Pensiero
Gli ucraini non pagano il pedaggio in autostrada. E ci comandano
Gli ucraini non pagano il pedaggio in autostrada. Quando ho letto la notizia ho subito pensato ad una battuta, una cosa tipo Lercio, una barzelletta che finalmente sfotte la situazione di sottanza morale degli italiani verso il popolo di Zelens’kyj.
Poi ho controllato il messaggio: la cosa sembrava più seria, non c’era traccia di umorismo. Forse era una nuova trovata, finalmente originale, di micropropaganda Azov, tipo «casellante autostradale italiano lascia passare pullmino di profughi di Leopoli». Ci sta. Anni fa passai per l’Iran in macchina: quando il casellante seppe che eravamo italiani, ci fece passare senza pagare nulla. Fu un momento magico di amicizia fra i popoli.
No, non è nemmeno una notizia di colore. Il messaggio su Telegram ha un link. Non è il sito di un giornale, è, per direttissima, un link al sito della Società Autostrade.
«Ai sensi e per gli effetti dell’Ordinanza n. 876 del 13 marzo 2022 della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile, si comunica l’esenzione dal pagamento del pedaggio autostradale per i transiti effettuati da cittadini ucraini, e/o soggetti comunque provenienti dall’Ucraina, che entrano nel territorio italiano per raggiungere il primo luogo di destinazione o di accoglienza».
Proprio così.
Gli ucraini non pagano l’autostrada. Tutto vero.
Pensavate di aver visto tutto, con la storia degli ucraini – vaccinati neanche al 30%, e chissà con cosa – e l’esenzione dal super green pass?
Credevate che con la sostituzione dei sanitari no-vax con lavoratori ucraini si fosse raggiunto il fondo?
Maddeché. Hanno appena cominciato.
Dovete prepararvi a titoli a decreti pro-Kiev eccezionali: «gli ucraini esentati dalla fila al supermercato», «i rifugiati ucraini possono passare con il rosso», «soffiarsi il naso senza fazzoletto: gli ucraini possono», «gli ucraini possono detenere armi da guerra» – pardon, questa ultima è vera, anche se al momento solo nel loro Paese, e sono armi da guerra che sta regalando il contribuente italiano.
Di fatto non c’è nulla di che scherzare.
Avevamo già visto, in passato, questo senso di sudditanza psicologica nei confronti di popoli ritenuti «martiri». Come non ricordare il terzomondismo – cioè l’idea che siccome vieni da un Paese povero e corrotto (anche a decenni dalla decolonizzazione) allora ci hai ragione – dei centri sociali, magari con accenti nordafricano-arabeggianti negli anni Novanta e primi Duemila (cioè, prima di capire che ai maghrebini non interessava esattamente il movimentismo comunista). Come dimenticare gli Inti-Illimani, 50 anni di carriera come portatori della sofferenza inflitta al popolo cinese dal golpe di Pinochet. El pueblo unido jamás será vencido. Oriana Fallaci, nella sua fase anti-islamica e filo-israeliana lamentò lo strapotere degli studenti palestinesi nelle università europee: chissà se aveva ragione, però la carta del popolo-martire, ai tempi di Arafatto, funcicava alla grandissima.
Possiamo capirlo, è un fenomeno umano. Incontrare nel 1993 una signora che ti dice che viene da Vukovar non poteva non sortire effetto – anche se, di fatto, chi scappava dai Balcani in Italia o in Germania non si comportava esattamente da vittima.
Il problema è che l’Ucraina – Paese che qualora entrasse in Europa sarebbe paradossalmente il più grande e di gran il più povero, nonostante la ricchezza di risorse – non si ferma alle autostrade aggratis.
Lo vediamo sempre più spesso: l’Ucraina comanda.
Lo si vede molto bene in televisione. Un programma di La7 invita con costanza imbarazzante un ragazzo italofono, che crediamo si colleghi dal suo Paese. Definito giornalisti, il giovane per qualche motivo non pare essere al fronte, a meno che non spari con qualche battaglione runico negli orari in cui non è ospite di Giletti.
Il ragazzo è partito indossando gli occhiali e cercando di offrire la sua opinione. Ora, senza lenti, si autoinquadra nella telecamerina del PC collegato con la nostra TV nazionale in modo irruento, il volto ossuto e stempiato, le urla a interrompere chiunque, da Franco Cardini (chi ci tocca di difendere!) a Luca Telese.
Proprio con il genero di Enrico Berlinguer va in onda una prima prepotenza interessante. Il Telese ogni tanto ha avuto dei momenti di lucidità, come quando di recente si è domandato se dopo la balla della strage al teatro di Mariupol’ – quella che, in assenza di corpi da esibire, le stesse autorità ucraine dovettero smentire – se dobbiamo credere a quel che vediamo (poco dopo gli hanno dato la strage di Bucha, forse avrà cambiato idea, non sappiamo).
Ecco quindi che nello spezzone di YouTube, Telese accenna alle svastiche del Battaglione Azov, al quale, si rende incredibilmente conto, «non possiamo dare armi», in quanto sono «milizie nazifasciste… che c’ha le rune della Seconda Guerra Mondiale sulla spallina». La preoccupazione, dice, gli arriva dal «New York Times, non dal Manifesto».
La risposta, sempre gridata: «il New York Times ha scritto tante boiate». Il Battaglione Azov, spiega, in realtà «è un reggimento». Quindi, «come si può dare ad un reggimento della Guardia Nazionale… finanziato dallo Stato… che porta la bandiera Ucraina… dire che sono neonazisti? Ma stiamo scherzando?»
Minga è finita. Dulcis in fundo: «non è una svastica! Si informi! È una runa… la smetta con queste SS! Guardi che le rune sono esistite prima delle SS… e la svastica si trova anche per esempio nei templi in India, onnò? Si trovano onnò le svastiche nei templi in India? Si trovano… Voi dite che sono neonazisti… non è vero!»
E niente. Glielo lasciano dire, così, tranquilli. Nessuno si dissocia, nessuno si imbarazza. È bellissimo.
