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Predazione degli organi

Maiali morti riportati in vita dagli scienziati – per avere più organi per la predazione degli organi umani

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Stanno andando avanti gli esperimenti estremi di rianimazione dell’organismo. Con il fine di squartare ancora più esseri umani per i trapianti, cioè per quella che è più corretto chiamare predazione degli organi.

 

Come riportato da Renovatio 21, tre anni fa alcuni scienziati hanno comunicato i loro studi compiuti su dei suini riguardo  la possibilità di riattivare il corpo dopo la morte.

 

Ora alcuni scienziati israeliani del Technion- Israel Institute of Technology e Rambam Medical Center hanno cercato il modo per far rivivere le cellule negli organi dei maiali morti, ottenendo alcuni risultati significativi quanto inquietanti.

 

Gli scienziati hanno utilizzato un sistema chiamato OrganEx che utilizza pompe e soluzioni speciali per ripristinare l’ossigeno nelle cellule del sangue e prevenire la morte cellulare in tutto il corpo. Il team ha ripristinato la circolazione e altre funzioni in più organi un’ora dopo la morte dei maiali per arresto cardiaco , secondo il loro studio peer-reviewed sulla rivista Nature di mercoledì scorso.

 

È a questo punto che il team di ricercatori ha visto che il cuore aveva ricominciato a pompare.

 

Gli esperimenti condotti hanno anche mostrato i risultati di un diverso progetto realizzato dagli studenti di Yale tre anni prima. Coinvolgeva cervelli di maiali disincarnati. Gli scienziati hanno utilizzato questi risultati in un sistema simile chiamato BrainEx come un modo per ripristinare la circolazione nei cervelli prelevati dai maiali dopo che erano stati uccisi in un impianto di confezionamento della carne.

 

Lo studio è stato condotto inducendo arresti cardiaci nei suini e curandoli utilizzando la tecnologia OrganEx entro un’ora dalla loro morte. Essi sono stati paragonati ai maiali che erano in ECMO, l’ossigenazione extracorporea della membrana, una macchina che pompa il sangue ossigenato del maiale in tutto il corpo.

 

La ricerca quindi vuole sfidare la concezione per cui le cellule e gli organi del corpo iniziano a essere distrutti in modo irreversibile entro pochi minuti dall’arresto del cuore. Secondo lo studio, invece, il processo può essere fermato e lo stato cellulare può essere spostato verso il recupero.

 

Questo studio ha molto potenziale per aiutare a ridurre la quantità di danni causati al cervello delle persone dopo un ictus e forse anche al cuore dopo un infarto o un arresto cardiaco.

 

Il lettore può intravedere qual è il fine di questo esperimento: aumentare la disponibilità per la predazione degli organi – quello che il mondo della Necrocultura chiama «donazione».

 

La «donazione», infatti, può avvenire solo a cuor battente, con l’individuo dichiarato morto per «convenzione» – la cosiddetta morte cerebrale, ricordiamolo sempre, è solo un costrutto, i cui parametri pure variano da Paese a Paese, di anno in anno.

 

Se il cuore smette di funzionare, infatti, gli organi divengono inservibili.

 

Per cui, logicamente tutti gli espianti di organi vengono fatti con il cuore che ancora batte, cioè vengono fatti mentre la persona è viva – e in uno stato di impotenza, perché vittima innocente dello squartamento ordinato dal sistema sanitario (e dagli interessi che vi ruotano attorno, specie delle farmaceutiche, che acquistano clienti a vita per i farmaci anti-rigetto).

 

Ecco perché questi esperimenti con i porci: vogliono riattivare il cuore non per riportare le persone in vita, ma per poter rendere più proficuo il loro squartamento.

 

Deve esservi chiaro che, Dio non voglia, questa cosa può toccare a chiunque di noi: siamo a un incidente d’auto dallo squartamento di Stato, con i nostri organi che ci vengono rubati e rivenduti, mentre i dottori che ci hanno dichiarati morti per convenzione ci somministrano il curaro, così da impedire ci muoviamo in preda a dolori lancinanti mentre ci squartano, perché, certo, ai morti vanno dati sedativi e paralizzanti, non fa una grinza, davvero.

 

Sveglia.

 

Questo è il vero traffico di organi che avviene sotto il nostro naso ogni giorno, senza che nessuno dica niente.

 

Noi, qui, riguardo a questo orrore che procede ora anche attraverso la perversione del progresso scientifico, non terremo mai la bocca chiusa.

