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Transessuali maschi ai tornei femminili di Brazilian Ju-jitsu: le atlete vogliono abbandonare

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Un transgender biologicamente maschio praticante l’arte marziale del Brazilian Ju-jitsu, tale Corissa Griffith, ha portato a casa quattro medaglie d’oro nella categoria femminile durante un torneo in Georgia, USA, svoltosi il 21 ottobre. Alcune atlete ha denunciato il fatto che i transessuali ora domina completamente la categoria, lamentandosi anche per i problemi di sicurezza delle donne che questo potrebbe implicare. Lo riporta il sito Reduxx.

 

La North American Grappling Association (NAGA) è la più grande associazione di lotta di sottomissione al mondo e facilita standard e tornei in varie arti marziali, incluso il Jiu-Jitsu brasiliano. Ma mentre la NAGA ha fornito categorie di competizione per uomini e donne sin dalla sua nascita nel 1995, recentemente è diventata oggetto di controversia dopo che si è scoperto che un certo numero di atlete erano state confrontate con uomini transessuali.

 

La questione ha ricevuto ampia attenzione per la prima volta a settembre, dopo che si è appreso che un’atleta brasiliana di jiu-jitsu non era stata informata che avrebbe gareggiato contro un maschio. Taelor Moore ha pubblicato una clip della sua lotta contro James «Alice» McPike sul suo Instagram, notando che c’era una differenza di peso di 65 libbre (circa 30 chili) tra loro.

 

 

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Dopo che la clip è diventata virale, NAGA è stata indotta a rilasciare una dichiarazione in cui chiariva le sue politiche sull’inclusione dei maschi trans-identificati nella categoria femminile.

 

«NAGA non richiede che le donne biologiche competano contro le donne transgender. Invece diamo la scelta alle donne biologiche e se rifiutano competono in una divisione solo con altre donne biologiche».

 

Il NAGA ha anche fornito un collegamento alla propria policy ufficiale, che recita: «per coloro che hanno scelto di non competere con le donne transgender, chiederemo se hanno interesse ad entrare in una divisione separata che includa le donne transgender. Questa divisione aggiuntiva sarà offerta gratuitamente a tali concorrenti. Tuttavia, se gli individui rifiutano questa opportunità, la donna transgender verrà indirizzata a competere con i maschi nella rispettiva categoria di peso e livello di abilità».

 

Parlando con Reduxx, le marzialiste professioniste Jayden Alexander e Ansleigh Wilk hanno sottolineato la loro esperienza nel combattere contro uomini senza preavviso fino a quando non sono salite sul tappeto.

 

«Onestamente non avrei mai pensato che ciò potesse realmente accadere in uno sport di contatto, soprattutto non nel MIO sport di contatto», ha detto la Alexander, che è una cintura blu di Brazilian Ju-Jitsu brasiliano. «Quando l’ho visto, ero così scioccato che non sapevo come rispondere».

 

Sia Alexander che Wilk hanno combattuto contro Cordelia Gregory della Temporal Brazil Jiu-Jitsu Academy, che è uno dei tanti maschi transidentificati che attualmente partecipano ai tornei femminili NAGA. Entrambe le donne descrivono di non essere state informate che avrebbero gareggiato contro un maschio fino a quando non era troppo tardi durante i tornei di luglio.

 

«Non ero stata informata. L’unica cosa che ha attirato la mia attenzione sono stati i miei compagni di squadra. Continuavano a chiedermi “stai combattendo contro un uomo” e onestamente ero troppo concentrata sull’allenare il resto della squadra per prestare davvero attenzione al mio avversario», ha detto la Wilk.

 

«Mi sono resa conto molto rapidamente che non potevo farmi largo come la maggior parte delle ragazze», ha aggiunto Wilk, che è cintura marrone e allenatore di Jiu-Jitsu brasiliano. «Beh, ovviamente, perché non era una ragazza! Poi, non molto tempo dopo, ho dovuto fare un secondo incontro in cui Cordelia ha fatto i capricci dicendo che “non aveva fatto tap” [cioè, non aveva fatto segni per fermare l’incontro, ndr]. Avevo sinceramente paura che [lui] mi avrebbe dato un pugno quando ho allungato la mano per stringere la sua».

