Civiltà
Eugenetica, Grande Reset, Intelligenza Artificiale e transumanismo: una storia (parte I)
Vedremo la biotecnologia servire gli interessi dell’umanità sotto un paradigma multipolare che nutre la sovranità nazionale, la vita umana, la famiglia e la fede?
Per quanto ci possa causare una buona dose di dispiacere e persino mal di stomaco considerare idee come la presa che l’eugenetica ha sulla nostra epoca attualmente travagliata, credo che ignorare un argomento del genere non faccia davvero alcun favore a nessuno a lungo termine.
I preferiti del World Economic Forum costentano concetti come «la nuova classe inutile globale» ,che l’Intelligenza Artificiale, l’ingegneria genetica, l’automazione e la quarta rivoluzione industriale presumibilmente stanno introducendo… chiamano apertamente per una cittadinanza globale dotata di microchip in grado di interfacciarsi con una rete globale con un unico pensiero… promuovono i «neuralink» per «mantenere l’umanità rilevante» fondendosi con i computer in una nuova epoca di biologia evolutiva
Ciò è particolarmente grave, poiché i principali preferiti del World Economic Forum come Yuval Harari ostentano concetti come «la nuova classe inutile globale» che l’Intelligenza Artificiale, l’ingegneria genetica, l’automazione e la quarta rivoluzione industriale presumibilmente stanno introducendo. Altre creature di Davos come Klaus Schwab chiamano apertamente per una cittadinanza globale dotata di microchip in grado di interfacciarsi con una rete globale con un unico pensiero, mentre Elon Musk e Mark Zuckerberg promuovono i «neuralink» per «mantenere l’umanità rilevante» fondendosi con i computer in una nuova epoca di biologia evolutiva.
I principali genetisti darwiniani come Sir James Watson e Sir Richard Dawkins difendono apertamente l’eugenetica mentre una tecnocrazia si consolida in una stazione di governo usando un «Grande Reset» come scusa per inaugurare una nuova era post-stato nazionale.
Se c’è qualcosa di fondamentalmente malvagio in agguato dietro questi processi che ha qualche connessione con l’ascesa anglo-americana del fascismo e dell’eugenetica quasi un secolo fa, allora dobbiamo almeno avere il coraggio di esplorare questa possibilità. (…) Forse una simile dimostrazione di coraggio per pensare che l’impensabile potrebbe valga la pena per coloro che potrebbero trovarsi in una situazione simile oggi.
Cosa non è successo a Norimberga?
Settantasei anni fa, mentre gli alleati consolidavano la loro vittoria sulla macchina nazista e i «Tribunali di Norimberga» venivano rapidamente organizzati, una nuova strategia fu messa in atto dalle stesse forze che avevano investito ingenti energie, denaro e risorse l’ascesa del fascismo come «soluzione miracolosa» del caos economico del dopoguerra che si era diffuso in Europa e negli Stati Uniti.
È uno dei più grandi scandali della nostra epoca che la macchina Wall Street-City di Londra che finanziò Hitler e Mussolini come arieti per un nuovo ordine mondiale non sia mai stata effettivamente assicurata alla giustizia.
È uno dei più grandi scandali della nostra epoca che la macchina Wall Street-City di Londra che finanziò Hitler e Mussolini come arieti per un nuovo ordine mondiale non sia mai stata effettivamente assicurata alla giustizia.
Sebbene Franklin Roosevelt sia riuscito a mettere un guinzaglio a Wall Street tra il 1933-1945, mentre preparava il palcoscenico mondiale per una bella visione postbellica di una cooperazione vantaggiosa per tutti, le forze oscure dell’oligarchia finanziaria che volevano solo stabilire un sistema unipolare globale di governo non solo evitò la punizione, ma non perse tempo per riconquistare la loro perduta egemonia prima che la guerra fosse giunta al termine.
Il ruolo di Sir Julian Huxley
Uno dei grandi strateghi concettuali di questo processo fu un uomo di nome Julian Sorrel Huxley (1887-1975). Celebrato come biologo e riformatore sociale, Julian è stato un devoto membro per tutta la vita della British Eugenics Society che ha servito insieme a John Maynard Keynes come segretario e poi come presidente.
«La morale per l’UNESCO è chiara. Il compito affidatogli di promuovere la pace e la sicurezza non potrà mai essere pienamente realizzato attraverso i mezzi ad esso assegnati: educazione, scienza e cultura. Deve prevedere una qualche forma di unità politica mondiale, sia attraverso un unico governo mondiale o meno, come l’unico mezzo certo per evitare la guerra»
Julian era un uomo impegnato, che insieme a suo fratello Aldous, ha lavorato duramente per riempire le scarpe molto grandi del nonno Thomas (alias il bulldog di Darwin ).
Mentre gestiva contemporaneamente il movimento eugenetico del secondo dopoguerra, Julian si trovò a mettere in moto il moderno movimento ambientalista come fondatore dell’Unione internazionale per la Conservazione della Natura nel 1948 , co-fondando il WWF (World Wildlife Fund) nel 1961, creando il termine «transumanesimo». Egli fondò anche un organismo delle Nazioni Unite immensamente influente chiamato UNESCO (abbreviazione per «Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura») nel 1946, che diresse come Direttore Generale dal 1946 al 1948.
Il mandato per la nuova organizzazione è stato definito chiaramente da Huxley nel 1946 in UNESCO, il suo scopo e la sua filosofia:
«La morale per l’UNESCO è chiara. Il compito affidatogli di promuovere la pace e la sicurezza non potrà mai essere pienamente realizzato attraverso i mezzi ad esso assegnati: educazione, scienza e cultura. Deve prevedere una qualche forma di unità politica mondiale, sia attraverso un unico governo mondiale o meno, come l’unico mezzo certo per evitare la guerra… nel suo programma educativo può sottolineare la necessità ultima di un’unità politica mondiale e familiarizzare tutti i popoli con le implicazioni del trasferimento della piena sovranità da nazioni separate a un’organizzazione mondiale».
