Connettiti con Renovato 21

Epidemie

Lager pandemici attivi: l’esercito australiano trasferisce positivi al COVID e famigliari in campi di quarantena

Pubblicato

il

 

 

L’esercito australiano ha iniziato a trasferire con la forza i residenti dello Stato dei Territori del Nord nel campo di quarantena di Howard Springs, situato nella città di Darwin, dopo che nove nuovi casi di COVID sono stati identificati nella comunità di Binjari.

 

L’operazione arriva dopo che sabato sera sono stati istituiti duri lockdown nelle comunità di Binjari e della vicina Rockhole.

 

«I residenti di Binjari e Rockhole non hanno più i cinque motivi per lasciare le loro case», ha detto il primo ministro del Territorio del Nord, Michael Gunner , riferendosi ai cinque motivi consentiti del Paese per uscire dalla propria abitazione: acquisto di cibo e forniture, esercizio fisico fino a due ore, cura o assistenza, lavoro o istruzione qualora non possa essere svolto da casa, vaccinazione ma nel luogo più vicino possibile.

 

«Possono uscire solo per cure mediche, in caso di emergenza o come previsto dalla legge».

 

«È molto probabile che oggi vengano trasferiti più residenti a Howard Springs, sia come casi positivi che come contatti stretti»

 

Quindi, l’ammissione della deportazione programmata:

 

«È molto probabile che oggi vengano trasferiti più residenti a Howard Springs, sia come casi positivi che come contatti stretti», ha continuato il premier dello Stato, aggiungendo sono stati «già identificati 38 contatti stretti da Binjari ma quel numero aumenterà. Quei 38 sono in fase di trasferimento ora».

 

L’esercito ha apertamente un ruolo nella situazione:

 

«Siamo grati per il supporto di circa 20 membri del personale dell’ADF [l’esercito australiano, ADF, così come i camion dell’esercito per aiutare con il trasferimento dei casi positivi e i contatti stretti –  e per sostenere le comunità»

«Ho contattato il Primo Ministro la scorsa notte. Siamo grati per il supporto di circa 20 membri del personale dell’ADF [l’esercito australiano, ADF, così come i camion dell’esercito per aiutare con il trasferimento dei casi positivi e i contatti stretti –  e per sostenere le comunità».

I camion militari pandemici, che a Bergamo trasportavano bare e cadaveri, in Australia stanno cominciando a rilocare cittadini vivi.

 

Nemmeno il costo sanitario, umano dell’operazione è ora dissimulato: «siamo consapevoli del fatto che questo può avere un certo impatto sulla salute mentale delle persone e sul loro benessere generale», ha detto a NT News  commissario di polizia Jamie Chalkner.

 

Dei nove nuovi casi a Binjari, quattro sono donne e cinque sono uomini, inclusa una donna di 78 anni che è stata trasportata al Darwin Hospital.

 

Non sono stati segnalati nuovi casi di COVID-19 domenica, tuttavia il ministro Gunner ha affermato di essere preoccupato per la «mescolanza tra le famiglie» a Binjari e Rockhole, le cui popolazioni sono rispettivamente di circa 220 e 130 persone.

 

Domenica, il premier dello Stato dei Northern Territories Michael Gunner ha dichiarato: «sì, queste sono misure forti, ma la minaccia alle vite è estrema».

 

Lo stesso Gunner si è espresso con paroledi fuoco contro coloro, anche vaccinati, osino essere contrari all’obbligo vaccinale.

 

«Se sei anti-obbligo, sei assolutamente no vax. Non mi interessa quale sia il tuo stato vaccinale. Se tu sostieni o dai il via libera a chiunque discuta contro il vaccino, tu sei assolutamente un no vax, il tuo stato vaccinale diventa irrilevante»

«Se sei anti-obbligo, sei assolutamente no vax. Non mi interessa quale sia il tuo stato vaccinale. Se tu sostieni o dai il via libera a chiunque discuta contro il vaccino, tu sei assolutamente un no vax, il tuo stato vaccinale diventa irrilevante».

 

«Se fai campagne contro l’obbligo (…) se sei là fuori in qualsiasi forma a fare campagne contro questo obbligo sei un anti-vaxxer».

 

«Se dici di essere “pro-persuasione”… spingila, ficcala».

