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Intelligenza Artificiale

Top ricercatori di Intelligenza Artificiale lasciano Facebook

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Il social media di Mark Zuckerberg sta perdendo i suoi massimi leader nel campo dell’Intelligenza Artificiale. Lo riporta Fortune, che scrive come l’azienda abbia visto almeno tre importanti leader dell’IA lasciare nel solo mese di marzo.

 

Si tratterebbe di Devi Parikh, ex direttore senior dell’intelligenza artificiale generativa di Meta, Abhishek Das, ex capo del team Fundamental AI Research (FAIR) di Meta, ed Erik Meijer, ex direttore dell’ingegneria di Meta.

 

Ogni dirigente ha dato l’addio ai propri colleghi alla fine del mese scorso annunciandolo su X. Sembra che non ci siano rancori, in quanto la Parikh ha detto che «le sarebbe mancato Meta», mentre il Das ha scritto nel suo addio che la squadra FAIR di Meta rimane «davvero forte. Faccio il tifo per loro!».

 

Tuttavia, nessuno di questi tre ricercatori è stato così disponibile come Meijer, che ha dichiarato in un post su X molto schiettamente che mentre è «più ottimista che mai nei confronti di Meta con la maggiore attenzione dell’azienda all’intelligenza artificiale», crede che continuare a lavorare per tale azienda potrebbe limitarsi a qualcuno che non vuole necessariamente costruire il proprio modello linguistico di grandi dimensioni (LLM).

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«Data l’incredibile pressione competitiva sul campo», ha scritto Meijer, «non c’è davvero alcun vantaggio nell’essere all’interno di una grande azienda se si vuole costruire cose interessanti sopra i LLM».

 

Considerando che il CEO di Meta ha scritto personalmente e-mail di reclutamento per lo staff di Intelligenza Artificiale presso il suo concorrente Google, perdere tre dei migliori scienziati di intelligenza artificiale in un periodo così breve non è rassicurante per la crescita dell’azienda, scrive Futurism.

 

Da un lato, data la quantità di venture capital investito nelle startup di intelligenza artificiale, non sorprende vedere alcuni direttori rischiare di lasciare le grandi aziende in una fase importante e delicata per quanto riguarda questo nuovo sviluppo dell’AI.

 

Tuttavia, alcuni esperti affermano che questi licenziamenti volontari riflettono i modelli dei precedenti cambiamenti tecnologici. «Ogni volta che c’è una nuova piattaforma o livello dello stack tecnologico, c’è l’opportunità per le startup di creare app sopra di essa», ha dichiarato a Fortune Arvind Narayanan, professore di informatica a Princeton. «Lo abbiamo visto con il PC, il web, gli app store mobili e ora lo stiamo vedendo con l’Intelligenza Artificiale generativa».

 

Secondo il Narayanano, questo è un ciclo previsto nella Silicon Valley. E anche se Meijer ha detto a Fortune che la partenza simultanea dei tre dirigenti è probabilmente dovuta al ciclo di revisione annuale dell’azienda, si potrebbe trattare di un colpo duro per Meta, soprattutto perché la corsa all’Intelligenza Artificiale della Silicon Valley continua a surriscaldarsi ed è sempre più competitiva.

 

Secondo un articolo di sette mesi fa del Wall Street Journal, Meta – società padrona, oltre che di Facebook, di Instagram e Whatsapp – starebbe sviluppando segretamente un potente modello di Intelligenza artificiale progettato per competere con GPT-4 di OpenAI.

 

Come riportato da Renovatio 21, per quanto poco reclamizzato, Facebook nel tempo ha eseguito ricerche molto avveniristiche, come quella per creare dispositivi in grado di leggere il pensiero degli utenti.

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Intelligenza Artificiale

Robocani cinesi armati di fucili d’assalto

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L’Esercito Popolare di Liberazione (EPL) – cioè le forze armate della Repubblica Popolare Cinese – ha dimostrato alcune delle sue capacità militari più avanzate durante le esercitazioni congiunte con la Cambogia che si concluderanno giovedì. L’elenco delle armi impiegate dai soldati comprendeva diversi tipi di robot militari, compreso un robocane radiocomandato dotato di fucile d’assalto.   «Attrezzature intelligenti», compresi tutti i tipi di robot e veicoli aerei senza pilota, sono stati al centro delle esercitazioni Golden Dragon 2024, ha detto l’emittente statale cinese CCTV in un video report pubblicato questa settimana. Filmati dell’evento mostrano diversi tipi di robot controllati a distanza utilizzati per una vasta gamma di compiti, tra cui ricognizione, rilevamento di bersagli e persino operazioni di assalto.   I robocani da ricognizione del peso di 15 chilogrammi potrebbero funzionare per un periodo compreso tra due e quattro ore, fornendo trasmissione video in tempo reale alle truppe, ha detto a CCTV un operatore del dispositivo.