A quale fine dovrebbe mirare questa «unità politica mondiale»? Diverse pagine dopo, la visione di Huxley è presentata in tutti i suoi dettagli contorti:
L’UNESCO «nel suo programma educativo può sottolineare la necessità ultima di un’unità politica mondiale e familiarizzare tutti i popoli con le implicazioni del trasferimento della piena sovranità da nazioni separate a un’organizzazione mondiale»
«Al momento, è probabile che l’effetto indiretto della civiltà sia disgenico anziché eugenetico, e comunque sembra probabile che il peso morto di stupidità genetica, debolezza fisica, instabilità mentale e predisposizione alle malattie, che già esistono nell’uomo specie si dimostrerà un fardello troppo grande per realizzare progressi reali. Quindi, anche se è del tutto vero che qualsiasi politica eugenetica radicale sarà per molti anni politicamente e psicologicamente impossibile, sarà importante per l’UNESCO fare in modo che il problema eugenetico sia esaminato con la massima cura e che la mente pubblica sia informata delle questioni in gioco così tanto che ciò che ora è impensabile può almeno diventare pensabile».
Dopo che il mondo ha avuto la possibilità di vedere come appariva un programma di eugenetica sotto il pieno sostegno di un ingegnere sociale fascista, non sarebbe esagerato dire che ha perso una buona dose di popolarità agli occhi di una popolazione mondiale ancora molto connessa alle istituzioni culturali tradizionali come il cristianesimo, il patriottismo e il rispetto della sacralità della vita.
Anche se trenta Stati degli Stati Uniti e due province canadesi avevano legalizzato le politiche eugenetiche (compresa la sterilizzazione forzata degli inadatti) tra il 1907 e il 1945, la scienza statistica e l’applicazione politica dell’eugenetica si fermarono bruscamente alla fine della seconda guerra mondiale e come ripeté Huxley nel suo manifesto bisognava fare qualcosa di nuovo.
Una parola sul Tavistock
Huxley ha anche lavorato a stretto contatto con la Clinica Tavistock di Londra che ha ricevuto finanziamenti sia dalla Rockefeller che dalla Macy Foundation negli anni ’30 e ’50.
Guidato da uno psichiatra di nome brigadiere generale John Rawlings Rees, l’Istituto Tavistock può essere meglio compreso come il «ramo psichiatrico dell’Impero britannico» fondato nel 1921 che ha innovato le tecniche psichiatriche usando miscele di comportamentismo pavloviano e teorie freudiane per influenzare il comportamento di gruppo in vari modi.
«Anche se è del tutto vero che qualsiasi politica eugenetica radicale sarà per molti anni politicamente e psicologicamente impossibile, sarà importante per l’UNESCO fare in modo che il problema eugenetico sia esaminato con la massima cura e che la mente pubblica sia informata delle questioni in gioco così tanto che ciò che ora è impensabile può almeno diventare pensabile»
Nella fase iniziale, la clinica ha esplorato le condizioni mentali estreme delle vittime belliche di stress post-traumatico da combattimento che hanno subito casi di decostruzione psicologica durante il terrore nelle guerre di trincea riconoscendo l’alto grado di malleabilità in questi soggetti.
Come delineato da un brillante rapporto EIR del 1996 di L. Wolfe , l’idea alla base di Tavistock è sempre stata guidata dall’obiettivo di capire come il cervello potesse essere «demodellato» e decostruito per essere ricostruito di nuovo come una tabula rasa con la speranza che questa visione degli individui potrebbe essere replicata in seguito tra gruppi sociali più ampi e persino intere nazioni.
Molte di queste ricerche sono state applicate sotto forma di MK Ultra negli Stati Uniti e saranno oggetto di un futuro articolo.
G. Brock Chrisholm: Zar di Tavistockian della sanità mondiale
Un eminente psichiatra che ha trascorso anni a lavorare con Rees alla Tavistock era un canadese di nome G. Brock Chrisolm.
Nel 1948, Christolm ha fondato un organismo affiliato alle Nazioni Unite chiamato Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) con l’obiettivo di promuovere la salute mentale e fisica del mondo. Un’impresa nobile che porta molta responsabilità e potere che richiede un leader con una visione eccezionale della natura della malattia e della salute. Purtroppo, in base alle sue visioni malate della natura dell’umanità e della società, Chrisholm era certamente l’uomo sbagliato per il lavoro.
l’Istituto Tavistock può essere meglio compreso come il «ramo psichiatrico dell’Impero britannico» fondato nel 1921 che ha innovato le tecniche psichiatriche usando miscele di comportamentismo pavloviano e teorie freudiane per influenzare il comportamento di gruppo in vari modi
Tra le maggiori cause di guerra e malattia mentale nella mente di Chrisholm non c’erano l’imperialismo o l’ingiustizia economica, ma piuttosto la fede della società nel bene e nel male. Scrivendo nel 1946 Chrisholm espose lo scopo della «buona» psicoterapia ed educazione dicendo: «la reinterpretazione e l’eventuale sradicamento del concetto di giusto e sbagliato che è stato alla base dell’educazione dei bambini, la sostituzione del pensiero intelligente e razionale alla fede nella certezze degli anziani: sono questi gli obiettivi tardivi di quasi tutte le psicoterapie efficaci».
Ma non era solo il «concetto di giusto e sbagliato» o «la fede nelle certezze dei vecchi» che doveva essere sradicato, ma la religione monoteista, la famiglia e il patriottismo. Parlando otto anni dopo, Chrisholm disse: «Per ottenere il governo mondiale, è necessario rimuovere dalla mente degli uomini il loro individualismo, lealtà alla tradizione familiare, patriottismo nazionale e dogmi religiosi».
Il mondo diventa mentale
Una volta che l’UNESCO e l’OMS sono stati saldamente al loro posto, è stata creata una terza organizzazione per guidare i finanziamenti e la pratica della salute mentale globale.
