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Neuralink inizia gli esperimenti sugli umani. Alle scimmie sono successe cose terribili

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Pochi giorni fa Neuralink, la società di Elon Musk che sta costruendo chip cerebrali di modo da creare un’interfaccia uomo-macchina, ha iniziato a reclutare volontari per il suo primo trial clinico, a cui è stato dato il nome di Prime (Precise Robotically Implanted Brain-Computer Interface). Tale impianto sarebbe destinato a persone che hanno subito una paralisi.

 

I volontari devono avere circa 22 anni ed essere seguiti da un «caregiver» che sia considerabile «coerente ed affidabile». Possono far richiesta di partecipare allo studio, della durata di 6 anni, pazienti con quadriplegia per lesione al midollo spinale, SLA, persone non vedenti o non udenti o afasiche.

 

L’autorizzazione all’uso dei microprocessori impiantati dentro il cranio degli esseri umani è stata respinta varie volte dall’ente regolatorio statunitense FDA, tuttavia a maggio era stata concessa. L’azienda non fa sapere quanti saranno i partecipanti.

 

All’inizio di questo mese, Elon Musk aveva affermato su Twitter che le scimmie morte durante i test Neuralink erano casi «terminali», «già prossimi alla morte», chiarendo che nessuna di loro è morta a causa degli impianti cerebrali dell’azienda biotecnologica.

 

I documenti visti come parte di una nuova indagine da Wired, tuttavia, così come la testimonianza di un ex dipendente, contraddirebbero completamente le affermazioni di Musk – e i dettagli sono tanto sconvolgenti quanto schiaccianti, aggiungendosi a un caso crescente contro la sicurezza dei dispositivi Neuralink.

 

Secondo i registri veterinari ottenuti da Wired dal California National Primate Research Center (CNPRC) presso UC Davis, il sito della ricerca sui primati Neuralink circa una dozzina di scimmie hanno subito un destino orribile dopo aver ricevuto un impianto Neuralink, tra cui gonfiore del cervello e paralisi parziale.

 

Il primo è il caso della scimmia «Animal 20». Nel dicembre 2019, una parte interna dell’impianto cerebrale inserito nel primate si è «spezzata» durante l’intervento chirurgico. Più tardi quella notte, la scimmia ha graffiato il sito dell’impianto, prelevando sangue, e ha strattonato l’impianto, rimuovendolo parzialmente.

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Un intervento chirurgico di follow-up ha scoperto che la ferita era infetta, ma che il posizionamento dell’impianto impediva il trattamento. La scimmia è stata soppressa il mese successivo.

 

Prima di ciò, una scimmia femmina denominata «Animale 15» ha iniziato a premere la testa contro il terreno dopo aver ricevuto l’impianto cerebrale, a stuzzicare il sito finché non sanguinava e alla fine ha perso la coordinazione, tremando quando il personale è entrato nella stanza. Gli scienziati hanno scoperto che aveva un’emorragia cerebrale e nel marzo 2019 anche lei è stata sottoposta ad eutanasia.

 

L’anno successivo, un primate chiamato «Animal 22» è stato soppresso nel marzo 2020 dopo che il suo impianto cerebrale era diventato così allentato che le viti che lo fissavano al cranio «potevano essere facilmente sollevate», secondo un rapporto necroscopico.

«Il fallimento di questo impianto può essere considerato puramente meccanico e non aggravato dall’infezione», afferma l’autopsia.

 

Wired scrive questa affermazione da sola contraddice apparentemente le affermazioni di Musk secondo cui nessuna scimmia è morta direttamente a causa degli impianti cerebrali Neuralink.

 

Vi è poi il resoconto di un ex dipendente di Neuralink, che ha detto a Wired che le affermazioni di Musk secondo cui le scimmie erano già malate terminali sono «ridicole», addirittura un’«invenzione pura e semplice».

 

«Abbiamo avuto queste scimmie per circa un anno prima che venisse eseguito qualsiasi intervento chirurgico», ha detto l’ex dipendente.

 

La testimonianza di uno scienziato anonimo che conduce una ricerca presso il CNPRC sembrerebbe corroborare le affermazioni dell’ex dipendente, scrive Futurism.

