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Oligarcato

Klaus Schwab dice ai suoi discepoli che i loro cervelli «saranno replicati con l’Intelligenza Artificiale» quando moriranno

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Secondo il fondatore del World Economic Forum Klaus Schwab, i suoi Young Global Leader – la leva di giovani preparati annualmente dal WEF poi fatti penetrare nei governi di tutto il mondo – possono aspettarsi una carriera di 50 anni all’interno dell’organizzazione che potrebbe probabilmente essere estesa attraverso la tecnologia e l’Intelligenza Artificiale.

 

«Secondo me hai la possibilità di aspirare a una carriera di 50 anni. Forse di più», ha detto Schwab ai partecipanti sbalorditi in un filmato trapelato da una conferenza del WEF Young Global Leader del settembre 2022.

 

Il guru del gruppo estremista di Davos ha continuato suggerendo che le tecnologie di estensione della vita che potrebbero includere «iniezioni» le quali potrebbero far sì che la propria carriera possa prolungarsi molto tempo dopo che i loro corpi fisici si sono arresi.

 

 

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«Farai delle iniezioni e così via», ha spiegato Schwab, suscitando risate divertite tra la folla. «E poi non dimenticare che il tuo avatar continuerà a vivere (…) E il tuo cervello verrà replicato attraverso l’intelligenza artificiale e gli algoritmi… quindi non lo sappiamo, ma almeno 50 anni».

 

Anche se il pubblico potrebbe aver preso le osservazioni di Schwab come uno scherzo, l’appoggio dello Schwab all’idea di una fusione transumanista uomo-macchina è presente nel suo pensiero e nella sua opera. Schwab è noto per aver teorizzato, in un libro che in Italia ha per qualche ragione la prefazione dell’erede Agnelli John Elkann, una «Quarta Rivoluzione Industriale» che opererà la fusione uomo-macchina, e non si è tirato indietro quando si è trattato di eccitarsi in pubblico, con a fianco il fondatore di Google Sergej Brin, riguardo all’idea di impiantare in testa alla popolazione un chip che ne legga e determini le emozioni e i pensieri.

 

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Su questa linea si è spinto fino a immaginare scansioni cerebrali negli aeroporti, di modo da vedere se il passeggero non abbia pensieri pericolosi. «I microchip impiantabili attivi che rompono la barriera cutanea del nostro corpo» cambieranno il modo in cui ci interfacciamo con il mondo «e ci costringeranno a chiederci «cosa significhi essere umani», sostiene Schwab.

 

Lo Schwab, che l’anno scorso ha parlato apertis verbis di governo mondiale in grado di «padroneggiare» tecnologie come l’Intelligenza Artificiale e biologia sintetica, ha ottimi rapporti con la Repubblica Popolare Cinese, che elogia per le sue misure di controllo.

 

Il WEF, anche senza lo Schwabbo al vertice, continuerà su questo solco. Sul sito del WEF è pubblicato un articolo che invoca la fusione di sistemi di intelligenza umana e artificiale per censurare lo «hate speech» e la «disinformazione» online prima ancora che ne sia consentita la pubblicazione. In pratica, una tecnologia per la censura preventiva da applicarsi a chiunque voglia esprimersi liberamente in rete.

 

Come riportato da Renovatio 21, lo Schwab il mese scorso si è dimesso da presidente esecutivo del WEF, lasciando spazio ai figli. La sua opera, quindi, continua – e probabilmente lo farà anche dopo la morte.

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Immagine di World Economic Forum via Flickr pubblicata su licenza Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-NC-SA 2.0)

 

 

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Misteri

Le teorie di Tucker Carlson: l’Intelligence statunitense sta proteggendo la rete di Epstein, non il presidente Trump

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Tucker Carlson sta sollevando nuove preoccupazioni circa un possibile insabbiamento da parte dell’intelligence del caso Jeffrey Epstein, questa volta coinvolgendo agenzie statunitensi e israeliane, nonché l’alleata di Trump ed ex procuratore generale della Florida Pam Bondi.   Durante una recente trasmissione, Carlson ha parlato del rifiuto del procuratore generale degli Stati Uniti Bondi di rendere pubblici i fascicoli sigillati su Epstein, insieme all’annuncio dell’FBI e del Dipartimento di Giustizia secondo cui Epstein non aveva una lista di clienti e si era effettivamente suicidato.   Carlson ha proposto due teorie per le parole di Bondi. La prima: «Trump è coinvolto, Trump è sulla lista, hanno una registrazione di Trump che fa qualcosa di orribile».   Ma Carlson ha subito respinto l’ipotesi, sottolineando di aver parlato con Trump di Epstein e di ritenere che non fosse coinvolto in attività «inquietanti», sottolineando che l’amministrazione Biden detiene le prove e probabilmente avrebbe agito se ci fossero stati i presupposti.   La seconda teoria di Carlson: i servizi segreti sono «al centro di questa storia» e sono protetti. Il suo ospite, il giornalista Saagar Enjeti (cui Tucker offrì il suo primo lavoro nel settore anni fa), ha concordato: «questa è la spiegazione più ovvia», ha detto Enjeti, riferendosi a precedenti casi di pedofilia legati alla CIA. Ha osservato che l’agenzia aveva evitato di essere perseguita per paura che i sospettati rivelassero «fonti e metodi» in tribunale.  