«La reinterpretazione e l’eventuale sradicamento del concetto di giusto e sbagliato che è stato alla base dell’educazione dei bambini, la sostituzione del pensiero intelligente e razionale alla fede nella certezze degli anziani: sono questi gli obiettivi tardivi di quasi tutte le psicoterapie efficaci»
Come delineato dallo storico Anton Chaitkin , finanziata principalmente dalla Macy Foundation, la World Federation of Mental Health (WFMH) è stata creata nel 1948. La stessa Macy Foundation è stata creata nel 1930 sotto la guida del generale Marlborough Churchill (cugino di Winston) che era stato responsabile dell’intelligence militare segreta dal 1919-1929 sotto forma di «Camera Nera». La sua nuova fondazione era una parte della macchina Rockefeller e usata come canale per versare denaro nelle «scienze della salute» con un focus sull’eugenetica.
Il coordinatore tecnico statunitense della conferenza che ha creato la WFMH ha reso note le origini della nuova organizzazione. Nina Ridnour ha scritto che «la Federazione mondiale per la salute mentale… era stata creata su raccomandazione dell’Organizzazione mondiale della sanità delle Nazioni Unite e dell’UNESCO perché avevano bisogno di un’organizzazione non governativa per la salute mentale con cui poter collaborare».
E proprio chi sarebbe diventato il primo Direttore Generale della WFMH?
Mentre era ancora a capo della Tavistock Clinic di Londra, il generale di brigata John Rawlings Rees fu messo a capo del nuovo organismo nientemeno che dall’arcirazzista Montagu Norman (capo della Banca d’Inghilterra) che aveva creato l’operazione dal suo National L’Associazione per la salute mentale ha lasciato la sua casa londinese di Thorpe Lodge.
«Per ottenere il governo mondiale, è necessario rimuovere dalla mente degli uomini il loro individualismo, lealtà alla tradizione familiare, patriottismo nazionale e dogmi religiosi»
Descrivendo questo piano di battaglia strategico per riformare la società, Rees disse:
«Se ci prepariamo a uscire allo scoperto e ad attaccare i problemi sociali e nazionali dei nostri giorni, allora dobbiamo avere le truppe d’assalto, e queste non possono essere fornite dalla psichiatria basata interamente nelle istituzioni. Dobbiamo avere squadre mobili di psichiatri che siano libere di muoversi e prendere contatti con il territorio».
L’idea di squadre mobili di truppe d’urto psichiatriche era un’idea avanzata dal grande stratega Lord Bertrand Russell che aveva scritto ne L’Impatto della Scienza sulla società del 1952 :
«Se ci prepariamo a uscire allo scoperto e ad attaccare i problemi sociali e nazionali dei nostri giorni, allora dobbiamo avere le truppe d’assalto, e queste non possono essere fornite dalla psichiatria basata interamente nelle istituzioni. Dobbiamo avere squadre mobili di psichiatri che siano libere di muoversi e prendere contatti con il territorio»
«Penso che l’argomento che sarà di maggiore importanza politicamente sia la psicologia di massa… La sua importanza è stata enormemente accresciuta dalla crescita dei moderni metodi di propaganda. Di questi il più influente è quello che viene chiamato “educazione”. La religione ha un ruolo, anche se in diminuzione; la stampa, il cinema e la radio giocano un ruolo sempre più importante…. Si può sperare che col tempo qualcuno sarà in grado di persuadere qualcuno di qualcosa se riuscirà a catturare il paziente giovane e se lo Stato gli fornirà denaro e attrezzature».
La guerra fredda bipolare e un nuovo paradigma globale
Negli anni successivi, l’UNESCO, l’OMS e il WFMH hanno lavorato in tandem per coordinare centinaia di influenti organizzazioni secondarie, università, laboratori di ricerca e scienze segrete, tra cui l’MK Ultra della CIA, al fine di realizzare la società «mentalmente sana» desiderata, ripulita dai suoi collegamenti al cristianesimo, fede nella veridicità, patriottismo nazionale o famiglia.
Nel 1971, il mondo era maturo per un grande cambiamento.
Gli obiettivi del baby boom di questo vasto esperimento di ingegneria sociale erano stati inondati da un vasto arsenale di guerre culturali ad ogni livello.
«Penso che l’argomento che sarà di maggiore importanza politicamente sia la psicologia di massa… La sua importanza è stata enormemente accresciuta dalla crescita dei moderni metodi di propaganda. Di questi il più influente è quello che viene chiamato “educazione”»
Mentre l’LSD si diffondeva nei campus d’America e gli omicidi di leader occidentali che resistevano alla nuova era di guerre nel sud-ovest asiatico diventavano la norma, i baby boomer guardavano i loro cari tornare dal Vietnam in sacchi per cadaveri. «Non fidarsi di nessuno con più di 30 anni» divenne la nuova saggezza poiché l’amore per la patria erasoffocato dalla diffusione innaturale dell’imperialismo anglo-americano all’estero e dalle operazioni in stile COINTEL PRO in patria.
Quando il CFR e la Commissione Trilaterale hanno svincolato il dollaro USA dalla riserva aurea, è stata inaugurata una nuova era di deregolamentazione, consumismo e materialismo radicale che ha portato la generazione del baby boom a trasformarsi rapidamente nella generazione iper-materialista del «me» degli anni ’80.
A livello ecologico, una nuova etica del «conservazionismo» aveva cominciato a muoversi dai margini al mainstream sostituendo l’ex etica pro-industriale della società produttrice-creatrice che aveva storicamente governato il meglio della civiltà occidentale.
Il principale tra i creatori di questa nuova etica della conservazione che ha sostituito l’idea di «proteggere l’umanità dall’impero» con «proteggere la natura dall’umanità», era nientemeno che lo stesso Julian Huxley.
Nello stesso anno in cui ha co-fondato il WWF, Huxley ha redatto il Manifesto di Morges (1961) come manifesto organizzativo per il moderno movimento ecologista che contrappone la civiltà umana al presunto equilibrio matematico chiuso della natura.
