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Armi biologiche

Il coronavirus nato nel laboratorio di Wuhan. Parla il dottor Tritto

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Due giorni fa il quotidiano La Verità ha intervistato il presidente della WABT, Giuseppe Tritto. La WABT, che sta per World Academy of BioMedical Technologies, è un ente che lavora in cooperazione con l’UNESCO.

 

Tritto, che sta uscendo ora con un libro di quasi 300 pagine sull’argomento virus di Wuhan – Cina COVID-19. La chimera che ha cambiato il mondo – ha idee piuttosto precise sugli inizi della pandemia. Idee che fino a qualche settimana fa era descritte come eretiche, ridicole, complottiste.

 

«L’origine naturale è molto improbabile: manca l’ospite intermedio tra pipistrello e pangolino. I cinesi però hanno imparato la ricombinazione. Che spiegherebbe molto di questo genoma», dice il professor Tritto.

«L’origine naturale è molto improbabile: manca l’ospite intermedio tra pipistrello e pangolino. I cinesi però hanno imparato la ricombinazione. Che spiegherebbe molto di questo genoma»

 

Da medico e ricercatore registro dei fatti e pongo domande. Rivendico di poter considerare che ci sono elementi, dal punto di vista scientifico, per domandarsi ancora se questo virus non sia frutto del lavoro di laboratorio anziché prodotto “naturale”».

 

Le sue posizioni sono state prontamente stigmatizzate e ridicolizzate da siti di debunking, dove chi vuole il professore – oppure un Nobel come Montagnier – smentire è magari un ragazzino stagista.

 

Tritto nell’intervista si dilunga a dimostrare come sia poco probabile un’evoluzione naturale del virus, dal pipistrello al pangolino (animali che non vivono insieme) all’ospite intermedio non ancora trovato.

 

È chiarissimo il dito puntato verso il famoso laboratorio BSL-4 presente a Wuhan.

 

«Bisogna tenere insieme due aspetti che emergono dagli studi pubblicati in questi anni: la storia del laboratorio cinese di Wuhan e le tecniche di ricombinazione genetica lì applicate»

«Bisogna tenere insieme due aspetti che emergono dagli studi pubblicati in questi anni: la storia del laboratorio cinese di Wuhan e le tecniche di ricombinazione genetica lì applicate. Innanzitutto i cinesi del laboratorio di Wuhan, che nasce nel 2005 dopo l’epidemia di SARS, hanno imparato le tecniche di ricombinazione dagli occidentali. Insieme ai francesi progettano di costruire un laboratorio cosiddetto P4, cioè di massimo livello di biosicurezza».

 

Alcuni nomi abbiamo imparato a conoscerli in questi mesi, come la dottoressa Shi Zheng Li, detta anche batwoman per la sua conoscenza in fatto di virologia dei chirotteri.

 

«Nel frattempo la professoressa Shi Zheng Li, incaricata dal governo di Pechino di studiare la Sars e dirigere il nuovo laboratorio, comincia a studiare tutti i coronavirus che hanno origine nei pipistrelli di quella zona della Cina».

Interessante poi vedere come il professor Tritto non nasconda anche qualche ditata di governi e scienziati occidentali.

 

Interessante poi vedere come il professor Tritto non nasconda anche qualche ditata di governi e scienziati occidentali.

 

«Con gli americani del professor Ralph Baric, considerato in ambito scientifico il guru dei coronavirus, i cinesi entrano poi in possesso di tecniche che permettono di cambiare delle parti del genoma del virus. Nel laboratorio di Wuhan, lavorando su SARS e gli pseudo tipi virali dell’Aids (estratti del virus HIV1) si fanno delle ricombinazioni. Progressivamente la Shi Zheng Li isola virus Sars di diverso tipo, più o meno compatibili per azione patogena sulle cellule umane, e ha la chance di lavorare anche sui pangolini infettati da coronavirus».

