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Sui social ora c’è solo la propaganda ucraina

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La RAI è stata accusata di aver trasmesso immagini di videogiochi spacciate per filmati della guerra in corso in Ucraina. Ma non lapidiamo nessuno: un paio di video fake forse li abbiamo inavvertitamente pubblicati anche noi.

 

Possiamo capirlo – anche se proprio la scena incriminata ieri noi l’avevamo vista e scartata, perché palesemente incongruente – perché Twitter è divenuto una fogna a cielo aperto di fake news e video fasulli, nonché, nelle ultime ore, di una probabile virata dell’algoritmo verso la propaganda ucraina – cioè occidentale.

 

Se l’altro giorno si vedevano video duri e sorprendenti dell’attacco russo, oggi, come per magia, il feed è stracarico di bandiere ucraine, e le immagini che passano sono a senso unico: ecco le fidanzate che abbracciano i soldati mascherati che vanno al fronte. Ecco le foto del pediatra che si fa immortalare in camicia havaiana mentre sta in terapia intensiva con in braccio un neonato e un fucile (benché sicuramente spinnata dagli occidentali, la propaganda ucraina non è sempre intelligentissima)

 

 

Raffiche di video di carrarmati distrutti, corpi bruciati (sempre magicamente disposti, magari con il fucile ancora in mano, a fianco del mezzo). Non è possibile capire se 1) siano immagini autentiche e 2) se si tratti di russi, come dicono, e non di ucraini.

 

 

Ecco i mille post su Zelens’kyj presidente-eroe che non scappa: migliaia di utenti, tutti in genere nigeriani-indiani-arabi, cioè il gruppo maggioritario su Twitter, lo esaltano.

 

 

Ecco il video del soldato ucraino che sghignazzando minaccia i volontari ceceni in arrivo.

 

 

Ecco la leggenda, assurda ma onnipervadente, del «fantasma di Kiev», un asso dell’aviazione ucraina che in meno di 30 ore avrebbe abbattuto ben 6 aerei russi nei cieli di Kiev. Alcuni postano la lista dei velivoli russi abbattuti, altri mostrano anche la sua foto, che pare però quella di un uomo ritratto, a giudicare dalla grande dell’immagine, negli anni Novanta. Tuttavia, ecco pronte le foto del suo caccia in volo, con il punto di vista improbabile e qualche pixel che però tradiscono che si tratta, anche qui, di un videogioco. L’ex presidente filoccidentale dell’Ucraina post-Maidan, il cioccolataio (stricto sensu) cui Biden ordinò di rimuovere il magistrato che indagava sul figlio Hunter, ha fatto sapere che il fantasma di Kiev sia realtà.

 

 

 

 

 

Ci sono i fratelli Klitschko, i pugili supercampioni dei massimi, ovunque. Il fratello maggiore Vitali, sindaco di Kiev che ha appena messo in coprifuoco dalle 17 alle 8 del mattino, si fa riprendere in mimetica con la mitragliatrice di grosso calibro montata sul treppiede. L’altro fratello, già marito di una divetta di Hollywood, fa selfie video in inglese americano in cui sembra ordinare perentoriamente al mondo intero di partire immediatamente per difendere il suo Paese.

 

 

 

Poi c’è la storia dell’Isola dei serpenti, ripresa da tutti i media mondiali, perfino da Fox News. Si tratta dei doganieri dell’isoletta sul Mar Nero, tutti morti dopo aver mandato affanculo via radio una nave militare russa. Zelen’skyj li ha già proclamati martiri. Il mondo si è fermato per rendere loro omaggio: dopo due anni di pandemia, dobbiamo aspettarci anche cose illogiche come questa. La storia che si stanno bevendo tutti, tuttavia, è di per sé poco chiara, e contestata dai russi, che sono però spariti dai feed del social occidentali.

 

Infine, un bel po’ di video di prigionieri di guerra russi, poco più che ventenni, umiliati e costretti a parlare in video.

 

 

D’un tratto, l’informazione ricavabile dai social, dove per fisiologia dovrebbe emergere ogni punto di vista, è a senso unico…

 

Quindi si ha l’impressione davvero che la guerra la stia vincendo… l’Ucraina. Da un punto di vista di manipolazione psicologica, è così.

