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Israele pronto ad attaccare i siti nucleari iraniani

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Se Teheran rispondesse all’attacco all’ambasciata di Damasco bombardando Israele, Gerusalemme Ovest lancerà attacchi contro il programma nucleare iraniano. Lo riporta Elaph News, il canale online in lingua araba che opera dal Regno Unito, che cita un anonimo funzionario della sicurezza occidentale.

 

Due generali della Forza Quds del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) e diversi altri ufficiali sono stati uccisi nell’attacco aereo israeliano sul consolato iraniano a Damasco la scorsa settimana. Il leader supremo dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, ha promesso che «il regime usurpatore sionista» riceverà in cambio uno «schiaffo in faccia».

 

Secondo il canale arabo londinese Israele ha addestrato i piloti a colpire «siti sensibili» in Iran, che potrebbero essere quelli coinvolti nel programma nucleare di Teheran.

 

Il rapporto di Elaph è stato ripreso dal tabloid Sun, che ha pubblicato un elenco di possibili obiettivi israeliani, che vanno dal reattore ad acqua pesante di Arak e la centrale nucleare di Bushehr alla miniera di uranio di Gachin e all’impianto di arricchimento dell’uranio di Natanz. Il Sun ha osservato che un attacco israeliano contro uno qualsiasi di essi segnerebbe una «escalation senza precedenti» nel conflitto in Medio Oriente.

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Gli Stati Uniti «rimarranno a sostegno di Israele» e gli forniranno tutto il supporto, le armi e le attrezzature necessarie per questa missione, ha detto la fonte a Elaph.

 

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha assicurato al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che Washington sarà al fianco di Gerusalemme ovest «in ogni circostanza», ha aggiunto la fonte.

 

Le forze di difesa israeliane (IDF) hanno già annullato tutti i congedi e iniziato a falsificare i segnali GPS, in preparazione a una possibile rappresaglia iraniana. Diversi media statunitensi, citando fonti di Intelligence americane, hanno riferito che Teheran intendeva utilizzare missili balistici e droni kamikaze per colpire le infrastrutture israeliane – una volta terminato il mese sacro islamico del Ramadan.

 

«Siate certi, siate certi, che la risposta iraniana all’attacco al consolato di Damasco sarà sicuramente diretta contro Israele», ha detto il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah in un discorso venerdì scorso.

 

La CNN, d’altra parte, ha citato fonti anonime nello spionaggio USA che avrebbero affermato che è «improbabile» che l’Iran colpisca direttamente per paura di ritorsioni statunitensi e israeliane, e che si affiderebbe invece a vari proxy nella regione – ipoteticamente, Hezbollah e gli Houthi.

 

Un mese fa Teheran ha accusato lo Stato Ebraico di aver fatto saltare i suoi gasdotti, mentre poco prima Netanyahu aveva pubblicamente dichiarato «stiamo attaccando l’Iran».

 

Teheran si è impegnata a continuare a sostenere Hamas e altri gruppi palestinesi, ma ha insistito sul fatto che Hamas ha deciso di invadere il territorio israeliano da solo. Nel corso di questi mesi Teheran ha arrestato e giustiziato tre presunte spie del Mossad.

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Immagine di Hamed Saber via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generi

 

 

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Nucleare

Deputato ucraino dice che Kiev deve diventare una potenza nucleare

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L’Ucraina deve diventare una potenza nucleare per proteggersi a prescindere dalle conseguenze, ha affermato martedì un parlamentare dell’opposizione. Diventare membro della NATO non sarebbe sufficiente a garantire la sicurezza di Kiev, ha sostenuto Oleksyj Goncharenko.   Questa settimana segna il 30° anniversario della firma del Memorandum di Budapest, che comprende tre accordi multilaterali quasi identici con ex parti dell’URSS che avevano armi nucleari stazionate sui loro territori al momento dello scioglimento dell’Unione Sovietica nel 1991.   Bielorussia, Kazakistan e Ucraina, che non hanno mai avuto codici per attivare le armi, hanno accettato di denuclearizzare in cambio di garanzie di sicurezza da parte di Russia, Stati Uniti e Regno Unito.

