 

La Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha approvato Abrysvo di Pfizer per le donne incinte nell’agosto 2023. Nel settembre 2023, il CDC ha raccomandato che fosse somministrato alle donne incinte durante le settimane 32-36 della loro gravidanza per proteggere i bambini dall’infezione del tratto respiratorio inferiore associato alla malattia RSV dopo la nascita.

 

L’American College of Obstetricians and Gynecologists raccomanda anche una singola dose di vaccino RSV della Pfizer per le donne incinte.

 

In una lettera alla redazione del BMJ lunedì, il dottor Peter Selley, un medico generico in pensione del Regno Unito, ha affermato che i risultati preliminari dei ricercatori dell’Università di Ottawa forniscono «una buona ragione» per cui il comitato consultivo sui vaccini del Regno Unito «non dovrebbe affrettarsi… nel formulare raccomandazioni su una politica di immunizzazione fino a quando non saranno stati riportati ulteriori studi sulla sicurezza».

 

Selley ha detto a The Defender che, sebbene lo studio non sia ancora sottoposto a revisione paritaria, è pubblicato su un server di prestampa molto apprezzato, medRxiv. «Ciò fornisce ancora un altro indicatore del fatto che le nascite premature rappresentano un problema», ha affermato. «Ciò fornisce ancora un altro indicatore del fatto che le nascite premature rappresentano un problema», ha affermato.

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Il vaccino RSV è stato lanciato nonostante il noto rischio di parto pretermine

I dati degli studi clinici condotti da Pfizer su Abrysvo hanno mostrato tassi elevati di parto pretermine tra le donne vaccinate, ma i tassi più elevati non erano statisticamente significativi, ha affermato Pfizer.

 

Tuttavia, la FDA ha limitato l’approvazione del vaccino per le donne nelle settimane 32-36 della gravidanza per ridurre il rischio e ha imposto studi di follow-up post-commercializzazione sia per la nascita pretermine che per l’eclampsia.

 

L’agenzia ha anche etichettato la nascita pretermine come un potenziale rischio associato al vaccino.

 

Pfizer ha anche osservato più disturbi ipertensivi della gravidanza tra i soggetti che hanno ricevuto il vaccino RSVpreF rispetto ai soggetti che hanno ricevuto il placebo nei suoi studi Abrysvo. Il produttore del farmaco ha stabilito che il tasso di disturbi non era statisticamente significativo.

 

Alcuni membri del comitato consultivo sui vaccini della FDA hanno affermato di avere seri problemi di sicurezza sulla base dei dati degli studi clinici e quattro membri hanno votato contro l’approvazione del farmaco.

 

GSK ha interrotto lo sviluppo del suo vaccino RSV per le donne incinte quando ha riscontrato un segnale di sicurezza per le nascite premature tra le donne vaccinate . In quello studio, per ogni 54 bambini nati da donne che avevano ricevuto il vaccino, si è verificata un’ulteriore nascita pretermine.

 

Anche le morti neonatali – la morte di un bambino nei primi 28 giorni di vita – sono state più elevate nel gruppo vaccino GSK, verificandosi nello 0,4% dei bambini nel gruppo vaccino (13 su 3.494) e nello 0,2% nel gruppo placebo (3 di 1.739), che hanno anche notato non essere statisticamente significativo.

 

Al contrario, non ci sono stati decessi legati all’RSV nello studio GSK, che ha arruolato oltre 10.000 madri e neonati prima che fosse interrotto.

 

Sebbene il vaccino RSV materno della Pfizer approvato dalla FDA sia bivalente e il RSVPreF3-Mat della GSK sia monovalente, «i vaccini sono altrimenti simili», secondo un editoriale sul New England Journal of Medicine della dottoressa Sonja A. Rasmussen e Denise J. Jamieson.

 

Gli autori dell’articolo affermano che sarebbero necessari più dati per sapere se il vaccino fosse responsabile del segnale di sicurezza. «Non è noto se il segnale di sicurezza nello studio RSVPreF3-Mat sia reale o si sia verificato per caso», hanno scritto. E anche se il segnale fosse reale, sostengono, «è essenziale valutare questo piccolo rischio rispetto ai benefici dimostrati della vaccinazione materna contro l’RSV».

 

A marzo, poco prima della pubblicazione dell’editoriale, Jamieson è stato nominato membro del comitato consultivo sui vaccini del CDC.

