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Nucleare

Energia nucleare, scienziati tedeschi pubblicano la «Dichiarazione di Stoccarda»

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Un gruppo di 20 scienziati tedeschi ha redatto un appello per fermare l’uscita dal nucleare prevista in Germania per quest’anno.

 

L’invito sarà pubblicato presto, ha detto a Die Welt il promotore André Thess, professore di accumulo di energia all’Università di Stoccarda.

 

Il loro argomento principale è evitare una crisi energetica, ma anche raggiungere gli obiettivi climatici.

 

«Chiediamo l’immediata abrogazione dei paragrafi sull’eliminazione graduale del nucleare e una revisione della licenza operativa relativa alla sicurezza per consentire alle centrali nucleari tedesche di continuare a funzionare», scrivono gli scienziati nella dichiarazione.

 

«Con un focus unilaterale su solare, eolico e gas naturale, la Germania è stata portata in crisi energetica», avvertono gli scienziati.

 

La dichiarazione sarà inviata alla commissione per le petizioni del Bundestag, il Parlamento tedesco, che dovrebbe quindi pubblicarla per iniziare la raccolta di firme. Secondo la legge tedesca, qualora si raccogliessero almeno 50.000, gli scienziati potranno spiegare le loro richieste nel comitato del Bundestag.

 

I firmatari della «Dichiarazione di Stoccarda» temono i problemi economici causati dal phase-out nucleare: «L’aumento dei prezzi dell’energia e il calo della sicurezza dell’approvvigionamento mettono in pericolo la competitività e la prosperità», scrivono.

 

Attenersi all’eliminazione graduale del nucleare tedesco porrebbe un freno alla cosiddetta «protezione del clima» perché l’energia del carbone sarà necessaria per garantire l’approvvigionamento energetico, come sta già accadendo in Germania, che sta grottescamente tornando a fonti di energia ottocentesche.

 

«C’è un consenso crescente nella comunità scientifica sul fatto che la Germania non possa più ignorare le dichiarazioni del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici sull’energia nucleare come tecnologia di protezione del clima», ha detto Thess a Die Welt.

 

In uno sviluppo correlato, l’agenzia di certificazione tedesca TÜV ha dichiarato che il riavvio delle tre centrali nucleari dismesse, Brokdorf, Grohnde e Gundremmingen C, è fattibile e sicuro.

 

«Questi impianti sono tra le centrali elettriche più sicure e tecnicamente migliori al mondo. Erano e sono in ottime condizioni», ha detto al Bild  Joachim Bühler, membro del consiglio di amministrazione dell’associazione TÜV.

 

Il riavvio degli impianti nucleari, che sono stati chiusi nel 2021, quindi «non sarebbe questione di anni, ma piuttosto di pochi mesi o settimane».

 

«Siamo convinti che le tre centrali siano in condizioni di sicurezza che consentirebbero di riportarle in linea», ha affermato Bühler.

 

A suo avviso, sarebbe possibile prolungare la vita operativa di tutte le centrali nucleari in Germania – quelle tre dismesse nel 2021 e le tre ancora attive – fino a tre anni.

 

La rapidità con cui gli impianti dismessi potrebbero essere messi in linea è «principalmente una questione di volontà politica», ha affermato.

 

Un sondaggio d’opinione condotto lo scorso mese dall’Istituto Infratest aveva dimostrato che il 61% è favorevole a mantenere aperte le centrali nucleari oltre la chiusura definitiva prevista per la fine del 2022. Sempre il mese scorso il ministro delle finanze tedesco, il liberale Christian Linder, aveva proposto di prolungare l’eliminazione graduale dei reattori nucleari che dovrebbero cessare le operazioni entro la fine dell’anno. Come abbiamo visto, il balletto sulle dismissioni delle centrali atomiche riguarda ora anche la Gran Bretagna, mentre il Sud Corea si prepara a riabbracciare il nucleare.

 

EIRN nota l’intelligenza del ministro dell’Economia verde Robert Habeck, quello che continua a parlare di future rivolte per la mancanza di gas russo mentre non fa nulla prevenirle, il quale ha «idiotamente affermato che riattivare le centrali nucleari non ha senso perché la Germania “ha bisogno di gas e non di elettricità”».

 

«Questa è chiaramente una sciocchezza, dal momento che gli impianti a gas producono il 10% dell’elettricità. Poiché il gas sta diventando scarso, quel 10% può essere sostituito da centrali nucleari, risparmiando così gas per il riscaldamento».

