Geopolitica
Confessioni dei Foreign Fighter occidentali in Ucraina

La distruzione della base ucraina di Yavorov (Yavoriv in ucraino) avvenuta lo scorso 13 marzo segna con probabilità un punto di svolta nella guerra in corso.
Mosca aveva – come sempre – anticipato la possibilità di attacco: poco prima, aveva detto che ogni cittadino straniero fosse intervenuto nel conflitto sarebbe stato trattato come nemico senza copertura della Convenzione di Ginevra.
L’attacco russo contro Yavorov, ex base sovietica molto utilizzata da forze straniere per addestrare gli ucraini negli scorsi anni, non ha bizzarramente destato l’interesse dei media occidentali, che si sono guardati dal parlare del caso (anche se, di fatto, rappresenta proprio il caso in cui i russi uccidono francesi, americani, britannici, canadesi, etc.: in pratica, un assaggio di guerra mondiale).
Anzi: i giornali hanno cercato di tenersi bassi con i numeri dei morti, che secondo fonti russe sarebbero invece centinaia. Una vera catastrofe, umana e strategica: la «legione straniera» dei combattenti stranieri pro-Kiev (quasi tutti provenienti da forze speciali) è stata cancellata prima ancora di riuscire a partire.
Dovrebbe destare scalpore poi il fatto che il missile che ha centrato la base (o le basi…) non solo non è stato intercettato, ma nemmeno avvertito: i ragazzi non hanno avuto modo di proteggersi… Tanto che al lettore di Renovatio 21 potrebbe venire in mente che si tratta di un primo utilizzo di armi ipersoniche…
Nemmeno su questo, c’è un vero interesse giornalistico e politico.
Tuttavia, circolano in rete alcuni video dei sopravvissuti. Disillusi e malinconici, stanno lasciando il teatro di guerra.
Il primo video a diventare virale è stato quello di questo ragazzo brasiliano, che racconta come, dopo aver visto disintegrati centinaia di soldati da tutto il mondo, la sua esperienza ucraina sia da considerarsi finita.
Più dettagliato il racconto di questo ragazzo, che i canali russi dicono essere britannico, a a noi, dall’accento pare americano. Il caos tra le fila ucraine è descritto con turpiloquio e scene inquietanti.
Il giovane racconta della mancanza di armi e munizione dell’esercito ucraino, che li voleva mandare a combattere a Kiev, dice, praticamente senza niente: in pratica, carne da cannone, esattamente come ogni maschio ucraino dai 18 ai 60 anni, a cui oggi è proibito l’espatrio. Anche loro, buoni per farsi fotografare, da cadaveri, falcidiati dai tank russi, contro cui dovevano combattere armati di molotov… Materiale visivo per istituire via social il ricatto morale necessario alla Terza Guerra Mondiale, cioè l’unico modo dell’élite ucraina di sopravvivere a quanto sta succedendo.
Il dato è interessante anche per un altro motivo: quindi, tutte quelle armi che stanno mandando tutti i Paesi occidentali, Italia compresa, a chi stanno andando?
Piuttosto preoccupante anche il racconto della frontiera ucraina.
«È una trappola. La gente deve smettere di venire qui» riassume amaramente il foreign fighter.
Il decreto legge del febbraio 2015 («Misure per il contrasto del terrorismo anche di matrice internazionale »), lanciato nei mesi dell’ascesa dell’ISIS punisce i foreign fighter anche se nel contesto delle «attività terroristiche»: «Diventa reato andare a combattere all’estero, non solo reclutare, con la previsione della detenzione da 3 a 6 anni per chi si arruola in organizzazioni terroristiche e per chi supporta i foreign fighters, mentre sono previsti da 5 a 10 anni per i “lupi solitari”, che si autoaddestrano all’uso di armi ed esplosivi. Con aggravante di pena per chi lo fa via web» scrive il sito del ministero dell’Interno.
È il caso di ricordare che i separatisti del Donbass per Kiev erano «terroristi»; si tratta quindi di punti di vista. Di fatto, a occuparsi dei casi di foreign fighters italiani nel Donbass, scrive il Corriere della Sera, è proprio l’antiterrorismo.
