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Ciclista femmina professionista si ritira dopo aver perso contro un transessuale

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Tra gli incartamenti di un caso all’attenzione della Corte Suprema degli Stati Uniti emerge una lettera di una ciclista professionista che ha deciso di ritirarsi dallo sport a causa della presenza di transessuali nelle competizioni, cioè individui biologicamente maschi – e per questo, biomeccanicamente avvantaggiati – in gara con le femmine.

 

La lettera è scritta dall’ex campionessa di ciclocross Hannah Arensman.

 

«Negli ultimi anni, ho dovuto gareggiare direttamente con ciclisti uomini negli eventi femminili», si legge nella lettera di Arensman. «Poiché questo è diventato sempre più una realtà, è diventato sempre più scoraggiante allenarsi duramente come me solo per dover perdere contro un uomo con l’ingiusto vantaggio di un corpo androgenizzato che intrinsecamente gli dà un evidente vantaggio su di me, non importa quanto mi alleno duramente».

 

Arensman ha scritto di aver deciso di ritirarsi dopo una gara nel dicembre 2022 in cui si è classificata 4a tra due corridori maschi.

 

«Mia sorella e la mia famiglia singhiozzavano mentre guardavano un uomo arrivare al traguardo davanti a me, dopo aver assistito a diverse interazioni fisiche con lui durante la gara», ha scritto.

 

Il filmato della gara di dicembre mostra uno degli incontri fisici menzionati da Arensman nella sua lettera, in cui il terzo classificato Austin Killips, un maschio biologico, le ha dato un colpo con la bicicletta.

 

 

 

«Andando avanti, sento dispiacere per le ragazze giovani che imparano a gareggiare e che stanno crescendo in un giorno in cui non hanno più una giusta possibilità di essere i nuovi detentori del record e campioni nel ciclismo perché gli uomini vogliono competere nella nostra divisione», scrive l’ex campionessa. «È difficile per me pensare alla reale possibilità di essere stato trascurata per una selezione internazionale nella squadra statunitense ai Cyclocross Worlds nel febbraio 2023 a causa di un concorrente maschio».

 

«Mi sono sentita profondamente arrabbiata, delusa, trascurata e umiliata dal fatto che i responsabili delle regole degli sport femminili non ritengano necessario proteggere gli sport femminili per garantire più una competizione leale per le donne».

 

Il ciclismo sembra particolarmente falcidiato dalla minaccia del transessualismo sportivo.

 

Come riportato da Renovatio 21, di recente si è avuto il caso del ciclista trans che arriva primo alla corsa di categoria femminile. L’anno passato avevamo inoltre veduto due ciclisti trans finiti al 1° e 2° posto baciarsi sul podio, mentre terza era arrivata una donna che teneva in braccio il suo bambino

 

 

Altre storie di impatti pericolosi le abbiamo viste nel caso dell’hockeista donna identificantesi maschilmente che ad un partita di trans-hockey ha riportato un trauma cranico dopo essersi scontrata con un uomo identificantesi femminilmente.

 

Due settimane fa era emersa la vicenda di un atleta transessuale canadese che ha vinto quattro corse di fila, essenzialmente stracciando la concorrenza fatta di atlete femmine nate femmine.

 

La settimana scorsa una squadra di basket femminile si è ritirata dal torneo statale della divisione IV del Vermont per protestare contro un giocatore transgender che domina abitualmente le partite.

 

«Dobbiamo proteggere l’integrità dello sport femminile costretto a competere con chi è nato biologicamente maschio» ha dichiarato il 45° presidente degli Stati Uniti d’America. «Penso che sia assurdo quello che sta succedendo (…) Molti nuovi record sono stati battuti nello sport femminile, troppi sono stati frantumati».

 

Sono parole, di due anni fa, di Donald Trump, grande nemico del transgenderismo sportivo.

 

«I record che hanno resistito per anni e decenni vengono ora distrutti con facilità – aveva tuonato Trump – Se questo non viene cambiato, lo sport femminile come sappiamo morirà e finirà».

 

 

 

 

 

Immagine da Instagram

 

 

 

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«Insurrezione trans» anche al Campidoglio del Tennessee

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Immagini che parlano di una rivolta al Campidoglio del Tennessee, lo Stato americano dove si è appena consumata la strage di bambini e anziani ad opere di una transessuale armata.

 

Una ridda di attivisti hanno occupato il Campidoglio urlando slogan e facendo faticare le forze dell’ordine, che a tratti sono sembrati incapaci di contenere.

 

Qualche commentatore ha parlato di «transurrection», cioè «insurrenzione trans». Il termine è diventato un hashtag su Twitter.

