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Tirano giù la statua di un massone satanista. E non sanno nemmeno perché

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19 giugno, Washington D.C. In apparente totale ignoranza sul cosa stessero facendo, una torma di rivoltosi americani ha demolito e bruciato la statua del generale confederato Albert Pike.

 

Un personaggio certamente interessante, anche e soprattutto per gli italiani, ai quali senza distinzione ai tempi della scuola è stato fatto un lavaggio del cervello chiamato «Risorgimento», del cui terrorista massone numero uno – tale Giuseppe Mazzini – Pike era generoso pen-friend.

 

In apparente totale ignoranza sul cosa stessero facendo, una torma di rivoltosi americani ha demolito e bruciato la statua del generale confederato Albert Pike, il «papa della massoneria»

Albert Pike (1809-1891) fu stato un generale, avvocato, scrittore, massone statunitense, una figura che molte voci hanno chiamato il «papa della massoneria».

 

Pubblicò numerosi opuscoli in cui chiedeva una guerra contro il cattolicesimo romano ed il papato, in nome dello spirito della rivoluzione francese, che doveva continuare a riversarsi in Europa e sul pianeta intero.

 

La famosa enciclopedia online mette subito le mani avanti: Pike «è considerato da alcuni teorici del complotto, specialmente coloro influenzati dagli evangelici americani, uno dei principali ideatori del Nuovo Ordine Mondiale». Caro lettore, sei avvisato: se crederai anche ad una sola parola di questo articolo, puoi essere bollato come puro complottista.

 

Pike era l’unico militare confederato ad essere commemorato con una statua

Ma intanto noi ti scriviamo lo stesso chi era il personaggio dietro questa sfortunata statua abbattuta in settimana. Bisogna considerare che il Pike era l’unico militare confederato ad essere commemorato con una statua, che era appunto quella distrutta a Washington dai manifestanti di Black Lives Matter

 

Pike era un magistrato e soprattuto – cosa che non siamo sicuri i rivoltosi sapessero – è sospettato di essere tra i fondatori del Ku Klux Klan.

Pike è sospettato di essere tra i fondatori del Ku Klux Klan

 

Il povero monumento a Pike fu finanziato dalla Giurisdizione Meridionale del Rito scozzese della massoneria, e fu mantenuto su Territorio federale dal U.S. Park Service, l’agenzia federale statunitense incaricata della gestione dei parchi nazionali, dei Monumenti nazionali e di altri luoghi protetti. Niente male per un fondatore del KKK, la setta in apparenza più disprezzata dalla storia americana.

«Era un satanista consapevole alleato di Giuseppe Mazzini  e dei suoi movimenti giovanili della “Giovane Europa”, il cui obiettivo era la distruzione degli Stati Uniti».

 

Lo storico Anthony Chaitkin ha asserito che la descrizione di  Pike sulla statua, come autore, poeta e filantropo, «è stata una delle più grandi menzogne ​​della storia» scrive EIR.

 

«Era un satanista consapevole alleato di Giuseppe Mazzini  e dei suoi movimenti giovanili della “Giovane Europa”, il cui obiettivo era la distruzione degli Stati Uniti».

 

«Pike, come Mazzini, era un satanista; e come Mazzini, era uno strumento di una cerchia a Londra diretta o associata in modo prominente con Lord Palmerston, l’autore delle guerre dell’oppio contro la Cina»

 

Nel 1993, il politico americano recentemente scomparso Lyndon Larouche chiese a gran voce la rimozione del monumento:

 

«Come le lettere di Albert Pike a Giuseppe Mazzini illustrano, Pike, come Mazzini, era un satanista; e come Mazzini, era uno strumento di una cerchia a Londra diretta o associata in modo prominente con Lord Palmerston, l’autore delle guerre dell’oppio contro la Cina».

 

Larouche sostiene che Palmerston e Mazzini con Pike mirassero ad una balcanizzazione degli USA scatenando una vera guerra massonica.

 

Palmerston e Mazzini con Pike miravano ad una balcanizzazione degli USA scatenando una vera guerra massonica

«L’oggetto dello sforzo di Pike e quello di Palmerston e anche di Mazzini, era quello di distruggere gli Stati Uniti – un impegno continuo, dopo la guerra di indipendenza; questa volta fomentando una divisione della nazione tra una parte della nazione controllata dalla giurisdizione meridionale del rito scozzese e altre parti della nazione».