Geopolitica
Il cancelliere tedesco Merz elogia Israele per aver fatto «il lavoro sporco per noi»

Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha elogiato gli attacchi militari di Israele contro l’Iran, affermando che il governo e l’esercito israeliani stanno facendo il «lavoro sporco» dei Paesi occidentali.
Merz ha rilasciato queste dichiarazioni in una serie di interviste a margine del vertice del G7 in Canada, a cui hanno partecipato tutti i garanti dell’accordo nucleare iraniano del 2015, ad eccezione di Russia e Cina.
«Questo è il lavoro sporco che Israele sta facendo per tutti noi. Anche noi siamo vittime di questo regime», ha dichiarato in un’intervista a ZDF, sostenendo che «questo regime di mullah ha portato morte e distruzione nel mondo».
Sostieni Renovatio 21
«Posso solo dire: il massimo rispetto per il fatto che l’esercito e la leadership israeliani hanno avuto il coraggio di fare questo».
«Presumo che gli attacchi degli ultimi giorni abbiano già indebolito considerevolmente il regime dei mullah e che sia improbabile che possa tornare alla sua precedente forza, rendendo incerto il futuro del Paese», ha affermato Merz in un’altra intervista con Die Welt.
La Germania fa parte del gruppo P5+1, che ha negoziato il Piano d’azione congiunto globale (JCPOA), comunemente noto come accordo sul nucleare iraniano, nel 2015. Nonostante il suo sostegno agli attacchi, Merz ha dichiarato che Berlino è pronta a sostenere nuovi negoziati per garantire che l’Iran non ottenga mai armi nucleari.
In una dichiarazione congiunta di lunedì, i leader del G7 hanno definito l’Iran la «principale fonte di instabilità e terrore nella regione». «Siamo stati sempre chiari sul fatto che l’Iran non potrà mai possedere un’arma nucleare» hanno aggiunto i leader gisettini.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha bruscamente interrotto la sua partecipazione al vertice del G7, martedì ha chiesto all’Iran una «resa incondizionata».
In precedenza Washington aveva chiesto a Teheran di interrompere ogni attività di arricchimento dell’uranio, che i funzionari iraniani avevano descritto come «completamente slegata dalla realtà».
L’Iran attualmente arricchisce l’uranio fino al 60% di purezza, ben al di sopra del limite del 3,67% stabilito dall’accordo nucleare del 2015, ormai defunto, che è stato dichiarato nullo e non valido dopo che Trump ne ha ritirato unilateralmente gli Stati Uniti durante il suo primo mandato.
La Russia ha condannato i primi attacchi aerei israeliani e ha chiesto una de-escalation. Il presidente Vladimir Putin ha parlato telefonicamente con Trump durante il fine settimana e, secondo il consigliere del Cremlino Yury Ushakov, i due hanno discusso della possibilità di riprendere i negoziati sul programma nucleare iraniano.
La posizione geopolitica e storica della Germania con Merz fa un passo avanti in direzione del grottesco più parossistica – cosa che poteva sembrare difficile, viste le reazioni fantozziane registrati negli ultimi anni agli insulti ucraini e alla distruzione del Nord Stream, subito dopo la quale il cancelliere tedesco Olaf Scholz apparve scodinzolante nello Studio Ovale di Biden.
Come riportato da Renovatio 21, il presidente turco Receps Erdogan aveva umiliato il predecessore di Merz, lo Scholz, in una conferenza stampa congiunta, dicendo che non avendo la Turchia preso parte all’Olocausto (per lo meno, quello degli ebrei…) poteva parlare più liberamente della questione israeliana. L’Erdogano, come noto, è oramai sul podio mondiale della reductio ad Hitlerum applicata a Israele ed in particolare al premier dello Stato Giudaico Beniamino Netanyahu.
Aiuta Renovatio 21
Ora la questione diviene talmente abissale da essere spinosa: la Germania, accusata – e condannata – per genocidio, supporta pienamente uno Stato accusato a sua volta di genocidio.
La dinamica storica dà le vertigini: di fatto, la Germania è la ragione per cui Israele è stato fondato su permesso internazionale. Quindi, in un senso metafisico è possibile pensare ad una continuità, nella violenza e nel paradosso, tra i due Paese.