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Lo scambio è andato in onda mentre i critici accusavano Bondi di aver alterato la sua versione dei fatti. In precedenza aveva fatto riferimento a «decine di migliaia di video di Epstein con bambini», ma in seguito aveva affermato che si trattava di video di pornografia infantile scaricati da Epstein. Gli osservatori affermano che questa revisione modifica la posta in gioco legale e narrativa, sollevando dubbi sulla credibilità.   Anche Donald Trump è apparso impaziente. «State ancora parlando di Jeffrey Epstein? È incredibile», ha detto in un video accanto a Bondi. Il video ha scatenato le reazioni negative dei sostenitori di lunga data di Trump, tra cui l’ex consigliere di Trump Elon Musk, che ha ripubblicato commenti critici sui commenti di Trump e Bondi su X:   Musk aveva precedentemente affermato che Trump stesso fosse implicato nei dossier Epstein. Pur avendo ritrattato e scusato le accuse, di recente ha ipotizzato che anche Steve Bannon fosse coinvolto.   Tuttavia, l’ospite di Carlson ha suggerito che i commenti di Bondi avessero un altro scopo. «La bugia è un segnale per tutti gli altri coinvolti», ha detto. «La bugia non è per te e per me. La bugia serve a far sì che coloro che sono coinvolti dicano: “Non importa cosa accada, noi vi proteggeremo”».   I documenti in questione rimangono secretati. Non è chiaro se verranno alla luce ulteriori rivelazioni su Epstein, ma le dichiarazioni di Trump non risolveranno la questione.   Durante il podcast, Tucker e il suo ospite hanno sottolineato il ruolo di Israele nelle trame della politica profonda americana.   Come riportato da Renovatio 21, vari osservatori stanno spiegando che il caso Epstein non andrà da nessuna parte perché profondamente legato a oscure dinamiche di Intelligence.

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Immagine di Gage Skidmore via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic  
 
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Intelligence

Perché il caso Epstein non andrà mai da nessuna parte

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In un discorso divenuto virale del podcast dell’ex Navy Seal e operativo CIA Shawn Ryan, il giornalista d’inchiesta americano Nick Bryant racconta che il caso di Jeffrey Epstein è stato insabbiato dal governo federale e non andrà mai avanti perché ciò distruggerebbe l’intero sistema operativo.

 

«Epstein aveva telecamere in tutte le sue case. Era decisamente un artista del ricatto», osserva Bryant. «Il governo vuole assicurarsi che questo non venga a galla. Gran parte del nostro sistema politico si basa sul ricatto», aggiunge.

 

«Se quell’angolo oscuro e maligno dell’Intelligence usasse il ricatto contro i nostri politici e altre persone, se usasse i bambini, ciò farebbe infuriare il popolo americano», incalza ulteriormente Bryant. «Per quell’angolo oscuro dell’Intelligence, questa è Omaha Beach. Non cederanno di un millimetro» continua il giornalista con un paragona alla spiaggia sulla costa francese famosa per il suo ruolo nello sbarco in Normandia della Seconda Guerra Mondiale.

 


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«Se si considerano tutte le vittime, tutti i carnefici e tutti i mediatori coinvolti nella rete di Epstein… nessuno è stato incriminato tranne Ghislaine Maxwell», spiega il giornalista.

 

«Ciò dimostra davvero che il nostro governo, purtroppo, vuole porre fine a tutto questo», aggiunge il reporter. «Perché il nostro governo favorisce il traffico di bambini se non per proteggere persone molto potenti e un processo politico?» si chiede il Bryant. «È l’unico modo in cui ha senso», conclude.

 

Martedì il presidente Trump e il Procuratore generale Pam Bondi hanno risposto in modo molto conciso alla domanda di un giornalista sul caso Epstein, con Trump che si è mostrato chiaramente irritato dal fatto che la questione venisse ancora sollevata.

