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Cervello

Impiantati chip a Intelligenza Artificiale nel cervello di un paralitico

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Un recente intervento di mostra gli ulteriori passi avanti nell’ibridazione uomo-macchina, fatti sempre, ovviamente, nel nome della cura degli ammalati.

 

Keith Thomas, 45 anni, originario di Long Island, nel 2020 si era rotto il collo in corrispondenza delle vertebre C4 e C5 della colonna vertebrale in maniera piuttosto grave dopo un tuffo sbagliato in piscina. Da allora è rimasto paralizzato dal collo in giù, incapace di muovere o sentire gli arti.

 

Tuttavia, pochi mesi fa, uno studio clinico unico nel suo genere ha riportato sia il movimento che la sensibilità alle sue braccia.

 

Il Thomas, che convive con la quadriplegia, è stato il primo paziente a ricevere quello che i suoi medici chiamano un doppio bypass neurale, una nuova terapia bioelettrica sviluppata presso i Feinstein Institutes for Medical Research della Northwell Health. Guidata da Chad Bouton, professore presso l’Istituto di medicina bioelettronica della Northwell, la nuova procedura sperimentale prevede una combinazione di Intelligenza Artificiale, impianti di interfaccia cervello-computer (BCI), computer esterni e tecnologia indossabile non invasiva.

 

Come un intervento chirurgico di bypass coronarico crea una deviazione affinché il cuore possa pompare il sangue attorno a un ostacolo, un bypass neurale utilizza una combinazione di apprendimento automatico e segnalazione elettrica per reindirizzare i segnali neurali di un individuo, evitando qualunque barriera gli impedisca andare dove dovrebbero. Un doppio bypass neurale reindirizza il segnale nelle aree responsabili del movimento e del tatto, riassume Futurism.

 

 

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Il dottor Bouton, che è anche fondatore e amministratore delegato di un’azienda biotecnologica chiamata Neuvotion, ritiene che questa nuova tecnica come una «terapia guidata dal pensiero», in cui i chip incorporati nel cervello del paziente utilizzano l’apprendimento automatico per interpretare il linguaggio complesso dei neuroni.

 

Il professore e il suo team hanno eseguito il primo intervento chirurgico di bypass neurale singolo nel 2016, ripristinando con successo il movimento delle braccia di un paziente che si era rotto il collo durante una vacanza con la famiglia sei anni prima. Ma mentre quella procedura è stata in grado di ristabilire la capacità di muoversi – quando era collegata a un computer – non ha riportato la sensazione del paziente.

 

Ora, sette anni dopo, il doppio bypass neurale è stato progettato per fare entrambe le cose: ripristinare il movimento e la sensazione. Il paziente in questione ha passato mesi a fissare i movimenti simulati del braccio e della mano sullo schermo di un computer, sollecitando il suo cervello – senza successo, all’epoca – a imitare i movimenti. I medici e gli ingegneri, nel frattempo, hanno effettuato una risonanza magnetica dettagliata del suo cervello, mappando le aree responsabili del movimento del braccio e del tocco della mano.

Forti di questi dati, i medici hanno quindi ideato un piano per impiantare un totale di cinque chip BCI: due nell’area del cervello che presiede al movimento e tre nella regione responsabile del tatto e della sensibilità nelle dita. I chip trasmettono messaggi bioelettrici decodificati al computer, che a sua volta invia segnali elettrici a una serie di cerotti carichi di elettrodi posizionati sui tessuti del malato, colonna vertebrale e avambracci. Infine, una manciata di sensori infinitesimali posizionati sulla punta delle dita e i palmi inviano i dati di tocco e pressione alla regione sensoriale del cervello.

 

«Ogni volta che pensa a muoversi e sentire, in realtà inviamo un altro segnale al midollo spinale, e questo potenzia il midollo spinale» ha detto Bouton al sito Futurism. «Cerca di rafforzare le connessioni».

 

Per installare i chip BCI-AI, Thomas è stato sottoposto a un intervento chirurgico al cervello aperto di 15 ore.

 

La procedura avrebbe avuto successo: l’installazione dell’interfaccia uomo-macchina si sarebbe svolta senza intoppi e per la prima volta dall’incidente, Thomas è stato in grado di tenere e sentire la mano di sua sorella.