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Il ministero degli Esteri ucraino ha rilasciato una dichiarazione martedì per lamentarsi del fatto che il documento non è stato applicato a Kiev dal colpo di stato armato sostenuto dagli Stati Uniti del 2014. L’anniversario, ha affermato, è un buon momento per estendere all’Ucraina un invito formale alla NATO, ha affermato.   «La NATO è una buona cosa. Ma la NATO non ci difenderà. Lo faranno le armi nucleari», ha scritto il Goncharenko in risposta sui social media. «Quindi dovremmo ignorare tutto e tutti e costruire la bomba. Poi troveremo una soluzione».   Il parlamentare ha anche rimproverato il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj per aver perso l’opportunità di ottenere un «normale trattato di pace» con la Russia e l’adesione alla NATO prima della «controffensiva» del 2023.   Appartiene al partito dell’ex presidente Petro Poroshenko, sconfitto dallo Zelens’kyj alle elezioni presidenziali del 2019.   Il Memorandum di Budapest dovrebbe servire da promemoria ai leader occidentali che «lo sviluppo dell’architettura di sicurezza europea a spese degli interessi ucraini piuttosto che in allineamento con essi è destinato a fallire», ha affermato il ministero degli Esteri di Kiev nella dichiarazione. Kiev «non accetterà alcuna alternativa, imitazione o sostituto per un’adesione alla NATO con pieni diritti», ha aggiunto.   Zelens’kyj ha recentemente inviato messaggi contrastanti sull’adesione alla NATO, lasciando intendere che Kiev sarebbe disposta ad accettare l’adesione solo dei territori attualmente sotto il suo controllo o di tutti i territori rivendicati senza la protezione dell’articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico.   L’Ucraina ha a lungo sostenuto di essere stata in precedenza tra le principali potenze nucleari, con USA e Russia, con il suo arsenale consegnato ai sensi del Memorandum di Budapest del 1994. Il documento prevedeva che USA, Regno Unito e Russia estendessero garanzie di sicurezza a Kiev in cambio della rimozione delle armi. Tuttavia, Kiev non ha mai avuto effettivamente il controllo delle armi nucleari, che erano i resti dell’arsenale sovietico che finirono in territorio ucraino dopo il crollo dell’unione.   Il governo ucraino ha negato di avere un piano segreto di nuclearizzazione, dopo che il mese scorso i media tedeschi avevano affermato che era in atto un piano per trasformare l’energia atomica in un’arma.   Secondo quanto riportato dal New York Times pochi giorni fa, alcuni funzionari degli Stati Uniti e della NATO hanno ipotizzato che il presidente Joe Biden potrebbe teoricamente fornire all’Ucraina armi nucleari.   Zelens’kyj aveva ripetutamente invocato in precedenza la questione delle armi nucleari, esprimendo apertamente rammarico per la decisione di Kiev di cedere l’arsenale poco prima che scoppiasse il conflitto con la Russia nel febbraio 2022. All’epoca, aveva affermato che il Paese aveva «ogni diritto» di tornare indietro sulla decisione e passare al nucleare.

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Come riportato da Renovatio 21, il Cremlino due anni fa affermava che l’Ucraina stava sviluppando armi nucleari. Le competenze tecnico scientifiche per farlo, grazie al lascito dell’Unione Sovietica, Kiev le ha.   Zelens’kyj parlò di riarmo atomico di Kiev alla Conferenza di Sicurezza di Monaco, pochi giorni prima dell’intervento russo. In seguito, Zelens’kyj e i suoi hanno più volte parlato di attacchi preventivi ai siti di lancio russi e di «controllo globale» delle scorte atomiche di Mosca.   Come riportato da Renovatio 21, in settimana una fonte ucraina avrebbe rivelato al giornale tedesco Bild che Kiev potrebbe ottenere armi atomiche in poche settimane.

