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Epidemie

Epidemia di streptococco tra i bambini italiani. Gli antibiotici sembrano spariti: cosa sta succedendo?

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Oramai è incontrovertibile: c’è un boom di contagi di streptococco tra i nostri figli. Nessuno se lo aspettava. In alcuni casi aneddotici raccontatici, i sintomi non sono nemmeno quelli tipici – laringite – e si è scoperto dell’infezione solo dopo richiesta del pediatra.

 

«Contagi e reinfezioni a ping pong che stanno prolungando focolai di faringiti e scarlattina nonostante sia maggio inoltrato», ha detto a Repubblica del Tavolo Tecnico di Malattie Infettive della Società Italiana di Pediatria. Si tratta di un «picco fuori stagione, con bimbi che si ricontagiano anche dopo poco tempo».

 

Vi sembra di aver già sentito, di recente, qualcosa del genere?

 

Ad ogni modo, casi sono ovunque – difficile trovare una classe delle elementari che non abbia qualcuno che vi sia passato. Abbiamo sentito una pediatra, che ci ha confermato, i casi sono moltissimi. Il presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI) ha parlato di «un aumento del 50% delle infezioni, soprattutto tra bambini e ragazzi».

 

Le farmacie che facevano i test COVID ora offrono anche la prova dello streptococco, che consiste in un tampone da passare in gola. Secondo alcune stime la vendita di test per il batterio sarebbe aumentata del 2000%. Per dare un’idea dallo scorso ottobre a marzo ne erano stati venduti 77.661; da ottobre 2021 a marzo 2022 il numero era 3.857: un aumento di venti volte.

 

Le spiegazioni sono eccezionali: «dopo la pandemia sono tornate le infezioni che prima erano tenute sotto controllo grazie a distanziamento, igiene e mascherine» dicono gli «esperti» sentiti da Repubblica, e non si capisce se abbiano nostalgia del lockdown o stiano dicendo che è sempre stata così, siamo noi che non ce lo ricordiamo.

 

Ci eravamo chiesti, lo scorso novembre, cos’era quella strana influenza, che i bambini prendevano reiteratamente, spuntata d’improvviso. Per chi se la ricorda funzionava così: due settimane quasi di influenza, con una intera di febbre alta (39°C e perfino di più). Finito un bambino, iniziava il fratello o la sorella: un’incubazione lenta, molto inusuale – tanti genitori possono testimoniarlo. Tosse forte, mal di gola. Le classi delle scuole primarie erano dimezzate o giù di lì.

 

Questo anno scolastico di malattie ripetute lasciava tante domande, a cui le autorità non avevano davvero intenzione di rispondere. Virologi, medici della mutua importanti e alti funzionari dello Stato sanitario parlarono di un influenza quest’anno è arrivata con un mese di anticipo. Nonostante l’ammissione di essere stati colti di sorpresa da un ceppo che quindi non può che essere imprevisto, perorarono la causa del vaccino antinfluenzale, il ministro della Salute Schillaci – che rammentiamo come parte del CTS pandemico – in testa.

 

«Potrebbe aiutare e proteggersi dal contagio, come abbiamo già visto con il COVID», si disse. Nessuna logica possibile, il solito delirio vaccinista che oramai ci fa sbadigliare.

 

Nessuna risposta, tuttavia, alla domanda che si poneva ogni genitore: cos’era quel picco improvviso di quella strana, coriacea malattia?

 

Una risposta la diede, forse sbadatamente, Florian Krammer, professore di vaccinologia presso il Dipartimento di Microbiologia della Icahn School of Medicine del Mount Sinai Hospital (prestigioso ospedale di Nuova York) e condirettore del Center for Vaccine Research and Pandemic Preparedness, che si lasciò andare ad una ammissione sincera sul New York Times.

 

«Gli scienziati hanno ‌osservato in passate pandemie che un nuovo virus può ‌‌influenzare la circolazione di quelli esistenti. Un esempio è il virus dell’influenza. Durante le ultime tre pandemie influenzali, nel 1957, 1968 e‌ 2009, i virus dell’influenza A che erano nuovi per l’uomo hanno sostituito alcuni dei virus influenzali che circolavano già all’epoca, provocando l’estinzione di alcuni dei virus più vecchi».

 

Tuttavia, ammetteva il super-vaccinologo, «gli scienziati non comprendono appieno perché ciò accada». Un’onestà da stringergli la mano.

