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Nucleare

I punti chiave della nuova dottrina nucleare russa

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Dopo mesi di annunci, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato ufficialmente una nuova dottrina nucleare nazionale che delinea gli scenari in cui Mosca sarebbe autorizzata a schierare il suo arsenale nucleare.

 

La dichiarazione della nuova dottrina nucleare della Federazione Russa è coincisa con il semaforo verde del presidente USA Joe Biden all’impiego di missili americani a lunga gittata da parte dell’Ucraina per colpire l’interno del territorio russo.

 

Il sito ufficiale del Cremlino riporta i punti chiave del documento aggiornato.

 

1.

La politica statale sulla deterrenza nucleare è di natura difensiva, mira a mantenere il potenziale delle forze nucleari a un livello sufficiente per la deterrenza nucleare e garantisce la protezione della sovranità nazionale e dell’integrità territoriale dello Stato, nonché la deterrenza di un potenziale avversario dall’aggressione contro la Federazione Russa e/o i suoi alleati. In caso di conflitto militare, questa politica prevede la prevenzione di un’escalation di azioni militari e la loro conclusione a condizioni accettabili per la Federazione Russa e/o i suoi alleati.

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2.

La Federazione Russa considera le armi nucleari come un mezzo di deterrenza, poiché il loro utilizzo è una misura estrema e forzata, e adotta tutti gli sforzi necessari per ridurre la minaccia nucleare e prevenire l’aggravarsi delle relazioni interstatali, che potrebbero innescare conflitti militari, compresi quelli nucleari.

 

3.

La Federazione Russa assicura la deterrenza nucleare nei confronti di un potenziale avversario, il che si intende per qualsiasi singolo Stato o coalizione militare (blocchi, alleanze) che veda la Federazione Russa come un potenziale avversario e possieda armi nucleari e/o altre armi di distruzione di massa o forze convenzionali con una significativa capacità di combattimento. La deterrenza nucleare è inoltre assicurata nei confronti di qualsiasi Stato che fornisca il territorio, lo spazio aereo e/o lo spazio marittimo sotto il proprio controllo, nonché risorse per preparare e condurre un’aggressione contro la Federazione Russa.

 

4.

L’aggressione di un singolo Stato appartenente a una coalizione militare (blocco, alleanza) contro la Federazione Russa e/o i suoi alleati sarà considerata un’aggressione dell’intera coalizione (blocco, alleanza).

 

5.

Un’aggressione contro la Federazione Russa e/o i suoi alleati da parte di qualsiasi Stato non nucleare con la partecipazione o il sostegno di uno Stato nucleare sarà considerata un attacco congiunto.

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6.

La Federazione Russa si riserva il diritto di utilizzare armi nucleari in risposta all’uso di armi nucleari e/o altre armi di distruzione di massa contro sé stessa e/o i suoi alleati, nonché in caso di aggressione contro la Federazione Russa e/o la Repubblica di Bielorussia in quanto costituenti dello Stato dell’Unione mediante l’uso di armi convenzionali, se tale aggressione crea una minaccia critica per la loro sovranità e/o integrità territoriale.

 

7.

La decisione di utilizzare le armi nucleari viene presa dal Presidente della Federazione Russa.

 

Mosca ha ripetutamente affermato di aderire al principio secondo cui una guerra nucleare non dovrebbe mai essere combattuta. Mosca «non brandisce» armi nucleari, aveva detto Putin.

 

A marzo, tuttavia, Putin ha dichiarato che la Russia era «tecnicamente pronta» per una guerra nucleare ed era pronta a utilizzare risorse nucleari se l’esistenza stessa del Paese fosse in gioco.

 

Come riportato da Renovatio 21, ad ogni modo negli scorsi mesi il presidente russo Vladimiro Putin ha dichiarato il potenziamento dell’arsenale atomico del Paese.

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Come riportato da Renovatio 21, tre mesi fa il vice ministro degli Esteri russo Sergey Rjabkov aveva attaccato le «innovazioni destabilizzanti» introdotte nella dottrina nucleare USA.

