Gender
Il Comitato Olimpico USA vieta agli uomini di praticare sport femminili, in ottemperanza all’ordine di Trump
Il Comitato Olimpico e Paralimpico degli Stati Uniti ha ottemperato all’ordine esecutivo del presidente Donald Trump di escludere gli uomini dagli sport femminili.
Nella sua «Politica sulla sicurezza degli atleti» aggiornata, il comitato ha scritto: «L’USOPC continuerà a collaborare con varie parti interessate con responsabilità di supervisione, ad esempio CIO, IPC, NGB, per garantire che le donne abbiano un ambiente di competizione equo e sicuro, in linea con l’Ordine esecutivo 14201 e il Ted Stevens Olympic & Amateur Sports Act».
L’ordine esecutivo 14201, noto anche come «Tenere gli uomini fuori dagli sport femminili», è stato firmato dal presidente Donald Trump il 5 febbraio. Il presidente disse allora che «la guerra allo sport femminile è finita».
«D’ora in poi lo sport femminile sarà riservato solo alle donne», aveva affermato Trump, mettendo in guardia le istituzioni educative: «se permettete agli uomini di prendere il controllo delle squadre sportive femminili o di invadere i vostri spogliatoi, sarete indagati per violazioni del Titolo IX e metterete a rischio i vostri finanziamenti federali».
Approvato nel 1972, il Titolo IX è stato promulgato per proibire la discriminazione basata sul sesso nelle scuole che ricevono finanziamenti federali. Negli ultimi anni, i democratici hanno distorto il suo intento originale per includere maschi e femmine confusi sul genere sotto il suo ombrello.
«Negli ultimi anni, molte istituzioni educative e associazioni sportive hanno permesso agli uomini di competere negli sport femminili», scrive l’ordine esecutivo di febbraio, opportunamente intitolato «Tenere gli uomini fuori dagli sport femminili». «Questo è degradante, ingiusto e pericoloso per le donne e le ragazze e nega loro pari opportunità di partecipare ed eccellere negli sport competitivi».
L’amministratore delegato del Comitato Olimpico statunitense, Sarah Hirshland, e il suo presidente, Gene Sykes, hanno riconosciuto il cambiamento in una lettera indirizzata alla comunità del Team USA. NBC News cita la lettera come segue: «in quanto organizzazione a statuto federale, abbiamo l’obbligo di rispettare le aspettative federali».
«Le linee guida che abbiamo ricevuto sono in linea con il Ted Stevens Act, rafforzando la nostra responsabilità obbligatoria di promuovere la sicurezza degli atleti e l’equità competitiva», prosegue la lettera.
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La politica aggiornata «sottolinea l’importanza di garantire ambienti competitivi equi e sicuri per le donne». La lettera ha inoltre sottolineato che tutti gli organi di governo nazionali sotto la giurisdizione del comitato saranno tenuti ad aggiornare le proprie politiche per allinearle al divieto di uomini «transgender» negli sport femminili.
L’ordine esecutivo di Trump che esclude gli uomini con un genere diverso dagli sport femminili ha suscitato l’opposizione dei democratici, che probabilmente darà luogo a contestazioni legali.
Il dipartimento dell’Istruzione federale ha ordinato al Dipartimento dell’Istruzione della California e alla Federazione Interscolastica della California (CIF) di conformarsi alla legge federale e di vietare agli uomini di competere contro le donne negli sport. Tuttavia, sia la CIF che il Dipartimento dell’Istruzione statale si sono rifiutati di ottemperare alla legge.
Successivamente, il ministro dell’Istruzione Linda McMahon ha annunciato che avrebbe intrapreso un’azione legale contro la California e il suo governatore democratico Gavin Newsom.
Come sa il lettore di Renovatio 21, la battaglia di Trump contro il transessualismo sportivo è risalente. Ancora quattro anni fa, appena persa la Casa Bianca, ad un evento pubblico dichiarò che «gli atleti trans uccideranno lo sport femminile».
Nel 2022, in un discorso divenuto virale, Trump ha proposto di diventare «il più grande allenatore di basket femminile della storia» qualora potesse convincere il campione dei Los Angeles Lakers LeBron James a scendere in campo per lui.
Secondo il sito SheWon.org, i transessuali avrebbero vinto centinaia di titoli negli sport femminili. La pagina web mostra centinaia di nomi di atlete superate in gara da transessuali in ben 29 discipline sportive: ci sono ciclismo, atletica, sollevamento pesi, nuoto, canottaggio, corsa campestre, golf, sci alpino, sci nordico, skateboard, surf, biliardo, perfino il poker.
