Connettiti con Renovato 21

Oligarcato

L’ex puparo di Zelens’kyj accusato di riciclaggio

Pubblicato

il

Le autorità ucraine hanno informato l’oligarca Igor Kolomoysky, considerato il puparo della carriera televisiva-politica di Zelens’kyj portandolo alla presidenza del paese, che è sospettato di frode e riciclaggio di beni immobili.

 

In una dichiarazione di sabato, il Servizio di sicurezza interno ucraino (SBU) ha affermato che il miliardario – che ha descritto come «proprietario de facto di un grande gruppo finanziario e industriale» – avrebbe legalizzato più di 500 milioni di grivnie ucraine (cioè circa 12,5 milioni di euro) «trasferendolo all’estero, utilizzando l’infrastruttura degli istituti bancari da lui controllati».

 

L’annuncio arriva nel contesto della crociata in corso da parte di Kiev contro la corruzione dilagante. Prima della guerra, i giornali internazionali parlavano dell’Ucraina come del Paese più corrotto del mondo.

 

Funzionari ucraini hanno affermato che il Kolomojskij, che ha anche la cittadinanza cipriota e israeliana, è stato informato di essere sospettato per due motivi: frode e legalizzazione di proprietà ottenute con mezzi criminali.

 

L’indagine è stata confermata anche dalla Procura generale dell’Ucraina, la quale ha affermato che a Kolomojskij è stata «notificata una mozione per scegliere misure restrittive preprocessuali», aggiungendo che l’agenzia sta continuando l’indagine sulla questione in coordinamento con la SBU e la Ufficio per la sicurezza economica del Paese.

 

La casa di Kolomojskij è stata perquisita dagli agenti della SBU all’inizio di febbraio, secondo quanto riportato dai media locali. All’epoca, il raid si sarebbe concentrato sul potenziale coinvolgimento dell’oligarca nella presunta appropriazione indebita di 40 miliardi di grivna circa un miliardo di euro) e nell’evasione dei dazi doganali da parte delle compagnie petrolifere Ukrtatnafta e Ukrnafta.

 

Kolomojskij è entrato sulla scena politica nel 2014, quando è stato nominato governatore della regione sud-orientale di Dnepropetrovsk a seguito del golpe di Maidan.

 

Un anno dopo, tuttavia, fu licenziato dal suo incarico a causa di un conflitto con l’allora presidente ucraino Petro Poroshenko nel mezzo di una lotta per il controllo di Ukrnafta e dell’operatore di oleodotti di proprietà statale Ukrtransnafta.

 

Nel 2016, le autorità ucraine hanno nazionalizzato anche la PrivatBank di Kolomojskij, dopo averla dichiarata una grave minaccia per il sistema finanziario del Paese, a seguito di accuse di frode su larga scala.

 

È opinione diffusa che Kolomojskij abbia avuto un ruolo importante nell’ascesa al potere di Zelens’kyj. Prima di lanciare la sua campagna politica nel 2019, Zelenskyj era un comico, il cui spettacolo era prodotto da una holding mediatica controllata da Kolomojskij, e andava in onda su un suo canale TV, 1+1.

 

Come riportato da Renovatio 21, la società di Cipro – di cui l’oligarca ha la cittadinanza – rimandano anche i documenti sulla villa in Toscana di Zelens’kyj, già contestato in patria da inchieste giornalistiche per il suo strano giro di società offshore.

 

Lo stesso magnate aveva detto di aver «voluto» che Zelenskyj diventasse presidente, ma ha negato stretti contatti con lui, così come li negava Zelens’kyj, che tuttavia, secondo una ricostruzione di Voice of America – emittente pubblica americana non estranea alle volontà dei servizi USA – andava a trovare il suo mecenate facendo plurimi viaggi in Svizzera e in Israele.

 

 

 

Il servizio dà conto del finanziamento da parte di Kolomojskij di gruppi paramilitari (di quelli che talvolta esibiscono una bella svastica: ecco l’origine dell’espressione ucraina «giudeobanderismo» che, secondo i critici, potevano costituire una sorta di «esercito privato». Sappiamo come ora tali bande siano inquadrate all’interno dell’esercito regolare ucraino stesso.

 

Come riportato da Renovatio 21, Dmitrij Yarosh, il capo di Pravij Sektor, in una intervista del 2019 dichiarava di non aver «niente contro Igor Valeryevic [Kolomojskij]. Abbiamo lavorato molto fruttuosamente nel 2014, quando era il governatore della regione di Dnepropetrovsk. Pertanto, Kolomojskij non è una storia dell’orrore per me. Capisco che la demonizzazione avvenuta sia basata più sulla propaganda che sulla realtà. E nei flussi per i quali c’è una guerra: petrolio, gas, miliardi… E so per certo che Kolomojskij non era comunque una minaccia per lo Stato».