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Ulteriori ricerche «urgentemente necessarie»

Lo studio aggiunge ulteriore evidenza al fatto che potrebbe esserci un reale segnale di sicurezza per la nascita pretermine associata ad Abrysvo.

 

Per realizzare lo studio, i ricercatori hanno estratto dal database VAERS tutte le segnalazioni di eventi avversi legati al vaccino RSV. Hanno ristretto la portata dei rapporti estratti alle donne incinte.

 

Hanno analizzato l’età materna, l’età gestazionale al momento della vaccinazione, l’intervallo fino all’insorgenza dell’evento e hanno riportato i risultati.

 

Utilizzando una tecnica di data mining statistico comunemente utilizzata per rilevare i segnali di sicurezza – la rete neurale di propagazione della confidenza bayesiana – hanno calcolato il segnale di sicurezza per gli eventi avversi legati al vaccino RSV.

 

Gli autori hanno affermato che il punto di forza del loro studio risiede nell’analisi del VAERS, che è «un sistema di farmacovigilanza completo, con un ampio ambito nazionale, capacità di sorveglianza quasi in tempo reale e abilità nel rilevare rari AEFI» – eventi avversi successivi all’immunizzazione.

 

Le limitazioni, hanno detto, derivano da limitazioni inerenti al database stesso, vale a dire che si basa su dati riportati dai partecipanti con informazioni sanitarie meno complete e può avere bias sia di sovra- che di sotto-segnalazione.

 

Inoltre, nel VAERS, è più probabile che vengano segnalati eventi temporalmente vicini alla vaccinazione. Selly ha affermato che ciò potrebbe spiegare perché le nascite premature sono avvenute molto vicino alla vaccinazione e altri problemi, come le nascite pretermine successive o la preeclampsia, non sono apparsi nell’analisi.

 

Di conseguenza, gli autori dello studio hanno affermato di non poter stabilire la causalità e che sono «urgentemente necessarie ulteriori ricerche».

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Un vaccino contro il virus RSV per i bambini?

L’RSV è un virus respiratorio comune che di solito causa lievi sintomi simili al raffreddore, ma in alcuni casi può portare al ricovero in ospedale e alla morte nei neonati e negli anziani.

 

All’età di 2 anni, il 97% di tutti i bambini è stato infettato dal virus RSV, che conferisce un’immunità parziale, rendendo meno gravi eventuali episodi successivi.

 

Ma il carico di malattia per i neonati può essere grave. Negli Stati Uniti, l’infezione da RSV è la principale causa di ospedalizzazione infantile tra i bambini di età inferiore a 6 mesi, anche se una percentuale molto piccola di bambini affetti dal virus morirà.

 

Secondo uno studio del CDC che ha analizzato i decessi da RSV nei neonati tra il 2009 e il 2021, si sono verificati solo un totale di 300 decessi tra bambini di età inferiore a 1 anno, ovvero 25 in media all’anno, ha riferito la dott.ssa Meryl Nass.

 

Il vaccino RSV non è stato approvato per i neonati, ma l’anno scorso la FDA ha approvato e il CDC ha raccomandato un vaccino con anticorpo monoclonale prodotto dai giganti farmaceutici Sanofi e AstraZeneca, Beyfortus, per i neonati.

 

Durante lo studio clinico sono stati segnalati diversi decessi infantili – 12 in tutto – che la FDA ha affermato essere «non correlati» all’anticorpo.

 

Il farmaco è stato fortemente promosso per i neonati a livello globale , nonostante la mancanza di prove per molte delle affermazioni sulla sicurezza e sull’efficacia fatte dai produttori di farmaci, dalle agenzie di sanità pubblica e dalle organizzazioni professionali come il Royal College of Pediatrics and Child Health e l’Association of American Pediatricians.

 

Inoltre, non sono stati condotti studi a lungo termine su Beyfortus e sui neonati.

 

Pfizer ha annunciato in un comunicato stampa il mese scorso di aver avviato una sperimentazione per valutare il suo vaccino RSV nei bambini di età compresa tra 2 e 18 anni che sono a maggior rischio di malattia da RSV.

 

Un’analisi di Defender del database VAERS ha mostrato diversi casi di gravi eventi avversi nei neonati, inclusa la morte di un bambino di 27 giorni a cui era stato somministrato erroneamente il vaccino.

 

Brenda Baletti

Ph.D.

 

© 1 maggio 2024, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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