 

«Questa era una cospirazione di traditori ed erano tutti traditori consapevoli della leadership degli Stati Uniti; essi, cioè, agivano come agenti della Gran Bretagna che li usò in uno sforzo chiamato Guerra Civile o Guerra di Secessione, il cui fine era distruggere gli Stati Uniti smembrandoli e rendendo così l’intero emisfero occidentale praticamente una colonia dell’Impero britannico».

 

Sul ruolo degli inglesi nel Risorgimento italiano (la nostra «guerra civile») è stato scritto molto, e noi in particolare raccomandiamo la lettura del libro Strana unità. Risorgimento: buono, inutile o dannoso? del compianto Gilberto Oneto.

 

Mazzini, che ancora spopola nella nostra toponomastica, morì da latitante, come un Bin Laden qualsiasi.

Mazzini, ricordiamo, fu con Garibaldi lungamente a Londra (1837-1868), e godeva di un comodo passaporto inglese che gli consentiva di sparire quando la situazione dei moti rivoluzionari italiani divenne calda, come nel 1848. Mazzini, che ancora spopola nella nostra toponomastica, morì da latitante, come un Bin Laden qualsiasi.

 

Molti tendono a smentire l’affiliazione massonica di Mazzini, ma di essa era certo Indro Montanelli (un altro che ha avuto la statua deturpata), e gli storici della massoneria ricordano che fu ««iniziato nel 1834 a Genova , (…) Ricevette dal Fr. Passano il 32° grado del R.S.A.A., necessario per corrispondere in Carboneria al livello di Vendita Suprema, nelle carceri di Savona (…) il 18 giugno 1866 ricevette l’aumento di luce al 33° grado  (…) Fu membro onorario delle LL. Lincoln di Lodi e Stella d’Italia di Genova (…) usò sempre i segni massonici (…) Nessun contemporaneo mise mai in dubbio l’appartenenza di Mazzini alla Massoneria».

«Nessun contemporaneo mise mai in dubbio l’appartenenza di Mazzini alla Massoneria»

 

Riguardo all’accusa di satanismo, vi sono alcune testimonianze che sosterrebbero che Pike portò la massoneria americana verso un «cammino luciferiano». Al di là di queste, è degno di nota ciò che Pike scrive nel libro Morale e Dogma: «Lucifero, il figlio del mattino! È lui che porta la Luce e con i suoi splendori ciechi intollerabili deboli, sensuali o anime egoiste? Non ne dubito!» (Albert Pike, Morals and Dogma, p. 321).

 

«Lucifero, il figlio del mattino! È lui che porta la Luce e con i suoi splendori ciechi intollerabili deboli, sensuali o anime egoiste? Non ne dubito!» (Albert Pike, Morals and Dogma, p. 321)

Tuttavia indizi più consistenti del satanismo di Pike e Mazzini si troverebbero nel loro carteggio, che sarebbe secretato nella Temple House (sede del Rito Scozzese di Washington) ma che nel 1945 sarebbe stato fortuitamente visto a Londra dal commodoro della marina canadese William Guy Carr che lo riassunse nel libro Pawns in the Game.

 

«La prima Guerra Mondiale doveva essere combattuta per consentire agli “Illuminati” di abbattere il potere degli zar in Russia e trasformare questo paese nella fortezza del comunismo ateo».

«Dobbiamo creare un Rito superiore che rimarrà ignoto – scrive Mazzini a Pike il 22 gennaio 1870 – al quale apparterranno quei massoni di alto Grado che sceglieremo»

«Le divergenze suscitate dagli agenti degli “Illuminati” fra Impero britannico e tedesco furono usate per fomentare questa guerra. Dopo che la guerra ebbe fine si doveva edificare il comunismo e utilizzarlo per distruggere altri governi e indebolire le religioni» scrive Carr.

 

«Dobbiamo creare un Rito superiore che rimarrà ignoto – scrive Mazzini a Pike il 22 gennaio 1870 – al quale apparterranno quei massoni di alto Grado che sceglieremo. Nei confronti dei nostri Fratelli in Massoneria, questi uomini dovranno impegnarsi alla segretezza più severa».

 

«Attraverso questo Rito supremo governeremo ogni Massoneria, ed esso diverrà l’unico centro internazionale, il più potente perché la sua direzione sarà sconosciuta».

