Connettiti con Renovato 21

Pensiero

Il nuovo spirito del tempo

Pubblicato

il

Se il tempo è la misura del divenire, «i tempi» hanno sempre rappresentato nella percezione comune il mutamento storico prodotto dai comportamenti umani e dagli eventi che li coinvolgono. Comprendono la trasformazione, maturazione o degenerazione dei modi di essere e di agire, che si proiettano in modo evasivo, riduttivo o sublimato e immaginifico anche nelle mode.

 

Qualche volta sono stati ricondotti all’influsso positivo o negativo di una minoranza particolare o addirittura di un singolo, capaci di imprimere un carattere determinato, una colorazione particolare allo spazio cronologico in cui si è dispiegata la loro influenza.

 

I tempora e i mores della invettiva ciceroniana stavano a definire la degenerazione morale e politica introdotta da una genia di individui particolari, che avevano osato lacerare il tessuto incorrotto di un’etica e di una tradizione, e dovevano essere combattuti a tutti i costi. Ma i «tempi» hanno finito per assumere un significato oggettivo, sono stati sentiti come una entità a sé, in grado di dominare il presente e di indirizzarlo con forza verso un destino cui è impossibile resistere, come alla corrente impetuosa di un fiume alla quale non vale la pena di opporsi e che, anzi, forse è utile assecondare.

 

I «tempi nuovi» di Machiavelli erano anch’essi un nuovo volgere di eventi sociopolitici che si inserivano fatalmente nell’arco e nelle traiettorie della storia. Ma è evidente che il divenire dell’esperienza umana è al tempo stesso causa ed effetto del divenire delle idee che fanno da volano a nuove esperienze, in un circolo vizioso capace di imbrigliare la vita comunitaria, ma anche quella dei singoli individui.

 

Insomma, «i tempi» sono guidati dallo spirito delle idee e generano nuovo spirito.

 

La filosofia tedesca ha nobilitato il fenomeno attribuendo alla forza trascinante dei «tempi» uno spirito capace di proiettare la propria luce messianica sui popoli, sicché la accondiscendenza e l’accoglimento di una realtà nuova diventa naturale, utile e necessaria.

 

Alla fine, «i tempi» sono l’insieme delle forze che condizionano i comportamenti dall’esterno, o perché sembrano incarnare esigenze evolutive inarrestabili, o perché rappresentano una direttrice metafisica che richiede soltanto di essere riconosciuta e interpretata o, più banalmente, perché la percezione di un andazzo generale induce gli individui a conformarsi ad esso pigramente per aggregazione, senza porsi troppe domande. Allora diventano all’occorrenza un alibi, la giustificazione di una ritirata o di una accettazione passiva, e creano quel meccanismo in cui le idee stesse rimangono imprigionate.

 

Oppure, all’opposto, sono sentiti come negazione e demolizione, come caduta e interruzione del faticoso sforzo umano volto ad elaborare principi e rimedi, direttrici etiche e spirituali, erette a difesa di esigenze comuni, e come tali vengono combattuti.

 

Così, di fronte allo «spirito del tempo», ci si può porre in modo sospettoso o sottomesso, fatalistico o critico e oppositivo a seconda del messaggio che esso rimanda e dei contenuti percepiti, a seconda del momento e delle circostanze storiche, dello scarto rispetto al passato prossimo di cui rappresenti uno sviluppo obbligato, una evoluzione accattivante, una emancipazione o una intollerabile dissonanza. Infine, la sua forza suggestiva agisce in modo differente sulle vecchie e sulle nuove generazioni.

Sostieni Renovatio 21

Tuttavia se «i tempi» non sono una entità staccata dagli uomini che fanno e disfano la storia a seconda delle contingenze determinando i flussi continui delle idee, ci sono eventi esterni, naturali o no, capaci di creare nuove realtà spirituali al di là delle intenzioni umane, eventi traumatici che, come una catastrofe naturale o una guerra di annientamento, imprimono allo stesso scorrere più o meno tortuoso del divenire svolte decisive, creano battute d’arresto interrompendo il corso stesso della storia, e generando una nuova storia dello spirito.

 

In ogni caso se tempi nuovi, cioè di forte cambiamento, portano idee nuove, queste non sono necessariamente anche buone, come quando travolgono, in un processo involutivo, un deposito consolidato e sperimentato di sapere, di principi, di canoni di comportamento. Per questo, oggi più che mai diventa di capitale importanza per la comprensione del tempo presente vedere la parte che tocca all’uomo quale instancabile artefice o suddito dei «tempi» e dello spirito che li anima e occorre misurare il valore oggettivo di questo.

 

Occorre vedere tutta la particolarità della stagione «presente e viva» e «sentire il suon di lei», come vedeva e sentiva Leopardi la sua.

 

Infatti, per noi, hinc et nunc, lo spirito del tempo contiene, rispetto al passato, una differenza fondamentale, straordinariamente rilevante: esso appare determinato, indirizzato, guidato, secondo un programma, uno studio elaborato a distanza, in applicazione di una teoria e seguendo una prassi sperimentate in laboratorio o sul campo.

 

Non è lo spirito assoluto, ma non sono neppure soltanto le contingenze storiche a determinare lo spirito del nostro tempo, ma un ben definito disegno politico dettato da una nuova e determinata volontà di potenza, alimentata e potenziata dalla tecnica.

 

Insomma, la stessa nozione di spirito del tempo, come prodotto obbligato o casuale di un divenire storico che spesso sfugge anche al controllo degli uomini che pure lo generano, deve essere aggiornata e misurata sulla realtà di una nuova e determinata realtà di potere.

 

Il nuovo spirito del tempo è nuovo perché si presenta non come forma evolutiva del divenire, ma come invenzione, rovesciamento e manipolazione della realtà che un potere «politico» in senso lato intende imporre direttamente con leggi dissennate, o indirettamente attraverso suggestioni e degenerazioni culturali guidate mediaticamente.

 

Esso è il prodotto di una regia sapiente, che crede di poter muovere a piacimento e all’infinito le proprie pedine sulla scacchiera di una storia pensata come cosa fatta propria per sempre. Una regia che si è autodivinizzata dopo avere messo in fuga il divino dalla parte di mondo di cui si è impossessata.

 

Si tratta di una macchina da guerra, non propriamente gioiosa quale quella ideata da un dimenticato politico progressista, ma straordinariamente efficiente, anche in virtù dell’apporto delle stesse masse adeguatamente rieducate e asservite, che ne incrementano e ne stabilizzano l’imperio. Essa si pone come rampa di lancio verso obiettivi sempre più ambiziosi e allucinati, che prevedono lo stravolgimento di ogni principio etico e delle leggi della natura e della convivenza sociale, il sovvertimento del pensiero e del giudizio.

 

Questo nuovo spirito del tempo non più figlio naturale del divenire storico, ma l’oggetto di un disegno politico; soffia su tutto l’Occidente europeo che, dopo essere stato la fucina di ogni evoluzione ma anche di ogni falsa liberazione ideale e religiosa, di ogni esperienza di pensiero spinta oltre i limiti di salvaguardia, ora raccoglie mestamente le scorie della propria autodistruzione, e della propria riduzione in schiavitù «per man di mercatanti».

 

Ma crea scenari del tutto particolari in questa Italia immemore di sé, incapace di leggere la realtà di cui si è fatta vittima sacrificale, ancora una volta terra di conquista, e campo di sperimentazione privilegiato nella visione di dominio universale della cosiddetta anglosfera.

 

La volontà di potenza che alimenta il nuovo spirito del tempo si pone anzitutto come obiettivo di cambiare faustianamente lo statuto morale, etico ed estetico, culturale e religioso, del mondo. Non si accontenta della sottomissione materiale, ma vuole sottomettere le anime (esemplare il fine di conquista delle anime riconosciuto dalla Thatcher al proprio programma capitalistico), in quanto via meno costosa e appariscente, strumento indispensabile per ottenere e mantenere a basso costo la sudditanza del maggior numero possibile di individui.

 

Ma come si è arrivati ad assorbire in modo quasi lineare, morbido, in Europa in generale e in Italia in particolare, un nuovo spirito del tempo che accoglie il sovvertimento etico, politico, religioso, estetico, giuridico e complessivamente culturale quale proprio nuovo carattere identitario?