Pensiamo all’occasione persa per tanti poveri ultras di tutta Europa – potevano andare in curva con le croci uncinate su striscioni, e in caso dire alle forze dell’ordine, ai giudici, ai giornalisti: «embè, la svastica ci stava da prima di Hitler. Non ce l’abbiamo perché abbiamo appena fatto un viaggio in Tamil Nadu, alla ricerca della spiritualità indiana, nei templi induisti tra lingam e scimmiette. ‘Ste rune non c’entrano col Terzo Reich: sono celtiche, anzi etrusche, anzi, guardi che anche il venetico usava una scrittura simile, stiamo per dare in massa l’esame di epigrafia preromana».
La voglia di ridere ci passa quando lo Youtubo ci offre un altro video simile. Il solito personaggio ucraino – dicono giornalista – è alle prese con un altro ospite in collegamento, un giornalista russo.
L’ucraino gli urla ripetutamente nella lingua di Leone Tolstoj. «Complimenti, mi sta offendendo in russo sulla TV italiana» tenta di abbozzare il moscovita.
Ma questo non è nulla: con fare ieratico, l’ucraino riprende la parola, in italiano.
«Per tutti coloro, che sono i mandanti, per tutti i propagandisti, e gli esecutori dei crimini contro i civili ucraini, dovete avere paura fino all’ultimo giorno della vostra misera esistenza. Ridi finché puoi, ridi. Poi non riderai più. Abbi paura, fino alla fine dei tuoi giorni. Perché noi vi troveremo tutti. Come ha fatto Israele dopo il ’72, dopo l’attentato, troveremo tutti e li puniremo. E capirete, finalmente la lezione di Dostojevskij, del Delitto e del Castigo»
Segue altra espressione in lingua slava.
Potete guardare il video qui sopra è controllare. Sì, è successa una cosa del genere, sulla TV italiana.
Un cittadino ucraino ha lanciato una minaccia – fantastorica, ma dettagliatissima – contro un cittadino italiano. Forse è legale, non sappiamo. Di certo nessuno l’ha interrotto, anche quando chiaramente stava raschiando il fondo della sua fantasia.
Fantasia che tuttavia per lo spettatore italiano –quello per il quale Putin sta perdendo la guerra, e le sanzioni sono una idea geniale – può essere scambiata per realtà. In questo universo parallelo, dove si compirà la tremenda vendetta dell’ospite di Gilletti, l’Ucraina vincerà la guerra e manderà dei kidon (le squadre di assassini del Mossad) ad ammazzare maree di russi.
Il rimando diretto è alla vendetta contro i palestinesi ritenuti responsabili della strage delle Olimpiadi di Monaco, la storia, negata da Israele per le patenti violazioni del diritto internazionale – uno, ricorderete, fu ucciso a Roma – divenuta il film di Steven Spielberg Munich. Perfino Spielberg e il suo sceneggiatore, ambedue ebrei, nel film lasciano trapelare qualche dubbio: giusto vendicarsi in giro per il mondo, facendo sparatorie e piazzando bombe in casa d’altri?
Per l’ucraino la prospettiva è accettabile. Così come potrebbe esserlo quella del caso del rapimento da parte dei servizi dello Stato Ebraico del nazista Adolf Eichmann per portarlo a processo, e condannarlo a morte, in Israele. Anche quello un po’ spinosetto, e non esattamente digerito dal diritto internazionale: Ian Shapiro, grande politologo di Yale, apre il suo corso di Filosofia Morale dello Stato indicandone le non piccole contraddizioni.
Non importa: ci viene detto che gli ucraini, in termini della futura vendetta, la pensano già come gli israeliani. La qualcosa è una paradossale conferma dell’influenza dell’ideologia Azov sul mainstream ucraino: in un’intervista del 2018, il fondatore del Battaglione Azov Andriy Biletsky ha spiegato di considerare Israele e il Giappone come modelli per lo sviluppo dell’Ucraina. Stati mono-etnici, dove ottenere la cittadinanza, al di fuori di precisi requisiti di razza, è pressoché impossibile. Stati che sono, con il neanche tanto segreto placet americano, armati fino a denti in modo illegale: Israele ci ha 200 e passa testate atomiche non dichiarate, il Giappone è pacifista per Costituzione ma nelle sue «forze di autodifesa» (basta non dire «esercito», una parola anticostituzionale) ha più caccia della Gran Bretagna.
Insomma, gli ucraini, sulla TV italiana, comandano. Possono dire qualsiasi cosa. Possono insultare, mentire in modo ridicolo, ingenerare fantasie minacciose.
Nessuno li ferma. Sbarra alzata. Casellante arreso. Nessun pedaggio.
La cosa non si limita, tuttavia, alla grottesca televisione nazionale dello Stivale.
Se ci pensate, la prepotenza è uno dei tratti precipui dell’opera mediatica di Zelens’kyj e dei suoi ministri.
In collegamento da un bunker dello Stato più povero e corrotto di Europa, un Paese che ha portato alla distruzione, Zelens’kyj chiede più armi. Costantemente.
Zelens’kyj chiede la no-fly zone, perfettamente conscio del fatto che Putin ha detto che a chiunque tenti di istituirla la Russia dichiarerà guerra seduta stante.
Zelens’kyj chiede i MiG polacchi.
Zelenskyj chiede missili antiaerei S-300 (di fabbricazione russa…)
Zelens’kyj chiede più sanzioni.
Zelens’kyj chiede che la Russia sia espulsa dal Consiglio di Sicurezza ONU.
Zelens’kyj chiede ancora armi.. Anzi, chiede «l’1% dei caccia e dei carrarmati NATO»
Ambasciatori e ministri ucraini dicono ai Paesi che usano il gas russo che devono farne a meno, subito. Lo pretendono, lo ordinano. Anzi, non basta solo il gas: gli altri Paesi devono rinunciare a qualsiasi cosa.
«Non è solo il gas russo, è petrolio, carbone, metalli, diamanti e altre materie prime. Noi (Ucraina) siamo diventati la più grande vittima di questa relazione perversa. Gli ucraini stanno pagando con la vita questa politica tedesca fallita», ha detto l’ambasciatore ucraino in Germania Andrij Melnyk all’agenzia Reuters poche ore fa.