 

Mai.

 

 

 

 

 

 

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Predazione degli organi

Il legame tra il concetto di «morte cerebrale» e la predazione degli organi

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Il concetto della morte cerebrale – convenzione creata per far partire l’industria dei trapianti, che vanno eseguiti a cuor battente – è stato al centro di un video pubblicato dal direttore di LifeSite John-Henry Westen con il neonatologo in pensione Dr. Paul Byrne.

 

Il dottor Byrne si è interessato inizialmente alla questione nel 1975, quando un suo paziente neonato di nome Joseph non rispondeva più mentre viveva sotto ventilazione artificiale. Dopo che un test delle onde cerebrali aveva dato risultati che suggerivano che Joseph aveva sofferto di «morte cerebrale», un risultato ripetuto da un secondo test, Byrne aveva continuato a curare il suo paziente, obiettando che Joseph non era morto.

 

Quando Joseph aveva circa cinque mesi, Byrne iniziò a indagare sulla questione, scoprendo infine che il concetto di «morte cerebrale» non ha alcuna vera base scientifica.

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Il concetto stesso, racconta il medico, è stato «inventato» dopo un trapianto di cuore illegale fallito tra due neonati a Brooklyn, New York. Un comitato di Harvard ha pubblicato un rapporto chiamato «A Definition of Irreversible Coma» («Una definizione di coma irreversibile») in cui ha identificato il «coma irreversibile» con la morte, senza alcun dato sui pazienti o test di laboratorio.

 

«Mentre ci concentriamo su queste questioni, le questioni più importanti hanno a che fare con la differenza tra vita e morte», spiega il dottor Byrne, identificando la differenza tra creazione, quando qualcuno viene concepito, e morte, quando le membrane cellulari iniziano a rompersi dopo che l’anima lascia il corpo. «Sappiamo cos’è la vita, sappiamo che la morte è qualcosa di diverso. E quindi l’attenzione dovrebbe essere rivolta a non dichiarare qualcuno morto finché non è effettivamente morto».

 

Rivolgendo la sua attenzione alla donazione di organi e ai trapianti, Byrne osserva che la nostra società tende a essere «fiduciosa», con il desiderio tra le persone di fare del bene agli altri. Tuttavia, sostiene Byrne, Dio ha creato i nostri organi appositamente per noi in modo tale che non possano essere trapiantati. Il processo umano del trapianto, egli ritiene, è un’interferenza con il processo naturale di Dio, con l’eccezione naturale della gravidanza.

 

Nel frattempo, la persona sottoposta al trapianto scambia un insieme di problemi con un altro. La questione dei farmaci per tutta la vita che costringono il corpo ad accettare gli organi trapiantati, aggiunge il Byrne, è una «questione sociale» e non solo una questione di costi, considerando l’aumento di certe infezioni come la tubercolosi alla luce del trapianto di organi.

 

Il medico afferma che le persone tendono a scegliere la «via più facile» piuttosto che quella morale, qualcosa che esamina alla luce dei trapianti di cuore, che tolgono la vita a una persona per il bene di un’altra.

 

«Una volta che qualcuno ha questo marchio di morte cerebrale, il sistema lo renderà morto, perché chiunque venga definito morto cerebralmente, il sistema lo rende morto, o tagliandogli gli organi vitali, o, se non riesce a respirare da solo, togliendogli il supporto vitale», spiega Byrne. «Ecco perché dicono, “Nessuno si è ripreso dalla morte cerebrale”».

 

In Canada e negli Stati Uniti ci sono persone che vanno in giro a cercare organi. Il contesto americano usa il nome «designated requester» per una figura, che, a differenza del medico curante della persona, è autorizzata a discutere di trapianti con la famiglia. Nel frattempo, il fenomeno delle persone che si svegliano dopo essere state dichiarate cerebralmente morte si è verificato fin dall’inizio, dice Byrne.

 

«È un intero team di persone che partecipano tutte a questa industria multimiliardaria che dipende dall’ottenimento di organi sani… e da dove si ottengono organi sani? Da persone viventi. Si può ottenere un organo sano da un cadavere? No», sottolinea.

 

Mentre si può legalmente essere dichiarati morti mentre si è ancora in vita, la legge stessa dipende da ciò che dice la medicina. Entrambe, tuttavia, non dovrebbero contraddire la filosofia. La filosofia, dice Byrne, ci dice che gli uomini sono composti di corpo e anima. Per pensare a queste cose, tuttavia, dobbiamo isolarle, ma nel processo, dice Byrne, le «mescoliamo», con le nostre emozioni che si coinvolgono anche per quanto riguarda il desiderio di aiutare qualcuno, e quindi possiamo prendere la decisione sbagliata.