Aiuta Renovatio 21

Come si è potuto arrivare a togliere i basamenti su cui poggiavano le strutture culturali della società? E come, soprattutto, la società sollevata dalle proprie fondamenta oggi sembra farsi portatrice attiva o per colpevole omissione del nuovo spirito del mondo?

 

Abbiamo assunto dunque come presupposto inconfutabile che il nuovo spirito del tempo sia l’oggetto di un programma di sovvertimento di strutture culturali storicamente sedimentate e di quella legge naturale che è punto di riferimento irrinunciabile per la sopravvivenza stessa della compagine umana. Esso si serve a questo scopo di suggestioni, di induzioni emotive, di un non pensiero in forma di pensiero, di un linguaggio falsificato che retroagisce a formare vuoti gusci concettuali.

 

Ma questo vaste programme non avrebbe potuto prendere corpo se non si fosse messa in conto la capacità di asservimento morale e culturale, la riduzione intellettuale delle masse aggredite prima dalla modernità, poi dalla postmodernità postbellica.

 

Oggi un po’ tutti sono più o meno in grado di riconoscere come sovrastruttura pervasiva il capitalismo della sorveglianza, date le sue ormai scoperte manifestazioni, Ma poco ci si interroga sull’oggetto sorvegliato e non tutti sono disposti ad ammettere la propria condizione di sorvegliati e manipolati. E questa inconsapevolezza colpevole già spiega il successo della manipolazione e dell’asservimento.

 

Una analisi particolare meritano dunque gli assoggettati al nuovo spirito del tempo, ovvero i sudditi dei soggetti che lo muovono. Sotto molti profili è evidente che la responsabilità di questa resa senza condizioni al nuovo spirito del tempo grava tutta sulle spalle delle generazioni più mature, a partire addirittura da quelle vissute sotto la euforia postbellica e conquistate dal miraggio del benessere senza costi morali ed educativi o, ancora peggio, di quelle che, dopo essersi pensosamente dedicate a contrastare ideologicamente le derive economico sociali del capitalismo, ne hanno sposato la lezione libertaria dell’abbattimento di ogni frontiera morale.

 

La guerra aveva cancellato ad arte il volto di una civiltà secolare, mettendo definitivamente fuori gioco la idea dissennata della propria funzione catartica, ma anche proiettando i sopravvissuti verso il nuovo che, dal nulla delle macerie e della morte, nasce buono per definizione ed è stato capace in molti casi, di far dimenticare una tradizione e una cultura. Il sole dell’avvenire poteva irradiare tutto con la luce della libertà dal passato mentre piantava la sua bandiera sul futuro.

 

La libertà da concetto relativo è diventato concetto assoluto e componente essenziale e nobilitante del divenire, di ogni divenire che, volendo coprire tutto, ha finito per diventare un «ologramma», con la stessa illusoria consistenza degli aerei che negli schermi televisivi squarceranno le torri gemelle ad uso e consumo dei telespettatori, mentre l’esplosivo vero le faceva crollare dall’interno.

 

Le generazioni postbelliche, quelle giovani e meno giovani di allora, misurarono la propria vitalità su questo mito rinnovato della libertà, confermato dalla liberazione dal bisogno e dal nuovo benessere assicurati dalla macchina della ricostruzione, infine sulla possibilità di perseguire liberamente il piacere contingente, vero o presunto.

 

La divinizzazione della libertà appena scoperta servì allo scardinamento del ruolo femminile sull’altare del sacrificio umano, cioè dell’aborto, come consacrazione della scelta personale libera. Ma era già stata accesa, con lo scardinamento attraverso il divorzio, della sua funzione socio etico economica, la pira su cui incenerire la famiglia che si guadagnerà, alla memoria, il titolo di «tradizionale» nel cenotafio erettole in un apposito museo.

 

Il mito della libertà e la euforia della autodeterminazione solleticano la volontà di potenza che si scopre non solo appannaggio del potere, ma ora alla portata del quivis de populo. La eroica rivoluzione cui è approdato dopo tanta fatica speculativa il pensoso occidente è stata quella contro la legge naturale con la quale esso ha apparecchiato il proprio orizzonte suicidario.

Sostieni Renovatio 21

Attraverso questa guerra di liberazione, condotta sotto la bandiera della libertà individuale autogestita, riecheggiava quella consacrata dalle avanguardie «artistiche» liberatesi da più di un secolo da quella forma che delle arti ha sempre rappresentato la legge naturale, ovvero la spina dorsale.

 

C’erano in giro ancora idee forti, ma tutto doveva essere ricomposto in un ordine funzionale al nuovo obiettivo di dominio universale. Un ordine che venisse da sé senza violenza, visto che la violenza attizza la ribellione. Nelle piazze come nelle fabbriche. Ecco allora la necessità di introdurre la libertà «da», soprattutto dalla realtà, ora che già la televisione allenava le menti a sostituirla con quella virtuale.

 

Del resto nel suddito era già stato inoculato il germe del progresso e del vantaggio evolutivo quale criterio di giudizio privilegiato della realtà materiale e spirituale. Un germe presente nella cultura scientista e laicista, ma penetrato sia pure lentamente anche nelle sfere più modeste della popolazione e quindi facilmente anche nella mentalità cristiana. Il rovesciamento dell’altare da parte dei muratori postconciliari rappresenta bene il fenomeno complessivo e sintetizza sia la teologia nuova del potere clericale che la devozione nuova del fedele remissivo.

 

Le premonizioni nicciane si fondavano sulle degenerazioni culturali delle élites intellettuali dominanti, che però non si erano ancora allargate a fenomeni di massa. Infatti, anche se la stessa morte di Dio era stata annunciata al mercato, le chiese rimasero piene almeno fino al dopoguerra e alla morte di Pio XII, perché il cattolicesimo radicato nel popolo di Dio era ancora ignaro di come la stessa teologia cattolica andava virando verso quella protestante e i Bonaiuti avevano allargato la strada alla dissoluzione della Chiesa ben prima che il Concilio gettasse le basi ufficiali di quella dissoluzione.

 

Il rito assicurava la continuità della Chiesa e del messaggio divino, e teneva ancora a bada lo spirito del tempo che pure soffiava sempre più forte al di fuori. Per farlo entrare a gonfie vele occorreva cambiare la forma capovolgendo la sua simbologia. Si dice che la rivoluzione sessantottina sia cominciata dalla Chiesa. In ogni caso anche quelli che hanno continuato a riempire le chiese dopo il Concilio non si sono accorti di andare professando ormai una religione nuova, perché alla diversità della forma corrispondeva la diversità dei contenuti.

 

Del resto, la pressione e la confusione indotte mediaticamente col bombardamento di nuovi luoghi comuni o con la loro subdola insinuazione hanno suscitato anche nei benpensanti cattolici quella «prudenza» nel dare forma al proprio sentimento critico e nell’esprimere un pensiero forte, e allo stesso tempo quella ritrosia a porsi in contraddizione aperta col «mondo», suggerite dalla mitezza cristiana non meno che dalla diffidenza timorosa verso le posizioni di contrasto. Così si è ottenuta la sudditanza proprio di quelle masse di individui che meglio di altre avrebbero dovuto essere capaci, per natura e per habitus culturale, di opporre una solida tradizione morale e culturale alle follie di nuovo conio travestite da conquiste di libertà.

 

Insomma, il nuovo spirito del tempo trovava il suo volano anche nel popolo cattolico progressivamente progressista ma anche docile e malleabile per natura o per posizione politica.

 

Ma intanto esso si imponeva a generazioni disarmate anche attraverso la potenza della tecnica e l’autorevolezza che essa conferisce. L’affievolirsi della fede è stato compensato con la nuova fede nella onnipotenza della tecnica, che mantiene il crisma del progresso indipendentemente dai suoi esiti e delle sue applicazioni. La scoperta felice che essa faceva risparmiare tempo e fatica e sembrava allungare la vita diceva che era buona per definizione, anzi il nuovo era buono per definizione e, se anche le idee erano nuove, anch’esse dovevano essere buone. Poi la virtù intrinseca della tecnica è stata avallata dalla filosofia, che l’ha scissa dal problema dell’etica secondo il principio per cui questa coincide con tutto ciò che è possibile fare e «creare».