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Entrambe le donne notano anche che l’esperienza di combattere Gregory era nettamente diversa da quella di combattere una donna, continua il sito. «Il fatto è che aveva la forza di un uomo. Mi alleno con uomini e donne e la differenza è enorme», spiega Alexander. «Dopo il mio incontro con Cordelia, mi sono seduta accanto al materassino e ho pianto mentre i miei compagni di squadra mi massaggiavano i crampi agli avambracci».

 

«Una regola è efficace solo se una federazione la segue e, soprattutto, la fa rispettare», afferma Marshi Smith, cofondatrice dell’Independent Council on Women’s Sports (ICONS). Ha notato che il 21 ottobre, una lottatrice è stata «presa di sorpresa» nel combattere non uno, ma due maschi transgender durante un torneo. La Smith ha detto che durante quel torneo, in alcune divisioni femminili hanno partecipato più uomini che donne.

«Ho parlato con quattro donne che hanno tutte combattuto combattenti maschi nello sport da combattimento del Ju-jitsu» continua la Smith. «Sono estremamente turbate. Sono autoesclusive. Stanno inviando e-mail alla leadership della federazione e vengono ignorate. Queste organizzazioni e gruppi che incoraggiano questa pericolosa manifestazione di violenza contro le donne devono essere pubblicamente umiliati e costretti a fare ciò che è giusto per le donne, altrimenti raccolgono l’indignazione che deriva dalla codardia».

 

Negli incontri femminili e No-Gi (cioè senza il gi, la tradizionale veste giapponese per le arti marziali, chiamata talvolta impropriamente kimono) la classe di peso 160-169 libbre, solo i transessuali Griffith e Gregory hanno partecipato e hanno portato a casa medaglie.

 

«La maggior parte delle donne ha paura anche solo di parlare apertamente di questo argomento. Non vogliono essere etichettate come bigotte o transfobiche», ha detto la Wilk. «Ci sono così tante ragazze che semplicemente non si iscrivono adesso perché lo permettono. Se continua così, gli sport femminili cesseranno di esistere. Medaglie, cinture, record e denaro verranno immediatamente tolti alle donne».

 

Nel mondo dell’MMA in molti ricordano il caso di Fallon Fox, un uomo che si identifica come una donna ruppe il cranio della sua avversaria sul ring.

 

Nel primo round, dopo nemmeno due minuti e mezzo di una lotta disordinata e non bella da vedere a causa del sangue, il transessuale Fox procurò una commozione cerebrale alla marzialista donna Taika Brants, frantumandogli l’osso orbitale del cranio, e continuò a picchiarla selvaggiamente fino a che l’arbitro non decretò il KO tecnico.

 

«Ho combattuto molte donne e non ho mai sentito la forza che ho provato in un combattimento come quella notte. Non so rispondere se è perché è nata uomo o no perché non sono un medico. Posso solo dire che non mi sono mai sentita così sopraffatta in vita mia e sono una donna anormalmente forte di per sé», dichiarò la Brants.

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Come riportato da Renovatio 21, di recente si è avuto anche l’episodio in cui un’hockeista donna identificantesi maschilmente che ad un partita di trans-hockey ha riportato un trauma cranico dopo essersi scontrata con un uomo identificantesi femminilmente.

 

 

Lo scorso maggio una ciclista adolescente che compete nel circuito della BMX ha detto che non sarà in grado di competere in un evento a causa di una commozione cerebrale subita in una collisione con un ciclista transgender.

 

Negli USA c’è stato il caso della lettera dell’ex campionessa di ciclocross Hannah Arensman, che ha deciso di ritirarsi dallo sport a causa della presenza di transessuali nelle competizioni, cioè individui biologicamente maschi – e per questo, biomeccanicamente avvantaggiati – in gara con le femmine.

 

«Negli ultimi anni, ho dovuto gareggiare direttamente con ciclisti uomini negli eventi femminili», si legge nella lettera di Arensman. «Poiché questo è diventato sempre più una realtà, è diventato sempre più scoraggiante allenarsi duramente come me solo per dover perdere contro un uomo con l’ingiusto vantaggio di un corpo androgenizzato che intrinsecamente gli dà un evidente vantaggio su di me, non importa quanto mi alleno duramente».

