Epidemie
Epidemia di streptococco tra i bambini italiani. Gli antibiotici sembrano spariti: cosa sta succedendo?

Oramai è incontrovertibile: c’è un boom di contagi di streptococco tra i nostri figli. Nessuno se lo aspettava. In alcuni casi aneddotici raccontatici, i sintomi non sono nemmeno quelli tipici – laringite – e si è scoperto dell’infezione solo dopo richiesta del pediatra.
«Contagi e reinfezioni a ping pong che stanno prolungando focolai di faringiti e scarlattina nonostante sia maggio inoltrato», ha detto a Repubblica del Tavolo Tecnico di Malattie Infettive della Società Italiana di Pediatria. Si tratta di un «picco fuori stagione, con bimbi che si ricontagiano anche dopo poco tempo».
Vi sembra di aver già sentito, di recente, qualcosa del genere?
Ad ogni modo, casi sono ovunque – difficile trovare una classe delle elementari che non abbia qualcuno che vi sia passato. Abbiamo sentito una pediatra, che ci ha confermato, i casi sono moltissimi. Il presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI) ha parlato di «un aumento del 50% delle infezioni, soprattutto tra bambini e ragazzi».
Le farmacie che facevano i test COVID ora offrono anche la prova dello streptococco, che consiste in un tampone da passare in gola. Secondo alcune stime la vendita di test per il batterio sarebbe aumentata del 2000%. Per dare un’idea dallo scorso ottobre a marzo ne erano stati venduti 77.661; da ottobre 2021 a marzo 2022 il numero era 3.857: un aumento di venti volte.
Le spiegazioni sono eccezionali: «dopo la pandemia sono tornate le infezioni che prima erano tenute sotto controllo grazie a distanziamento, igiene e mascherine» dicono gli «esperti» sentiti da Repubblica, e non si capisce se abbiano nostalgia del lockdown o stiano dicendo che è sempre stata così, siamo noi che non ce lo ricordiamo.
Ci eravamo chiesti, lo scorso novembre, cos’era quella strana influenza, che i bambini prendevano reiteratamente, spuntata d’improvviso. Per chi se la ricorda funzionava così: due settimane quasi di influenza, con una intera di febbre alta (39°C e perfino di più). Finito un bambino, iniziava il fratello o la sorella: un’incubazione lenta, molto inusuale – tanti genitori possono testimoniarlo. Tosse forte, mal di gola. Le classi delle scuole primarie erano dimezzate o giù di lì.
Questo anno scolastico di malattie ripetute lasciava tante domande, a cui le autorità non avevano davvero intenzione di rispondere. Virologi, medici della mutua importanti e alti funzionari dello Stato sanitario parlarono di un influenza quest’anno è arrivata con un mese di anticipo. Nonostante l’ammissione di essere stati colti di sorpresa da un ceppo che quindi non può che essere imprevisto, perorarono la causa del vaccino antinfluenzale, il ministro della Salute Schillaci – che rammentiamo come parte del CTS pandemico – in testa.
«Potrebbe aiutare e proteggersi dal contagio, come abbiamo già visto con il COVID», si disse. Nessuna logica possibile, il solito delirio vaccinista che oramai ci fa sbadigliare.
Nessuna risposta, tuttavia, alla domanda che si poneva ogni genitore: cos’era quel picco improvviso di quella strana, coriacea malattia?
Una risposta la diede, forse sbadatamente, Florian Krammer, professore di vaccinologia presso il Dipartimento di Microbiologia della Icahn School of Medicine del Mount Sinai Hospital (prestigioso ospedale di Nuova York) e condirettore del Center for Vaccine Research and Pandemic Preparedness, che si lasciò andare ad una ammissione sincera sul New York Times.
«Gli scienziati hanno osservato in passate pandemie che un nuovo virus può influenzare la circolazione di quelli esistenti. Un esempio è il virus dell’influenza. Durante le ultime tre pandemie influenzali, nel 1957, 1968 e 2009, i virus dell’influenza A che erano nuovi per l’uomo hanno sostituito alcuni dei virus influenzali che circolavano già all’epoca, provocando l’estinzione di alcuni dei virus più vecchi».
Tuttavia, ammetteva il super-vaccinologo, «gli scienziati non comprendono appieno perché ciò accada». Un’onestà da stringergli la mano.