 

Trump in campagna elettorale aveva ampiamente promesso di garantire trasparenza sul caso, ma, notano gli osservatori, il suo dipartimento di Giustizia sta erigendo un vero e proprio muro, spingendo molti dei suoi sostenitori a definirlo inaccettabile.

 

Nel frattempo la base MAGA è fratturata, con voci rilevanti come quella di Tucker Carlson che si dichiara sconvolto e disgustato dall’insabbiamento da parte di Trump e Pam Bondi.

 

 

 

 

Il nome di Israele viene fatto sempre più spesso: secondo alcuni, la mancata di pubblicazione di file riguardanti Epstein (e, alcuni aggiungono, pure su JFK) sarebbe dovuta al fatto che guasterebbe del tutto i rapporti con lo Stato Ebraico, che sarebbe coinvolto nel sistema creato da Epstein – cosa che molti ritengono possibile viste le tante visite che ha Epstein ha fatto Ehud Barak, ex premier laburista israeliano già capo dei servizi segreti militari israeliani.

 

Il Barak avrebbe inoltre fatto investire milioni di dollari di Epstein in startup tecnologiche israeliane.

 

La questione dello spionaggio israeliano relativo ad Epstein emerge anche anche da un altro ingrediente della storia, la «dama» di Epstein Ghislaine Maxwell, il cui padre – il magnate dell’editoria britanniche Robert Maxwell, nato in Boemia con il nome Jan Ludvik Hyman Binyamin Hoch – è considerato come una probabile spia di segreti atomici per conto dello Stato degli ebrei. Al suo funerale erano presenti i vertici dei servizi israeliani e dello Stato stesso.

 

Maxwell scomparve misteriosamente nell’Atlantico una notte, mentre era a bordo del suo panfilo, chiamato Lady Ghislaine. Ghislaine è l’unica persona in galera per i crimini del caso Epstein, accusata di traffico sessuale, ma non si sa verso chi. Quando era latitante, fu fotografata nel dehors di un caffè di Los Angeles mentre leggeva un libro sulle spie della CIA morte. Poi sparì, sino alla cattura. Ora, in carcere, si dice abbia ritrovato la «fede ebraica del defunto padre».

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Immagine di pubblico dominio CCo via Wikimedia; immagine rielaborata

 

 

 

 

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Misteri

Trump e la sua amministrazione dichiarano che non pubblicheranno mai i video di Epstein

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Ha fatto discutere la risposta che il presidente americano Trump e il procuratore generale USA Pam Bondi hanno dato durante una riunione di gabinetto ad un giornalista che chiedeva del caso Jeffrey Epstein.   «Il suo promemoria e il comunicato di ieri su Jeffrey Epstein hanno lasciato alcuni misteri persistenti» ha chiesto il giornalista, che secondo alcuni sarebbe identificabile come un inviato del New York Post, testata peraltro molto vicina a Trump. «Credo che uno di questi sia se abbia mai lavorato per un’agenzia di intelligence americana o straniera. L’ex Segretario del Lavoro, che era il Procuratore degli Stati Uniti di Miami Alex Acosta, avrebbe affermato di aver lavorato per un’agenzia di intelligence. Quindi può chiarire se l’ha fatto o meno».   «State ancora parlando di Jeffrey Epstein?!?» ha risposto Trump. «Di questo tizio si parla da anni. Stai chiedendo: abbiamo il Texas, abbiamo questo, abbiamo tutte quelle cose che… E la gente parla ancora di questo tizio? Di questo tizio viscido? È incredibile». Il riferimento al Texas è relativo alla tragedia dell’alluvione che ha ucciso tante persone nello Stato americano.   «Volete perdere tempo? Voglio dire, non posso credere che lei stia facendo una domanda su Epstein in un momento come questo, mentre stiamo vivendo alcuni dei nostri più grandi successi e anche la tragedia di quello che è successo… sembra solo una profanazione».  

