Geopolitica
Blackout in Argentina

Una grande parte dell’Argentina è stata colpita da un blackout il 3 marzo 2022. Il blackout ha interessato diverse città tra cui Buenos Aires, Rosario, Cordoba, La Plata, Mar del Plata e Mendoza. L’interruzione improvvisa di 14.000 dei 26.000 megawatt che si stavano generando nelle centrali lasciando al buio tutta la regione centrale del Paese.
Secondo le prime informazioni riportate dai media locali, il blackout sarebbe stato causato da un incendio che avrebbe interrotto la linea di alta tensione da 500 kw che collega Buenos Aires alla centrale idroelettrica di Yacyretà, nel nord del Paese. Il blackout avrebbe tuttavia messo offline anche la principale centrale nucleare nazionale.
L’interruzione repentina di corrente elettrica ha causato gravi problemi per la popolazione argentina, che si è trovata senza elettricità per molte ore. La situazione è stata aggravata dalle alte temperature in molte parti del Paese, che hanno reso difficile la vita delle persone rimaste prive della possibilità di avere aria condizionata quando sono stati rilevati a Buenos Aires 36°C, la nona ondata di caldo dell’estate argentina, considerata la più calda della storia.
Il blackout ha avuto un impatto significativo sull’economia argentina, interrompendo le attività commerciali e industriali in molte parti del Paese. Sarebbero stati coinvolti 20 milioni di cittadini.
È di poche ore fa la notizia per cui il ministro dell’Economia Sergio Massa ha presentato denuncia per capire se si tratta di un possibile dolo.
Il massiccio blackout colpisce gran parte dell'Argentina. pic.twitter.com/MNHrgYOoQF
— . (@RoyRoy6953) March 2, 2023
Anche l’Argentina, nonostante le sue grandi infrastrutture idroelettriche e le centrali nucleari, è entrata nel club dei Paesi colpiti da blackout. In settimana si era avuto il caso del Sud Africa, le cui interruzioni di corrente sono oramai divenute intollerabili. Come riportato da Renovatio 21, l’amministratore delegato uscente della Eskom, André de Ruyter, ha dichiarato alla polizia del Paese di essere sopravvissuto a un presunto tentativo di assassinio tramite avvelenamento da cianuro alla fine del 2022.
Notiamo che nei mesi scorsi diversi strani casi di sabotaggio di infrastrutture elettriche si sono registrati negli USA.
Al contempo, dalla Svezia allo Sri Lanka, dall’Australia al Giappone, dal Texas alla Kazakistan, dal Pakistan alla Turchia, dalla Francia alla Cina, dalla Svizzera a Porto Rico – inclusa ovviamente l’Italia – non c’è Stato del pianeta che non abbia subito un allarme blackout nel 2022 vi si stia preparando anche con programmi drastici: in Germania stanno pensando a un green pass energetico così come a pazzesche consegne di contante nelle case della gente in caso di interruzione totale dell’elettricità.
È stato affermato che un miliardo di persone sono a rischio di assenza di elettricità.
Una situazione ammessa, e forse auspicata, anche nella Davos del Grande Reset dal gruppo estremista chiamato World Economic Forum.
Geopolitica
Gli USA organizzano un colpo di Stato in Russia: parla il viceministro degli Esteri di Mosca

Gli Stati Uniti sono sempre più concentrati nel fomentare disordini in Russia e sono intenzionati a rimuovere la leadership del paese, ha affermato il vice ministro degli Esteri russo Sergej Rjabkov.
Il confronto tra Mosca e Washington è diventato una realtà con cui bisogna lottare, ha detto martedì Rjabkov all’agenzia di Stato russa TASS.
«Gli Stati Uniti non solo hanno intrapreso una guerra ibrida contro la Russia», ha affermato il vice ministro, «ma stanno anche dimostrando una crescente attenzione a un cambio di leadership qui, organizzando un colpo di Stato interno russo».
I politici e i media occidentali hanno apertamente celebrato quella che vedevano come una minaccia al governo del presidente Vladimir Putin quando il gruppo militare privato Wagner ha organizzato un fallito tentativo di ammutinamento la scorsa estate. Mentre Washington negava qualsiasi coinvolgimento in quegli eventi, rapporti successivi affermarono che le agenzie di Intelligence occidentali erano a conoscenza in anticipo della rivolta pianificata.
Le tensioni tra Stati Uniti e Russia sono aumentate bruscamente quando Mosca ha iniziato la sua operazione militare in Ucraina nel febbraio 2022. Washington ha successivamente imposto sanzioni ad ampio raggio a Mosca e ha fornito a Kiev decine di miliardi di dollari in aiuti militari e di altro tipo. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato che il sostegno americano all’Ucraina durerà «finché sarà necessario».
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I commenti di Rjabkov su una «guerra ibrida» fanno eco alle osservazioni fatte dal ministro della Difesa Sergej Shoigu al 10° Forum sulla sicurezza di Xiangshan in Cina in ottobre.
«L’Occidente ha apertamente deciso di infliggere una “sconfitta strategica” alla Russia nella guerra ibrida scatenata contro di noi. L’Ucraina è stata cinicamente scelta come ariete e le è stato assegnato il ruolo di materiale semplicemente sacrificabile», aveva dichiarato lo Shoigu.
La Russia insiste sul fatto che la consegna di armamenti di fabbricazione occidentale a Kiev rende di fatto gli Stati Uniti e gli altri paesi della NATO partecipanti diretti al conflitto, riporta RT.
Come riportato da Renovatio 21, a inizio conflitto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov aveva parlato di «guerra ibrida totale» lanciata dall’Occidente contro la Russia, accusando il blocco NATO di «pirateria di Stato».
Nel maggio 2022 Dmitrij Trenin, già direttore del Carnegie Moscow Center (collegato al Carnegie Endowment for International Peace con sede a Washington) aveva pubblicato un denso documento intitolato «Come la Russia deve reinventarsi per sconfiggere la “Guerra ibrida” dell’Occidente».
Il saggio indicava la via da seguire della Russia nell’ora in cui il blocco NATO guidato dagli USA ha sostanzialmente dichiarato guerra alla Russia, e comprendeva un severo avvertimento sul pericolo di una guerra nucleare.
La strategia dell’Occidente, scriveva Trenin, è «sconfiggere» la Russia e che la guerra ibrida si sposterà più a est dall’Ucraina e che «l’esistenza della Russia nella sua forma attuale sarà contestata».
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Geopolitica
Erdogan chiama Netanyahu il «macellaio di Gaza»