 

Come riportato da Renovatio 21, durante l’anno si è avuto il caso del ciclista trans che arriva primo alla corsa di categoria femminile. L’anno passato avevamo inoltre veduto due ciclisti trans finiti al 1° e 2° posto baciarsi sul podio, mentre terza era arrivata una donna che teneva in braccio il suo bambino. Due settimane fa due transessuali hanno vinto l’oro e l’argento alle gare ciclistiche femminili di Chicago.

 

Mesi fa era emersa la vicenda di un atleta transessuale canadese che ha vinto quattro corse di fila, essenzialmente stracciando la concorrenza fatta di atlete femmine nate femmine. Non male anche il caso del trans 54enne che alla London Marathon è finito davanti a 14 mila donne esclamando davanti alle telecamere della TV che lo intervistava «Girl Power!».

 

La settimana scorsa una squadra di basket femminile si è ritirata dal torneo statale della divisione IV del Vermont per protestare contro un giocatore transgender che domina abitualmente le partite.

 

Come riportato da Renovatio 21, World Acquatics, la Federazione mondiale del nuoto (ex FINA) ha sospeso la categoria per i transessuali che aveva creato da pochi mesi per mancanza di iscritti.

 

Chissà perché questi transessuali, invece che gareggiare fra loro, preferiscono farlo con le donne biologiche.

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Carcere per i genitori che resistono al gender per i bambini: nuovo disegno di legge in Ispagna

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Un noto avvocato penalista spagnuolo ha espresso i suoi timori riguardfo le conseguenze di una nuova legge che di fatto criminalizzerebbe la resistenza alla «transizione di genere» dei bambini nel Regno di Spagna.   Approvato il mese scorso dal Congresso dei deputati spagnuolo, il nuovo articolo 173 del Codice penale punirebbe, potenzialmente con il carcere, qualsiasi «atto, metodo, programma, tecnica o procedura di avversione o conversione» volti a cambiare «l’orientamento sessuale», «l’identità» o «l’espressione di genere» di un’altra persona, sia per i medici che per i genitori, inclusa la resistenza alle cosiddette «terapie affermative», anche atti lievi come la decisione di ritardare l’uso di ormoni.   La legge è stata proposta dal Partito Socialista (PSOE) e «sostenuta da tutti i gruppi parlamentari, eccetto VOX (che ha votato contro) e l’Unione Popolare Navarra (UPN, che si è astenuta)».

