Geopolitica
Il paradosso del gas rifiutato dalla UE: Putin lamenta la mancanza di «persone intelligenti» ai vertici della politica occidentale
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La Russia non vede assolutamente alcun senso nell’attuale politica dell’UE di rinunciare alle forniture energetiche russe, in particolare al gas, ha dichiarato mercoledì il presidente Vladimir Putin al forum della Settimana russa dell’energia. Lo riporta il sito governativo russo RT.
Putin ha aggiunto che in Occidente «il moderno sistema politico ovviamente a volte non porta le persone più intelligenti ai vertici». Parlando della questione delle esportazioni di gas russo verso l’Europa, ha sottolineato quella che ha definito una mancanza di buon senso in alcune capitali europee.
«Non esiste una spiegazione sensata del motivo per cui alcune economie europee, compresa quella tedesca, dovrebbero comportarsi in questo modo», ha detto il presidente, riferendosi alla situazione del mercato energetico europeo. Ha definito «sorprendente» che le Nazioni europee non abbiano chiesto a Kiev di riaprire uno dei gasdotti russi che attraversano l’Ucraina dopo che era stato chiuso.
L’Ucraina ha bloccato il transito del gas russo lungo una delle rotte che attraversano il suo territorio già a maggio, sostenendo di aver perso il controllo su una delle stazioni di compressione del gas. La stazione in questione si trova nella Repubblica popolare di Lugansk, che l’anno scorso ha votato per l’adesione alla Russia.
L’operatore ucraino del gasdotto ha affermato che le forze russe che controllano la stazione di compressione stavano in qualche modo «interferendo» con i suoi processi tecnici e hanno chiuso una parte della linea. Mosca ha negato le accuse e ha avvertito che le esportazioni di gas russo non possono essere effettivamente dirottate verso altri gasdotti per compensare la chiusura.
A luglio, Kiev ha affermato che potrebbe tagliare del tutto le forniture di gas russo all’Europa poiché non intende rinnovare l’accordo di transito con Mosca. «Credo che, entro l’inverno del 2024, l’Europa non avrà più bisogno del gas russo», ha detto a Politico il ministro ucraino dell’Energia, German Galushchenko.
L’accordo di transito del 2019 consente alla Russia di esportare circa 40 miliardi di metri cubi di gas all’anno attraverso l’Ucraina fino alla fine del 2024. Un terzo di questo volume avrebbe dovuto raggiungere l’Europa attraverso un gasdotto che Kiev ha già tagliato.
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«L’Europa avrebbe potuto semplicemente dire: “Aprite questa strada adesso. Ne abbiamo bisogno per sostenere la nostra economia”. Ma no», ha detto Putin, commentando le azioni di Kiev. Un approccio simile avrebbe potuto essere utilizzato quando la Polonia ha rescisso un contratto di fornitura con la Russia prima della sua scadenza, fissata per la fine del 2022. Varsavia ha respinto la richiesta di Mosca di pagamenti in rubli nel maggio 2022 e ha iniziato a utilizzare la sua tratta del gasdotto Yamal-Europa per pompare il gas immagazzinato dalla Germania.
Il gasdotto Yamal-Europe, che collega i clienti europei ai giacimenti di gas naturale nel nord della Russia, trasportava quasi la metà delle consegne di gas di Gazprom in direzione ovest. Mosca ha più volte dichiarato di essere pronta a riprendere le forniture di gas naturale all’UE attraverso questa rotta, aggiungendo che le spedizioni sono state interrotte innanzitutto per ragioni politiche.
Come riportato da Renovatio 21, un discorso di piena disponibilità fu fatto da Putin sempre all’evento della Settimana dell’energia esattamente un anno fa, a poche settimana dalla distruzione del gasdotto Nord Stream.
La Germania avrebbe potuto sottolineare il fatto di essere il principale donatore del bilancio comune dell’UE, mentre la Polonia era il maggiore destinatario dei fondi dell’UE, ha detto Putin, aggiungendo che Berlino avrebbe potuto dire a Varsavia «di non mordere la mano che ti nutre».