«Questo tipo di ipocrisia con la Russia risale al Nord Stream 1 (gasdotto)», ha affermato Melnyk. «L’enorme dipendenza della Germania dalla Russia, in un momento della peggiore aggressione dalla seconda guerra mondiale, è vergognosa».
Notate anche qui, come nel caso del tizio della TV italiana: l’ucraino comanda, e insulta.
La cosa bella è che i tedeschi, per motivi psicanalitici che ora non vogliamo nemmeno affrontare, tacciono. Si fanno comandare, e insultare, dall’ucraino. Un po’ come i sanitari italiani, che pagano l’autostrada mentre i profughi ucraini prendono il loro posto di lavoro in ospedale.
Va tutto bene: noi intanto continuiamo a trasmettere. Zelens’kyj parla al Parlamento italiano. Zelens’kyj parla al Congresso USA. Zelens’kyj parla ai deputati inglesi. Zelens’kyj parla alla Knesset, il Parlamento israeliano, e paragona la situazione ucraina all’Olocausto: glielo lasciano fare, anche se qualcuno, che magari ha avuto i nonni deportati nei campi dalle truppe ucraine di Stepan Bandera, si è inalberato.
Zelens’kyj parla al premio Grammy, anche se agli Oscar, con grande scorno dello Sean Penn, invece non ce lo hanno voluto.
Zelens’kyj chiede che la Russia sia «portata alla giustizia».
Zelens’ky chiede se l’Occidente non abbia per caso paura della Russia, visto che non gli arriva la quantità di armi necessaria. (Mentre, come riportato da Renovatio 21, alcuni foreign fighter sono scappati perché mandati al fronte senza armi e senza munizioni).
È pazzesco. Richieste continue, isteriche, ondivaghe, di un egotismo totale: si rende conto il presidente ucraino che armare l’Ucraina significa portare il mondo a pochi metri dall’abisso termonucleare della Terza Guerra Mondiale?
La risposta è: sì. È l’unico modo che ha per sopravvivere, lui e i nazisti che lo circondano. Senza Terza Guerra Mondiale, l’Ucraina – nonostante la propaganda allucinatoria occidentale – verrà spazzata via con tutta la sua élite, e quindi «denazificata». Immaginiamo che succederà quello che successe a Norimberga. Forse no, forse i processi saranno diversi, o non ci saranno.
Ad ogni modo, voi capite il perché di questa tracotanza, di questa chuzpah, del mendicante che pretende di scegliere, del poveraccio che strepita e comanda. Alternative non ce ne sono. Urlando imperiosamente, fanno dimenticare al mondo, e forsanche a loro stessi, la loro situazione: un Paese bello e ricco distrutto da decadi di cleptocrazia oligarchica (miliardi di debito internazionale pur partendo con zero debito nel 1992, poche o nessuna infrastruttura creata), con una politica talmente corrotta e idiota da aver portato la guerra per sfinimento della pazienza del Cremlino – il quale ha dimostrato di averne riserve che possono durare anche anni, ma ad una certa, bum. Tutto debitamente annunciato per tempo, peraltro.
Ma non disperate: la vittoria finale della bandiera gialloblù e vicina, e quindi lo sarà anche la resa dei conti, su modello «israeliano» o meno che sarà.
Tuttavia la a situazione, quando il comico che suona il piano con il pene avrà vinto eroicamente la sua guerra contro Putin, diverrà brutta non solo per i filorussi. Lo sarà anche per certi ucraini, soprattutto quei pochi maschi che – segreto che i giornali non vi dicono – sono riusciti a passare il confine, dove i doganieri di Kiev trattengono gli uomini 18-60 anni per farne carne da cannone.
Leggiamo su un canale Telegram che il capo del Consiglio di sicurezza e difesa e nazionale di Kiev avrebbe appena affermato che «Tutti gli uomini che hanno lasciato l’Ucraina dopo l’inizio delle ostilità saranno fermati al ritorno. “Dovranno spiegare dove e come sono riusciti ad attraversare il confine”». Danilov ha sottolineato che tutti gli uomini che hanno lasciato l’Ucraina sono stati registrati.
Riuscite a capire con chi abbiamo a che fare? Ricordate cosa è successo al negoziatore?
Volete credere alle cose che vi urlano, alle immagini che vi mostrano?
Volete ascoltare le storie che vogliono obbligarvi a credere?
Davvero: volete prendere ordini da questi?
Volete farvi insultare, e nel frattempo distruggere i vostri interessi, perdere il lavoro, passare l’inverno al freddo, esperire per la prima volta in generazioni la fame?
Se la risposta è sì abbiamo per voi una buona notizia: abbiamo il governo giusto per procedere in questa generazione direzione.
Se la risposta è no, è il caso di dire: diamoci una svegliata.
Perché, dopo il COVID, stiamo avendo, a bruciapelo, un altro caso conclamato di «psicosi di formazione di massa».
Con la differenza che dall’amore per le molecole di mRNA stiamo passando per ipnosi massiva a quello degli atomi di uranio delle bombe che possono mettere fine alla Civiltà umana.
Roberto Dal Bosco
Immagine di Treleau via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial 3.0 Unported (CC BY-NC 3.0)
Pensiero
«Preghiera» pagana a Zeus ed Apollo recitata durante cerimonia di accensione della torcia olimpica. Quanti sacrifici umani verranno fatti, poi, con l’aborto-doping?
All’inizio di questo mese, il rituale dell’accensione della torcia olimpica – di fatto la prima cerimonia dei Giochi Olimpici – si è tenuta ad Olimpia, in Grecia, presso l’antico tempio di Era, la moglie di Zeus, padre degli dei greci detti, appunto, olimpici. Lo riporta LifeSite.
Accompagnata da uno stuolo di vestali per qualche ragione tutte bianche, l’attrice greca Mary Mina ha interpretato il ruolo di «alta sacerdotessa» che aveva funzione, tra le altre cose, di offrire una «preghiera» agli dèi olimpici.
«Apollo, dio del sole e dell’idea della luce, invia i tuoi raggi e accendi la sacra fiaccola per la città ospite», cioè Parigi. «E tu, Zeus, dona la pace a tutti i popoli della terra e incorona i vincitori della corsa sacra».