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Il 1° luglio, il sito di informazione European Conservative ha pubblicato un’intervista con l’avvocato penalista spagnuolo Paula Fraga, che concordava con i peggiori timori dei critici sulla nuova legge.   «Ciò significa che se un minore dichiara di sentirsi del sesso opposto, la sua percezione soggettiva deve essere automaticamente accettata senza alcun tipo di valutazione psicologica preventiva. Qualsiasi tentativo di valutazione o rinvio senza supporto psicologico può essere considerato «terapia di conversione» e quindi punibile», ha spiegato. «L’obiettivo non è incarcerare decine di genitori o medici – casi del genere provocherebbero un’immediata reazione sociale – ma diffondere la paura. Degli psicologi mi hanno già contattata dicendomi di aver smesso di trattare casi di disforia per timore di multe fino a 150.000 euro, anche prima che la reclusione fosse un’opzione».   Di conseguenza, ha sostenuto la Fraga, l’Ispagna sta «di fatto istituzionalizzando l’abuso sui minori. Se un bambino non rientra negli stereotipi di genere – preferisce giocare con le bambine – o una bambina non si identifica con il rosa, viene automaticamente indirizzato a gruppi di attivisti transgender che non sono medici, ma politici. È reazionario, non progressista: stanno rilanciando gli stereotipi più obsoleti per definire cosa significhi essere un uomo o una donna».   Inoltre, la legge rientra in una tendenza più ampia che interessa l’Unione Europea e la Fraga «non è ottimista» sulla possibilità di superarla in tempi brevi.   «Non sto chiedendo l’uscita dall’UE, ma dobbiamo adottare una posizione molto più critica. Non possiamo delegare la nostra sovranità a Bruxelles», ha affermato. «La soluzione inizia con l’identificazione dei problemi e il risveglio di un movimento culturale e politico per difendere la nazione dall’interno. Perché se non lo facciamo noi stessi, nessun altro lo farà per noi».   Numerose prove dimostrano che «affermare» la confusione di genere comporta gravi danni, soprattutto se fatto su bambini impressionabili che non hanno lo sviluppo mentale, la maturità emotiva e l’esperienza di vita per considerare le ramificazioni a lungo termine delle decisioni che vengono loro imposte o la piena conoscenza degli effetti a lungo termine di procedure chirurgiche e chimiche che cambiano la vita, trasformano fisicamente e spesso sono irreversibili.   Gli studi dimostrano che oltre l’80%dei bambini che soffrono di disforia di genere la superano spontaneamente entro la tarda adolescenza e che le procedure di «riassegnazione» non riescono a risolvere la maggiore tendenza degli individui con confusione di genere a compiere atti di autolesionismo e suicidio, anzi, la esacerbano, anche rafforzando la loro confusione e trascurando le vere cause profonde del loro disagio mentale.   Molte persone che de-transizionano (cioè tornano al loro sesso naturale), spesso ignorate, attestano il danno fisico e mentale derivante dal rafforzamento della confusione di genere, nonché la parzialità e la negligenza dell’establishment medico sull’argomento, molti dei quali adottano un approccio attivista alla loro professione e iniziano i casi con una conclusione predeterminata a favore della «transizione».

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Leggi simili sono attive in varie parti del mondo occidentale. Come riportato da Renovatio 21, un anno fa in Scozia è stata proposta una legge che punisce con sette anni di carcere genitori che rifiutano di accettare che i propri figli si identifichino come transgender.   La tendenza anti-famiglia non riguarda solo il problema del transessualismo istituzionale inflitto ai bambini.   Come riportato da Renovatio 21, tre mesi fa una coppia di genitori britannici sono stati arrestati per essersi lamentati della scuola della figlia in un gruppo Whatsapp.

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Candace Owens dice che Trump le ha detto di smettere di parlare di Brigitte Macron

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La celebre commentatrice statunitense Candace Owens ha affermato la scorsa settimana che il presidente americano Donald Trump le ha chiesto personalmente di smettere di parlare della moglie del presidente francese Emmanuel Macron, Brigitte, che Owens ha precedentemente affermato essere un uomo, dopo che le era stato detto che Macron aveva sollevato l’argomento durante la discussione sui colloqui di pace tra Russia e Ucraina. Lo riporta LifeSite.

 

La settimana scorsa durante una trasmissione in diretta del suo podcast Candace, Owens ha raccontato come il 24 febbraio un’amica le abbia detto che qualcuno «molto in alto» alla Casa Bianca le aveva chiesto di smettere di parlare di Brigitte Macron, sulla quale aveva svolto ricerche approfondite per la sua serie Becoming Brigitte. Nella serie di podcast la Owens dà voce a giornalisti che ritengono che la première dame francese sia nata come uomo.

 

Per tali incredibili affermazioni, la Owens ha già ricevuto più lettere dai legali dei Macron.

 

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La Owens afferma di aver inizialmente rifiutato la richiesta di tacere, insistendo sul suo diritto alla «libertà di parola». Quando, a quanto pare, avrebbe richiamato l’amica per discutere ulteriormente della questione, le è stato detto che Macron stava «bloccando i negoziati per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina» finché Owens non avesse smesso di parlarne.

 

All’inizio di quest’anno, la Owens aveva dichiarato di aver ricevuto una lettera da uno studio legale che rappresentava Emmanuel e Brigitte Macron, che sostanzialmente, dice, avrebbe funto da «minaccia legale». Secondo quanto raccontato dalla giovane giornalista madre di quattro figli, la lettera affermerebbe che «la signora Macron non vi deve la prova di essere, e di essere sempre stata, una donna».

