Geopolitica
Zelens’kyj contro Trump per le sue parole sulla pace
Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj, in un’intervista a NBC News andata ieri, ha attaccato il candidato alla presidenza degli Stati Uniti Donald Trump.
L’uomo di Kiev sembra infastidito da un precedente commento di Trump secondo cui avrebbe potuto «risolvere quella guerra in un giorno, 24 ore».
«Perché non l’ha fatto prima? Era presidente quando qui c’era la guerra» è sbottato lo Zelens’kyj che, va notato, è con i giornali americani si sta comportando in maniera sempre più nervosa: ricordiamo il caso delle intimidazioni ai giornalisti del Washington Post, con richiesta isterica di rivelare le loro fonti all’interno del governo di Kiev, perché hanno commesso «tradimento». (Il Washington Post, come riportato da Renovatio 21, ha reagito rimuovendo dall’articolo già pubblicato online le parti dell’intervista che mostravano la rabbia paranoide fuori controllo del presidente-comico)
Bisogna dire subito che Zelens’kyj, quindi, ha finalmente riconosciuto che la guerra è iniziata prima dell’operazione militare speciale della Russia il 24 febbraio 2022 – e cioè con le operazioni «anti-terrorismo» ucraine che hanno martoriato la popolazione russofona del Donbass per otto anni, cagionando 14 mila morti.
«Penso che non potrebbe farlo. Penso che oggi non ci siano persone al mondo che potrebbero semplicemente scambiare due parole con Putin e porre fine alla guerra» ha insistito il presidente ucraino esprimendo disprezzo per la proposta di Trump di parlare con il presidente russo Vladimir Putin.
Va ricordato che quando Zelens’kyj ha aveva incontrato il presidente Trump a Washington, nel settembre 2019, Trump gli aveva raccomandato di parlare con Putin, riconoscendo e lodando l’apparente cambiamento di direzione dell’Ucraina verso la Russia nei primi quattro mesi di Zelens’kyj, che era stato eletto da una schiacciante maggioranza di ucraini che lo votarono per la sua piattaforma di pace con la Russia.
Le cose presto cambiarono: fu presto circondato da neonazisti che dicevano pubblicamente che lo avrebbero impiccato qualora avesse ceduto a proposte di pace con Mosca (come gli accordi di Minsk, a cui anche il predecessore aveva finto di aderire); poi arrivarono ordini, danari e armi da Washington, dove stanno i veri padroni dell’Ucraina che radiocomandano le milizie neonaziste attorno a Zelens’kyj.
L’idea di una soluzione rapida è stata ribadita anche dal candidato presidenziale democratico Robert F. Kennedy jr. ospita del popolarissimo podcast di Joe Rogan. Kennedy ha detto che la risoluzione veloce è possibile perché i russi vogliono trovare un accordo, e lo hanno voluto fin dal primo momento, ha sottolineato.
Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia.
Geopolitica
Il «segretario del genocidio» con famiglia di «lobbisti di Israele»: Blinken affrontato da un giornalista su genocidio e sionismo
Ulteriore parapiglia nell’ultima conferenza stampa del dipartimento di Stato USA dopo la rimozione del giornalista indipendente Sam Husseini.
Il giornalista d’inchiesta Max Blumenthal, direttore della testata Grayzone, ha affrontato il Segretario di Stato americano Antony Blinken in merito alla guerra israeliana a Gaza, che Washington non ha fatto nulla per fermare per 15 mesi.
Blinken è comparso all’ultima conferenza stampa del Dipartimento di Stato sulla presidenza Biden, pochi giorni prima del giuramento previsto del presidente eletto Donald Trump, per affermare che gli ultimi quattro anni sono stati caratterizzati da una diplomazia di successo.
In particolare, il segretario di Stato uscente ha descritto il cessate il fuoco tra Israele e Gaza come qualcosa che l’attuale amministrazione ha proposto nel maggio 2024, sebbene la maggior parte dei partecipanti ai colloqui abbia attribuito il merito all’intervento di Trump.
«Perché hai continuato a lanciare bombe quando avevamo un accordo a maggio?», si sente dire Blumenthal a un certo punto. «Sapevamo tutti c’era un accordo. Tutti in questa stanza sanno che avevamo un accordo, Tony, e tu hai continuato a lanciare bombe».
My final words for Tony Blinken, Secretary of Genocide, and his smirking press secretary, Matt Miller pic.twitter.com/DuLnepSwDl
— Max Blumenthal (@MaxBlumenthal) January 16, 2025
«Perché hai sacrificato l’ordine basato sulle regole sotto il mantello del tuo impegno per il sionismo?» ha continuato Blumenthal. «Perché hai permesso che i miei amici venissero massacrati? Perché hai permesso che le case dei miei amici a Gaza venissero distrutte quando avevamo un accordo a maggio?»