 

Nei quattro mesi successivi all’intervento, Thomas ha riacquistato la piena forza in entrambe le braccia, registrando addirittura un recupero del 110% nel braccio destro. Tuttavia, scrive il sito americano «la cosa più emozionante è che Thomas ha iniziato a sperimentare un recupero naturale nell’avambraccio e nel polso, il che significa che la terapia potrebbe aver dato il via ai processi di guarigione innati del suo sistema nervoso».

 

Per quanto notevoli siano questi risultati, non sono esenti da questioni. Prima fra tutte, sebbene Thomas abbia provato nuove sensazioni fuori dal laboratorio, il computer deve essere acceso affinché possa muoversi, «un po’ come la prima macchina per il cuore e i polmoni», ha detto il professore. «Abbiamo alcune parti che si trovano nel corpo, alcune parti che si trovano sul tavolo del laboratorio e alcuni dispositivi indossabili».

 

Non si tratta dell’unico caso in cui la fusione uomo-macchina viene portata avanti.

 

Come riportato da Renovatio 21, due anni fa un uomo di 34 anni – paralizzato al punto di aver  persino perso la capacità di muovere gli occhi a causa della sclerosi laterale amiotrofica (SLA) – era stato messo in grado di comunicare di nuovo attraverso un impianto cerebrale sviluppato dall’Università di Tubinga, in Germania.

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Siamo di fronte ad una versione sempre più avanzata di quella che chiamano Human-Machine-Interface (HMI), interfaccia uomo macchina, che qui arriva a saldare la tecnologia elettronica con la materia cerebrale.

 

Abbiamo altri casi simili di impianti cerebrali che tentano di aiutare pazienti in condizioni estremamente critiche come quello portato avanti dagli scienziati della Stanford University, che consente ad un uomo con le mani paralizzate di poter «digitare» fino a 90 caratteri al minuto, semplicemente pensando alle parole.

Inoltre, una piccola startup neurotecnologica di nome Synchron ha ottenuto recentemente l’approvazione normativa dalla FDA (l’ente regolatore per sostanze e biotecnologie negli USA) per iniziare a testare il suo impianto cerebrale su volontari umani.

 

Impianti cerebrali sono, come noto, l’obiettivo di Neuralink, un’azienda di Elon Musk che ha chippato il cervello di suini e scimmie, rendendo quest’ultime in grado di giocare a Pong senza usare le mani. Ora Neuralink ha ottenuto l’OK per i test umani, nonostante ciò che è accaduto ai primati usati nell’esperimento.

 

Pochi anni fa è emerso che gli scienziati sono riusciti a far giocare sempre a Pong anche delle cellule cerebrali in vitro. Chip cerebrali sono stati utilizzati recentemente per comandare piante carnivore.

 

Anche un colosso digitale come Facebook era interessato alla tecnologia del pensiero degli individui.

 

Ciò che viene sviluppato per i paraplegici oggi come cura, domani sarà venduto come potenziamento: siamo alle porte della comparsa di ibridi uomo-macchina in grado di fare cose non possibile ai comuni esseri umani come collegarsi direttamente alla rete e/o comandare arti artificiali, veicoli etc. solo con il pensiero.

 

La trasformazione cibernetica della vita umana è uno dei punto focali del transumanismo, predicato sia da entusiasti della Silicon Valley più o meno innocui che da vertici planetari come il Klaus Schwab, patron del World Economic Forum di Davos, che immagina un mondo dove in aeroporto saranno fatte «scansioni cerebrali» per evitare che il passeggero nutra idee pericolose.

 

«Una fusione della nostra identità fisica, digitale e biologica» dice lo Schwabbo. Essa passerà anche per la cura delle paralisi: statene certi.

 

Non lo Stato, non la società, non il mondo: ad essere resettato sarà, direttamente, l’essere umano.

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Cervello

Gli scienziati cinesi creano un robot controllato dalle cellule cerebrali umane

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Per la prima volta al mondo, gli scienziati cinesi hanno creato un robot controllato dalle cellule cerebrali umane.   I ricercatori della Tianjin University e della Southern University of Science hanno creato un organoide a partire da cellule staminali umane e lo hanno poi collegato a un’interfaccia neurale, consentendogli di trasmettere istruzioni a un corpo robotico.   Secondo una dichiarazione, il robot è «il primo sistema di interazione intelligente di informazioni complesse con cervello su chip open source al mondo».