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È stato dimostrato che il robot è in grado di sdraiarsi rapidamente, di saltare e di muoversi in varie direzioni su terreno pianeggiante. Secondo i media cinesi, tali dispositivi sono in grado di pianificare i propri percorsi ed evitare ostacoli senza ulteriori input da parte dei loro operatori.   Una versione più pesante del cane robot, del peso di 50 chilogrammi e dotata di un fucile d’assalto montato sulla schiena, è stata vista partecipare all’addestramento alle operazioni d’assalto da parte dell’esercito cinese. Il robot è stato il primo a entrare in un edificio, seguito da una squadra d’assalto.     Secondo il suo operatore, il robocane armato potrebbe sostituire un soldato in missione di ricognizione in un’operazione di combattimento urbano ed essere il primo a identificare un nemico e ad attaccare un bersaglio. I filmati pubblicati dalla CCTV mostravano anche vari tipi di droni volanti, inclusa una versione a sei rotori dotata anche di un fucile d’assalto.   Il drone è stato mostrato mentre sparava al suo bersaglio mentre si librava sopra un piccolo hangar simulando un edificio durante gli esercizi.   Non era la prima volta che l’esercito cinese dimostrava l’uso di robot armati di pistole durante le sue esercitazioni.   Anche un altro video, pubblicato cinque mesi fa, mostrava un cane robot simile con un fucile d’assalto montato sulla schiena. Tale automa cinoide è stato visto utilizzato in una simile capacità di «avanguardia” mentre i soldati dell’EPL stavano prendendo d’assalto alcuni edifici.  

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Pechino ha inoltre militarizzato modelli di robocane, portandoli sul sempre irrequieto confine himalayano con l’India, dove è schierato il robo-yak. Un video particolarmente inquietante mostra un robocane armato essere trasportato in cima ad un palazzo da un drone   Varie volte i cinesi hanno mostrato le capacità di allevamento di robocani, pubblicando video di branchi minacciosi che si muovono in armonia.   È stato riferito che anche le truppe statunitensi hanno utilizzato robot simili durante il loro addestramento. Le riprese video di questo evento sono state pubblicate dalla CNN già nel 2020. Tuttavia, il modello dell’esercito americano è stato utilizzato solo per missioni di esplorazione per rilevare le minacce che i soldati potevano affrontare in un ambiente sconosciuto e non aveva armi che potessero essere viste nel video.   Come riportato da Renovatio 21, i soldati USA l’anno passato hanno testato un robocane munito di lanciarazzi. Il corpo dei Marines starebbe testando quadrupedi robotici armati in queste settimane. Le Forze di Difesa di Israele (IDF) stanno utilizzando robocani a Gaza.

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Droni e sistemi senza pilota hanno assunto un ruolo sempre più importante nei conflitti moderni, come ha dimostrato Mosca nel suo continuo stallo contro Kiev. L’esercito russo ha regolarmente pubblicato video delle sue truppe che utilizzano vari tipi di droni per distruggere l’equipaggiamento militare ucraino, compresi carri armati e veicoli blindati forniti dall’Occidente.   La famiglia di droni kamikaze Lancet, noti anche come munizioni vaganti, è stata spesso citata nel contesto di attacchi russi riusciti e, in particolare, è stata responsabile della distruzione di diversi carri armati Abrams di fabbricazione statunitense.   Come riportato da Renovatio 21, la Cina ha fatto capire di star preparandosi per l’implementazione militare già per la prossima guerra.   La Cina schiera di fatto già da tempo robot militari volanti impressionanti. È il caso degli sciami di droni autonomi assassini in grado di inseguire ed eliminare esseri umani anche tra le foreste di bambù, studiati dall’Università del Zhejiang. Si tratta della realizzazione di veri e propri slaughterbots.   L’utilizzo dei robot non è limitato, ovviamente, alla sfera militare, essendo già tracimato in quello della sorveglianza della popolazione nazionale stessa.   Come riportato da Renovatio 21, i robocani hanno pattugliato le strade di Shanghai durante il colossale lockdown della primavera 2022, dove per sorvegliare e punire i 26 milioni di abitanti usarono, oltre agli androidi quadrupedi, anche droni che volevano tra i palazzi ripetendo frasi come «contieni la sete di libertà del tuo spirito».