 

«Queste sono scimmie piuttosto giovani», avrebbe detto alla rivista. «È difficile immaginare che queste scimmie, che non erano adulte, fossero terminali per qualche motivo».

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In aggiunta ai problemi di Neuralink, un gruppo etico noto come Physicians Committee for Responsible Medicine ha inviato lettere alla Securities Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti, chiedendo che indagasse sulle affermazioni sospette di Musk.

 

«Stanno affermando che metteranno sul mercato un dispositivo sicuro, ed è per questo che dovresti investire», ha detto a Wired Ryan Merkley del Physicians Committee. «E consideriamo la sua menzogna come un modo per mascherare ciò che è accaduto in questi studi esplorativi».

 

La tesi del comitato si basa sull’argomentazione secondo cui i post di Musk su Twitter contano come fonte di notizie per gli investitori, il che, dato che i suoi follower sulla piattaforma supera i 150 milioni, è probabilmente ragionevole. I tweet di Musk hanno portata – e conseguenze – indipendentemente dal fatto che sia disposto ad accettarli o meno.

 

L’articolo di attacco a Musk si inserisce in un contesto mediatico sempre meno favorevole al CEO di Tesla: è noto come oramai Musk venga demonizzato dai media mainstream per le sue posizioni politiche e per il tentativo di fare di Twitter un ambito giornalistico che goda ancora della fiducia del pubblico.

 

Neuralink, che aveva iniziato con impianti di microchip cerebrali sui suini, non è la prima azienda ad avviare sperimentazioni umane con un’interfaccia cervello-computer. Nel 2022, la società tecnologica con sede a New York Synchron, finanziata dai miliardari Bill Gates e Jeff Bezos, ha già impiantato il suo primo dispositivo per la lettura della mente in un paziente statunitense in una sperimentazione clinica.

 

Vi sono altri casi simili di impianti cerebrali che tentano di aiutare pazienti in condizioni estremamente critiche come quello portato avanti dagli scienziati della Stanford University, che consente ad un uomo con le mani paralizzate di poter «digitare» fino a 90 caratteri al minuto, semplicemente pensando alle parole.

 

Anche un colosso digitale come Facebook era interessato alla tecnologia del pensiero degli individui.

 

Chip cerebrali sono stati utilizzati per comandare piante carnivore.  Pochi mesi fa è emerso che gli scienziati sono riusciti a far giocare sempre a Pong anche delle cellule cerebrali in vitro.

 

La trasformazione cibernetica della vita umana è uno dei punto focali del transumanismo, predicato sia da entusiasti della Silicon Valley più o meno innocui che da vertici planetari come il Klaus Schwab, patron del World Economic Forum di Davos, che immagina un mondo dove in aeroporto saranno fatte «scansioni cerebrali» per evitare che il passeggero nutra idee pericolose. «Una fusione della nostra identità fisica, digitale e biologica» dice Klaus Schwab.

 

Elon Musk si conferma figura davvero significativa, e potenzialmente apocalittica, del nostro tempo.

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 Immagine di Steve Jurvetson via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

 

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Cervello

Gli scienziati cinesi creano un robot controllato dalle cellule cerebrali umane

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Per la prima volta al mondo, gli scienziati cinesi hanno creato un robot controllato dalle cellule cerebrali umane.   I ricercatori della Tianjin University e della Southern University of Science hanno creato un organoide a partire da cellule staminali umane e lo hanno poi collegato a un’interfaccia neurale, consentendogli di trasmettere istruzioni a un corpo robotico.   Secondo una dichiarazione, il robot è «il primo sistema di interazione intelligente di informazioni complesse con cervello su chip open source al mondo».

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L’obiettivo a lungo termine dei ricercatori è quello di creare interfacce cervello-computer che possano essere utilizzate per trasmettere segnali elettrici tra il cervello e i computer.   Per creare gli organoidi sono state utilizzate cellule staminali pluripotenti umane, che possono svilupparsi in qualsiasi tipo di cellula del corpo umano. Poi le hanno collegate a un’interfaccia speciale come parte di un corpo robotico e hanno insegnato al cyborg a svolgere compiti semplici come afferrare oggetti.   I ricercatori hanno utilizzato la tecnologia a ultrasuoni per stimolare il cervello e formare nuove reti tra le cellule cerebrali. La tecnologia potrebbe essere utilizzata per aiutare i pazienti che hanno subito danni cerebrali, ad esempio a seguito di un ictus.   Non è chiaro, tuttavia, se gli organoidi di tessuto vivente possano essere utilizzati per riparare il tessuto cerebrale o ricostruire aree danneggiate o morte del cervello. I test sui roditori suggeriscono che questa sia una possibilità.   Come riportato da Renovatio 21, organoidi cerebrali sono utilizzati anche da un’azienda svizzera che sta mischiando cellule nervose e microchip nel tentativo di abbattere il costo energetico dei calcolatori.  

