Geopolitica
Gli USA rifiutano l’armistizio ancora prima che venga offerto
Il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale USA John Kirby è intervenuto su Fox News per opporsi risolutamente alla prospettiva della pace tra Russia e Ucraina: Washington è fermamente contraria a un cessate il fuoco tra le parti.
Il Kirby ha bollato qualsiasi iniziativa di pace come «inaccettabile» nella situazione attuale, annunciando che qualsiasi iniziativa di pace scaturita dagli incontri Xi-Putin sarebbe stata respinta.
«Quello che abbiamo detto prima, e lo diremo di nuovo oggi, che se all’esito di questo incontro ci sarà una sorta di appello per un cessate il fuoco, beh, sarà semplicemente inaccettabile perché tutto ciò che farà… è ratificare la conquista russa fino ad oggi».
Sfugge a Kirby e a tutto l’apparato il fatto che a un cessate il fuoco, date le attuali realtà militari, salverebbe migliaia e migliaia di ragazzi ucraini: ma non è una novità il fatto che a Washington nulla interessi della popolazione ucraine, in quanto questa guerra è, si dice, una guerra contro la Russia combattuta fino all’ultimo ucraino.
Kirby ha continuato spiegando come negli ultimi tempi Mosca e Pechino stiano «aumentando la loro collaborazione e il loro rapporto». Le due nazioni si sono unite per scardinare e «riscrivere» le cosiddette «regole del gioco a livello globale». Russia e Cina «sono due Paesi che si stanno sbattendo contro questo ordine internazionale basato su regole che gli Stati Uniti e tanti dei nostri alleati e partner hanno costruito, dalla fine della seconda guerra mondiale».
Sfugge al personaggio coi capelli tinti, e a tutto il mondo che lo produce, che l’avvicinamento ulteriore di Russia e Cina è stato causato proprio dagli USA, che in caso di scoppio della Terza Guerra Mondiale si troverebbero, anche stavolta, a combattere su due fronti: solo che sta volte Mosca non è più alleata, la Cina ha più di un miliardo di persone ed entrambi i Paesi nemici sarebbero armati di armi nucleari e di sistemi di consegna, come i missili ipersonici, contro cui Washington e le sue navi non avrebbero difesa.
Come riportato da Renovatio 21, un passato accordo di pace, che sarebbe stato trovato nell’aprile 2022, a poche settimane dall’inizio del conflitto, fu sabotato dagli angloamericani con una repentina – all’epoca inspiegata – visita di Boris Johnson a Kiev. Incontrato Zelens’kyj e portatogli un certo messaggio, l’accordo fu stracciato, e come conseguenza migliaia e migliaia di ragazzi sono stati mandati nella fornace della guerra in corso ad essere maciullati dall’artiglieria, bombardati da droni nei boschi, fatti esplodere nelle trincee…
Del resto c’è da capire come funzione la dinamica dell’élite al potere a Kiev: cosa succederebbe all’attore comico Zelens’kyj se non seguisse più il copione? La cintura neonazista che sta intorno (fisicamente, dicono) a Zelens’kyj glielo aveva anticipato nel 2019, parlando del fatto che il neoeletto presidente non avrebbe dovuto arretrare di un centimetro riguardo il territorio ucraino: in caso contrario, ci sarebbe stata l’impiccagione su un albero del Khreshatyk, il viale della capitale che porta a piazza Maidan.
Il lettore si farà la domanda: chi comanda davvero i gruppi neonazisti ucraini? La risposta Renovatio 21 ha cercato di darla tante volte.
E quindi, chi comanda davvero in Ucraina? Chi vuole morte e distruzione invece che pace e prosperità?
Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
Cambogia e Thailandia hanno siglato un accordo di cessate il fuoco ampliato per porre fine a un violento conflitto di confine scoppiato a inizio anno. La cerimonia di firma, tenutasi domenica, è stata presieduta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva mediato la tregua iniziale.
Le tensioni storiche tra i due Paesi del Sud-est asiatico, originate da dispute territoriali di epoca coloniale, sono esplose a luglio con cinque giorni di scontri armati, che hanno spinto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalla zona di confine. Un incontro ospitato dalla Malesia aveva portato a una prima tregua, segnando l’inizio della de-escalation.
Trump ha dichiarato di aver sfruttato i negoziati commerciali con entrambi i paesi per favorire una riduzione delle tensioni.
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA.