 

Vennero fatte delle speculazioni: è il sistema immunitario dei bambini atrofizzato dal lockdown, si sussurrava. Nessuno, ovviamente, aveva in mano le prove di questa possibilità, e intavolare un qualche studio di questo tipo è qualcosa che ovviamente ti distrugge la carriera medico-scientifica – e anche quando si porta alla luce una ricerca, bisogna essere pronti ad essere derisi, spernacchiati, minacciati, censurati.

 

Epperò, eccoti il mistero delle epatiti infantili aumentate in modo scioccante: colpiti 12 Paesi diversi, con 169 casi di «epatite acuta di origine sconosciuta» rilevati dall’ottobre 2021, aveva rivelato l’OMS.

 

«Penso che sia probabile che i bambini che si mescolano negli asili e nelle scuole abbiano un’immunità agli adenovirus stagionali inferiore rispetto agli anni precedenti a causa delle restrizioni», aveva affermato il professor Simon Taylor-Robinson, epatologo dell’Imperial College di Londra. «Ciò significa che potrebbero essere più a rischio di sviluppare l’epatite perché la loro risposta immunitaria è più debole al virus».

 

Insomma, l’ipotesi è quella dell’incremento di bambini con l’ epatite come uno dei tanti effetti collaterali del lockdown, che sono tanti e tremendi, nel corpo e nella mente. Più lockdown, meno immunità, disse un’analisi dell’Institute of Health Metrics and Evaluation (IHME) della School of Medicine dell’Università di Washington osservando la situazione della Cina in lockdown zero-COVID sino alle manifestazioni di protesta massive di fine 2022.

 

Ora, ci chiediamo se, a distanza di mesi dalla fine dei lockdown e dei green pass, stiamo vivendo sulla pelle dei nostri figli un’ulteriore conseguenza crudele della disgrazia politica pandemica.

 

Anche perché finalmente la tesi ha preso a circolare sui giornaloni. «L’impennata di faringite da streptococco di gruppo A e di scarlattina, vista negli ultimi mesi “è legata a un debito immunologico nella popolazione”» scrive Repubblica citando una professoressa di pediatria all’Università di Parma, un fenomeno «dovuto alla minore circolazione di patogeni durante la pandemia COVID». Si tratta di «infezioni che spesso, con un “effetto ping pong” tornano anche due o tre volte sullo stesso bambino, portando a più cicli di antibiotici in poche settimane».

 

Come l’altra volta con l’influenza ad autunno, dobbiamo quindi preparaci a ritorni improvvisi. Invece che di virus, però, ora parliamo di batteri. E quindi, di antibiotici. Qui sorge la seconda cosa strana, e pericolosissima, di questi giorni.

 

È sparita dalle farmacie l’amoxicillina, il farmaco ritenuto migliore contro lo streptococco ß-emolitico di gruppo A, che secondo le prescrizioni che stiamo vedendo girare va preso per una diecina di giorni, rendendo quindi necessario l’acquisto di più flaconi.

 

Ma il prodotto non si trova facilmente. La carenza è patente. «un grave e serio problema»: l’Associazione Italiana Pediatri (ACP), la Società Italiana di Pediatria (SIP) e la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMO) hanno vergato una lettera all’AIFA chiedendo che «vengano prontamente attivate iniziative efficienti per sopperire alla carenza di farmaci classificati come “essenziali”, una carenza che limita la qualità delle cure di infezioni frequenti nella popolazione tutta. Una situazione che sta cronicizzando e che quindi va anche prevenuta in futuro».

 

La carenza di amoxicillina «sta inducendo sempre di più la prescrizione di inappropriate alternative terapeutiche, con l’aumentato rischio della comparsa di effetti avversi e reazioni avverse», scrivono i pediatri, sottolineando che nei casi di infezione di faringotonsillite, otite e polmonite batterica «ogni alternativa terapeutica rappresenterebbe, comunque, una scelta non appropriata. Basta pensare alle infezioni da streptococco ß-emolitico di gruppo A per le quali il farmaco è di elezione, o in termini di antibiotico resistenza, ai ceppi di E.Coli, sempre più resistenti all’amoxicillina-acido clavulanico, maggiormente e anche impropriamente utilizzato nel contesto pediatrico italiano».

 

Insomma vostro figlio può rimanere senza medicine, per una malattia che leggerissima non è, vista la persistenza. È una situazione, per il cittadino non nulliparo, di gravità totale. Vedere che nel frattempo il capo dello Stato riceve Zelens’kyj, il premier va al G7 di Hiroshima (dove incontrerà, sorpresa sorpresa, Zelens’kyj) e che il ministro della Salute è Schillaci non aiuta a rassicurarci.