 

 

«Se fai campagne contro l’obbligo (…) se sei là fuori in qualsiasi forma a fare campagne contro questo obbligo sei un anti-vaxxer»

Il presidente dell’associazione medica del Queensland, un altro Stato australiano, una settimana fa ha dichiarato che i non vaccinati saranno «infelici» e «soli» per tutta la vita. Vi sono stati altresì consigli ai nonni di «non avvicinarsi ai nipoti», mentre il capo della Sanità dello Stato del Nuovo Galles ha scoraggiato le conversazioni tra conoscenti. L’Australia aveva proibito baci e abbracci per il capodanno 2020/2021 così come i regali di Natale se provenienti dall’estero.

 

La quarantena in Australia obbliga le persone a scattarsi selfie geo-tracciati. Lo Stato del Nuovo Galles del Sud aveva proposto il carcere per i non vaccinati qualora cercassero di entrare nei negozi.

 

Le scene di violenza delle forze dell’ordine sui privati durante il primo lockdown – dove avevano il diritto di entrare in casa e arrestarli davanti alle loro famiglie – si sono tramutate nelle immagini di repressione alle manifestazioni di Melbourne e nelle immagini di una violenza indiscriminata anche fuori dalle manifestazioni, perfino su minorenni inermi.

 

L’anno scorso si sono registrati in Australia almeno 4 neonati morti dopo che era stato negato il permesso per lo spostamento in un altro Stato dove dovevano operarsi chirurgicamente.

 

I militari sono mobilitati per le strade del lockdown australiano da molto tempo.

 

L’Australia secondo molto osservatori non è più concepibile come Paese democratico. La mancanza di una Carta dei diritti (elemento che non ha tuttavia frenato nessuna «democrazia» al mondo nella disintegrazione del diritto) ha reso l’isola-continente in qualcosa che è definibile come una prigione pandemica totale.

 

I lettori di Renovatio 21 avevano già potuto vedere la struttura di internamento in un altro articolo, in cui le forze dell’ordine imponevano, ad una signora trattenuta in quarantena, di mantenere la mascherina fuori dal suo «modulo» abitativo anche quando prende il tè.

 

Come riportato da Renovatio 21, campi di deportazione pandemici sono stato messi in costruzione in Australia negli ultimi mesi.


Strutture di quarantena, di fatto, già esistono in alcuni Stati del Paese.

 

Tuttavia, i potenti d’Australia non stanno agendo in solitaria. Pure le autorità statali in America (per esempio, lo Stato di Washington) stanno costruendo nuove «strutture di quarantena» per gli americani che «non sono in grado di mettersi in quarantena a casa propria».

 

Già dallo scorso anno le autorità di Quebec City, in Canada, hanno annunciato che isoleranno i cittadini «non collaborativi» in strutture apposite per il coronavirus, la cui location rimane un segreto.

 

La Nuova Zelanda, dove la premier ha sconsigliato ai cittadini di parlare con i vicini, ha anche annunciato l’intenzione di mettere i contagiati COVID e i loro familiari in «strutture di quarantena».

 

A gennaio, le autorità tedesche hanno anche annunciato che avrebbero trattenuto i dissidenti COVID che ripetutamente non rispettano correttamente le regole in quello che è stato descritto come un «campo di detenzione» situato a Dresda.

 

Nella misteriosa «Lettera dal Canada», un documento emerso un anno fa e pubblicato in Italia da Renovatio 21, si parlava di «acquisizione di (o costruzione di) strutture di isolamento in ogni provincia e territorio».

 

«Quando diversi membri del comitato hanno insistito incessantemente per ottenere una risposta, ci è stato detto che coloro che si fossero rifiutati avrebbero vissuto prima a tempo indeterminato sotto le restrizioni. E che in un breve periodo di tempo, poiché più canadesi sono passati al programma di cancellazione del debito, quelli che si rifiutano di partecipare sarebbero considerati un rischio per la sicurezza pubblica e sarebbero trasferiti in strutture di isolamento».

 

«Una volta in quelle strutture avrebbero avuto due opzioni, avranno due opzioni,  parteciperanno al programma di cancellazione del debito e saranno stati rilasciati, o rimarranno  indefinitamente nella struttura di isolamento secondo la classificazione di un grave rischio per la salute pubblica e avranno sequestrato tutti i loro beni».

