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Geopolitica

Botte da orbi sul confine India-Cina. Ripartono le tensioni

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Le truppe indiane e cinesi si sono nuovamente scontrate lungo il confine che negli ultimi anni ha visto micidiali combattimenti corpo a corpo, con soldati che si prendono a sassate e a bastonate sul tetto del mondo.

 

Si tratta del primo episodio di violenza da oltre un anno lungo la cosiddetta Line of Actual Control (LAC), un confine che serve come cuscinetto tra le due Nazioni più popolose del mondo.

 

L’incidente è avvenuto nel settore Tawang dell’Arunachal Pradesh, uno stato nel nell’Indi nordoccidentale, già teatro di scontri in passato. La notizia ha cominciato a filtrare lunedì e ha ricevuto conferma da entrambe le parti a partire da martedì. Si dice che l’incidente nel remoto avamposto sia avvenuto venerdì.

 

In rete circolano diversi video non verificati, dove epperò le botte sembrano verissime. Ambo le parti picchiando come fabbri. Impressionanti, ad ogni modo, i cinesi che a 5000 metri di altitudine indossano la mascherina anti-COVID.

 

 

Martedì il ministro della Difesa indiano Rajnath Singh ha informato il Parlamento di Nuova Dehli, descrivendo che gli scontri sono iniziati dopo che le truppe cinesi «hanno invaso il territorio indiano» e «hanno tentato unilateralmente di cambiare lo status quo» lungo il confine conteso vicino all’area.

 

Il ministro del governo Modi ha dichiarato che le truppe indiane hanno risposto con forza per impedire ai militari dell’Esercito di Liberazione del Popolo di «trasgredire nel nostro territorio», specificando che stavolta nessun soldato indiano era stato «ferito o gravemente ferito».

 

Alcuni resoconti regionali sostengono che una manciata di soldati su entrambi i lati potrebbe aver subito lievi ferite. Qualche osservatore si sta chiedendo se lo scontro è stato più grave di quanto ufficialmente riconosciuto.

 

Il ministero degli Esteri cinese, nel frattempo, sembrava confermare un qualche tipo di incontro ostile ma senza riconoscere alcun dettaglio, definendo solo la situazione del confine ora «generalmente stabile».

 

La rissa tra militari sarebbe avvenuta in cima ad una montagna, a 5000 metri di altitudine, dove l’India mantiene una postazione dell’esercito.

 

Nel giugno 2020, 20 soldati indiani e un numero imprecisato di cinesi furono uccisi nella più sanguinosa rissa nella valle del fiume Galwan, nel Ladakh, in quello che fu lo scontro più grave degli ultimi decenni. Da allora entrambe le parti si sono impegnate a prevenire un simile disastro in futuro, pur, in realtà, continuando ad armare le truppe al confine.

 

In rete circola un video del 2021 in cui sono visibili botte da orbi tra soldati india e cinesi. È spacciato come video dell’ultimo scontro, tuttavia riguarda la rissa di un anno fa. Vale la pena comunque di guardarlo, magari coi popcorni.

 

 

Non possiamo dimenticare che la Cina schiera in Himalaya alcuni robot militari, tra cui il robo-Yak. Attendiamo fiduciosi un video di botte dove vi siano anch’essi.

 

L’Arunachal Pradesh fu teatro della guerra sino-indiana combattuta nel 1962, quando ancora c’erano Mao Zedongo (e Zhu Enlai, e Lin Biao) e Jawarharlal Nehru. La guerra tra i due Paesi durò un mese e provocò diverse migliaia di morti. Nel 1949 la neonata Repubblica Popolare Cinese dichiarò il confine tra i Paesi, allora chiamato linea MacMahon, illegittimo.  Una volta dichiarato (assai rapidamente) vittoria, la si ritirò tuttavia sulla linea McMahon e restituì i prigionieri di guerra indiani nel 1963.

 

Vale la pena di ricordare che entrambi i Paesi ora dispongono di armi termonucleari. Dai pugnazzi alle bombe atomiche è un attimo…

 

 

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Geopolitica

Ministro israeliano dichiara che non esiste alcun popolo palestinese

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Il ministro delle finanze israeliano Bezalel Smotrich ha dichiarato a una cerimonia commemorativa privata a Parigi che non esiste un popolo palestinese, che è un’invenzione del mondo arabo e che lui e i suoi nonni sono i veri palestinesi. Lo riporta il quotidiano israeliano Times of Israel.