 

Qualcuno sta facendo qualcosa per questa emergenza?

 

O anche solo: qualcuno sa dirci costa sta succedendo? Come mai mancano i farmaci?

 

Abbiamo fatto un giro tra pediatri e farmacisti. Nessuno, in realtà, ci ha saputo dire con precisione l’origine di questo impasse, piuttosto inedito. Tuttavia, ci hanno avanzato delle teorie. Dicono che siano finite le materie prime per gli antibiotici.  Medici e farmacisti non sono tenuti a saperlo, tuttavia l’Europa ha, ovviamente, generato una dipendenza con l’Asia riguardo la fornitura di principi attivi: il 74% arriva da India e Cina. Un articolo sul Sole 24 ore ci dice che con i cinesi «molti rallentamenti per il COVID e solo ora ha fatto ripartire a pieno regime tutte le filiere», insomma colpa del COVID. Sarà vero?

 

Un farmacista, che vuole rimanere anonimo ma conferma soprattutto la carenza degli sciroppi antibiotici per bambini, ci dice che una celeberrima società di Big Pharma ha cessato la produzione di un antibiotico molti diffuso e gli altri piccoli produttori stanno quindi correndo a coprire il buco di mercato creatosi. Sarà vero?

 

Poi c’è chi rammenta la campagna di demonizzazione contro i consumatori di antibiotici partita in era COVID, quando sottrarsi al protocollo Speranza – tachipirina e vigile attesa – e comprare pastiglie di azitromicina su prescrizione di qualche medico non allineatissimo era visto come un atto indegno, un oltraggio al pudore pandemico, una sorta di alto tradimento sanitario e morale della comunità nazionale.

 

L’antibiotico era un farmaco no-vax, il suo acquisto un segno incontrovertibile di appartenenza alla teppa antivaccinista, alla masnada no-green pass, alla contagiosa e infame feccia complottista di cui l’establishment politico-mediatico e la massa vaccina chiedevano a gran voce l’eliminazione in quanto «non più umani».

 

È un rigurgito di quel momento? C’è da qualche parte una guerra agli antibiotici?

 

Qualcuno mi bisbiglia: sì, ci deve essere. Forse sono spaventati dalla prospettiva dell’antibiotico-resistenza, l’idea che troppi farmaci ad un certo punto faranno emergere un superbatterio sterminatore.

 

A dire la verità, nonostante le campagne martellanti, del superbaco genocida non sembrano preoccupati. Mesi fa uno studio pubblicato su PNAS aveva associato l’uso di antidepressivi ai superbatteri antibiotico-resistenti: ma non è che qualcuno si sta anche solo lontanamente sognando di togliere le droghe psichiatriche ai consumatori, che in Italia sono milioni, forse un sesto, un quinto dell’intera popolazione – con un netto aumento, dice l’AIFA, di bambini psicofarmacizzati con la pandemia.

 

C’è poi il caso del supervirus che potrebbe crearsi con l’uso degli adenovirus nei vaccini, la biologa Pamela Hacker a inizio pandemia aveva ipotizzato lo scenario agghiacciante della creazione di un «supervirus», creato dal virus del vaccino mischiato a virus naturali, un mostro che sarebbe davvero inarrestabile e letale.

 

Per non parlare dell’ipotesi del superbatterio da trapianto. È stato immaginato che l’uso di immunosoppressori per prevenire il rigetto dell’organo trapiantato (chissà perché, il corpo non lo vuole…) possa portare ad una suscettibilità maggiore a infezioni, comprese quelle causate da batteri resistenti agli antibiotici, che sono farmaci che ai trapiantati si somministrano pure.

 

Insomma: importa loro qualcosa dei superbatteri e dei supervirus? Dell’antibiotico resistenza e del rischio di disastro pandemico ulteriore ingenerato dalle loro stesse misure sanitarie?

 

A giudicare da quello che fanno, no.

 

E quindi, cari i nostri lettori cittadini sincero-democratici, fatevene una ragione: anche qui, dovrete vivere sapendo di non aver alcuna protezione, brancolando nel buio e con il pensiero che forse l’intero sistema sia una macchina atta non alla vostra difesa, ma alla cancellazione vostra e dei vostri figli – un’operazione per la vostra sofferenza e la vostra eliminazione finanziata ovviamente con le vostre tasse.

 

Ciò accade perché lo Stato moderno è governato dalla Cultura della Morte. La Necrocultura è il sistema operativo degli apparati che vi contengono.