 

Prima degli attuali cambiamenti, nel biennio di conflitto ucraino dottrina nucleare russa era stata sempre ribadita dal portavoce del Cremlino Demetrio Peskov. «Abbiamo una dottrina militare, tutto è scritto lì. Non dà nessun’altra interpretazione, tranne ciò che c’è nero su bianco», aveva confermato il vice ministro degli Esteri di Mosca Aleksandr Grushko.

 

Lo stesso Peskov a inizio conflitto aveva detto pubblicamente che l’operazione militare speciale di Mosca serviva ad impedire la guerra nucleare.

Come riportato da Renovatio 21, ci sono tuttavia dentro la Russia voci insistenti che chiedono di cambiare la dottrina nucleare di Mosca. L’ex consigliere per la politica estera del vice capo dell’amministrazione presidenziale russa, Sergej Karaganov ha dichiarato che la Russia dovrebbe rivedere la propria dottrina nucleare e abbassare la soglia nucleare per dissuadere l’Occidente dal perseguire politiche sconsiderate.

 

Il politologo, membro onorario del presidio del Consiglio Russo per la Politica Estera e di Difesa (SVOP), in passato ha più volte sollevato in diversi articoli la questione delle armi nucleari e ha suggerito alla Russia di prendere in considerazione la possibilità di effettuare, prima o poi, attacchi nucleari preventivi contro obiettivi in ​​Europa.

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La scorsa primavera l’Ucraina aveva colpito con droni la stazione «Lupi dello Zar» di Armavir, una struttura dedita al rilevamento di missili intercontinentali scagliati contro la Russia. Poco dopo sono emerse notizie di un tentativo di attacco di droni contro un’altra stazione radar russa, questa nella regione di Orenburg, al confine con il Kazakistan, a circa 1.500 km a Est e a Nord della stazione di Armavir, che era stata danneggiata da un attacco di droni nella notte del 22 maggio.

 

Si tratta di notizie spaventose di cui pochissimi a parte Renovatio 21 hanno dato conto per la loro assoluta, allucinante gravità. Un attacco ad un’infrastruttura atomica è, de facto, un atto di guerra atomica. E quindi l’indicazione che l’escalation verso la distruzione termonucleare potrebbe essere partita.

 

Il senatore Dmitrij Rogozin, ex capo dell’agenzia spaziale russa Roscosmos, dichiarò che gli Stati Uniti dovrebbero essere considerati direttamente responsabili di un attacco ucraino contro un elemento chiave dell’ombrello nucleare russo, avvertendo che tali attacchi potrebbero portare al collasso dell’intera architettura di sicurezza nucleare globale.

 

Come riportato da Renovatio 21, a poche ore dall’inizio del conflitto, quando l’escalation sembrava inevitabile, Putin disse ai giornalisti occidentali che i loro Paesi stavano venendo trascinati in una guerra nucleare in Europa che non avrebbe avuto vincitori. Nessuno dei nostri giornali riportò l’importanza di questa dichiarazione.

 

Tre settimane fa Theodor Posto, professore emerito del MIT e massimo esperto mondiale di armi atomiche, ha ribadito un concetto che era chiaro durante la Guerra Fredda, ma che ora nell’era della demenza di Biden e dei suoi pupari sembra sfumato: nessuno può vincere una guerra atomica.

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Nucleare

La Casa Bianca ha presentato all’Iran una proposta scritta per un accordo sul nucleare

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Con l’arrivo del presidente Trump e del suo inviato negli Emirati Arabi Uniti (EAU) per l’ultima tappa del tour del presidente nel Golfo, giovedì sono emersi nuovi dettagli sui negoziati dietro le quinte tra Stati Uniti e Iran.   In una grande novità, la Casa Bianca di Trump ha inviato all’Iran una proposta scritta per la stipula di un nuovo accordo sul nucleare. L’inviato della Casa Bianca Steve Witkoff ha guidato diversi round di colloqui e la testata americana Axios ha rivelato che la comunicazione è stata inviata a Teheran domenica scorsa.   «Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha riportato la proposta a Teheran per consultazioni con la Guida Suprema Ali Khamenei, il Presidente Masoud Pezeshkian e altri alti funzionari», scrive Axios.