 

Continua a leggere

Epidemie

La Russia sottoporrà a test per l’epatite tutti i lavoratori immigrati. E l’Italia?

Pubblicato

il

Da

A partire da marzo 2026, la Russia imporrà ai lavoratori migranti di sottoporsi a test per l’epatite B e C, ampliando le attuali disposizioni di screening medico. Le nuove regole si applicheranno ai cittadini stranieri e agli apolidi che entrano in Russia per lavoro, oltre a coloro che richiedono lo status di rifugiato o asilo temporaneo.

 

Le visite mediche sono obbligatorie per i migranti: senza di esse, non è possibile ottenere permessi di lavoro, residenza temporanea o permanente. I lavoratori migranti devono completare gli esami entro 30 giorni dall’arrivo, mentre chi non intende lavorare ha 90 giorni di tempo. Attualmente, gli screening includono test per droghe e malattie gravi come HIV, tubercolosi, sifilide e lebbra.

 

Le modifiche al processo di controllo sanitario per gli stranieri in visita sono state proposte all’inizio dell’anno da un gruppo di lavoro sulle politiche migratorie, guidato dalla vicepresidente della Duma di Stato, Irina Yarovaya. La vicepresidente ha chiarito che l’obiettivo è rafforzare il monitoraggio sanitario degli stranieri in arrivo e prevenire la diffusione di malattie pericolose.

 

I lavoratori migranti sono fondamentali per l’economia russa, occupando ruoli chiave in settori come edilizia, agricoltura e servizi. Milioni di migranti, soprattutto dall’Asia centrale, sono attratti da salari più alti rispetto ai loro paesi d’origine. Tuttavia, questo afflusso ha sollevato dibattiti su salute pubblica e stabilità sociale. Per questo, le autorità russe hanno introdotto rigidi controlli sanitari e requisiti per i migranti, cercando di bilanciare i benefici economici con la sicurezza sanitaria.

 

Nell’ultimo anno, la Russia ha anche intensificato la lotta contro l’immigrazione illegale. Il presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto che istituisce una nuova agenzia statale all’interno del Ministero dell’Interno, incaricata di migliorare la gestione dei flussi migratori.

Iscriviti al canale Telegram

Il Cremlino ha dichiarato che l’iniziativa punta a razionalizzare il processo migratorio, promuovere il rispetto delle leggi russe tra i migranti e ridurre le attività illegali.

 

In Italia la situazione epidemiologica dell’immigrazione è un grande tabù del discorso pubblico.

 

«In base ai dati epidemiologici in nostro possesso, risulta che in Italia il 34,3% delle persone diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera» diceva in un’intervista a Renovatio 21 il dottor Paolo Gulisano sette anni fa. «Considerato che gli stranieri rappresentano circa il 10% della popolazione italiana, questo dato vuole dire che la diffusione dell’HIV tra gli stranieri è oltre il triplo che negli italiani».

 

«Un dato che fa pensare. Molti immigrati provengono da Paesi dove la diffusione dell’HIV, così come quella della TBC, è molto più alta che in Europa. Basta far parlare i dati. Il numero dei decessi correlati all’AIDS nel 2016 per grandi aree è il seguente: Africa Sud-Orientale: 420 mila; Africa Centro-Orientale: 310 mila; Nord Africa e Medio Oriente: 11 mila; America Latina: 36 mila, più il dato dei soli Caraibi che è di 9400. Europa dell’Est e Asia centrale: 40 mila; Europa Occidentale e Nord America: 18 mila; Asia e Pacifico: 170 mila. Ora, la lettura di questi numeri ci fornisce delle evidenze molto chiare».

 

«È quindi chiaro quali siano i rischi di una immigrazione di massa, incontrollata anche dal punto di vista sanitario, e i rischi legati al fatto che un numero impressionante di immigrate africane viene gettato nel calderone infernale della prostituzione, che diventa veicolo di diffusione di malattie veneree».