 

Un po’ forse lo avevate capito. Il vostro interesse, e pure la vostra incolumità, non stanno esattamente in cima ai loro pensieri – e figurarsi se lo è, quindi, lo sciroppo per guarire i bambini che vi hanno spesso detto (con i film e le serie, con l’«educazione sessuale» che insegna ai bambini la masturbazione e il gender, con la propaganda climatico-ecofascista, con programmi massivi di sterminio, pardon, di «controllo delle nascite» come l’aborto pubblico reso «diritto umano» e gioco social tra ragazzine) di non mettere al mondo.

 

Pensateci. Le Forze dell’Ordine sono così interessate ai ladri che vi hanno sventrato la casa?

 

La magistratura si sta occupando di certe emergenze che richiederebbero indagini, come peraltro stabilito dall’obbligo di azione penale previsto nel nostro ordinamento?

 

Il ministero della Difesa sta difendendovi quando regala carrarmati, antiaerea, armamenti di ogni tipo ad una banda fuori controllo che vuole trascinarci nella Terza Guerra Mondiale, magari combattuta a colpi di testate termonucleari? (e siamo un Paese che, grazie alle basi anche atomiche dell’occupante USA, è di certo un bersaglio)

 

Il governo che impedisce alle aziende di continuare a vendere ai loro clienti vi sta favorendo?

 

L’insegnante che insegna a vostra figlia che può decidere di divenire vostro figlio, lo sta formando?

 

I dottori che vi hanno vaccinato erano certi che stavano ippocraticamente perseguendo la vostra salute?

 

La Commissione Europea vi sta aiutando quando vi priva del primo partner energetico del Paese e vi quadruplica le bollette?

 

L’onesto contribuente non-nulliparo si risponda da solo. E pensi a trovare l’antibiotico per lo streptococco che misteriosamente si è infilato nella gola del suo bambino. Perché se non ci pensa lui, non ci penserà nessun altro.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

 

Armi biologiche

Gli USA chiederanno dati sui patogeni in cambio di aiuti sanitari esteri

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Gli Stati Uniti chiederanno ai Paesi di consegnare campioni di «agenti patogeni con potenziale epidemico» in cambio del ripristino temporaneo degli aiuti sanitari. Lo riporta il giornale britannico Guardian, citando bozze di documenti governativi.

 

Il presidente Donald Trump ha tagliato drasticamente tali programmi all’inizio dell’anno, nell’ambito di un ampio sforzo di riduzione dei costi e di riallineamento della politica estera.

 

Secondo il quotidiano britannico, nei memorandum d’intesa proposti Washington offre a decine di Paesi il rinnovo dei programmi USA per combattere malattie come HIV, tubercolosi e malaria, oltre a «sistemi di sorveglianza e laboratorio e cartelle cliniche elettroniche».

 

I Paesi partner, tuttavia, dovranno assumere il finanziamento dei programmi entro cinque anni.

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In cambio, saranno obbligati a condividere con gli USA campioni e sequenze genetiche di «patogeni con potenziale epidemico» entro pochi giorni dalla scoperta, si legge nel rapporto.

 

La bozza non prevede garanzie di accesso ai farmaci eventualmente sviluppati.

 

«Il modello non offre alcuna garanzia di accesso alle contromisure e conferisce il predominio commerciale a un solo Paese», ha affermato Michel Kazatchkine, membro del Panel indipendente per la preparazione e la risposta alle pandemie, citato dal Guardian. «Minaccia la sicurezza sanitaria, la sicurezza dei dati e, in ultima analisi, la sovranità nazionale».

 

All’inizio dell’anno Trump ha tagliato i fondi all’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID), in passato principale strumento di Washington per finanziare progetti politici all’estero, inclusi i programmi sanitari. L’agenzia è stata ampiamente vista come strumento di soft power.

 

L’ex direttrice USAID Samantha Power, che ha guidato l’agenzia sotto Joe Biden, ha ammesso il mese scorso che l’agenzia ha avuto un ruolo decisivo nel mantenere al potere la presidente moldava filo-UE Maia Sandu, tramite i fondi del suo bilancio multimiliardario per gli aiuti all’Ucraina.

 

Come riportato da Renovatio 21, un anno fa la Duma di Stato russa aveva preparato un appello all’ONU in merito alla presunta attività dei laboratori biologici militari statunitensi in Africa.