 

I manifestanti, scatenati, hanno scandito slogan per il controllo delle armi.

 

 

 

 

Ad un certo punto i manifestanti hanno innalzato al cielo in massa sette dita: era il loro modo di significare che le vittime del massacro della Covenant School non sono i sei a cui è stato sparato (tre bambini di 9 anni, tre adulti sopra i 60), ma sette, perché includono, fra le vittime, la trans assassina: semplicemente allucinante.

 

 

 

Il manifesto fatto trovare dalla stragista della scuola cristiana non è, per qualche ragione, ancora stato pubblicato dalle autorità che lo hanno in carico.

 

Come riportato da Renovatio 21, nelle ultime ore anche il Campidoglio del Kentucky è stato preso d’assalto da una folla più esplicitamente transessualista, che protestava contro la messa al bando della chirurgia e gli ormoni transessualizzanti per i minori.

 

 

 

 

Nell’ultima ora è emerso che anche al Campidoglio del Texas starebbe andando in scena una manifestazione pro-transessualismo.

 

 

Il primo aprile è stato celebrato da Biden come il «giorno della visibilità trans», che però alcuni attivisti volevano trasformare nel «giorno della vendetta trans».

 

Si sta assistendo in USA all’ascesa di gruppi di transessuali armati, celebrati dagli stessi media che chiedono il controllo della vendita delle armi per il resto della popolazione.

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Protesta transessualista contro il veto sulla chirurgia gender per minori

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Una ridda di attivisti trans ha circondato il Campidoglio del Kentucky sulla scia della tragedia della stragista transgender che ha ammazzato 6 persone, tra cui 3 bambini di 9 anni, in una scuola cristiana a Nashville.

 

La folla trans e filo-trans si è radunata intorno all’edificio picchettando e urlando per protestare contro il deputati repubblicani dello Stato che hanno annullato il veto del governatore democratico Andy Beshearal sul disegno di legge 150 del Senato del Kentucky, che vieterebbe ai minori di sottoporsi a interventi chirurgici di transessualizzazione.

 

Il disegno di legge, tra le altre cose, richiede ai medici di «detransizionare» i minori che già utilizzano una delle qualsiasi opzioni «terapeutiche» transessualizzanti. Il disegno di legge consente inoltre agli insegnanti di rifiutarsi di utilizzare i pronomi preferiti di uno studente, nonché richiede ai distretti scolastici di vietare agli studenti di usare bagni al di fuori del loro sesso biologico – un tema molto caldo in America, visti i casi di molestie vistisi nelle scuole dove maschi biologici possono andare nel bagno delle ragazze.

 

I giornali parlano di centinaia di manifestanti transgender.

 

Dopo essersi fatti strada in Campidoglio da una manifestazione all’esterno, i manifestanti hanno sventolato bandiere con il bizzarro arcobaleno transgender sopra la rotonda del Campidoglio dove la Family Foundation, un’organizzazione conservatrice stava tenendo la propria manifestazione.

 

 

«Quando i bambini trans sono sotto attacco, che facciamo? Dì “no”, reagisci», cantava la protesta.

 

«Anche se abbiamo perso la battaglia nella legislatura, la nostra sconfitta è temporanea. Non perderemo in tribunale», ha affermato il direttore esecutivo della Fairness Campaign, un’organizzazione LGBT.

 

 

15-20 manifestanti sono stati arrestati, secondo i Parlamentari democratici presenti.

 

La protesta avviene solo due giorni dopo che l’assassina transgender Audrey Hale ha trucidato 3 bambini e 3 ultrasessantenni in una scuola cristiana (presbiteriana, per l’esattezza) a Nashville, Tennessee, scatenando un rinnovato dibattito culturale sul movimento transgender e sulla malattia mentale, e gettando luce sulla questione dei gruppi transgender armati.

 

Da notare la presenza di un pingue personaggio vestito come un demonio, con tanto di corna e colori in trans anche se fa trucco da clown horror, che entrato nel Campidoglio di Frankfort ha urlato in continuazione «vergogna». Concetto che forse neanche si conosce benissimo.

 

 

Come hanno notato in molti, si potrebbe trattare di una versione trans di QAnon Shaman. Che, ricordiamolo, oltre che a essere molto più originale e fotogenico, ora è libero.

 

 

 

 

Immagine screenshot da Twitter

 

 

 

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Elenco degli stragisti gender. In attesa del giorno della vendetta Trans

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Piano piano, il tema sta prendendo quota.

 

Qualche commentatore americano la ha buttata là come provocazione sui social media : c’è un nuovo gruppo demografico da identificare come ceto in rapida crescita di tiratori di massa pro capite: la comunità transgender.