 

Come riportato da Renovatio 21, la Germania ha riaperto le centrali a carbone. Tale materia prima, tuttavia, è importata sempre dalla Russia, come il gas.

 

Il piano di transizione ecologica della Merkel è fallito miseramente; lo si è capito a novembre 2021 quando emerse che in Germania non c’era vento per far girare le turbine eoliche.

 

La Germania sta preparandosi allo shock energetico dei prossimi mesi, organizzando «luoghi di riscaldamento» per coloro che a casa potrebbero morire di freddo – quei poveri cittadini che possiamo chiamare «sfollati energetici».

 

Il governo della vicina Polonia sta invitando i cittadini a raccogliere legna per l’inverno.

 

La regressione della civiltà europea non è mai stata più visibile.

 

 

 

 

 

Immagine di Indolences via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)

 

 

 

 

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Nucleare

La Russia appronta il poligono nucleare nell’Artico

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Il poligono nucleare russo di Novaja Zemlja nell’Artico è pronto a riprendere i test atomici in qualsiasi momento, ha affermato il comandante della struttura, l’ammiraglio Andrey Sinitsyn.

 

Il sito di Novaja Zemlja, che si trova sull’omonima isola nell’Oceano Artico, un tempo era uno dei principali poligoni di test nucleari dell’Unione Sovietica. L’ultima detonazione della Russia è avvenuta nel 1990, ma da allora ha mantenuto una moratoria sui test nucleari.

 

Nonostante il poligono non sia stato utilizzato per lo scopo previsto per 34 anni, la sua infrastruttura è stata mantenuta e rimane «pronta a riprendere le attività di test su vasta scala», ha detto Sinitsyn al quotidiano Rossijskaja Gazeta ieri.

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«È completamente pronto. Il laboratorio e la base di prova sono pronti. Il personale è pronto. Se riceviamo l’ordine, possiamo iniziare i test in qualsiasi momento», ha detto.

 

Se al contingente di Novaya Zemlya verrà ordinato di riprendere i test nucleari, questo compito «sarà portato a termine entro la scadenza», ha aggiunto il comandante.

 

Il sito potrebbe essere situato lontano dalla linea del fronte tra Russia e Ucraina ed è fuori dalla portata dei missili più avanzati forniti a Kiev dai suoi sostenitori occidentali, ma ha comunque un «sistema di sicurezza completo» che gli consentirà di respingere qualsiasi possibile attacco, ha sottolineato il Sinitsyn.

 

«Abbiamo postazioni di sorveglianza aerea e gruppi mobili di soppressione UAV in servizio ogni giorno. Per proteggere le strutture vengono utilizzati vari sistemi di guerra elettronica. Siamo costantemente pronti a respingere tutti i tipi di minacce, compresi i tentativi di incursione di gruppi di sabotaggio e ricognizione sull’isola», ha affermato.

 

Il 30 ottobre del 1961, nel golfo Mitjushicha, fu fatto esplodere il più potente ordigno nucleare mai costruito, la cosiddetta Bomba Zar, una bomba all’idrogeno della potenza di 50 megatoni. L’ultimo ordigno nucleare è stato testato in Novaja Zemlja il 24 ottobre 1960.

 

La scorsa settimana, un parlamentare del partito al governo Russia Unita, Andrey Kolesnik, ha suggerito che un’azione di Mosca volta a revocare la moratoria sui test nucleari potrebbe fungere da campanello d’allarme per i politici occidentali, che hanno dimenticato il pericolo rappresentato da tali armi e continuano ad aumentare le tensioni con la Russia.

 

«Dobbiamo effettuare un’esplosione nucleare da qualche parte, in qualche campo di prova. I test nucleari sono attualmente vietati, ma forse la gente dovrebbe vedere a cosa porta tutto questo in realtà», ha spiegato Kolesnik.

 

A marzo, il presidente russo Vladimir Putin aveva detto che gli Stati Uniti stanno considerando la possibilità di riprendere i test nucleari poiché alcuni esperti ritengono che le simulazioni al computer siano insufficienti per i nuovi tipi di testate. Se gli americani lo facessero, la Russia potrebbe rispondere eseguendo test nucleari propri, aveva avvertito.

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Putin ha dichiarato il potenziamento dell’arsenale atomico russo.

