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Economia

Rahm Emanuel: Biden dovrebbe dire agli operai licenziati di imparare a programmare

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L’ex capo del personale di Obama Rahm Emanuel ha detto venerdì su ABC che la Casa Bianca di Biden dovrebbe dire alle persone licenziate dai negozi al dettaglio di imparare l’informatica.

 

La Casa Bianca di Biden dovrebbe dire alle persone licenziate dai negozi al dettaglio di imparare l’informatica

«Ci saranno persone come quelle JC Penney [una catena di negozi americani recentemente chiuso, ndr] e altri punti vendita, e quei lavori non torneranno», ha detto Emanuel.

 

«Dai loro gli strumenti, sei mesi, diventeranno programmatori di computer, li pagheremo e avremo milioni di persone che si iscriveranno».

 

«Non torneranno all’economia della vendita al dettaglio e quindi dobbiamo dare loro un’ancora di salvezza per il prossimo capitolo».

 

Emanuel potrebbe far parte di una eventuale squadra di Biden

 


 

 

 

L’idea che un commesso debba voler diventare un programmatore o essere spinto dalla politica del governo a diventarlo è palesemente illiberale, irrispettosa, assurda. Tanto più che la programmazione non si apprende certo in sei mesi.

 

Possiamo immaginare che questo è il tipo di piano economico da folli che una eventuale Casa Bianca di Biden realizzerebbe proseguendo il trend della de-industrializzazione – sempre a favore della Cina Popolare, ovviamente

Emanuel ha servito come capo dello staff di Obama e come sindaco di Chicago, e ora ci sono probabilmente buone probabilità che possa servire in una potenziale amministrazione Biden, per cui possiamo immaginare che questo è il tipo di piano economico da folli che una eventuale Casa Bianca di Biden realizzerebbe proseguendo il trend della de-industrializzazione – sempre a favore della Cina Popolare, ovviamente.

 

Piuttosto che seguire ed espandere le politiche protezionistiche di Trump per riportare posti di lavoro in America e punire le aziende per l’outsourcing, abbracceranno il globalismo senza restrizioni e addestreranno tutti coloro che perdono il lavoro a causa dei loro lockdown anti-coronavirus a lavorare come scimmie scrivendo codice con stipendi risibili, come sta insegnando il caso Amazon.

 

Rahm Emanuel, che ha recentemente completato due termini come controverso sindaco di Chicago, era  stato Capo di Gabinetto del Presidente Obama, con il quale pareva avere intessuto un fortissimo rapporto oggetto di sussurri e speculazioni.

 

l fratello di Rahm, Ezekiel, è stato scelto questa settimana da Biden per la sua Task Force anticoronavirus. ha scritto un saggio intitolato «Perché spero di morire a 75 anni»

Il padre di Rahm, Benjamin Emanuel, un sabra (cioè un ebreo nato in Israele) di Gerusalemme, prima di fare il pediatra in USA ha militato nell’Irgun, un’organizzazione paramilitare ebraica che operava nel mandato britannico in Palestina. L’Irgun è stata vista come un’organizzazione terroristica che ha compiuto atti terroristici.

 

Il fratello di Rahm, Ezekiel, è stato scelto questa settimana da Biden per la sua Task Force anticoronavirus. Ezekiel, oncologo e controverso bioeticista, scrisse nell’ottobre 2014 sulla rivista progressista The Atlantic un articolo intitolato «Perché spero di morire a 75 anni». L’idea, degna della peggior eugentica nazionalsocialista, era quella di sospendere le cure alle persone sopra una certa età. Non ci è dato di sapere se egli l’abbia raccontata anche al quasi ottuagenario Joe Biden. Il quale non è detto, al momento, che riuscirebbe a capirla, e tantomeno a rispondere con una frase che abbia senso compiuto.