 

Smotrich ha affermato che «non esistono i palestinesi perché non esiste il popolo palestinese», un commento che è stato accolto con applausi dai partecipanti, come si vede in un video dell’evento pubblicato online.

 

«Sai chi sono i palestinesi?” ha proseguito il ministro dello Stato ebraico. «Io Sono palestinese», ha detto, citando anche sua nonna, nata nella città israeliana settentrionale di Metula 100 anni fa, e suo nonno, un gerosolimitano di 13ª generazione come i «veri palestinesi».

 

 

«Esiste una storia o una cultura palestinese? No. Ci sono stati arabi in Medio Oriente che sono arrivati ​​in Terra d’Israele contemporaneamente all’immigrazione ebraica e all’inizio del sionismo. Dopo 2000 anni di esilio, il popolo di Israele stava tornando a casa, e intorno c’erano arabi a cui non piaceva. Quindi cosa fanno? Inventano un popolo fittizio in Terra d’Israele e rivendicano diritti fittizi in Terra d’Israele solo per combattere il movimento sionista».

 

Le comunità arabe occupate dovrebbero «smettere di sputare nel pozzo da cui stanno bevendo», ha detto Smotrich, riferendosi al beneficio che gli arabi avrebbero tratto dal «miracolo» che è Israele.

 

Le ultime osservazioni infiammatorie di Smotrich sono arrivate all’incirca nello stesso periodo in cui i funzionari della sicurezza israeliani e palestinesi si stavano riunendo a Sharm el Sheik, in Egitto, per dare seguito a un incontro di febbraio ad Aqaba, in Giordania, per elaborare accordi di sicurezza per la Cisgiordania.

 

Un comunicato congiunto firmato da Israele e Palestina sottolinea il «diritto legale» che la Palestina ha di svolgere responsabilità di sicurezza sull’Area A della Cisgiordania.

 

Secondo il Times of Israel le forze dello Stato ebraico conducono regolarmente raid nell’Area A che hanno ucciso dozzine di palestinesi nell’ultimo anno.

 

L’affermazione di Smotrich non è nuova: la prima a dire che «i palestinesi non esistono» fu, negli anni Settanta, la premier Golda Meir.

 

 

Dal discorso di Smotrich restano completamente fuori, per qualche motivo, i cristiani palestinesi, in nessun modo assimilabili alla narrativa professata dal ministro, e pure dotati di loro automatiche rappresentanze alla Knesset. Attualmente, i cristiani israeliani si stanno dimostrando inquieti per il nuovo governo Netanyahu.

 

Come riportato da Renovatio 21, un nuovo disegno di legge proposto dall’alleanza partitica Ebraismo della Torah Unito (UTJ) prevede la criminalizzazione dei tentativi di conversione; la proposta pone l’accento sul proselitismo cristiano.

 

Un altro ministro israeliano, il capo del dicastero della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir, due mesi fa ha vietato l’esposizione di bandiere palestinesi in luoghi pubblici sostenendo che «incoraggiano il terrorismo».

 

 

 

 

 

Immagine di 4800 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)

 

 

 

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Essere genitori

La manovra dietro la richiesta di arresto di Putin da parte della Corte Penale Internazionale

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Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin è stato accusato dalla ICC, o Corte Penale Internazionale (CPI), di aver permesso al commissario presidenziale per i diritti dei bambini Maria Lvova-Belova di salvare orfani dalla zona di guerra del Donbass e poi trovare genitori russi disposti ad adottarli.

 

«La deportazione illegale di popolazione (bambini) e quella del trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle aree occupate dell’Ucraina» è scritto nel linguaggio della CPI.

 

È qui ignorato bellamente che milioni di residenti adulti del Donbass sono fuggiti in Russia in cerca protezione in questi anni di pulizia etnica (14 mila morti) praticata dal regime di Kiev contro l’etnia russa presente su quello che era sulla carta territorio ucraino. È ignorato altresì che dal 2014 la continuità tra i russi di ucraina e la madrepatria non ha potuto che aumentare a dismisura. Il successo dei referendum di annessione e della distribuzione dei passaporti a Lugansk e Donetsk stanno a significarlo alla perfezione.

