Famiglia
Se la pubblicità contiene una vera famiglia il mondo impazzisce
Mentre l’Italia – Paese che ha al governo divorziati e persone che vivono in stato di concubinato – impazzisce per lo spot dell’Esselunga che lascia pensare, sia mai, che il divorzio fa male ai bambini, i quali sognano naturalmente una famiglia unita, lo spot di una celeberrima catena di fast food in un Paese lontano ha fatto discutere molto gli utenti occidentali: esso rappresenta, con estrema semplicità, la cosiddetta famiglia nucleare.
In Giappone è comparsa una pubblicità di McDonald’s, che mostra semplicemente una madre e un padre che mangiano con la figlia.
Lo spot, pubblicizzato mercoledì sull’account Twitter di McDonald’s Japan, dipinge il quadro di genitori felici che mangiano una combinazione di crocchette di pollo del popolare fast food al tavolo della cucina, mentre la loro figlia è entusiasta di essere nutrita con una patatina fritta.
Nonostante la sua semplicità, il breve filmato è stato elogiato per il suo messaggio pro-natalista e per la rappresentazione positiva del nucleo familiare tradizionale, notevolmente assente dai media occidentali negli ultimi tempi.
«Questa è una pubblicità di McDonald’s dal Giappone. Il motivo per cui questa pubblicità è esplosa è perché ci è estranea, perché l’Occidente non è più in grado di produrre messaggi di base che parlino al nucleo dell’essere umano», ha riassunto un utente di Twitter.
McDonald's ad from Japan promoting family values is going viral on X. pic.twitter.com/HauSHxUf7R
— Citizen Free Press (@CitizenFreePres) September 21, 2023
Da notare la colonna sonora: si tratta di una versione da pianoforte di Akatombo («libellule rosse»), la stupenda, toccante ninna nanna che ogni bambino e ogni mamma giapponese conoscono a memoria.
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«McDonald’s Japan promuove l’idea di avere una famiglia come vantaggio, ma qui in Occidente questo è disapprovato», ha scritto un altro utente, aggiungendo: «Abbiamo bisogno di più cose come questa. Non i bambini piazzati in uno spettacolo di drag queen».
McDonald’s Japan vs McDonald USA.
Another W for Japan. pic.twitter.com/VnS8rm79Lq
— iamyesyouareno (@iamyesyouareno) September 22, 2023
Altri utenti hanno anche preso atto della mancanza di temi di giustizia sociale e di propaganda razziale, narrazioni controverse spesso infilate giù per la gola pure ai consumatori di altri Paesi.
Oliver Jia, un ricercatore americano che vive in Giappone, ha colto l’occasione per evidenziare la netta contrapposizione tra McDonald’s in Giappone e in America, sottolineando che i ristoranti giapponesi hanno «cibo molto più fresco, personale più cordiale e i ristoranti generalmente puliti significa che vedi bambini studiare lì per ore». La cultura attorno a McDonald’s in Giappone, dice, è completamente diversa da quella degli Stati Uniti.
Di fatto, quando si vedono video con i lavandini con sanitizzazione dello smartphone incorporata si capisce la differenza con i nostri fast-food.
McDonald's in Japan have installed sink systems that come with a slot that "sanitizes" your smartphone 📱🫧 pic.twitter.com/5axGrL8PQJ
— Daily Loud (@DailyLoud) April 19, 2023
Un utente ha teorizzato che il messaggio pro-famiglia potrebbe avere qualcosa a che fare con il calo dei tassi di natalità del Giappone, che recentemente ha toccato un minimo storico.
Nel corso dell’anno il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha avvertito che il Paese sta precipitando in un precipizio demografico. Nei primi mesi del 2022 era emerso con forza che il calo delle nascite stava accelerando sempre più.
Come riportato da Renovatio 21, gli USA, per tramite del controverso ambasciatore Rahm Emanuel, sono intervenuti a gamba tesa in questioni legate alla famiglia giapponese, per esempio attaccando la principale sigla scintoista per il suo pensiero sull’ascesa degli LGBT nella società nipponica.
Immagine screnshot da Twitter
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Famiglia
L’Irlanda vota per mantenere il linguaggio «sessista» nella sua Costituzione
Gli elettori irlandesi hanno respinto a stragrande maggioranza la proposta di rivedere la definizione di famiglia nella Costituzione del Paese e di rimuovere la menzione dei «doveri domestici» delle donne. Sia il governo che i partiti di opposizione hanno sostenuto che il testo attuale contiene un linguaggio antiquato e sessista sulle donne e sul loro ruolo nella società.
Venerdì si è svolto il referendum in materia, in significativa concomitanza con la Giornata internazionale della donna.
Agli elettori è stata offerta la possibilità di espandere la tutela costituzionale delle famiglie per includere quelle fondate su «relazioni durevoli» diverse dal matrimonio. È stato anche proposto loro di eliminare la clausola sul dovere dello Stato di «garantire che le madri non siano costrette, per necessità economica, a impegnarsi nel lavoro trascurando i loro doveri domestici».
Secondo i risultati ufficiali diffusi sabato sera, il 67,7% ha votato contro la ridefinizione della famiglia, mentre quasi il 74% ha respinto la rimozione della clausola dei «doveri domestici».
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«Penso che sia chiaro in questa fase che i referendum sull’emendamento sulla famiglia e sull’emendamento sull’assistenza sono stati sconfitti», ha detto sabato il primo ministro di origine indiana Leo Varadkar, il primo premier irlandese gay dichiarato, in una conferenza stampa a Dublino, ammettendo che le autorità non sono riuscite a convincere la maggioranza dell’opinione pubblica.
In precedenza aveva sostenuto che il voto per il «no» sarebbe stato «un passo indietro» per i diritti delle donne e aveva criticato «il linguaggio molto antiquato e molto sessista» della costituzione. Anche il vice primo ministro Micheal Martin ha espresso la sua frustrazione per i risultati, ma ha sottolineato che il governo li «rispetta pienamente».
Secondo i media irlandesi, la formulazione vaga degli emendamenti, i problemi di comunicazione e la campagna poco brillante sono stati tra i motivi per cui la gente ha votato «no».
Adottata nel 1937, la costituzione irlandese è stata fortemente influenzata dalla Chiesa cattolica e, secondo i critici, riflette posizioni conservatrici sulle questioni sociali.
Nell’ultimo decennio, tuttavia, il Paese ha legalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso e ha abrogato il divieto quasi totale di aborto, dopo una campagna finanziata ampiamente da potentati economici internazionali interessati per qualche ragione a introdurre il figlicidio anche nella terra di San Patrizio.
Come riportato da Renovatio 21, ora il 95% delle donne irlandesi uccide il proprio figlio nel grembo materno se i test indicano che il bambino potrebbe avere la sindrome di Down.
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Immagine di pubblico dominio CCo via Wikimedia
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