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21

 

 


 

Continua a leggere

Epidemie

Paura e profitto, dall’AIDS al COVID

Pubblicato

il

Da

Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   La regista ed ex reporter della BBC Joan Shenton ha paragonato la pandemia di COVID-19 all’epidemia di AIDS, definendola una «seconda versione» della stessa narrazione sulla salute pubblica. Entrambe le epidemie includevano l’uso improprio dei test PCR, la soppressione di scienziati dissenzienti e le motivazioni finanziarie alla base del «terrore della peste», ha affermato Shenton in un’intervista con Mary Holland, CEO di Children’s Health Defense, su CHD.TV.   La pandemia di COVID-19 è stata un evento che si verifica una volta ogni secolo o ha avuto parallelismi nella storia recente? Per la regista ed ex reporter della BBC Joan Shenton, la pandemia è stata la «seconda ripresa» dell’epidemia di AIDS.   «È stato così angosciante dover affrontare il COVID», ha detto Shenton a Mary Holland, CEO di Children’s Health Defense (CHD), durante un’intervista di lunedì su CHD.TV. «Se solo avessimo potuto vincere la battaglia contro l’AIDS, non avremmo avuto il COVID».   Shenton, produttore del documentario del 2011 Positivamente Falso: Nascita di un’eresia e autore del libro del 1998 «Positively False: Exposing the Myths around HIV and AIDS», si è unito alla Holland per discutere delle somiglianze tra l’epidemia di COVID-19 e quella di AIDS.   Entrambe le epidemie includono l’uso inappropriato dei test PCR per determinare l’infezione, la somministrazione di trattamenti medici che si sono rivelati mortali per molti pazienti, il coinvolgimento di personaggi come il dottor Anthony Fauci e le ripercussioni affrontate dagli scienziati che hanno messo in discussione la narrazione dominante, ha affermato Shenton.   «Una delle cose straordinarie e sorprendenti di tutto questo… è quanto siano simili molte delle dinamiche dell’epidemia di AIDS a quelle dell’epidemia di COVID», ha affermato Shenton.   Secondo Shenton, le risposte all’AIDS e al COVID-19 sono esempi di «terrore della peste», una strategia «utilizzata da organizzazioni che guadagnano enormi quantità di denaro attraverso le malattie infettive, definendo le cose infettive».   Shenton ha affermato di pensare che il suo documentario avrebbe contribuito a cambiare la narrazione dominante sull’AIDS, ma non è riuscito a superare i potenti interessi che traggono profitto dallo status quo.   «Spesso pensavamo che avremmo cambiato il mondo, ma non è così», ha detto Shenton.   Tuttavia, il documentario ha prodotto un archivio di 35 anni di studi scientifici, interviste video e altri documenti. Shenton ha donato la biblioteca informativa al CHD.   «Metteremo a disposizione un archivio delle sue migliaia e migliaia di pagine sull’AIDS», ha affermato Holland. Si prevede che i documenti saranno accessibili nei prossimi mesi.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Le opinioni dissenzienti sull’AIDS «abilmente represse per decenni»

Shenton era una reporter della BBC, l’emittente pubblica nazionale del Regno Unito, quando sviluppò il lupus indotto da farmaci, dopo essere stata sottoposta a un’eccessiva terapia farmacologica in Spagna negli anni ’70.   «Mi hanno dato tutto quello che c’era scritto nel libro», ha detto Shenton. «Certo, sono imploso e mi sono sentito gravemente male. Sono stato al Westminster Hospital per due mesi. Sono quasi morto».   L’esperienza ha suscitato in lei l’interesse per le indagini sulle lesioni causate dai trattamenti medici.   In seguito è entrata a far parte dell’emittente nazionale britannica Channel 4, producendo una serie di documentari, Kill or Cure. La serie si concentrava sulla riluttanza delle grandi aziende farmaceutiche a ritirare trattamenti pericolosi o inefficaci. «Quello mi ha davvero dato la carica», ha detto Shenton.   Nei primi anni ’80, Shenton e il suo produttore vennero a conoscenza della ricerca del dottor Peter Duesberg, un biologo molecolare tedesco che sosteneva che l’HIV non causava l’AIDS.   Iniziò a mettere in discussione le narrazioni dominanti. «Abbiamo continuato a realizzare 13 documentari sull’AIDS», ha detto Shenton.   Il documentario Positively False si concentra sulla «manipolazione delle aziende farmaceutiche e delle organizzazioni [mediche] interessate in tutto il mondo, che manipolano il terrore della peste», ha affermato Shenton.   Il film rivela «la scienza imperfetta che circonda l’AIDS e le conseguenze di seguire ipotesi sbagliate», ha affermato Shenton nell’introduzione. Tra queste, la convinzione che l’AIDS sia infettivo, che sia causato dall’HIV e che l’HIV sia contagioso.   «Molti scienziati e ricercatori non sono d’accordo. Queste opinioni sono state abilmente represse per decenni dall’ortodossia scientifica prevalente e dai media mainstream», ha affermato Shenton nel documentario.   I ricercatori che mettevano in discussione la narrazione dominante sull’HIV/AIDS sono stati repressi e messi a tacere, così come gli scienziati che mettevano in discussione la narrazione prevalente sul COVID-19, ha affermato Shenton.