 

Contrariamente a quel che può credere il quivis de populo, la Corte Penale Internazionale non è collegata alle Nazioni Unite. Inoltre, non ha autorità in Russia, Stati Uniti, Cina, India e dozzine di altri Paesi che non sono firmatari dello Statuto di Roma, lanciato nel 1998, entrato in vigore nel 2002 e modificato nel 2010.

 

La Russia, sebbene originariamente firmataria del documento di fondazione della CPI del 1998, si è ufficialmente ritirata dalla CPI anni fa, citando il suo allontanamento dai suoi obiettivi dichiarati.

 

In secondo luogo, gli Stati Uniti hanno promulgato una legge nel 2002 che proibisce qualsiasi cooperazione con la CPI e autorizza «tutti i mezzi necessari e appropriati», inclusa la forza militare, per liberare gli americani o i cittadini degli alleati degli Stati Uniti dalle azioni della CPI. In pratica, se un qualche cittadino americano accusato di essere un criminale di guerra viene preso e portato alla CPI, Washington manda un commando a esfiltrarlo (se va bene), oppure i bombardieri, o chissà ché.

 

La legge ovviamente protegge personaggi come George Bush, Dick Cheney e l’allegra compagnia neocon (quella che ora è dietro alla guerra contro la Russia) dalla possibilità di essere processati, e pagare, per aver macellato uno o due milioni di persone in Iraq – più l’Afghanistan… è bello pensare che anche Biden, Jake Sullivan, Victoria Nuland e soci mai potranno essere processati all’Aia per l’attacco terroristico al gasdotto Nord Stream. Lo stesso dicasi per Anthony Fauci e per Shi Zhengli, la batwoman del laboratorio di Wuhano, qualora mai ci fosse un processo internazionale per il coronavirus.

 

Non solo Putin è ora ricercato dal Tribunale per crimini internazionali dell’Aia. Con lui c’è Maria Lvova-Belova, Commissario presidenziale per i diritti dei bambini della Federazione Russa, una donna che col marito, pur avendo già cinque figli dal marito sacerdote ortodosso, ne ha adottati molti altri, arrivando ad essere custode di 23 fanciulli.

 

Prima di ricevere l’incarico di Commissario per l’infanzia, la Lvova-Belova aveva insegnato chitarra nelle scuole di musica per bambini. Successivamente, aveva fondato Novjie Berega, una comunità per giovani con diversi tipi di disabilità.

 

L’anno scorso lei e suo marito avevano adottato il loro primo figlio dal Donbass: ecco il presunto complice di Putin.

 

Durante il conflitto, la Lvova-Belova ha trovato genitori adottivi e tirato fuori gli orfani dal pericolo in corso. Lo stesso regime di Kiev che da nove anni ha ucciso un numero significativo di genitori, aggravando notevolmente il problema degli orfanotrofi, ha dichiarato alla Corte penale internazionale che Lvova-Belova, insieme a Putin, sta rapendo i bambini, presumibilmente i loro cari cittadini ucraini.

 

Dopo l’emissione da parte della CPI di un mandato di arresto, Maria Lvova-Belova ha ringraziato sarcasticamente la «comunità internazionale» per aver apprezzato il suo lavoro per aiutare a salvare i bambini dalla zona degli attacchi ucraini.

 

La triste realtà, che a questo punto getta ombre anche sui sistemi giudiziari transnazionali, è che tutta questa manovra serve a ferire le possibilità di manovra di Putin, che non potrà più visitare Paesi stranieri qualora fossero firmatari dello Statuto di Roma che riconosce la CPI. Il presidente russo rischierebbe l’arresto.

 

Per cui, per Putin, niente più G20, etc.: ecco un modo per togliere il vero dominatore della scena globale dai palcoscenici diplomatici.

 

Paradossalmente, Putin potrebbe però visitare gli USA, che rivendicano l’opzione militare nel caso la CPI tocchi uno dei loro.