 

Il pubblico, dice, fa affidamento sulla «leadership» di dottori, giuristi, filosofi e teologi. Abbiamo visto, aggiungiamo noi, quanto questa leadership sia immotivata, e, dopo la pandemia, di fatto fallita in ogni dimensione possibile.

 

Come riportato da Renovatio 21, dinanzi alla verità che il soggetto di espianto è di fatto vivo, vari soggetti stanno iniziando a discutere l’abbandono della regola del «donatore morto» e quindi la possibile «eutanasia del donatore». Il Canada, grazie alla legge sull’eutanasia che permette quasi a chiunque di farsi ammazzare dallo Stato, è infatti ora diventato una delle capitali per numero di trapianti.

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La maschera sulla «morte del donatore» sta calando al punto che i chirurghi di trapianti stanno inventando anche una procedura chiamata con il nome mistico e tecnico di «resurrezione parziale».

 

In questa procedura, i medici dichiarano un paziente morto prematuramente (poco dopo uno scompenso cardiaco), quindi attuano interventi per riprendere la circolazione nel paziente al fine di ottimizzare la vitalità dell’organo. Tuttavia – ascoltate bene – bloccano deliberatamente la circolazione del sangue ossigenato dal raggiungere il cervello.

 

Garantire che il cervello sia privato del sangue ossigenato mentre altri organi vengono perfusi con esso fa due cose: preserva gli organi per il trapianto e assicura che il paziente muoia – per mano dei chirurghi, in un modo diverso da quello in cui il paziente stava già morendo naturalmente.

 

In pratica, i medici non solo stanno rendendosi conto sempre più che stanno ammazzando i pazienti, ridotti a conti correnti di organi da derubare, ma stanno inventando anche nuovi protocolli di crudeltà per farlo.

 

La Necrocultura corre, ogni giorno, dentro ai nostri ospedali, dove per squartare qualcuno che ha la sola colpa magari di essere stato coinvolto in un incidente stradale somministrano dichiaratamente al soggetto il curaro, al fine di paralizzarlo durante lo squartamento atto alla predazione dei suoi organi.

 

Provate a pensarci: che senso ha dare un paralizzante ad un morto? I morti si muovono? I morti sentono il dolore?

 

Domande a cui nessuno, né negli ospedali, né sui giornali, né nelle università, né nelle aule della politica, vuole davvero porsi.

 

Noi lo facciamo invece, e vi diciamo: rifiutate con ogni mezzo la «donazione» degli organi, che è predazione della materia vitale inflitta all’innocente, ulteriore sottile trasformazione del sacrificio umano nel mondo moderno.

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Cina

La Cina accusata di aver sequenziato il DNA tibetano e uiguro per rifornire il mercato dei trapianti di organi

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.   Una commissione del Congresso degli Stati Uniti ha ascoltato testimonianze scioccanti sul presunto prelievo forzato di organi da parte di uiguri e praticanti del Falun Gong in Cina.   Il presidente della Commissione esecutiva del Congresso sulla Cina (CECC), il deputato Chris Smith, studia la questione da anni. È fermamente convinto che la Cina stia permettendo orribili violazioni dei diritti umani.   «Il prelievo forzato di organi su scala industriale in Cina è un’atrocità senza eguali nella sua malvagità: bisogna tornare agli orribili crimini commessi nel 20° secolo da Hitler, Stalin, Mao o Pol Pot per trovare atrocità sistemiche comparabili», ha affermato nella sua introduzione all’udienza del 21 marzo. «Il numero delle persone giustiziate o dei loro organi – alcuni anche prima che siano cerebralmente morti – è sconcertante».