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Poi è intervenuta Pam Bondi, il cui ruolo è assimilabile a quello di ministro della Giustizia: «prima di tutto, per tornare su questo. A febbraio ho rilasciato un’intervista alla Fox e ha attirato molta attenzione perché mi è stata posta una domanda sulla lista clienti. E la mia risposta è stata “è sulla mia scrivania in attesa di essere esaminata”, riferendomi al fascicolo, insieme a quelli su JFK [il presidente Joh Fitzgerlad Kennedy, ndr] e MLK [Martin Luther King, ndr]. È questo che intendevo».   «Anche per quanto riguarda le decine di migliaia di video, si è scoperto che erano materiale pedopornografico scaricato da quel disgustoso Jeffrey Epstein. Pedopornografia, ecco cos’erano. Non saranno mai pubblicati. Non vedranno mai la luce del giorno. Riguardo al fatto che fosse un agente, non ne sono a conoscenza. Possiamo farvi sapere».   La base MAGA è in subbuglio per questa giravolta dell’amministrazione Trump, dopo le promesse in campagna elettorale riguardo la pubblicazione della lista dei clienti, per la quale, si ricorda, è in galera Ghislaine Maxwell – in prigione per un reato a cui manca tuttavia un grande pezzo.   Nelle ore precedenti un memorandum ottenuto dalla testata Axios aveva agitato gli animi, rivela le sconvolgenti conclusioni delle agenzie su Epstein, contraddicendo le ripetute dichiarazioni pubbliche rilasciate dal direttore dell’FBI Kash Patel e dal vicedirettore Dan Bongino prima di assumere i loro incarichi sotto la presidenza Trump. Da quando hanno assunto l’incarico, entrambi infatti hanno affermato pubblicamente che Epstein si è suicidato, generando confusione e costernazione tra la base MAGA.   Secondo il promemoria visto da Axios, gli investigatori non hanno trovato «alcun “elenco di clienti” incriminante», «nessuna prova credibile… che Epstein abbia ricattato individui di spicco» e nessuna «prova che potesse fondare un’indagine contro terze parti non incriminate». Tali conclusioni sono per i populisti americani completamente irricevibili.   Gli investigatori hanno anche esaminato i filmati di sicurezza della prigione di New York dove Epstein era detenuto al momento della morte e hanno concluso che nessun altro era coinvolto nella sua morte.   «L’FBI ha migliorato il filmato in questione aumentandone il contrasto, bilanciando il colore e migliorandone la nitidezza per una maggiore chiarezza e visibilità», si legge nella nota. Anche i giornalisti di Axios hanno esaminato il filmato e hanno affermato che non mostrava «nessuno entrare nell’area» al momento della morte di Epstein. Tuttavia, alcuni osservatori sostengono che mancherebbero delle parti.   Il promemoria conclude che «nessuna ulteriore divulgazione» di materiale relativo a Jeffrey Epstein quindi «sarebbe appropriata o giustificata», affermando che gran parte delle prove riguardano abusi sessuali su minori, le vittime stesse di Epstein e informazioni che esporrebbe persone innocenti ad «accuse di illeciti».   «Attraverso questa revisione, non abbiamo trovato alcun fondamento per riconsiderare la divulgazione di tali materiali e non consentiremo la diffusione di materiale pedopornografico», si legge nel promemoria.   L’amministrazione Trump, incluso il procuratore generale Pam Bondi, ha promesso la tanto attesa divulgazione dei fascicoli su Epstein, dopo le accuse di insabbiamento seguite alla sua morte nell’agosto del 2019. A febbraio, il Dipartimento di Giustizia ha reso pubblica una serie di documenti che erano già disponibili al pubblico, gabbando una serqua di influencer destroidi che si erano recati a Washington per posare con i fascicoli che, supponevano, contenevano misteri indicibili: erano tutti, invece, data già ampiamente pubblici.

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Come riportato da Renovatio 21, Elon Musk, nel momento dell’ira contro il presidente a causa del disegno di legge sul bilancio, aveva scritto il mese scorso che i documenti su Epstein non escono perché incriminerebbero Trump. Elon aveva anche detto in campagna elettorale che i sostenitori miliardari dei democratici erano terrorizzati di una vittoria di Trump per paura che «la lista di Epstein diventi pubblica», cosa che Donald aveva ampiamente promesso. Musk stesso, tuttavia, aveva come tantissimi potenti americani alcuni legami indiretti con Epstein.   Trump conosceva Epstein, come testimoniato da un video in cui Epstein arriva – inizialmente non molto badato dal padrone di casa, a dire il vero – ad una festa di Trump a Palm Beach. Ad un certo punto, i rapporti fra i due si sono interrotti, qualcuno dice a causa di un affare immobiliare soffiato.     Trump non ha fatto mistero di conoscere il misterioso miliardario e di sapere dei suoi ospiti (come il principe Andrea d’Inghilterra) e della passione di Epstein per le «ragazze giovani», ed è arrivato ad augurare «il meglio» alla dama di Epstein Ghislaine Maxwell, una volta arrestata dopo la latitanza.   Va detto che Trump avrebbe anche collaborato con la giustizia quando interpellato sul caso. Virginia Roberts Giuffre, una delle principali accusatrici, aveva lavorato come massaggiatrice proprio nel resort di Trump a Mar-a-Lago prima di essere reclutata da Epstein, e mai ha detto qualcosa contro The Donald. La Giuffre è morta, apparentemente di suicidio, poche settimane fa.

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