 

Vediamo praticamente solo l’eroismo dell’ucraino che si getta davanti alla colonna dei tank, o la ragazza, ovviamente carina, che imbraccia il kalashnikov. Argomento forte, questo: i mille nigeriani-indiani-arabi di Twitter si ingrifano e promettono di andare a combattere per Kiev. Del resto ogni Paese è libero di usare le sue risorse. L’uso della gnegna a fini di psicoguerra elettronica tuttavia non lo avevamo ancora visto. (O almeno crediamo)

 

 

Dobbiamo andare su Telegram per ritrovare qualche video russo. Vari canali riportano con costanza l’ammasso di materiale che esce dai soldati russi e dai loro fiancheggiatori.

 

La cosa che si nota subito è tutta questa mole di video e foto è di fatto invisibile sui social occidentali, quantomeno nelle ultime ore.

 

Fuori dagli algoritmi della Silicon Valley, non vediamo l’eroica Ucraina che resiste e respinge vittoriosamente il terribil invasor. Vediamo tutt’altro.

 

Vediamo la stazione dei treni di Leopoli presa d’assalto da masse che fuggono in Polonia, dove il governo ha detto che avrebbe concesso asilo senza documenti e senza (udite! Udite!) certificato o tampone COVID-19.

 

 

Vediamo quella che sembra una colonna di tank – ucraini, dicono – distrutti a Nikolaev.

 

 

Vediamo un veicolo lanciarazzi russo TOS-1 a Tokmak, nell’entroterra centro-orientale.

 

Vediamo il cielo dell’oblast’ di Kharkov illuminarsi per i magazzini militari esplosi.

 

 

Vediamo l’arrivo della colonna cecena.

 

 

Vediamo elicotteri dalla Bielorussia dirigere verso il teatro di guerra.

Vediamo soldati ucraini che si arreendono a Starobeshevo.

 

 

Vediamo anche questa scena eccezionale, edificante, rassicurante, che pare uscita da un film comico – del resto il presidente Ucraino è un comico, stricto sensu. Quella che vedete qui è un’intervista della CNN in collegamento con l’ex presidente Poroshenko, il cioccolataio (stricto sensu) di cui vi parlavam poc’anzi. Egli dice che è sceso anche lui a combattere in prima linea. Notate, alle sue spalle, la grande professionalità dei ragazzi che con lui faranno la resistenza contro gli Spetsnaz.

 

 

 

 

C’è da piangere. C’è da ridere. Non possiamo decidere: perché la disinformazione, nelle reti occidentali, è totale.

 

Renovatio 21 ha parlato in passato delle «origini militari» di Facebook. Twitter in passato ha duellato con la CIA quando si scoprì che In-Q-Tel, il front della CIA del ramo venture capital (cioè, che investe ingenti fondi in società tecnologiche in crescita) stava investendo in una startup che faceva mining dei dati del social cinguettante.

 

Tuttavia,  è stato a noi chiaro, per lo meno dall’inverno 2020, il fatto che con probabilità anche Twitter potrebbe rispondere a qualcuno degli apparati profondi del sistema americano: è il caso dello scandalo famoso laptop del figlio di Biden, Hunter, che era zeppo di prove incriminanti e di foto oscene, disse Rudolph Giuliani che ne aveva copia. Gli articoli del New York Post sulla questione venivano censurati da Twitter, che arrivò a sospendere l’account del New York Post, quarto giornale più antico d’America e fondato dal padre della patria Alexander Hamilton.

 

No, non fidatevi più dei social: come ripetiamo sempre, il COVID è stato un grande processo di allineamento che ha omogeneizzato i media mainstream e i social sugli stessi messaggi, decisi da qualcuno che non è l’editore e soprattutto che non è il pubblico degli utenti e dei lettori.

 

 

 

 

 

Immagine da Twitter

Geopolitica

La «Legione georgiana» di Kiev pianifica una Maidan a Tbilisi questo autunno

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Il Servizio di Sicurezza dello Stato della Georgia (SSS) ha pubblicato un comunicato il 18 settembre in cui afferma che il Paese si trova ad affrontare la minaccia di violenti disordini orchestrati dalla cerchia ristretta dell’ex presidente Mikheil Saakashvili e «attraverso il coordinamento e il sostegno finanziario dei Paesi esteri».