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Secondo quanto emerso, durante il terzo round di colloqui, a fine aprile, Araghchi ha consegnato a Witkoff un documento aggiornato con le idee iraniane per un accordo sul nucleare. Un team di esperti statunitensi lo ha studiato e ha inviato agli iraniani un elenco di domande e richieste di chiarimento. Gli iraniani hanno risposto e aggiunto domande a loro volta, secondo quanto riferito da due fonti.   Nel frattempo, Witkoff e il suo team hanno preparato una proposta statunitense che definisce i parametri dell’amministrazione Trump per un programma nucleare civile iraniano e i requisiti per il monitoraggio e la verifica, hanno affermato le fonti.   Sembra che finora entrambe le parti abbiano accolto positivamente le proposte scritte dell’altra, ed è questo che ha guidato i commenti del presidente Trump di martedì, che ha voluto portare il suo «ramoscello d’ulivo». Il presidente americano aveva sottolineato, parlando in Arabia Saudita, che «questa non è un’offerta che durerà per sempre. È giunto il momento per loro di scegliere».   Giovedì il Presidente Trump ha ribadito la sua posizione dal Qatar, affermando: «siamo impegnati in negoziati molto seri con l’Iran per una pace a lungo termine», secondo quanto riportato dall’AFP. «Ci stiamo avvicinando alla conclusione di un accordo senza dover fare questo… ci sono due passaggi per farlo, c’è un passaggio molto, molto carino e c’è un passaggio violento, ma non voglio fare il secondo».   I commenti di Trump hanno fatto seguito a un’intervista della NBC News ad Ali Shamkhani, uno dei principali consiglieri politici, militari e nucleari della Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, il quale ha affermato che Teheran è pronta a firmare un accordo sul nucleare, a condizione che vengano soddisfatte alcune condizioni chiave, in cambio della revoca delle sanzioni economiche statunitensi.

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La NBC News ha sottolineato che i commenti di Shamkhani «sembrano essere la dichiarazione pubblica più chiara finora sulle aspettative dell’Iran e sulla sua volontà di raggiungere un accordo da parte della cerchia ristretta del leader supremo».   E il fatto che siano già state scambiate proposte scritte è un’ulteriore conferma di questa tendenza positiva verso la pace. Trump ha sottolineato che l’Iran non potrà mai avere una bomba nucleare, ma la stessa Teheran ha da tempo affermato di non volerne realizzare una e che il suo programma è finalizzato esclusivamente a scopi energetici pacifici a livello nazionale.   Come conseguenza della potenziale distensione geopolitica mediorientale, i prezzi del greggio Brent sono sces. A differenza dei precedenti titoli su accordi con Arabia Saudita e Qatar in materia di Intelligenza Artificiale, difesa e aviazione, i commenti di Trump suggerivano una potenziale svolta nei colloqui nucleari tra Stati Uniti e Iran.

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Gli USA pianificano la produzione di una nuova bomba termonucleare

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Gli Stati Uniti stanno pianificando di lanciare la prima produzione della loro nuovissima variante di bomba termonucleare a gravità il mese prossimo. Lo comunica l’agenzia per la sicurezza nucleare del Paese, la National Nuclear Security Administration (NNSA).

 

La B61-13 sarà una versione modificata che utilizzerà le testate B61, entrate in piena produzione nel 1968, modernizzate con nuove funzionalità elettroniche e di controllo, come un kit di coda, trasformandole di fatto in una munizione guidata. La potenza massima della testata è di circa 360 kilotoni, 24 volte superiore a quella della bomba sganciata dagli Stati Uniti su Hiroshima, secondo Fox News.