 

La Owens dice di aver notato, poco prima di ricevere la chiamata dalla sua amica il 24 febbraio, che Macron quel giorno si trovava a Washington e che aveva lasciato la Casa Bianca solo poche ore prima. Disse all’amica che avrebbe riflettuto e pregato per la richiesta. All’epoca avrebbe anche detto al marito, il cattolico britannico George Farmer, che «nessuno avrebbe mai creduto» a quello che era appena successo.

 

Poco dopo, la Owens ha raccontato di aver ricevuto una chiamata da un membro dello staff della Casa Bianca che le ha detto di «fare semplicemente quello che dice il presidente» riguardo a Brigitte. Candace racconta di essere rimasta infastidita da quello che ha descritto come l’atteggiamento «pomposo» del membro dello staff. «Non avrebbe potuto essere… più arrogante», ha detto riferendosi alla persona che aveva chiamato.

 

L’opinionista cattolica ha poi dichiarato di aver deciso di contattare Tucker Carlson per chiedere consiglio, che le avrebbe detto, in sostanza: «alla fine, la verità è ciò che conta, ma se potessi porre fine alla guerra tra Ucraina e Russia, lo farei».

 

«Non vuoi che il sangue dei cristiani sia sulla tua coscienza, ma anche la libertà di parola è importante» le avrebbe consigliato il Carlson. «Dovresti dire che lo farai, “finché…”, ma a un certo punto devi informare la gente di quanto accaduto».

 

Candace racconta di aver quindi ricevuto una telefonata dal presidente Trump in persona. Il presidente sarebbe subito entrato nella questione, dicendole: «sto negoziando… questa persona vuole questo e quest’altra vuole quest’altro… e non hai idea di quanto sia complicato portare a termine uno di questi accordi».

 

Secondo la Owensa, Trump ha continuato a raccontarle di come, mentre accompagnava Macron alla sua auto durante la sua recente visita alla Casa Bianca, il presidente francese gli avesse chiesto se conoscesse Candace, e poi lui gli avesse chiesto di «smettere di parlare» di sua «moglie».

 

Trump avrebbe detto durante la loro telefonata che Brigitte è «vecchia, questo la sta davvero, davvero colpendo», prima di aggiungere: «l’ho vista da vicino e mi sembra una donna».

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La Owens avrebbe spiegato a Trump che l’aspetto di Brigitte è dovuto al fatto che si rivolge a un «medico straordinario» specializzato in interventi chirurgici per transgender. Candace gli avrebbe anche detto di non essere «molto soddisfatta della richiesta», insistendo rispettosamente sul fatto che non era «colpa» sua se Macron aveva sposato un uomo.

 

Trump avrebbe risposto: «siamo davvero vicini a concludere questa cosa», riferendosi ai negoziati di pace tra Ucraina e Russia. «È stato davvero facile lavorare con Macron».

 

La giornalista ha affermato che, sebbene Trump non le abbia detto specificamente che Macron aveva minacciato di ostacolare i negoziati di pace, le ha detto che lui e Macron avevano discusso della guerra tra Russia e Ucraina «tutto il giorno» e che lui stava cercando di negoziare un accordo di pace.

 

Owens avrebbe detto a Trump di essere disposta a smettere di parlare di Brigitte a breve termine, ma ha chiarito di aspettarsi che entro pochi mesi avrebbe potuto tornare a parlare di Brigitte. Inizialmente Trump si sarebbe mostrato aperto a questo compromesso, ma poi avrebbe insistito sulla necessità di poter collaborare con Macron «a lungo termine». Pertanto, la chiamata si sarebbe conclusa in un vicolo cieco.

 

Commentando la sua interazione con Trump, la Candazza ha rincarato la dose nel suo podcast chiedendo a Emmanuel Macron di «dimettersi» dalla carica di presidente della Repubblica Francese.

 

«Non c’è esempio più grande della mancanza di moralità di un leader» che minacciare di bloccare i negoziati di pace e «lasciare morire la gente» finché un podcaster non smetterà di parlare di sua moglie, ha affermato.

 

«Sono terrorizzati. Perché ovviamente tutto quello che ho scoperto è vero. La finzione non ti farebbe fare una cosa del genere», ha continuato Owens.

