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L’ex puparo di Zelens’kyj accusato di riciclaggio

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Le autorità ucraine hanno informato l’oligarca Igor Kolomoysky, considerato il puparo della carriera televisiva-politica di Zelens’kyj portandolo alla presidenza del paese, che è sospettato di frode e riciclaggio di beni immobili.

 

In una dichiarazione di sabato, il Servizio di sicurezza interno ucraino (SBU) ha affermato che il miliardario – che ha descritto come «proprietario de facto di un grande gruppo finanziario e industriale» – avrebbe legalizzato più di 500 milioni di grivnie ucraine (cioè circa 12,5 milioni di euro) «trasferendolo all’estero, utilizzando l’infrastruttura degli istituti bancari da lui controllati».

 

L’annuncio arriva nel contesto della crociata in corso da parte di Kiev contro la corruzione dilagante. Prima della guerra, i giornali internazionali parlavano dell’Ucraina come del Paese più corrotto del mondo.

 

Funzionari ucraini hanno affermato che il Kolomojskij, che ha anche la cittadinanza cipriota e israeliana, è stato informato di essere sospettato per due motivi: frode e legalizzazione di proprietà ottenute con mezzi criminali.

 

L’indagine è stata confermata anche dalla Procura generale dell’Ucraina, la quale ha affermato che a Kolomojskij è stata «notificata una mozione per scegliere misure restrittive preprocessuali», aggiungendo che l’agenzia sta continuando l’indagine sulla questione in coordinamento con la SBU e la Ufficio per la sicurezza economica del Paese.

 

La casa di Kolomojskij è stata perquisita dagli agenti della SBU all’inizio di febbraio, secondo quanto riportato dai media locali. All’epoca, il raid si sarebbe concentrato sul potenziale coinvolgimento dell’oligarca nella presunta appropriazione indebita di 40 miliardi di grivna circa un miliardo di euro) e nell’evasione dei dazi doganali da parte delle compagnie petrolifere Ukrtatnafta e Ukrnafta.

 

Kolomojskij è entrato sulla scena politica nel 2014, quando è stato nominato governatore della regione sud-orientale di Dnepropetrovsk a seguito del golpe di Maidan.

 

Un anno dopo, tuttavia, fu licenziato dal suo incarico a causa di un conflitto con l’allora presidente ucraino Petro Poroshenko nel mezzo di una lotta per il controllo di Ukrnafta e dell’operatore di oleodotti di proprietà statale Ukrtransnafta.

 

Nel 2016, le autorità ucraine hanno nazionalizzato anche la PrivatBank di Kolomojskij, dopo averla dichiarata una grave minaccia per il sistema finanziario del Paese, a seguito di accuse di frode su larga scala.

 

È opinione diffusa che Kolomojskij abbia avuto un ruolo importante nell’ascesa al potere di Zelens’kyj. Prima di lanciare la sua campagna politica nel 2019, Zelenskyj era un comico, il cui spettacolo era prodotto da una holding mediatica controllata da Kolomojskij, e andava in onda su un suo canale TV, 1+1.

 

Come riportato da Renovatio 21, la società di Cipro – di cui l’oligarca ha la cittadinanza – rimandano anche i documenti sulla villa in Toscana di Zelens’kyj, già contestato in patria da inchieste giornalistiche per il suo strano giro di società offshore.

 

Lo stesso magnate aveva detto di aver «voluto» che Zelenskyj diventasse presidente, ma ha negato stretti contatti con lui, così come li negava Zelens’kyj, che tuttavia, secondo una ricostruzione di Voice of America – emittente pubblica americana non estranea alle volontà dei servizi USA – andava a trovare il suo mecenate facendo plurimi viaggi in Svizzera e in Israele.