 

Come riportato da Renovatio 21, gli USA due mesi fa hanno approvato un nuovo programma di missili intercontintentali a testata nucleare nonostante l’aumento dei costi.

 

Due settimane fa Mosca si era espressa contro le «innovazioni destabilizzanti» della dottrina nucleare USA. A fine primavera un generale russo, Vladimir Kulishkov, aveva dichiarato che la NATO si sta addestrando per un attacco nucleare nel territorio della Russia.

 

Il Cremlino ha ribadito di star riconsiderando la propria dottrina nucleare alla luce degli eventi, asserendo che la politica nucleare americana è «profondamente ostile». Il vice ministro degli Esteri Sergej Rjabkov ha affermato che è impossibile tenere colloqui sulle armi strategiche finché l’Occidente conduce una guerra contro la Russia ed è motivato da un’estrema russofobia.

 

Nel frattempo, il Nord Corea cinque mesi fa ha iniziato test sulla tecnologia di «innesco nucleare». L’arsenale atomico che cresce di più, tuttavia, è quello della Repubblica Popolare Cinese.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia.

 

 

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Nucleare

La lettera di Einstein sulla bomba nucleare dei nazisti venduta per 4 milioni di dollari

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Secondo la casa d’aste Christie’s, una lettera di Albert Einstein in cui avvisava il presidente degli Stati Uniti che la Germania nazista avrebbe potuto sviluppare una bomba nucleare è stata venduta per quasi 4 milioni di dollari.   Si ritiene che l’avvertimento dello scienziato abbia spinto gli Stati Uniti ad avviare il Progetto Manhattan per la ricerca e lo sviluppo di armi nucleari, che portò al primo utilizzo di bombe atomiche contro il Giappone nel 1945.   Indirizzato all’allora presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt (FDR), il documento di due pagine fu scritto e firmato dal fisico nel 1939, settimane prima dell’inizio della seconda guerra mondiale. Einstein scrisse del lavoro della Germania nazista sul programma nucleare, suggerendo che avrebbe potuto portare alla costruzione di «bombe estremamente potenti». Chiedeva «un’azione rapida», esortando Washington ad accumulare minerale di uranio e iniziare a lavorare sulle proprie armi atomiche.

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La lettera di Einstein fu in seguito ampliata dal suo studente, Leo Szilard, e da un gruppo di colleghi scienziati. Fu consegnata a mano alla Casa Bianca e ora fa parte della collezione permanente della FDR Presidential Library & Museum di New York.   La breve lettera venduta da Christie’s martedì è l’originale che è stato salvato da Szilard ed è finito nelle mani dei collezionisti. È stato messo in vendita come parte di un’asta di manufatti appartenenti al co-fondatore di Microsoft Paul Allen, morto nel 2018 all’età di 65 anni.   Einstein si dice si sia pentito della lettera a causa del suo ruolo nel rendere gli USA l’unico Paese (all’epoca) a produrre armi nucleari. Nel 1947 avrebbe detto «se avessi saputo che i tedeschi non sarebbero riusciti a produrre una bomba atomica, non avrei mai mosso un dito».   Diverse speculazioni sono state fatte sul ritardo tedesco negli studi per l’arma nucleare, con taluni che hanno speculato persino sulla coscienza cristiana di Heisenberg, che si sarebbe fermato laddove il gruppo americano (di estrazione internazionale) capitanato da Oppenheimer – e dipinto abbastanza bene nel recente film Oscar di Christopher Nolan e nella serie TV storica Manhattan – non si fece scrupoli, nemmeno davanti alla possibilità, calcolata originariamente dallo scienziato Edward Teller (futuro padre della bomba H) che l’esplosione atomica avrebbe potuto creare una reazione a catena basata sull’ossigeno dell’atmosfera e distruggere l’intero pianeta.   La scena con i dubbi di alcuni fisici atomici esterni al progetto militare Manhattan è pure visibile nel film Oppenheimer (2023). Lo stesso scienziato a capo del progetto ebbe ripensamenti e rimorsi che gli costarono l’accesso al presidente Truman (che lo considerava un debole) e probabilmente anche la cacciata dalla filiera statale delle armi atomiche postbelliche.