 

Infine, a rafforzare il mito del nuovo che avanza perché è bene che così sia, c’è anche l’inerzia, la timidezza, il timore del suddito e soprattutto la sua più o meno confusa convinzione di non essere in grado di capire a causa della propria inadeguatezza cognitiva. È lo stesso atteggiamento collaudato davanti ad ogni manifestazione truffaldina spacciata come arte moderna o, peggio ancora, «contemporanea».

 

Di fronte alla quale il volgo «profano», perché tale si ritiene, disistimando la propria innata capacità di afferrare la realtà qual è, si sforza di mostrare interesse e approvazione soltanto perché non osa dichiarare ad alta voce di essere gabellato. La pletora di mostre e mostrine infarcite di mostruosità estetiche e imposture sedicenti culturali, tutto il vuoto travestito impunemente da pretese artistiche che ingombra da anni ogni angolo del mondo progredito, arriva oggi a stuprare luoghi di bellezza incorruttibile con un pattume spacciato per pietanza fresca, che viene ingurgitato senza fiatare e magari anche a pagamento.

 

Di qui, quando le idee nuove sono venute ad insinuarsi nelle menti disarmate dei figli, perché disarmati erano ormai proprio i genitori che, per quanto sorpresi dalle più vistose «novità», rimasero turbati dall’idea di «dover contrastare» i figli e commettere così il nuovo peccato di «autoritarismo».

 

Insomma, su tutti i fronti il nuovo spirito del tempo, tra miti progressivi e tra rispetto umano, tra ignavia, pigrizia mentale e spirito gregario e fuga dalle turbolenze nemiche del quieto vivere, ha avuto buon gioco per far progredire in modo esponenziale le proprie pretese e le proprie prepotenze fino a conquistare tutto il terreno alla propria follia.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

Così è avvenuto per i tre capisaldi dell’attacco alla struttura naturale della società dopo quello portato alla famiglia fondata sul matrimonio, ovvero omosessualismo, aborto ed eutanasia, accolti da generazioni già confuse che avevano di fronte genitori interdetti e disorientati.

 

La soggettivazione foucaultiana del popolo è avvenuta anche per la via della fuga dalla responsabilità, o dalla fatica di fermarsi a pensare e a vedere lo scorrere di una realtà artificiale al di sopra o al di sotto della coscienza collettiva. Oppure la comprensione di quanto ci minacciava ferocemente sempre più da vicino è maturata troppo tardi, quando i fenomeni si sono perfettamente realizzati e non era più possibile prevenirli perché ci avevano già sorpassati.

 

Vale per tutti l’esempio della surreale ondata omofiliaca, avanzata prima in sordina, poi sempre più sfacciatamente, senza incontrare resistenze capaci di arrestarne l’avanzata distruttiva.

 

Intanto, per quelle che sono le nuove generazioni di oggi, già nate nella realtà, o nella prospettiva, della dissoluzione famigliare e di dileguate certezze morali, vengono apparecchiate le fasi finali della demolizione controllata, mai interrotta nei decenni, di quella scuola gentiliana che era stata ideata per la formazione umana complessiva e per l’affinamento delle capacità critiche e speculative individuali.

 

Una scuola il cui valore culturale, a detta di un osservatore politico statunitense mandato in Italia nel dopoguerra a studiare la fenomenale capacità di ripresa mostrata da un paese scientemente distrutto, era tutta da accreditare al valore della scuola italiana. Un buon motivo per allestire il suo metodico smantellamento, cominciando dall’alto con la conquista ideologica degli atenei, da Roma a Trento, passando per la facoltà di architettura, progenitrice autorevole del futuro scempio architettonico d’Italia. Una demolizione sfociata, con un salto di qualità concordato altrove, nel demenziale genderismo scolastico della «Buona Scuola» renziana, ultimo trampolino di lancio verso il colpo finale da assestare ad ogni forma di istruzione con le degenerazioni della Scuola 4.0.

 

Infine, la sottomissione al nuovo spirito del tempo richiede la devozione dedicata ai più prestigiosi miti fondativi: libertà e uguaglianza che, si sa, vanno a braccetto; democrazia, che va bene per tutte le stagioni; benessere, altrui, legato all’economia; diritto alla felicità, concetto forte e d’avanguardia capace di soddisfare ogni esigenza giuridica, filosofica ed esistenziale.

 

Per riassumere, in virtù delle suggestioni indotte dal regime comunicativo, la difficoltà di reperire il tempo e gli strumenti per decifrare la realtà oltre l’apparenza propagandata, la sfiducia nel proprio discernimento e nella sapienza del buon senso, un degrado culturale generalizzato e programmato attraverso la demolizione controllata dei sistemi di istruzione, più generazioni sono state imprigionate negli ingranaggi della macchina del potere che ha potuto continuare a travolgere la ragione e la capacità di percepire la oggettività del reale, a neutralizzare ogni opposizione prima ancora che una qualche battaglia potesse essere combattuta.

 

Ma a questo punto, il suddito che non ha trovato buone ragioni né le condizioni per opporsi, ma anzi ha avvertito la vocazione destinale dello spirito del tempo, ha finito per diventarne la vera forza motrice.

 

Infatti, ormai dimentico di ogni acquisizione etica, politica, giuridica, estetica e religiosa, ovvero delle loro essenze, e non avendo più nulla a cui appoggiarsi perché ha lasciato andare tutti gli appoggi, ha finito per mettersi a spingere la macina che sta già triturando la sua esistenza presente e futura.

 

Comincia ad usare le parole svuotate del loro senso che il nuovo spirito del tempo gli propina d’autorità, come parte indisponibile del nuovo linguaggio unico comune.

Sostieni Renovatio 21

L’adeguamento avviene in modo automatico e repentino, a macchia d’olio. Un po’ con la stessa velocità con cui la «buona giornata» adottata anzitutto da ogni commessa italica è stato sostituito in ogni ambiente cittadino o periferico, senza distinzione di classe sociale, al «buon giorno» che resiste soltanto in qualche semideserto borgo dell’entroterra abruzzese e molisano, o calabro lucano, e mentre si fa strada con prepotenza anche la «buona serata» allusiva di auspicabili svaghi notturni, fossero anche solo televisivi.

 

Ora, in questo e altri casi simili, la facilità di adattamento a certi stilemi elargiti dalla «direzione artistica», può apparire tutto sommato innocua. Ma la cosa diventa fatale quando il mutamento del linguaggio imposto e recepito secondo copione sta a determinare la mutazione degli apparati concettuali.

 

Sappiamo, ad esempio, come la cavalcata prima notturna poi sempre più travolgente e scoperta dell’omosessualismo sia avvenuta sotto la bandiera del «gender», la parola magica che ha consegnato ad ogni benpensante il certificato di normalità elaborato per una pratica contro natura e contro ragione. Una pratica che pretende di uscire dalla indisturbata alcova privata per imporsi con patologica protervia a tutto il genere umano e mostrando in questo modo proprio quella anormalità radicale che si è preteso cancellare manu militari.

 

Per non dire della perversione concettuale ormai irredimibile sottesa all’uso a casaccio e a sproposito del termine «diritto» e quelli spudoratamente truffaldini di democrazia, stato di diritto, e via discorrendo.

 

Viene usata la medesima parola per indicare ciò che non ha nulla a che fare con il suo vero significato, E questo vale anzitutto proprio per quelle parole nate piene di sostanza concettuale e simbolica perché destinate a custodire idealmente i fondamenti di una comunità, le sue regole di sopravvivenza e le sue proiezioni nel futuro. Il guscio vuoto della parola riempito con un contenuto falso snatura anche il contenitore, che diventa una capsula potenziale di veleno.

 

La perversione linguistica è un espediente buono per tenere asservite le masse che dalla ipocrisia etica sono portate alla obbedienza attraverso il disarmo cognitivo. Ma poi sono le stesse masse disarmate a consolidare con l’uso equivoco delle parole l’abuso concettuale e si fanno agenti di cambio delle strutture sociali.

 

L’imbroglio, l’ipocrisia, la prepotenza, l’hybris, non sono nate oggi. Ma tutto quello che riposa nel baule della storia oggi è portato all’ennesima potenza oltreché dalla potenza dei mezzi distruttivi allestiti in sordina, in modo obliquo dal concomitante appannamento di ogni consapevolezza critica, di ogni autonomia di giudizio. Il più vistoso di questi effetti distruttivi è che il patologico diventa a poco a poco normalità anche nella coscienza collettiva.