Vennero fatte delle speculazioni: è il sistema immunitario dei bambini atrofizzato dal lockdown, si sussurrava. Nessuno, ovviamente, aveva in mano le prove di questa possibilità, e intavolare un qualche studio di questo tipo è qualcosa che ovviamente ti distrugge la carriera medico-scientifica – e anche quando si porta alla luce una ricerca, bisogna essere pronti ad essere derisi, spernacchiati, minacciati, censurati.
Epperò, eccoti il mistero delle epatiti infantili aumentate in modo scioccante: colpiti 12 Paesi diversi, con 169 casi di «epatite acuta di origine sconosciuta» rilevati dall’ottobre 2021, aveva rivelato l’OMS.
«Penso che sia probabile che i bambini che si mescolano negli asili e nelle scuole abbiano un’immunità agli adenovirus stagionali inferiore rispetto agli anni precedenti a causa delle restrizioni», aveva affermato il professor Simon Taylor-Robinson, epatologo dell’Imperial College di Londra. «Ciò significa che potrebbero essere più a rischio di sviluppare l’epatite perché la loro risposta immunitaria è più debole al virus».
Insomma, l’ipotesi è quella dell’incremento di bambini con l’ epatite come uno dei tanti effetti collaterali del lockdown, che sono tanti e tremendi, nel corpo e nella mente. Più lockdown, meno immunità, disse un’analisi dell’Institute of Health Metrics and Evaluation (IHME) della School of Medicine dell’Università di Washington osservando la situazione della Cina in lockdown zero-COVID sino alle manifestazioni di protesta massive di fine 2022.
Ora, ci chiediamo se, a distanza di mesi dalla fine dei lockdown e dei green pass, stiamo vivendo sulla pelle dei nostri figli un’ulteriore conseguenza crudele della disgrazia politica pandemica.
Anche perché finalmente la tesi ha preso a circolare sui giornaloni. «L’impennata di faringite da streptococco di gruppo A e di scarlattina, vista negli ultimi mesi “è legata a un debito immunologico nella popolazione”» scrive Repubblica citando una professoressa di pediatria all’Università di Parma, un fenomeno «dovuto alla minore circolazione di patogeni durante la pandemia COVID». Si tratta di «infezioni che spesso, con un “effetto ping pong” tornano anche due o tre volte sullo stesso bambino, portando a più cicli di antibiotici in poche settimane».
Come l’altra volta con l’influenza ad autunno, dobbiamo quindi preparaci a ritorni improvvisi. Invece che di virus, però, ora parliamo di batteri. E quindi, di antibiotici. Qui sorge la seconda cosa strana, e pericolosissima, di questi giorni.
È sparita dalle farmacie l’amoxicillina, il farmaco ritenuto migliore contro lo streptococco ß-emolitico di gruppo A, che secondo le prescrizioni che stiamo vedendo girare va preso per una diecina di giorni, rendendo quindi necessario l’acquisto di più flaconi.
Ma il prodotto non si trova facilmente. La carenza è patente. «un grave e serio problema»: l’Associazione Italiana Pediatri (ACP), la Società Italiana di Pediatria (SIP) e la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMO) hanno vergato una lettera all’AIFA chiedendo che «vengano prontamente attivate iniziative efficienti per sopperire alla carenza di farmaci classificati come “essenziali”, una carenza che limita la qualità delle cure di infezioni frequenti nella popolazione tutta. Una situazione che sta cronicizzando e che quindi va anche prevenuta in futuro».
La carenza di amoxicillina «sta inducendo sempre di più la prescrizione di inappropriate alternative terapeutiche, con l’aumentato rischio della comparsa di effetti avversi e reazioni avverse», scrivono i pediatri, sottolineando che nei casi di infezione di faringotonsillite, otite e polmonite batterica «ogni alternativa terapeutica rappresenterebbe, comunque, una scelta non appropriata. Basta pensare alle infezioni da streptococco ß-emolitico di gruppo A per le quali il farmaco è di elezione, o in termini di antibiotico resistenza, ai ceppi di E.Coli, sempre più resistenti all’amoxicillina-acido clavulanico, maggiormente e anche impropriamente utilizzato nel contesto pediatrico italiano».