 

«La NNSA prevede di raggiungere la prima unità di produzione per la B61 Mod 13 entro la fine del mese, quasi un anno prima del previsto», ha dichiarato mercoledì al Congresso Teresa Robbins, presidente ad interim della NNSA.

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La produzione su vasta scala è prevista per la fine dell’anno finanziario 2025, ha affermato.

 

La bomba «rafforza la deterrenza e la sicurezza offrendo al presidente ulteriori opzioni contro alcuni obiettivi militari più difficili e di vasta portata», ha aggiunto.

 

Come riportato da Renovatio 21, nel 2023 il Dipartimento della Difesa americano ha annunciato che svilupperà la nuova versione della bomba nucleare B61 garantendo un potere distruttivo 24 volte superiore a quello sganciato su Hiroshima alla fine della seconda guerra mondiale.

 

A gennaio, Washington ha iniziato a schierare la versione precedente della bomba, la B61-12, nelle basi statunitensi in Europa.

 

 

Le bombe nucleari all’idrogeno B61 sono schierate dagli USA anche in Europa, Italia compresa. Le forze americane dispongono di circa 100 bombe nucleari a gravità B61 situate presso la base aerea di Kleine Brogel in Belgio, la base aerea di Buchel in Germania, la base aerea di Volkel nei Paesi Bassi, la base aerea di Incirlik in Turchia e, naturalmente, le basi aeree italiane di Aviano (Pordenone) e Ghedi (Brescia). Intensi movimenti si sarebbero registrati anche verso la Gran Bretagna.

 

Come riportato da Renovatio 21, due anni fa la NNSA aveva annunciato che la bomba nucleare B61-12 è ora formalmente nelle scorte degli Stati Uniti e autorizzata per l’uso operativo sul bombardiere stealth B-2A Spirit.

 

All’inizio di quest’anno, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha definito le armi nucleari come la più grande minaccia esistenziale per l’umanità. A marzo, il presidente degli Stati Uniti ha invitato le potenze nucleari ad abbandonare le proprie armi nucleari.

 

«Sarebbe fantastico se potessimo tutti denuclearizzare, perché il potere delle armi nucleari è folle», ha detto ai giornalisti. «Mi piacerebbe molto iniziare quei colloqui».

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Durante il suo primo mandato presidenziale, Trump ha ritirato unilateralmente gli Stati Uniti dallo storico Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio del 1987, citando la mancata osservanza da parte della Russia. Mosca ha condannato il ritiro e negato le accuse.

 

Nel 2024, dopo che il predecessore di Trump, Joe Biden, aveva permesso all’Ucraina di utilizzare missili statunitensi in attacchi transfrontalieri a lungo raggio contro la Russia, Mosca ha rivisto la sua dottrina nucleare e abbassato la soglia di accettabilità per l’uso di armi nucleari.

 

Secondo la nuova dottrina, qualsiasi attacco alla Russia da parte di uno Stato non nucleare sostenuto da uno Stato nucleare sarà considerato come un attacco diretto da entrambi, consentendo a Mosca di reagire con armi nucleari.

 

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Nucleare

La Corea del Nord effettua esercitazioni di «contrattacco nucleare»

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Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha supervisionato un’esercitazione militare che simulava un contrattacco nucleare, secondo quanto riportato dalla Korean Central News Agency (KCNA). L’esercitazione, condotta giovedì, prevedeva il lancio di missili balistici a corto raggio e di artiglieria a lungo raggio per valutare la prontezza delle forze nucleari del Paese.   L’esercitazione ha visto l’impiego di sistemi missilistici multilancio da 600 mm e del missile balistico tattico Hwasong-11 (KN-23), entrambi aventi capacità nucleare. I missili avrebbero percorso circa 800 km prima di atterrare in mare, a dimostrazione della capacità operativa dei sistemi missilistici nordcoreani.   L’esercitazione includeva anche un’ispezione del sistema di «innesco nucleare», progettato per gestire e controllare l’arsenale di deterrenza nazionale e garantirne un rapido dispiegamento in caso di necessità. «L’obiettivo dell’esercitazione è stato raggiunto e l’affidabilità del sistema di comando e mobilitazione, in grado di reagire rapidamente a qualsiasi crisi nucleare, è stata verificata», ha riferito la KCNA.  

