Psicofarmaci
Omicidi, accoltellamenti, suicidi nel giro di poche ore: quali farmaci assumevano i responsabili?

Assago, periferia di Milano. Un 46enne entra in un centro commerciale e comincia ad accoltellare la gente: un morto e 4 feriti, tra cui un calciatore del Monza.
Asso, provincia di Como. Un carabiniere con una storia di problemi psichici ma riammesso al lavoro si barrica in caserma dopo aver ucciso il comandante. Dopo l’irruzione del Gruppo di Intervento Speciale, si consegna, ma un carabiniere viene colpito da una pallottola al ginocchio prima della resa.
Roma, Circo Massimo. Un 57enne, forse una guardia giurata, si spara con l’arma regolarmente detenuta dinanzi a passanti e turisti. Vi sono due spari: uno alla tempia, uno che parte – dicono le cronache – quando l’uomo è a terra. I giornali scrivono che non avrebbe lasciato alcun biglietto di addio.
Sono ore intense per la cronaca nera, specie quella che sa di inspiegabile.
Ora, ci chiediamo se possa esserci un filo comune in questi gesti mostruosi, che in un modo o nell’altro prevedono sempre la violenza portata in pubblico, anche qualora rivolta contro sé stessi, come in una sorta di negazione distruttiva del mondo.
Ebbene, almeno in due casi su tre abbiamo certezza che gli accusati hanno subito cure psichiatriche. E con esse, si potrebbe pensare, possono essere arrivati medicinali che alterano la psiche e il comportamento: i cosiddetti psicofarmaci.
È molto difficile, se non a volte impossibile, ottenere il nome o anche solo la tipologia del farmaco che era stato prescritto al protagonista di casi di cronaca del genere: negli USA, nella vicenda del massacro di Aurora (quando, nel 2012 furono trucidate in un cinema 12 persone, con 58 feriti, durante una proiezione di Batman) si dovette aspettare mesi prima di scoprire che il perpetratore James Holmes, 24enne dottorando in neuroscienze, aveva nel suo appartamento clonazepam e pastiglie generiche di sertralina, il medicinale commercializzato con il nome di Zoloft.
Il clonazepam è un farmaco teoricamente ansiolitico di derivazione benzodiazepinica, presente anche sul mercato europeo. L’autorità canadese di regolamentazione dei farmaci nel 2007 aveva emesso un avviso sul medicinale, informando i consumatori che il clonazepam può creare assuefazione entro pochi mesi dall’uso e che i suoi effetti collaterali possono includere allucinazioni, pensieri deliranti, confusione, perdita di memoria e depressione.
Lo Zoloft invece è un cosiddetto psicofarmaco di seconda generazione, un SSRI, inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina. Gli SSRI hanno almeno 34 stuudi e 26 avvertimenti da parte di autorità regolatorie che mettono in guardia riguardo ai pericoli di questi farmaci.
Vi è una storia dolorosamente lunga e corposa di sospetti riguardo al ruolo dei farmaci nello scatenarsi di episodi di violenza. Una lista incompleta è stata pubblicata di anno in anno da Renovatio 21 – la prima volta, pensate un po’, un lustro fa.
Non vi sono solo sospetti a dire il vero: uno studio pubblicato nel 2010 da PLOS One concludeva che «gli atti di violenza nei confronti degli altri sono un evento avverso di droga reale e grave associato a un gruppo relativamente piccolo di droghe. La vareniclina, che aumenta la disponibilità di dopamina, e gli antidepressivi con effetti serotoninergici sono stati i farmaci più fortemente e costantemente implicati. Sono necessari studi prospettici per valutare sistematicamente questo effetto collaterale per stabilire l’incidenza, confermare le differenze tra i farmaci e identificare ulteriori caratteristiche comuni».
La sertralina è una prescrizione estremamente popolare. È praticamente che il lettore non abbia tra le proprie conoscenze nessuno che non ne faccia uso. Immaginiamo per aritmetica vi sua un certo numero di nostri lettori che ne fa uso. I dottori che si oppongono alla psicofarmaceutica di massa ci sono, ma si nascondono, esattamente come quelli che si oppongono ai vaccini.