Insomma vostro figlio può rimanere senza medicine, per una malattia che leggerissima non è, vista la persistenza. È una situazione, per il cittadino non nulliparo, di gravità totale. Vedere che nel frattempo il capo dello Stato riceve Zelens’kyj, il premier va al G7 di Hiroshima (dove incontrerà, sorpresa sorpresa, Zelens’kyj) e che il ministro della Salute è Schillaci non aiuta a rassicurarci.
Qualcuno sta facendo qualcosa per questa emergenza?
O anche solo: qualcuno sa dirci costa sta succedendo? Come mai mancano i farmaci?
Abbiamo fatto un giro tra pediatri e farmacisti. Nessuno, in realtà, ci ha saputo dire con precisione l’origine di questo impasse, piuttosto inedito. Tuttavia, ci hanno avanzato delle teorie. Dicono che siano finite le materie prime per gli antibiotici. Medici e farmacisti non sono tenuti a saperlo, tuttavia l’Europa ha, ovviamente, generato una dipendenza con l’Asia riguardo la fornitura di principi attivi: il 74% arriva da India e Cina. Un articolo sul Sole 24 ore ci dice che con i cinesi «molti rallentamenti per il COVID e solo ora ha fatto ripartire a pieno regime tutte le filiere», insomma colpa del COVID. Sarà vero?
Un farmacista, che vuole rimanere anonimo ma conferma soprattutto la carenza degli sciroppi antibiotici per bambini, ci dice che una celeberrima società di Big Pharma ha cessato la produzione di un antibiotico molti diffuso e gli altri piccoli produttori stanno quindi correndo a coprire il buco di mercato creatosi. Sarà vero?
Poi c’è chi rammenta la campagna di demonizzazione contro i consumatori di antibiotici partita in era COVID, quando sottrarsi al protocollo Speranza – tachipirina e vigile attesa – e comprare pastiglie di azitromicina su prescrizione di qualche medico non allineatissimo era visto come un atto indegno, un oltraggio al pudore pandemico, una sorta di alto tradimento sanitario e morale della comunità nazionale.
L’antibiotico era un farmaco no-vax, il suo acquisto un segno incontrovertibile di appartenenza alla teppa antivaccinista, alla masnada no-green pass, alla contagiosa e infame feccia complottista di cui l’establishment politico-mediatico e la massa vaccina chiedevano a gran voce l’eliminazione in quanto «non più umani».
È un rigurgito di quel momento? C’è da qualche parte una guerra agli antibiotici?
Qualcuno mi bisbiglia: sì, ci deve essere. Forse sono spaventati dalla prospettiva dell’antibiotico-resistenza, l’idea che troppi farmaci ad un certo punto faranno emergere un superbatterio sterminatore.
A dire la verità, nonostante le campagne martellanti, del superbaco genocida non sembrano preoccupati. Mesi fa uno studio pubblicato su PNAS aveva associato l’uso di antidepressivi ai superbatteri antibiotico-resistenti: ma non è che qualcuno si sta anche solo lontanamente sognando di togliere le droghe psichiatriche ai consumatori, che in Italia sono milioni, forse un sesto, un quinto dell’intera popolazione – con un netto aumento, dice l’AIFA, di bambini psicofarmacizzati con la pandemia.
C’è poi il caso del supervirus che potrebbe crearsi con l’uso degli adenovirus nei vaccini, la biologa Pamela Hacker a inizio pandemia aveva ipotizzato lo scenario agghiacciante della creazione di un «supervirus», creato dal virus del vaccino mischiato a virus naturali, un mostro che sarebbe davvero inarrestabile e letale.
Per non parlare dell’ipotesi del superbatterio da trapianto. È stato immaginato che l’uso di immunosoppressori per prevenire il rigetto dell’organo trapiantato (chissà perché, il corpo non lo vuole…) possa portare ad una suscettibilità maggiore a infezioni, comprese quelle causate da batteri resistenti agli antibiotici, che sono farmaci che ai trapiantati si somministrano pure.
Insomma: importa loro qualcosa dei superbatteri e dei supervirus? Dell’antibiotico resistenza e del rischio di disastro pandemico ulteriore ingenerato dalle loro stesse misure sanitarie?
A giudicare da quello che fanno, no.