 

La storia degli eserciti privati era stata approfondita nel 2015 da un articolo di Reuters, che adduceva anche questioni di crimini di guerra:

 

«Amnesty International ha riferito che il battaglione Aidar, anch’esso parzialmente finanziato da Kolomoisky, ha commesso crimini di guerra, inclusi rapimenti illegali, detenzioni illegali, rapine, estorsioni e persino possibili esecuzioni».

 

Nel pezzo dell’agenzia di sette anni fa, veniva citato anche il famigerato Battaglione Azov, con toni bizzarramente diversi da quelli con i quali è descritto ora dalla stampa italiana e internazionale:

 

«Alcuni dei battaglioni privati ​​ucraini hanno infangato la reputazione internazionale del paese con le loro opinioni estremiste. Il battaglione Azov, parzialmente finanziato da Taruta e Kolomojskij, usa il simbolo nazista Wolfsangel come logo e molti dei suoi membri sposano apertamente opinioni neo-naziste e antisemite. I membri del battaglione hanno parlato di “portare la guerra a Kiev” e hanno affermato che l’Ucraina ha bisogno di “un dittatore forte per salire al potere che possa versare molto sangue ma unire la nazione”».

 

Kolomojskij è stato presidente della Comunità Ebraica Unita dell’Ucraina, e nel 2010 è stato nominato – con quello che poi sarà definito «un putsch» – presidente del Consiglio Europeo delle Comunità Ebraiche (ECJC).

 

La compresenza, in questa storia, di ebrei e nazisti ha creato l’espressione, dapprima scherzosa, «zhidobandera», ossia «giudeobanderista», dove per Bandera si intende quello Stepan Bandera collaborazionista di Hitler considerato il padre del nazionalismo ucraino.

 

Nel 2021, il Dipartimento di Stato americano ha sanzionato sia Kolomojskij che i suoi familiari, citando il suo coinvolgimento «in atti di corruzione che hanno minato lo stato di diritto e la fiducia del pubblico ucraino nelle istituzioni democratiche del proprio governo».

 

Nel luglio 2022, i media ucraini hanno riferito che gli era stato privato del passaporto ucraino. Tuttavia, anche se la notizia è stata confermata da diversi funzionari di Kiev, il relativo decreto presidenziale è classificato mentre lo stesso oligarca ha respinto le notizie come «sciocchezze».

 

Kolomoyskyi usa il soprannome Benja, che secondo alcuni sarebbe un riferimento del famigerato reprobo criminale ucraino (ed ebreo) Benja Krik, la cui vita è stata romanzata ne I racconti di Odessa (1948) dello scrittore sovietico Isaac Babel.

 

Come riportato da Renovatio 21, il rapporto tra i Zelens’kyj e Kolomojskij pare ora guastato, tanto che lo SBU aveva già condotto raid in casa dell’oligarca. Con ogni evidenza l’attore ha trovato pupari più potenti, e più munifici.

 

 

 

 

 

Immagine screenshot da YouTube

 

 

 

Continua a leggere

Oligarcato

La Francia sequestra oro e orologi di lusso all’ex procuratore generale ucraino

Pubblicato

il

Da

Secondo i media locali, le autorità francesi hanno confiscato lingotti d’oro, orologi di lusso e altri beni di valore a un ex procuratore generale ucraino residente in Francia.

 

Una villa vicino a Nizza, appartenente a Svyatoslav Piskun – che ha ricoperto l’incarico di procuratore capo dell’Ucraina negli anni 2000 – è stata perquisita la settimana scorsa nell’ambito di un’operazione congiunta franco-ucraina. I particolari sono emersi lunedì sul quotidiano ucraino Dzerkalo Tizhna, che ha citato una fonte vicina alle indagini.

 

Stando al giornale, Piskun non ha saputo giustificare il possesso di 3 kg d’oro, circa 90.000 euro in contanti e 18 orologi da polso di alta gamma, per un valore superiore a 1 milione di dollari. Le autorità francesi lo ritengono sospettato di riciclaggio di denaro, ha riferito la testata.

 

All’operazione avrebbe partecipato, su propria richiesta, l’Ufficio Investigativo Statale di Kiev (DBR), che opera sotto il controllo del presidente ucraino. Precedenti articoli della stampa ucraina indicano che il blitz in Francia sia collegato a un’inchiesta contro l’oligarca Igor Kolomojsky, in detenzione cautelare da oltre due anni per varie accuse, tra cui l’aver commissionato un omicidio nel 2003.