 

«La proteina Spike, che si attacca alla membrana cellulare dell’uomo, se nel virus del pipistrello aveva un’affinità intermedia, sostituito con quello del virus del pangolino arriva a un’affinità elevatissima per l’uomo»

Il pangolino, il cui ruolo fu ad un certo punto messo in dubbio nelle ricostruzioni dei giornali mainstream, nel racconto di Tritto riacquista la scena: alcuni pangolini «si ammalano e alcuni tessuti vengono inviati nei laboratori di riferimento, ovviamente anche a Wuhan».

 

Si tratta di indiscrezioni che circolavano ma mai dettagliate così in profondità.

 

«Si trovano così dei coronavirus letali per i pangolini e comincia l’attività di ricombinazione tra i SARS già isolati e clonati, scoprendo una cosa fondamentale: l’arpione del legame recettoriale, quel ricciolo che vediamo rappresentato nei coronavirus, la proteina Spike, che si attacca alla membrana cellulare dell’uomo, se nel virus del pipistrello aveva un’affinità intermedia, sostituito con quello del virus del pangolino arriva a un’affinità elevatissima per l’uomo».

 

«… una modifica che non esiste né nel virus del pipistrello, né in quello del pangolino e che, invece, è presente nell’HIV umano»

«Nasce così il primo SARS2, di cui vi sono ampie evidenze nelle pubblicazioni scientifiche. Ma ci si accorge anche, attenzione, che l’equilibrio di questa proteina Spike viene a essere un po’ compromesso dalla ricombinazione, quindi si fa un’ulteriore modifica sul cosiddetto sito furinico di membrana e intracellulare, una modifica che non esiste né nel virus del pipistrello, né in quello del pangolino e che, invece, è presente nell’HIV umano».

 

Parrebbe il discorso sull’HIV che fece, appunto, il suo scopritore, Luc Montagnier, che disse che il virus resposanbile dell’AIDS, per il cui studio ricevette il Nobel, pareva miscelato con il coronavirus.

 

Questa modifica della proteina Spike HIV, che non vi è nelle linee genetiche del virus né del chirottero o del pangolino, dice Tritto a La Verità, è ciò che lo spinge a porsi delle domande.

 

I cinesi «si sono sempre rifiutati di fornire i campioni reali e integrali di questi virus chimerici che poi addirittura sono stati dichiarati distrutti»

Tanto più che i cinesi, quelli celebrati da un partito di governo come salvatori invece che come untori, «si sono sempre rifiutati di fornire i campioni reali e integrali di questi virus chimerici che poi addirittura sono stati dichiarati distrutti».

 

La possibilità di avere un genoma intero per il virus d’origine avrebbe secondo Tritto una funzione non solo medica, ma politica, e geopolitica. I Paesi dispongono ora infatti solo di campioni del virus «localizzati», discendenti del virus originario sul quale gli scienziati dovrebbero basare il vaccino.

 

«Ci sono molteplici studi scientifici che parlano senza dubbio delle mutazioni del virus. Un recente studio indiano parla di undici varietà sulla variazione della proteina S Spike, per esempio. Abbiamo oggi diverse varianti del virus che si sono regionalizzate, quindi immaginiamo cosa significa questo rispetto alla produzione di un unico vaccino che possa risolvere universalmente il problema: semplicemente non è possibile».

Sarebbe necessario promuovere a livello internazionale una legislazione e una disciplina delle attività di ricerca svolte su agenti patogeni per l’uomo e sulle procedura di sicurezza e le attività svolte nei laboratori di massima sicurezza P4»

 

Concordiamo, infine, con l’appello lanciato dal professor Tritto: «sarebbe necessario promuovere a livello internazionale una legislazione e una disciplina delle attività di ricerca svolte su agenti patogeni per l’uomo e sulle procedura di sicurezza e le attività svolte nei laboratori di massima sicurezza P4».