E quindi, cari i nostri lettori cittadini sincero-democratici, fatevene una ragione: anche qui, dovrete vivere sapendo di non aver alcuna protezione, brancolando nel buio e con il pensiero che forse l’intero sistema sia una macchina atta non alla vostra difesa, ma alla cancellazione vostra e dei vostri figli – un’operazione per la vostra sofferenza e la vostra eliminazione finanziata ovviamente con le vostre tasse.
Ciò accade perché lo Stato moderno è governato dalla Cultura della Morte. La Necrocultura è il sistema operativo degli apparati che vi contengono.
Un po’ forse lo avevate capito. Il vostro interesse, e pure la vostra incolumità, non stanno esattamente in cima ai loro pensieri – e figurarsi se lo è, quindi, lo sciroppo per guarire i bambini che vi hanno spesso detto (con i film e le serie, con l’«educazione sessuale» che insegna ai bambini la masturbazione e il gender, con la propaganda climatico-ecofascista, con programmi massivi di sterminio, pardon, di «controllo delle nascite» come l’aborto pubblico reso «diritto umano» e gioco social tra ragazzine) di non mettere al mondo.
Pensateci. Le Forze dell’Ordine sono così interessate ai ladri che vi hanno sventrato la casa?
La magistratura si sta occupando di certe emergenze che richiederebbero indagini, come peraltro stabilito dall’obbligo di azione penale previsto nel nostro ordinamento?
Il ministero della Difesa sta difendendovi quando regala carrarmati, antiaerea, armamenti di ogni tipo ad una banda fuori controllo che vuole trascinarci nella Terza Guerra Mondiale, magari combattuta a colpi di testate termonucleari? (e siamo un Paese che, grazie alle basi anche atomiche dell’occupante USA, è di certo un bersaglio)
Il governo che impedisce alle aziende di continuare a vendere ai loro clienti vi sta favorendo?
L’insegnante che insegna a vostra figlia che può decidere di divenire vostro figlio, lo sta formando?
I dottori che vi hanno vaccinato erano certi che stavano ippocraticamente perseguendo la vostra salute?
La Commissione Europea vi sta aiutando quando vi priva del primo partner energetico del Paese e vi quadruplica le bollette?
L’onesto contribuente non-nulliparo si risponda da solo. E pensi a trovare l’antibiotico per lo streptococco che misteriosamente si è infilato nella gola del suo bambino. Perché se non ci pensa lui, non ci penserà nessun altro.
Roberto Dal Bosco
Epidemie
Quasi la metà dei decessi per COVID non è causata dal virus, secondo i ricercatori

Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Un team di medici e ricercatori greci che ha studiato i decessi avvenuti in sette ospedali di Atene tra gennaio e agosto 2022 ha stabilito che il virus è stato direttamente responsabile solo di un quarto dei decessi.
Secondo uno studio sottoposto a revisione paritaria pubblicato lunedì su Scientific Reports, gli ospedali di Atene, in Grecia, hanno attribuito erroneamente centinaia di decessi al COVID-19.
Un team di 19 medici e ricercatori greci che ha studiato 530 decessi avvenuti in sette ospedali di Atene tra gennaio e agosto 2022, ha scoperto che quasi la metà dei decessi attribuiti al COVID-19 non erano correlati al virus.
I ricercatori hanno stabilito che il virus era direttamente responsabile solo di un quarto dei decessi (133, ovvero il 25,1%).
In altri 157 casi (29,6%), il COVID-19 «ha contribuito alla catena di eventi che ha portato alla morte» – per un totale di 290 decessi «a causa» del COVID-19.
Altri 240 decessi (45,3%) si sono verificati tra persone «con» COVID-19, ma i decessi non potevano essere attribuiti direttamente al virus.
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Karl Jablonowski, Ph.D., ricercatore senior presso Children’s Health Defense, ha evidenziato un altro risultato chiave dello studio non menzionato nel testo, ma riportato in una tabella allegata.
Secondo Jablonowski, tra i 288 decessi di persone di cui era noto lo stato vaccinale e che sono morte «a causa» del COVID-19, più della metà (il 53,8%, ovvero 155) era stata vaccinata, completamente o con richiamo della dose.
«Tra i vaccinati deceduti “a causa” del COVID-19, il 65,8% (102 su 155) ha ricevuto il richiamo della dose», ha affermato.
Lo studio ha inoltre identificato:
- Le inesattezze nei certificati di morte dei pazienti hanno contribuito a un conteggio eccessivo dei decessi dovuti al COVID-19.