Sostieni Renovatio 21

L’oligarca, che ha svolto un ruolo decisivo nell’ascesa al potere di Volodymyr Zelens’kyj, ha rilasciato a novembre dichiarazioni molto diffuse su un noto scandalo di corruzione. Ha sostenuto che Timur Mindich, collaboratore di lunga data dell’attuale presidente-attore accusato di aver diretto un sistema di estorsione, non avesse le capacità per essere un criminale di alto livello e fosse soltanto un capro espiatorio per i veri responsabili.

 

All’inizio di questo mese, il Kolomojsky ha fornito ulteriori dettagli sullo scandalo durante un’udienza in tribunale, poi rinviata due volte. Due settimane fa, in occasione del processo effettivo, ha affermato che Mindich era stato oggetto di un tentativo di omicidio in Israele – affermazione non confermata dalle autorità israeliane – e che l’esecutore avrebbe ricevuto l’arma presso l’ambasciata ucraina.

 

L’avvocato del Kolomojsky ha annunciato che l’oligarca renderà nuove dichiarazioni martedì, stavolta riguardanti gli «approcci e metodi» delle agenzie investigative ucraine sostenute dall’Occidente che stanno esaminando Mindich e i suoi presunti complici nell’amministrazione ucraina.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di Tobi 87 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported2.5 Generic2.0 Generic1.0 Generic

Continua a leggere

Oligarcato

Donne nude, oggetti perversi ed ospiti VIP: pubblicati migliaia di documenti su Epstein

