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Congelamento degli ovuli per “motivi sociali”: per quanto?

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La British Fertility Society ha affermato che il tempo limite di congelamento di ovuli per motivi sociali è passato da 10 a 55 anni, e questo teoricamente consentirebbe alle donne di avere un bambino anche quando avranno superato gli ottant’anni.

Congelare ovuli per scopi medici è già consentito per una durata di 55 anni. Questo permette alle ragazze, rimaste sterili in seguito a terapie tumorali, cui si sono sottoposte in età infantile, di poter avere bambini una volta diventate adulte. I sostenitori di un limite più lungo per le donne al congelamento dei loro ovuli per motivi sociali, come per esempio rimandare una gravidanza fino a quando non hanno trovato un partner adatto o non hanno raggiunto una carriera professionale soddisfacente, dicono che 10 anni sia un tempo inadeguato.

Il tempo limite di congelamento di ovuli per motivi sociali è passato da 10 a 55 anni, e questo teoricamente consentirebbe alle donne di avere un bambino anche quando avranno superato gli ottant’anni.

La British Fertility Society dice che il limite è «arbitrario» e non prende in considerazione le nuove tecnologie. Il suo presidente, il Professor Adam Balen, ha dichiarato al Daily Telegraph: «Non vi è alcuna spiegazione per giustificare il limite temporale di 10 anni per congelamento di ovuli o sperma. Non ha una logica e penso che abbiano solo tirato fuori un numero a caso. I tempi cambiano e la vita va avanti, questo è il lato negativo della legalizzazione di questioni come queste in una legge di governo»

Non è la prima volta che il limite dei dieci anni è stato criticato. L’anno scorso la Prof.ssa Emily Jackson, della London School Economic, ha scritto a proposito di questo tema sulla rivista Journal of Medical Ethics. E ha concluso:

«Poiché il congelamento degli ovuli avviene nell’infanzia, non sappiamo quale impatto concreto avrà il limite di dieci anni nelle donne che hanno congelato i propri ovuli. Se a una donna restano solo tre anni di conservazione degli ovuli, in quale momento dovrebbe smettere di cercare un partner adatto e tentare la fecondazione in vitro con un donatore di sperma, per esempio? Sembra che le donne, vicine all’imminente eliminazione dei loro ovuli, si sentano sotto pressione perché debbono usarli prima che il tempo si esaurisca, forse creando così, ironicamente, un nuovo orologio non biologico».

 

 

Fonte: Bioedge

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Piano britannico per dare a lesbiche e transessuali la priorità per la fecondazione in vitro rispetto alle coppie eterosessuali

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Gli uomini trans e le lesbiche avrebbero la priorità sulla fecondazione in vitro (IVF, chiamata anche FIVET) due anni prima delle coppie eterosessuali secondo il piano del Servizio Sanitario Nazionale britannico (SSN). Lo riporta un articolo dello scorso 16 novembre del Daily Mail.

 

Secondo l’articolo, il National Health Service (NHS) del Regno Unito avrebbe presentato piani che «daranno agli uomini trans e alle lesbiche accesso alla fecondazione in vitro finanziata dal NHS due anni prima delle coppie eterosessuali». Per «uomini trans» si intendono le donne che si «identificano» come uomini e quindi possono teoricamente rimanere incinte, supponendo che gli ormoni del sesso opposto o altri farmaci non le abbiano rese sterili.

 

Secondo quanto riportato, il piano del NHS dà anche la priorità alle donne single rispetto alle coppie sposate, sebbene non venga spiegato perché la maternità single dovrebbe essere un’aspirazione sociale dello Stato.

 

Come scrive LifeSite, all’immoralità assassina e devastatrice della pratica della provetta «la nuova proposta del NHS aggiunge strati di confusione morale».

 

Secondo quanto riportato, lesbiche, donne trans e single «saranno immediatamente ammissibili alla fecondazione in vitro con il NHS, con un costo stimato di 5.000 sterline a ciclo, se soddisfano gli altri criteri come un indice di massa corporea tra 19 e 30, non fumare, avere meno di 43 anni e non avere un partner con un figlio da una precedente relazione», mentre «le coppie eterosessuali … dovranno comunque dimostrare di non poter avere un bambino naturalmente entro due anni».