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Intelligenza Artificiale

Il CEO di OpenAI accusato di essere «megalomane»

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Il CEO di OpenAI, Sam Altman, è ritenuto un ragazzo estremamente ambizioso. È noto che in realtà il ragazzo non è un founder – ossia un creatore di imprese, un inventore di startup dalla crescita vertiginosa – quanto piuttosto uno che riesce a farsi mettere nel posto giusto nel momento giusto.

 

Altman, classe 1985, prese la guida di Y Combinator, un acceleratore di startup (cioè un istituto che prende le aziende e le fa crescere grazie a competenze e ai finanziamenti venture capital) dopo che il timone gli fu passato dal fondatore Paul Graham. Qui si fece notare per il successo di alcune startup passate per l’acceleratore, e per qualche intervista in cui dava dalla tecnologia una visione originale e talvolta apocalittica, non lontana dai toni di Peter Thiel, che è suo conoscente.

 

Capitò a OpenAI quando la società, fondata come ente senza scopo di lucro da Elon Musk, passò ad essere un business vero e proprio. Neanche l’azienda che lo ha portato al successo globale, quindi, viene da una sua idea, ma da un’iniziativa di un vero founder come il geniale sudafricano. Sul rapporto fra i due, che non è chiarissimo («ho sentimenti contrastanti su Sam», ha detto Musk riguardo ad Altman), che è stato recentemente estromesso e reintegrato), girava una decina di anni fa un video che analizzava la postura corporale durante un’intervista che Altman, che peraltro è omosessuale dichiarato, fece a Musk.

 

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Ora, con il successo di ChatGPT, l’ambizione dell’Altman sembra cresciuta a dismisura. All’inizio di quest’anno, il Wall Street Journal ha riferito che OpenAI sta cercando di raccogliere fino a 7 trilioni di dollari per un’impresa di hardware AI. Si tratta di più di 14 volte tutte le vendite globali di chip dello scorso anno.

 

Come riportato da Renovatio 21, Microsoft e OpenAI avrebbero messo in piedi il progetto di un supercomputer da 100 miliardi di dollari per addestrare un’AI avanzatissima.

 

Nel frattempo, la società sta cercando di raccogliere fondi per una valutazione di oltre 100 miliardi di dollari, che la renderebbe una delle startup più preziose al mondo. A partire dal febbraio scorso, l’azienda ha un valore di 80 miliardi di dollari, a seguito di un accordo con il fondo di capitale di rischio Thrive Capital.

 

«È un megalomane», ha detto a Business Insider un anonimo partner di venture capital, che ha trascorso del tempo con Altman. «Per lo stesso motivo per cui non mi fido di Elon, semplicemente non mi fido di qualcuno le cui aspirazioni riguardano così chiaramente se stesso».

 

In passato, altri gli investitori avrebbero menzionato un «campo di distorsione della realtà» di Altman, un riferimento al defunto CEO di Apple Steve Jobs, noto per distorcere la realtà a vantaggio suo e dei suoi interessi aziendali.

 

«Sta costruendo la piattaforma di Sam», ha detto alla pubblicazione americana Ali Ghodsi, CEO della società di analisi e intelligenza artificiale Databricks, «ed è per questo che i suoi progetti collaterali vengono finanziati come le società pubbliche».

 

Il curriculum di Altman pare avere luci ed ombre. Nel 2019, secondo quanto riferito, gli è stato chiesto di lasciare Y Combinator dopo essere stato accusato di essersi arricchito oltremodo, ha scritto il Washington Post. Si dice che quell’evento sia almeno in parte il motivo per cui è stato licenziato da OpenAI a novembre.

 

Mesi dopo il crollo dell’azienda, Altman è rientrato nel consiglio di amministrazione di OpenAI, consolidando il suo controllo e la sua influenza sull’azienda. Ma gli investitori stanno iniziando a diffidare dell’immenso clamore che circonda il sempre più ricco CEO.

 

«Ci sono buchi profondi un miglio nel curriculum di questo ragazzo, ma è riuscito a capire come prendere i suoi pezzi degli scacchi e muoverli correttamente», ha detto sempre a Business Insier il fondatore di una startup e angel investor che conosce Altman. «E ora una delle cose è impazzita e lui è un esperto di intelligenza artificiale».

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Come riportato da Renovatio 21, Elon Musk ha fatto causa ad OpenAI citando «profondi rischi per la società e l’umanità». La causa elencava il CEO di OpenAI Sam Altman e il presidente Gregory Brockman come co-imputati nel caso e richiedeva un’ingiunzione per impedire a Microsoft di commercializzare la tecnologia.

 

Altman è dietro all’inquietante progetto del Worldcoin, un progetto che assegna una criptovaluta agli utenti che accettano di farsi scansionare l’iride, di modo da incentivare la cessione da parte dei cittadini di dati biometrici che serviranno all’ID digitale, e di lì ad un reddito di cittadinanza mondiale.