- Classificazione errata delle infezioni nosocomiali, in particolare tra i pazienti più giovani.
- Differenze significative nel trattamento tra i pazienti deceduti «a causa» o «con» COVID-19.
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Il dottor David Bell, medico esperto in sanità pubblica e consulente in biotecnologie, ha affermato che lo studio rafforza quanto già noto dall’inizio del 2020 e dimostrato in altri studi.
«Il fatto che sia stato pubblicato da una rivista Nature è significativo, il che indica un ritorno da parte di questa azienda a dare più valore alla verità rispetto alle esigenze strettamente commerciali», ha affermato Bell.
Springer Nature, l’editore di Scientific Reports, è il più grande editore accademico al mondo.
«Il fatto che i dati ufficiali sui tassi di mortalità siano così gonfiati, a un livello così avanzato della pandemia, suggerisce fortemente che la sovrastima fosse intenzionale», ha affermato il medico di medicina interna, il dottor Clayton J. Baker.
Altri risultati chiave dello studio includono:
- I pazienti deceduti «a causa» del COVID-19 erano in media più giovani e avevano maggiori probabilità di essere immunodepressi e di soffrire di patologie gravi, come malattie epatiche in fase terminale o tumori maligni di organi solidi.
- I pazienti deceduti «a causa» del COVID-19 avevano maggiori probabilità di essere anziani, di essere stati ricoverati in un reparto di malattie infettive, di presentare sintomi «compatibili con il COVID-19» come ipossia e mancanza di respiro e di aver ricevuto supporto di ossigeno o «trattamento specifico per il COVID-19», inclusa la somministrazione di remdesivir.
- Dei 204 certificati di morte che indicavano il COVID-19 come causa diretta del decesso dei pazienti, ciò è stato confermato solo in 132 casi (64,7%) a seguito di revisione clinica.
- Dei 324 certificati di morte che indicavano il COVID-19 come fattore che ha contribuito al decesso dei pazienti, ciò è stato confermato solo in 86 casi (26,5%) dopo la revisione clinica.
- I pazienti che hanno contratto il COVID-19 durante il ricovero ospedaliero avevano una probabilità del 130% (odds ratio di 2,3) maggiore di essere classificati erroneamente come morti «a causa» del COVID-19.
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«È ragionevole concludere» che il numero dei decessi dovuti al COVID sia stato «gonfiato artificialmente»
I ricercatori hanno esaminato le cartelle cliniche, i dati clinici e di laboratorio e hanno condotto interviste con il medico che si è preso cura dei soggetti dello studio prima che morissero.
L’epidemiologo Nicolas Hulscher ha affermato di ritenere che lo studio sia metodologicamente valido.
«A differenza della maggior parte degli studi che si basano sulla codifica amministrativa, questa indagine ha condotto un audit clinico completo, combinando revisioni complete delle cartelle cliniche, interviste dirette con i medici curanti e una valutazione indipendente da parte di revisori esperti», ha affermato Hulscher.
I ricercatori hanno affermato di aver scelto di studiare i decessi avvenuti durante l’«ondata di Omicron» perché «la maggiore infettività e la minore morbilità della nuova variante, associate a minori rischi di ospedalizzazione e morte correlati al COVID-19», rendevano plausibile che i decessi «da» COVID-19 sarebbero stati sovrastimati.
Gli autori hanno anche osservato che, in Grecia, qualsiasi decesso verificatosi in un paziente risultato positivo al COVID-19 al momento del decesso veniva ufficialmente classificato come decesso associato al COVID-19.
Hulscher ha affermato che questa è una pratica comune in molti Paesi.
«Dato che simili pratiche di codifica dei decessi sono state impiegate in tutti i paesi occidentali, è ragionevole concludere che i conteggi dei decessi dovuti al COVID-19 siano stati artificialmente gonfiati in misura analoga altrove», ha affermato Hulscher.
Bell attribuì questa pratica agli incentivi finanziari e di altro tipo che i governi fornivano agli ospedali.
«C’era il desiderio finanziario di fare molti soldi con i vaccini a mRNA sviluppati rapidamente e di creare un precedente per questo in futuro», ha detto Bell. «Dato che le infezioni da SARS-CoV-2 erano generalmente piuttosto lievi, era necessario spaventare le persone, facendole credere che il COVID-19 fosse molto più grave e molto più diffuso di quanto non fosse in realtà».