«Al Regime Planetario potrebbe essere affidata la responsabilità di determinare la popolazione ottimale per il mondo e per ciascuna regione e di arbitrare le quote dei vari paesi entro i loro limiti regionali»
Huxley ha co-fondato il WWF con l’arcimalthusian principe Filippo «Voglio-reincarnarmi-come-virus-mortale» Mountbatten e il principe Bernhard dei Paesi Bassi.
Il regime planetario di Holdren
A metà degli anni ’70, uno dei principali neo-malthusiani di quell’epoca, Paul Ehrlich ha fatto da mentore a un giovane protetto di nome John Holdren e insieme hanno prodotto nel 1977 un manuale sconvolgente chiamato Ecoscience, in cui la coppia ha scritto:
«Forse quelle agenzie, combinate con l’UNEP e le agenzie delle Nazioni Unite per la popolazione, potrebbero alla fine essere sviluppate in un Regime Planetario di una superagenzia internazionale per la popolazione, le risorse e l’ambiente. Un Regime Planetario così completo potrebbe controllare lo sviluppo, l’amministrazione, la conservazione e la distribuzione di tutte le risorse naturali, rinnovabili o non rinnovabili, almeno nella misura in cui esistono implicazioni internazionali. Pertanto, il regime potrebbe avere il potere di controllare l’inquinamento non solo nell’atmosfera e negli oceani, ma anche in corpi d’acqua dolce come fiumi e laghi che attraversano i confini internazionali o che scaricano negli oceani. Il Regime potrebbe anche essere un’agenzia centrale logica per regolare tutto il commercio internazionale, forse includendo l’assistenza dai DC ai LDC, e includendo tutto il cibo sul mercato internazionale. Al Regime Planetario potrebbe essere affidata la responsabilità di determinare la popolazione ottimale per il mondo e per ciascuna regione e di arbitrare le quote dei vari paesi entro i loro limiti regionali. Il controllo delle dimensioni della popolazione potrebbe rimanere responsabilità di ciascun governo, ma il regime avrebbe il potere di far rispettare i limiti concordati».
«Mi chiedo se, circa 60 anni dopo la morte di Hitler, potremmo almeno azzardare a chiederci quale sia la differenza morale tra la riproduzione per abilità musicali e il costringere un bambino a prendere lezioni di musica. O perché è accettabile allenare corridori veloci e saltatori in alto ma non riprodurli»
Considerando che queste parole furono scritte appena tre anni dopo il rapporto NSSM-200 di Henry Kissinger che trasformò la dottrina della politica estera statunitense da pro-sviluppo a pro-riduzione della popolazione, le parole di Holdren del 1977 non dovrebbero essere prese alla leggera.
Il progetto del genoma umano fa rivivere i mostri dormienti
Durante i decenni successivi Holdren divenne amico intimo di un Rhodes Scholar e matematico di Harvard di nome Eric Lander che guidò il Progetto Genoma Umano dal 1995 al 2002. Lander ha annunciato il successo della presentazione del genoma umano completamente sequenziato nel 2003 dicendo : «Il Progetto Genoma Umano rappresenta uno dei notevoli risultati nella storia della scienza. Il suo culmine questo mese segna l’inizio di una nuova era nella ricerca biomedica. La biologia si sta trasformando in una scienza dell’informazione».
Commentando il potenziale per guidare l’evoluzione umana reso possibile dal Progetto Genoma Umano di Lander e dai nuovi sviluppi nella tecnologia CRISPR dell’mRNA che si stavano sviluppando, Sir Richard Dawkins scriveva nel 2006:
«Nel corso degli anni, l’impensabile è diventato concepibile. Siamo all’apice di una nuova era nella storia umana»
«Negli anni ’20 e ’30, scienziati sia di sinistra che di destra non avrebbero trovato particolarmente pericolosa l’idea dei designer baby, anche se ovviamente non avrebbero usato quella frase. Oggi sospetto che l’idea sia troppo pericolosa per una discussione comoda, e la mia congettura è che Adolf Hitler sia responsabile del cambiamento… Mi chiedo se, circa 60 anni dopo la morte di Hitler, potremmo almeno azzardare a chiederci quale sia la differenza morale tra la riproduzione per abilità musicali e il costringere un bambino a prendere lezioni di musica. O perché è accettabile allenare corridori veloci e saltatori in alto ma non riprodurli. Mi vengono in mente alcune risposte, e sono buone, che probabilmente finirebbero per persuadermi. Ma non è giunto il momento in cui dovremmo smettere di avere paura anche solo per porre la domanda?».
Non passò molto tempo prima che Holdren si trovasse a godere di un potere maggiore di quanto avesse mai immaginato come zar della scienza e architetto del programma di governance «basato sull’evidenza» di Obama che prevedeva la massimizzazione dei finanziamenti per la tecnologia verde per decarbonizzare l’umanità sotto nuovi sistemi di governance globale. Lander ha lavorato a stretto contatto con Holdren come co-presidente del consiglio scientifico di Obama e anche con il presidente del Whitehead Institute David Baltimore alla creazione del Broad Institute of MIT e Harvard.
Insieme, Lander e Baltimore hanno supervisionato un’importante conferenza del 2015 sulla «nuova era della ricerca biomedica» che ha svelato una nuova tecnologia di modificazione genetica nota come CRISPR che prevede l’uso di enzimi e RNA trovati nell’escherichia coli che si è scoperto avere la capacità di indirizzare sequenze di DNA e indurre varie mutazioni. (…). L’incredibile potere di CRISPR di alterare radicalmente il DNA umano per sempre può causare danni inimmaginabili se messo nelle mani sbagliate.
La tecnologia CRISPR è già stata acclamata come una chiave per risolvere i nuovi ceppi mutanti di COVID-19 e viene utilizzata come «vaccino» per alcune malattie tropicali
Al vertice internazionale «storico» sull’editing genetico umano nel dicembre 2015, il presidente della conferenza David Baltimore ha fatto eco alle parole raccapriccianti di Julian Huxley durante il suo discorso programmatico: «Nel corso degli anni, l’impensabile è diventato concepibile. Siamo all’apice di una nuova era nella storia umana».