Blumenthal ha accusato Blinken di aver contribuito a «distruggere la nostra religione, l’ebraismo, associandola al fascismo» e, in quella che solo per chi non legge Renovatio 21 può essere una rivelazione, ha sottolineato che il suocero e il nonno del segretario di Stato erano «lobbisti di Israele».
Come ha scritto Renovatio 21 ancora anni fa, il padre Donald Blinken era ambasciatore in Ungheria, lo zio Alan ambasciatore in Belgio. Il nonno Maurice Henry Blinken fu uno dei primi finanziatori dello Stato di Israele.
L’analista geopolitico francese Thierry Meyssan ha sostenuto che la madre di Blinken sarebbe di origine ucraine; altre fonti dicono invece che i nonni erano ebrei ungheresi.
Secondo quanto riportato, alla fine della celeberrima intervista di Tucker Carlson a Putin, il presidente russo avrebbe detto che secondo gli archivi gli antenati di Blinken sarebbero russi, a differenza di quanto dice l’oramai ex segretario di Stato che li identifica come ucraini di Kiev.
«Lo ha detto più volte. Ha detto che i suoi parenti, il suo bisnonno, sono fuggiti dalla Russia a causa dei pogrom ebraici. Questa questione viene sollevata continuamente in vari paesi del mondo – in Europa, negli Stati Uniti – con l’obiettivo di demonizzare la Russia, mostrando che è popolata da barbari, teppisti e furfanti», ha detto il leader russo.
«Ma in realtà, se consideriamo le parole dell’attuale Segretario di Stato non come slogan politici, ma dal punto di vista della natura dei problemi, tutto diventerà molto più chiaro», ha continuato. «Ad esempio, abbiamo tutto nei nostri archivi. Il bisnonno di Blinken lasciò l’impero russo. Per quanto ne so, era nato da qualche parte nella regione di Poltava, ma si era trasferito a Kiev ed era fuggito da questa città».
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Putin si chiede: «sorge una domanda: Blinken vede davvero Kiev e i territori circostanti come il territorio tradizionale della Russia?»
Putin ritiene che, facendo tali osservazioni, Blinken «indichi almeno che non esisteva l’Ucraina nel 1904 – l’anno in cui il bisnonno di Blinken partì da Kiev per gli Stati Uniti – perché dice di essere fuggito dalla Russia».
«A quanto pare, Blinken è il nostro uomo. Ma non dovrebbe fare dichiarazioni pubbliche di questo tipo. Potrebbe portare al fallimento», ha avvertito il presidente russo.
«Perché hai permesso che l’Olocausto dei nostri tempi accadesse? Come ci si sente ad avere come eredità un genocidio?» ha continuato il Blumenthal mentre la sicurezza lo portava via dalla sala briefing.
Quando il portavoce del Dipartimento di Stato Matt Miller si è avvicinato, Blumenthal gli ha detto che «ha sorriso compiaciuto per tutta la faccenda ogni giorno. Tu hai sorriso compiaciuto per il genocidio».
Blumenthal, che è figlio di un noto giornalista che si occupò della CIA, ha pubblicato il video di un minuto della colluttazione su X, definendo Blinken il «segretario del genocidio».
L’amministrazione Biden ha continuato a fornire aiuti finanziari e militari a Israele durante i 15 mesi di guerra contro Hamas a Gaza, che hanno causato circa 46.000 vittime nell’enclave palestinese. Gli Stati Uniti hanno anche condannato il Sudafrica per aver accusato Israele di genocidio dinanzi alla Corte internazionale di giustizia.
Come riportato da Renovatio 21, all’ultimo briefing anche il giornalista Sam Husseini è stato trascinato via dalla sicurezza per aver posto delle domande.
Reporter @samhusseini was just physically dragged from Blinken’s briefing. “Why aren’t you at The Hague?” he asked. pic.twitter.com/Nvs10aFjgh
— Ryan Grim (@ryangrim) January 16, 2025
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Blinken rappresenta forse uno dei casi più osceni e grotteschi dell’incompetenza, mista ad impudenza (in ebraico: chutzpah) dell’era Biden. Resterà a futura memoria la sua performance a Kiev, dove ha suonato con la chitarra elettrica una cover di Neil Young («Keep on rocking on the free world») mentre gli USA consegnavano altre armi portando al prolungamento di una guerra che ha ucciso forse mezzo milione di ragazzi ucraini.
The Russians are grinding away the Ukrainian military every day and Anthony Blinken is spotted playing guitar in a Kiev bar.