Torniamo ai casi dei nostri giorni. Di uno, abbiamo, incredibilmente, il nome della sostanza. Secondo il Corriere della Sera, all’accoltellatore del centro commerciale milanese erano state prescritte «5 mesi fa gocce di benzodiazepine». C’è la possibilità di antichi danni cerebrali da acido lisergico, tuttavia per il momento c’è una certezza, lo psicofarmaco prescrittogli: «dovrà essere verificato se sia vero ciò che Tombolini narra alla GIP e all’avvocato (…) e cioè di essere stato 20 anni fa “in cura” da uno psichiatra per il consumo di LSD. Nei test del tossicologico eseguiti giovedì è emerso solo l’uso di benzodiazepine».
Nel sangue aveva quelle: benzodiazepine.
Riguardo al carabiniere comasco, che era già stato psichiatrizzato, non sappiamo quali farmaci possano essere coinvolti. Per il suicida del Circo Massimo nemmeno. Sappiamo tuttavia che i dottori una prescrizione per un «innocuo» antidepressivo la negano difficilmente.
Ora, unite i puntini con noi.
Cos’è aumentato durante la pandemia? Sì, l’assunzione di psicofarmaci – compresi i bambini , dove toccherebbero il 19,7% delle prescrizioni pediatriche. Il lockdown ha depresso tutti: e allora, pensa il dottorino della mutua, perché non prescrivere più psicodroghe legali a tutti?
E se mai questi farmaci avessero come effetto collaterale quello di aumentare l’aggressività delle persone, cosa succederebbe alla popolazione del Paese?
La cosa è discussa perfino nei foglietti illustrativi della sertralina, sia pur solo per quel che riguarda «bambini e adolescenti»: «i pazienti di età inferiore ai 18 anni presentano un maggiore rischio di effetti indesiderati, come tentativo di suicidarsi, pensieri di volersi fare del male o di uccidersi (pensieri suicidari) e comportamento ostile (principalmente aggressività, comportamento di opposizione e rabbia) quando trattati con questa classe di medicinali».
Ammettiamo di non capire bene cosa succeda ad un cervello dopo il 18° anno di età: le reazioni che si possono avere a questo farmaco differiscono tra prima e dopo il compleanno della maggiore età? È possibile che alcuni cervelli continuino a reagire in questo modo disforico alle pasticche anche da adulti?
In realtà, non è importante nemmeno essere maggiorenni, in realtà, perché, dice sempre il bugiardino, «tuttavia», nonostante i pericolo sopra descritti «è possibile che il medico decida di prescrivere» il farmaco «a un paziente di età inferiore ai 18 anni se ciò è nell’interesse del paziente».
L’interesse del paziente. Non credo vi sia bisogno di commentare il capolavoro di linguistica medico-farmaceutica dell’apparato sanitario, tuttavia facciamo notare che di «interesse del paziente» in Italia ce ne è tanto, tantissimo.
Ricordate come nel 2018 emerse che unendo tutte le categorie psicofarmacologiche – ansiolitici, sonniferi e antidepressivi – l’Italia toccava gli 11 milioni di consumatori, cioè il 20% della popolazione.
La traiettoria che si può tracciare è sempliciotta. Il COVID ha generato la clausura, quindi l’ansia, quindi lo psicofarmaco. Conoscete il detto: farmaco chiama farmaco. E in un sistema che già prima della pandemia registrava una piena inclinazione per le droghe cerebrali: il consumo totale dei farmaci antipsicotici in Italia tra il 2014 e il 2020 sarebbe aumentato del 20%.
La situazione è migliorata? No. E ci ritroviamo, in effetti, con le strade sempre più solcate da auto aggressive, e violenze giovanili e criminali sempre più disinibite.
E aggiungiamo qui la domanda: adesso che sappiamo che anche le forze dell’ordine possono assumere questi farmaci, quali effetti «ondulatori» potrebbero avere questi effetti collaterali sulla repressione delle manifestazioni antigoverno in arrivo nel prossimo gelido e povero inverno?
Non è una domanda da poco – tuttavia, notiamo, nessuno prima di noi, ci sembra, se l’è posta mai.
Tuttavia, abbiamo già scritto su Renovatio 21 che il muro sulla correlazione tra psicofarmaci e stragi, massacri in famiglia, omicidi-suicidi e perfino incidenti aerei potrebbe crollare. Ma capite che davanti abbiamo sempre lo stesso nemico: Big Pharma, e la sua influenza malvagia.