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Tra i testimoni davanti al CECC c’era la dottoressa Maya Mitalipova, direttrice del Laboratorio di cellule staminali umane presso il Whitehead Institute for Biomedical Research del Massachusetts Institute of Technology. È una uigura nata in Kazakistan.   Le sue accuse sono state sorprendenti. Ha detto che il governo cinese ha costruito il più grande database del DNA del mondo con l’aiuto della tecnologia americana.   Il DNA delle popolazioni indigene del Tibet e dello Xinjiang, dove vive la maggior parte dei 15 milioni di uiguri e di altri popoli turchi della Cina, è stato sequenziato. Ha stimato che il sequenziamento del DNA di 15 milioni di persone costerebbe 1 o 2 miliardi di dollari. Perché il governo dovrebbe farlo?   La sua risposta agghiacciante è che il governo cinese utilizza il database per selezionare i donatori di organi.   «Quando un paziente richiede un organo in Cina, i dati sequenziati del suo DNA verranno “confrontati” con i milioni presenti nel database del DNA archiviato nei computer. Entro pochi minuti verrà trovata una corrispondenza perfetta. Se un potenziale donatore di organi non è in prigione o in un campo, le autorità cinesi possono facilmente trovare un motivo per trattenere una persona compatibile e ucciderla su richiesta per i suoi organi».   «Questo è il motivo principale per cui il governo cinese ha investito miliardi di dollari nel sequenziamento del DNA dell’intera popolazione dello Xinjiang e del Tibet. Perché in cambio guadagnerà esponenzialmente molti più miliardi di dollari all’anno».   Ethan Gutmann, un esperto di espianti di organi, ha anche testimoniato che adulti uiguri giovani e sani vengono prelevati da campi di internamento di massa e uccisi per i loro organi.

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Gutmann, l’autore di The Slaughter, un libro sul prelievo forzato di organi, indaga da anni sul prelievo forzato di organi in Cina. Inizialmente, ha detto, venivano usati gli aderenti al movimento vietato del Falun Gong. Tuttavia, intorno al 2017 la Cina ha iniziato a procurarsi organi da uiguri e altri musulmani nello Xinjiang per pazienti provenienti dal Medio Oriente. «Supponendo che i turisti degli organi dello Stato del Golfo preferiscano i donatori musulmani che non mangiano carne di maiale, [la Cina] ha cercato di sfruttare il passaggio dalle fonti del Falun Gong a quelle uigure».   Un’altra testimone davanti al CECC è stata Anne Zimmerman, presidente del comitato per le questioni bioetiche della New York City Bar Association. Ha affermato che gli esperti di bioetica hanno una responsabilità speciale nel garantire che le istituzioni non collaborino al prelievo di organi.   Liu Pengyu, portavoce dell’ambasciata cinese a Washington, ha dichiarato a Radio Free Asia che la Cina è governata da leggi e che «la vendita di organi umani e i trapianti illegali sono severamente vietati». «I diritti umani delle persone di tutti i gruppi etnici nello Xinjiang sono stati completamente protetti», ha detto. «Le affermazioni che avete menzionato non reggono e non significano altro che sensazionalismo artificiale».   Michael Cook   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Cina

Espianto degli organi, la Cina sta costruendo il più grande database DNA al mondo per facilitare il prelievo forzato

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In un’udienza al Campidoglio di Washington alcuni esperti hanno testimoniato riguardo la rimozione sistematica, diffusa e non consensuale di organi umani per trapianti da parte della Cina che starebbe continuando ad espandere il suo vasto database di DNA che consente all’industria medica di individuare rapidamente le corrispondenze perfette. Lo riporta LifeSiteNews.

 

«Il prelievo forzato di organi su scala industriale in Cina è un’atrocità senza eguali nella sua malvagità: bisogna tornare agli orribili crimini commessi nel 20° secolo da Hitler, Stalin, Mao o Pol Pot per trovare atrocità sistemiche comparabili», ha affermato il deputato repubblicano del New Jersey Chris Smith, capo della Commissione esecutiva del Congresso sulla Cina (CECC) nell’apertura l’udienza.

 

«Il numero delle persone giustiziate per i loro organi – alcuni anche prima di morire cerebralmente – è sconcertante», ha annunciato Smith. «Il prelievo forzato di organi in Cina equivale a “Crimini contro l’umanità”».

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Il rappresentante Smith, che ha attirato l’attenzione sul prelievo forzato di organi in Cina per più di due decenni, ha raccontato di un funzionario della sicurezza cinese che aveva testimoniato in precedenza che «lui e gli altri suoi agenti di sicurezza stavano giustiziando prigionieri – con medici, ovviamente, e ambulanze – prelevare i loro organi per il trapianto».

 

«Prove sostanziali indicano che i prigionieri in Cina sono stati sottoposti ad esami del sangue, tenuti in cattività e uccisi su richiesta dei loro organi», ha detto uno dei testimoni nella sua testimonianza scritta. «Questa affermazione è corroborata da prove e ammissioni da parte di funzionari cinesi di alto livello, professionisti medici e pubblicazioni ufficiali. I prigionieri sono qui trattati come una risorsa: una riserva vincolata di scorte di organi da sfruttare secondo necessità».