«Allora ovunque i cittadini (…) e la moltitudine disingannata dal cristianesimo, i cui adoratori saranno da quel momento privi di orientamento alla ricerca di un ideale, senza più sapere ove dirigere l’adorazione, riceveranno la vera luce attraverso la manifestazione universale della pura dottrina di Lucifero rivelata finalmente alla vista del pubblico, manifestazione alla quale seguirà la distruzione della Cristianità e dell’ateismo conquistati e schiacciati allo stesso tempo!»

 

Il 15 agosto 1871 Pike risponde a Mazzini: «Noi scateneremo i nichilisti e gli atei e provocheremo un cataclisma sociale formidabile che mostrerà chiaramente, in tutto il suo orrore, alle nazioni, l’effetto dell’ateismo assoluto, origine della barbarie e della sovversione sanguinaria».

 

«Allora ovunque i cittadini, obbligati a difendersi contro una minoranza mondiale di rivoluzionari, questi distruttori della civiltà, e la moltitudine disingannata dal cristianesimo, i cui adoratori saranno da quel momento privi di orientamento alla ricerca di un ideale, senza più sapere ove dirigere l’adorazione, riceveranno la vera luce attraverso la manifestazione universale della pura dottrina di Lucifero rivelata finalmente alla vista del pubblico, manifestazione alla quale seguirà la distruzione della Cristianità e dell’ateismo conquistati e schiacciati allo stesso tempo!»

 

In pratica, Mazzini e Pike sognano di creare un Ordine Mondiale in cui la religione cristiana è rimpiazzata dal satanismo.

 

Questo «Rito supremo» attraverso cui irradiare la «pura dottrina di Lucifero» e provvedere alla «distruzione della Cristianità e dell’ateismo» (!) secondo alcuni prende il nome di «Palladismo», considerabile come culto esoterico anticristiano interno alla massoneria ottocentesca, un circolo satanico che raccoglieva i gradi più alti delle logge mondiali

 

Il Palladio sarebbe stato una sorta di oggetto magico, un’icona del Bafometto, il demone caprino alato adorato dai Templari. Esso sarebbe stato il vertice del satanismo mondiale, il vero centro dell’adorazione di Lucifero.

 

In pratica, Mazzini e Pike sognano di creare un Ordine Mondiale in cui la religione cristiana è rimpiazzata dal satanismo.

Gli storici ritengono che il Lucifero dei risorgimentali (cioè dei massoni che fecero l’Italia) fosse una specie di concetto che doveva rappresentare il laicismo. In molte antologie di letteratura della scuola italiana – quella del lavaggio del cervello di cui parlavamo sopra – è ancora presene l’Inno a Satana di Carducci, letterato massone premiato col Nobel.

 

Altri storici ritengono tutte le rivelazioni sul carteggio «un falso» (uno storico della massoneria USA ha però detto allo scrivente che si tratterebbe di uno di quei falsi che non dicono niente che non sia vero), altri ancora ritengono che la militanza di Pike nel primo KKK sia solo una chiacchiera e nulla più.

 

Per aver buttato giù la statua di Pike, noi ringraziamo Black Lives Matter dal profondo del cuore

Difficile che la folla di Black Lives Matter avesse anche solo lontanamente idea di questa storia che vi abbiamo raccontato.

 

Tuttavia, per aver buttato giù la statua di Pike, noi li ringraziamo dal profondo del cuore.

 

Ribattezzate pure viale Mazzini viale George Floyd. Meglio un drogato pluripregiudicato famoso per essere morto che un massone che ha trascinato l’Italia – e il mondo – nel suo piano infernale

Ciò detto, avremmo anche una modesta proposta per gli epigoni wannabe -vandali goscisti italoidi: ragazzi, che ne dite a questo punto di questo Mazzini, colpevole di razzismo in concorso esterno?

 

A noi andrebbe benissimo togliere dalla toponomastica delle nostre città i viale Mazzini, piazza Mazzini etc. Ribattezzate pure viale George Floyd, piazza George Flood.

 

Meglio un drogato pluripregiudicato famoso per essere morto che un massone che ha trascinato l’Italia – e il mondo – nel suo piano infernale.

 

 

 

 

Immagine di David via Wikimedia pubblicata su licenza  Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0). Modifica effettuata con filtro colore.

 

PER APPROFONDIRE

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I servizi segreti USA si preparano a proteggere Trump in prigione

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I servizi segreti americani, che hanno il compito di proteggere i presidenti attuali ed ex presidenti degli Stati Uniti, stanno valutando come procedere se Donald Trump finisse dietro le sbarre, hanno riferito fonti al New York Times.