 

La Sicurezza di Stato georgiana precisa che i golpisti pianificano, nei prossimi tre mesi, il «rovesciamento violento» del governo georgiano, usando come modello il colpo di Stato ucraino di Maidan del 2014.

 

Il documento cita come probabile fattore scatenante un prossimo rapporto dell’Unione Europea che respinge la candidatura della Georgia: «le aspettative dei cospiratori che pianificano di rovesciare il governo statale sono adattate alla circostanza in cui la conclusione [dell’UE] rilasciata sarà negativa, il che creerà un terreno fertile di disordini civili e ulteriori rivolte attraverso entrambe le reti di informazione a loro disposizione, nonché etichettando artificialmente il governo come “filo-russo”».

 

La Sicurezza dello Stato fa il nome di «Mamuka Mamulashvili, comandante della “Legione georgiana” operante in Ucraina».

 

 

Di cecchini provenienti dalla Georgia si parlò riguardo al massacro di Maidan, quando alcuni uomini misteriosi piazzati sui tutti sopra la piazza centra di Kiev spararono a manifestanti e polizia, creando dissidio fra le parti e aumentando il caos, con una conta di almeno 80 morti. I morti di Maidan distrussero l’accordo di pace negoziato dal governo eletto ucraino di Viktor Yanukovich e dai leader dei manifestanti.

La narrazione ufficiale non ha mai identificato chi sparò a Maidan, tuttavia sei anni fa Il Giornale intervistò un uomo che raccontava di aver sparato seguendo l’ordine di colpire forze dell’ordine e manifestanti «senza far differenza». L’intervistato è georgiano, come lo sarebbero altri due cecchini. Il documentario racconta la vicenda, Ucraina, verità nascoste, andò in onda in seconda serata su Canale 5 nel 2017.

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La Legione Nazionale Georgiana (GNL) di Mamulashvili è stata quindi schierata nel Donbass, dove è balzata sulle cronache internazionali per le accuse di aver giustiziato prigionieri di guerra russi a sole otto chilometri da Bucha il 30 marzo, cioè, se ciò fosse veritiero, appena 48 ore prima che i corpi di Bucha divenissero un caso planetario attribuito alle truppe di Mosca.

 

Secondo Grayzone, Mamulashvili sarebbe stato inviato in Ucraina dal perenne agente occidentale, l’ex presidente georgiano Mikheil Saakashvili (di cui si sostiene fosse il «consigliere militare»), l’uomo già protagonista della rivoluzione colorata di Tbilisi ma poi scappato all’estero per essere messo incredibilmente a capo dell’oblast’ ucraina di Odessa dalla presidenza post-Maidan dell’amico personale Petro Poroshenko.

 

Secondo Il Corriere della Sera, Mamuka Mamulashvili avrebbe rivendicato i video dell’eccidio apparsi su Telegram. «”L’abbiamo detto sin dal principio, noi non facciamo prigionieri” è l’allucinante spiegazione del comandante», scriveva il quotidiano italiano.

 

Sempre secondo Grayzone, la GNL «al centro del sistema di vie che incanala armi statunitensi e militanti stranieri fascisti nell’esercito ucraino, mentre il Congresso e i media americani la acclamano».

 

Tra i cospiratori del colpo di Stato pianificato in Georgia, la Sicurezza di Stato di Tbilisi ha nominato anche Giorgi Lortkiphanidze, ex vice dell’ex ministro degli Interni georgiano, che ha assunto la carica di vice capo dell’Intelligence militare ucraina nel 2022.

 

Il rapporto del Servizio di Sicurezza di Tbilisi scrive inoltre che «il piano menzionato sarà realizzato attraverso il coordinamento e il sostegno finanziario di paesi stranieri. Secondo informazioni confermate e verificate, un gruppo abbastanza numeroso di individui di origine georgiana che combattono in Ucraina, così come una parte dei giovani georgiani… saranno utilizzati per l’attuazione del piano elaborato da Giorgi Lortkiphanidze, che sono attualmente addestrati/ riqualificato nelle vicinanze del confine di stato Polonia-Ucraina. (…) il gruppo giovanile (…) dovrebbe partecipare allo scenario rivoluzionario».