Nel gennaio 2021, John Holdren si è congratulato con Erik Lander per essere stato nominato Science Czar (Direttore della politica scientifica e tecnologica della Casa Bianca) di Joe Biden, posizione precedentemente ricoperta da Holdren.
In questa posizione, Lander ha supervisionato la riattivazione di ogni politica scientifica dell’era Obama come parte di una revisione tecnocratica del governo degli Stati Uniti in conformità con l’agenda del Great Reset del World Economic Forum.
Usando il vasto potere dell’Emergency Authorization Act per aggirare la FDA e lo schiacciassassi di tecnologie di terapia genica spacciate per «vaccini», è iniziato un nuovo esperimento sociale. La tecnologia CRISPR è già stata acclamata come una chiave per risolvere i nuovi ceppi mutanti di COVID-19 e viene utilizzata come «vaccino» per alcune malattie tropicali al momento della stesura di questo documento. L’ovvia connessione tra le organizzazioni di eugenetica di ieri e l’ascesa delle moderne operazioni mRNA associate a GAVI e all’Astra Zeneca di Oxford, svelata dalla giornalista investigativa Whitney Webb all’inizio di quest’anno, dovrebbe essere tenuta ben presente.
L’ovvia connessione tra le organizzazioni di eugenetica di ieri e l’ascesa delle moderne operazioni mRNA associate a GAVI e all’Astra Zeneca di Oxford dovrebbe essere tenuta ben presente
Questa tecnologia sarà utilizzata dai moderni eredi degli eugenetisti che sponsorizzano i nazisti nel tentativo di riprendere da dove il dottor Mengele ha interrotto? Oppure vedremo questa biotecnologia servire gli interessi dell’umanità sotto un paradigma multipolare che custodisce la sovranità nazionale, la vita umana, la famiglia e la fede?
Le puntate future di questa serie esploreranno le radici eugenetiche del Transumanesimo, dell’Intelligenza Artificiale e del Grande Reset. Affronteremo anche la Scuola di Francoforte, l’ascesa della Cibernetica di Wiener e il programma delineato da Bertrand Russell e David Hilbert nel 1900 per rinchiudere l’intero universo in una stagnante gabbia morta.
Matthew Ehret
Articolo pubblicato su gentile concessione dell’autore.
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Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Civiltà
Chiediamo l’abolizione degli assessorati al traffico
Renovatio 21 propone una soluzione apparentemente drastica, ma invero assai realistica, ad uno dei problemi che affligge l’uomo moderno: il traffico.
Non si parla di una questione da niente, e ci rendiamo conto che essa pertiene propriamente alla catastrofe del mondo odierno, e proprio per questo serve una modifica radicale di carattere, soprattutto, istituzionale.
Lo aveva capito il genio di Marshall McLuhan: «La strada è la fase comica dell’era meccanica (…) Il traffico è l’aspetto comico della città» (Gli Strumenti del comunicare, 1964). Il culmine comico dell’era dell’industria: la civiltà costruisce strade ed automobili per muoversi in libertà e rapidità, e si ritrova imbottigliata per ore, innervosita, massacrata da miriadi di leggi, restrizioni, multe.
Il traffico è un fenomeno generatore di caos e dolore, di isterie e sprechi – il tutto subito sulla nostra pelle, ogni singolo giorno – al quale nessuno sembra trovare soluzione, soprattutto quanti sarebbero preposti a risolverlo. Costoro sembrano invece, consapevoli o no, impegnati nell’aggravarsi del dramma.
Davanti a noi abbiamo la degradazione continua, inarrestabile della mobilità urbana. È difficile trovare qualcuno che possa dire che il traffico è migliorato, o che una soluzione azzeccata adottata su una qualche strada non sia stata poi azzerata da una scelta successiva, calata, come tutte, dall’alto, sul cittadino schiavo inerme.
Crediamo che uno dei motivi di tale regressione diacronica ed ubiqua sua l’esistenza dei cosiddetti assessorati al traffico, che si chiamano in vari modi (uffici mobilità, dipartimento dei trasporti, direzione viabilità), ma che sono tutti costruiti attorno ad uno assunto semplice: spendere un determinato budget per cambiare le strade.
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Probabilmente la questione è davvero così semplice: nell’impossibilità di non spendere l’ammontare di danaro assegnato (grande tabù per qualsiasi ente pubblico: i soldi che risparmi non generano un premio, ma una diminuzione della cifra che arriva l’anno dopo) gli assessori e i loro scherani non possono che mettere mano ovunque, con decisioni a volte incomprensibili, a volte ideologiche, e quasi sempre dannosissime.
Ecco che, perché l’assessorato deve fare qualcosa, invertono un senso unico, cagionando il disorientamento totale del cittadino automunito, che d’un tratto si trova non solo multato, ma anche al centro di un pericolo per sé e per gli altri. Ricordiamo le tecniche dei missionari: cambiare la forma del villaggio è aprire la mente dell’indigeno all’altro, qui tuttavia non c’è il Vangelo a dover essere diffuso, ma il nulla di una decisione burocratica stupida e gratuita – gratuita per modo di dire, perché anche per un’inezia del genere vi è un costo non indifferente per il contribuente.
Ecco che, perché l’assessore deve finire sui giornali, l’area viene pedonalizzata: ZTL laddove prima potevi passare per portare i figli a scuola o fermarti nel negozietto (che ne patirà, ovvio, le conseguenze). Sempre considerando che le ZTL sono da vedersi come riserve indiane degli elettori dei partiti di sinistra, gli unici che possono permettersi di vivere in centro.