 

Su questi laboratori, si allungano strane ombre transnazionali: «Quasi tutti i Paesi hanno aderito e ratificato la convenzione sulle armi biologiche, la Cina ha aderito, ma non ratificato l’accordo. Per essere classificato a un livello P4 per un laboratorio occorre il label dell’Oms, allora, domando, perché, nonostante la Cina non abbia ratificato l’accordo, l’Oms ha comunque concesso il livello P4 a Wuhan?»

 

 

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Armi biologiche

La Georgia farà causa alla BBC per affermazioni «assurde» sulle armi chimiche

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La Georgia ha reso noto che intenterà una causa contro la BBC «per aver propalato accuse mendaci e infamanti», in seguito a un servizio dell’emittente pubblica britannica che ha sostenuto l’impiego di armi chimiche da parte del governo di Tbilisi contro i manifestanti nel corso del 2024.

 

Il Caucaso meridionale è stato teatro di imponenti e violente proteste europeiste alla fine dell’anno scorso, innescate dal congelamento provvisorio dei negoziati per l’integrazione UE da parte dell’esecutivo, che ha accusato Bruxelles di manipolare l’aspirazione all’adesione georgiana per fini di ingerenza politica.

 

In un’inchiesta pubblicata lunedì, la BBC ha imputato alle autorità di Tbilisi l’utilizzo di agenti chimici risalenti alla Grande Guerra durante le dimostrazioni – un addebito che il partito di governo Sogno Georgiano ha bollato come fondato su «dati deliranti e infondati».

 

L’indagine dell’emittente ha indicato che le forze dell’ordine avrebbero miscelato un composto anti-sommossa antiquato all’acqua erogata dagli idranti per sfoltire la folla.

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Tbilisi ha replicato che la BBC non ha allegato alcuna documentazione a supporto delle sue tesi. Nonostante le sollecitazioni rivolte all’emittente per chiarimenti e le repliche puntuali fornite alle sue interrogazioni, il governo ha ricevuto in cambio «un florilegio di falsità» e «imputazioni gravi», ha denunciato.

 

«Abbiamo deliberato di adire le vie legali contro i media bugiardi nei fori internazionali. Impiegheremo ogni strumento giuridico disponibile per chiamare in causa i cosiddetti organi di informazione che seminano menzogne, per aver divulgato calunnie e accuse spurie».

 

Sogno Georgiano ha tacciato la BBC di «mancare di scrupoli etici o professionali nell’eseguire mandati loschi e diffondere menzogne», alludendo agli scandali recenti che ne hanno scalfito la reputazione.

 

All’avvio di questo mese, alti dirigenti si sono dimessi dopo che è emerso che, nel 2024, la BBC aveva trasmesso un documentario che amalgamava due segmenti del discorso di Donald Trump del 6 gennaio 2021 al Campidoglio in modo tale da suggerire fallacemente «un incitamento esplicito alla violenza», come ammesso dall’emittente.

 

Trump ha accusato l’emittente di aver interferito nelle elezioni americane con il controverso reportage e ha ventilato un’azione legale «per una somma tra 1 e 5 miliardi di dollari».

 

Un recente dossier parlamentare britannico ha rilevato che la BBC registra perdite annue superiori a 1 miliardo di sterline (1,3 miliardi di dollari) per disdette di abbonamento e morosità nelle concessioni.

 

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L’India segnala la minaccia del bioterrorismo

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L’India ha posto l’accento sul bioterrorismo come una delle minacce più gravi a livello planetario, invocando una preparazione globale adeguata e tempestiva.   Intervenendo lunedì alla conferenza per il 50º anniversario della Convenzione sulle armi biologiche (BWC), il ministro degli Esteri S. Jaishankar ha dichiarato che il bioterrorismo si propaga con estrema rapidità, oltrepassa i confini nazionali e mette in crisi i sistemi di controllo esistenti.   A suo avviso, la BWC rappresenta ancora il principale baluardo contro l’abuso delle innovazioni nelle scienze della vita.   «Le malattie non devono mai diventare armi», ha affermato Jaishankar. «La biologia è al servizio della pace, non del danno. L’impiego malevolo da parte di attori non statali non è più un’ipotesi lontana.»   Nessuno Stato può fronteggiare da solo simili pericoli: l’unica via è la cooperazione internazionale, e per questo «il Sud globale deve trovarsi al centro del dibattito attuale», ha aggiunto il titolare della diplomazia indiana.