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La Sicurezza di Stato georgiana cita, tra le altre tattiche, l’occupazione di Tbilisi con tendopoli, l’uso di barricate attorno agli edifici governativi e l’uso di bombe contro i civili per scatenare scontri con la polizia, «è accertato che gli organizzatori stanno considerando l’attuazione di uno scenario in Georgia, che è simile all’”Euromaidan” tenutasi in Ucraina nel 2014».

 

Una nuova rivoluzione colorata 2.0 – dove, cioè, entra di prepotenza la violenza – a Tbilisi costringerebbe la Russia a dividere la sua attenzione su un ulteriore fronte, dove peraltro ha già combattuto e vinto una brevissima guerra nel 2008 quando Saakashvili attaccò le énclave etniche russe dell’Abcazia e dell’Ossetia.

 

Da notare che anche a poca distanza, su un altro confine russo, si sta riaprendo un altro conflitto mai risolto, quello di Armenia e Azerbaigian.

 

Tale operazione del genere potrebbe essere l’unico modo per i sostenitori della «guerra permanente» di continuare il loro tentativo di spezzare strategicamente la Russia dopo il fallimento della controffensiva Ucraina.

 

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Immagine di Zaraza via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)

 

 

 

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Geopolitica

Lukashenko: l’Occidente si prepara a «scaricare» Zelens’kyj

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Washington ha dato il via libera ai suoi partner per «scaricare» il presidente ucraino Vladimir Zelenskyj poiché è diventato un fastidio, ha affermato il leader bielorusso Alexander Lukashenko durante una riunione del governo venerdì. Lo riporta il sito russo RT.   Lukashenko ha indicato la disputa sul grano in corso tra Polonia e Ucraina come un esempio di questa nuova politica, sottolineando che Varsavia era stata uno dei più fedeli sostenitori di Zelens’kyj ma ora è fortemente critica nei confronti del suo partner.   Questo cambiamento è avvenuto dopo che la Polonia, insieme ad Ungheria e Slovacchia, ha vietato unilateralmente l’importazione di grano ucraino nonostante l’UE avesse scelto di revocare il suo embargo a livello di blocco. A sua volta, Kiev ha intentato una controversia contro i tre paesi presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO).   «Pensate che oggi la Polonia stia esercitando pressioni sulla povera Ucraina senza motivo? No, hanno avuto il via libera dall’estero: dobbiamo scaricare questo Zelens’kyj, siamo stanchi di lui», ha dichiarato il presidente bielorusso osservando che negli Stati Uniti sono imminenti le elezioni presidenziali e ha suggerito che a quel punto nessuno si preoccuperà di Zelens’kyj.   Allo stesso tempo, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha sottolineato venerdì che Washington resterà al fianco di Zelens’kyj durante il conflitto Russia-Ucraina e ha annunciato che i carri armati Abrams di fabbricazione statunitense inizieranno ad arrivare in Ucraina la prossima settimana.   Nel frattempo, Zelens’kyj, che è alla sua seconda visita in tempo di guerra a Washington, ha insistito sul fatto che la continua lotta di Kiev contro la Russia si basava sull’assistenza militare statunitense e, secondo quanto riferito, ha affermato che se non ricevesse gli aiuti, «perderebbe la guerra».

