Bioetica
I giornali americani ora promuovono le pillole abortive fai-da-te
La notizia della bozza rubata alla Corte Suprema USA che cancellerebbe il diritto all’aborto come legge federale ha spinto varie realtà gosciste – da testate giornalistiche, a siti, a semplici utenti social – a diffondere tutorial e ricette per l’aborto chimico domestico.
Un video di 17 minuti di una nota testata del giovanilismo decadente (con, dicono alcuni, qualche entratura nell’Intelligence) ha spiegato come fare utilizzando ingredienti contenuti in farmaci veterinari. Notate bene: prendere l’ivermectina tramite i farmaci per i cavalli per curare il COVID era proibito, mentre usare la chimica veterinaria per uccidere tuo figlio si può, anzi è consigliato.
L’uso di tali farmaci senza supervisione medica può portare a danni irreversibili. A dire il vero, anche con la supervisione medica l’assunzione di farmaci abortivi può portare alla morte: è il caso della povera ragazza di Torino morta nel 2014, o più di recente, al caso della attivista pro-aborto argentina deceduta dopo l’assunzione del farmaco figlicida.
Tuttavia, questo tipo di pericolosissima disinformazione medica non solo è lasciata tranquillamente in rete senza censura, ma è promossa come atto di virtù. Lo stesso, ovviamente, è stato fatto per le cure domestiche al COVID. Giusto?
Una parola vogliamo infine spenderla sull’argomento del quale nessuno degli articoletti che leggete sull’aborto domestico (specie quelli che escono ora) avrà mai intenzione di parlare: il destino del feto dopo la pillola abortiva.
Nell’aborto chimico il bambino viene ucciso dalla madre con una sostanza, e con un’altra si stimola invece la sua espulsione, che può avvenire spesse volte nel water del bagno di casa. Da lì, una volta tirata l’acqua, il feto espulso finisce nelle fogne.
Credete sia finita? Ma no. Lì il corpo del piccolo essere umano incontrerà, tra rifiuti ed escrementi, gli esseri del sottosuolo – topi, rane, pesci, ratti – che se ne ciberanno.
Ogni volta che vi è un aborto chimico, le bestie della fogna fanno festa: deliziosa carne umana tenerissima e piena di cellule staminali. Con esse, immagina chi crede allo Spirito, celebrano anche le altre creature del sottosuolo, le coorti dei demoni, perché un’umiliazione maggiore del figlio di Dio, dell’Imago Dei, non è possibile immaginarla.
Tornando alla situazione americana, l’eventuale reversione della sentenza Roe v. Wade su cui si sarebbe pronunciata la Corte Suprema USA di fatto non proibirebbe l’aborto, ma rinvierebbe la sua decisione alle legislature dei singoli Stati dell’Unione, in breve all’elettore.
In pratica, la Corte Suprema lascerebbe l’ultima parola sull’aborto alla democrazia. E la democrazia, nell’Occidente attuale che arma i nazisti mentre imprigiona in casa l’interezza del suo popolo, non è più visto come qualcosa di positivo.
L’establishment americano, oramai in preda all’isteria goscista più inumana, se ne è andato fuori di testa.
Sul canale TV MSNBC la commentatrice Elie Mystal ha concordato con la conclusione della Corte Suprema secondo cui gli autori della Costituzione degli Stati Uniti non garantivano i diritti di aborto, dicendo: «I padri fondatori non riconoscevano l’aborto come un diritto fondamentale perché i padri fondatori erano idioti razzisti e misogini facce di merda che non credevano che le donne avessero alcun diritto».
Non c’è più alcuna vergogna, né razionalità, nei supporter del feticidio.
Tanto che, come noto, non è neppure il feticidio in discussione ora, visto che vari Stati USA stanno prevedendo l’aborto fino alla nascita, o forse anche oltre.
Parliamo, insomma, dell’infanticidio. Del sacrificio umano visibile, puro e semplice, come quello dei bambini gettati nella fornace del dio Moloch.
Ecco qual è, sotto sotto, la posta in gioco. Nessun limite deve essere posto al ritorno del sacrificio umano.
Immagine di Fibonacci Blue via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
Bioetica
Polonia, l’aborto avanza in Parlamento
Il 12 aprile 2024, i parlamentari polacchi hanno votato a favore di quattro progetti di legge volti a generalizzare l’accesso delle donne all’aborto nel paese. Fatto senza precedenti in quasi trent’anni, ma che non dovrebbe cambiare radicalmente la situazione a breve termine, perché una modifica della legge in questa direzione si scontrerebbe con il veto presidenziale del conservatore Andrzej Duda.
«Lo Stato deve fare tutto affinché l’aborto sia accessibile, legale, praticato in condizioni adeguate, senza pericoli». I commenti espressi l’11 aprile 2024 da Katarzyna Kotula non hanno mancato di offendere più di un cattolico polacco, poiché erano inimmaginabili anche un anno fa.
Tuttavia, è dalla piattaforma della Dieta – la camera bassa del parlamento polacco – che il ministro dell’Uguaglianza presenta il disegno di legge portato avanti dalla Coalizione Civica del primo ministro Donald Tusk, volto a liberalizzare l’accesso all’aborto fino a dodici settimane di gravidanza.
Per essere più precisi, quattro testi sono stati presentati da componenti della coalizione filoeuropea arrivata al potere in seguito alle elezioni del 15 ottobre 2023, dopo otto anni di governo del partito nazionalista Diritto e Giustizia (PiS).
La Sinistra Unita ha presentato i primi due progetti che prevedono, da un lato, la depenalizzazione dell’aborto assistito, e dall’altro la legalizzazione completa dell’aborto, senza ostacoli, fino alla dodicesima settimana di gravidanza.