🗣️ “Apollo, God of sun, and the idea of light, send your rays and light the sacred torch for the hospitable city of Paris. And you, Zeus, give peace to all peoples on earth and wreath the winners of the Sacred Race.”#Paris2024 | @Paris2024 pic.twitter.com/FHMEmJ134U
— The Olympic Games (@Olympics) April 16, 2024
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Il Comitato Olimpico Ellenico organizza l’evento, che ha una durata di circa 30 minuti, ed elenca sul suo sito il resto dell’«Invocazione ad Apollo».
Silenzio sacro
Risuonino il cielo, la terra, il mare e i venti.
Le montagne tacciono.
I suoni e i cinguettii degli uccelli cessano.
Per Febo, il Re portatore di Luce ci terrà compagnia.
Apollo Dio del sole e dell’idea della luce
manda i tuoi raggi e accendi la sacra fiaccola
per l’ospitale città di…
E tu Zeus dona la pace a tutti i popoli della terra e
incorona i vincitori
della Razza Sacra
Il gruppo spiega che la prima cerimonia di accensione della torcia ebbe luogo nel 1936 con «l’alta sacerdotessa Koula Pratsika, considerata una pioniera della danza classica in Grecia e fu la prima coreografa della cerimonia di accensione». La Pratsika nell’ambito dei celeberrimi Giochi di Berlino – quelli dello Hitler e di Jesse Owens, e di Leni Riefenstahl – e che da allora si è svolta più o meno prima di ogni Olimpiade.
La coreografa Artemis Ignatiou dirige lo spettacolo dal 2008. Originaria della Grecia, ha precedentemente interpretato il ruolo di «alta sacerdotessa» ed è stata coinvolta nella produzione dagli anni Novanta.
È, ammetterà anche il lettore, molto molto curioso: la preghiera ai dei dell’Ellade rispunta per lo Sport, quando invece, l’invocazione che nei secoli si è pronunziata per la medicina – il giuramento di Ippocrate – è oramai quasi del tutto sparito in tutto il mondo – e mica lo vediamo solo in Israele, lo abbiamo visto anche sotto casa durante il COVID. I motivi, li sapete: quelle frasi sul fatto che il medico non darà sostanze abortive, né cagionerà la morte del paziente… Siamo lontani anni luce da ciò che oggi deve fare il dottore, e cioè servire la Necrocultura, estendendo la morte ovunque si possa.
È bene ricordare anche che il mondo moderno ora esige un altro culto pagano greco, quello alla dèa preolimpica (cioè, ctonia) Gaia, che tramite le elucubrazioni dell’ambientalismo è divenuta la Terra stessa, intesa come unico essere vivente minacciato dalla presenza umana. Del resto, Gaia apparteneva alla stirpe dei titani, come Crono, il dio che divorava i suoi figli…
Ma torniamo al fuoco pagano dei Giuochi. Il sito olimpico ricorda che i giochi iniziarono nel 776 a.C. e continuarono fino al 393 d.C. quando l’imperatore cristiano Teodosio I li abolì. «Le sue cerimonie di apertura sembrano quasi sempre incorporare temi massonici o globalisti» scrive LifeSite. «I giochi di quest’anno sono stati annunciati come le prime Olimpiadi “della parità di genere”. Ciò significa che uomini e donne avranno una rappresentanza 50-50 nella competizione. Detto in altro modo, ci saranno tanti atleti maschi quante sono le atlete. Questo è stato presentato come un importante segno di “progresso”».
Alla cerimonia di accensione della torcia, il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach ha sottolineato che i giochi di quest’anno saranno «più giovani, più inclusivi, più urbani, più sostenibili». Si riferiva al fatto che sarà allestita una «Pride House» pro-LGBT per «sostenitori, atleti e alleati LGBTI+».
«I Giochi sono una celebrazione della diversità», afferma il sito ufficiale delle Olimpiadi. «In occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, Parigi 2024 ribadisce il suo impegno nella lotta contro ogni forma di discriminazione», riferendosi eufemisticamente a qualsiasi opposizione all’omosessualità o al transgenderismo e aggiungendo che la «Pride House» ha lo scopo di «celebrare» le «minoranze» LGBT e il loro «orgoglio».
LifeSiteNews ci tiene a ricordare che «come i precedenti Giochi Olimpici, Parigi 2024 sarà probabilmente una cloaca di impurità. (…) la fornicazione è dilagante e nel Villaggio Olimpico dove soggiornano gli atleti vengono distribuiti contraccettivi gratuiti».
Riguardo al sesso al villaggio olimpico, chi ha partecipato da atleta ad un’Olimpiade in genere torna con racconti impressionanti – dionisiaci, erotici, del resto sempre di dèi greci si tratta, Dioniso, Eros, e mettiamoci pure dentro pure la poetessa greca Saffo, che dea non è, ma popolare di certo lo deve essere presso certe giocatrici di basket, ad esempio, e neanche solo quelle.
Del resto, metti quantità di giovani sani (in teoria: da Tokyo sappiamo quanti ne ha rovinati, financo sportivamente, l’mRNA) tutti insieme nello stesso luogo, e cosa vuoi che succeda? Sappiamo che la cosa capita anche alla Giornate Mondiale della Gioventù organizzate dai papati moderni, al termine delle quali trovano a terra tra la spazzatura, oltre che le ostie consacrate, anche preservativi usati da giovani e previdenti papaboys.
La questione, semmai, è capire che l’abominio pagano dello sport olimpico potrebbe essere andato molto oltre le semplici fornicazioni degli atleti: da anni si parla sommessamente del fenomeno dell’aborto-doping. Funziona così: per giovarsi della biochimica ormonale fantastica offerta dalla gravidanza e migliorare quindi le proprie prestazioni sportive, le atlete si fanno ingravidare per poi uccidere il figlio e godere del beneficio organico e muscolare della gravidanza.
Praticamente: vero e proprio doping, senza alcuno steroide sintetico – quindi perfettamente legale. Specie, immaginiamo, nelle Olimpiadi delle «pari opportunità».