 

La Owens afferma di credere che la reazione provocata dai suoi commenti non sia semplicemente una risposta ai suoi tentativi di denunciare la possibilità che Brigitte sia un uomo, ma piuttosto che coinvolga una rete di eventi «profondamente sinistra» che coinvolge una rete mondiale di persone, aggiungendo di avere sentore che dietro la richiesta di smettere di parlare della coppia ci sia qualcuno più potente dei Macron.

 

Come chiarito nei suoi podcasti, Candace ipotizza che esista una setta pedofila al potere – non necessariamente confinata a un solo paese, ma che esiste anche in Francia – il che, secondo lei, spiega la reazione negativa alle narrazioni di cui ha parlato nel suo podcast.

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In uno degli ultimi episodi, la Owens ha celebrato il fatto che Macron è tornato a parlare con Putin dopo tre anni, attribuendosi una parte del merito, ma dicendo al contempo che quello era il segnale per cui poteva, come da accordi con Trump, riprendere a parlare della questione Brigitte.

 

Candace ha dichiarato di aver più volte reiterato il suo invito alla prima dama di Francia ad essere intervistata per mettere a tacere ogni dubbio, ma la risposta degli avvocati della coppia presidenziale (ultimamente sulle cronache per un supposto litigio con manata in faccia visti sull’aereo che li portava in Vietnam) è stata quella di dire che la moglie di Macron non deve provare niente.

 

Ancora un anno fa Macron aveva respinto pubblicamente le voci sul sesso della moglie.

 

Come riportato da Renovatio 21, la giornalista francese che sosteneva che la Macron fosse un uomo cinque mesi fa ha chiesto asilo in Russia. L’anno scorso un tribunale francese aveva multato due donne che sostenevano la tesi di Brigitta nata maschio.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

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Vescovo spagnuolo neo-nominato aveva dichiarato pubblicamente di sostenere le «benedizioni» omosessuali

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Il nuovo vescovo di Malaga, nominato di recente da papa Leone XIV, è un sostenitore della benedizione delle «coppie» dello stesso sesso, ed è quindi uno dei tanti prelati che hanno accolto con entusiasmo tali benedizioni nel 2023. Lo riporta LifeSite.   Venerdì 27 giugno la Santa Sede ha annunciato uno spostamento diocesano in Spagna. Mons. Jesús Esteban Catalá Ibáñez, della diocesi di Málaga, ha rassegnato le dimissioni, il che significa che Mons. José Antonio Satué Huerto è stato trasferito dalla sua ex diocesi di Teruel e Albarracín alla sede di Málaga.   Le dimissioni di Catalá Ibáñez giungono poco dopo il suo 75° compleanno, traguardo in cui i vescovi diocesani presentano le dimissioni formali dalla loro sede al papa, che poi decide quando accettarle.   Il 57enne Satué è stato uno dei tanti prelati che hanno accolto con favore il controverso testo Fiducia Supplicans al momento della sua pubblicazione nel dicembre 2023. Scrivendo una lettera all’epoca, Satué ha affermato che il documento «ci aiuta a comprendere l’atteggiamento di coloro che si rivolgono alla Chiesa chiedendo una benedizione».   Facendo eco al documento vaticano, Satué ha aggiunto che tali «benedizioni alle coppie in situazioni irregolari e alle coppie omosessuali non equiparano queste unioni al matrimonio, inteso dalla Chiesa come «unione esclusiva, stabile e indissolubile tra un uomo e una donna». Infatti, detta Dichiarazione, rimanendo ferma nella dottrina tradizionale sul matrimonio, non ammette «alcun tipo di rito liturgico o benedizione simile a un rito liturgico che potrebbe causare confusione».   Il vescovo non era affatto il solo in Spagna. Il cardinale più in vista del Paese, il cardinale José Cobo di Madrid, si è mosso per reprimere l’opposizione alla Fiducia Supplicans, avvertendo i suoi sacerdoti che «applicheremo pienamente la dottrina del papa» sulle «benedizioni» tra persone dello stesso sesso.