Pensavate che le farmaceutiche hanno iniziato ad avvelenare le persone e manipolare il sistema per insabbiarne gli effetti dai vaccini COVID?
Eh, no. Noi questa battaglia stiamo cercando di portarla avanti da anni. Ora, se arriva qualcuno e vi dice che questi «inspiegabili» atti di violenza pubblica sono da mettere in conto ad una generica «follia» raggiunta dalla nostra società, vi sta facendo perdere tempo, o vi sta ingannando. Le correlazioni tra psicodroghe ed esplosioni dell’aggressività umana vanno trovate e segnalate.
Il problema va trattato alla radice. Non abbiamo tempo da perdere con la sociologia o la poesia. Non ci sono solo cause intangibili agli orrori dell’ora presente: c’è la realtà della modifica biologica dell’essere umano per via medico-farmaceutica.
L’umanità sta venendo alterata biochimicamente, lo sapete: con i vaccini, e financo con il cibo, dove gli oligarchi della morte stanno facendo grandi investimenti.
L’uomo è sotto attacco fin dentro al suo cervello, che viene cambiato nelle sue funzioni molecolari. Che vi rendano mansueti e rincoglioniti, o ossessionati ed assassini, sospettiamo che per i padroni del sistema vada bene comunque. L’importante è guastare l’essere umano, fatto ad immagine di Dio. E cercare deviarne l’anima, a partire dalla sua mente.
Questo è il quadro in cui stiamo giocando – in cui stiamo vivendo.
Una battaglia per la nostra anima. Vi prego: non consegnatela al nemico. Mai.
Roberto Dal Bosco
Psicofarmaci
Antipsicotici e psicofarmaci SSRI prescritti ai bambini autistici

Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
La FDA ha approvato solo due farmaci, entrambi antipsicotici, per il trattamento dei bambini autistici. Entrambi sono approvati specificamente per il trattamento dell’«irritabilità associata all’autismo». Tuttavia, i medici spesso prescrivono anche altri farmaci, off-label, inclusi stimolanti e antidepressivi, senza il supporto di studi sulle possibili interazioni tra più farmaci.
Dieci anni fa, un’inchiesta dell’Huffington Post rivelò che la Johnson & Johnson aveva promosso illegalmente il Risperdal, un farmaco antipsicotico associato a gravi effetti collaterali, tra bambini e anziani.
Oggi, il farmaco rimane uno dei soli due farmaci approvati dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense per il trattamento dell’autismo. L’altro è l’aripiprazolo, anch’esso un antipsicotico, commercializzato con il nome di Abilify e venduto da Bristol Myers Squibb.
Secondo il rapporto investigativo in 15 parti dell’Huffington Post, la FDA aveva proibito ai venditori della Johnson & Johnson di «provare a promuovere il Risperdal ai medici per curare i bambini a causa dei suoi temuti effetti collaterali, tra cui disturbi ormonali».
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Tuttavia, la società «ha organizzato unità di vendita speciali che prendevano di mira illegalmente i medici che curavano anziani e bambini», nonostante siano stati segnalati effetti avversi, tra cui la ginecomastia, che causa l’ingrossamento del tessuto mammario nei maschi, in alcuni bambini che assumevano il farmaco.
I resoconti hanno dato origine a migliaia di cause legali, con risarcimenti complessivi che hanno raggiunto diversi miliardi di dollari.
La FDA ha approvato per la prima volta il Risperdal (risperidone) per il trattamento della schizofrenia nel 1993. Nel 2006, la FDA ha approvato il farmaco per il trattamento dei sintomi di «irritabilità», tra cui aggressività e «capricci», associati all’autismo.
Il ricercatore scientifico e autore James Lyons-Weiler, Ph.D, ha affermato che la distinzione tra l’approvazione dei farmaci per il trattamento dell’autismo e il trattamento dell’«irritabilità associata all’autismo» è fondamentale.
Sebbene i tassi di autismo tra i bambini degli Stati Uniti siano aumentati notevolmente (da 1 su 10.000 negli anni Settanta a 1 su 31 nel 2022), Risperdal e aripiprazolo restano gli unici farmaci del loro genere approvati dalla FDA per le persone affette da autismo.