 

Come riportato da Renovatio 21, al momento dei disordini durante la guerra civile sudanese l’OMS lanciato un allarme di «enorme rischio biologico» per un biolaboratorio a Khartoum che era stato attaccato.

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Epidemie

Il senatore Rand Paul chiede i documenti dell’intelligence statunitense sulle origini di Fauci, Baric e COVID

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.   Il senatore Rand Paul ha chiesto al direttore dell’intelligence nazionale statunitense, Tulsi Gabbard, di pubblicare le comunicazioni tra la comunità di intelligence statunitense, il virologo Ralph Baric, Ph.D., il dottor Anthony Fauci e altri funzionari della sanità pubblica. Paul ha affermato che i documenti mostrano che i virologi hanno ammesso privatamente una possibile fuga di notizie di laboratorio, pur affermando pubblicamente che il virus si è sviluppato naturalmente.   Il senatore repubblicano del Kentucky Rand Paul chiede al direttore dell’Intelligence nazionale statunitense Tulsi Gabbard di consegnare i documenti che mostrano i collegamenti tra la comunità dell’intelligence statunitense e importanti virologi e funzionari della sanità pubblica, tra cui il dottor Anthony Fauci, nell’ambito della sua indagine sulle origini del COVID-19.   «Nel corso dell’indagine, ho ottenuto informazioni che mi portano a credere che l’Intelligence Community sia in possesso di documenti essenziali per l’inchiesta in corso del Comitato», ha scritto Paul in una lettera del 30 ottobre in cui chiedeva a Gabbard di pubblicare documenti risalenti al 2012.

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La Gabbard ha tempo fino al 13 novembre per soddisfare la richiesta di Paul.   In una serie di post su X la scorsa settimana, Paul, presidente della Commissione per la sicurezza interna e gli affari governativi del Senato degli Stati Uniti, ha rivelato documenti che dimostrano che il virologo Ralph Baric, Ph.D., dell’Università della Carolina del Nord, ha comunicato con «membri della comunità di intelligence statunitense… ben prima dello scoppio della pandemia globale».       I documenti pubblicati da Paul includevano interazioni che suggerivano che il SARS-CoV-2 fosse emerso a causa di una fuga di notizie dall’Istituto di virologia cinese di Wuhan, nonostante i virologi coinvolti nelle comunicazioni affermassero pubblicamente che il virus aveva un’origine naturale.   Baric era già stato messo sotto accusa per il suo sostegno alla controversa ricerca sul guadagno di funzione e per una rischiosa proposta di ricerca presentata insieme alla dottoressa Zhengli Shi, ricercatrice del laboratorio di Wuhan, ampiamente definita la «Bat Lady» per la sua ricerca sul coronavirus che coinvolge i pipistrelli.   Nicholas Wade, ex redattore scientifico del New York Times, ha dichiarato a The Defender: «la richiesta di Paul che le agenzie di intelligence consegnino tutte le informazioni sui loro rapporti con Baric sarà di grande importanza se avrà successo, perché potrebbe aiutare a valutare il grado di complicità del governo statunitense nella catastrofe del COVID».

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I virologi hanno discusso privatamente la teoria della fuga di laboratorio, ma hanno utilizzato i fondi dei contribuenti per confutarla