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Al contrario, diversi cardinali hanno messo in guardia contro il documento; l’ex capo della dottrina della Chiesa cattolica, il cardinale Gerhard Müller, ha scritto che le «benedizioni” delle coppie omosessuali costituiscono una «blasfemia» e che il documento è «contraddittorio».   Il sito ispanofono InfoVaticana aveva previsto il trasferimento di Satué a Malaga il giorno prima. La sua nomina a vescovo rappresenta un cambiamento significativo in termini di responsabilità geografica. La sua precedente diocesi ospitava poco meno di 90.000 cattolici, mentre la diocesi di Malaga conta quasi 1,3 milioni di cattolici.   Malaga, tuttavia, è ancora solo una diocesi, essendo una delle cinque suffraganee dell’arcidiocesi di Granada.   Il conservatore ha descritto la mossa come una promozione meno degna di nota e piuttosto come una sorta di «premio di consolazione». Il giornale ha suggerito che Satué sperava di ricevere la più importante arcidiocesi di Barcellona, ​​ma che questa mossa porterà a quella nomina.   Storicamente, la Spagna cattolica conta circa 14 province, tra cui l’arcidiocesi di Barcellona. Malaga, sebbene densamente popolata, non ha la stessa importanza.   Al contrario, il quotidiano liberale Vida Nueva ha presentato la nomina come un segno del continuo favore ricevuto dal Vaticano: «da una diocesi eminentemente rurale della Spagna svuotata, ora si dirige verso uno dei principali poteri economici ed ecclesiastici».   Si ritiene inoltre che le speranze di Satué per la sede vescovile di Barcellona siano legate al sostegno ricevuto dal cardinale Juan José Omella, attuale detentore della sede, che all’età di 79 anni potrebbe presto dimettersi.   Alcune fonti – tra cui quelle registrate dalla testata cattolica statunitense The Pillar – ritengono inoltre che negli ultimi anni il futuro dell’episcopato spagnolo sia stato di fatto governato da un trio chiave, piuttosto che dal Dicastero per i Vescovi e dal coinvolgimento del Nunzio. I tre vescovi sono il Cardinale Omega, il Cardinale José Cobo e Satué.   «Non prenderà mai posizioni pubbliche contro il magistero, mai, ma è il tipo di sacerdote e vescovo che non prende mai posizioni non ortodosse, ma permette e incoraggia gli altri a prenderle», ha detto un sacerdote a The Pillar a proposito di Satué. Si ritiene che si stia lavorando su questo aspetto, al fine di ripristinare la normale procedura nelle nomine episcopali.   Si ritiene inoltre che Satué fosse tacitamente favorito dal defunto Bergoglio, un altro aspetto che spiega la sua notevole ascesa nella gerarchia ecclesiastica.   Negli ultimi anni Satué ha ricoperto incarichi di rilievo, tra cui un periodo presso la Congregazione per il Clero del Vaticano e l’attuale carica di membro del Dicastero per i Vescovi. Papa Francesco gli aveva affidato il caso Gaztelueta, un caso che riguardava presunti abusi da parte di un insegnante di una scuola dell’Opus Dei. L’insegnante si è dichiarato innocente, ma l’inchiesta vaticana guidata da Satué lo ha dichiarato colpevole. Il caso era complesso e coinvolgeva tribunali civili ed ecclesiastici.   Nonostante la sua storia, la Spagna sta vivendo un drammatico declino nella pratica della fede cattolica. I sondaggi di Statista hanno mostrato che a settembre 2024 circa il 57,1% degli spagnoli si identificava come cattolico, in calo rispetto al picco del 73,1% del 2013. Di questa cifra, tuttavia, non sono stati forniti dettagli su quanti praticassero effettivamente la fede, partecipando alla Messa settimanale o aderendo ai principi del Credo.   Come molti aspetti della Chiesa che sfuggono al facile sguardo dei media cattolici di lingua inglese, Satué e la sua carriera episcopale appaiono molto più oscuri e complessi di quanto sia ideale per un vescovo diocesano. Resta da vedere in quale direzione guiderà la sua nuova diocesi di Malaga sotto il pontificato di Leone XIV.

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Immagine della Cattedrale dell’Incarnazione di Malaga Immagine di Diego Delso via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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