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Oltre all’ovvio vantaggio che un maschio biologico ha chiaramente sulle donne in sport come il nuoto o il sollevamento pesi, i principali esperti medici concordano sul fatto che gli atleti transgender hanno un vantaggio ingiusto rispetto alle donne biologiche anche dopo essersi sottoposti a una terapia di soppressione del testosterone.
Come riportato da Renovatio 21, il transessualismo sta divenendo un problema in quantità impressionanti di discipline praticate dalle donne: abbiamo visto casi per il nuoto, la maratona, il ciclismo, la BMX, l’hockey, il sollevamento pesi, il basket…
Problemi si sono avuti anche in sport di combattimento come la boxe, dopo un caso avvenuto ad un torneo nello Stato della Georgia, la Federazione statunitense di jiu-jitsu ha emanato una proibizione di competizione per i transessuali maschi negli eventi femminili.
Come riportato da Renovatio 21, in uno degli episodi più impressionanti, un professore universitario 50enne ha gareggiato contro nuotatrici adolescenti in una competizione a Toronto.
Mentre sempre più record femminili vengono stabiliti da transessuali, si moltiplicano i casi di atlete che si rifiutano di competere contro transessuali, talvolta per protesta, talvolta temendo per la propria sicurezza.
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La donna più forte del mondo in realtà era un uomo
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La Corte UE ordina alla Polonia di riconoscere il matrimonio gay
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) ha stabilito martedì che la Polonia è obbligata a riconoscere i matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati in altri Paesi membri, pur se tali unioni sono vietate dalla legge nazionale.
In una sentenza emessa martedì, la CGUE ha condannato Varsavia per aver violato il diritto comunitario nel rifiutare di trascrivere nel registro civile polacco il matrimonio contratto nel 2018 in Germania da due cittadini polacchi. Al rientro in Polonia, le autorità avevano respinto la loro istanza, motivandola con il divieto nazionale sulle unioni omosessuali.
La Polonia, a forte maggioranza cattolica, equipara i matrimoni civili e religiosi, ma esclude le coppie dello stesso sesso nonostante le reiterate sollecitazioni di Bruxelles. La Costituzione polacca, non diversamente da quella italiana, definisce il matrimonio come «unione tra uomo e donna».
La Corte ha ritenuto che tale rifiuto infranga le norme UE sulla libera circolazione e sul rispetto della vita privata e familiare. Concedere la trascrizione alle coppie eterosessuali ma negarla a quelle omosessuali configura discriminazione, si legge nel comunicato. I giudici hanno però precisato che gli Stati membri conservano la competenza esclusiva su autorizzazioni o divieti di nozze same-sex nel proprio ordinamento interno.
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La decisione vincolante è arrivata all’indomani delle critiche del presidente polacco Karol Nawrocki all’UE, accusata di «follia ideologica» e di spingere verso una centralizzazione eccessiva. Nawrocki ha ricordato che l’adesione all’Unione prometteva opportunità economiche e mobilità, non ingerenze nella politica interna o nelle norme familiari.
Eletto a giugno su una piattaforma di valori cattolici e sovranità nazionale rafforzata, Nawrocki ha annunciato il mese scorso che non apporrà la firma a leggi che minino lo status costituzionale del matrimonio.
Il governo di coalizione europeista del premier Donald Tusk ha depositato nell’ottobre 2024 un disegno di legge per introdurre unioni civili anche per coppie omosessuali, ma i lavori procedono a rilento per le resistenze del partner conservatore, il Partito Popolare Polacco (PSL), che ha espresso dubbi e ostacolato un’intesa definitiva.
Come riportato da Renovatio 21, la strada verso il matrimonio omofilo in Polonia è stata battuta persistentemente negli ultimi anni.
La Polonia è tra i cinque Stati UE che non riconoscono legalmente le relazioni omosessuate, unitamente a Bulgaria, Lituania, Romania e Slovacchia. Nel frattempo, un altro Paese che era dietro la Cortina di ferro sovietica, il Kazakistan, due settimane fa ha votato per vietare la «propaganda LGBT».
Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato la CGUE aveva stabilito che la Romania doveva accettare la nuova identità di genere di una donna che ha fatto la «transizione» e ora si considera un uomo.
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Immagine di Lan Pham via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC 2.0
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