«Ora che i test antidroga sono di routine, la gravidanza sta diventando il modo preferito per ottenere un vantaggio sulla concorrenza» avvertiva ancora nel 2013 Mona Passiganno, direttrice di un gruppo pro-life texano. In quell’anno emerse anche la storia di un atleta russo che avrebbe raccontato a un giornalista che già negli anni Settanta, alle ginnaste di appena 14 anni veniva ordinato di dormire con i loro allenatori per rimanere incinte e poi abortire. La procedura sarebbe così conosciuta da arrivare persino anche sui libri di testo: un libro di testo online di fisiologia del dipartimento di Fisiologia Medica dell’Università di Copenaghen sembra averne ancora traccia.
«Le atlete di punta – proprio dopo il momento in cui hanno dato alla luce il loro primo figlio – hanno stabilito diversi record mondiali» scrive il testo danese di fisiologia sportiva. «Naturalmente, questo è accettabile come evento naturale e non intenzionale. Tuttavia, in alcuni Paesi le atlete rimangono incinte per 2-3 mesi, al fine di migliorare le loro prestazioni subito dopo l’aborto».
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Altro che preghiera ad Apollo: questo è un sacrificio umano, un atto propiziatorio tramite l’uccisione della propria prole al dio pagano della prestanza fisica, della vittoria sportiva, della ricca sponsorizzazione, dell’ego incoronato etc.
E quindi: quanti sacrifici umani agli dèi antichi e moderni verranno consumati per i Giochi parigini?
Va ricordato l’aborto nel mondo sportivo non è una novità, una importante multinazionale di vestiario, negli anni, è stata accusata di aver fatto pressioni affinché le proprie atlete sponsorizzate abortissero, anche se non è chiaro se semplicemente per continuare a sfruttarne le prestazioni o per ottenerne anche i benefici corporei del doping feticida.
Diciamo pure che la strage olimpica occulta dei bambini delle atlete non potrebbe essere l’unico accento di morte da aspettarsi a Giochi di Parigi. Come noto, Macron ha fatto capire di temere per l’incolumità della sua Olimpiade, arrivando a chiedere, anche grottescamente, una «tregua» dei conflitti in corso – lui che, contro l’opinione degli omologhi europei e dello stesso popolo francese, paventa truppe NATO in Ucraina, e che secondo alcuno già sarebbero state spedite ad Odessa.
Abbiamo visto, nel frattempo, come qualcuno degli organizzatori olimpici si stia lamentando del fatto che per il nuoto la Senna sembra non andare bene: è stata rilevato troppo Escherichia Coli, cioè troppa materia fecale. Parigi è baciata da un fiume escrementizio, e vuole che gli atleti di tutto il globo vi si tuffino.
Questa immagine, del fiume di cacca in cui obbligano la gente ad immergersi, racconta bene il senso occulto dell’Olimpiade.
Tuffatevi anche voi nell’acqua marrone: dietro l’Olimpiade non c’è solo l’afflato neopagano e massonico (con le logge che da sempre rivendicano la consonanza con i principi olimpici), potrebbe esserci un’ondata di morte vera e propria.
Giochi di morte: lo Stato moderno pare volerceli infliggere a tutti i costi.
Roberto Dal Bosco
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Pensiero
Foreign Fighter USA dal fronte ucraino trovato armato in Piazza San Pietro. Perché?
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Pensiero
La giovenca rossa dell’anticristo è arrivata a Gerusalemme
Ieri si è avuta la notizia, che i grandi media non sono in grado di intercettare.
Gruppi sionisti del Monte del Tempio di Gerusalemme hanno annunciato che il 22 aprile sarà effettuato lo sgozzamento della giovenca rossa, un loro rito messianico per la fine dei tempi.
Secondo quanto riportato, sarebbe stata sottoposta alla polizia israeliana una richiesta ufficiale per permettere di portare nella spianata delle moschee un altare e dei coltelli per macellare mucche dal pelo fulvo.
ALERT 🚨 – The fanatical Zionists from Temple Mount Org have announced that April 22nd is their day to slaughter the much-vaunted #RedHeifer in Jerusalem to realise their version of the End Times messianic prophecy… https://t.co/HLo9nYbGvi pic.twitter.com/JYfs5dHORg
— Patrick Henningsen (@21WIRE) April 12, 2024
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Il rito fa parte del processo della ricostruzione del Tempio ebraico, distrutto nel 70 d.C., la cui ricostruzione porterà all’apparizione del Messia degli Ebrei, che molti cristiani considerano l’anticristo.
Questo, tuttavia, ai vari cristiani evangelici fondamentalisti americani va più che bene, perché in questo modo si accelererà la seconda venuta di Cristo stesso, che arriverà come predetto del Libro della Rivelazione dopo i sette anni di tribolazione – e cioè un conflitto mondiale, la distruzione di tutti gli ebrei che rifiutano di convertirsi, la rapture (idea fondamentalista americana di un subitaneo «rapimento» in cielo di parte della popolazione durante la guerra apocalittica) e alla fine del mondo.
È, in tutto e per tutto, l’Armageddon. E in questo caso è pure chiamare l’apocalisse così, con una parola ebraica.
Gli ebrei ritengono invece che il Tempio ricostruito porterà il loro Messia e, dal Tempio, gli ebrei governeranno cristiani e musulmani. Naturalmente, per fare questo, il luogo più sacro dell’Islam dopo La Mecca e Medina, la Moschea di Al-Aqsa, deve essere raso al suolo.
Armageddonisti ebrei e cristiani da vario tempo stavano collaborando nel trasporto di cinque «giovenche rosse» speciali e «senza macchia» dal ranch del cristiano sionista Byron Stinson in Texas in Israele più di un anno fa, dove hanno acquistato un terreno sul Monte degli Ulivi, il luogo speciale per il macello previsto tra una settimana.
La scelta del mese di aprile si basa sul fatto che le giovenche raggiungono l’età prescritta per la cerimonia. A quel punto, una o più possono essere macellate e poi bruciate, con le loro ceneri mescolate con acqua.
Questo affinché una squadra speciale, che dovrà iniziare la costruzione del Terzo Tempio, possa bagnarsi nella miscela ed essere adeguatamente purificata per il proprio compito.