 

Martedì scorso il giudice Juan Merchan ha rinviato la decisione se ritenere Trump in oltraggio alla corte per presunte violazioni dell’ordinanza di silenzio durante il suo processo. Le udienze riguardano l’accusa di falsificazione di documenti aziendali per nascondere il rimborso di un pagamento in denaro nascosto alla pornoattrice Stormy Daniels prima delle elezioni presidenziali del 2016.

 

Non è immediatamente chiaro quando Merchan annuncerà una sentenza. Il NYT ha sottolineato in un articolo di martedì che il giudice probabilmente emetterà un avvertimento o imporrà una multa prima di fare il «passo estremo» di incarcerare il presunto candidato repubblicano alla presidenza per un mese in una cella di detenzione nel tribunale.

 

I pubblici ministeri, che sostengono che Trump abbia attaccato testimoni e altre persone associate al suo caso almeno dieci volte sui social media questo mese in violazione di un ordine di silenzio, stanno attualmente chiedendo una multa per il 77enne.

 

Tuttavia, la settimana scorsa funzionari dei servizi segreti e di altre forze dell’ordine hanno tenuto un incontro, incentrato su come spostare e proteggere Trump se il giudice alla fine gli ordinasse di essere rinchiuso nella cella di detenzione del tribunale, hanno detto al giornale due persone a conoscenza della questione.

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La questione di come incarcerare in sicurezza l’ex presidente se la giuria lo ritiene colpevole e viene mandato in una vera prigione «deve ancora essere affrontata direttamente», secondo dozzine di funzionari di vari livelli, che hanno parlato con il NYT. Il documento sottolinea che, se ciò dovesse accadere, diventerà una «sfida scoraggiante» e un «incubo logistico» per tutte le agenzie coinvolte.

 

Trump, che è il primo presidente in carica o ex presidente degli Stati Uniti ad essere processato, potrebbe rischiare fino a 136 anni di carcere a seguito di quattro procedimenti penali contro di lui.

 

Secondo i funzionari, se l’ex capo di Stato fosse effettivamente imprigionato, dovrebbe essere tenuto separato dagli altri detenuti, e tutto il suo cibo e altri oggetti personali sarebbero sottoposti a controlli. Per raggiungere questo obiettivo, un gruppo di agenti dovrebbe lavorare 24 ore su 24, 7 giorni su 7, entrando e uscendo dalla struttura, hanno affermato. Le armi da fuoco sono severamente vietate nelle carceri statunitensi, ma questi agenti «sarebbero comunque armati», secondo le fonti.

 

Un portavoce dei servizi segreti ha confermato al NYT che l’agenzia sorveglia gli ex presidenti, ma ha rifiutato di discutere eventuali «operazioni di protezione» specifiche.

 

Immagine di pubblico dominio CCo via Flickr

 

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Uomo si dà fuoco fuori dal processo Trump

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Un uomo si è dato fuoco fuori da un processo contro l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump a Nuova York. Alla fine le fiamme sono state domate, ma al momento non è chiaro se l’uomo sia morto a causa delle ferite riportate.   L’episodio di estrema protesta per autocombustione è avvenuto venerdì pomeriggio, poco dopo la selezione finale della giuria e l’insediamento della giuria.   Le riprese video hanno mostrato un uomo avvolto dalle fiamme, inginocchiato in posizione verticale con le mani dietro la testa. Dopo aver bruciato per circa un minuto, l’uomo visibilmente carbonizzato si è accasciato a terra e i resti in fiamme sono stati spenti dagli agenti di polizia.    

