Eutanasia
Danimarca: pressioni sul Parlamento per l’OK all’eutanasia
Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
Una proposta per legalizzare l’eutanasia in Danimarca ha infranto la soglia delle 50.000 firme per presentarla per la prima volta al parlamento danese.
Lars Lior Ramsgaard, un infermiere di Aarhus, ha organizzato la petizione. Dice di essere stato ispirato dalla sofferenza dei suoi pazienti e anche di sua madre, che voleva porre fine alla sua vita, ma non ci è riuscita.
Nel 2013, ha detto Ramsgaard, un sondaggio finanziato da Palliativt Videncenter, o Palliative Knowledge Center e Trygfonden, un fondo collegato alla compagnia di assicurazioni Tryg, ha rilevato che il 71% della popolazione danese sosteneva l’eutanasia attiva, mentre il 61% dei parlamentari era contrario.
L’idea sembra essere sempre più popolare. Nel 2018 una proposta simile ha raccolto solo 8.386 firme e nel 2019 altre 1.409. Tuttavia, l’Associazione medica danese chiede ai parlamentari di respingere la proposta.
«Ci sono molte ragioni per questo: non pensiamo che la sofferenza debba essere gestita uccidendo le persone; abbiamo paura della china scivolosa che vediamo nei paesi in cui è stata introdotta l’eutanasia; e pensiamo che si dovrebbe investire in adeguate cure palliative di fine vita», ha affermato Klaus Klausen, presidente del comitato etico dell’associazione.
Il presidente del consiglio etico danese, Leif Vestergaard Pedersen, teme che la legalizzazione manderebbe un messaggio tossico ai giovani disabili.
«È di grande importanza per l’opportunità di vivere una vita davvero buona per i giovani disabili che siano riconosciuti e rispettati dalla società», afferma. «Lo cambieremo se diciamo che le persone disabili possono scegliere di morire se lo desiderano, perché crediamo che le loro vite non valgano la pena di essere vissute».
Michael Cook
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Immagine di Pierre Phaneuf via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
Bioetica
Corte Suprema indiana contro rimozione del sondino a paziente in stato vegetativo
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Sentenza sul caso di una famiglia esasperata che chiedeva lo stop per un trentenne da 11 anni alimentato artificialmente non riuscendo più a sostenere i costi. I giudici: «Sarebbe morte per fame, non eutanasia passiva. Ma il governo si adoperi per fornire una forma di sostegno alla famiglia». Il dott. Carvalho, cattolico indiano esperto d bioetica: «Una sentenza compassionevole».
La Corte Suprema dell’India il 20 agosto ha respinto la richiesta di due genitori che chiedevano l’eutanasia passiva per il loro figlio trentenne che è stato in stato vegetativo da 11 anni. Ma ha al contempo chiesto al governo federale indiano di attivarsi per trovare un istituto in grado di sostenere questa famiglia che non riesce più a fare fronte alle spese per i trattamenti.
Ashok Rana, 62 anni, e Nirmala Devi, 55 anni, hanno lottato per salvare il figlio che aveva subito un grave trauma cranico e tetraplegia (disabilità al 100%) dopo essere caduto dal quarto piano di una pensione a pagamento a Mohali, nel Punjab, mentre frequentava un corso di laurea in ingegneria civile.
Il loro avvocato ha raccontato ai giudici che la misera pensione del padre era ormai insufficiente a sostenere la famiglia e che erano stati costretti a vendere la loro casa nel 2021 per far fronte alle crescenti spese mediche del figlio. Per questo hanno presentato alla Corte Suprema la richiesta di costituire una commissione medica per esaminare la rimozione del sondino di Ryles, lo strumento attraverso il quale il giovane finora è stato nutrito, appellandosi alla sentenza del 2018 attraverso cui l’India ha ammesso l’eutanasia passiva.
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La Corte si è però opposta spiegando che non sarebbe un caso di eutanasia passiva. «Se il sondino di Ryles viene rimosso, il paziente morirà di fame» hanno spiegato il giudice capo D Y Chandrachud e dai giudici J B Pardiwala e Manoj Misra. «L’eutanasia passiva è una cosa molto diversa. Il tubo di Ryles non è un sistema di supporto vitale». Un giudizio analogo era già stato espresso sul caso dall’Alta Corte di Delhi.
Al tempo stesso i giudizi non sono comunque rimasti insensibili di fronte a questo caso straziante di due genitori che hanno lottato per più di un decennio, hanno speso i risparmi di una vita e tuttavia non vedono la luce alla fine di un lungo e arduo viaggio. La Corte ha per questo chiesto al procuratore generale Aishwarya Bhati di consultare il governo dell’Unione per stabilire se si possa trovare una soluzione permanente, ovvero prendersi cura dell’uomo trentenne in stato vegetativo e liberare i genitori dai loro vincoli finanziari.