Stiamo dando una versione semplificata: la realtà è molto più contorta. La chiave è un’interpretazione forzata di un passaggio del Libro dei Numeri dell’Antico Testamento, dove si parla del ruolo di una «giovenca rossa» nel purificare le mani di coloro che hanno toccato i morti.
«Il Signore disse ancora a Mosè e ad Aronne: “Questa è una disposizione della legge che il Signore ha prescritta: Ordina agli Israeliti che ti portino una giovenca rossa, senza macchia, senza difetti, e che non abbia mai portato il giogo. La darete al sacerdote Eleazaro, che la condurrà fuori del campo e la farà immolare in sua presenza. Il sacerdote Eleazaro prenderà con il dito il sangue della giovenca e ne farà sette volte l’aspersione davanti alla tenda del convegno; poi si brucerà la giovenca sotto i suoi occhi; se ne brucerà la pelle, la carne e il sangue con gli escrementi. Il sacerdote prenderà legno di cedro, issòpo, colore scarlatto e getterà tutto nel fuoco che consuma la giovenca. Poi il sacerdote laverà le sue vesti e farà un bagno al suo corpo nell’acqua; quindi rientrerà nel campo e il sacerdote rimarrà in stato d’immondezza fino alla sera. Colui che avrà bruciato la giovenca si laverà le vesti nell’acqua, farà un bagno al suo corpo nell’acqua e sarà immondo fino alla sera. Un uomo mondo raccoglierà le ceneri della giovenca e le depositerà fuori del campo in luogo mondo, dove saranno conservate per la comunità degli Israeliti per l’acqua di purificazione: è un rito espiatorio. Colui che avrà raccolto le ceneri della giovenca si laverà le vesti e sarà immondo fino alla sera. Questa sarà una legge perenne per gli Israeliti e per lo straniero che soggiornerà presso di loro». (Num 19, 1-10)
Questa purificazione sarebbe fondamentale per il sacerdozio ebraico e il culto sacrificale. Il Jerusalem Post scrive: «ai giorni nostri, si presume che tutti gli ebrei, inclusi i kohanim [sacerdoti o discendenti dei sacerdoti, ndr], siano impuri a causa dell’impurità impartita da un cadavere. Mentre nella vita quotidiana dei giorni nostri questo status non ha molto effetto pratico, a chi è impuro con questo tipo di impurità è vietato entrare nel Tempio».
È la questione del kosher: l’ebraismo è ossessionato dalla contaminazione, da cui, secondo cui la tendenza a separare – il giudeo dal gentile, il latte della carne bovina, la donna mestruata dal resto della comunità.
Un’altra pubblicazione dello Stato Ebraico, Israel365News, spiega quindi che «la mancanza di una giovenca rossa ha lasciato tutto Israele ritualmente impuro e incapace di eseguire adeguatamente molti altri comandamenti».
Questo è un problema, perché la cerimonia deve essere completata da un sacerdote che sia lui stesso ritualmente puro. Rabbi Azaria Ariel, il direttore della ricerca del Temple Institute, spiega che il sacerdote «deve essere puro per eseguire il rituale e preparare le ceneri. Ad esempio, non può nascere in un ospedale. Abbiamo alcuni sacerdoti così».
«Cerchiamo sacerdoti che siano stati attenti a questa questione di significato, allontanandosi dai cadaveri dei cimiteri e degli ospedali. Devono avere una chiara tradizione familiare che discenda dai preti. In realtà di uomini così ce ne sono molti, moltissimi. Deve anche avere un’età in cui può macellare la mucca di almeno 15 anni e non è stato in ospedale fino a quel momento».
(Sugli ospedali come luoghi di morte, ci troviamo bizzarramente d’accordo col rabbino, ma questo è un altro discorso).
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Tuttavia, il rabbino Ariel ha anche affermato che, nel frattempo, è ancora possibile entrare nel Monte del Tempio e persino offrire alcuni sacrifici in uno stato di impurità rituale. Al contempo, il rabbino Ariele precisa che questa cerimonia «non attiva l’obbligo di costruire il Terzo Tempio» e «la costruzione del tempio non dipende dalle Giovenche Rosse».
«Noi non facciamo il rituale della giovenca rossa affinché il Messia venga affinché Dio faccia qualcosa del genere o qualcosa del genere» ha assicurato il rabbino.
Il rito di purificazione potrebbe seguire altre logiche di giudaizzazione pure della vita civile – e militare – dello Stato Ebraico.
Kassy Akiva, una videogionalista ebrea del Daily Wire, la grande organizzazione di informazione del sionista Ben Shapiro, del Daily Wire ha raccontato su Twitter che «le ceneri vengono utilizzate per creare una miscela che viene utilizzata nel processo di purificazione per accedere al cortile interno del Monte del Tempio. Gli usi pratici oggi consentirebbero agli agenti di polizia di purificarsi prima di entrare in quell’area per motivi di sicurezza invece di essere costretti ad entrare in quell’area per garantire la sicurezza senza prima purificarsi. Sebbene ciò sia consentito dalla lettera della legge ebraica, tutti concordano sul fatto che sarebbe meglio purificarsi prima di entrare».
Also to be precise: the red heifer isn't technically a sacrifice. It is slaughtered and burned on the Mt. of Olives but not on an altar. The ashes are used to make a mixture that is used in the purification process for entering the inner courtyard of the Temple Mount. Practical…
— Kassy Akiva (@KassyDillon) April 4, 2024
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In pratica, si potrebbe trattare di estendere la religione sulla società ebraica anche più secolare. Con il presente governo israeliano, il più religioso, il più messianico della storia, non poteva che essere così. È il governo dove si giustificano gli sputi ai cristiani a Gerusalemme («tradizioni», rivendica il ministro: certo), è il governo dei convegni con balli scatenati dei coloni pronti a scendere su Gaza, è il governo che non ha problemi a parlare di nuclearizzazione dei palestinesi – e degli iraniani – dopo aver usato una parola biblica, amalek, che riporta alla possibilità di annientamento di interi popoli. Genocidio: ma con radici religiose. (Dov’è che avevamo già sentito questa storia?)
In realtà, «cinque giovenche perfettamente rosse» – mucche che non hanno ancora partorito, mucche «vergini» – erano arrivate in Israele già nel settembre 2022.