 

Qui si mostra tutta la forza incontrastata del nuovo spirito del tempo, capace di sradicare interi sistemi concettuali oltreché fondamentali quadri etici che in passato erano sempre riusciti a rimanere saldi sullo sfondo delle trasformazioni più o meno modaiole del costume o quelle del pensiero riflesso, dei bradisismi che pur segnando i mutamenti delle epoche non erano stati in grado di scardinare le fondamenta su cui si era costruita una civiltà.

 

L’immagine significativa del fenomeno può essere quella degli alberi gettati a terra da un uragano e che mostrano sollevate sopra gli stessi tronchi abbattuti le grosse radici divelte. Solo che il vento è stato sollevato artificialmente dall’alto e assecondato incoscientemente dal basso. Distrugge una pianta secolare, con l’aiuto decisivo di quelli che dalla sua caduta vengono schiacciati.

 

Il disegno perverso contenuto nella imposizione dei sedicenti vaccini ha potuto realizzarsi perfettamente, in due tempi, grazie alle vittime designate. Prima grazie alla loro fede cieca nella provvidenza salvifica della scienza di importazione. Poi per la loro ferrea volontà di non conoscere le conseguenze letali del farmaco miracoloso che falcia tante giovani vite in una surreale congiura del silenzio.

 

La realtà ancora una volta, come la gorgone, è troppo orribile da guardare e, per timore di esserne impietriti, si preferisce girare il capo altrove. Nessuno vorrebbe scoprire che il proprio padre è un violentatore seriale. Ma non si capisce che a ignorarlo volutamente si diventa corresponsabili, ma anche vittime.

 

Anche le degenerazioni sessuali pubblicizzate impunemente riassumono al meglio le patologie cognitive dei contemporanei e il loro apporto al trionfo di ogni follia distruttiva.

 

Un obiettivo mostruoso quale la legittimazione della pedofila, che fa capolino orrendamente fra tutte le pieghe della famosa cultura occidentale, non sarebbe mai stato prospettabile senza un crescente degrado morale, ma soprattutto senza la coscienza della responsabilità delle istituzioni politiche nazionali, internazionali e sovranazionali, appollaiate all’ombra della fucina dove si vuole riforgiare il mondo.

 

Intanto il non pensiero diffuso anche nella piccola borghesia semiacculturata alimenta ogni follia con la propria ansia di «aggiornamento» e adeguamento al nuovo spirito del tempo, secondo le direttive del quotidiano di riferimento.

Aiuta Renovatio 21

Così, la giovane signora di buona famiglia e buone letture si porta in vacanza il libro engagé di Michela Murgia, che è «aperto su altri mondi possibili» e dunque risulta «intrigante» quanto basta per compensare la banalità delle quotidiane incombenze di una madre costretta a sentirsi ancora «tradizionale».

 

Ma il nuovo spirito del tempo che sostituisce la libertà di pensiero con la libertà dal pensiero soffia ovunque.

 

La sua forza distruttiva investe, il campo del diritto dove l’oblio del sistema concettuale e di principi frutto di una elaborazione secolare sembra ormai totale.

 

Improvvisamente, la stessa autorità custode istituzionale di una cultura e di un deposito indispensabile al buon vivere comunitario imbraccia il piccone per poi assestarsi sopra un mucchio informe di macerie da cui trarre, con l’acqua di scolo delle idee correnti, i nuovi impasti giuridici adeguati «all’ordine del tempo».

 

Insomma, anche il diritto, come l’arte, perde la propria forma, e diventa altro da sé, con la conseguente perdita della sua funzione primaria di riparo dall’arbitrio del potere, quella funzione che ora proprio all’arbitrio dei poteri viene piegata. L’interpretazione della legge, foss’anche quella costituzionale, diventa abrogazione della legge su preventivo suggerimento mediatico.

 

Ora anche una stupefacente furia costruttiva ha il pregio di indicare meglio di ogni diagnosi clinica come la follia imposta da ordini superiori venga alimentata con slancio da scrupolosi esecutori.

 

Possiamo assistere all’autoimprigionamento dei sudditi climatici nelle proprie nuovissime case senza finestre, ovvero munite soltanto di «prese d’aria» tanto strette da impedire l’evasione o, prudentemente, anche l’eventuale suicidio. Infatti, l’autoreclusione risponde anch’essa a dogmi della nuova religione secondo la quale la piccolezza delle «luci» è essenziale per la salvezza del pianeta e della economia, amorevolmente dirette dagli gnomi di Davos.

 

Del resto, il buco dell’ozono prodotto dalla lacca per capelli si è richiuso felicemente soltanto quando le donne hanno sciolto le chiome per coprire le pudenda laddove non arrivano i tatuaggi che ora sostituiscono gli antieconomici tessuti.

 

Anche la carne artificiale, che pare tollerata bene dai vegetariani e dagli animalisti, contribuirà alla salvezza del pianeta, dopo che si sarà impedito a bovini e suini di oscurare il sole con le loro nefande emissioni gassose. Emissioni che presto verranno interdette per legge anche agli umani.

 

Già da questi pochi esempi, vediamo che il nuovo spirito del tempo soffia molto forte e dunque non bisogna hegelianamente opporre alcuna resistenza perché tutto è dialetticamente buono.

 

Speriamo solo che l’incubo finisca presto e torni un Basaglia qualunque a chiudere questa volta il manicomio a cielo aperto, ormai troppo affollato, mentre un nuovo San Giorgio a cavallo trafigga con la spada fiammeggiante immersa nelle sue fauci il mostro dei potenti che tengono in scacco la bella dama indifesa.

 

Patrizia Fermani

 

Articolo previamente apparso su Ricognizioni.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21



 

Continua a leggere

Pensiero

«L’inganno di Medjugorje». E. Michael Jones racconta

Pubblicato

il

Da

L’intervista riguardo a Medjugorje di Renovatio 21 allo studioso cattolico E. Michael Jones ha causato varie reazioni, anche piuttosto scomposte. Tuttavia, si trattava solo di un piccolo assaggio degli argomenti che il professore americano dispone sul fenomeno delle apparizioni in Erzegovina, che segue dal lontano 1988.   Jones ha raccolto tantissimo materiale in un libro inedito in Italia, The Medjugorje Deception: Queen of Peace, Ethnic Cleansing, Ruined Lives, («L’inganno di Medjugorje: Regina della pace, pulizia etnica, vite rovinate»). Il libro, un tempo liberamente ordinabile su Amazon, è sparito dai cataloghi della libreria online ancora anni fa, così come gli altri testi dell’autore, che nonostante i numerosi saggi prodotti, con tomi anche da migliaia di pagine, a questo punto parrebbe non essere mai esistito – cancellato, rimosso in una damnatio memoriae dell’era di internet prima di tanti altri. I tentativi di chi scrive acquistare il libro anche presso altre librerie online si sono rivelati infruttuosi, ed ora i libri in lingua inglese di Jones sembrano essere stati fatti sparire anche dal sito di IBS-Feltrinelli.   Alla luce del bizzarro Nihil obstat vaticano al culto apparizionista balcanico era inevitabile che la rilevanza del lavoro dello scrittore ed editore americano su Medjugorje tornasse a farsi sentire.   Renovatio 21 ha avuto modo di leggere in anteprima il nuovo saggio che Jones ha preparato su Medjugorje e il nuovo documento firmato dal cardinale Victor Emanuel Fernandez. Il testo sarà pubblicato in inglese nella prossima edizione di Culture Wars, la rivista diretta da decenni dallo studioso dell’Indiana.   Come sempre leggendo i suoi testi, si è travolti dalla mole di ricerca, la densità dell’informazione, oltre che dallo stile letterario preciso. Al contempo, si può venire presi di sorpresa da alcune dichiarazioni, sino a restare increduli, o sconvolti, o mortificati.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