 

«L’AGI [Intelligenza Artificiale generale, cioè la macchina pensante e senziente vera e propria, ndr] sta per accadere» ha dichiarato Alex Blania, il CEO di Worldcoin. «Sta per sconvolgere la società in modo significativo. E Sam [Altman] aveva già la convinzione che alla fine l’UBI [reddito universale di base, ndr] dovrà realizzarsi, e potrebbe essere una delle cose più importanti per la società» dice Blania nell’intervista. «Se arriviamo a 8 miliardi di utenti, effettuerai sicuramente l’accesso e in realtà otterrai UBI solo tramite il tuo World ID».

 

Gratta il miliardario, trovi il tecnocrate mondialista. Sempre. Specie nel giro di Bill Gates.

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Immagine di TechCrunch via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Creative Commons Attribution 2.0 Generic

 

 

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Arte

«Un insulto alla vita stessa»: Hayao Miyazaki contro l’Intelligenza Artificiale

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Ha ripreso a circolare in rete un video in cui il genio dell’animazione mondiale premio Oscar Hayao Miyazaki ad una presentazione di un software di Intelligenza Artificiale visiva raggela tutti definendola «un insulto alla vita stessa».   Il filmato, che risale a diversi anni fa, mostra il maestro nipponico ad un meeting in cui gli viene presentato un filmato generato dagli algoritmi. I giovani della società di telecomunicazione e media Dwango presentano al Miyazaki – non esattamente conosciuto per le sue capacità diplomatiche (chiedere a Hideaki Anno) – mostrano di essere in grado di far fare al computer una scena in cui una figura vagamente antropomorfa cammina sulla testa.   Dopo aver ricordato di quando andava a trovare tutti i giorni un amico disabile, il Miyazaki si irrigidisce. si dice quindi «davvero disgustato».  

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«Chiunque ha fatto questo non ha alcuna cognizione del dolore. È davvero spiacevole» continua il premio Oscar. «Potete fare cose orribili se volete, ma non ci voglio avere niente a che fare».   «È un orrendo insulto alla vita» tuona il genio.   Il produttore dello studio Ghibli Toshio Suzuki a questo punto chiede ai giovani tecnologi «qual è il vostro vero fine». Uno – non quello che aveva fatto la presentazione fino a un secondo prima col sorriso sulle labbra – risponde che vogliono creare «una macchina che disegni film come fanno gli esseri umani».   Il filmato finisce con Miyazaki che borbotta: «ho paura che la fine del mondo sia vicina».   Chi conosce l’opera del maestro – che per qualche ragione non è ancora stato nominato Ningen Kokuho cioè «tesoro nazionale vivente», titolo monumentale che il governo nipponico assegna ai suoi irripetibili artisti (della calligrafia, del teatro kabuki, delle tanti arti in cui il Sol Levante eccelle) – sa bene che la fine del mondo è, in effetti, qualcosa alla quale egli ha pensato, forte anche della sua esperienza personale di bambino cresciuto tra le macerie fumanti delle città giapponesi bombardate dagli americani fino alla nuclearizzazione.   Molti italiani della generazione nata tra gli anni Settanta e Ottana ricordano la serie Conan, di cui Miyazaki non può vantare, per qualche ragione di diritti supponiamo, la produzione (al Ghibli Museum, incantevole casetta fuori Tokyo che da luogo dove si lavorava alacremente ai film è diventato museo miyazakiano, Conan è del tutto assente). La storia, tratta dal romanzo dello scrittore di fantascienza statunitense Alexander Key (1904-1979) The Incredible Tide (tradotto in italiano come Conan il ragazzo del futuro), narrava di un modo post-apocalittico dove le città sono state sommerse dopo una guerra immane scatenata dalle tecnologie distruttive.

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Tuttavia, se pensiamo all’Intelligenza Artificiale e alla fine del mondo, può venirci in mente una scena, un po’ accennata, su cui verte l’ulteriore capolavoro miyazakiano Nausicaa della Valle del Vento (1984). Nel mondo descritto dal film – anche qui post-apoc – una guerra ha azzerato la civiltà e sconvolto l’ecosistema terrestre. A perpetrarla gli Dei Guerrieri, detti anche Guerrieri Invincibili, titanici androidi biologici in grado di sparare raggi termonucleari.     «Gli esseri umani hanno perduto la fiducia in loro stessi» dice amaramente Miyazaki alla fine del filmato.   Tutto vero.

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Immagine: robot da Laputa Il Castello nel cielo presente sul tetto del Ghibli Museum a Mitaka, Tokyo Immagine di Tokyo Times via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic    
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