President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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Durante il 47° vertice dell’ASEAN in Malesia, il primo ministro cambogiano Hun Manet e il primo ministro thailandese Anutin Charnvirakul hanno firmato l’accordo, che amplia la tregua di luglio.
Il documento stabilisce un piano per ridurre le tensioni e assicurare una pace stabile al confine, prevedendo il rilascio di 18 soldati cambogiani prigionieri da parte della Thailandia, il ritiro delle armi pesanti, l’avvio di operazioni di sminamento e il contrasto alle attività illegali transfrontaliere.
Dopo la firma, il primo ministro thailandese ha annunciato l’immediato ritiro delle armi dal confine e il rilascio dei prigionieri di guerra cambogiani, insieme a un’intesa commerciale congiunta. Il primo ministro cambogiano ha lodato l’accordo, impegnandosi a rispettarlo e ringraziando Trump per il suo ruolo, proponendolo come candidato al Premio Nobel per la Pace del prossimo anno.
Trump ha definito l’accordo «monumentale» e «storico», sottolineando il suo contributo e descrivendo la mediazione di pace come «quasi un hobby». Dopo la cerimonia, ha firmato un accordo commerciale con la Cambogia e un importante patto minerario con la Thailandia.
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Geopolitica
La Cina snobba il ministro degli Esteri tedesco
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Geopolitica
Vance in Israele critica la «stupida trovata politica»: il voto di sovranità sulla Cisgiordania è stato un «insulto» da parte della Knesset
La proposta di applicare la sovranità israeliana sulla Cisgiordania occupata, considerata da molti come un’equivalente all’annessione totale del territorio palestinese, ha suscitato una forte condanna internazionale, incluso un netto dissenso da parte degli Stati Uniti.
Il disegno di legge ha superato di stretta misura la sua lettura preliminare martedì, con 25 voti a favore e 24 contrari nella Knesset, composta da 120 membri. La proposta passerà ora alla Commissione Affari Esteri e Difesa per ulteriori discussioni.
Una dichiarazione parlamentare afferma che l’obiettivo del provvedimento è «estendere la sovranità dello Stato di Israele ai territori di Giudea e Samaria (Cisgiordania)».
Il momento del voto è stato significativo e provocatorio, poiché è coinciso con la visita in Israele del vicepresidente J.D. Vance, impegnato in discussioni sul cessate il fuoco a Gaza e sul centro di coordinamento gestito dalle truppe statunitensi e dai loro alleati, incaricato di supervisionare la transizione di Gaza dal controllo di Hamas. Vance ha percepito la tempistica del voto come un gesto intenzionale, accogliendolo con disappunto.
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Anche il Segretario di Stato Marco Rubio, in visita in Israele questa settimana, ha espresso critiche prima di lasciare il Paese mercoledì, dichiarando che il disegno di legge sull’annessione «non è qualcosa che appoggeremmo».
«Riteniamo che possa rappresentare una minaccia per l’accordo di pace», ha detto Rubio, in linea con la promozione della pace in Medio Oriente sostenuta ripetutamente da Trump. «Potrebbe rivelarsi controproducente». Vance ha ribadito che «la Cisgiordania non sarà annessa da Israele» e che l’amministrazione Trump «non ne è stata affatto soddisfatta», sottolineando la posizione ufficiale.
Vance, considerato il favorito per la prossima candidatura presidenziale repubblicana dopo Trump, probabilmente ricorderà questo episodio come un momento frustrante e forse irrispettoso, specialmente in un contesto in cui la destra americana appare sempre più divisa sulla politica verso Israele.
Si dice che il primo ministro Netanyahu non sia favorevole a spingere per un programma di sovranità, guidato principalmente da politici oltranzisti legati ai coloni. In una recente dichiarazione, il Likud ha definito il voto «un’ulteriore provocazione dell’opposizione volta a compromettere i nostri rapporti con gli Stati Uniti».
«La vera sovranità non si ottiene con una legge appariscente, ma con un lavoro concreto sul campo», ha sostenuto il partito.
Tuttavia, è stata la reazione di Vance a risultare la più veemente, definendo il voto una «stupida trovata politica» e un «insulto», aggiungendo che, pur essendo una mossa «solo simbolica», è stata «strana», specialmente perché avvenuta durante la sua presenza in Israele.
Come riportato da Renovatio 21, Trump ha minacciato di togliere tutti i fondi ad Israele in caso di annessione da parte dello Stato Giudaico della West Bank, che gli israeliani chiamano «Giudea e Samaria».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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