Commentando questo caso ad AsiaNews, il dott. Pascoal Carvalho, medico che ha prestato servizio presso la Pontificia Accademia per la vita (PAV) in Vaticano, ha affermato: «Accogliamo con favore questa sentenza che, pur difendendo la cultura della vita, è anche compassionevole nei confronti di coloro che si prendono cura di lui e cerca cure palliative a domicilio per il paziente».
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Immagine di Pinakpani via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Eutanasia
Il Vaticano apre all’eutanasia. Novità?
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Eutanasia
I dati sul suicidio assistito in Canada suggeriscono aumenti inquietanti
La scorsa settimana la provincia canadese della Columbia Britannica ha pubblicato i dati provinciali 2023 sull’eutanasia, che in Canada si chiama MAiD («medical assistance in Dying», o morte medica assistita).
Secondo il rapporto BC Medical Assistance in Dying 2023, sono stati segnalati 2.767 decessi assistiti, il 10% in più rispetto ai 2.515 del 2022.
Le «altre condizioni» rappresenterebbero il 32,9% dei decessi per morte assistita nel territorio. Altre condizioni sono state segnalate nelle categorie malattia autoimmune (2,4%), dolore cronico (24,8%), Diabete 9,8%, Fragilità 60,5%, Altre comorbilità* 52,1%.
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La legge canadese MAiD non richiede che una persona sia malata terminale. Diabete, fragilità, dolore cronico e condizioni autoimmuni sono solitamente condizioni croniche e non terminali.
Il rapporto non indica le condizioni che comprendono «altre comorbilità», ma indica che i disturbi mentali, in quanto comorbilità, rientrano in tale categoria.
In Canada l’eutanasia non è consentita solo per disturbi mentali, ma se una persona soffre di un disturbo mentale e di un’altra condizione di comorbilità, allora può essere idonea ad essere uccisa tramite MAiD.
Il rapporto sanitario esclude qualsiasi informazione importante, come un’analisi di morti sospette o un’ulteriore analisi del motivo per cui una persona ha effettivamente chiesto di essere uccisa, ma ne include solo le condizioni.
Sulla base dei dati di Ontario, Quebec, British Columbia, Manitoba, Alberta e Nuova Scozia, si prevede che nel 2023 ci saranno circa 15.280 decessi per eutanasia in Canada, scrive su LifeSiteNews l’associazione Euthanasia Prevention Coalition.
Di fatto, un canadese ogni 25 viene oggi ucciso dall’eutanasia. L’aumento negli ultimi anni è stato semplicemente vertiginoso. E la classe medica, oramai totalmente traditrice di Ippocrate e venduta all’utilitarismo più sadico e tetro, insiste che va tutto bene.
Come riportato da Renovatio 21, qualche mese fa un’altra veterana dell’esercito, divenuta disabile, ha riportato che alcuni funzionari statali avevano risposto alla sua richiesta di avere in casa una rampa per la sedie a rotelle offrendole invece la possibilità di accedere al MAiD – cioè di ucciderla.
Ma non è il caso più folle del degrado assassino raggiunto dallo Stato canadese: ecco l’ecologista che chiede di essere ucciso per la sua ansia cronica riguardo al Cambiamento Climatico, ecco i pazienti che chiedono di essere terminati perché stanchi di lockdown, ecco le proposte di uccisione dei malati di mente consenzienti, e magari pure dei neonati. Il tutto, ovviamente, con il corollario industriale, della predazione degli organi, di cui il Paese ora detiene il record mondiale.
Il Canada del governo Trudeau – dove il World Economic Forum regna, come rivendicato boriosamente da Klaus Schwab – è il Paese dell’avanguardia della Necrocultura. Se lo Stato può ucciderti, ferirti, degradarti, lo fa subito, e legalmente. Magari pure con spot mistico propalato da grandi società private in linea con il dettato di morte. L’anno scorso in Canada un decesso ogni 25 era dovuto all’eutanasia, che viene servita anche alle pompe funebri.
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A febbraio l’eutanasia è stata offerta anche ad una signora riconosciuta come danneggiata da vaccino COVID.
Secondo alcuni, l’eutanasia in Canada – che si muove verso i bambini – sta divenendo come una sorta di principio «sacro» dello Stato moderno.
Come abbiamo ripetuto tante volte: lo Stato moderno è fondato sulla Cultura della Morte. La Necrocultura è, incontrovertibilmente, il suo unico sistema operativo. Aborto ed eutanasia (e fecondazione in vitro, e vaccinazioni, anche e soprattutto geniche) sono quindi sue primarie linee di comando.
Il Canada, che è all’avanguardia anche grazie alla potente penetrazione nel suo gabinetto pure rivendicata dal World Economic Forum, è quindi un vero esempio dello Stato basato sempre più sull’eugenetica – cioè sul dominio totale sull’essere umano e l’annientamento della sua dignità di creatura figlia di Dio.
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