Secondo Autism Speaks, i due farmaci approvati dalla FDA non affrontano le caratteristiche principali dell’autismo: difficoltà nella comunicazione reciproca, problemi di integrazione sensoriale, modelli ripetitivi di comportamento e profili di apprendimento atipici, che l’organizzazione definisce «un’ampia area di bisogni insoddisfatti».
«I tratti fondamentali dell’autismo rimangono farmacologicamente intatti», ha affermato Lyons-Weiler. «Stiamo applicando trattamenti progettati per il disturbo depressivo maggiore, la schizofrenia, l’epilessia e il disturbo d’ansia generalizzato a bambini in via di sviluppo con un’eziologia e una neurobiologia completamente diverse».
Diversi altri tipi di farmaci vengono comunemente prescritti «off-label» [fuori indicazione, ndt] ai pazienti affetti da autismo, il che significa che i farmaci hanno l’approvazione della FDA, ma non sono approvati per il trattamento dei sintomi dell’autismo.
La pediatra dottoressa Michelle Perro ha affermato che questi farmaci includono «antipsicotici, stimolanti, inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e melatonina». I farmaci vengono prescritti per «gestire sintomi associati come irritabilità, aggressività, iperattività, ansia e disturbi del sonno».
Lyons-Weiler ha affermato che «la prescrizione off-label è la regola, non l’eccezione, nella cura dell’autismo”, ma ha osservato che viene praticata “in assenza di dati sulla sicurezza a lungo termine».
Studi hanno dimostrato che i bambini con autismo sono più suscettibili agli eventi avversi. Esistono pochi studi su come questi farmaci interagiscono quando assunti contemporaneamente, sebbene la pratica di prescrivere più farmaci, nota come politerapia , sia anch’essa associata a un aumento del rischio di eventi avversi.
«L’attuale modello farmacologico per l’autismo non è un paradigma di trattamento, bensì una sedazione comportamentale applicata in modo selettivo», ha affermato Lyons-Weiler.
Nel 2022, il Risperdal era il 183° farmaco più comunemente prescritto negli Stati Uniti, sebbene il suo utilizzo sia diminuito di oltre la metà rispetto al picco del 2014.
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I farmaci off-label per i sintomi dell’autismo non sono ancora stati testati clinicamente
Sia i farmaci approvati dalla FDA che quelli prescritti off-label per i sintomi correlati all’autismo sono tutti associati a gravi eventi avversi.
I farmaci antipsicotici, tra cui Abilify, Risperdal e Zyprexa, vengono comunemente prescritti per l’aggressività, l’irritabilità e i comportamenti ripetitivi.
Gli effetti collaterali comuni associati agli antipsicotici vanno da sonnolenza, vertigini e aumento di peso a convulsioni, ipotensione e problemi sessuali. Questi farmaci sono anche associati a iperglicemia, ictus e pensieri suicidi o autolesionismo.
Questa categoria di farmaci «altera ampiamente l’attività dei neurotrasmettitori ed è collegata alla sindrome metabolica, all’aumento della prolattina, alla ginecomastia e al profondo aumento di peso», ha affermato Lyons-Weiler.
Perro ha affermato che i farmaci possono anche portare a «un’esacerbazione di problemi motori sottostanti».
Gli antidepressivi, o inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), migliorano i livelli di serotonina, un ormone e neurotrasmettitore che regola l’umore. Questi farmaci, tra cui Celexa, Prozac e Zoloft, vengono prescritti ai bambini con autismo per ridurre l’ansia, la depressione e la frequenza o l’intensità dei comportamenti ripetitivi.
Ma secondo Lyons-Weiler, «gli SSRI sono spesso inefficaci e possono indurre agitazione, appiattimento emotivo o persino ideazione suicidaria, soprattutto nella popolazione pediatrica».
Autism Speaks riconosce che «ampi studi clinici devono ancora dimostrare» l’efficacia degli SSRI nel trattamento dei sintomi dell’autismo.
Sebbene gli effetti collaterali più comuni degli SSRI siano diarrea, affaticamento, nausea e aumento di peso, questi farmaci sono anche associati a gravi effetti avversi, tra cui alterazioni del ritmo cardiaco, sanguinamento e pensieri suicidi o autolesionistici.