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Nucleare

Gli Stati Uniti non possono nascondersi dalla guerra nucleare

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Washington non potrà nascondersi da un conflitto nucleare se dovesse iniziare dall’altra parte dell’oceano, ha affermato l’ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatolij Antonov. I timori di una potenziale escalation tra Russia e NATO sull’Ucraina si sono intensificati negli ultimi giorni, poiché le potenze occidentali, a quanto si dice, stanno riflettendo sulla possibilità di consentire a Kiev di condurre attacchi missilistici in profondità nel territorio russo.

 

Parlando venerdì con il canale Rossiya 24, l’ambasciatore Antonov ha detto di essere sorpreso dall’ «illusione» che «se ci sarà un conflitto, non si estenderà al territorio degli Stati Uniti d’America».

 

«Cerco costantemente di trasmettere loro una tesi: gli americani non saranno in grado di starsene seduti dietro le acque di questo oceano. Questa guerra colpirà tutti, quindi diciamo costantemente: non giocate con questa retorica», ha affermato l’Antonov.

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Il diplomatico ha anche detto che mentre i Paesi occidentali accusano la Russia di «mettere in guardia», gli Stati Uniti vogliono indagare sulle conseguenze che un attacco nucleare avrebbe per l’Europa orientale. Antonov si riferiva apparentemente a uno studio ordinato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per simulare l’impatto di un conflitto nucleare sull’agricoltura globale. Secondo un avviso di richiesta pubblicato su una piattaforma di appalti governativi, lo studio si concentrerà sulle regioni «oltre l’Europa orientale e la Russia occidentale», che nella simulazione è l’epicentro dell’ipotetico attacco nucleare.

 

Giovedì, il presidente russo Vladimir Putin ha avvertito che la rimozione delle restrizioni all’uso di armi occidentali da parte dell’Ucraina avrebbe coinvolto direttamente gli Stati Uniti e i suoi alleati nel conflitto con la Russia e avrebbe incontrato una risposta appropriata.

 

Anche un altro alto diplomatico ONU della Federazione Russa ha lanciato un avvertimento.

 

Concedere a Kiev il permesso di utilizzare armi a lungo raggio fornite dall’Occidente costituirebbe un coinvolgimento diretto della NATO nel conflitto ucraino, ha affermato l’inviato russo all’ONU, Vassilij Nebenzia.

 

Mosca tratterà qualsiasi attacco del genere come se provenisse direttamente dagli Stati Uniti e dai loro alleati, ha affermato giovedì il presidente russo Vladimir Putin, spiegando che le armi a lungo raggio si basano su soluzioni di intelligence e di puntamento occidentali, nessuna delle quali l’Ucraina è in grado di fare.

 

I paesi della NATO «inizierebbero una guerra aperta» con la Russia se permettessero all’Ucraina di usare armi a lungo raggio, ha detto venerdì Nebenzia al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

 

«Se si prendesse una decisione del genere, significherebbe che i paesi della NATO stanno iniziando una guerra aperta contro la Russia», ha detto l’inviato di Mosca. «In quel caso, saremo ovviamente costretti a prendere certe decisioni, con tutte le conseguenze che ne conseguono per gli aggressori occidentali».

 

«I nostri colleghi occidentali non saranno in grado di eludere la responsabilità e dare la colpa a Kiev per tutto», ha aggiunto Nebenzia. «Solo le truppe NATO possono programmare le soluzioni di volo per quei sistemi missilistici. L’Ucraina non ha questa capacità. Non si tratta di consentire a Kiev di colpire la Russia con armi a lungo raggio, ma di far sì che l’Occidente prenda le decisioni di puntamento».

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La Russia ritiene irrilevante che i nazionalisti ucraini siano tecnicamente quelli che premono il grilletto, ha spiegato Nebenzia. «La NATO si troverebbe direttamente coinvolta in un’azione militare contro una potenza nucleare. Non credo di dover spiegare quali conseguenze ciò avrebbe», ha detto.

 

Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno imposto alcune restrizioni all’uso delle loro armi, in modo da poter affermare di non essere direttamente coinvolti nel conflitto con la Russia, mentre armavano l’Ucraina con una cifra pari a 200 miliardi di dollari.

 

Diversi organi di stampa occidentali hanno riferito che le limitazioni potrebbero essere revocate tra pochi giorni, in quanto il Segretario di Stato americano Antony Blinken e il Segretario degli Esteri britannico David Lammy hanno visitato Kiev. La Russia ha ripetutamente messo in guardia l’Occidente contro un simile corso d’azione.

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