Secondo la lettera di Paul, nel settembre 2015, l’Ufficio del Direttore dell’Intelligence Nazionale (ODNI) e la CIA contattarono Baric per discutere di un «possibile progetto» relativo all’«evoluzione del coronavirus e al possibile adattamento umano».   Un comunicato stampa dell’ufficio di Paul della scorsa settimana affermava che meno di due mesi dopo, Baric e Shi avevano pubblicato i risultati dei loro «esperimenti congiunti sul coronavirus» sulla rivista Nature Medicine con il titolo «Un gruppo di coronavirus di pipistrello circolanti simile alla SARS mostra il potenziale per l’emergenza umana».   Il comunicato stampa afferma che la ricerca è stata finanziata con fondi pubblici provenienti dal programma USAID PREDICT e sovvenzioni dei National Institutes of Health (NIH). Si afferma inoltre che la comunità scientifica riconosce ampiamente che il lavoro prevede esperimenti di guadagno di funzione.   Nel 2018, Baric e Shi hanno collaborato alla stesura della proposta DEFUSE, che «cercava finanziamenti per un progetto che includeva piani per inserire un sito di scissione della furina in un coronavirus, sorprendentemente simile a quello che sarebbe poi emerso come SARS-CoV-2 che ha causato il COVID-19».   Sebbene la Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) abbia respinto la proposta di Baric e Shi, «due anni dopo, all’inizio del 2020, il COVID-19 si è diffuso da Wuhan, la stessa località menzionata nella proposta DEFUSE».   «Quando il virus ha iniziato a circolare a livello globale, la stessa cerchia di scienziati che aveva proposto rischiosi esperimenti di guadagno di funzione ha improvvisamente iniziato a consigliare il governo degli Stati Uniti su come reagire», si legge nel comunicato stampa.   Nel 2015, il colonnello Daniel J. Wattendorf, allora responsabile del programma per la DARPA, tenne una presentazione alla terza conferenza internazionale sulla salute dell’mRNA in Germania sullo sviluppo di vaccini a mRNA che avrebbero «ridotto i tempi di risposta alle epidemie». Parlò di vaccini basati su DNA e RNA e della tecnologia di trasferimento genico.   Wattendorf è ora direttore delle soluzioni tecnologiche innovative nella divisione Salute globale della Fondazione Gates.   In un recente post su X, Paul ha fatto riferimento a un’e-mail del gennaio 2020 in cui un individuo non identificato, chiamato «lo Sponsor», chiedeva a Baric di tenere una presentazione sulla “situazione attuale del Coronavirus” durante una riunione del «Gruppo B» la settimana successiva.   Secondo la lettera di Paul, il Gruppo B «sembra essere un riferimento al Gruppo di esperti in scienze biologiche dell’ODNI».   Il 29 gennaio 2020, Baric rispose inviando via e-mail una copia di una presentazione PowerPoint, che includeva una diapositiva intitolata «Origini».   Il Free Beacon ha ottenuto una copia della presentazione da un informatore e l’ha pubblicata oggi.   La presentazione includeva una diapositiva che «discuteva la possibilità di un rilascio accidentale» dal laboratorio di Wuhan, «un’ipotesi che è stata poi pubblicamente respinta, etichettata come teoria del complotto e diffamata dal dottor Fauci e dalla sua cerchia ristretta», si legge nel comunicato stampa.   Secondo The Free Beacon, un mese dopo Baric tenne una presentazione quasi identica al Congressional Biomedical Research Caucus, ma senza alcun contenuto che suggerisse che il COVID-19 potesse essere trapelato dal laboratorio di Wuhan.

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Le agenzie di Intelligence «hanno continuato a ostacolare» le indagini sulle origini del COVID

Nella lettera di Paul si chiede a Gabbard di divulgare le comunicazioni dell’intelligence statunitense con Fauci, l’ex direttore del NIH Francis Collins e l’ ex principale collaboratore di Fauci David Morens, che è sotto inchiesta del Congresso per aver utilizzato la sua e-mail personale per discutere di argomenti come le origini del COVID-19, nel tentativo di eludere le norme federali sulla conservazione dei dati.   Nella lettera si chiedono anche comunicazioni che coinvolgano Peter Daszak, Ph.D., ex presidente dell’EcoHealth Alliance, che ha ricevuto finanziamenti federali per la ricerca sul guadagno di funzione, e Jeremy Farrar e molti altri virologi di spicco.   All’inizio del 2020, Fauci, Collins, Farrar, Daszak e molti altri virologi citati nella lettera di Paul hanno collaborato alla pubblicazione di «L’origine prossimale del SARS-CoV-2».   L’articolo, che promuoveva l’origine naturale del COVID-19, è stato pubblicato su Nature Medicine nel marzo 2020 ed è diventato uno degli articoli scientifici più citati dell’anno, nonostante alcuni coautori dubitassero in privato che il COVID-19 fosse un’infezione naturale.   L’11 febbraio 2020, Fauci incontrò Baric, secondo una copia del suo programma. Farrar divenne in seguito capo scientifico dell’OMS e ora ricopre il ruolo di vicedirettore generale per la promozione della salute e la prevenzione e il controllo delle malattie.   L’ amministrazione Trump sta attualmente indagando per stabilire se gli autori e gli editori di «Proximal Origin» abbiano permesso a Fauci e ad altri di influenzare le conclusioni dell’articolo in cambio di finanziamenti federali.   A gennaio, poco prima di lasciare l’incarico, l’ex presidente Joe Biden ha graziato preventivamente Fauci, proteggendolo da procedimenti penali federali per «qualsiasi reato» relativo ai suoi doveri ufficiali, inclusa la sua direzione del National Institute of Allergy and Infectious Disease presso l’NIH. La grazia è retroattiva al 1° gennaio 2014.   Secondo Richard Ebright, biologo molecolare della Rutgers University, Ph.D. e critico della ricerca sul guadagno di funzione, quella data è fondamentale per Fauci e il COVID-19. Ha affermato che il 2014 «è la data di inizio del finanziamento NIH AI110964, il finanziamento NIH che ha finanziato la ricerca di Wuhan che ha causato il COVID e che Fauci ha approvato per il finanziamento continuato nel 2015, 2016, 2017, 2018 e 2019, in violazione di una moratoria [sulla ricerca sul guadagno di funzione] nel 2014-2017».   Ebright ha aggiunto: «Fauci era consapevole dei rischi e sapeva che le politiche del governo statunitense in vigore dal 2014 al 2019 gli impedivano di correre rischi, ma Fauci, anteponendo il suo ego agli interessi di 7,9 miliardi di cittadini di tutto il mondo, ha scelto di correre i rischi e di violare le politiche».   A settembre, i documenti pubblicati da Paul nell’ambito della sua indagine sulle origini del COVID-19 hanno dimostrato che Fauci nel 2020 aveva ordinato ai colleghi di cancellare le email relative al COVID-19, potenzialmente in violazione della legge federale. Paul ha chiesto a Fauci di testimoniare davanti al Congresso entro la fine dell’anno.   Nella lettera di Paul a Gabbard si chiede inoltre di includere tutte le email inviate tra gennaio 2012 e il mese scorso da qualsiasi dipendente dell’ODNI che discuta delle origini del COVID-19, di Shi e del Wuhan Institute of Virology, della DARPA e della proposta DEFUSE, del programma PREDICT dell’USAID e dei laboratori biologici nazionali ed esteri «che ricevono finanziamenti o supporto dal governo degli Stati Uniti».   Paul ha anche richiesto email riguardanti l’ODNI e l’EcoHealth Alliance. L’anno scorso, il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti ha sospeso tutti i finanziamenti governativi statunitensi per l’EcoHealth Alliance.