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«Le modifiche proposte copriranno una vasta fascia dell’Inghilterra, tra cui Derbyshire, Nottinghamshire, Northamptonshire, Leicestershire e Lincolnshire» scrive il Daly Mail. «I piani, spiegati in un documento chiamato “The Case for Change“, sono in fase di consultazione pubblica di otto settimane che si concluderà a gennaio, il che significa che la nuova politica potrebbe entrare in vigore l’anno prossimo. Le coppie eterosessuali in cui uno dei partner ha già un figlio biologico o dei figli sono state anche costernate nel vedere che non sono previste modifiche alle attuali regole che impediscono loro di accedere ai trattamenti per la fertilità finanziati dal SSN».

 

Riassumendo possiamo dire che il Regno britannico – vero grande prototipo dello Stato moderno, dello Stato della Necrocultura – sta facilitando e finanziando l’acquisizione di bambini per coloro che non possono «avere un bambino naturalmente».

 

Al contempo, va registrato come la provetta diventi sempre di più un affare di Stato, come se esso optasse per i bambini sintetici – che sono programmabili, nei tempi, nei modi, nella genetica – rispetto ai bambini nati secondo legge naturale.

 

In Italia, dove con il ministro Lorenzin i cicli di FIVET sono entrati nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), lo Stato moderno già da anni ha dimostrato questo volto terrifico, che epperò pochissimi (nessun sedicente pro-vita, in particolare) sembra riuscire a vedere.

 

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Immagine di Dovidena via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

 

 

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Clinica moscovita offre sperma gratuito dal miliardario fondatore di Telegram

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Una clinica per la fertilità di Mosca offre gratuitamente un trattamento di fecondazione in vitro (IVF) alle donne che desiderano avere un figlio utilizzando lo sperma di Pavel Durov, il miliardario imprenditore tecnologico dietro l’app di messaggistica Telegram.   Come riportato da Renovatio 21 a luglio, il Durov ha affermato di avere più di 100 figli biologici grazie alle donazioni di sperma. Il quarantenne ha detto di essere diventato donatore per la prima volta 15 anni fa per aiutare un amico e sua moglie ad avere un figlio.   Il Durov aveva indicato una specifica struttura medica nella capitale russa, dicendo che ha ancora alcuni dei suoi campioni congelati.

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La scorsa settimana, la clinica AltraVita ha dichiarato di essere orgogliosa dell’approvazione di Durov e di poter offrire il suo materiale genetico ai pazienti. Secondo il suo sito web, ha un’offerta limitata di procedure di fecondazione in vitro gratuite utilizzando lo sperma dell’imprenditore tecnologico, finanziate da una sovvenzione del donatore stesso. È il modo di Durov di contribuire alla società e aiutare coloro che sognano di diventare genitori, ha affermato la struttura medica.   Il direttore della clinica Sergej Yakovenko ha detto ai media russi che il programma è stato possibile grazie alla sua amicizia personale di lunga data con Durov. Il miliardario, che usualmente risiede a Dubai, deve ancora confermare il finanziamento dei trattamenti di fecondazione in vitro in Russia.   Nel suo post di luglio, Durov ha affermato di voler rendere il suo codice del DNA «open source» in modo che i suoi figli biologici possano ritrovarsi, se lo desiderano.   All’inizio di quest’anno, una donna di nome Irina Bolgar ha accusato Durov di aver trascurato i suoi doveri genitoriali e di aver maltrattato lei e i tre figli avuti insieme tra il 2013 e il 2017, presentando una denuncia legale in Svizzera, dove attualmente vive lei e i figli. La Bolgar sostiene che lei e Durov avevano una relazione che le conferisce un legittimo diritto a una parte della sua attività.