 

 

 

 

 

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Economia

De-dollarizzazione ingrata: l’Ucraina vuole lasciare il dollaro come valuta di riferimento

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Kiev sta valutando il passaggio dal dollaro statunitense all’euro come valuta di riferimento, ha dichiarato giovedì il capo della Banca Nazionale Ucraina (NBU). Queste dichiarazioni giungono nonostante la recente firma di un accordo bilaterale completo sui minerali con la Casa Bianca.

 

Kiev ha ripetutamente espresso il suo desiderio di aderire all’UE. Tuttavia, l’adesione «immediata» dell’Ucraina è stata costantemente osteggiata da diversi Stati membri. L’Ungheria ha espresso preoccupazione per la corruzione, il trattamento delle minoranze etniche e la concorrenza economica, in particolare nel settore agricolo.

 

Anche altri Paesi dell’UE, tra cui Slovacchia, Francia e Germania, hanno espresso delle riserve, sottolineando che Kiev deve soddisfare i parametri di riforma esistenti prima che i colloqui possano procedere.

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Secondo il governatore della NBU, Andrey Pyshny, la potenziale adesione all’UE ha spinto la banca centrale a valutare se la valuta nazionale, la grivna, debba essere più strettamente legata all’euro anziché al dollaro, secondo quanto riportato da Reuters. L’alto funzionario ha anche citato «un rafforzamento del ruolo dell’UE nel garantire le nostre capacità di difesa, una maggiore volatilità sui mercati globali e la probabilità di una frammentazione del commercio globale» come principali ragioni di questo cambiamento.

 

Il capo della banca centrale ha riconosciuto che la mossa sarebbe stata «complessa e avrebbe richiesto una preparazione versatile e di alta qualità».

 

All’inizio di questa settimana, la Presidente della Commissione Europea (CE) Ursula von der Leyen ha chiesto che i negoziati di adesione dell’Ucraina all’UE siano avviati già quest’anno. All’Ucraina è stato concesso lo status di candidato all’UE nel 2022, pochi mesi dopo l’escalation con Mosca, ma Bruxelles non ha ancora fissato una tempistica definitiva per l’adesione.

 

 

Von der Leyen ha suggerito che un’adesione più rapida all’UE potrebbe rafforzare la posizione negoziale dell’Ucraina con la Russia e aprire le porte a maggiori investimenti nel settore della difesa del Paese, sottolineando che Bruxelles sta lavorando per avviare il primo gruppo di negoziati di adesione e per l’apertura di tutti i gruppi entro il 2025.

 

Pyshny ha affermato che i legami più stretti con l’Europa e la normalizzazione delle condizioni economiche dovrebbero favorire una crescita modesta nei prossimi due anni, con un PIL previsto in aumento del 3,7-3,9%. Tuttavia, ha osservato che le prospettive economiche generali dipendono fortemente dall’andamento del conflitto in corso.

 

Per entrare a far parte dell’Unione, l’UE ha richiesto all’Ucraina di attuare una serie completa di riforme della governance, di contrastare la corruzione dilagante e di armonizzare la propria legislazione con il diritto comunitario. La piena adesione richiede inoltre l’approvazione unanime di tutti i Paesi dell’UE.

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Nel frattempo, secondo quanto riportato da Reuters, il parlamento ucraino ha votato all’unanimità a favore della ratifica dell’accordo sui minerali firmato con gli Stati Uniti, nella speranza di ottenere in futuro assistenza militare da Washington nel conflitto in corso.

 

Durante l’amministrazione Biden, gli Stati Uniti hanno fornito oltre 174 miliardi di dollari in aiuti a Kiev in seguito all’escalation del conflitto ucraino nel febbraio 2022, inclusi decine di pacchetti militari.

 

L’approccio è cambiato significativamente sotto la presidenza di Donald Trump, che sta spingendo per negoziati diretti tra Mosca e Kiev e ha insistito sul fatto che l’assistenza può continuare solo a condizioni che favoriscano gli interessi americani.