L’allusione ad un presunto giro di riciclaggio di danaro operato da italiani ci coglie di sorpresa, perché, quantomeno a livello di chi organizza i viaggi, abbiamo personalmente conosciuto solo persone belle ed integerrime – non lo stesso forse si può dire per alcune figure innestatesi direttamente dentro il territorio. Jones tuttavia sostiene di avere per questa vaga informazione una buona fonte nella politica bosniaca connessa, secondo quanto riportato, ad un vescovo emerito locale. Non sappiamo cosa pensare, presentiamo semplicemente le parole scritte da Jones al lettore, aspettando le testimonianze in un senso o nell’altro da parte dei lettori.   Riguardo la presenza di attività preternaturale in loco – cioè, di azione da parte dei diavoli – le voci abbondano, ma sono in genere rubricate come una conseguenza della presenza del Bene, che attirerebbe intorno a sé l’opera del Maligno.   Il contesto storico e geopolitico in cui l’autore inquadra le presunte apparizioni della Gospa – i lunghi anni della mostruosa guerra civile jugoslava, con le sue stragi belluine e dietro gli interessi internazionali di NATO e altri soggetti – mai sono stati discussi davvero da chi si occupa delle apparizioni, nonostante si tratti di una questione macroscopica davvero.    Per molti lettori, fedeli o meno, vi sarà molto da riflettere, e ancora di più – se se ne ha il coraggio – da discutere. Renovatio 21 chiede a tutti solo di mantenere toni degni della civiltà cristiana. L’eventuale mancanza già è di per sé un segnale forte nella comprensione del quadro generale.   Di seguito riportiamo in anteprima ampi stralci dell’articolo di prossima uscita del professor Jones.     Giovedì 20 settembre il Vaticano ha rilasciato una dichiarazione su Medjugorje. L’USCCB [la Conferenza Episcopale USA, ndt] ha fornito una buona sintesi della natura contraddittoria della dichiarazione contenuta nel titolo dell’articolo apparso in Our Sunday Visitor quando scrive: «il Vaticano vede il valore spirituale di Medjugorje, non lo giudica soprannaturale».   I cattolici, l’articolo continuava, «possono beneficiare spiritualmente dei messaggi e delle pratiche spirituali legate alle presunte apparizioni di Maria a Medjugorje, in Bosnia-Erzegovina, ha affermato il Dicastero vaticano per la Dottrina della Fede (DDF). «Ciò non implica una dichiarazione del carattere soprannaturale del fenomeno», né significa che le decine di migliaia di presunti messaggi di Maria pubblicati dai presunti “veggenti” siano autentici, afferma il dicastero in una nota diffusa oggi. Con l’approvazione di Papa Francesco, il dicastero ha però riconosciuto «i frutti abbondanti e diffusi, così belli e positivi», legati alla devozione a Maria, Regina della Pace, e ai pellegrinaggi a Medjugorje».   Il documento vaticano spiega poi che «è importante chiarire sin dall’inizio che le conclusioni di questa Nota non implicano un giudizio circa la vita morale dei presunti veggenti» (1). A meno che il Vaticano non abbia revocato i Dieci Comandamenti quando non stavo prestando attenzione, l’ottavo comandamento vieta di mentire. In altre parole, è impossibile giungere ad una conclusione sui presunti messaggi di Medjugorje senza che il Dicastero si pronunci sulla vita morale dei presunti veggenti. Partendo con il piede sbagliato, il Dicastero insiste su una rigorosa compartimentazione che separa il bene dal vero, il che può solo portare a ulteriore confusione.

Sostieni Renovatio 21

Questo ci porta al problema fondamentale con il documento. La Chiesa cattolica può pronunciarsi infallibilmente sulla fede o sulla morale, ma non ha tale carisma quando si tratta della valutazione delle rivelazioni private, che devono essere giudicate secondo i normali criteri con cui gli uomini discernono la verità, nel senso di come lo farebbe un tribunale o un giornalista investigativo nella determinazione della verità.   Non solo questo documento non lo fa, ma afferma ripetutamente che la verità delle circostanze relative alle presunte apparizioni non ha nulla a che fare con l’accertamento della loro validità. Il dicastero ha ripetutamente affermato che la questione se i veggenti mentissero era irrilevante e si è lanciato quasi immediatamente nell’esame dei presunti messaggi della Madonna.   Apetta un minuto! Come facciamo a sapere che questi messaggi sono autentici, se non possiamo esprimere un giudizio «sulla vita morale dei presunti veggenti»? Se non possiamo esprimere giudizi, come possiamo sapere se mentono o no?   Il DDF poi aggrava la sua affermazione affermando che: «i doni carismatici (gratiae gratis datae) – che possano essere collegati ad essa – non esigono necessariamente la perfezione morale delle persone coinvolte per poter agire». Innanzitutto, se la «perfezione morale» fosse il primo criterio, la trasmissione di rivelazioni private sarebbe impossibile perché nessuno tranne il nostro Padre celeste è perfetto.   Ma in secondo luogo, il DDF non propone qui un argomento circolare? Perché danno per scontato che i «doni carismatici» siano presenti in primo luogo quando non sono disposti ad assicurarci che i veggenti non mentono? Mons. Pavao Zanic, il primo vescovo di Mostar-Duvno ad interrogare i presunti veggenti, ha concluso dalle loro bugie e contraddizioni che avevano messo delle parole nella bocca della Madonna.   Dopo averci detto che non possono garantire sull’onestà dei veggenti, il documento mina ulteriormente la nostra fede nelle presunte apparizioni ammettendo che «certi messaggi – secondo l’opinione di alcuni – presenterebbero delle contraddizioni o sarebbero legati a desideri o interessi dei presunti veggenti o di altre persone».   Alcuni? Possiamo essere più specifici qui? Il DDF si riferisce forse ai vescovi Zanic e Peric, autorità legittimata nella valutazione delle rivelazioni private nella diocesi di Mostar-Duvno? Entrambi hanno ripetutamente sorpreso i veggenti a diffondere bugie e assurdità.   Dopo aver escluso da ogni menzione nel loro documento i due vescovi che avevano il potere di esaminare la questione, il DDF ammette poi che «non si può escludere che ciò possa essere successo nel caso di alcuni pochi messaggi».   Alcuni pochi messaggi? Quanti sono pochi? Considerato che la presunta Gospa ha parlato per anni accumulando oltre 50.000 messaggi, si potrebbe parlare di centinaia se non migliaia di messaggi dubbi, che, come ammette poi il Dicastero «a volte appaiono connessi ad esperienze umane confuse, ad espressioni imprecise dal punto di vista teologico o ad interessi non del tutto legittimi».   Questo agnosticismo morale è completamente nuovo. Uno dei criteri principali stabiliti da Papa Benedetto XIV per la valutazione delle rivelazioni private è la veridicità del veggente. Se il veggente viene sorpreso a mentire, l’apparizione viene screditata. Punto.   Questo è proprio quello che è successo quando mons. Pavao Zanic ha interrogato i veggenti poco dopo l’inizio delle apparizioni. Ben disposto all’inizio, mons. Zanic cambiò idea dopo aver sorpreso i veggenti in una contraddizione dopo l’altra.   I primi messaggi della Gospa sul fazzoletto insanguinato che avrebbe portato alla fine del mondo se fosse stato gettato nel fiume Nredva o in qualche altro specchio d’acqua furono semplicemente lasciati cadere nel buco della memoria e sostituiti da messaggi disinfettati dai frati francescani con dottorati in teologia, che è stato raccolto in un libro, che il cardinale Fernandez ha spesso brandito durante la sua conferenza stampa come per sostenere la sua causa. Quel libro è divenutol’unica base della dichiarazione del Vaticano.   (…)   Il Dicastero prosegue poi lodando i «frutti positivi» che «si rivelano soprattutto come la promozione di una sana pratica di vita di fede, d’accordo con quanto presente nella tradizione della Chiesa», inducendo a chiedersi se ci siano stati «frutti negativi».   (…)   Non dovrebbe sorprendere che Medjugorje sia infestata dai demoni, cosa che ho constatato parlando con padre Philip Pavic, che ha perso la fede nella veridicità delle apparizioni dopo aver trascorso ore in confessionale ascoltando storie di pellegrini strangolati dai loro rosari e strani fenomeni atmosferici nella stanza delle apparizioni.   Ho anche ricevuto una chiamata da un Unitario di Boston che è rimasto sbalordito nel vedere una donna nuda attraversare la porta aperta della sua stanza e poi attraversare la parete opposta. Quando mi chiese di spiegare cosa fosse successo, pensai che probabilmente non si trattava della Madonna, che generalmente indossa abiti quando appare nelle visioni ai veggenti. Allora gli spiegai che ciò che vedeva era un demone che aveva assunto forma umana per qualche scopo nefasto.