All’epoca reagirono subito gli organi di stampa di Hamas a rispondere, definendolo un tentativo di «giudaizzare le sante moschee» e sostenendo che «Al-Aqsa è in pericolo».
Le giovenche sono state portate da Boneh Israel («Costruire Israele»), un’organizzazione israelo-americana composta da ebrei e cristiani. Le giovenche sono state trovate e allevate da Byron Stinson, sedicente «giudeo-cristiano» e consigliere dell’organizzazione. Un video sul sito web di Boneh Israel lo definisce «letteralmente il ragazzo che ha portato quelle giovenche rosse in Israele».
«Queste giovenche rosse possono portare la pace nel mondo! La Bibbia ci insegna che la chiave per costruire il Terzo Tempio (la Casa di Preghiera per Tutte le Nazioni) è purificarci con la giovenca rossa a Gerusalemme» scrive il sito.
Lo Stinson, come nota LifeSite, ha anche chiarito che ritiene che la cerimonia della giovenca sia un primo e necessario passo per ricostruire il Tempio, e la collega persino all’emergere di un governo mondiale:
«I rabbini sono così emozionati perché, come noi sparsi nelle Nazioni, tutti possono sentire l’avvicinarsi di un governo unico mondiale. Puoi sentire l’avvicinarsi di questo momento in cui qualcosa deve cambiare. E tutti lo sentono e ciò che cercano disperatamente è la venuta del Messia. Sanno che questo è il primo passo per poter costruire il tempio. Non puoi purificare le persone che lavoreranno nel tempio finché non avrai effettivamente quest’acqua di purificazione che proviene dalla cenere delle giovenche rosse».
«Credo che la risposta di ogni cristiano dovrebbe essere quella di sostenere la costruzione del Tempio»
Il Jerusalem Post ha anche affermato che a settembre le giovenche sono state accolte cerimonialmente all’aeroporto israeliano Ben-Gurion da diversi rabbini del Temple Institute, tra cui lo stesso rabbino Azaria Ariel e il direttore generale del ministero del Patrimonio e di Gerusalemme, Netanel Isaac.
Il Temple Institute è stato fondato dal padre di Ariel (Rabbi Yisrael Ariel) e Rabbi Azaria Ariel guida il suo dipartimento di ricerca. Il sito web dell’Istituto afferma che mentre alcune cerimonie del Tempio sono possibili in uno stato di impurità rituale, la giovenca rossa è necessaria per il completo ripristino messianico.
«Il completo rinnovamento di tutti gli aspetti del servizio del Sacro Tempio e il risveglio della completa purezza rituale tra gli ebrei dipendono dalla preparazione della giovenca rossa (…) La preparazione della giovenca rossa è una precondizione per la reintegrazione del servizio completo nel Sacro Tempio».
Il sito riporta inoltre favorevolmente l’insegnamento su questo argomento del rabbino Moshe ben Maimon – conosciuto come Mosè Maimonide (1135-1204) o «Rambam» – filosofo talmudista tra i maggiori nella storia dell’ebraismo, estremamente influente nel XII secolo. Egli collegò l’arrivo della successiva giovenca rossa con la venuta del Messia, cioè quello che gli ebrei chiamano il «mashiach» o «moshiach».
«Nove giovenche rosse furono offerte dal momento in cui fu loro comandato di adempiere a questa mitzvah [il compimento di uno dei comandamenti della legge ebraica, ndr] fino al momento in cui il Tempio fu distrutto una seconda volta. La prima è stata portata da Mosè, il nostro maestro. La seconda è stata portato da Esdra. Altre sette furono offerte fino alla distruzione del Secondo Tempio. E la decima sarà portata dal re mashiach; possa essere rapidamente rivelato. Amen, così possa essere la volontà di Dio» (Maimonide, Shefter Shoftim («Il Libro dei Giudici», capitolo 11).
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Secondo Maimonide, un’impresa fondamentale di questo presunto Messia, che costituirà peraltro una delle prove conclusive della sua affermazione, è che costui ricostruirà il Tempio di Gerusalemme.
È facile capire che se qualcuno vi dice che non esiste alcun legame tra la consegna delle giovenche rosse e la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme – e quindi la venuta del presunto messia degli ebrei – vi sta gettando fumo negli occhi, vi sta ingannando – gaslighting, dicono ora in America. Operano per l’apocalisse, ma fischiettosamente. I complottisti siete voi, che maliziosamente vedete troppe cose dietro un innocente, zufolante sacrificio veterotestamentario di mucche rosse sul Monte degli Ulivi. Avete visto troppe volte il primo Indiana Jones, con il rito ebraico che scatena quel massacro massivo orripilante. Eccerto.
Prima di parlare del significato che tutto questo ha per i cristiani, soffermiamoci a ricordare cosa significa il Terzo Tempio per i musulmani. La moschea di Al-Aqsa, si trova proprio lì. Lo sappiamo bene perché in questi anni abbiamo visto la quantità di botte che in tante occasioni le forze israeliane hanno rifiutato ai musulmani lì per – in teoria – pregare, cosa che peraltro è consentita solo a loro.
Qualcuno ricorderà anche la passeggiata che sulla spianata delle moschee compì l’allora premier israeliano Ariel Sharon nel 2000, l’atto da cui partì la seconda Intifada. Ricordiamo brevemente cosa accadde in seguito: Sharon divenne relativamente più «morbido» verso i palestinesi, formò un partito suo scindendo il Likud. Nel 2005 – esattamente come era successo anni prima a Ytzhak Rabin– finì al centro di una Pulsa DiNura, una cerimonia di maledizione cabalistica performata da una quantità di rabbini, pure ripresa da una TV locale. Se mesi dopo a Sharon venne un colpo, e restò anni in coma fino al 2014. Se vi impressionate, ripetiamo, è perché avete negli occhi I predatori dell’arca perduta.
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Si tratta di un luogo definito come terzo più sacro di tutto l’Islam. I musulmani ritengono che Maometto fu portato sul luogo del Tempio in rovina di Gerusalemme su un cavallo magico; e che legò il suo cavallo al Muro Occidentale e da lì salì al cielo e incontrò i vari profeti. Non si tratta solo di palestinesi: tutto l’Islam potrebbe reagire qualora Al-Aqsa fosse toccata.