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Finora, l’amministrazione Biden ha speso 115 miliardi di dollari in aiuti militari e finanziari a Kiev, chiedendo recentemente l’approvazione di ulteriori 24 miliardi di dollari entro la fine del mese.   Tuttavia, un numero crescente di deputati e senatori, prevalentemente del Partito Repubblicano, hanno iniziato a opporsi al finanziamento del governo Zelens’kyj con i soldi dei contribuenti statunitensi.   Il senatore repubblicano Josh Hawley del Missouri ha sottolineato mercoledì che gli Stati Uniti dovrebbero smettere di versare denaro all’infinito in Ucraina, soprattutto perché Kiev «non ha nulla da mostrare in merito». A quanto pare il senatore si riferiva alla tanto pubblicizzata controffensiva estiva di Kiev, che non è riuscita a produrre alcun guadagno territoriale significativo.   Hawley ha insistito sul fatto che gli Stati Uniti non dovrebbero spendere «un centesimo in più per l’Ucraina» e dovrebbero invece condurre una verifica dei miliardi già forniti. Ha anche suggerito che la Germania e gli altri alleati europei «si facciano avanti» per aiutare Kiev.   Il viaggio di Zelens’kyj negli USA non sembra essere stato proficuo. Lo speaker della camera Kevin McCarthy ha rifiutato di farlo parlare in aula.   Il discorso contorto e grottesco alle Nazioni Unite ha lasciato il segno: l’allucinante riferimento al cambiamento climatico e le insinuazioni con evidenza rivolte verso la Polonia che non accetta il grano ucraino – e per questo, secondo il comico, farebbe il gioco della Russia – hanno lasciato pensare al sempre più grave stato confusionale del regime di Kiev.   La disputa aperta con la Polonia, che rifiuta di mandare armi e presenta sardonicamente (iniziativa di un deputato) un conto per milioni euro a Kiev, ha dimostrato che l’immagine dell’Ucraina vittima sacra non è più inscalfibile. Fino a quando il mondo tollererà i suoi capricci, i suoi insulti e le sue minaccel’ultima verso i Paesi europei che raccolgono i profughi ucraini – non è dato sapere, ma l’incantesimo filoucraino potrebbe, di colpo, sparire.   Il crollo della banda di Kiev potrebbe essere l’unica via necessaria alla pace che salverà migliaia di vite ucraine e russe. E che impedirà lo scatenarsi della Terza Guerra Mondiale, vero obiettivo di Zelens’kyj.

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Geopolitica

La Polonia contro Kiev: stop al grano ucraino e stop all’assistenza. Deputato di Varsavia chiede il conto in milioni di euro

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Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha dichiarato alla stampa che il suo governo è pronto a fermare le spedizioni di armi, evidenziando una crescente spaccatura tra i due vicini dopo più di un anno di forte sostegno da parte di Varsavia.

 

«Non stiamo più trasferendo armi all’Ucraina, perché ora stiamo armando la Polonia con armi più moderne», ha detto Morawiecki. Successivamente ha avvertito che a Kiev potrebbero essere imposti ulteriori divieti commerciali, dato che “le autorità ucraine non capiscono fino a che punto l’industria agricola polacca sia stata destabilizzata» dalle importazioni straniere.

 

I commenti sono arrivati ​​dopo che il presidente ucraino Vladimir Zelenskyj sembrava aver rivolto un velato attacco alla Polonia durante un discorso davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite all’inizio di questa settimana, affermando che «alcuni in Europa recitano la solidarietà in un teatro politico» e stanno «facendo un thriller per il grano».

 

Lo Zelens’kyj nel suo discorso al palazzo di vetro era andato oltre dicendo che è «È inquietante vedere come alcuni in Europa stiano aiutando a preparare il terreno per un attore di Mosca».

 

«Spero che queste parole non siano rivolte alla Polonia», ha risposto un portavoce del governo polacco. In pratica, il presidente ucraino ha insinuato che la Polonia, la cui russofobia forsennata è testimoniata da storie e campanilismi millenari, sta facendo il gioco di Mosca.

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Il conflitto commerciale sul grano tra i due Paesi dell’Europa orientale si è costantemente intensificato negli ultimi mesi. Quando le principali rotte marittime del Mar Nero furono chiuse a causa del conflitto con la Russia, il grano ucraino si riversò nei mercati centrali ed europei, facendo crollare i prezzi e scatenando il caos per i produttori locali.

 

L’eccesso di grano ha portato a un divieto formale di importazione tra cinque membri dell’UE per proteggere gli agricoltori nazionali: Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia. Sebbene il divieto a livello di blocco sia scaduto la scorsa settimana, Varsavia, Budapest e Bratislava hanno scelto di mantenere la politica in vigore su base individuale, sostenendo ciascuna che è necessaria per stabilizzare i prezzi.

 

Kiev ha insistito sul fatto che i divieti sono illegali, con il ministro dell’Economia Yulia Sviridenko che ha affermato che «è di fondamentale importanza per noi dimostrare che i singoli Stati membri non possono vietare le importazioni di beni ucraini». Da allora il governo ha intentato causa presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), cercando di fermare le restrizioni commerciali, anche se Varsavia ha respinto la manovra ucraina, affermando che «un reclamo davanti all’OMC non ci impressiona».