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Jablonowski ha affermato che i risultati dello studio dimostrano che le decisioni in materia di sanità pubblica durante la pandemia di COVID-19 sono state guidate dalla paura anziché da criteri scientifici o medici.
«In quel periodo sui media tradizionali gravava una nebbia… Quella nebbia tendeva invariabilmente alla paura, portando a favorire decisioni basate sulla paura rispetto a decisioni razionali».
Secondo Jablonowski, questa paura ha causato una serie di danni alla società nel suo complesso.
«Indipendentemente da quale fosse l’intenzione dietro l’esagerazione dei decessi per COVID-19, le conseguenze ci hanno portato sulla strada sbagliata… Ci siamo isolati con porte chiuse e mascherine. Abbiamo somministrato farmaci e vaccini sperimentali. I nostri ospedali sono diventati luoghi pericolosi», ha detto Jablonowski.
Michael Nevradakis
Ph.D.
© 22 aprile 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
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Epidemie
Il nuovo sito della Casa Bianca dichiara che il COVID è fuggito dal laboratorio di Wuhano

- Il virus SARS-CoV-2 presenta caratteristiche biologiche non presenti in natura.
- Tutti i casi di COVID-19 derivano da una singola introduzione del virus nell’uomo.
- Il laboratorio di Wuhan, in Cina, dove il virus è comparso per la prima volta, ha una storia di ricerche sull’acquisizione di funzione con protocolli di sicurezza inadeguati.
- I ricercatori del laboratorio di Wuhan presentavano i sintomi del COVID-19 mesi prima che la malattia venisse scoperta.
- Se ci fossero prove di un’origine naturale, «sarebbero già emerse. Ma non è successo».
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Il sito critica la risposta del governo in materia di mascherine, lockdown e distanziamento sociale
Pur concludendo che «un incidente di laboratorio che coinvolga la ricerca sul guadagno di funzione è l’origine più probabile del COVID-19», il sito web definisce anche gli attuali meccanismi governativi per la supervisione della ricerca sul guadagno di funzione «incompleti, estremamente contorti» e privi di «applicabilità globale». Il sito critica le azioni dell’OMS durante la pandemia e critica l’ex governatore di New York Andrew Cuomo per aver inviato pazienti affetti da COVID-19 in case di cura, dove molti di loro sono poi deceduti. Critica inoltre le contromisure adottate dal governo per contrastare il COVID-19, tra cui il distanziamento sociale, l’obbligo di indossare la mascherina e i lockdown. Il presidente Donald Trump è raffigurato in primo piano sul sito web, apparentemente avallandone i contenuti. Il sito non affronta il ruolo di Trump nella dichiarazione e nell’estensione dei lockdown nazionali nel 2020. I media tradizionali, incluso il Times, hanno ampiamente denigrato il sito. Tuttavia, le loro critiche si sono concentrate sullo stile del sito e sul fatto che l’amministrazione Trump avesse riadattato un sito web di informazione generale sul COVID-19. I media tradizionali come Reuters e Associated Press hanno giustamente sottolineato che le origini del COVID-19 non sono state ancora definitivamente determinate. Tuttavia, non sembrano più sostenere la teoria delle origini naturali. Brenda Baletti Ph.D. © 16 aprile 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD. Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Epidemie
I militari USA potrebbero aver contratto il COVID nell’ottobre 2019 durante i Giochi militari di Wuhan

Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
L’amministrazione Biden e il Dipartimento della Difesa hanno nascosto un rapporto del 2022 in cui si affermava che sette militari statunitensi avrebbero potuto aver contratto il COVID-19 a Wuhan, in Cina, nell’ottobre 2019, nonostante l’amministrazione fosse legalmente obbligata a divulgare il rapporto al pubblico, ha riferito martedì il Washington Free Beacon.
Sette militari statunitensi potrebbero aver contratto il COVID-19 durante i Giochi mondiali militari di Wuhan, in Cina, nell’ottobre 2019, ma l’amministrazione Biden e il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti (DOD) hanno nascosto un rapporto con tali informazioni, nonostante fossero legalmente obbligati a divulgarlo al pubblico, ha riferito martedì il Washington Free Beacon.