Iscriviti al canale Telegram

Sei anni dopo l’inizio delle apparizioni, mons. Zanic ne ebbe abbastanza. Il 25 giugno 1987 mons. Zanic è arrivato nella parrocchia di San Giacomo a Medjugorje per fare le cresime ma anche per esprimere le sue ultime sensazioni riguardo alle apparizioni nel giorno del loro sesto anniversario. «Coloro che mettono le parole nella bocca della Madonna», ha detto senza mezzi termini, «meritano il posto più basso all’inferno».   Quanto al segno miracoloso, che secondo Marinko Ivankovic sarebbe apparso entro il 13 agosto 1986, finalmente è arrivato, ha annunciato il vescovo. «È il tuo silenzio», ha detto alla folla intimidita nella chiesa riferendosi alla Madonna, «Tu non sei qui».   «Io, Vescovo di Mostar, davanti alla moltitudine dei tuoi ammiratori sparsi nel mondo, scopro e accetto il tuo grande segno, divenuto certo e chiaro dopo questi sei anni. È il tuo SILENZIO… Ti ringrazio mia signora per il tuo silenzio lungo sei anni. È così che ci dimostri se hai davvero parlato qui, se sei apparso, se hai diffuso messaggi… Vergine Santa, Madre di Cristo e Madre nostra, intervieni per la pace in questa inquieta diocesi di Mostar. Soprattutto intervieni per questo luogo, questa parrocchia dove tante volte il tuo nome è stato usato in discorsi non tuoi. Possa tu fermare la fabbricazione dei tuoi messaggi. Accogli, Vergine Santa, come soddisfazione le preghiere sincere delle anime devote che si tengono lontane dal fanatismo e dalla disobbedienza alla Chiesa» (2).   L’ossessiva insistenza del Dicastero sui «frutti positivi» inizia a suonare vuota alla fine del documento. Come avrebbe potuto dire Shakespeare, il Dicastero protesta troppo, soprattutto quando ci dice che Medjugorje è «percepito come uno spazio di grande pace, raccoglimento e pietà sincera, profonda e facilmente condivisibile».   A questo punto il Dicastero avrebbe dovuto condividere il messaggio con cui Marija Pavlovic ha detto al mondo che la prova dell’autenticità dei messaggi di Nostra Signora Regina della Pace era che la Jugoslavia viveva in pace, finché, sfortunatamente, la Jugoslavia è precipitata in una sanguinosa guerra civile finanziata in parte da parte croata con il denaro che i creduloni «pellegrini» avevano lasciato a Medjugorje. A quel punto, il messaggio della Gospa di Pavlovic è finito nel vuoto di memoria di Medjugorje, uno dei più grandi esistenti.   Nelle sue effusioni sulla pace e sui frutti positivi, il Dicastero avrebbe potuto menzionare l’assedio di Sarajevo o il bombardamento di Dubrovnik, o le presunte atrocità di Rajak con cui la NATO ha giustificato l’attacco alla Serbia, ma non lo ha fatto, minando ulteriormente la credibilità di il proprio documento. Per perpetuare il mito della «Regina della Pace», il Dicastero ha dovuto ignorare tutte queste verità scomode e dissociarle dai veggenti.   In un passaggio notevole, il Dicastero scrive che «frutti positivi legati a questa esperienza spirituale che, nel frattempo, si sono separati dall’esperienza dei presunti veggenti, i quali non sono più da percepire come mediatori centrali del “fenomeno Medjugorje”, in mezzo al quale lo Spirito Santo opera tante cose belle e positive».   E la pulizia etnica? (…) E il bombardamento della biblioteca del monastero francescano a Dubrovnik? E il tentativo sponsorizzato dalla NATO di trasformare la Serbia in una provincia del Kosovo?   Il Dicastero conclude il suo comunicato con una sezione dedicata ai «Necessari chiarimenti» che mette in dubbio la loro allegra affermazione secondo cui «l’insieme dei messaggi possiede un grande valore ed esprime con parole differenti i costanti insegnamenti del Vangelo», anche dopo essere costretti ad ammettere che «alcuni pochi messaggi si allontanano da questi contenuti così positivi ed edificanti e sembra persino che arrivino a contraddirli». Ma non prestare attenzione a questi messaggi, anche se «mettono in ombra la bellezza dell’insieme».   Il documento poi si mette decisamente sulla difensiva quando fa riferimento a «gruppi minoritari» che vogliono «distorcere la preziosa proposta di quest’esperienza spirituale, soprattutto se si leggono parzialmente i messaggi».   Chi sono questi piccoli gruppi senza nome? Il Dicastero si riferisce forse alla Conferenza episcopale jugoslava, che nel 1991 proclamò che non c’era nulla di soprannaturale in Medjugorje, confermando la posizione di mons. Zanic? Il Dicastero si riferisce a Fidelity Press, editrice de L’inganno di Medjugorje?

Aiuta Renovatio 21

Dimenticate i «gruppi minoritari». Una domanda migliore è: dobbiamo prendere sul serio o no gli avvertimenti del Dicastero sugli errori presenti nei messaggi? Perché il Dicastero giustifica costantemente gli errori teologici della Gospa? A che punto l’insistenza sulla legittimità dei messaggi crolla sotto gli avvertimenti del Dicastero?   Come quando si ritiene che:   «Quest’insistenza diventa ancora più problematica quando i messaggi si riferiscono a richieste di improbabile origine soprannaturale, come quando la Madonna impartisce degli ordini circa date, posti, aspetti pratici, e prende decisioni su questioni ordinarie. Anche se i messaggi di questo tipo non sono frequenti in Medjugorje, ne troviamo alcuni che si spiegano unicamente a partire dai desideri personali dei presunti veggenti. Quello che segue è un chiaro esempio di questi messaggi fuorvianti: “Il 5 agosto prossimo si celebri il secondo millennio della mia nascita […]. Vi chiedo di prepararvi intensamente con tre giorni […]. In questi giorni non lavorate” (01.08.1984)».   Per sua stessa ammissione, il Dicastero è costretto a dire ai fedeli di far uso «della prudenza» e «del buon senso» e di «non prendere sul serio questi dettagli né tenerne conto». Va bene. Ma allora perché il Dicastero ha poi aggiunto: «ma questo fatto non deve indurre a disprezzare la ricchezza e la bontà della proposta di Medjugorje nel suo insieme», quando sembra opportuno trarre la conclusione esattamente opposta.   La Gospa, secondo l’ammissione dello stesso Dicastero, continua a commettere un errore teologico dopo l’altro, come quando annunciò il 17 luglio 1986: «Io sono la mediatrice tra voi e Dio». Questo passo falso ha costretto il Dicastero ad ammettere che:   «Utilizzata in questo modo, l’espressione “mediatrice” porterebbe erroneamente ad attribuire a Maria un posto che è unico ed esclusivo del Figlio di Dio fatto uomo; si porrebbe, infatti, in contraddizione con ciò che afferma la Sacra Scrittura quando dice che c’è un solo “mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato sé stesso in riscatto per tutti” (1Tm 2,5‒6). D’altra parte, questi presunti messaggi non riescono ad esprimere bene, come spiegava san Giovanni Paolo II, che la cooperazione di Maria è una “mediazione subordinata” a quella di Cristo (cfr. Redemptoris Mater 39), in modo che “nulla sia detratto o aggiunto alla dignità e alla efficacia di Cristo, unico Mediatore” (Lumen gentium 62)».   Invece di mandare la Madonna di Medjugorje a un corso elementare di Teologia al Biblicum, il Dicastero attribuisce la sua cattiva teologia all’«intercessione materna», e poi prosegue concedendo un Nihil obstat, la più alta forma di approvazione da parte del Vaticano a Medjugorje dopo averne minato completamente la credibilità.   A tacita ammissione di tale fatto, il Dicastero assicura che il loro Nihil obstat implica «una dichiarazione del carattere soprannaturale del fenomeno in parola» e allo stesso tempo ricorda «che i fedeli non sono obbligati» a credere alle apparizioni che hanno così ampiamente smentito nel loro stesso documento.   Il Dicastero conclude dicendo che «la valutazione degli abbondanti e diffusi frutti tanto belli e positivi non implica dichiarare come autentici i presunti eventi». O come direbbero gli italiani: «se non e vero, è ben trovato». Vale a dire, anche se non è vero, è davvero un’ottima invenzione.   Come dice Clint Eastwood al rapinatore di banche nero in Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo!, «so cosa stai pensando». E. Michael Jones è selettivo nella sua obbedienza all’autorità della Chiesa. Ma non è così. La Chiesa non può parlare infallibilmente di rivelazioni private, che coinvolgono circostanze storiche particolari che non rientrano né nel mandato della fede né della morale.   In questo caso un giornalista investigativo ha più autorità di un cardinale romano, soprattutto se nella sua inchiesta tiene conto del fatto che due successivi vescovi della diocesi di Mostar-Duvno, che hanno il dovere di occuparsi di questioni come questa, hanno dichiarato che «il fenomeno Medjugorje» era una frode.