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Kim ha sottolineato l’importanza di mantenere la prontezza al combattimento delle forze nucleari del Paese, evidenziando la necessità di migliorare le capacità di attacco di precisione a lungo raggio e l’efficienza complessiva delle armi.   Il mese scorso, ha chiesto un’accelerazione degli sforzi per dotare la Marina di armi nucleari, durante un test di sistemi d’arma a bordo del cacciatorpediniere multiruolo Choe Hyon della RPDC. Dopo aver assistito alla dimostrazione, avrebbe osservato che la potenza di fuoco della nave da guerra si basava ancora su armi convenzionali e «non può essere definita un mezzo affidabile di difesa marittima».   Gli Stati Uniti e la Corea del Sud hanno condotto regolarmente esercitazioni militari congiunte nella regione, che la Corea del Nord ha ripetutamente condannato come provocatorie. In risposta, Pyongyang ha intensificato i test missilistici, affermando il proprio diritto all’autodifesa e alla deterrenza.         Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato Kim aveva dichiarato che la Corea del Nord sta diventando una «superpotenza militare» nucleare.   Pyongyang ha svelato a settembre 2024 il cantiere di una nuova «base navale moderna». A fine settembre l’esercito nordcoreano ha testato una nuova variante del suo missile balistico Hwasong-11 armato con una testata «super-grande». Pyongyango, che sta continuando ad effettuare test missilistici, aumentando anche la dimensione delle testate, aveva testato una versione in grado di trasportare una testata «super-grande» a luglio dell’anno passato.   Mesi fa la Corea del Nord ha effettuato un contrattacco nucleare simulato contro obiettivi nemici osservati personalmente dal leader Kim Jong-un. Come parte dell’esercitazione, diversi lanciarazzi multipli «super grandi» hanno lanciato una salva missilistica verso un’isola nel Mar del Giappone. Lo scorso settembre la Nordcorea aveva lanciato missili come parte di un’esercitazione per un «attacco nucleare tattico simulato». In questi mesi Pyongyang non ha mai smesso di parlare di conflitto atomico.   Ad agosto 2023 il ministro della Difesa nordcoreano, generale Kang Sun-nam in una dichiarazione presentata alla XI Conferenza internazionale sulla sicurezza di Mosca aveva detto che il mondo è a un passo dal conflitto nucleare. «Ora, la domanda non è se scoppia una guerra nucleare nella penisola coreana, ma chi e quando inizia» ​​ha avvertito il generale Kang.   Pyongyang disporrebbe da ben due anni anche, a suo dire, di missili con tecnologia ipersonica, tecnologia che ancora sfugge agli americani.

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Come riportato da Renovatio 21, Kim Yo-jong, sorella del leader della Corea del Nord, sette mesi fa ha dichiarato che gli Stati Uniti stanno correndo una pericolosa scommessa fornendo all’Ucraina sempre più armamenti e apparentemente ignorando gli avvertimenti della Russia, qualcosa che potrebbe innescare un «disastro nucleare».   La Russia si è impegnata a contribuire alla protezione della Corea del Nord in caso di attacco, in base a un accordo di mutua difesa firmato lo scorso anno. Il trattato obbliga entrambe le parti a fornirsi reciprocamente assistenza militare immediata, se necessario.   L’accordo è stato firmato dal presidente russo Vladimir Putin e da Kim nel giugno 2024, dopodiché le truppe nordcoreane si unirono ufficialmente all’operazione militare di Mosca volta a respingere un’incursione ucraina nella regione russa di Kursk.   Putin ha espresso in seguito gratitudine per il ruolo svolto dalle truppe di Pyongyang nella liberazione della regione, sottolineando che avevano dimostrato «eroismo, un alto livello di addestramento specializzato e coraggio».  

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