Il governo tedesco avrebbe potuto anche approvare l’utilizzo del gasdotto russo Nord Stream 2, ha affermato il leader russo. Una delle due linee di gasdotti è rimasta operativa dopo una serie di esplosioni sottomarine che hanno distrutto le altre tre linee del Nord Stream e del Nord Stream 2.
«Nord Stream 2 è una rotta diretta verso la Germania», ha detto Putin, aggiungendo che avrebbe potuto «fornire 27,5 miliardi di metri cubi di gas all’anno”. Invece, la Germania «sceglie di acquistare il gas con un premio del 30% e di non utilizzare la nostra risorsa energetica. Questa è la loro scelta», ha aggiunto il presidente.
Come riportato da Renovatio 21, Mosca ha dichiarato altre volte che la UE ora si ritrova di fatto in una situazione di dipendenza dall’energia fornita dagli USA.
Del resto, è oramai chiaro che la distruzione economica della UE – e la relativa deindustrializzazione – possono essere lette come un programma di sottomissione dell’Europa da parte dei potentati di Washington.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Cina
La Cina accusa: la NATO trae profitto dal conflitto in Ucraina
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Geopolitica
«Dobbiamo porre fine alla guerra il prima possibile»: Zelens’kyj incontra il segretario di Stato vaticano Parolin
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L’Ucraina vorrebbe che i combattimenti con la Russia terminassero il più presto possibile per porre fine alla perdita di vite umane, ha affermato il presidente ucraino Volodyrmyr Zelens’kyj.
Il leader ucraino stava parlando con il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato del Vaticano in visita a Kiev. Lo Zelens’kyj ha ringraziato la Santa Sede per un «forte segnale» di sostegno all’Ucraina.
Il cardinale Segretario di Stato «ha ribadito la vicinanza del Papa e l’impegno a trovare una pace giusta e duratura per la martoriata Ucraina», ha scritto la segreteria di Stato Vaticana su X.
Oggi, il Cardinale Segretario di Stato, Pietro #Parolin, ha incontrato il Presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelenskyy (@ZelenskyyUa), al quale ha ribadito la vicinanza del Papa e l’impegno a trovare una pace giusta e duratura per la martoriata #Ucraina. pic.twitter.com/I743IfeIt6
— Segreteria di Stato della Santa Sede (@TerzaLoggia) July 23, 2024
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«Penso che tutti noi capiamo che dobbiamo porre fine alla guerra, il prima possibile ovviamente, per non perdere vite umane», ha dichiarato lo Zelens’ky in lingua inglese, secondo il video pubblicato sul suo canale Telegram.
La scorsa settimana, lo Zelens’kyj ha detto alla BBC che sperava di porre fine alla «fase calda» della guerra «entro la fine di quest’anno» e che nessuno voleva che il conflitto continuasse «per altri dieci anni o più».
Nella stessa intervista, tuttavia, ha chiarito che la sua soluzione era che gli alleati dell’Ucraina in Occidente concordassero di sostenere la sua cosiddetta «formula di pace» e la presentassero alla Russia come un blocco unito.
Tale «formula di pace» è un elenco di richieste di Zelensky rivelate per la prima volta nel novembre 2022, che vanno dal ritiro della Russia da tutti i territori che l’Ucraina rivendica come propri, tra cui Crimea e Donbass, al pagamento delle riparazioni, ai processi per crimini di guerra per la leadership russa e all’adesione dell’Ucraina alla NATO. Mosca l’ha respinta come una proposta delirante.
Un mese prima di pubblicare la sua «formula», lo Zelensky aveva pure firmato un decreto che vietava qualsiasi negoziazione con la Russia finché il presidente Vladimir Putin fosse rimasto al potere.