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Jaishankar ha ricordato le consolidate capacità del suo Paese in sanità pubblica, farmaceutica, vaccini e bioscienze: l’India, definita «farmacia del mondo», produce il 60 % dei vaccini mondiali, oltre il 20% dei farmaci generici globali e il 60 % di quelli destinati all’Africa. Ospita inoltre il terzo ecosistema mondiale di startup biotecnologiche, con circa 11.000 imprese attive contro le sole 50 del 2014.   New Delhi ha fornito 300 milioni di dosi di vaccino e aiuti sanitari a più di 100 nazioni in via di sviluppo o vulnerabili, spesso a titolo gratuito.   Il ministro ha infine illustrato il quadro nazionale indiano di attuazione della BWC, che include l’individuazione degli agenti patogeni ad alto rischio, il controllo della ricerca dual use, sistemi di notifica, gestione degli incidenti e formazione permanente del personale.   Come noto l’India, che è una potenza atomica dal 1974, è in un perenne conflitto distruttivo con il vicino Pakistan, entrato ufficialmente nel club atomico nel 1998.

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Gli USA chiederanno dati sui patogeni in cambio di aiuti sanitari esteri

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Gli Stati Uniti chiederanno ai Paesi di consegnare campioni di «agenti patogeni con potenziale epidemico» in cambio del ripristino temporaneo degli aiuti sanitari. Lo riporta il giornale britannico Guardian, citando bozze di documenti governativi.

 

Il presidente Donald Trump ha tagliato drasticamente tali programmi all’inizio dell’anno, nell’ambito di un ampio sforzo di riduzione dei costi e di riallineamento della politica estera.

 

Secondo il quotidiano britannico, nei memorandum d’intesa proposti Washington offre a decine di Paesi il rinnovo dei programmi USA per combattere malattie come HIV, tubercolosi e malaria, oltre a «sistemi di sorveglianza e laboratorio e cartelle cliniche elettroniche».

 

I Paesi partner, tuttavia, dovranno assumere il finanziamento dei programmi entro cinque anni.

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In cambio, saranno obbligati a condividere con gli USA campioni e sequenze genetiche di «patogeni con potenziale epidemico» entro pochi giorni dalla scoperta, si legge nel rapporto.

 

La bozza non prevede garanzie di accesso ai farmaci eventualmente sviluppati.

 

«Il modello non offre alcuna garanzia di accesso alle contromisure e conferisce il predominio commerciale a un solo Paese», ha affermato Michel Kazatchkine, membro del Panel indipendente per la preparazione e la risposta alle pandemie, citato dal Guardian. «Minaccia la sicurezza sanitaria, la sicurezza dei dati e, in ultima analisi, la sovranità nazionale».

 

All’inizio dell’anno Trump ha tagliato i fondi all’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID), in passato principale strumento di Washington per finanziare progetti politici all’estero, inclusi i programmi sanitari. L’agenzia è stata ampiamente vista come strumento di soft power.

 

L’ex direttrice USAID Samantha Power, che ha guidato l’agenzia sotto Joe Biden, ha ammesso il mese scorso che l’agenzia ha avuto un ruolo decisivo nel mantenere al potere la presidente moldava filo-UE Maia Sandu, tramite i fondi del suo bilancio multimiliardario per gli aiuti all’Ucraina.

 

Come riportato da Renovatio 21, un anno fa la Duma di Stato russa aveva preparato un appello all’ONU in merito alla presunta attività dei laboratori biologici militari statunitensi in Africa.

 

Come riportato da Renovatio 21, al momento dei disordini durante la guerra civile sudanese l’OMS lanciato un allarme di «enorme rischio biologico» per un biolaboratorio a Khartoum che era stato attaccato.

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