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L’obiettivo a lungo termine dei ricercatori è quello di creare interfacce cervello-computer che possano essere utilizzate per trasmettere segnali elettrici tra il cervello e i computer.   Per creare gli organoidi sono state utilizzate cellule staminali pluripotenti umane, che possono svilupparsi in qualsiasi tipo di cellula del corpo umano. Poi le hanno collegate a un’interfaccia speciale come parte di un corpo robotico e hanno insegnato al cyborg a svolgere compiti semplici come afferrare oggetti.   I ricercatori hanno utilizzato la tecnologia a ultrasuoni per stimolare il cervello e formare nuove reti tra le cellule cerebrali. La tecnologia potrebbe essere utilizzata per aiutare i pazienti che hanno subito danni cerebrali, ad esempio a seguito di un ictus.   Non è chiaro, tuttavia, se gli organoidi di tessuto vivente possano essere utilizzati per riparare il tessuto cerebrale o ricostruire aree danneggiate o morte del cervello. I test sui roditori suggeriscono che questa sia una possibilità.   Come riportato da Renovatio 21, organoidi cerebrali sono utilizzati anche da un’azienda svizzera che sta mischiando cellule nervose e microchip nel tentativo di abbattere il costo energetico dei calcolatori.  

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Cervello

Biden confonde Zelens’kyj con Putin. Poi dice che il suo vicepresidente è Trump

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Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha confuso il leader ucraino Volodymyr Zelens’kyj con il presidente russo Vladimir Putin durante un evento a Washington, DC.

 

L’ennesimo imbarazzante episodio di demenza presidenziale si è consumato ieri, quando Biden ospitava il lancio del cosiddetto Ukraine Compact, un’iniziativa volta a concludere accordi bilaterali di sicurezza con Kiev.

 

Affiancato dai leader della NATO e dell’UE, il presidente degli Stati Uniti ha pronunciato un breve discorso per poi cedere il podio a Zelens’kyj.

 

«E ora voglio passare la parola al presidente dell’Ucraina, che ha tanto coraggio quanto determinazione», ha detto Biden invitando l’ex attore ucraino a parlare. Ma invece di presentarlo per nome, Biden ha inaspettatamente detto al pubblico: «Signore e signori, Presidente Putin!»

 

Rendendosi conto apparentemente del suo errore, Biden è tornato sul podio e ha cercato di correggersi, dicendo: «Presidente Zelensky! Sono così concentrato a battere Putin, che dobbiamo preoccuparcene… comunque… signor presidente».

 

Zelens’kyj è intervenuto dicendo: «sono migliore», al che Biden ha risposto: «Tu sei molto migliore».

 

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Durante una conferenza stampa tenutasi più tardi quella sera, Biden ha confuso la sua vicepresidente, Kamala Harris, con il suo rivale alle elezioni del 2024 e favorito repubblicano, l’ex presidente Donald Trump. «Guardate, non avrei scelto la vicepresidente Trump come vicepresidente se non fosse stata qualificata per essere presidente», ha detto ai giornalisti.

 

Dopo il disastroso dibattito televisivo del mese scorso con Trump, diversi politici del Partito Democratico e importanti donatori, così come i principali organi di informazione statunitensi, hanno esortato Biden a sospendere la sua campagna di rielezione in modo che il partito potesse selezionare un candidato diverso.

 

Biden, tuttavia, ha respinto le crescenti preoccupazioni sulla sua età e sul suo declino mentale, insistendo sul fatto che è la persona migliore per sconfiggere Trump a novembre.

 

Capofila dell’ammutinamento verso Biden è stato il controverso divo hollywoodiano e operativo del Partito Democratico Giorgio Clooney, che, dopo aver ospitato un evento di endorsement a Hollywood del presidente (che ha fruttato 30 milioni di dollari donazioni alla sua campagna) ha scritto sul New York Times un articolo in cui chiede al candidato Biden di ritirarsi dalla corsa per la Casa Bianca. Secondo alcuni, dietro a Clooney ci sarebbe Obama. I giornali, tuttavia, riportano solo che Obama sapeva dell’editoriale che Clooney stava per pubblicare ma non ha fatto nulla per fermarlo. Obama era anche lui all’evento elettorale di Hollywood, al termine del quale sembra aver dovuto accompagnare fuori dal palco Biden, che pareva disorientato e inconsapevole di dove fosse e cosa dovesse fare.

 


Come riportato da Renovatio 21, gli episodi in cui Biden si è dimostrato in stato di amenza sono stati continui in questi anni. Un neurochirurgo anonimo ha descritto la condizione del presidente al giornalista Alex Berenson come «senza dubbio demenza da Parkinson».