Pubblicato

il

Da

Il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha reso disponibili online venerdì un’ampia raccolta di documenti riguardanti le indagini sul finanziere defunto e condannato per reati sessuali Jeffrey Epstein.   I file sono stati pubblicati in ottemperanza all’Epstein Files Transparency Act, legge firmata dal presidente Donald Trump che impone al Dipartimento di Giustizia di divulgare i materiali relativi alle indagini penali federali su Epstein e sulla sua storica complice Ghislaine Maxwell.   La cosiddetta «Biblioteca Epstein» è stata strutturata in quattro sezioni principali: atti processuali; documenti resi pubblici ai sensi dell’Epstein Files Transparency Act; materiali rilasciati in risposta a richieste del Freedom of Information Act; e fascicoli già trasmessi alla Commissione di vigilanza della Camera a settembre.   L’archivio comprende numerose fotografie che ritraggono Jeffrey Epstein, la complice condannata Ghislaine Maxwell e altre persone durante viaggi in luoghi come Bali (Indonesia), Marocco e Saint-Tropez (Francia). Molte immagini sono state fortemente oscurate, nel rispetto delle norme legali che impongono la rimozione di dati in grado di identificare possibili vittime o di contenuti pedopornografici.   Il dipartimento di Giustizia ha inserito un avviso sul sito che ospita i file, precisando di aver compiuto «tutti gli sforzi ragionevoli» per verificare e censurare le informazioni personali relative alle vittime e ad altri individui privati. Ha però avvertito che, data l’enorme quantità di materiale, alcune informazioni sensibili o non pubbliche potrebbero essere presenti in modo involontario. Il dipartimento ha inoltre segnalato che alcune sezioni della raccolta contengono descrizioni di abusi sessuali e potrebbero non essere idonee a ogni tipo di lettore.  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Non è ancora chiaro se la divulgazione di venerdì costituisca il rilascio integrale di tutto il materiale in possesso del dipartimento o soltanto di una parte, con i funzionari che hanno indicato la possibilità di ulteriori pubblicazioni.   Il Vice Procuratore Generale Todd Blanche aveva precedentemente annunciato che la diffusione avrebbe riguardato «diverse centinaia di migliaia» di documenti, aggiungendo che altri fascicoli potrebbero essere resi pubblici nelle prossime settimane. Tale calendario ha attirato attenzione, dal momento che la legge obbliga il dipartimento a divulgare tutti i documenti in suo possesso entro il 19 dicembre. Alcuni materiali restano comunque esclusi dalla pubblicazione, tra cui quelli legati a indagini ancora in corso, documenti che potrebbero identificare le vittime e qualunque immagine raffigurante abusi, morte o lesioni.   La pubblicazione arriva dopo mesi di pressioni politiche e dibattiti pubblici sul caso Epstein, tornato ciclicamente sotto i riflettori dalla morte del finanziere in una prigione di New York nel 2019, mentre era in attesa di processo per accuse federali di traffico sessuale. Legislatori e gruppi di advocacy chiedono da tempo maggiore trasparenza sulla conduzione delle indagini e sulla rete di complici di Epstein.   Le migliaia di documenti resi pubblici dall’amministrazione offrono uno sguardo approfondito e spesso disturbante sui materiali raccolti nel corso delle indagini federali sul defunto finanziere e condannato per reati sessuali Jeffrey Epstein.   L’archivio comprende fotografie, registri telefonici, trascrizioni di interrogatori, atti del gran giurì, resoconti di viaggi e documenti investigativi interni. Numerosi file sono fortemente oscurati e parte di essi era già stata divulgata attraverso procedimenti giudiziari, richieste di accesso agli atti o comunicazioni precedenti al Congresso.   Una porzione rilevante della pubblicazione consiste in immagini scattate nelle residenze e nelle proprietà di Epstein. Una serie di foto appare documentare una perquisizione dell’FBI nella dimora di Epstein a Manhattan. Altre cartelle contengono scatti di una proprietà sulla spiaggia, presumibilmente l’isola di Little Saint James appartenente a Epstein.   I documenti includono numerose immagini a sfondo sessuale o allusivo, come fotografie di lettini da massaggio, oggetti erotici, donne in topless o nude e foto incorniciate esposte all’interno delle abitazioni di Epstein. Nella maggior parte dei casi, pesanti barre nere coprono volti e elementi identificativi, in conformità alle norme legali volte a proteggere possibili vittime e privati. Un singolo file raccoglie decine di immagini oscurate di donne nude, prive di contesto su data o luogo dello scatto. Una nota specifica che 33 fotografie raffiguranti ragazze minorenni non sono state digitalizzate, in quanto gli inquirenti le ritenevano contenenti materiale pedopornografico.   Nelle immagini, pubblicate senza date o spiegazioni, appaiono varie figure di alto profilo. Molte foto ritraggono l’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, vicino a Epstein negli anni ’90 e nei primi 2000, che ha sempre affermato di ignorare i crimini del finanziere. Diversi scatti mostrano Clinton in piscina o in una vasca idromassaggio, insieme alla complice condannata di Epstein, Ghislaine Maxwell, e a un’altra persona con identità redatta. Altre immagini immortalano celebrità e personalità influenti, tra cui Michael Jackson, Richard Branson, Diana Ross, Chris Tucker e altri, spesso in contesti di cene, feste o viaggi.   Una fotografia sembra raffigurare il principe Andrea disteso sopra cinque individui con volti completamente oscurati, mentre Maxwell si trova in piedi alle loro spalle. Andrea, sottoposto per anni a scrutinio per la sua amicizia con Epstein e privato quest’anno del suo status reale, ha sempre negato qualunque condotta illecita.   Le autorità hanno precisato che le immagini sono state diffuse prive di contesto e che non emergono elementi indicanti comportamenti criminali legati agli abusi di Epstein per le persone ritratte. Il dipartimento di Giustizia ha ribadito che i documenti relativi a indagini in corso o contenenti materiale di abusi sessuali su minori restano riservati, come previsto dalla legge.   Un privato a riorganizzato i file in modo facilmente navigabile nel sito https://epstein-files-browser.vercel.app/

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine da Twitter
Continua a leggere

Oligarcato

Epstein bacia e coccola le bambine in nuove foto pubblicate dalla Giustizia americana

Pubblicato

il

Da

Un’ultima serie di foto tratte dai file di Jeffrey Epstein, pubblicate dal dipartimento di Giustizia, include immagini inquietanti che sembrano mostrare il pedofilo morto mentre bacia e si coccola con delle bambine. Lo riporta il New York Post

 

Un’immagine, esposta su una parete, mostra un neonato nudo nella vasca da bagno.

 

Le istantanee, orribili e mai viste prima, erano incorniciate ed esposte su una libreria di legno finemente intagliata nella sua vasta tenuta sulla Little St. James Island, nelle Isole Vergini americane.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

I bambini, di cui non si conosce il nome, sembrano essere molto più giovani degli adolescenti che Epstein ha confessato di aver pagato per fare sesso come parte del suo accordo di favoritismo con i procuratori federali nel 2008.

 

Le nuove foto giungono mentre una gola profonda è stata scagionata dalla divulgazione dei documenti dopo aver dichiarato di aver messo in guardia l’FBI nel 1996 circa il disgustoso interesse di Epstein per la pornografia infantile.

 

Negli scorsi giorni altre foto sequestrate hanno mostrato immagini di donne ignude, così come di attrezzi sessuali e di celebrità in momenti di relax con Epstein e la sua banda.

 

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine da Twitter

Continua a leggere

Più popolari