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L’incidente è stato trasmesso in diretta da diverse reti di notizie statunitensi, tra cui Fox e CNN. Quando i giornalisti della Fox si sono resi conto di cosa stava succedendo, si è sentito uno dire ai colleghi di perquisire il loro camion alla ricerca di un estintore.   Dopo aver spento l’incendio, gli agenti di polizia hanno coperto il corpo dell’uomo con coperte ignifughe prima che fosse caricato su un’ambulanza. Non è chiaro se sia sopravvissuto alla sua dura prova.   Testimoni hanno detto alla CNN che aveva sparso degli opuscoli prima di bagnarsi di benzina e accendere un fiammifero. Il dipartimento di polizia di Nuova York ha detto ai giornalisti che gli agenti stanno «ancora raccogliendo informazioni» su quanto accaduto.   Gli opuscoli includevano un collegamento a un account Substack, in cui l’uomo si identificava come Max Azzarello, «un ricercatore investigativo che si è dato fuoco fuori dal processo Trump a Manhattan». In una sorta manifesto, Azzarello ha affermato che questo «atto estremo di protesta» aveva lo scopo di attirare l’attenzione su un «colpo di Stato mondiale fascista apocalittico».   «Mi chiamo Max Azzarello e sono un ricercatore investigativo che si è dato fuoco fuori dal processo Trump a Manhattan», inizia il post di quasi 2.700 parole.   «Questo atto estremo di protesta vuole attirare l’attenzione su una scoperta urgente e importante: siamo vittime di una truffa totalitaria e il nostro stesso governo (insieme a molti dei suoi alleati) sta per colpirci con un colpo di Stato mondiale fascista apocalittico».   Nel testo l’Azzarello menzionato anche i Simpson, i fallimenti bancari nel 2023 e uomini d’affari di alto profilo tra cui Mark Zuckerberg ed Elon Musk, affermando che sia i repubblicani che i democratici hanno bombardato il pubblico con diverse crisi esistenziali per presentare uno scenario apocalittico.     Azzarello scrive che le «élite» hanno spacciato la paura nel tentativo di «divorare tutta la ricchezza che potevano e poi strapparci il terreno sotto i piedi in modo da poter passare a un’infernale distopia fascista».   La polizia ha detto che ha fatto un viaggio nella Grande Mela all’inizio di questa settimana e la sua famiglia non era a conoscenza del suo viaggio in città.   È stato fotografato fuori dal tribunale di Lower Manhattan, al 100 Center St., proprio giovedì, mentre reggeva un cartello che diceva: «Trump è con Biden e stanno per farci un colpo di Stato fascista».   «Il più grande scoop della tua vita o ti rimborsiamo!» gridava a un gruppo di giornalisti riuniti lì, dicendo al New York Times che era venuto da Washington Square Park perché pensava che più persone sarebbero state fuori dal tribunale a causa del freddo.   «Trump è d’accordo», aveva detto all’Azzarello al quotidiano neoeboraceno lo scorso giovedì, sostenendo che le sue convinzioni sono state influenzate dalle sue ricerche su Peter Thiel, venture capitalist e grande donatore politico. «È una cleptocrazia segreta e può solo portare a un colpo di stato fascista apocalittico».   La foto del suo profilo LinkedIn lo mostra in posa con Bill Clinton, che ha citato in giudizio l’anno scorso insieme ad altri 100 influenti imputati in un caso con sfumature di teoria della cospirazione che è stato respinto lo scorso ottobre quando non ha dato seguito ai documenti giudiziari richiesti.     Altri imputati nominati nella causa del 2023 presso la corte federale di Manhattan includevano Mark Cuban, Richard Branson, il paese dell’Arabia Saudita, e il miliardario del Texas e candidato presidenziale indipendente del 1992 Ross Perot, morto nel 2019.   Il caso – archiviato, con Azzarello senza un avvocato – presupponeva «un’elaborata rete di schemi Ponzi» risalente agli anni ’90 e che continua fino al 2023.

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L’incidente è avvenuto il quarto giorno del processo penale di Trump. L’ex presidente è accusato di aver dichiarato erroneamente i cosiddetti pagamenti «silenziati» alla pornoattrice Stormy Daniels, anche se insiste che il processo è una «persecuzione politica» orchestrata dal presidente Joe Biden per metterlo fuori dai giochi prima delle elezioni presidenziali di novembre.   A presiedere il caso è il giudice Juan Merchan, che ha rifiutato di ricusarsi nonostante sua figlia lavori per una società di marketing che rappresenta diversi importanti democratici. Merchan ha emesso un ordine di silenzio contro Trump il mese scorso, vietando all’ex presidente di criticare l’accusa.   L’incidente avviene meno di due mesi dopo che un membro dell’aeronautica americana in servizio attivo è morto autoimmolato davanti all’ambasciata israeliana a Washington, per protestare contro il sostegno militare degli Stati Uniti a Israele. L’uomo, l’aviatore 25enne Aaron Bushnell, ha gridato «Palestina libera!» mentre bruciava vivo.   L’immolazione per via ignea era stata praticata dai monaci buddisti durante la guerra del Vietnam, per protestare contro il troppo spazio garantito nel Paese ai cattolici.   La scintilla che fece esplodere la cosiddetta Primavera Araba fu proprio l’immolazione con il fuoco di un venditore di datteri a Tunisi.  