 

Dopo il disastro del dibattito con Trump, quando cioè il problema mentale di Biden è divenuto non più negabile nemmeno dai media più mendaci, la Casa Bianca si è affrettata a comunicare che il presidente non soffre in alcun modo di demenza. Nel frattempo lui in un’intervista che doveva essere riparatrice ha affermato che non fa test cognitivi perché il suo test è ogni giorno quando sta «governando il mondo».

 

Tucker Carlson ha rivelato negli scorsi giorni. di aver saputo anni fa da un vicino di casa di Washington, amico della sorella di Biden, che la famiglia di origine del presidente era adirata con moglie e figli del politico del Delaware in quanto vedevano come stavano spingendo perché si candidasse invece che lasciarlo stare visti i suoi chiari problemi di età.

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Cervello

Neurochirurgo: Biden «senza dubbio soffre di demenza da Parkinson»

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Secondo un neurochirurgo, il presidente Joe Biden, 81 anni, presenta evidenti segni di demenza lieve dovuta al morbo di Parkinson.   L’esperto medico, che ha preferito mantenere l’anonimato (in America vige la «Goldwater rule», che vieta eticamente agli psichiatri di commentare sulla salute mentale dei personaggi pubblici, Trump escluso), ha confermato la malattia neurologica in una e-mail al giornalista Alex Berenson, affermando che Biden mostra segni classici come l’assenza di espressioni facciali e «instabilità dell’andatura».   Rispondendo a un articolo precedente, in cui Berenson dichiarava che avrebbe votato Trump perché «è ovvio che Joe Biden ha qualche tipo di malattia neurologica legata all’età, probabilmente il Parkinson o l’Alzheimer».

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«Ha senza dubbio il morbo di Parkinson e soffre sempre di più di demenza parkinsoniana». ha scritto il neurochirurgo a Berenson, già noto per la sua dissidenza rispetto alla narrativa COVID-vaccino. «I segnali sono inequivocabili».   Nella lista, il medico pone:   – «la sua andatura strascicata» – «l’assenza di movimenti associati (espressione facciale, oscillazione delle braccia). Quando oscilla le braccia, sembra forzato, probabilmente perché i suoi addestratori gli hanno detto di oscillare le braccia quando cammina. È qualcosa che facciamo tutti naturalmente, ma scompare con il morbo di Parkinson» – «instabilità dell’andatura» – «voce bassa» – «periodi ON e OFF, momenti in cui il farmaco sembra funzionare bene e quando non lo fa (spiega anche come una buona dose di Sinemet al momento giusto potrebbe renderlo più vivace» – «il tremore a riposo non è evidente nel caso di Biden, ma questo è vero in molti casi di parkinsonismo»   Il neurochirurgo ha continuato affermando che i medici di Biden «SENZA DUBBIO lo sanno», aggiungendo: «questo è peggio del segreto di Roosevelt», riferendosi ai problemi di salute che per un decennio afflissero il presidente del New Deal e della Seconda Guerra Mondiale senza che la stampa ne desse più di tanto conto.   A giudicare dalle sue attuali condizioni, il medico ha valutato che nei prossimi sei mesi Biden potrebbe iniziare ad avere maggiori difficoltà a camminare, «fino a dover ricorrere a qualche tipo di dispositivo di assistenza».   «La sua andatura e il suo viso inespressivo (chiamato “poker face” nella letteratura sul Parkinson) sono piuttosto classici», ha aggiunto il neurochirurgo.  

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Come riportato da Renovatio 21, dopo il disastro del dibattito contro Trump, la Casa Bianca ha comunicato che non c’è nulla fuori posto.   Alcuni sostenitori del presidente hanno dato la colpa degli innegabili episodi di confusione mentale visti in TV ad un raffreddore o alla stanchezza da jetlag per il viaggio in Europa di giorni fa. Biden, ricordiamo, aveva passato i sei giorni prima del dibattito chiuso nella magione presidenziale di Camp David a prepararsi per l’incontro televisivo con il presunto candidato repubblicano sfidante Donaldo J. Trump.   Nel frattempo, una fronda si sta creando nel Partito Democratico per chiedere di Biden di farsi da parte. Tra le persone che hanno espresso dubbi nelle ultime ore, anche l’ottuagenaria ex speaker della Camera Nancy Pelosi.   Vari osservatori, tra cui Elon Musk, hanno dichiarato che l’intera débacle televisiva è stata preparata ad arte per dimostrare l’incompetenza mentale del presidente e quindi cambiare candidato.

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