L’articolo di tre pagine, datato dicembre 2022, afferma che i sette militari «hanno manifestato segni e/o sintomi simili al COVID-19» durante o dopo le esercitazioni militari.
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Le malattie si sono manifestate mesi prima che la Cina o l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riconoscessero l’esistenza dell’epidemia.
Il rapporto, redatto dall’Ufficio del Sottosegretario alla Difesa per il Personale e la Prontezza, è stato presentato alle Commissioni sulle Forze Armate del Senato e della Camera dei Rappresentanti.
Ciò contraddice le affermazioni pubbliche dell’amministrazione Biden del 2021, secondo cui «non c’erano prove che alcun partecipante americano avesse contratto il virus durante quei giochi», ha riportato il Free Beacon.
Secondo il Free Beacon, il rapporto «si aggiunge a una crescente mole di prove» a sostegno della «teoria della fuga di notizie in laboratorio» sulle origini del COVID-19 e sul fatto che il virus sia emerso dall’Istituto di virologia di Wuhan.
La CIA, l’FBI, il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, il Congresso degli Stati Uniti e altre agenzie di intelligence hanno avallato questa teoria.
Richard Ebright, Ph.D., biologo molecolare della Rutgers University, ha affermato:
«Queste nuove informazioni forniscono ulteriori prove del fatto che il COVID circolava già a Wuhan nell’ottobre 2019 e rafforzano i dati di intelligence degli Stati Uniti e degli alleati che indicano che il COVID circolava a Wuhan nell’ottobre-novembre 2019, i dati di intelligence degli Stati Uniti e degli alleati che indicano che i ricercatori che lavoravano con virus SARS [sindrome respiratoria acuta grave] geneticamente modificati presso l’Istituto di virologia di Wuhan hanno contratto il COVID nell’ottobre-novembre 2019 e i dati filogenomici che indicano che il virus che causa il COVID è entrato negli esseri umani nell’luglio-novembre 2019».
In un post su X all’inizio di questa settimana, Mike Benz, ex funzionario del Dipartimento di Stato americano e direttore esecutivo della Foundation for Freedom Online, ha osservato che i Giochi mondiali militari di Wuhan sono iniziati lo stesso giorno in cui si è svolto l’Event 201, un’esercitazione da tavolo che simulava l’ epidemia globale di un coronavirus.
This is absolutely insane. The Event 201 tabletop exercise playing out a bat-borne Coronavirus being released in China was held THE EXACT SAME DAY as the start of the Wuhan World Military Games: October 18, 2019. https://t.co/r5yXwGb05R pic.twitter.com/pXKichr0p6
— Mike Benz (@MikeBenzCyber) April 8, 2025
La notizia dell’esistenza del rapporto è emersa la stessa settimana in cui US Right to Know ha reso pubblici documenti che dimostravano che, nel 2020, un’analisi della Defense Intelligence Agency aveva concluso che il Wuhan Institute of Virology avrebbe potuto sviluppare «un virus progettato in laboratorio» e che questo probabilmente «era sfuggito al contenimento».
Le malattie dei militari sono «un segreto gelosamente custodito»
Secondo The American Prospect, il contingente statunitense di atleti si è recato ai Giochi mondiali militari attraverso l’aeroporto internazionale di Seattle-Tacoma e Washington è stato uno dei primi «focolai» di COVID-19 negli Stati Uniti.
Un rapporto del 2021 della commissione Esteri repubblicana della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti sulle origini del COVID-19, e un articolo del Daily Mail del giugno 2021, hanno inoltre suggerito che atleti di diversi Paesi hanno manifestato sintomi simili al COVID-19 durante e dopo i Giochi mondiali militari e che Wuhan era una «città fantasma» durante quel periodo, con i residenti invitati a rimanere a casa per un motivo non specificato.
Secondo il rapporto, i militari statunitensi che si sono ammalati sono guariti dai sintomi «entro 6 giorni», aggiungendo che non sono stati sottoposti al test per il COVID-19.
Ebright ha affermato che una fuga di dati dal laboratorio si è verificata «molto probabilmente» a Wuhan nell’agosto o nel settembre 2019.
Jeffrey Tucker, presidente e fondatore del Brownstone Institute, ha affermato di «aver intuito da tempo» che il COVID-19 si stava già diffondendo in Nord America dalla fine del 2019. «Questo nuovo rapporto sembra confermarlo».