You can’t make this up. pic.twitter.com/eqsGmea8vm
— Woke Societies (@wokesocieties) May 14, 2024
Nerone chi sei. Nerone non ti temo.
Per fortuna, questo scempio sta per finire.
Milioni di vite di ucraini e russi stanno, più o meno consapevolmente, ringraziando.
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Immagine screenshot da Twitter
Geopolitica
Trump in pochi giorni ha fatto per la tregua a Gaza più di Biden in un anno e mezzo. Senza essere ancora alla Casa Bianca
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Geopolitica
L’inviato di Trump ha avuto un «incontro teso» con Netanyahu
L’inviato in Medio Oriente del presidente eletto Donald Trump, il miliardario magnate immobiliare Steve Witkoff, ha tenuto un incontro «teso» con il primo ministro Beniamino Netanyahu l’11 gennaio. Lo riporta il Times of Israel, che cita fonti anonime.
Secondo quanto riportato dal giornale israeliano, Witkoff avrebbe «fatto pressioni» sul premier dello Stato Ebraico affinché accettasse i compromessi necessari per garantire un accordo sugli ostaggi entro l’insediamento presidenziale statunitense del 20 gennaio, hanno affermato due funzionari anonimi.
La pressione di Witkoff su Netanyahu sembra aver avuto effetto, con i due funzionari a conoscenza delle negoziazioni che hanno affermato che le lacune chiave sono state colmate durante i colloqui del fine settimana.
Nel frattempo, Al Jazeera ha citato due osservatori informati, uno arabo e l’altro israeliano, che hanno attribuito a Trump il merito di essere il nuovo fattore che ha spinto Israele più vicino a un accordo.
«La differenza principale qui è la nuova variabile che è entrata nell’equazione, ovvero Donald Trump… è chiaramente lui a guidare questo cessate il fuoco», ha detto ad Al Jazeera Mohamad Elmasry, professore di studi sui media al Doha Institute for Graduate Studies. «Ci saranno un sacco di urli e grida da parte dell’amministrazione Biden su come hanno fatto passare questo cessate il fuoco, supponendo che si concretizzi, ma la realtà è che è stato Trump a spingere».
L’esperto del Qatar ha detto che Trump è stato «molto duro» con Netanyahu negli ultimi giorni, citando un video che Trump ha condiviso sulla sua piattaforma Truth Social che mostra l’accademico Jeffrey Sachs che attacca il primo ministro israeliano per la sua visione di politica estera. «Penso che tutti ora siano abbastanza ottimisti sul fatto che riusciremo a tagliare il traguardo», ha detto Elmasry.
Come noto, il Sachs nel video condiviso da Trump chiamava il Netanyahu «deep dark son of a bitch», cioè «figlio di puttana profondamente oscuro».
Trump just posted this link of Jeffery Sachs calling Benjamin Netanyahu “a dark son of a bitch”. Never thought that would happen. Maybe Trump didn’t watch the whole
video (as the piece I’m posting is at the end of the video Trump posted) or there could be some internal… pic.twitter.com/sk6HrPgppZ— Larry McDonald (@FlakesOfGold) January 8, 2025
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Alon Liel, ex direttore generale del ministero degli Esteri israeliano, ha detto che un accordo di cessate il fuoco a Gaza «sembra che accadrà molto presto». «La sensazione è che questa volta non ci sia scelta», ha detto ad Al Jazeera, parlando da Tel Aviv. «Dobbiamo assecondarlo perché la pressione internazionale, o per essere più precisi, la pressione americana, è raddoppiata. Ora ci stanno lavorando due presidenti, Biden e Trump insieme, che fanno pressione… e sembra molto efficace sul nostro governo di destra». C’è un «grande cambiamento» nell’umore di Israele nelle ultime settimane e la politica interna non sembra essere un ostacolo al completamento di un accordo, ha aggiunto Liel.
Come riportato da Renovatio 21, la settimana scorsa il Netanyahu ha annullato il viaggio per la cerimonia di insediamento di Trump.
Come riportato da Renovatio 21, in passato Trump aveva attaccato Netanyahu arrivando a chiederne la sostituzione e ad ipotizzare tagli agli aiuti ad Israele.
Nel contesto di questi commenti aveva rivelato anche dettagli sull’assassinio del generale dei servizi iraniani Qassem Soleimani, suggerendo che fu indotto ad ordinarne la morte dagli israeliani, che poi però si tirarono indietro.
Gli inviti alla moderazione ad Israele e gli attacchi diretti a Netanyahu possono costare a Trump una grossa parte dell’elettorato evangelico USA, portato su posizioni sioniste negli scorsi decenni da una teologia apocalittica che intende accelerare la venuta dell’anticristo e quindi il ritorno di Gesù Cristo.
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