Sostieni Renovatio 21

Test PCR «completamente inutili» per AIDS e COVID

In entrambi i focolai, sono stati utilizzati test PCR per determinare l’infezione, ha affermato.   «Il test [PCR] è completamente e totalmente inutile», ha detto Shenton. I test non possono «distinguere tra particelle infettive e non infettive».   Shenton ha affermato che i diversi Paesi utilizzano standard diversi per determinare una diagnosi positiva di HIV.   «Si potrebbe fare il test per l’HIV, per esempio in Sudafrica, e risultare positivi, e volare in Australia e risultare negativi», ha detto Shenton.   All’inizio dell’epidemia di AIDS, molti scienziati ritenevano che fattori legati allo stile di vita, tra cui la dipendenza da droghe ricreative e l’uso di nitriti come i «poppers», fossero la causa dell’AIDS a causa dei danni che provocavano al sistema immunitario.   Allo stesso tempo, i funzionari sanitari e i media hanno erroneamente attribuito la diffusione della malattia in Africa all’AIDS, quando in realtà era la mancanza di accesso all’acqua potabile a far ammalare le persone, ha detto Shenton.   Queste narrazioni sono cambiate quando le agenzie sanitarie governative hanno iniziato a interessarsi alla ricerca sull’AIDS, ha affermato Shenton.   «Quando il CDC [Centers for Disease Control and Prevention] è intervenuto e ha riunito tutti i suoi rappresentanti per esaminare questo gruppo di giovani uomini che erano molto, molto malati… l’intera teoria secondo cui l’AIDS era causato dallo stile di vita o dalla tossicità è scomparsa», ha detto Shenton.

Iscriviti al canale Telegram

Fauci ha promosso trattamenti mortali per AIDS e COVID

Shenton ha affermato che i trattamenti medici dannosi sono stati al centro sia dell’epidemia di AIDS che di quella di COVID-19.   Nel 1987, la Food and Drug Administration statunitense approvò l’AZT (azidotimidina) per le persone sieropositive. L’AZT si rivelò pericoloso per molti pazienti affetti da AIDS. Durante la pandemia di COVID-19, i vaccini e il remdesivir hanno danneggiato le persone.   E in entrambi i casi – l’epidemia di AIDS e la pandemia di COVID-19 – Fauci ha svolto un ruolo chiave.   «Eravamo profondamente, profondamente critici nei confronti di Fauci, per il modo in cui ha gestito gli studi multicentrici di fase due sull’AZT. Voglio dire, erano corrotti, e tutta la prima fase è stata finanziata dall’azienda farmaceutica [Burroughs Wellcome, ora GSK ], e avevano dei rappresentanti, e questo è noto attraverso i documenti sulla libertà di informazione, che sono andati lì e hanno portato a casa i risultati del gruppo trattato con il farmaco e del gruppo placebo, eliminando gli effetti collaterali nel gruppo trattato con il farmaco» ha detto la Shenton.   Nel film Positively False, diversi scienziati e ricercatori hanno spiegato come l’AZT impedisca la sintesi del DNA, impedisca la replicazione delle cellule e contribuisca alla generazione di cellule cancerose.   Tuttavia, secondo il documentario, i pazienti che mettevano in dubbio la sicurezza e l’efficacia dell’AZT venivano stigmatizzati e la loro sanità mentale veniva messa in discussione.   Holland ha fatto riferimento al libro del 2021 del Segretario alla Salute degli Stati Uniti Robert F. Kennedy Jr., The Real Anthony Fauci : Bill Gates, Big Pharma, and the Global War on Democracy and Public Health che contiene una sezione sul lavoro di Fauci durante l’epidemia di AIDS.   «Solleva tutti questi interrogativi il fatto che in realtà sembra la stessa truffa e gli stessi giocatori… non è cambiato molto», ha detto Holland.