 

«La demografia pro capite di sparatori di massa in più rapida crescita nella storia umana è la comunità trans» dice l’utente Vish Burra.

 

 

Il commento viene fatto da più parti sulla scorta dell‘orrenda tragedia di Nashville, dove una transessuale ha brutalmente assassinato con armi automatiche tre bambini di 9 anni e tre persone sopra i 60.

 

Vari utenti di Twitter metto in fila i casi degli stragisti gender.

 

«Il tiratore di Colorado Springs identificato come non binario. Il tiratore di Denver identificato come trans. Il tiratore di Aberdeen identificato come trans. L’assassino di Nashville identificato come trans. Una cosa è MOLTO chiara: il moderno movimento trans sta trasformando gli attivisti in terroristi».

 

 

L’elenco risulta vero: negli ultimi mesi abbiamo visto almeno quattro casi dove gli assassini erano indottrinati dal gender.

 

«Il movimento trans spinge ogni giorno sempre più estremismo», ha commentato l’ex-transgender detransizionato Oli London. «Reclutano persone, le indottrinano e le riempiono di propaganda finché non si riempiono di odio e rabbia».

 

Dalla rete intanto emergono ritagli interessanti, come quello sullo studio che mostrerebbe come il testosterone incrementa l’espressione della rabbia negli «uomini transgender», cioè i transessuali nati donna che vogliono divenire uomini, «specialmente se il loro ciclo persiste».

 

Sì, perché è davvero difficile negare la natura e la realtà, specie quelle delle mestruazioni, specie se l’equilibrio biochimico del corpo di una donna viene ulteriormente sconvolto dall’introduzione di steroidi esogeni.

 

 

 

Nel frattempo è emerso che domani, 1 aprile, è stato indetto un «giorno della vendetta trans» («Trans day of Vengeance»), di cui a questo punto sarebbe lecito avere paura. Secondo il Daily Mail, il gruppo dietro l’evento ha raccolto danaro per addestramenti con le armi.

 

 

Chi ha fatto notare la cosa, come la deputata della Georgia Marjory Taylor Green, è stato immediatamente bannato da Twitter: sì, poche ore fa, in piena era Elon Musk.

 

 

 

A quanto pare, non è lecito parlarne, o forse è più giusto dire che non è lecito difendersene. Il pensiero, del resto, corre in rete e sui media mainstream: la transessuale stragista di Nashville è, in realtà, una vittima, e i bigotti cristiani sono i suoi carnefici.

 

È un totale capovolgimento della realtà, ma anche la teoria del gender, e la sua appendice transessualista, lo è. Sei un uomo, in ogni cellula del tuo corpo, ma ti credi una donna. Sei una donna, con il doppio cromosoma X scritto nella quasi totalità del tuo essere biologico, ma ti credi un uomo.

 

In ultima, non si può riconoscere che, come attacco all’ordine naturale, si tratti di un movimento anticristico: e di fatto crede nella vendetta, concetto combattuto dal profondo nel Cristianesimo.

 

Sui social non ne fanno mistero: foto con bandiera trans, corpetto antriproiettile e fucile d’assalto, e poi il programma: «Uccidi i cristiani cornuti [christcucks, ovvero cristiani cornuti, in senso coniugale, ndr]. Decapita i cristiani cornuti. Tira un calcio rotante ad un cristiano cornuto facendolo cadere sull’asfalto [riferimento ad un episodio di qualche anno fa, quando un omosessuale aveva steso una attivista prolife, ndr]. Fai una schiacciata con un bambino cristiano nel cassonetto. Crocifiggi gli sporchi cristiani. Defeca nel cibo dei cristiani. Lancia i cristiani nel sole».

 

 

 

«Pregate per la pietà… perché non ne avremo nessuna».

 

Pochi giorni fa il pingue conduttore della trasmissione goscista Young Turks Cenk Uygur, una creazione di YouTube TV, aveva dichiarato di essere contro la libera vendita delle armi ai cittadini, tuttavia, se fosse trans, dice, starebbe accumulando pistole e fucili.

 

 

È successo, sta succedendo. La violenza gender è qui, invocata dalle figure dei media, evocata dal sistema.

 

C’è da stare certi che Nashville non sarà l’ultimo episodio dell’ascesa dello stragismo transessualista, dove le menti sono annebbiate dagli steroidi e dagli psicofarmaci SSRI.

 

Prepariamoci alla nuova forma di persecuzione anticristiana: coloro che non accettano il libro della Genesi, «maschio e femmina li creò» (Gen 1, 26), e quindi rifiutano Dio e l’umanità – compresa la loro stessa umanità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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