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Biden sostiene che i cannibali hanno divorato suo zio

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Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha affermato durante la campagna elettorale che un suo zio scomparso nel Pacifico durante la seconda guerra mondiale era stato mangiato dai cannibali.

 

Il sottotenente Ambrose Finnegan delle forze aeree dell’esercito americano fu dichiarato disperso nel maggio 1944, dopo che il suo bombardiere leggero si schiantò in mare.

 

«È stato abbattuto in una zona dove all’epoca c’erano molti cannibali», ha detto Biden ai giornalisti fuori dall’Air Force One a Scranton, in Pennsylvania. «Non hanno mai recuperato il suo corpo, ma il governo è tornato quando sono andato laggiù e hanno controllato e trovato alcune parti dell’aereo».

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Diverse ore dopo, in un incontro con i membri del sindacato United Steelworkers a Pittsburgh, Biden ha raccontato la stessa storia.

 

«È stato ucciso in Nuova Guinea e non hanno mai trovato il corpo perché c’erano molti cannibali, davvero, in quella parte della Nuova Guinea», ha detto l’81enne politico del Delaware.

 

Secondo l’agenzia del Pentagono per i prigionieri di guerra e i dispersi (POW-MIA), Finnegan non fu mai abbattuto. Né era in missione di ricognizione, come ha affermato Biden.

 

Il bombardiere leggero A-20 Havoc era decollato dall’isola di Los Negros quando i suoi motori si sono guastati a bassa quota, secondo il resoconto ufficiale dell’incidente. L’aereo precipitò in mare al largo della costa settentrionale della Nuova Guinea e due membri dell’equipaggio su tre non riuscirono mai a uscire dal relitto che affondava, che non fu mai ritrovato. L’unico sopravvissuto è stato salvato da una barca di passaggio.

 

Biden ha raccontato molte storie fittizie sulla sua vita nel corso di 50 anni di carriera in politica, la più famosa delle quali è stata l’arresto mentre cercava di visitare Nelson Mandela in una prigione sudafricana. Ha ripetuto una storia sfatata su un conducente dell’Amtrak più di una dozzina di volte.

 

L’affermazione cannibale sullo zio Ambrose, tuttavia, è servita da trampolino di lancio per attaccare il suo predecessore – e presunto sfidante – Donald Trump. Nel discorso elettorale a Pittsburgh, Biden ha raccontato una storia su come Trump si sarebbe rifiutato di onorare i soldati americani caduti sepolti in Francia, definendoli «perdenti».

 

La storia è apparsa per la prima volta sulla rivista The Atlantic – testata di sinistra di proprietà della vedova di Steve Jobs – nel settembre 2020, riferendosi a eventi avvenuti nel novembre 2018, in occasione del centenario dell’armistizio della Prima Guerra Mondiale. Trump ha negato l’accusa, definendola «un’altra notizia falsa inventata data da fallimenti disgustosi e gelosi in un vergognoso tentativo di influenzare le elezioni del 2020!»

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Nel giro di pochi giorni erano emersi documenti che sfatavano le affermazioni dell’Atlantic, ma ciò non ha impedito ai democratici di sollevarle ripetutamente come se fossero vere.

 

Come riportato da Renovatio 21, la carriera politica del Biden è stato un susseguirsi senza requie di menzogne.

 

 

Al mendacio va aggiunto anche il plagio, divenuto chiaro nel caso dei discorsi di Biden copiati da quelli del politico laburista britannico Neil Kinnock, del quale ripeteva pure i dettagli biografici sulla sua famiglia.

 

Varie volte egli dovette scusarsi perché beccato a mentire spudoratamente, talvolta peggiorando la sua situazione. Al ritiro dalla campagna presidenziale 1987, La Repubblica (sì, La Repubblica), aveva intitolato «Casa Bianca, si ritira Biden, il candidato copione».

 

Se ci si chiede come mai all’epoca le bugie continue del Biden venissero a galla, la risposta probabilmente sta nel fatto che la stampa, allora, era più libera, e faceva il suo lavoro.

 

Come sia stato possibile mandare un personaggio del genere alla Casa Bianca è un mistero spiegabile con la decadenza terminale dei nostri tempi. E realizziamo che la cosa non è stata priva di conseguenze tragiche per il mondo: mezzo milione di persone morte in Ucraina, più un genocidio in corso in Medio Oriente, che minaccia di divenire, anche lì una guerra atomica.

 

Se raggiunge il potere, la menzogna si trasforma rapidamente in morte e massacro.

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