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Un portavoce del miliardario ha dichiarato che i due non sono mai stati una coppia e che avevano invece un accordo in base al quale Bolgar avrebbe cresciuto i figli di Durov in cambio di una generosa indennità. Lei avrebbe violato l’accordo spendendo parte del denaro per sé.   «Il signor Durov ha molti figli e li mantiene tutti equamente con una quota di 10.000 dollari al mese per ogni figlio», ha detto il rappresentante del giovane imprenditore russo al New York Times il mese scorso.   Come riportato da Renovatio 21, la compagna attuale del Durov – la gamer, influencer e sedicente esperta di criptovalute Yulia Vavilova – ha dichiarato che l’arresto subito all’aeroporto di Parigi mesi fa le ha procurato un aborto spontaneo.   In un’intervista con Tucker Carlson a Dubai di qualche mese fa il Durov ha rivelato di essere andato via dagli USA dopo che agenti del governo americano gli avevano chiesto una backdoor per entrare in Telegram. L’app sta avendo problemi con Stati come, fra gli altri, l’Ucraina, la Spagna e la Germania, che pensano di sospendere o bandire la app. Accuse a Telegram sono arrivate anche dalla UE.   Il centinaio di figli in provetta dichiarati dal Durov lo classificano dunque come un «super-spreader», una tipologia particolare di individui che tramite il crescente fenomeno della donazione di sperma (che, senza vere regolepassa più che mai per canali come Facebook e affini) diffonde indefinitamente il proprio DNA. Sono considerabili come «super-spargitori» di spermatozoi i medici che, è emerso in vari scandali, inseminavano con il proprio seme le loro pazienti raccontando che era di qualche altro donatore.   Durov non sembra conscio del vaso di Pandora della donazione di sperma, in ispecie per quanto riguarda il cosiddetto incesto IVF, cioè la possibilità che una coppia di suoi figli finiscano per accoppiarsi.

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Immagine di TechCrunch via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
 
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Provetta e politica in USA: i motivi per cui la fecondazione in vitro è moralmente sbagliata e deve essere contrastata

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Renovatio 21 pubblica la traduzione di questo articolo apparso lo scorso agosto su Mercator.net. Il tema della fecondazione in vitro, scoppiata con la sentenza della Corte Suprema dell’Alabama ad inizio anno, sta ancora oggi tenendo banco durante la campagna elettorale, come visibile dalle continue dichiarazioni di Trump, di cui Renovatio 21 dà costantemente conto. Renovatio 21 è stata ed è, in pratica, l’unica realtà italiana che si spende contro la pratica aberrante della riproduzione artificiale, a differenza di tante sigle sedicenti pro-life che captano danari dai donatori fingendo la battaglia contro l’aborto, che è oggi, né più né meno, non solo una battaglia di retroguardia, ma un vero e proprio specchietto per le allodole che concentra i cattolici sul tema dei feti uccisi chirurgicamente e chimicamente per lasciare la mano libera a chi li distrugge con la provetta – come ripetiamo, da molti anni sono più gli embrioni sterminati nelle cosiddette «cliniche della fertilità» che quelli abortiti con la legge stragista 194/78. Renovatio 21 alla questione della riproduzione artificiale ne associa altre sempre più aberranti, ma sottaciute, come quella della popolazione di chimere umane in via di drastico aumento, così come quella della visione teologica – ed escatologica – di un mondo abitato da esseri concepiti non secondo natura.

 

A marzo, Mercator aveva previsto che la fecondazione in vitro sarebbe diventata un tema importante nelle elezioni americane del 2024. Indovinate un po’? Avevamo ragione. Cinque mesi dopo, un titolo su Politico scrive: «I democratici testano una teoria del campo di battaglia: i timori sulla fecondazione in vitro possono vincere contro un repubblicano “pro-choice”».

 

Tim Walz, compagno di corsa di Kamala Harris, ha già messo la fecondazione in vitro al centro della sua retorica elettorale. Lui e sua moglie Gwen hanno trascorso sette anni con trattamenti di fecondazione in vitro prima che nascesse la loro figlia.

 

«Questo diventa personale per me e la mia famiglia», ha detto Walz a un comizio a Philadelphia. «Quando mia moglie e io abbiamo deciso di avere figli, abbiamo trascorso anni sottoponendoci a trattamenti per l’infertilità. E ricordo di aver pregato ogni notte per una chiamata che mi desse buone notizie. Il vuoto allo stomaco quando squillava il telefono e l’agonia quando abbiamo sentito che i trattamenti non avevano funzionato. Quindi non è stato un caso che quando abbiamo accolto mia figlia al mondo, l’abbiamo chiamata Hope».