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Ebright ha detto: «A partire dal 2002, le agenzie di intelligence statunitensi hanno cercato di monitorare la ricerca cinese sugli agenti biologici per il coronavirus. Daszak e Baric, i finanziamenti per la ricerca cooperativa che li attraversavano e la ricerca collaborativa che li coinvolgeva facevano parte di questo schema di monitoraggio dell’intelligence».   Karl Jablonowski, Ph.D., ricercatore senior presso Children’s Health Defense, ha affermato che durante le prime fasi della pandemia di COVID-19, «il coronavirus ha acquisito spontaneamente una funzione nella stessa città di un istituto di ricerca che conduceva ricerche sull’acquisizione di funzione su un coronavirus», eppure al pubblico è stato «detto con fermezza di non mettere in discussione le origini».   «Perché non considerare ogni possibile origine? Seguendo il flusso di denaro si arriva all’EcoHealth Alliance e poi di nuovo ai contribuenti americani», ha detto Jablonowski.   Ad aprile, l’amministrazione Trump ha lanciato una nuova versione del sito web ufficiale del governo dedicato al COVID-19, presentando prove che il COVID-19 sia emerso a causa di una fuga di notizie dal laboratorio di Wuhan. La CIAl’FBIil Dipartimento dell’Energia degli Stati Unitiil Congresso degli Stati Uniti e diverse agenzie di Intelligence straniere hanno avallato questa teoria.   A maggio, il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che sospende per 120 giorni tutte le ricerche sul guadagno di funzione negli Stati Uniti e pone fine ai finanziamenti federali per tale ricerca in alcuni paesi.   Secondo Ebright, ora che sono trascorsi 120 giorni, «continuano i finanziamenti federali per la ricerca sull’acquisizione di funzione di patogeni virali ad alto rischio».   Wade ha ipotizzato che le indagini federali sulle origini del COVID-19 siano ostacolate. Ha affermato: «Quando Trump è tornato alla Casa Bianca sembrava che avrebbe aperto gli archivi del governo per fare tutta la luce possibile sulle origini del virus COVID-19 e sull’alta probabilità che fosse stato creato nell’Istituto di virologia di Wuhan in Cina».   «È strano, quindi, che le agenzie di intelligence abbiano continuato a fare ostruzionismo e che l’Università della Carolina del Nord sia riuscita a opporsi a tutte le richieste di accesso alle informazioni relative al lavoro di Baric, il principale ricercatore statunitense sui coronavirus».   Michael Nevradakis Ph.D.   © 4 novembre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.   Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.   SOSTIENI RENOVATIO 21
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Armi biologiche

La polizia americana uccide scimmie fuggite dal laboratorio

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La polizia dello stato americano del Mississippi ha localizzato e abbattuto diverse scimmie da laboratorio fuggite martedì da un camion ribaltato.