Aiuta Renovatio 21

Il «terrore della peste» esisteva molto prima dell’AIDS o del COVID

Secondo Shenton, le epidemie di AIDS e COVID-19 sono esempi di «terrore della peste», che è esistito nel corso della storia.   All’inizio del XX secolo, negli Appalachi, fu diagnosticata un’epidemia di pellagra. La malattia, che causava una mortalità diffusa e si diceva fosse infettiva, si rivelò essere una carenza nutrizionale.   «Negli Appalachi, la popolazione molto povera viveva con una dieta completamente priva di nutrienti», ha detto Sheton. «Si trattava di una varietà di mais, ma lo cucinavano eliminandone tutti i nutrienti e dipendevano solo da quello».   La gente aveva così tanta paura di contrarre la pellagra che coloro che si pensava fossero infetti venivano ricoverati in istituti o «gettati fuori dalle navi», ha affermato.   Un infettivologo di New York, il dottor Joseph Goldberger, stabilì che la pellagra non era contagiosa, ma era causata da malnutrizione e carenza di niacina (vitamina B), ha detto Shenton. Fu emarginato per le sue scoperte.   «È stato ridotto allo stato laicale, privato dei fondi, ridicolizzato. È morto. E cinque anni dopo la sua morte, hanno detto che aveva assolutamente ragione: non era contagioso, era tossico», ha detto.   Secondo Shenton, in Giappone dagli anni ’50 agli anni ’70 la mielo-ottico-neuropatia subacuta (SMON) era comune.   «Centinaia di migliaia di giapponesi sono rimasti paralizzati dalla vita in giù e ciechi, e nessuno riusciva a capire il perché. E ovviamente pensavano: “Oh, è un virus”», ha detto.   Un neurologo giapponese, il dottor Tadao Tsubaki, ha studiato i pazienti affetti da SMON e ha stabilito che la condizione non era infettiva, ma era causata da un farmaco antidiarroico ampiamente somministrato, il cliochinolo.   «Ci sono voluti 30 anni e squadre di avvocati per respingere in tribunale l’idea che la causa della SMON fosse un virus», ha affermato Shenton.   Michael Nevradakis Ph.D.   © 7 ottobre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.    

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
   
 
Continua a leggere

Epidemie

Le restrizioni COVID in Spagna dichiarate incostituzionali, annullate oltre 90.000 multe

Pubblicato

il

Da

Oltre 90.000 multe per violazioni delle norme anti-COVID sono state annullate dopo che la Corte costituzionale spagnola ha dichiarato incostituzionali le severe misure adottate nel 2020.

 

Secondo il quotidiano spagnuolo The Objective, al 3 settembre 2025 sono state revocate 92.278 sanzioni, in seguito alla sentenza che ha giudicato incostituzionali alcune disposizioni del decreto sullo stato di emergenza del 2020, in vigore durante il primo lockdown per il COVID-19.

 

Queste sanzioni rappresentano solo la prima tranche di multe destinate all’annullamento, con altre che probabilmente seguiranno. Durante il rigido lockdown del 2020, imposto con lo stato di allarme, sono state emesse oltre 1 milione di sanzioni a livello nazionale, con circa 1,3 milioni di persone multate per aver violato le restrizioni.

 

La Corte Costituzionale ha stabilito che alcune parti dell’articolo 7 del Regio Decreto 463/2020, relative al divieto generale di circolazione, comportavano una sospensione ingiustificata del diritto fondamentale alla libertà di movimento, andando oltre una semplice limitazione. Tale misura superava i limiti dello stato di allarme, secondo la Corte, che ha precisato che una restrizione così drastica sarebbe stata giustificabile solo con uno stato di emergenza più severo, soggetto a un iter parlamentare più rigoroso.

 

La sentenza si applica retroattivamente a tutte le multe emesse durante il lockdown del 2020, creando un notevole onere per l’amministrazione statale. The Objective riferisce che «l’applicazione è stata lenta e disuniforme a seconda delle regioni», suggerendo che i rimborsi potrebbero richiedere mesi o anni.

 

Il quotidiano sottolinea che i 92.278 casi annullati finora rappresentano «solo la punta dell’iceberg di una crisi normativa» derivante dalle severe politiche di lockdown imposte dal governo spagnolo nel 2020.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di Javier Perez Montes via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

Continua a leggere

Più popolari