 

 

 

Il servizio dà conto del finanziamento da parte di Kolomojskij di gruppi paramilitari (di quelli che talvolta esibiscono una bella svastica: ecco l’origine dell’espressione ucraina «giudeobanderismo» che, secondo i critici, potevano costituire una sorta di «esercito privato». Sappiamo come ora tali bande siano inquadrate all’interno dell’esercito regolare ucraino stesso.

 

Come riportato da Renovatio 21, Dmitrij Yarosh, il capo di Pravij Sektor, in una intervista del 2019 dichiarava di non aver «niente contro Igor Valeryevic [Kolomojskij]. Abbiamo lavorato molto fruttuosamente nel 2014, quando era il governatore della regione di Dnepropetrovsk. Pertanto, Kolomojskij non è una storia dell’orrore per me. Capisco che la demonizzazione avvenuta sia basata più sulla propaganda che sulla realtà. E nei flussi per i quali c’è una guerra: petrolio, gas, miliardi… E so per certo che Kolomojskij non era comunque una minaccia per lo Stato».

 

La storia degli eserciti privati era stata approfondita nel 2015 da un articolo di Reuters, che adduceva anche questioni di crimini di guerra:

 

«Amnesty International ha riferito che il battaglione Aidar, anch’esso parzialmente finanziato da Kolomoisky, ha commesso crimini di guerra, inclusi rapimenti illegali, detenzioni illegali, rapine, estorsioni e persino possibili esecuzioni».

 

Nel pezzo dell’agenzia di sette anni fa, veniva citato anche il famigerato Battaglione Azov, con toni bizzarramente diversi da quelli con i quali è descritto ora dalla stampa italiana e internazionale:

 

«Alcuni dei battaglioni privati ​​ucraini hanno infangato la reputazione internazionale del paese con le loro opinioni estremiste. Il battaglione Azov, parzialmente finanziato da Taruta e Kolomojskij, usa il simbolo nazista Wolfsangel come logo e molti dei suoi membri sposano apertamente opinioni neo-naziste e antisemite. I membri del battaglione hanno parlato di “portare la guerra a Kiev” e hanno affermato che l’Ucraina ha bisogno di “un dittatore forte per salire al potere che possa versare molto sangue ma unire la nazione”».

 

Kolomojskij è stato presidente della Comunità Ebraica Unita dell’Ucraina, e nel 2010 è stato nominato – con quello che poi sarà definito «un putsch» – presidente del Consiglio Europeo delle Comunità Ebraiche (ECJC).

 

La compresenza, in questa storia, di ebrei e nazisti ha creato l’espressione, dapprima scherzosa, «zhidobandera», ossia «giudeobanderista», dove per Bandera si intende quello Stepan Bandera collaborazionista di Hitler considerato il padre del nazionalismo ucraino.

 

Nel 2021, il Dipartimento di Stato americano ha sanzionato sia Kolomojskij che i suoi familiari, citando il suo coinvolgimento «in atti di corruzione che hanno minato lo stato di diritto e la fiducia del pubblico ucraino nelle istituzioni democratiche del proprio governo».

 

Nel luglio 2022, i media ucraini hanno riferito che gli era stato privato del passaporto ucraino. Tuttavia, anche se la notizia è stata confermata da diversi funzionari di Kiev, il relativo decreto presidenziale è classificato mentre lo stesso oligarca ha respinto le notizie come «sciocchezze».

 

Kolomoyskyi usa il soprannome Benja, che secondo alcuni sarebbe un riferimento del famigerato reprobo criminale ucraino (ed ebreo) Benja Krik, la cui vita è stata romanzata ne I racconti di Odessa (1948) dello scrittore sovietico Isaac Babel.

 

Come riportato da Renovatio 21, il rapporto tra i Zelens’kyj e Kolomojskij pare ora guastato, tanto che lo SBU aveva già condotto raid in casa dell’oligarca. Con ogni evidenza l’attore ha trovato pupari più potenti, e più munifici.

 

 

 

 

 

Immagine screenshot da YouTube

 

 

 

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