 

Un gruppo di primati da ricerca in libertà nel Mississippi è stato rintracciato e soppresso dopo che il veicolo che li trasportava si è capovolto martedì. Gli animali sono stati eliminati perché l’autista aveva erroneamente comunicato alla polizia che erano infetti da patologie come il COVID e costituivano un rischio per l’uomo.

 

Il Dipartimento dello Sceriffo della Contea di Jasper ha reso noto su Facebook che l’incidente si è verificato martedì mattina lungo l’Interstate 59 vicino a Heidelberg, a circa 160 km da Jackson. Il mezzo trasportava macachi rhesus destinati al National Biomedical Research Center della Tulane University di New Orleans.

 

Il dipartimento ha riferito che l’autista aveva dichiarato agli agenti che gli animali erano «pericolosi e rappresentavano una minaccia per l’uomo», portatori di malattie tra cui epatite C, herpes e Covid, e che richiedevano l’uso di dispositivi di protezione individuale. In base a tali informazioni, le forze dell’ordine hanno affermato di aver adottato «misure appropriate». I funzionari hanno poi confermato che la maggior parte delle scimmie era stata «distrutta».

 

 

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La Tulane University ha tuttavia precisato che le scimmie non erano di sua proprietà diretta e «non erano infettive». In un comunicato, l’ateneo ha spiegato che i primati appartenevano a un altro soggetto e non erano stati esposti ad alcun agente patogeno. «Stiamo collaborando attivamente con le autorità locali e stiamo inviando un’équipe di specialisti nella cura degli animali per prestare assistenza», ha dichiarato l’università.

 

L’ufficio dello sceriffo ha riferito che, dopo essere riusciti a entrare nel camion capovolto e a effettuare un conteggio accurato, risultavano in fuga tre scimmie. In seguito ha comunicato che tutte le scimmie evase, eccetto una, erano state abbattute.

 

Un video girato sul posto mostra casse di legno contrassegnate dalla dicitura «animali vivi» sparse sul bordo della strada, con scimmie che si muovono tra l’erba alta. Lo sceriffo ha reso noto di aver contattato un’azienda specializzata nello smaltimento di carcasse per rimuovere i resti dall’area.

 

Il macaco rhesus, specie ampiamente impiegata nella ricerca biomedica, pesa generalmente 5-7 kg e misura circa 50 cm di lunghezza. La New England Primate Conservancy li definisce «curiosi» e «molto intelligenti», sottolineando che la specie è altamente adattabile alla convivenza con l’uomo.

 

Lo scenario della scimmia che scappa dal laboratorio è stata descritto con dovizia di particolari nel film Virus Letale (1995), con Dustino Hoffman, dove appare assolutamente chiara la natura militare della scienza vaccinale e virologica: il famigerato dual use, per cui ciò un virus può essere usato come arma e il vaccino, quindi, come vantaggio definitivo nella guerra biologica – ammesso che il siero funzioni.

 

La questione dei primati di laboratorio che scappano con virus mortali come l’Ebola è stata esplorata nei romanzi dello scrittore statunitense Richard Preston, definito come il «Tom Clancy della guerra biologica». Il Prestone ha descritto nel libro divulgativo The Hot Zone (1994), poi divenuto serie TV nel 2019, e sui cui la pellicola con l’Hoffman era in qualche modo ispirato.

 

La sezione del libro chiamata «The Monkey House» narra la scoperta del virus di Reston in scimmie importate a Reston, nello Stato della Virginia, e le misure adottate dall’Esercito USA e dai Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie. La vicenda prende avvio con l’arrivo alla struttura di una partita di 100 scimmie selvatiche. Quattro settimane dopo, 29 di esse sono morte. Il veterinario Dan Dalgard esamina i cadaveri e invia i campioni al virologo Peter Jahrling, dell’Istituto di Ricerca Medica sulle Malattie Infettive dell’Esercito. Sotto il microscopio, Jahrling osserva un virus filamentoso che fa sospettare un’infezione da agente simile al virus di Marburg. Un successivo esame del sangue rivela che si tratta del virus Ebola Zaire. Di fronte a tale evidenza, l’Istituto decide di abbattere tutte le scimmie presenti nella stessa stanza di quelle infette.

 

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

 

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