Ecco che, perché l’assessore deve far carriere nel partitello con le fisime ecologiche, laddove c’erano due corsie ce ne troviamo una sola, con una, perennemente vuota, riservata ad autobus che fuori dalle ore di scuola sono oramai solo utilizzati da immigrati che con grande probabilità non pagano il biglietto e in caso potrebbero pure picchiare il controllore (succede, lo sapete). Il risultato è, giocoforza, un imbottigliamento ancora più ferale, un’eterogenesi dei fini per politica ecofascista che è, in ultima analisi, solo una mossa di PR inutile quanto oscena.
Ecco la sparizione di parcheggi gratuiti – grande segno della fine della Civiltà – così da scoraggiare, come da comandamento di Aurelio Peccei, l’uso dell’auto che produce anidride carbonica, orrenda sostanza per qualche ragione alla base della chimica organica e quindi della vita stessa, soprattutto quella umana. Chi va all’Estero – non in Giappone, ma in un Paese limitrofo come l’Austria – sogna vedendo la quantità di parcheggi sotterranei creati attorno alle cittadine, senza tanti problemi per gli scavi al punto che, con recente politica, il rampollo Porsche si è fatto il suo tunnel che lo porta da casa al centro di Salisburgo in un batter d’occhio.
Il superamento del traffico attraverso la dimensione infera è stato compreso, con la solita mistura di genio e concretezza, da Elon Musk con la sua Boring Company: se vuoi migliorare la tragedia del traffico l’unico modo di farlo è andando verso il basso, anche se sembrerebbe che il prossimo misterioso modello di Tesla, la Roadster, potrebbe poter operare verso l’alto. Noi, tuttavia, non abbiamo Elone, abbiamo gli assessori al traffico.
E poi, i capolavori – sempre trainati da ideologia verde, interessi cinesi impliciti e tagli di nastro sul giornale – della «micromobilità», con i monopattini e le bici «free-floating» rovinate, abbandonate e utilizzate, in larghissima parte, dalle masse di eleganti africani, che magari con esse si spostano con più agilità per certe loro attività, come lo spaccio di droga: massì, vuoi non pagargli, oltre che vitto-alloggio-acqua-gas elettricità-internet-telefonino-avvocato-sanità-bei vestiti alla moda anche dei mezzi di trasporto con cui, appunto, possono evitare il traffico? Tipo: un inseguimento di una gazzella della Polizia nel traffico contro un criminale in monopattino, come finisce? L’eterogenesi dei fini qui non è nemmeno comica, è tragicomica, o tragica e basta.
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Potremmo continuare con la lista. Laddove c’era una rotonda che funzionava meglio di un semaforo (ogni tanto, qualcuna la devono azzeccare, ma non dura) ecco che te la cancellano e ci mettono cordoli, fiori, pianticelle, magari perfino un monumento orrendo o una fontana lercia.
Laddove c’era una strada larga, eccotela divorata da un nuovo mega-marciapiede che non usa nessuno, se non i ciclofascisti zeloti, i quali tuttavia divengono presto vittime della follia viabilitaria, con sensi unici e corsie di trenta centimentri anche per i velocipedi.
Laddove c’era una strada dritta che in 50-100 metri ti portava allo snodo, loro, per farti arrivare al medesimo punto, ti costruiscono una deviazione di mezzo chilometro che ti manda sotto un supermercato, un tribunale, una palestra, una pizzeria, appartamenti di lusso e uffici pubblici – insomma un bel progetto di complessone che qualcuno deve aver costruito e in qualche modo venduto, con tutti incuranti del fatto che se all’esame di urbanistica all’Università proponevi una cosa del genere venivi bocciato seduta stante.
Laddove devono costruire una tangenziale, magari con decenni di ritardo, ti rendi conto che si dimenticano di fare le uscite nei comuni che attraversa e ci fanno l’immissione con uno stop invece di una corsia di accelerazione, con il risultato che entri a 0 km/h in una strada dove da sinistra ti arriva uno che viaggia ufficialmente a 70-90 km/h, che poi divengono sempre 100-120 km/h se non, nel caso del tizio con l’Audi in leasing, cinque vaccini e chissà cos’altro in corpo, perfino di più.
E non parliamo dei casi di corruzione che saltano fuori in quegli uffici – dove ci sono appalti, ci sono mazzette, uno pensa. Ma non è nemmeno questo il punto: nel disastro, gli effetti della malizia possono essere indistinguibili da quelli dell’ebetudine conclamata dei soggetti e del sistema.
È difficile, davvero, trovare qualcosa di positivo in quello che fanno quanti sono politicamente preposti al miglioramento della mobilità – cioè dell’esistenza – dei cittadini. Il motivo, lo ripetiamo, è strutturale: gli assessorati sono macchine strutturate per modificare, cioè complicare, le cose. In pratica, sono l’essenza stessa della burocrazia, con effetti fisici però immediati e devastanti.
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La soluzione a tutto questo potrebbe essere davvero facile-facile: abolizione completa degli assessorati al traffico. Con essa, si perderebbe l’incentivo strutturale a cambiare sempre e comunque tutto, e a valutare con più responsabilità le innovazioni.
Immaginiamo che se la viabilità fosse fra le mansioni dirette del sindaco, cioè se la responsabilità fosse la sua, le decisioni sulla mobilità sarebbero più dosate e sensate, perché esposte al popolo con il quale il primo cittadino ha certo un rapporto più diretto, nonché mediato dal voto, passato e soprattutto futuro.
È una proposta che non sappiamo se sia già stata fatta. Certo si possono valutare cose anche più radicali: come la punizione per quanti complicano e distruggono la viabilità delle nostre città. Lo sappiamo, è la mancanza di castigo che crea aberrazioni ed orrori, con la devastazione di tanta parte d’Italia dovuta a questo principio di irresponsabilità della casta politico-burocratica.
La realtà è che, per ottenere qualcosa, il cittadino sincero-democratico automunito deve arrabbiarsi molto di più. Non basta ringhiare al bar, o imprecare dentro l’abitacolo, magari pure, a certe latitudini, suonando il clacsone. Non serve alimentare un sistema che, alla fine, continua a produrre assessori al traffico, e traffico.