Un osservatore può dire: passano i decenni e si capovolgono (fino ad un certo punto) le dottrine politiche: tuttavia ciò che sembra conservarsi è la volontà di persecuzione. Un’infezione, un contagio, di cui non vengono più curati nemmeno i sintomi, mentre le cause profonde della malattia sono divenute sempre più indicibili, un tabù che imprigiona il discorso pubblico e politico quasi ovunque.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di FinnishGovernment via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Geopolitica
Putin: la Russia non chiede la resa dell’Ucraina

Sostieni Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Geopolitica
L’UE potrebbe cancellare i viaggi senza visto per gli israeliani

Israele potrebbe trovarsi ad affrontare la sospensione del suo accesso senza visto all’area Schengen dell’UE, in base alle nuove regole approvate dai legislatori europei. Lo riporta Euronews.
La decisione arriva poco dopo che lo Stato ebraico ha lanciato una campagna di bombardamenti contro l’Iran, innescando attacchi di rappresaglia.
Le nuove norme modificano i meccanismi di sospensione dei visti per includere violazioni della Carta delle Nazioni Unite, dei diritti umani, del diritto internazionale umanitario e violazione delle sentenze dei tribunali internazionali. Israele è tra i Paesi più a rischio a seguito delle accuse di crimini di guerra a Gaza sollevate dalle Nazioni Unite, ha scritto Euronews, citando fonti del Parlamento europeo.
Sostieni Renovatio 21
«Questo strumento ci aiuta a diffondere i valori che hanno costruito la nostra comunità», ha dichiarato alla testata giornalistica l’eurodeputato sloveno Matjaz Nemec, relatore del disegno di legge, insistendo sul fatto che «nessun Paese specifico è preso di mira», sebbene fonti del Parlamento europeo abbiano affermato che Israele è al centro dell’attenzione di diversi gruppi politici che spingono per la riforma.
Attualmente, i cittadini di 61 paesi, tra cui Israele, Regno Unito, Giappone e Australia, possono entrare nell’area Schengen fino a 90 giorni senza visto. Finora, l’UE ha sospeso l’accesso senza visto solo una volta, nel caso della Repubblica di Vanuatu per il suo presunto programma di cittadinanza per investimento.
In base alle nuove norme, la Commissione europea può imporre una sospensione di un anno tramite un atto di esecuzione, che richiede solo l’approvazione degli Stati membri e può essere bloccato a maggioranza qualificata. Le proroghe richiedono un atto delegato, che può essere bloccato dal Consiglio europeo o dal Parlamento. La procedura può essere avviata dalla Commissione o sollecitata da uno Stato membro dell’UE.
L’accordo attende ancora l’approvazione formale da parte del Parlamento europeo e del Consiglio prima di diventare legge dell’UE. La riforma fa seguito all’ampia condanna internazionale della condotta di Israele a Gaza e della sua recente operazione militare contro l’Iran.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Kreecher via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported; immagine capovolta
-
Pensiero2 settimane fa
Referendum sul divorzio 2025: quello di sindacati e compagni dalla realtà
-
Pensiero6 giorni fa
La metamorfosi di Trump tra l’Iran e Israele: spietata, sanguinaria arte del deal
-
Occulto2 settimane fa
Donna e bambina trovate cadaveri a Villa Pamphilj. Luogo di messe nere e politica COVID
-
Vaccini6 giorni fa
Vaccini, la FDA dà il via libera al siero RSV per i neonati: eventi avversi gravi all’11,71%, inclusa la morte
-
Politica2 settimane fa
«Dobbiamo unirci tutti» attorno ai valori musulmani: parla il nuovo premier canadese Mark Carney
-
Spirito2 settimane fa
«Il nuovo ordine esiste già ed è fondato su Cristo, Re e Pontefice»: intervento di mons. Viganò al Forum di Mosca
-
Politica2 settimane fa
Violenza e guerriglia a Los Angeles. Finito il manuale delle rivoluzioni colorate: trappola di sangue per Trump?
-
Essere genitori2 settimane fa
Una nuova ricerca rivela come i vaccini possano causare la morte in culla