 

Secondo quanto detto durante l’udienza, negli anni il bacino dei donatori riluttanti si è ampliato, dai prigionieri ai nemici politici fino a un’enorme popolazione di cittadini comuni.

 

«Abbiamo avuto diversi sopravvissuti ai campi di detenzione cinesi che hanno condiviso con noi le loro storie potenti», ha raccontato il dottor Tom Oliverson, rappresentante dello Stato del Texas e presidente del Comitato assicurativo, nella sua testimonianza scritta.

 

«Ci hanno raccontato degli orrori quotidiani dell’essere un prigioniero religioso e politico e di quanto spesso quelli nei campi sparivano all’improvviso – per non essere mai più visti», ha continuato Oliverson. «Hanno parlato dell’orrore di sapere cosa stava succedendo a coloro che erano scomparsi e di non poter fare nulla per fermarci. Hanno condiviso che, a causa del loro stile di vita sano e dell’astinenza dall’alcol, i praticanti di Falun Gong e gli uiguri venivano spesso presi di mira» per il prelievo forzato di organi.

 

Maya Mitalipova, direttrice del Laboratorio sulle cellule staminali umane presso il Whitehead Institute for Biomedical Research del MIT, ha avvertito il comitato che la Cina non si sarebbe limitata a raccogliere dati sul sequenziamento del DNA all’interno dei propri confini. Sta addirittura accumulando informazioni sul DNA dei cittadini statunitensi.

 

«Il governo cinese sta costruendo il più grande database del DNA al mondo acquisendo dati di sequenziamento del DNA da aziende cinesi e di tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti», ha affermato la Mitalipova. «Numerose aziende biotecnologiche stanno aiutando la polizia cinese nella creazione di questo database”, ha continuato. “Tra questi figurano la statunitense Thermo Fisher Scientific e la società cinese BGI (Beijing Genome Institute). Il BGI in particolare è pericoloso perché raccoglie dati genetici degli americani e li usa per ricerche con l’esercito cinese».

 

La scienziata del politecnico bostoniano ha spiegato che la Cina ha già investito miliardi di dollari per sequenziare il DNA di intere popolazioni dello Xinjiang e del Tibet al fine di semplificare i futuri trapianti di organi.

 

«Quando un paziente richiede un organo in Cina, i dati sequenziati del suo DNA verranno confrontati con i milioni nel database del DNA archiviato nei computer» racconta la Mitalipova. «Entro pochi minuti verrà trovata una corrispondenza perfetta. Se un potenziale donatore di organi non è in prigione o in un campo, le autorità cinesi possono facilmente trovare un motivo per trattenere una persona compatibile e ucciderla su richiesta per i suoi organi».

 

La Mitalipova ha anche osservato che le autorità cinesi non solo hanno imposto il prelievo di sangue per il test del DNA, ma stanno anche eseguendo controlli ecografici su tutti gli organi interni – un altro probabile passo per semplificare ulteriormente il futuro abbinamento e prelievo di organi.

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Matthew Robertson, coautore di «Execution by Organ Procurement: Breaching the Dead Donor Rule in China» («Esecuzione mediante prelievo di organi: violazione della regola del donatore deceduto in Cina») pubblicato sull’American Journal of Transplantation, ha iniziato la sua sostanziale testimonianza scritta su un caso avvenuto nel 1978 «quando una giovane prigioniera politica, secondo quanto riferito, aveva avuto il suo reni estratti sul luogo dell’esecuzione mentre era ancora viva».

 

«Con le riforme economiche cinesi, anche il sistema dei trapianti di organi è diventato soggetto alle forze del mercato. A partire dal 2000, l’attività del settore dei trapianti di organi in Cina è esplosa. Migliaia di chirurghi specializzati in trapianti sono stati formati e centinaia di ospedali iniziarono a offrire i trapianti come terapia di routine. Il complesso medico-militare è stato fortemente coinvolto nell’attività e nella ricerca sui trapianti. I tempi di attesa per il trapianto sono passati da molti mesi a solo settimane, giorni e talvolta ore. Il trapianto di organi è passato da una terapia specialistica rivolta principalmente ai quadri del partito a un trattamento di routine disponibile in tutto il paese. Gli ospedali hanno iniziato a pubblicare la disponibilità degli organi e i listini prezzi sui siti web, e i turisti che effettuano trapianti da tutto il mondo sono volati in Cina per ricevere gli organi nelle date prestabilite (il che significa che i tempi dell’esecuzione del donatore devono essere stati pianificati in anticipo)».