No, serve davvero di più. Perché l’auto è davvero un mezzo di libertà, e aggiungiamo, di vita – l’auto è uno strumento della famiglia. Chi vuole togliervela – come quelli di Davos, le cui idee percolano poi giù giù fino al vostro assessorino – odia la vita, odia voi e i vostri figli.
Chiedere l’abolizione degli assessorati al traffico ci sembra il minimo che possiamo fare se vogliamo sul serio lottare per la Civiltà.
Roberto Dal Bosco
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Civiltà
«Pragmatismo e realismo, rifiuto della filosofia dei blocchi». Il discorso di Putin a Valdai 2025: «la Russia non mostrerà mai debolezza o indecisione»
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Civiltà
La lingua russa, l’amicizia fra i popoli, la civiltà
Lo scorso 20 settembre l’ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Alexey Paramonov, ha aperto le porte della sua residenza romana agli studenti italiani di lingua e letteratura russa presso la scuola della Casa Russa.
Io c’ero. Eravamo in tanti, dall’estremo Nord della penisola fino alla Sicilia.
Dell’accoglienza, impeccabile, nella splendida cornice di Villa Abamelek, ha colpito sopratutto ciò che è andato oltre i canoni della diplomazia: ci hanno conquistati la cordialità e il calore con cui l’ambasciatore si è rivolto a noi che, attraverso la via maestra della lingua, mostriamo il desiderio di avvicinarci alla sensibilità e alla cultura di un popolo la cui storia in parte parla anche italiano.

In un tempo in cui i codici comunicativi tendono inesorabilmente a immiserirsi, omologarsi, imbarbarirsi, intraprendere lo studio di un idioma identitario dalla straordinaria ricchezza espressiva – anche perché flesso e quindi più che mai duttile – e avventurarsi nei suoi meandri stilistici e nelle sue sonorità arcane, implica essere attratti dalla civiltà che ne è nutrita. Una civiltà, infatti, vive dentro la sua lingua – dentro la lingua che le fa da madre.
Per molte ragioni, sondate e insondate, il richiamo è reciproco. Sono rimasta ammirata, in questi anni, dalla conoscenza profonda che tanti russi vantano del nostro patrimonio artistico e letterario e dalla curiosità inesausta con cui continuano a esplorarlo.
Ancor più, sono rimasta stupita dall’affetto che, nonostante tutto, essi continuano a manifestare per l’Italia e per gli italiani.
Come per me, così per altri studenti con cui ho avuto modo di confrontarmi, cominciare a scoprire questa lingua dalle infinite suggestioni è stata sì una scelta figlia della passione per la cultura lussureggiante che ne è intessuta, ma non solo: discende anche da una reazione istintiva alla demonizzazione illogica, innaturale, assurda, di tutto quanto proviene da una nazione legata all’Italia da un rapporto di scambio e di amicizia radicato nei secoli. Vuole essere un modo concreto per tendere la mano a un popolo che non ci è mai stato ostile.
Davanti alla mono-narrazione mediatica che ci è imposta senza soluzione di continuità, impermeabile alle fonti e a ogni voce alternativa; davanti a decisioni sciagurate di amministrazioni sciagurate giunte fino a impunemente bandire concerti di musicisti russi, gare di atleti russi, conferenze su grandi autori russi, siamo in tanti a sentire la necessità e il dovere di alzarci e dire: non in mio nome.
Elisabetta Frezza
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Renovatio 21 pubblica il discorso tenuto il 20 settembre agli studenti e amici della lingua russa dall’ambasciatore della Federazione Russa in Italia Aleksey Paramonov. Il discorso è stato pubblicato sul sito del ministero degli Esteri di Mosca.
Cari amici!
È proprio così che mi rivolgo a Voi, poiché chi è amico della lingua russa lo è anche della Russia e dell’Ambasciata russa in Italia. Vi do il benvenuto qui a Villa Abamelek, luogo dove si parla russo già da oltre 120 anni.
La lingua è strettamente legata alla mentalità e allo spirito di ciascun popolo. Sotto questo aspetto, la lingua russa è molto vicina a quella italiana. Nella vostra lingua, infatti, si riflette tutta la profondità storica che è propria di una civiltà romanza. Anche la lingua russa, così come la vostra lingua italiana, è l’articolata, pluridimensionale manifestazione di una civiltà, e non soltanto uno strumento atto a consentire la comunicazione. Non intendo certo offendere nessuno, ma ai nostri giorni la lingua inglese, anziché farsi mezzo di espressione culturale, si tramuta sempre più in uno strumento vuoto e privo di anima.
Per noi russi, la lingua e la cultura hanno un valore a sé. Noi appoggiamo l’istanza secondo cui l’identità etnica e culturale di ciascun individuo debba essere rispettata e debba trovare realizzazione nella libera interazione con altri individui. Noi promuoviamo l’importanza di quei valori che sono fondamentali ed eterni, e difendiamo il loro primato sui dettami legati al profitto e alle logiche del mercantilismo. Ci opponiamo fermamente a ogni tentativo di sfruttare la lingua, lo sport, la cultura e l’arte, così come altri aspetti dell’attività umana, come strumento per raggiungere scopi di carattere geopolitico. Tanto più se il fine è quello di dare prova della propria superiorità ed esclusività.
Oggi, per noi la cosa più importante è che quanti più individui possibile abbiano accesso a conoscenze oggettive sulla Russia, che la percepiscano e la accolgano nella sua completezza e in tutta la sua molteplicità. Noi non ci chiudiamo né ci nascondiamo da nessuno, al contrario dell’Unione Europea. Certo, potremmo non essere ancora un «Giardino dell’Eden», ma di sicuro non siamo la giungla. Il nostro è un «Giardino dei ciliegi». I «giardinieri» di Bruxelles non ci servono.