 

Una de-dollarizzazione anche in Ucraina, dopo la quantità imbarazzante di danaro arrivata da Washington, potrebbe suonare come un colpo di ingratitudine estrema per il presidente americano, che sta sforzandosi per ri-dollarizzare l’economia planetaria e che altre volte ha lamentato l’atteggiamento di Kiev.

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Economia

La fine della supremazia dello SWIFT

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Il sistema di messaggistica finanziaria SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Communication), originariamente concepito come mezzo tecnico e neutrale per facilitare la messaggistica sicura tra banche, negli ultimi 20 anni ha assunto sempre più una valenza politica, spingendo le nazioni di tutto il mondo a sviluppare alternative a SWIFT.   Un articolo apparso su The Cradle spiega che la prima grande sfida all’immagine di SWIFT come servizio neutrale si è verificata nel 2006, quando è stato rivelato che SWIFT forniva dati sulle transazioni bancarie alla CIA e al Dipartimento del Tesoro statunitense, una sorveglianza che continua ancora oggi.   Nel 2012, l’Iran è stato espulso da SWIFT, seguito dalla Corea del Nord nel 2017 e dalla Russia nel 2022.

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Queste azioni, e il problema generale di basare tutte le transazioni internazionali sulle disponibilità intermedie in dollari, hanno portato alla proliferazione di nuovi sistemi per la comunicazione bancaria: nel 2017, la Russia ha lanciato il suo Sistema per il Trasferimento di Messaggi Finanziari (SPFS), che ora include 177 istituti finanziari in una ventina di Paesi.   Nel 2015, la Cina ha lanciato il suo Sistema di Pagamento Interbancario Transfrontaliero (CIPS), che interagisce con SWIFT pur fornendo una propria capacità di messaggistica indipendente. Ora gestisce oltre 15 trilioni di dollari di transazioni in valuta cinese all’anno.   Nel 2018 è iniziata la discussione sullo sviluppo di BRICS Pay, che è stata oggetto di discussione al Summit BRICS di Kazan, in Russia, nell’ottobre 2024.   Nel 2022, l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN) ha lanciato l’iniziativa Regional Payment Connectivity (RPC), consentendo ai sistemi di pagamento in tempo reale, come le app per smartphone, di effettuare trasferimenti diretti tra conti nei diversi paesi, senza dover ricorrere a SWIFT.   Attraverso tariffe imprevedibili e sanzioni ampie e in continua espansione, gli Stati Uniti rappresentano forse il principale catalizzatore per lo sviluppo di alternative all’orbita finanziaria transatlantica.

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Come riportato da Renovatio 21, nel gennaio 2013 in Vaticano furono fermate carte e bancomat, sospendendo di fatto tutti i servizi di pagamento, allora gestiti tramite un sistema POS di Deutsche Bank Italia che non aveva l’autorizzazione del ministero delle Finanze italiano.   Secondo una storia molto circolata in rete, si trattava della minaccia di espulsione dello Stato Pontificio dal sistema SWIFT, o della sua effettiva realizzazione. La Chiesa sarebbe quindi tagliata fuori dal sistema bancario internazionale.   Poche settimane dopo, il 1 febbraio 2013, Benedetto XVI si dimise, un gesto ancora oggi misterioso, mai spiegato in modo convincente.  

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Economia

Dazi, pronunciamento degli hedge fund contro l’amministrazione Trump, che dieci anni fa aveva detto: «voglio salvare la classe media»

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Il Financial Times ha riportato che Stephen Miran, presidente del Consiglio dei Consulenti Economici del Presidente Trump, ha incontrato venerdì scorso, 25 aprile, i principali hedge fund e gestori patrimoniali per cercare di calmarli in merito ai dazi di Trump.

 

L’incontro, convocato a quanto pare da Citigroup, si è tenuto nel contesto della riunione annuale di primavera del Fondo Monetario Internazionale a Washington, e tra i circa 15 partecipanti figuravano «rappresentanti degli hedge fund Balyasny, Tudor e Citadel, nonché dei gestori patrimoniali PGIM e BlackRock».