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Il capo dei servizi francesi: l’Iran è vicino all’atomica

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Il capo dei servizi segreti esteri francesi ha dichiarato l’Iran potrebbe dotarsi di un’arma nucleare nel giro di pochi mesi.

 

Lerner ha fatto queste osservazioni venerdì mentre parlava ai giornalisti a Parigi insieme a Richard Moore, il capo del Secret Intelligence Service britannico, descrivendo il programma nucleare di Teheran come una delle maggiori preoccupazioni per Parigi e Londra.

 

«I nostri servizi stanno lavorando fianco a fianco per affrontare quella che è senza dubbio una delle minacce, se non la minaccia più critica, nei prossimi mesi: la possibile proliferazione atomica in Iran», ha affermato, come citato da Reuters.

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Facendo eco a queste preoccupazioni, Moore ha affermato che «le ambizioni nucleari dell’Iran continuano a minacciare tutti noi».

 

Il lavoro dell’Iran sull’arricchimento dell’uranio è stato a lungo visto dall’Occidente come uno sforzo segreto per sviluppare armi nucleari. Le preoccupazioni sono aumentate dopo che gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente dall’accordo nucleare con l’Iran nel 2018. Come parte dell’accordo firmato tre anni prima, Teheran ha accettato di limitare il suo programma nucleare in cambio di una parziale riduzione delle sanzioni.

 

Tuttavia, l’allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump sostenne che l’accordo non era riuscito a ostacolare il programma nucleare iraniano e che tutti gli sforzi diplomatici per rilanciare l’accordo negli anni successivi non avevano prodotto risultati.

 

L’Iran sostiene che il suo programma nucleare è per scopi pacifici e che non cerca di sviluppare un’arma. Tuttavia, dopo il crollo dell’accordo, Teheran ha aumentato l’arricchimento dell’uranio al 60%, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) delle Nazioni Unite. Per essere utilizzato in una bomba nucleare, deve essere arricchito a più del 90%.

 

L’organismo di controllo ha inoltre affermato questa settimana che l’Iran inizierà ad arricchire l’uranio utilizzando migliaia di centrifughe avanzate.

 

All’inizio di questo mese, Kamal Kharrazi, un alto collaboratore della Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, ha confermato che Teheran ha «le capacità tecniche necessarie per produrre armi nucleari».

 

Ha sottolineato che, sebbene il Paese non abbia intenzione di farlo, «se la sopravvivenza dell’Iran dovesse essere seriamente minacciata, ci riserviamo il diritto di riconsiderare».

 

Anche gli Stati Uniti hanno espresso forti preoccupazioni in merito al programma nucleare iraniano: a luglio, il segretario di Stato Antony Blinken ha ipotizzato che l’Iran avrebbe avuto bisogno di «probabilmente una o due settimane» per produrre materiale sufficiente per una bomba nucleare.

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Come riportato da Renovatio 21, la settimana passata l’Iran ha annunciato l’espansione del suo programma nucleare in risposta all’approvazione di una risoluzione critica nei confronti del Paese da parte dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA).

 

Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi aveva avvertito Grossi durante la sua visita a Teheran il mese scorso che ci sarebbe stata una risposta se il consiglio dell’AIEA avesse approvato una risoluzione anti-Iran. Secondo Araghchi, Teheran è pronta a rinegoziare l’accordo del 2015, ma solo se l’Occidente è disposto a concordare un nuovo accordo a condizioni reciprocamente vantaggiose.

 

Il programma nucleare iraniano fu fermato anni fa da un’operazione congiunta israelo-statunitense di guerra informatica detta Olympic Games, che finì per liberare per il mondo un virus informatico chiamato Stuxnet, che devastò sistemi elettronici in tutto il pianeta.

 

Il programma atomico iraniano è stato in seguito sabotato da omicidi di scienziati di cui sono ritenuti responsabili gli israeliani. In uno dei casi più noti, per uccidere un fisico atomico di Teheran sarebbe stato utilizzato un robot killer mitragliatore a guida satellitare.