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Geopolitica
Tentato golpe in Sierra Leone

Un gruppo di soldati e agenti di polizia ha lanciato lo scorso fine settimana una serie di attacchi contro strutture militari e prigioni in Sierra Leone nel tentativo di rovesciare il governo civile, sostengono le autorità del paese dell’Africa occidentale. Lo riporta RT.
Il ministro dell’Informazione della Sierra Leone, Chernor Bah, ha detto martedì ai giornalisti che 13 ufficiali militari e un civile sono stati arrestati in relazione all’incidente.
«L’incidente è stato un tentativo di colpo di Stato fallito. L’intenzione era quella di sovvertire e rovesciare illegalmente un governo democraticamente eletto», ha detto Bah.
Domenica, il Paese dell’Africa occidentale ha imposto un coprifuoco nazionale in seguito agli scontri tra forze di sicurezza e uomini armati che hanno attaccato la caserma Wilberforce nella capitale, Freetown. Secondo il governo, il gruppo armato ha fatto irruzione anche nella prigione centrale di Freetown e ha rilasciato diversi detenuti.
Almeno 21 persone sono state uccise negli spari, tra cui 14 soldati e tre «aggressori», ha detto il ministro Bah martedì. Secondo la polizia, tra le vittime c’è Idrissa Hamid Kamara, popolarmente conosciuto come «Leatherboot» («stivali di cuoio»), considerato come l’«uomo forte» del partito d’opposizione All People’s Congress (APC) e noto come membro della squadra di sicurezza del precedente presidente della Sierra Leone, Ernest Bai Koroma.
Le autorità hanno inoltre riferito che quasi 2.000 prigionieri sono fuggiti durante i disordini, e solo pochi sono tornati volontariamente.
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La polizia della Sierra Leone ha diffuso le fotografie di 34 persone ricercate per presunto coinvolgimento nei disordini. L’elenco comprende 32 uomini e due donne che sono soldati in servizio o in pensione, agenti di polizia e alcuni civili. Secondo il Sierra Leone Telegraph, quasi tutti i latitanti dichiarati sono in qualche modo legati al principale partito di opposizione, l’APC.
Le tensioni in Sierra Leone sono aumentate dopo la rielezione del presidente Bio a giugno, che ha attirato critiche da parte dell’opposizione e degli osservatori internazionali per le preoccupazioni sulla trasparenza.
Ad agosto la polizia ha arrestato alti ufficiali dell’esercito sospettati di aver pianificato un attacco alle istituzioni statali.
Il Paese è reduce da una guerra civile (1991-2002), iniziata il 23 marzo 1991 quando il Fronte Unito Rivoluzionario (RUF), con il sostegno delle forze speciali del Fronte Patriottico Nazionale della Liberia (NPFL) del dittatore liberiano Charles Taylor è intervenuto in Sierra Leone nel tentativo di rovesciare il governo di Joseph Momoh. Il conseguente conflitto durò 11 anni e toccò tutta la nazione, lasciando sul campo oltre 50.000 morti, tra atrocità belluine e crimini contro l’umanità: almeno 1270 scuole distrutte, bambini soldato, eccidi e massacri impressionanti (come quello di Freetown del 1999, chiamato anche «Operation no living thing»), stupri di massa.
Il tentativo di colpo di stato a Freetown arriva in un momento in cui la regione dell’Africa occidentale ha visto il successo del rovesciamento di governi democraticamente eletti, il più recente dei quali è avvenuto in Niger.
La Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) ha condannato l’evento, definendolo un piano di alcuni individui per ottenere armi e interrompere la pace e l’ordine costituzionale dello Stato membro.
Il blocco regionale formato da 15 Stati ha dichiarato lunedì di essere pronto ad assistere la Sierra Leone, anche rafforzando la sicurezza nazionale e dispiegando elementi regionali, se necessario.
Come riportato da Renovatio 21, mesi fa l’ECOWAS aveva minacciato anche l’intervento in Niger, dove un golpe ha messo al potere i militari e detronizzato il presidente filofrancese. Tuttavia, ad oggi, nonostante l’approntamento di 25.000 di soldati nigeriani, nessuna vera iniziativa è stata presa contro i golpisti nigerini, che godono dell’appoggio dei limitrofi Mali e Burkina Faso, che hanno formato un’alleanza.
Tre mesi fa, dopo un golpe, aveva prestato giuramento come presidente ad interim del Gabon un generale dell’esercito. Anche in quel caso, Parigi sospese la cooperazione militare.
Analisti africanisti sostengono che è possibile lo scatenarsi di una guerra che coinvolga l’intero Continente Nero.
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