«Gli SSRI possono aiutare a combattere i comportamenti ripetitivi, ma possono anche aumentare l’isolamento sociale e causare ulteriore intorpidimento emotivo», ha affermato Perro.
Anche gli stimolanti, che contrastano l’iperattività e la mancanza di attenzione e concentrazione, vengono comunemente somministrati ai bambini autistici. Tra questi, Adderall, Ritalin e Vyvanse.
Gli stimolanti aumentano i livelli di dopamina e noradrenalina , ormoni e neurotrasmettitori coinvolti in funzioni corporee fondamentali e nella regolazione delle emozioni.
Gli effetti collaterali più comuni degli stimolanti sono: diminuzione dell’appetito, mal di testa, disturbi del sonno e mal di stomaco.
Gli stimolanti sono inoltre associati a eventi avversi più gravi, tra cui alterazioni del ritmo cardiaco, aumento della pressione sanguigna, convulsioni, ictus e fenomeno di Raynaud, una patologia che si verifica quando il sangue non fluisce correttamente alle dita delle mani e dei piedi.
E secondo Lyons-Weiler, «gli stimolanti possono aumentare l’ansia, l’aggressività o i tic, soprattutto nei bambini con disturbi del sistema immunitario o dell’asse intestino-cervello».
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«Un deserto farmacologico inesplorato»
Sebbene il profilo degli eventi avversi di farmaci specifici sia ben noto e riportato nei foglietti illustrativi di ciascun farmaco, si conoscono molte meno informazioni sugli eventi avversi potenzialmente dannosi che possono derivare dalle interazioni tra più farmaci assunti contemporaneamente per trattare i sintomi correlati all’autismo.
Secondo un articolo pubblicato il mese scorso su The Conversation, negli ultimi anni la politerapia «è diventata un problema sempre più frequente per le persone autistiche».
«La politerapia aggrava questi rischi, eppure rimane sottoregolamentata», ha affermato Lyons-Weiler. «I bambini assumono spesso tre, quattro, cinque o più psicofarmaci contemporaneamente, senza un singolo studio clinico randomizzato controllato che guidi queste combinazioni. Se usati singolarmente, questi farmaci comportano già gravi effetti collaterali. Se combinati, entriamo in un mondo farmacologico inesplorato».
Secondo Lyons-Weiler, gli eventi avversi gravi associati alla politerapia per il trattamento dei sintomi dell’autismo includono:
- Stagnazione cognitiva, inclusa una ridotta capacità di elaborazione
- Disturbi endocrini, tra cui pubertà ritardata e testosterone soppresso
- Effetti metabolici, tra cui resistenza all’insulina, cambiamenti del colesterolo e rapido aumento di peso
- Effetti collaterali neurologici, tra cui disturbi del movimento e sedazione
- Comportamento peggiorato
«Questi esiti vengono troppo spesso trattati come comorbilità non correlate, quando in realtà potrebbero essere iatrogeni», ha affermato Lyons-Weiler. «Ecco perché la politerapia senza una comprensione sistemica della disintossicazione, del metabolismo e della neuroinfiammazione è pericolosa. Tratta i sintomi come entità isolate, non come espressioni di un sistema più ampio e compromesso».
Lyons-Weiler ha affermato che esistono solo pochi studi che esaminano gli effetti della politerapia sui bambini autistici.
Uno studio pubblicato sulla rivista Research in Autism Spectrum Disorders nel 2020 ha scoperto che i giovani autistici in Nuova Zelanda avevano maggiori probabilità di manifestare effetti collaterali rispetto ai giovani non autistici, in parte perché questi giovani «subiscono un carico significativo di farmaci», con oltre la metà dei giovani studiati che assumeva tre o più farmaci contemporaneamente.
Uno studio successivo, pubblicato sulla stessa rivista nel 2022, ha rilevato che «i bambini con autismo e ADHD sperimentano un notevole carico farmacologico e interazioni potenzialmente avverse tra farmaci psicotropi e farmaci per il sonno, sollevando importanti interrogativi sulla loro assistenza clinica».