In occasione della recente presentazione del Concorso Musicale Intervision, il ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa Sergej Lavrov si è espresso in modo molto chiaro: «Se osserviamo [l’attuale] contesto globale, la comunicazione tra le persone più diverse si rende necessaria adesso più che mai. Stanno cercando di dividerci, di costruire nuovi “muri”, stanno imponendo sanzioni e inasprendo le normative sui visti per tagliare fuori i russi dall’Occidente. In tali circostanze, la comunicazione saprà consolidare quelle naturali tendenze positive che spingono l’umanità a perseguire una sua evoluzione; umanità che, peraltro, in generale desidera soltanto vivere in pace e in prosperità, nonché avere la possibilità di comunicare e di farsi partecipe delle culture degli altri popoli».
Perciò, comunichiamo. Noi siamo sempre pronti e disposti alla comunicazione.
Ma parliamo adesso di ciò che riguarda il bello. Il grande scrittore russo Nikolaj Gogol’, originario dell’Ucraina, in una lettera indirizzata al suo amico Sergej Aksakov nel dicembre 1844, seppe descrivere con grande accuratezza la ricchezza della lingua russa: «di fronte a Voi si estende la vastità: è la lingua russa! E allora un profondo piacere Vi chiama, il piacere di immergerVi in tutta la sua immensità e di comprenderne le meravigliose leggi …».
Anche lo scrittore russo Konstantin Paustovskij seppe esprimersi in maniera accurata e concisa sulla lingua russa: «con la lingua russa si possono fare miracoli. Non esiste nulla, nella vita così come nella nostra coscienza, che non possa trovare espressione attraverso le parole russe. Le sonorità della musica, lo splendore dei colori in tutto il loro spettro cromatico, i giochi di luce, i rumori e le ombre nei giardini, quella vaghezza sperimentata in sogno, il grave brontolio del temporale, il bisbigliare dei bambini, fino allo scalpiccio generato dalla ghiaia sul mare. Non esistono suoni, colori, immagini o pensieri per i quali nella nostra lingua non vi sia già un’espressione ben precisa».
Dal bello, passiamo adesso al lato pratico. Al giorno d’oggi, la lingua russa è parlata da 255 milioni di persone in tutto il mondo. La lingua russa si trova al quinto posto tra le lingue più parlate. Il russo è lingua ufficiale o di lavoro in ben 15 organizzazioni internazionali. Da questo punto di vista, la lingua russa occupa la quarta posizione dopo l’inglese, il francese e lo spagnolo.
Il sistema di istruzione in Russia, nel quale rientra anche l’insegnamento della lingua russa, è aperto a tutti. La Russia si colloca tra i primi 10 Paesi al mondo per numero di studenti stranieri. Si stima che quest’anno il numero di studenti stranieri nelle università russe supererà le 400 mila unità, mentre si prevede che entro il 2030 tale cifra raggiungerà le 500 mila unità.
Ahimé, amici miei, questo lo si deve perlopiù all’incremento del numero di studenti provenienti dai Paesi dell’Africa, dell’America Latina, dell’India e del Medio Oriente.
Tuttavia, anche per gli italiani che desiderano studiare in Russia, la via di accesso alle nostre università è sempre aperta. Gli studenti italiani possono studiare nelle principali università russe gratuitamente, dopo aver superato una selezione che permette loro di ottenere una borsa di studio statale. Di tale procedura si occupa la Casa Russa a Roma. Già da questi giorni sarà possibile presentare la domanda, che potrà pervenire fino alla scadenza del 15 gennaio 2026. Non lasciatevi sfuggire questa opportunità. La quota di domande pervenute da studenti stranieri si distribuisce su tutte le specializzazioni e su tutti i programmi di studio sulla base dei medesimi requisiti stabiliti per i cittadini russi.
Sebbene in Italia il russo non sia la lingua più studiata, essa comunque occupa una nicchia importante; e la sua importanza è in crescita in una situazione caratterizzata da un ordine mondiale in rapida evoluzione, dal rafforzamento, al suo interno, del multipolarismo e dall’avvento dei BRICS e dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai sul proscenio globale, nonché dal processo di creazione delle basi fondanti di quel Grande Partenariato Eurasiatico dal quale non siano esclusi neppure i Paesi situati sull’estremità più occidentale del continente eurasiatico. E diviene quindi ancor più prezioso il vostro contributo, cari amici, al consolidamento della tendenza legata allo studio della lingua russa in Italia. A frequentare i corsi della Casa Russa a Roma siete già in più di 600. Continuate così!
Desidero altresì esprimere la mia più sincera gratitudine dei confronti dei docenti di lingua e letteratura russa delle università di Catania, Venezia, Firenze, Roma e delle altre città italiane per il costante supporto mostrato nei confronti delle nostre iniziative, nonché per il fatto che, persino nel complesso momento attuale, sapete restare fedeli alla vostra missione. State portando avanti quel nobile lavoro, iniziato ormai più di 500 anni fa, atto ad avvicinare la Russia e l’Italia.
Il grande scrittore classico Ivan Turgenev, nel suo poema in prosa del 1882, che appunto si intitola «Lingua russa», scrisse: «Nei giorni del dubbio, nei giorni segnati dalla difficile e dolorosa riflessione sul destino della mia patria, tu sola sei per me di appoggio e di supporto, oh grande, potente, veritiera, libera lingua russa!».
Per questo motivo desidero rivolgermi a tutti coloro che in Italia parlano, leggono, scrivono, riflettono, amano e creano in lingua russa, o che soltanto adesso si apprestano ad immergersi nel meraviglioso mondo russo. Non lasciatevi cogliere da alcun dubbio! Sappiate che qui voi non siete soli! Le porte dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia e della Casa Russa a Roma rimarranno sempre aperte per Voi, per le Vostre iniziative e per i Vostri progetti, e accoglieranno sempre ogni opportunità di cooperazione culturale e umanistica. Perché dopotutto siamo amici, non è forse così?
Vi ringrazio per l’attenzione!
Alexej Paramonov
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