Del resto, cerchiamo di comprendere: Israele, oltre che uno Stato etnonazionalista, può definirsi uno Stato religioso. Hamas, il nemico dello Stato Ebraico, è pure un’organizzazione religiosa – in particolare, una gemmazione locale del gruppo protofondamentalista dei Fratelli Musulmani. L’Iran – che poche ore fa ha attaccato frontalmente Israele con i suoi droni – è una Repubblica Teocratica, uno Stato fondato, rifondato su principi religiosi.
Insomma, al di là di quello che possono dirvi gli alfieri della «geopolitica laica» (quelli che vi raccontano di interessi economici, petrolio, voti dei pensionati ebrei in Florida) si tratta di una questione di religione: tutti gli attori in gioco sono enti religiosi.
In ballo c’è una guerra di religione: e quindi, come non vedere il peso assoluto della macellazione rituale della giovenca rossa?
In realtà, pochi in Italia ne stanno parlando. Non si sono addentrati i blog più complottisti, e neanche i canali Telegram pronti a rilanciare qualsiasi bufala dopaminica («re carlo è morto», «Putin si è schierato con l’Iran) per ciucciare un po’ della vostra attenzione.
Eppure, la questione religiosa dovrebbe interessare anche noi. Perché, anche se rimossi dall’equazione, siamo anche noi spinti nella catastrofe di Gerusalemme – in quanto cristiani, non potrebbe che essere così.
Si torna alla vecchia questione sottolineata più volte da Renovatio 21: c’è lo Stato Ebraico, c’è lo Stato Islamico (ce ne sono diversi), tuttavia non c’è, e non può esserci, lo Stato Cristiano – è rimosso dal discorso, non può essere nemmeno nominato. Il dogma, ad ogni latitudine occidentale e non solo, è quello dello Stato «laico», che sappiamo bene significa uno Stato retto su principi massonici – cioè su una religione ulteriore che tenta da secoli di cancellare il cristianesimo.
È stato riportato che a spingere il progetto di ricostruzione del Tempio di Salome vi sarebbe una loggia massonica britannica, la Quator Coronati. Tuttavia non è questo che vogliamo sottolineare: vogliamo dire come, ancora una volta, i cristiani pare non siano nemmeno considerati nell’equazione. Sono stati estromessi, eliminati dal discorso.
È una realtà portata a galla dal solito Tucker Carlson, che in settimana ha intervistato un pastore evangelico palestinese, mettendo in risalto il paradosso assoluto per cui – come in Iraq, come in Siria – i danari mandati dagli USA in Medio Oriente, su pressioni di lobby protestanti, finiscano per uccidere i cristiani stessi.
Questo è uno degli effetti, solo apparentemente paradossali, del messianismo sionista installato nel fondamentalismo cristiano americano: pur accelerare la fine dei tempi, aiutano la persecuzione, passano sopra il cadavere dei cristiani del Medio Oriente, finanziando ed armando Israele, che nel frattempo avanza leggi anti-conversione per proibire il proselitismo cristiano, negli ultimi mesi ha fatto registrare attacchi ai cristiani senza precedenti.
Non si tratta di frange: come riportato da Renovatio 21, anche lo speaker della Camera USA, il sempre più controverso Mike Johnson, è del gruppo, con vari legami con gruppi del sionismo messianico.
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I cattolici non stanno prendendo la cosa sul serio, anche nella storia teologi e padri della Chiesa – vengono citati San Girolamo, Sant’Ambrogio, San Gregorio Magno, San Efraim, San Giovanni Crisostomo, Sant’Ireneo di Lione – hanno stabilito che l’anticristo potrebbe essere una figura simile.
Il gesuita Francisco Suárez (1548-1617), nella sua opera De Antichristo, scrive che «c’è uno che gli ebrei aspettano e uno che tutti accoglieranno. Gli altri che pretendevano di essere il Messia non sono stati ricevuti da tutti gli ebrei, ma solo da alcuni».
L’anticristo, dice la scrittura, ingannerà il mondo intero, convincerà persino gli eletti. Per questo si ritiene che guiderà un Nuovo Ordine Mondiale, dove la fede sarà perseguitata, e l’umanità vivrà i suoi tempi ultimi.
Questo è il pensiero cristiano, al quale nessuno sembra voler far caso.
Se poi vi chiedete perché, ricordatevi di San Pio X, e di Bergoglio. Nel 1903 papa Sarto, come abbiamo ricordato più volte, ricevette il fondatore del sionismo Theodor Herzl, e gli negò qualsiasi aiuto.
«Noi non possiamo favorire questo movimento. Non potremo impedire agli ebrei di andare a Gerusalemme, ma non possiamo mai favorirlo. La terra di Gerusalemme se non era sempre santa, è stata santificata per la vita di Jesu Cristo (…) Io come capo della chiesa non posso dirle altra cosa. Gli Ebrei non hanno riconosciuto nostro Signore, perciò non possiamo riconoscere il popolo ebreo» scrive Herzl nei suoi diari.
Facciamo un salto temporale: 110 anni dopo, vediamo le immagini, girate durante il suo viaggio in Terra Santa, di papa Bergoglio, accompagnato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu (quello oggi definito «macellaio» e «genocida») mentre si reca a rendere omaggio alla tomba di Herzl. Nemmeno un rabbino: un «laico» etnonazionalista ebreo che, peraltro, si era rifiutato di baciare la mano del santo papa predecessore ed inginocchiarsi, come da protocollo vaticano.
Il mondo è rovesciato. Il mondo è stato rovesciato. Sì.
La chiesa post-conciliare quindi lavora per il sacrificio della giovenca rossa?
La Roma infiltrata dal Male vuole la manifestazione dell’anticristo, per poterlo adorare ed intronare?
Domande che vale la pena di farsi, nelle ore in cui lo spettro di una guerra atomica si fa sempre più concreto – ecco il vero sacrificio a cui mira il Male, ecco il vero Olocausto.
La cancellazione dell’umanità, l’annientamento dell’Imago Dei: stiamo parlando, davvero, di questo.
Roberto Dal Bosco
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