Secondo una revisione sistematica e una meta-analisi del 2019 pubblicate sulla rivista Pediatric Drugs, l’aumentata sensibilità sensoriale e del sistema nervoso nei pazienti autistici potrebbe spiegare la maggiore prevalenza di effetti collaterali.
Uno studio pubblicato l’anno scorso sulla rivista Autism ha scoperto che le persone affette da autismo avevano un rischio di mortalità più del doppio rispetto alla popolazione generale.
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L’industria farmaceutica trae grandi profitti dai trattamenti farmacologici per l’autismo
Secondo Lyons-Weiler, mentre gli attuali percorsi di cura farmacologica per i pazienti autistici si sono rivelati problematici, i trattamenti più efficaci vengono trascurati perché «non sono “prescrivibili” e quindi non sono rimborsabili, e quindi non sono “mainstream”».
«Gli interventi farmaceutici sono facili da prescrivere, rimborsare e codificare in protocolli», ha affermato. «Ciò che viene trascurato sono le terapie che trattano il bambino come un sistema biologico, non come un problema comportamentale».
Secondo Perro, «Queste terapie possono includere cambiamenti nella dieta, prodotti omeopatici, probiotici, protocolli di disintossicazione e integratori mirati, insieme a terapie che si concentrano sulla riduzione dell’infiammazione e sulla promozione della salute intestinale, contribuendo a migliorare i risultati sia comportamentali che fisici nei bambini con disturbi dello spettro autistico».
Lyons-Weiler ha ipotizzato che ridurre l’esposizione a noti interferenti del sistema immunitario presenti nell’ambiente possa essere d’aiuto anche ai pazienti autistici.
«Tuttavia, questi interventi non si adattano perfettamente al modello di fatturazione CPT [ terminologia procedurale corrente ] o al quadro degli studi clinici randomizzati e controllati con placebo in doppio cieco, quindi restano nell’ombra», ha affermato Lyons-Weiler.
Ha auspicato una «ricerca pratica, applicata e a livello di sistema» che operi al di fuori dell’influenza degli interessi farmaceutici, con una totale trasparenza dei dati e incentivi alla replicazione integrati nel progetto di ricerca.
Secondo Perro, «un’area fondamentale della ricerca, che non è stata ancora esplorata a sufficienza, riguarda l’identificazione di vari biomarcatori… che potrebbero prevedere le risposte al trattamento o gli effetti collaterali».
Ha inoltre chiesto più studi sulla sicurezza a lungo termine, studi longitudinali , prove comparative e studi che esplorino trattamenti non farmacologici.
Ad aprile, il National Institutes of Health (NIH) ha annunciato il lancio di un nuovo programma di ricerca per studiare le cause dell’autismo e l’ aumento delle diagnosi.
Il mese scorso, l’NIH e i Centers for Medicare & Medicaid Services hanno annunciato una «partnership storica» che consentirà ai ricercatori dell’NIH di analizzare le cartelle cliniche di bambini e adulti iscritti a Medicare o Medicaid con diagnosi di autismo.
Lyons-Weiler ha affermato che sono necessari più che semplici ulteriori studi scientifici e clinici.
«Questo non si potrà ottenere solo con i farmaci. È necessario ascoltare le famiglie, integrare le evidenze del mondo reale e rispettare la complessità della biologia, anziché ignorarla», ha affermato Lyons-Weiler.
Lo dobbiamo ai bambini che non hanno mai scoperto chi avrebbero potuto essere. Lo dobbiamo ai genitori che non chiedono miracoli, ma una scienza onesta, coraggiosa e completa.
Michael Nevradakis
Ph.D.
© 27 maggio 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
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Psicofarmaci
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Droga
Startup hackera le droghe psichedeliche per trasformarle negli psicofarmaci del futurno

Diverse aziende farmaceutiche stanno conducendo esperimenti nel tentativo di creare la prossima generazione di farmaci psichedelici, con l’obiettivo di trasformarli in un trattamento psicoterapeutico più sicuro.
Alcuni ricercatori di una società chiamata MindMed stanno lavorando a un’alternativa all’MDMA chiamata R-MDMA, riporta un articolo di TIME. I primi dati hanno dimostrato che l’R-MDMA ha meno effetti collaterali rispetto al suo predecessore, aumentando così il suo potenziale come farmaco terapeutico.