 

«Alcuni partecipanti hanno trovato l’incontro di venerdì controproducente, con due persone che hanno descritto i commenti di Miran su dazi e mercati come “incoerenti” o incompleti, e una di loro che ha affermato che Miran era “fuori dalla sua portata”» scrive FT. Il Miran «”ha ricevuto domande ed è stato allora che è crollato tutto”, ha affermato una persona a conoscenza dell’incontro. “Quando ci si trova di fronte a un pubblico che sa molto, i punti di discussione vengono smontati molto rapidamente”».

 

 

Si tratta con evidenza di un primo pronunciamento della casta finanziaria degli hedge fund contro Trump, la cui introduzione dei dazi ha messo sottosopra l’establishment economico non solo americano.

 

L’avversione contro i dazi lanciati da Trump ha trovato eco anche in un suo sostenitore aperto come il finanziere CEO del fondo hedge Pershing Square Bill Ackman, che fa parte della quantità di miliardari conquistati dalla campagna presidenziale Trump.

 

Ackman, entusiasta perla vittoria di The Donald, si era detto molto contrariato dalla politica dei dazi, cercando di fornire poi motivazioni economiche.

 

 

«Con i dazi cinesi in vigore, il tempo non è nostro amico, poiché gli elevati dazi esercitano pressione sulle aziende americane, in particolare quelle piccole, e sulla nostra economia. Se i dazi venissero sospesi, la pressione sull’economia statunitense verrebbe in gran parte eliminata e il tempo diventerebbe nostro amico e nemico della Cina nei negoziati» scrive il manager dell’Hedge Fund.

 

«Ogni azienda statunitense sta già trasferendo la propria catena di approvvigionamento e la propria produzione fuori dalla Cina. E più tempo passa, peggio andrà per la Cina. L’unica cosa che ferma questa ondata di dazi è che la Cina elimini i suoi dazi, le barriere non tariffarie, le restrizioni di accesso al mercato, i sussidi alle imprese statali e il furto di proprietà intellettuale, ecc. che rendono la Cina un posto sfavorevole per fare affari».

 

Lo Ackman infine si rivolge al presidente: «quindi @realDonaldTrump , sospenderemo i dazi cinesi e alleggeriremo la pressione sulle aziende americane, e avrete tutto il tempo e la leva finanziaria del mondo per negoziare un ottimo accordo con la Cina».

 

Durante gli ultimi mesi di campagna elettorale prima della prima elezione a presidente, emerse che tra i suoi donatori non figuravano gli hedge fund, con l’eccezione di Robert Mercier e di sua figlia Rebecca.

 

 

In un’intervista con TIME magazine del 2015 Trump aveva detto che gli hedge funder se la stavano «cavando impunemente», in originale «getting away with murder», cioè non essere condannati dopo un omicidio.

 

Trump disse di volere «invertire la tassazione» perché «conosco gente che lavora per gli hedge fund e che sta facendo un sacco di soldi senza pagare nulla», confermando durante il programma Face the Nation della CBS, che avrebbe cambiato il sistema fiscale per costringere chi lavora per gli hedge fund a pagare di più.

 

«Non pagano nulla ed è ridicolo. Voglio salvare la classe media», ha detto Trump. «Non sono stati gli hedge fund a costruire questo paese. Sono gente che sposta documenti e ha fortuna».

 

I gestori di hedge fund spesso pagano l’aliquota fiscale sulle plusvalenze anziché l’imposta sul reddito. L’aliquota massima sulle plusvalenze è del 20%, significativamente inferiore alla fascia massima di imposta sul reddito ordinario, che è del 39,6%.

 

Trump ha dichiarato che avrebbe attuato questo piano indipendentemente dal suo rapporto con i gestori di hedge fund. «Alcuni di loro sono miei amici, altri non mi interessano affatto. È la cosa sbagliata», ha detto, aggiungendo che vuole abbassare le tariffe per la classe media.

 

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Immagine di Financial Times via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

 

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