 

(Flash dell’ultimo minuto: «Grazie a Dio per la fecondazione in vitro», ha detto Walz a un altro intervistatore. «Mia moglie e io abbiamo due splendidi bambini». Solo che non si è trattato affatto di fecondazione in vitro che distrugge gli embrioni, a quanto pare, ma di un altro tipo di trattamento per la fertilità. «Il governatore Walz parla come parlano le persone normali», ha spiegato il suo addetto stampa)

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In effetti, i democratici stanno usando la fecondazione in vitro come un cuneo per staccare i repubblicani anti-aborto dal ticket Trump-Vance. La fecondazione in vitro, sostiene l’argomentazione, è «pro-life» perché i bambini sono creati per coppie sterili. Opporsi alla fecondazione in vitro è crudele e anti-vita. È un argomento potente che ha presa sugli elettori.

 

Secondo un sondaggio del Pew Research Center pubblicato a maggio, il 70% degli adulti americani ritiene che l’accesso alla fecondazione in vitro sia positivo; il 22% è incerto e solo l’8 % afferma che è negativo. Il sondaggio ha rilevato che anche una larga maggioranza di evangelici bianchi (63%), protestanti neri (69%) e cattolici (65%) considera la fecondazione in vitro una cosa positiva.

 

Tuttavia, non molte persone hanno riflettuto sulle complessità morali della fecondazione in vitro. Cosa può esserci di sbagliato in una tecnologia che consente a una coppia innamorata di avere un bambino, si chiedono.

 

Ma ci sono questioni morali sostanziali.

 

La più grande confessione protestante degli Stati Uniti, la Southern Baptist Convention (SBC), ha recentemente sfidato i sondaggi d’opinione e ha approvato una risoluzione che ha fatto notizia in tutti gli Stati Uniti. La maggioranza dei suoi 10.000 delegati ha dichiarato che: «sebbene tutti i bambini debbano essere pienamente rispettati e protetti, non tutti i mezzi tecnologici di assistenza alla riproduzione umana sono ugualmente onoranti di Dio o moralmente giustificati». L’opposizione della SBC si basa principalmente sul fatto che l’industria della fecondazione in vitro ha creato milioni di embrioni umani congelati, e la maggior parte di essi verrà distrutta.

 

Il dottor R. Albert Mohler Jr, «l’intellettuale regnante del movimento evangelico negli Stati Uniti» secondo la rivista TIME, ha riconosciuto con rammarico che «troppi cristiani affermano di credere nella sacralità e dignità della vita umana in ogni fase, dalla fecondazione alla morte naturale, ma quando la questione si sposta sulle enormi questioni etiche legate alla fecondazione in vitro, molti evangelici, compresi troppi battisti del sud, si sono rifiutati di collegare i puntini».

 

La Chiesa cattolica ha collegato i puntini molto tempo fa. Si è sempre opposta alla fecondazione in vitro e ha sviluppato una critica sofisticata basata sulla sua comprensione della sessualità umana. Il suo Catechismo ufficiale afferma che la fecondazione in vitro è «moralmente inaccettabile» perché separa l’atto del matrimonio dalla procreazione e stabilisce «il dominio della tecnologia» sulla vita umana. Anch’essa è inorridita dal fatto che gli embrioni siano trattati come materia prima piuttosto che come esseri umani.

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Più sorprendente della posizione delle principali chiese cristiane, tuttavia, è la veemente opposizione all’industria della fecondazione in vitro mostrata da alcune femministe, tra cui la compagna di corsa di Robert F. Kennedy Jr, Nicole Shanahan. Non usa mezzi termini. «Credo che la fecondazione in vitro venga venduta in modo irresponsabile e la mia esperienza personale con il parto naturale mi ha portato a capire che l’industria della fertilità è profondamente imperfetta», ha affermato in un saggio sulla rivista People.

 

Shanahan non è cristiana, o almeno non è una cristiana praticante. Milioni di embrioni congelati non sembrano preoccuparla. Ma è una femminista combattiva e pensa che l’industria della fecondazione in vitro da 5 miliardi di dollari stia sfruttando le donne.

 

«Ho trascorso gli ultimi cinque anni a finanziare la scienza per comprendere i fattori ambientali che hanno un impatto sulla salute riproduttiva delle donne, perché sono stati ampiamente ignorati», ha detto Shanahan a Politico. «La fecondazione in vitro è un’attività a scopo di lucro molto costosa e molte di queste cliniche sono di proprietà di società di private equity che non investono nella salute di base delle donne».

 

Michael Cook

 

Articolo riproposto secondo linee di ripubblicazione di Mercator.net

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Immagine di ZEISS Microscopy via Flickr pubblicata su licenza CC BY-SA 2.0; immagine modificata

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