L’improvviso interesse dello Zelens’kyj nel porre rapidamente fine al conflitto ha rappresentato un netto cambiamento di tono rispetto a marzo, quando Papa Francesco aveva esortato Kiev a mostrare «il coraggio della bandiera bianca» e a negoziare con Mosca.
«La nostra bandiera è gialla e blu», rispose allora il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. «Non innalzeremo mai altre bandiere».
Papa Francesco aveva fatto due offerte per mediare nel conflitto con la Russia l’anno scorso, solo per essere respinte da Kiev entrambe le volte. L’ultimo rifiuto è arrivato a giugno, appena prima della grande offensiva ucraina che si è rivelata un fallimento totale e ha causato vittime ingenti.
Poi nel giugno 2023 ci fu inflitto lo spettacolo disarmante della visita, fatta con espressione timida e testa un po’ china, del cardinale Zuppi a Kiev, dove si è trovato di fronte la faccia di bronzo di Zelens’kyj – il cui Paese perseguita i monaci ortodossi e mette a tacere i sacerdoti cattolici che osano pregare per la pace – che non è, come dire, intenzionato a servirsi del canale della Santa Sede, e nemmeno vede nella religione uno strumento necessario al potere.
Lo Zelens’kyj potrebbe cambiare la sua retorica a causa del timore che l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump possa tornare alla Casa Bianca e modificare la politica di Washington di sostegno incondizionato a Kiev, ha affermato lunedì l’esperto polacco di relazioni internazionali Witold Sokala.
La Russia ha ripetutamente affermato di essere disposta a negoziare la fine delle ostilità con l’Ucraina. Il mese scorso, Putin ha elencato una serie di termini per un cessate il fuoco, tra cui la rinuncia ufficiale di Kiev alle aspirazioni NATO, il ritiro dalle regioni russe e la revoca di tutte le sanzioni occidentali alla Russia.
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Lo scorso settembre Mikhailo Podolyak, uno dei principali consiglieri del presidente Zelens’kyj, aveva dichiarato che Kiev non avrebbe accettato la mediazione di Papa Francesco nel conflitto con Mosca, perché il pontefice «filo-russo» tradirebbe l’Ucraina. Lo stesso, in una focosa intervista al Corriere della Sera, aveva definito il Papa uno «strumento della propaganda russa» a causa delle affermazioni del pontefice secondo cui i cattolici in Russia sono eredi di una grande tradizione storica.
Sempre secondo il controverso Podolyak, il papa «ha dimostrato di non essere un esperto di politica e continua a ridurre a zero l’influenza del cattolicesimo nel mondo».
Si tenga presente che a inizio conflitto Bergoglio aveva pure baciato pubblicamente, durante un’udienza dello scorso anno, la bandiera di una «centuria» del golpe di Maidan. A sua volta, il patriarca greco-cattolico ucraino, in comunione con Roma, si è scagliato, come altri prelati ucraini, contro il documento filo-omosessualista Bergogliano Fiducia Supplicans.
Lo scorso maggio lo Zelens’kyj, che ha spinto per la persecuzione della Chiesa Ortodossa d’Ucraina (UOC), aveva proclamato che gli ucraini sono il popolo eletto di Dio. La portavoce degli Esteri del Cremlino Maria Zakharova aveva replicando parlando di «overdose di droga».
La repressione dalla chiesa ortodossa potrebbe essersi spostata a quella cattolica: come riporta Renovatio 21, un sacerdote greco-cattolico (cioè in comunione con il papa, ma di rito bizantino) della diocesi della città dell’Ucraina occidentale Uzhgorod è stato costretto a scusarsi dopo un’omelia in cui invocava il Signore per avere la pace tra il popolo russo e quello ucraino.
Come riportato da Renovatio 21, i sacerdoti cattolici – come le donne, i malati di mente e i sieropositivi HIV – non sono risparmiati dalla leva militare obbligatoria nella guerra contro la Russia, mentre i circensi sono esentati.
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Geopolitica
Il Cremlino ripete: Zelens’kyj non ha nessuna legittimità
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