 

Come riportato da Renovatio 21, due settimane fa è emerso sulla stampa americana che un sito nucleare segreto iraniano sarebbe stato distrutto in attacchi israeliani del mese scorso, secondo alcuni funzionari dello Stato Ebraico.

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Immagine di IAEA Imagebank via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0

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Il Pentagono annuncia l’adeguamento della strategia di deterrenza nucleare

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Secondo un rapporto del Pentagono, gli Stati Uniti adatteranno la loro strategia di deterrenza nucleare per fronteggiare le potenziali minacce provenienti da Russia e Cina.   In una dichiarazione rilasciata giovedì, il dipartimento della Difesa USA ha affermato che «molteplici avversari nucleari mettono alla prova la sicurezza degli Stati Uniti e dei loro alleati e partner», aggiungendo che questi paesi stanno ampliando e modernizzando i loro arsenali nucleari.   Alla luce di ciò, Richard Johnson, vice assistente segretario alla difesa, ha individuato Russia e Cina e ha osservato che gli Stati Uniti potrebbero dover modificare la loro Nuclear Posture Review del 2022 per mantenere la deterrenza nucleare. Ha tuttavia osservato che l’attuale sforzo di modernizzazione nucleare potrebbe non essere sufficiente.

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Secondo Johnson, per affrontare queste preoccupazioni, il Pentagono «ha già preso misure per mettere in campo capacità per migliorare la deterrenza nucleare e la flessibilità». Gli elementi chiave includono lo sviluppo della bomba a gravità B61-13 e una maggiore prontezza dei sottomarini di classe Ohio dotati di armi e propulsione nucleare.   Il Pentagono ha annunciato lo sviluppo di una nuova variante della bomba B61 lo scorso ottobre, affermando che avrebbe sostituito alcune delle vecchie versioni e fornito agli Stati Uniti «opzioni aggiuntive contro determinati obiettivi militari più difficili e di vasta portata».   Nel frattempo, Washington ha sottolineato che schierare la B61-13 «non è una risposta a nessun evento attuale specifico» e non aumenterebbe la scorta nucleare complessiva.   I sottomarini di classe Ohio sono l’elemento chiave della triade nucleare statunitense e sono specificamente progettati per la deterrenza nucleare. Possono essere armati con missili Trident con una gittata fino a 12.000 km.   I commenti di Johnson giungono dopo che il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato un cambiamento nella dottrina nucleare della nazione a fine settembre. Il documento è stato modificato per stabilire che «un’aggressione contro la Federazione Russa e/o i suoi alleati di qualsiasi stato non nucleare con la partecipazione o il supporto di uno stato nucleare sarà considerata come un loro attacco congiunto».

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Putin ha approvato le modifiche il 19 novembre, quando gli Stati Uniti e diverse nazioni occidentali hanno consentito all’Ucraina di utilizzare armi a lungo raggio di fabbricazione straniera per attacchi in profondità nella Russia, nonostante l’avvertimento di Mosca che ciò avrebbe aggravato il conflitto e portato alla partecipazione diretta della NATO alle ostilità.   All’inizio di questa settimana, la Russia ha condotto un attacco contro l’Ucraina utilizzando l’ultimo missile ipersonico a medio raggio Oreshnik, affermando che ciò era in risposta agli attacchi transfrontalieri di Kiev con i sistemi ATACMS e HIMARS di fabbricazione statunitense, nonché con i missili Storm Shadow di fabbricazione britannica.   Come riportato da Renovatio 21, negli scorsi mesi bombardieri con capacità nucleare USA sono stati inviati in Medio Oriente, mentre pare che le armi atomiche tornino anche nelle basi aeree americane in territorio britannico, sopra i quali, peraltro, si sono registrati voli di misteriose intrusioni di droni.   Tre mesi fa la Repubblica Popolare Cinese ha dichiarato che gli USA costituiscono la «più grande minaccia nucleare» del pianeta.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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