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Il terzo progetto viene dal partito politico del primo ministro Donald Tusk, e chiede anch’esso la legalizzazione fino alla dodicesima settimana, con diverse riserve rispetto al testo della Sinistra Unita.
Il quarto testo, presentato dalla Terza Via, un’alleanza del partito contadino conservatore PSL e del movimento cristiano-democratico Polonia 2050 del presidente della Dieta, Szymon Holownia, chiede il ritorno allo status quo in vigore tra il 1993 e il 2020. L’IVG era possibile in tre casi: malformazione del feto, pericolo per la vita o la salute della madre, stupro o incesto.
Il partito della Terza Via è anche favorevole all’indizione di un referendum su un’eventuale legalizzazione più ampia dell’aborto, un ricorso al voto popolare sorprendentemente criticato dalle organizzazioni femministe – che però hanno sulle labbra solo le parole di «democrazia» e «libertà» – e per una buona ragione.
Secondo un sondaggio effettuato poco prima del voto in Parlamento da IPSOS, la società polacca appare divisa sulla questione. Il 35% delle intervistate vuole avere accesso all’aborto fino alla dodicesima settimana di gravidanza; Il 21% è favorevole al ripristino di questo diritto in caso di malformazione fetale; Il 23% vuole un referendum e il 14% si ritiene soddisfatto dell’attuale stato della legislazione nel Paese. Una prova, se fosse necessaria, che la secolarizzazione avanza a passi da gigante sulle rive della Vistola.
Tuttavia, il campo progressista non rivendica la vittoria: «abbiamo motivi di soddisfazione, tuttavia molto moderati e cauti», ha dichiarato Donald Tusk dopo il voto alla Dieta del 12 aprile. Perché la liberalizzazione dell’aborto in Polonia non è per domani: resta da convocare la Commissione parlamentare speciale che dovrà essere incaricata di adottare un disegno di legge da sottoporre in seconda lettura.
Probabilmente il futuro testo dovrà essere corretto in senso meno liberale per conquistare la maggioranza del parlamento polacco e, se così fosse, il capo dello Stato potrebbe porre il veto. Andrzej Duda – affiliato al PiS – dovrebbe normalmente rimanere al potere fino al 2025: abbastanza per dare ai conservatori polacchi qualche mese di tregua per organizzare la difesa del diritto alla vita.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Bioetica
Bioeticiste contro la genitorialità genetica: «usare liberamente gli embrioni congelati»
Bioetica
Approvato il progetto di inclusione dell’aborto nella Carta europea
Mercoledì 11 aprile 2024 gli eurodeputati hanno adottato, con 336 voti favorevoli, 163 contrari e 39 astensioni, una risoluzione che chiede l’inclusione dell’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che stabilisce “diritti, libertà e principi riconosciuti” negli Stati membri.
La risoluzione, promossa dai liberaldemocratici (Renew), dai socialdemocratici (S&D) e dalla sinistra, afferma che «controllare la propria vita riproduttiva e decidere se, quando e come avere figli è essenziale per la piena realizzazione dei diritti umani per le donne, le ragazze e tutte coloro che possono rimanere incinte».
I promotori hanno motivato la loro posizione con documenti delle Nazioni Unite che invitano a mantenere la «decisione individuale di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza».
La mozione cita anche la decisione della Francia di includere l’aborto nella Costituzione come esempio da seguire, sostenendo la «necessità di una risposta europea al declino dell’uguaglianza tra uomini e donne».
Minaccia ai gruppi pro-vita
I deputati sono preoccupati anche per «l’aumento dei finanziamenti ai gruppi contrari all’uguaglianza di genere e all’aborto» in tutto il mondo e nell’UE. Chiedono alla Commissione di garantire che le organizzazioni che «lavorano contro l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne» non ricevano finanziamenti dall’UE.
Il testo insiste affinché gli Stati membri e le amministrazioni aumentino la spesa per programmi e servizi sanitari e di pianificazione familiare.
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Contro gli «agenti religiosi ultraconservatori»
La mozione adottata parla ancora di «forze regressive e attori religiosi ultraconservatori e di estrema destra» che «stanno cercando di annullare decenni di progressi nel campo dei diritti umani e di imporre una visione del mondo dannosa sui ruoli degli uomini e delle donne nelle famiglie e nella vita pubblica».
Il testo adottato dal Parlamento europeo critica alcuni Stati membri: Polonia, Malta, Slovacchia e Ungheria, le cui politiche sull’aborto sono più conservatrici della maggior parte degli altri. Esorta i governi europei a «rendere obbligatori i metodi e le procedure di aborto nel curriculum dei medici e degli studenti di medicina».
Nel 2022, il Parlamento Europeo aveva già adottato una risoluzione a favore dell’aborto, che condannava la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di abolire Roe vs Wade.
Una risoluzione che, si spera, non dovrebbe essere adottata
Questa risoluzione chiede solo una modifica alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, senza avere il potere di apportare tale modifica. La risoluzione adottata propone che l’articolo 3.2a sia modificato come segue:
«Tutte le persone hanno diritto all’autonomia corporea, all’accesso libero, informato, pieno e universale alla salute e ai diritti sessuali e riproduttivi e a tutti i servizi sanitari correlati senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale».
Per apportare una modifica alla Carta dei diritti fondamentali sarebbe necessaria l’approvazione unanime dei 27 Stati membri. Alcuni Paesi in cui la vita dei bambini non ancora nati è meglio tutelata – Malta, Ungheria e Polonia – non dovrebbero, al momento, dare il loro consenso.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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