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Biden confonde Zelens’kyj con Putin. Poi dice che il suo vicepresidente è Trump

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Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha confuso il leader ucraino Volodymyr Zelens’kyj con il presidente russo Vladimir Putin durante un evento a Washington, DC.

 

L’ennesimo imbarazzante episodio di demenza presidenziale si è consumato ieri, quando Biden ospitava il lancio del cosiddetto Ukraine Compact, un’iniziativa volta a concludere accordi bilaterali di sicurezza con Kiev.

 

Affiancato dai leader della NATO e dell’UE, il presidente degli Stati Uniti ha pronunciato un breve discorso per poi cedere il podio a Zelens’kyj.

 

«E ora voglio passare la parola al presidente dell’Ucraina, che ha tanto coraggio quanto determinazione», ha detto Biden invitando l’ex attore ucraino a parlare. Ma invece di presentarlo per nome, Biden ha inaspettatamente detto al pubblico: «Signore e signori, Presidente Putin!»

 

Rendendosi conto apparentemente del suo errore, Biden è tornato sul podio e ha cercato di correggersi, dicendo: «Presidente Zelensky! Sono così concentrato a battere Putin, che dobbiamo preoccuparcene… comunque… signor presidente».

 

Zelens’kyj è intervenuto dicendo: «sono migliore», al che Biden ha risposto: «Tu sei molto migliore».

 

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Durante una conferenza stampa tenutasi più tardi quella sera, Biden ha confuso la sua vicepresidente, Kamala Harris, con il suo rivale alle elezioni del 2024 e favorito repubblicano, l’ex presidente Donald Trump. «Guardate, non avrei scelto la vicepresidente Trump come vicepresidente se non fosse stata qualificata per essere presidente», ha detto ai giornalisti.

 

Dopo il disastroso dibattito televisivo del mese scorso con Trump, diversi politici del Partito Democratico e importanti donatori, così come i principali organi di informazione statunitensi, hanno esortato Biden a sospendere la sua campagna di rielezione in modo che il partito potesse selezionare un candidato diverso.

 

Biden, tuttavia, ha respinto le crescenti preoccupazioni sulla sua età e sul suo declino mentale, insistendo sul fatto che è la persona migliore per sconfiggere Trump a novembre.

 

Capofila dell’ammutinamento verso Biden è stato il controverso divo hollywoodiano e operativo del Partito Democratico Giorgio Clooney, che, dopo aver ospitato un evento di endorsement a Hollywood del presidente (che ha fruttato 30 milioni di dollari donazioni alla sua campagna) ha scritto sul New York Times un articolo in cui chiede al candidato Biden di ritirarsi dalla corsa per la Casa Bianca. Secondo alcuni, dietro a Clooney ci sarebbe Obama. I giornali, tuttavia, riportano solo che Obama sapeva dell’editoriale che Clooney stava per pubblicare ma non ha fatto nulla per fermarlo. Obama era anche lui all’evento elettorale di Hollywood, al termine del quale sembra aver dovuto accompagnare fuori dal palco Biden, che pareva disorientato e inconsapevole di dove fosse e cosa dovesse fare.

 


Come riportato da Renovatio 21, gli episodi in cui Biden si è dimostrato in stato di amenza sono stati continui in questi anni. Un neurochirurgo anonimo ha descritto la condizione del presidente al giornalista Alex Berenson come «senza dubbio demenza da Parkinson».

 

Dopo il disastro del dibattito con Trump, quando cioè il problema mentale di Biden è divenuto non più negabile nemmeno dai media più mendaci, la Casa Bianca si è affrettata a comunicare che il presidente non soffre in alcun modo di demenza. Nel frattempo lui in un’intervista che doveva essere riparatrice ha affermato che non fa test cognitivi perché il suo test è ogni giorno quando sta «governando il mondo».