 

Il ministro della Difesa polacco Marius Blaszczak ha dichiarato che Varsavia essenzialmente protegge gli agricoltori polacchi dai piani degli «oligarchi ucraini» che vogliono vendere il grano ucraino in Polonia.

 

Il giorno prima delle dichiarazioni di Morawiecki, un deputato polacco, Krzysztof Bosak, ha emesso «fattura» di 23 miliardi di dollari all’ambasciata ucraina, suggerendo che Kiev dovrebbe rimborsare gli aiuti ricevuti dopo aver citato in giudizio Varsavia per aver imposto un divieto sulle importazioni di grano dal paese.

 

Bosak e l’attuale vicepresidente del Movimento Nazionale deputato del blocco della Konfederacja – la Confederazione Libertà e Indipendenza – al Sjem, il Parlamento polacco.

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Il «conto» elencava vari tipi di assistenza fornita direttamente a Kiev dal governo polacco, benefici sociali pagati ai rifugiati ucraini e donazioni private effettuate da cittadini polacchi, come calcolato dall’Istituto Kiel per l’economia mondiale.

 

 

L’importo totale è probabilmente «significativamente sottostimato e incompleto», ha osservato Bosak.

 

Come riportato da Renovatio 21, la tensione tra i due Paesi è salita negli ultimi mesi, con episodi da incidente diplomatico, come la convocazione da parte del regime Zelens’kyj dell’ambasciatore di Varsavia, a cui veniva chiesto di rispondere di alcune affermazioni proferita da un alto funzionario del governo di Morawiecki riguardo una presunta ingratitudine ucraina..

 

La Polonia, stretta tra un rapporto sempre più teso con l’Ucraina e con la percezione di minaccia proveniente dalla Bielorussia, dove stazionano truppe della Wagner, ricorda bene che al termine di tutto il conflitto, potrebbe esserci l’annessione di terre ucraine occidentali che sono state in passato anche polacche. Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato di queste mire polacche in recenti discorsi pubblici, facendo abbondanza di riferimenti storici.

 

L’idea di un’annessione di porzioni dell’Ucraina occidentale, che sono state storicamente polacche (Leopoli, Ternopoli, Rivne) aleggia sin dall’inizio nel conflitto nelle chiacchiere sui progetti di Varsavia.

 

Un articolo apparso sul quotidiano turco Cumhuriyet di fine 2022 riportava che il presidente ucraino Zelens’kyj avrebbe negoziato con le autorità polacche la partecipazione delle forze armate polacche al conflitto in Ucraina.

 

La Polonia è stata tra i più accesi sostenitori dell’Ucraina durante il conflitto con Mosca, esortando ripetutamente gli altri membri dell’UE ad aumentare gli aiuti militari e approvando una lunga serie di spedizioni di armi, compresi caccia MiG-29.

 

Il presidente polacco Andrzej Duda ha recentemente esortato Kiev a «ricordare» lo status dell’Ucraina e come hub logistico per le consegne di armi e ha paragonato il Paese a un uomo che sta annegando, che potrebbe trascinare con sé i suoi soccorritori sott’acqua. In un’intervista al Washington Post, Duda aveva detto che combattere la Russia tramite gli ucraini «è più economico».

 

Tutto ciò accade prima delle elezioni parlamentari in Polonia previste per il 15 ottobre, e non è chiaro se i politici polacchi manterranno le loro promesse o se si tratta semplicemente di un tentativo di influenzare gli elettori.

 

Nel frattempo, la Slovacchia, un altro importante sostenitore del regime di Kiev, potrebbe cambiare la sua posizione sul conflitto ucraino dopo le elezioni del 30 settembre nel paese.

 

L’ex primo ministro slovacco Robert Fico, il cui partito socialdemocratico Smer (Direzione) domina gli ultimi sondaggi, ha già dichiarato che la Slovacchia non «invierà più armi o munizioni all’Ucraina» se il suo partito dovesse far parte di un nuovo governo.

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 Immagine screenshot da Twitter

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