Altre aziende stanno lavorando per modificare e rendere più «benevole» altre droghe psichedeliche, come una che sta tentando di creare una versione sintetica della cosiddetta «molecola dello spirito» DMT, per fornire un sollievo più duraturo alle persone che soffrono di depressione.
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Il potenziale di queste droghe nel fornire esperienze psichedeliche che possano migliorare la salute mentale rimane un argomento molto dibattuto. Tuttavia l’uso di psichedelici nel contesto della salute mentale, utilizzato in un ambiente controllato, ha visto un enorme afflusso di interesse nel corso degli anni.
Mentre l’MDMA è ancora classificata in USA come sostanza di Tabella I, secondo la DEA, una droga pericolosa senza alcun uso medico accettato, diversi studi sostengono che la droga potrebbe essere un modo efficace per trattare condizioni come il disturbo da stress post-traumatico o la depressione.
Oltre all’America, Paesi come il Portogallo e Amsterdam hanno depenalizzato piccole quantità di MDMA per uso personale e l’anno scorso l’Australia ha dato il via libera a sperimentazioni legali approvate dal governo sull’MDMA per il trattamento del PTSD. Nonostante l’ondata di interesse, gli scienziati stanno solo iniziando a capire come queste sostanze alterano la chimica del nostro cervello.
«Gli psichedelici sono molecole molto promiscue», ha detto al Time il CEO della società di sviluppo di farmaci psichedelici Mindstate, Dillan DiNardo. Sono «molto efficaci, ma sono spaventosi, caotici e imprevedibili».
Un fattore che distingue Mindstate è il suo piano di usare l’intelligenza artificiale per capire come le droghe psichedeliche influenzano il cervello. E i suoi sforzi stanno apparentemente iniziando a dare i primi risultati. Recentemente la società ha ricevuto l’approvazione per dare il via alle sperimentazioni umane di un composto denominato MSD-001 dalla Food and Drug Administration statunitense. La sostanza denominata «Moxy» prende di mira «recettori specifici della serotonina con elevata specificità, riducendo al minimo gli effetti psicotropi più ampi», secondo Microdose.
«Moxy non è l’intera medicina», ha detto il DiNardo al Washington Post. «Moxy è la prima parte di una serie di medicine diverse che produrremo».
Aziende come Mindstate e MindMed hanno ancora molta strada da fare prima che i loro psichedelici sintetici possano essere prescritti dai medici per motivi di salute.
Le sperimentazioni sugli esseri umani probabilmente si trascineranno per molti anni e non è ancora chiaro se si dimostreranno mai efficaci. Ma i sostenitori della terapia psichedelica potrebbero vedere questo come un piccolo passo in avanti.
Come riportato da Renovatio 21, due anni fa era emerso uno studio secondo cui l’uso della ketamina per curare la depressione (esperienza che attualmente viene fatta da qualcuno con il microdosing) sarebbe meglio della terapia elettro convulsionante, ossia dell’elettroshock.
La ketamina, di solito associato agli equini dove verrebbe impiegato come tranquillante, è una droga diffusa sia nel mondo dei rave party che in quello del chemsex, ossia dei festini a basi di droga, omosessualità e magari pratiche estreme – una realtà riconosciuta ufficialmente dal ministero della Salute italiano nella sua circolare sulla vaccinazione per il vaiolo delle Scimmie, per il cui inoculo si dava la precedenza a coloro che hanno «abitudine alla pratica di associare gli atti sessuali al consumo di droghe chimiche (Chemsex)».
Sappiamo che l’uso di droghe psicotrope per curare i disturbi dell’umore è riemerso con possanza negli ultimi anni, magari con i veterani di guerra utilizzati ulteriormente come carne da cannone nelle sperimentazioni drogastiche sulla psiche fragile.
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Come riportato da Renovatio 21, di recente sono emersi dati riguardanti l’insorgere della psicosi nei consumatori di cannabis, ora legalizzata anche per fini ricreativi in vari Stati americani e varie parti del mondo.
Come riportato da Renovatio 21, tre anni fa erano ripresi gli esperimenti umani sulla N,N-Dimetiltriptamina, o DMT, forse la droga più potente al mondo in grado si mandare il consumatore in un’altra dimensione popolata da esseri mostruosi.
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