Sostieni Renovatio 21

Il fatto che la conferenza episcopale jugoslava abbia appoggiato il suo giudizio è significativo per chi cerca di andare a fondo di questo fenomeno, motivo per cui il giudizio negativo di nessuno dei due vescovi è stato menzionato nella dichiarazione del dicastero, sebbene il cardinale Fernandez ne abbia parlato nella sua conferenza stampa in lingua italiana.   Perché allora il Vaticano ha rilasciato questa dichiarazione? La risposta che ho ricevuto da un membro del Parlamento della Bosnia-Erzegovina che ha stretti legami con il vescovo Peric, ora in pensione, è riciclaggio di denaro.   Gli italiani, mi ha detto senza entrare nei dettagli, creano a Medjugorje fondazioni esentasse che accettano denaro come contributo di beneficenza e poi inviano il denaro ai bosniaci che con quel denaro creano poi operazioni a scopo di lucro come i distributori di benzina, che poi vengono restituiti al donatore dopo che la stazione di servizio inizia a generare denaro.   (…)   Quasi 300 anni fa, Prospero Lambertini, come Papa Benedetto XIV, scrisse un libro intitolato La Beatificazione dei Servi di Dio e sulla Canonizzazione dei Beati. Il libro di Lambertini sulla canonizzazione è anche uno dei lavori fondamentali sulla valutazione delle rivelazioni private. E oltre a ciò ha molto da dire anche sui pericoli associati alle rivelazioni private.   Il libro di Lambertini possiede una sofisticazione quando si tratta di cose spirituali a cui questa epoca farebbe bene a prestare attenzione, spiegando che gli spiriti maligni «hanno talvolta raccomandato ciò che è bene per impedire un bene maggiore, e hanno incoraggiato le persone a compiere particolari atti di virtù affinché possano più facilmente ingannare gli incauti e col passare del tempo portarli gradualmente a commettere i peccati più orribili».   Si scopre che gli incauti si presentano nei posti in cui meno ci si aspetterebbe, ad esempio nelle più alte cariche della Chiesa cattolica. Lambertini ha citato l’esempio del suo predecessore, Papa Gregorio XI, che giaceva sul letto di morte, stringendo al petto l’Eucaristia e avvertendo coloro che lo circondavano di «guardarsi dagli uomini e dalle donne che sotto il pretesto della religione parlano di visioni della loro testa».   Papa Gregorio XI, proseguiva Lambertini, «sedotto da tali, aveva trascurato il ragionevole consiglio dei suoi amici e aveva trascinato se stesso e la Chiesa al pericolo di uno scisma imminente».   E. Michael Jones   NOTE 1) https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_ddf_doc_20240919_nota-esperienza-medjugorje_it.html 2) E. Michael Jones, Medjugorje Deception, p. 161.  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia        
Continua a leggere

Pensiero

Il lato oscuro di Medjugorje. Intervista a E. Michael Jones

Pubblicato

il

Da

Il nuovo documento vaticano sul «fenomeno Medjugorje» sta facendo discutere. Il Nihil obstat proveniente dal Dicastero per la Dottrina della Fede di Victor Emanuel «Tucho» Fernandez di fatto non ammette l’origine soprannaturale delle apparizioni mariane, tuttavia , bizzarramente, dà semaforo verde per presunti «frutti positivi» provenienti dal paesino tra le brulle colline dell’Erzegovina.

 

Renovatio 21 ha intervistato quindi uno dei primi ad occuparsi del «fenomeno Medjugorje», lo studioso americano E. Michael Jones, direttore della rivista Culture Wars, fondatore delle edizioni Fidelity Press, nonché autore di libri di importanza capitale per il pensiero cattolico.

 

A partire da testi scritti già nel lontano 1988, il professor Jones ha pubblicato The Medjugorje Deception: Queen of Peace, Ethnic Cleansing, Ruined Lives, («L’inganno di Medjugorje: Regina della pace, pulizia etnica, vite rovinate»), probabilmente uno dei primi testi sistematici sulla questione Medjugorje, e – attualmente – uno dei pochissimi a carattere critico, e non solo in ambito di editoria cattolica.

 

I commenti e le impressioni di Jones sono spesso davvero impressionanti, e si scontrano drammaticamente con certa percezione bonaria che si ha della questione medjugoriana.

 

Dottor Jones, lei ha iniziato a scrivere su Medjugorje circa 36 anni fa. Cosa è cambiato da allora?

I pellegrinaggi sono continuati, ma la discussione pubblica è cessata perché tutti hanno praticamente deciso sulla sua autenticità, in un modo o nell’altro. Il principale cambiamento di status è il recente documento vaticano che concede al pellegrinaggio il Nihil obstat, che è l’equivalente vaticano dell’approvazione, senza assicurare in alcun modo ai fedeli che i veggenti non mentono. Questo messaggio contraddittorio sicuramente farà rivivere la controversia che si era spenta anni fa.

 

Come le è venuta l’idea di scrivere L’inganno di Medjugorje?

Dopo aver scritto Medjugorje: The Untold Story nel 1988, fui contattato da un ricco californiano che voleva che raccontassi la sua storia. Ciò significava un ritorno a Medjugorje nel 1996 e un tentativo di spiegare perché i messaggi di Nostra Signora Regina della Pace avevano portato ad una feroce guerra civile finita con la disgregazione della Jugoslavia.

 

Ci è andato? Qual è stata la sua esperienza in quella che a quei tempi veniva chiamata Jugoslavia?

Sì, sono andato a Mostar nel 1996 e ho assistito in prima persona alla devastazione che la guerra civile vi aveva creato. L’omonimo vecchio ponte (mostar significa vecchio ponte in croato) era stato fatto saltare in aria e giaceva in pezzi sul fondo del fiume Nredva. Mostar era stata devastata dalla battaglia che seguì alla rottura dell’alleanza croato-musulmana. Tutta l’animosità etnica che avrebbe dovuto essere sanata da Nostra Signora Regina della Pace era esplosa con rinnovata ferocia. E ho cercato di collegare tutto questo alla storia del nazionalismo croato ustascia che dilagò nel Paese durante la Seconda Guerra Mondiale e che portò ad atrocità contro i serbi proprio sul luogo delle apparizioni.

 

In che senso Medjugorje potrebbe essere legato alla pulizia etnica?

Una volta crollata la Jugoslavia, i vari gruppi etnici che la componevano dovettero ritirarsi nelle rispettive enclave etniche, cosa impossibile perché molte di quelle persone erano «jugoslave», cioè serbi che avevano sposato croati, o sloveni che avevano sposato bosniaci. Era un compito impossibile, ma la NATO era determinata a smembrare la Jugoslavia e la pulizia etnica era parte del danno collaterale.

 

Lei collega Medjugorje anche a uno dei temi principali dei suoi studi, la rivoluzione sessuale…

Vi sono state accuse di carattere sessuale per più sacerdoti legati a Medjugorje.

 

Qual è stata la reazione al suo libro?

Totale funkstille. [Espressione tedesca che significa «silenzio radio totale», ndr]

 

È vero che è stato minacciato telefonicamente?

No, è stato di persona, tramite una seconda persona.

 

Cosa può dire un buon cattolico riguardo all’ultimo documento su Medjugorje?

Che la Chiesa è più interessata al denaro che alla verità.

 

Ci sono molti seguaci di Medjugorje negli Stati Uniti?

Non così tanti come 40 anni fa.

 

Cosa dovremmo pensare del vescovo Joseph Strickland, che ha recentemente visitato Medjugorje?