 

Tucker Carlson ha rivelato negli scorsi giorni. di aver saputo anni fa da un vicino di casa di Washington, amico della sorella di Biden, che la famiglia di origine del presidente era adirata con moglie e figli del politico del Delaware in quanto vedevano come stavano spingendo perché si candidasse invece che lasciarlo stare visti i suoi chiari problemi di età.

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Neurochirurgo: Biden «senza dubbio soffre di demenza da Parkinson»

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Secondo un neurochirurgo, il presidente Joe Biden, 81 anni, presenta evidenti segni di demenza lieve dovuta al morbo di Parkinson.   L’esperto medico, che ha preferito mantenere l’anonimato (in America vige la «Goldwater rule», che vieta eticamente agli psichiatri di commentare sulla salute mentale dei personaggi pubblici, Trump escluso), ha confermato la malattia neurologica in una e-mail al giornalista Alex Berenson, affermando che Biden mostra segni classici come l’assenza di espressioni facciali e «instabilità dell’andatura».   Rispondendo a un articolo precedente, in cui Berenson dichiarava che avrebbe votato Trump perché «è ovvio che Joe Biden ha qualche tipo di malattia neurologica legata all’età, probabilmente il Parkinson o l’Alzheimer».

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«Ha senza dubbio il morbo di Parkinson e soffre sempre di più di demenza parkinsoniana». ha scritto il neurochirurgo a Berenson, già noto per la sua dissidenza rispetto alla narrativa COVID-vaccino. «I segnali sono inequivocabili».   Nella lista, il medico pone:   – «la sua andatura strascicata» – «l’assenza di movimenti associati (espressione facciale, oscillazione delle braccia). Quando oscilla le braccia, sembra forzato, probabilmente perché i suoi addestratori gli hanno detto di oscillare le braccia quando cammina. È qualcosa che facciamo tutti naturalmente, ma scompare con il morbo di Parkinson» – «instabilità dell’andatura» – «voce bassa» – «periodi ON e OFF, momenti in cui il farmaco sembra funzionare bene e quando non lo fa (spiega anche come una buona dose di Sinemet al momento giusto potrebbe renderlo più vivace» – «il tremore a riposo non è evidente nel caso di Biden, ma questo è vero in molti casi di parkinsonismo»   Il neurochirurgo ha continuato affermando che i medici di Biden «SENZA DUBBIO lo sanno», aggiungendo: «questo è peggio del segreto di Roosevelt», riferendosi ai problemi di salute che per un decennio afflissero il presidente del New Deal e della Seconda Guerra Mondiale senza che la stampa ne desse più di tanto conto.   A giudicare dalle sue attuali condizioni, il medico ha valutato che nei prossimi sei mesi Biden potrebbe iniziare ad avere maggiori difficoltà a camminare, «fino a dover ricorrere a qualche tipo di dispositivo di assistenza».   «La sua andatura e il suo viso inespressivo (chiamato “poker face” nella letteratura sul Parkinson) sono piuttosto classici», ha aggiunto il neurochirurgo.  

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Come riportato da Renovatio 21, dopo il disastro del dibattito contro Trump, la Casa Bianca ha comunicato che non c’è nulla fuori posto.   Alcuni sostenitori del presidente hanno dato la colpa degli innegabili episodi di confusione mentale visti in TV ad un raffreddore o alla stanchezza da jetlag per il viaggio in Europa di giorni fa. Biden, ricordiamo, aveva passato i sei giorni prima del dibattito chiuso nella magione presidenziale di Camp David a prepararsi per l’incontro televisivo con il presunto candidato repubblicano sfidante Donaldo J. Trump.   Nel frattempo, una fronda si sta creando nel Partito Democratico per chiedere di Biden di farsi da parte. Tra le persone che hanno espresso dubbi nelle ultime ore, anche l’ottuagenaria ex speaker della Camera Nancy Pelosi.   Vari osservatori, tra cui Elon Musk, hanno dichiarato che l’intera débacle televisiva è stata preparata ad arte per dimostrare l’incompetenza mentale del presidente e quindi cambiare candidato.

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