«Quello che ancora non sappiamo è quando esattamente le autorità militari siano venute a conoscenza della fuga di notizie dal laboratorio e della diffusione di un nuovo virus», ha detto Tucker. «Questo rapporto è istruttivo, ma tutt’altro che completo».
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Tucker ha affermato che, durante le comunicazioni che aveva avuto con i partecipanti ai giochi di Wuhan, aveva appreso che durante l’evento si stava diffondendo una malattia insolita.
«Dalla fine del 2020, ho parlato al telefono con persone che si trovavano a Wuhan durante le Olimpiadi e che si sono ammalate di qualcosa che percepivano come estremamente strano», ha detto Tucker. «Sono stati anche messi a tacere dai loro superiori, cosa che hanno trovato altrettanto strana. Perché ammalarsi dovrebbe essere un problema di sicurezza nazionale?»
Tuttavia, secondo il rapporto del dicembre 2022, gli Stati Uniti non hanno informato gli altri Paesi di una possibile fuga di notizie dai laboratori o della diffusione del virus a Wuhan. «Il Dipartimento della Difesa non ha avviato alcuna discussione con eserciti alleati o partner in merito a malattie associate alla partecipazione ai Giochi Mondiali Militari del 2019», si legge nel rapporto.
Il rapporto mostra anche che il Dipartimento della Difesa non ha indagato sulle malattie. «Il dipartimento della Difesa non ha condotto né avviato un’indagine sui collegamenti tra l’epidemia di COVID-19 e i Giochi Mondiali Militari del 2019».
Al contrario, secondo il Free Beacon, le malattie «sembrano essere state un segreto gelosamente custodito”.
Ai sensi del National Defense Authorization Act del 2022, l’amministrazione Biden era tenuta a rendere il rapporto disponibile online entro l’estate del 2022. Tuttavia, sebbene il rapporto fosse stato condiviso con le commissioni per i servizi armati della Camera e del Senato degli Stati Uniti alla fine di quell’anno, è stato tenuto nascosto al pubblico fino alla fine di marzo 2025, quando l’amministrazione Trump lo ha caricato in una sezione poco nota del sito web del Dipartimento della Difesa.
Ebright ha definito «uno scandalo» il fatto che l’amministrazione Biden e il Congresso non abbiano reso pubblico il rapporto, nonostante il rapporto repubblicano della Camera dei Rappresentanti del 2021 affermasse che i Giochi mondiali militari del 2019 erano «potenzialmente uno dei primi eventi “super diffusori”».
«I contribuenti meritano di sapere la verità sulle origini del COVID-19, ma l’amministrazione Biden ha nascosto questa informazione al popolo americano per anni», ha detto la senatrice repubblicana Joni Ernst a Free Beacon.
Ernst ha affermato che il rapporto rafforza le prove contro la teoria zoonotica sulle origini del COVID-19, secondo cui il virus sarebbe passato dagli animali all’uomo.
«Questo rapporto avrebbe dovuto essere reso pubblico immediatamente e non limitato ai soli addetti ai lavori di Washington», ha affermato Ernst. «Se gli americani in visita a Wuhan fossero potenzialmente infettati dal virus COVID-19 nell’ottobre 2019, chi afferma che la pandemia sia iniziata in un mercato umido solo due mesi dopo sarebbe completamente fuori strada».
Nicholas Wade, ex redattore scientifico del New York Times, ha affermato che le malattie dei militari sono «sicuramente di interesse, data la probabile fuga di un virus geneticamente modificato dal Wuhan Institute of Virology proprio in questo periodo».
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Ma ha affermato che il rapporto non dimostra in modo definitivo un’epidemia precoce di COVID-19.
Wade ha detto:
«Le persone infette non sono state sottoposte al test per il COVID-19, poiché all’epoca non esisteva alcun test disponibile, ma sono tutte guarite rapidamente e non sembra che si siano verificate infezioni secondarie note».
«Non c’è stata alcuna differenza nei sintomi simil-COVID-19 tra le basi che hanno inviato persone ai giochi e quelle che non lo hanno fatto. Pertanto, sembra improbabile, sulla base delle prove attuali, che queste infezioni abbiano rappresentato un focolaio precoce dell’epidemia di COVID-19».
Michael Nevradakis
Ph.D.
© 10 aprile 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
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