 

L’ipocrisia dell’intero sistema internazionale occidentale arriva al parossismo, al ridicolo.

 

 

 

 

Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0) 

 

 

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Geopolitica

La Siria ristabilisce le relazioni con il mondo arabo. Geopolitica USA al palo

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La riconnessione della Siria con i Paesi del mondo arabo e le loro istituzioni sta prendendo piede.

 

Nel suo articolo riguardo la visita di Bashar al-Assad negli Emirati Arabi Uniti del 19 marzo, la testata araba Al-Monitor ha riferito che le discussioni per riportare la Siria nella Lega Araba stanno guadagnando slancio, così come la considerazione dei modi per portare più aiuti economici nel Paese.

 

Assad era accompagnato da sua moglie, Asma al-Assad, una presenza ritenuta significativa.

 

Bassam Barabandi, ex diplomatico siriano, ha dichiarato ad Al-Monitor che lo scopo principale della visita è facilitare gli aiuti umanitari al Paese, possibilmente da inserire nelle iniziative dell’ufficio della first lady

 

A febbraio, in seguito ai terremoti in Siria e Turchia, gli Emirati Arabi hanno promesso una somma maggiore di quella offerta da qualsiasi altro Paese per aiutare la Siria: 100 milioni di dollari.

 

«Questo dossier [umanitario] ha visto un grande sviluppo da metà febbraio, attraverso l’attivazione di canali diretti di coordinamento”, ha detto Barabandi.

 

«Probabilmente Abu Dhabi presenterà un pacchetto di proposte relative alla possibilità di fornire il necessario sostegno economico alla parte siriana nel caso in cui siano soddisfatte una serie di condizioni», ha continuato Barabandi. «Il primo dei quali è l’adozione di misure serie relative al contenimento delle minacce alla sicurezza nazionale nei Paesi vicini, tra cui Turchia e Giordania».

 

Abdulkhaleq Abdulla, professore di scienze politiche alla New York University-Abu Dhabi, ha detto ad Agence France-Presse che è giunto il momento di riconciliarsi con Assad e vedere la Siria tornare nella Lega Araba.

 

«Gli Emirati Arabi Uniti sta guidando gli sforzi per riconciliarsi con i nemici del passato e trasformarli negli amici di domani», ha affermato.

 

Gli Emirati hanno ripristinato la loro ambasciata in Iran lo scorso agosto dopo anni di stallo politico. Quale potrebbe essere il ruolo della Cina in tutto questo non è indicato. La presenza di truppe turche nel nord della Siria è un altro problema che gli Emirati Arabi Uniti sta aiutando a mediare con Assad, secondo Barabandi.

 

«La parte emiratina presenterà un’iniziativa per avvicinare le opinioni alla parte turca, con l’obiettivo di accelerare i negoziati facendo pressioni su Assad affinché riduca la sua lista di condizioni», ha affermato, senza indicare se si chiederanno concessioni anche alla Turchia.

 

Come riportato da Renovatio 21, le sanzioni USA contro Damasco hanno ostacolato la risposta alla devastazione del sisma. La Siria è poi stata bombardata dallo Stato di Israele poco dopo la catastrofe del terremoto.

 

Due settimane fa il Capo di Stato Maggiore USA Mark Milley ha visitato le truppe americane che occupano parte della Siria. Assad, in visita a Mosca, ha rivelato che nella base di siriana Al Tanf gli USA addestrerebbero terroristi.

 

L’anno passato l’Intelligence russa aveva accusato gli Stati Uniti di addestrare in Siria militanti ISIS da spedire sul fronte ucraino. Alcune foto di combattenti ucraini con le mostrine dello Stato Islamico potrebbero esserne testimonianza.

 

Assad era stato in visita ufficiale negli Emirati anche un anno fa. Un evento che poteva essere letto come i primi passi di un mondo che prova a fare senza Washington. L’accordo, stipulato tramite la Cina, tra gli arcinemici regionali Iran e Arabia Saudita fa propendere per questa lettura: la geopolitica mondiale calcola sempre meno il volere della Casa Bianca.

 

 

 

 

 

Immagine di Beshr Abdulhadi via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

 

 

 

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