Che sta cercando un nuovo gruppo di sostenitori dopo essere stato espulso da Tyler, in Texas. Che non capisce il protocollo della Chiesa. Perché non ha mostrato rispetto per il giudizio negativo espresso dai vescovi Zanic e Peric, i due precedenti ordinari della diocesi di Mostar-Duvno?

 

Lei dice spesso che gli Stati Uniti sono come l’ex Jugoslavia, un paese in cui i gruppi non sono più identificati con l’etnia, ma con la religione – ortodossi, cattolici e musulmani in Jugoslavia, Cattolici, protestanti ed ebrei negli Stati Uniti. Vuole spiegare questa teoria del «Triple melting pot»?

Dopo aver letto il libro di Franjo Tudjman [1922-1999, primo presidente della Croazia indipendente, ndr] sul nazionalismo, mi sono reso conto che l’America e la Jugoslavia avevano la stessa forma di organizzazione politica. Entrambi i Paesi erano composti da tre gruppi etnici basati su tre religioni: protestante, cattolico, ebraico in America; serbi, croati e musulmani in Jugoslavia.

 

Significa forse che gli Stati Uniti, come la Jugoslavia, potrebbero avviarsi verso una guerra civile?

No. Abbiamo già avuto la nostra guerra civile. Gli Stati Uniti si stanno dirigendo verso l’anarchia e la tirannia allo stesso tempo. Platone diceva che quest’ultima deriva sempre dalla prima.

 

Quali sono quindi, secondo lei, i veri frutti del fenomeno Medjugorje?

La possessione demoniaca è uno dei frutti principali di Medjugorje, seguita dal divorzio. Medjugorje è infestata dai demoni, cosa che non dovrebbe sorprendere dal momento che San Giovanni della Croce disse che il diavolo si rallegra quando le persone cercano rivelazioni private.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

Immagine di pubblico dominio CCO via Flickr

 

Continua a leggere

Pensiero

È arrivato l’equinozio di autunno

Pubblicato

il

Da

Mica potevano mancare, anche quest’anno, gli auguri ai lettori per l’equinozio di autunno.   Già, l’estate finisce, e lo fa dandoci questo giorno magico, dove la luce è esattamente equivalente al buio, il giorno dell’equilibrio cosmico più potente. Astronomicamente, è il momento esatto in cui il piano dell’equatore terrestre incontra il centro geometrico del disco solare. La Terra e il Cielo, il Sole e l’Uomo.   È l’allineamento supremo del pianeta con la sua stella. Ciò è accaduto tecnicamente oggi alle 14:43.   È il giorno, assieme al suo gemello, l’equinozio di primavera, più mistericamente perfetto, al punto da essere conosciuto, ed utilizzato, sin dagli antichi, anche in modi che ai noi moderni non sono del tutto chiari. Parliamo ovviamente della precessione degli equinozi, un concetto di non immediata comprensione.

Sostieni Renovatio 21

La precessione è il cambiamento, lento dell’orientamento dell’asse di rotazione terrestre rispetto alle costellazioni del Firmamento. Essa è la rotazione dell’asse attorno alla perpendicolare (come in una trottola), e avviene per la forma non perfettamente sferica del pianeta e per l’intervento gravitazionale della Luna e del Sole.   Il moto completo della precessione è di 25.772 anni circa. In gergo, si chiama suggestivamente «anno platonico». Platone aveva infatti definito nel suo dialogo Timeo il periodo di ritorno del cielo alla sua posizione iniziale come «anno perfetto». In questi quasi 26 millenni si avvicendano quindi le diverse ere astrologiche, e conseguentemente, cambia la stella polare: tra circa 13.000 anni a indicare il Nord sarà Vega e non Polaris, cioè quella che a questa altezza dell’anno platonico chiamiamo «Stella Polare».   In pratica, con il tempo l’asse della Terra (chiamato anche punto vernale, punto d’Ariete o punto Gamma) punti verso verso diverse costellazioni. Ciò ha creato l’idea che il mondo attraversi varie ere astrologiche. L’era astrologica, o era zodiacale, è la suddivisione che il pensiero magico ha dato alla storia del mondo. Essa si compone di dodici eoni, che collimano perfettamente con i dodici segni dello Zodiaco, ciascuno dei quali della durata di 2160 anni.   La scoperta della precessione è dibattuta: babilonesi, egizi, cinesi… molti hanno trovato vaghe tracce di una possibile comprensione del fenomeno dei popoli antichi.   Tuttavia, qualcuno parla di una scoperta molto precedente, risalente addirittura al Neolitico. E con implicazioni di mistero totale.   Giorgio de Santillana, un fisico ebreo romano che fuggì dal fascismo riparando in USA (dove insegnò storia della scienza al MIT di Boston) pubblicò nel 1969 uno strano libro dal titolo assai poetico, Il mulino di Amleto. Il libro, compilato con la scienziata Hertha von Dechend, è pubblicato ancora oggi in Italia dall’inevitabile editore Adelphi. L’idea alla base del volume si attirò critiche severe da parte della comunità scientifica.   Il Santillana sostiene che la conoscenza della precessione degli equinozi e delle ere astrologiche era conosciuta sin dai tempi di una non precisata civiltà megalitica capace di «insospettabile sofisticazione».   La conoscenza della precessione e del susseguirsi delle ere zodiacali sarebbe stato quindi incapsulato nelle mitologie umane, di modo da far arrivare il messaggio sino a noi. Questi misteriosi antichi avrebbero inserito la realtà del fenomeno astronomico in particolare sotto forma di una storia relativa a una macina e a un giovane protagonista (il mulino di Amleto che dà il titolo del libro è un riferimento alla figura mitologica nordica Amlóða che compare nel racconto epico islandese Edda e che avrebbe poi ispirato Guglielmo Shakespeare nella creazione dell’eroe della sua tragedia più famosa).   Il libro ricostruisce il mito di un «mulino celeste» che ruota attorno al Polo e macina il sale e la terra del mondo, ed è associato ad un vortice.   La macina che cade dalla sua struttura rappresenta il passaggio della stella polare di un’epoca (simboleggiata da un sovrano o un re di qualche tipo) ad una nuova (simboleggiata dal rovesciamento del vecchio re dell’autorità e il potenziamento del nuovo).   Secondo gli autori questi «miti del mulino» sarebbe presenti in varie mitologie mondiali, come si evincerebbe da «oggetti cosmografici di molte epoche e climi (…) Saxo Grammaticus, Snorri Sturluson (…) Firdausi, Platone, Plutarco, il Kalevala, Mahabharata, e Gilgamesh, per non dimenticare l’Africa, le Americhe e l’Oceania».   «Possiamo quindi vedere come tanti miti, all’apparenza fantastici e arbitrari, di cui il racconto greco dell’Argonauta è una progenie tardiva, possano fornire una terminologia di motivi immaginali, una sorta di codice che sta cominciando a essere decifrato» scrive Santillana in un precedente libro del 1961, Le origini del pensiero scientifico.   Tale codice segreto, scrive lo studioso, «aveva lo scopo di consentire a coloro che sapevano (A) di determinare inequivocabilmente la posizione di determinati pianeti rispetto alla terra, al firmamento e l’uno all’altro; (B) di presentare quale conoscenza ci fosse del tessuto del mondo nella forma di racconti su “come è iniziato il mondo”».

Iscriviti al canale Telegram

Le implicazioni di questo pensiero sono immense. C’è un’intelligenza superiore, che giace sotto la storia?   Ma torniamo sulla Terra.   Il passare delle stagioni è qualcosa che non può lasciare indifferente un essere umano, che si ritrova a meditare – anche senza essere un giapponese dinanzi ad un albero di ciliegio – sulla bellezza e la caducità delle cose, e il loro mutare nel tempo della nostra vita.   A volte pensiamo: quanti altri equinozi, quanti altri solstizi, davanti a noi? Ammettiamo, sono pensieri che forse ai più giovani non vengono, ma è quanto sgorga naturalmente dal cuore, perché di questi attimi sappiamo ogni anno di più la preziosità assoluta.   Buon equinozio, cari lettori. Ci auguriamo che anche voi sentiate questa meraviglia che fa parte del miracolo di essere vivi. E godere della bellezza e del mistero del cosmo.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
 
Continua a leggere

Più popolari