 

«Fonti in lingua cinese rivelano che i due cambiamenti chiave nel settore dei trapianti in Cina a partire dal 2000 sono stati i volumi e i tempi di attesa: decine di migliaia di trapianti venivano eseguiti ogni anno, molti su richiesta, in coincidenza con un calo graduale e poi improvviso delle procedure giudiziarie. esecuzioni. L’uso di prigionieri politici come fonte di organi, in particolare di aderenti al Falun Gong incarcerati in massa dal luglio 1999, è l’unica spiegazione plausibile per questo risultato».

 

«Documenti medici e aneddoti di chirurghi cinesi supportano ulteriormente l’affermazione del prelievo di organi dai prigionieri su richiesta», ha detto Robertson. «In un caso, i medici hanno trasportato un donatore in Tibet per un’estrazione del fegato, garantendo la rimozione simultanea del fegato del ricevente per mantenere la vitalità dell’organo trapiantato».

 

«Ciò costituisce un’ammissione di tratta di esseri umani a scopo di omicidio e prelievo di organi, dato che hanno espressamente trasportato un donatore forzato vivente in un luogo diverso, solo per poi procedere all’esecuzione e al prelievo di organi», ha spiegato.

 

«L’assenza di una responsabilità significativa, sia a livello nazionale che internazionale, invia un segnale che la riforma è facoltativa piuttosto che imperativa», ha osservato Robertson. «Senza conseguenze tangibili, la Cina ha pochi incentivi a modificare radicalmente le sue pratiche di approvvigionamento di organi».

 

Come riportato da Renovatio 21, in questi anni è emerso che i medici cinesi starebbero espiantando gli organi non solo a vittime di incidenti stradali ma anche a pazienti con danni cerebrali – in pratica, in Cina si farebbe a meno, con una certa mirabile sincerità, della balla stragista della «morte cerebrale».

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Secondo quanto raccontato da Epoch Times, testata legata al movimento religioso Falung Gong, represso in Cina e molto concentrato sul tema, vi sarebbe nella Repubblica popolare una vera e propria «industrializzazione» della predazione degli organi.

 

«Al rumore degli spari, i prigionieri caddero a terra senza vita» aveva raccontato un ex agente cinese. «I loro corpi, ancora caldi, sono stati trasportati in un vicino furgone bianco dove li attendevano due medici vestiti di bianco. A porte chiuse, sono stati tagliati aperti, gli organi estratti per la vendita sul mercato dei trapianti».

 

«L’espianto di organi dei prigionieri del braccio della morte era un segreto di Pulcinella» aveva raccontato l’ex ufficiale di pubblica sicurezza della città di Zhengzhou, capitale della provincia dell’Henan nella Cina centrale, che ora vive negli USA, confessando di essere stato un partecipante inconsapevole a una catena di approvvigionamento «industrializzata» che convertiva esseri umani viventi in prodotti da vendere nel commercio di organi.

 

Due anni fa era emerso che potrebbero esservi stati casi di prigionieri nigeriani uccisi per l’espianto degli organi.

 

La stessa Repubblica Popolare Cinese ha incarcerato nel 2020 diverse persone per traffico illegale di organi, prelevandoli da vittime di incidenti stradali e a pazienti con gravi danni cerebrali. Leggi specifiche sono state promulgate da Pechino, senza tuttavia riuscire a fermare il traffico illegale di organi – che rappresenterebbe, crediamo, pur sempre la punta dell’iceberg della predazione cinese, che, dai prigionieri in giù, costituisce un processo istituzionale.

 

Renovatio 21 ricorda ai suoi nuovi lettori che l’espianto degli organi avviene per lo più a cuor battente.

 

Rammentiamo inoltre che la cosiddetta «morte cerebrale» è nient’altro che una convenzione, che pure varia da Paese a Paese, inventata per aumentare questo ulteriore business sanitario e farmaceutico (pazienti abbonati ai farmaci anti-rigetto per tutta la vita, a spese della Sanità di Stato, magari) e radicare nelle nostre vite questa ulteriore variante del sacrificio umano.

 

In realtà, la Cina è solo leggermente più smaliziata di quanto non faccia, tra incentivi e pubblicità progresso, tutta la sanità occidentale – compresa quella accanto a casa vostra.

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