Spirito
Nuovo Ordine Mondiale, matrice anticristica, sacrificio dell’innocente. Renovatio 21 intervista l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò

Monsignor Carlo Maria Viganò ha rilasciato al fondatore di Renovatio 21 Roberto Dal Bosco questa intervista esclusiva. Sua Eccellenza ha risposto alle domande con la consueta generosità e precisione. Come noto, negli ultimi giorni vi è stato un intensificarsi degli attacchi pubblici a Monsignor Viganò. Chiediamo a tutti i nostri lettori di pregare per l’Arcivescovo: egli è una chiarissima, fondamentale voce della ragione nella tempesta che stiamo attraversando.
C’è stato un tempo in cui i temi di cui parla Vostra Eccellenza – come, ad esempio, l’avvento di un Nuovo Ordine Mondiale di matrice anticristica – erano discussi all’interno delle mura vaticane?
Una società che non si protegge da coloro che la minacciano è destinata all’estinzione, così come un corpo che non si difende dalle malattie ne è colpito e muore. Per questo motivo la Chiesa Cattolica si è sempre preoccupata sia di estirpare le minacce interne sia di prevenire e combattere quelle esterne. D’altra parte, nessun buon governante metterebbe in pericolo i propri cittadini sapendo che vi è un potere occulto che progetta un colpo di stato o che cerca di infiltrare delle spie.
Il Nuovo Ordine Mondiale è una minaccia gravissima tanto per lo Stato quanto per la Chiesa, perché entrambi sono suoi nemici da abbattere, in vista dell’instaurazione di una Repubblica Universale e di una Chiesa dell’Umanità, entrambe di matrice anticristica
Il Nuovo Ordine Mondiale è una minaccia gravissima tanto per lo Stato quanto per la Chiesa, perché entrambi sono suoi nemici da abbattere, in vista dell’instaurazione di una Repubblica Universale e di una Chiesa dell’Umanità, entrambe di matrice anticristica: la Repubblica Universale è la negazione della Regalità sociale di Nostro Signore e dello stesso patto sociale; la Chiesa dell’Umanità è la negazione della necessità della Redenzione e dell’unicità della vera Religione.
È da oltre tre secoli che la Massoneria combatte la battaglia contro lo Stato e contro la Chiesa, e finché il potere civile e quello ecclesiastico sono stati fedeli al proprio compito – ossia garantire l’uno pace, ordine e prosperità ai cittadini, l’altra unità nella Fede e salvezza eterna alle anime – hanno adottato tutte le misure per impedire alla setta di ottenere i propri scopi. Ma nel corso dei questi tre secoli, gran parte degli Stati si sono arresi e hanno accettato i principi massonici nelle proprie Costituzioni, mentre la Chiesa Cattolica ha resistito sino al 1962, quando quei principi fino ad allora condannati sono stati istituzionalizzati anche dai suoi Pastori.
Non è possibile non vedere in questa resa incondizionata al nemico un vero e proprio tradimento, tanto da parte dell’autorità civile quanto di quella ecclesiastica. Ecumenismo e collegialità sono la prova di questo cancro nel corpo ecclesiale, giunto con Bergoglio alla sua metastasi con l’ecologismo panteista e la via sinodale, che preludono a quella «chiesa dell’Umanità» indicata nelle Costituzioni della Frammassoneria almeno sin dal 1864. (1)
C’è ancora qualche realtà ecclesiale che conserva questa visione?
Vi è un pusillus grex che combatte per difendere la Cittadella dagli assalti interni ed esterni: la sua esiguità numerica, agli occhi di Dio, mostra inequivocabilmente che la vittoria è possibile solo con il potente intervento del Signore.
Chi, in malafede, minimizza la minaccia della Massoneria e anzi incoraggia una collaborazione con i suoi ideali rivoluzionari si svela come nemico della Chiesa e complice dell’élite globalista. E qui non si tratta solo di non belligeranza con un potere nemico, ma di una vera e propria diserzione della Gerarchia, giunta alla complicità più abbietta e al tradimento di Dio e dei fedeli
Chi, in buona fede, credeva che la Massoneria non rappresentasse una minaccia per la società e una nemica giurata della Chiesa oggi può comprendere di essersi lasciato trarre in inganno. Ma questa consapevolezza, ancorché tardiva, deve tradursi immediatamente in un’azione concreta: i Pastori devono mettere in guardia il loro gregge, denunciare i piani della setta, compiere un’opera di formazione ed esercitare il proprio ruolo di difensori della Chiesa.
Per questo giudico positivamente le parole pronunciate dal Presidente della Conferenza Episcopale Americana, mons. Gomez, a proposito della «élite globalista anticristiana» (2). Auspico che abbia a ripeterle durante la plenaria della Conferenza episcopale americana riunita proprio in questi giorni a Baltimora: alle parole devono seguire i fatti, perché prendere atto che il gregge è minacciato dai lupi senza chiudere l’ovile e allontanare le bestie feroci sarebbe ancor più grave.
Viceversa chi, in malafede, minimizza la minaccia della Massoneria e anzi incoraggia una collaborazione con i suoi ideali rivoluzionari si svela come nemico della Chiesa e complice dell’élite globalista. E qui non si tratta solo di non belligeranza con un potere nemico, ma di una vera e propria diserzione della Gerarchia, giunta alla complicità più abbietta e al tradimento di Dio e dei fedeli. Vedere Bergoglio ricevere in Vaticano gli esponenti del Council for Inclusive Capitalism ed essere designato come «guida morale» delle famiglie dell’alta finanza appartenenti alla cupola massonica dà la misura di un’apostasia che parte dal vertice stesso della Chiesa, dinanzi alla quale i buoni fedeli rimangono scandalizzati.
Il più grande dolore dei cristiani adesso è che devono fare una battaglia non assieme alle istituzioni ecclesiastiche, e neppure senza di esse: sembrerebbe che si debba fare la battaglia «contro», perché il Cattolicesimo istituzionale mostra di essere diventato un vero grande motore dell’oppressione sociale e biologica in corso. Come possono i Cristiani pensare a un cambiamento spirituale senza avere i Vescovi dalla loro parte?
Un gregge senza pastori si disperde facilmente, soprattutto se è assediato dai lupi. La Provvidenza permette che i Cattolici attraversino un periodo di crisi nella Chiesa, abbandonati dai loro Vescovi, anzi in molti casi addirittura perseguitati. I casi di sacerdoti dimessi dallo stato clericale perché non si piegano ai diktat di Santa Marta sono sempre più numerosi. Ma la latitanza dell’autorità – anzi: il suo vero e proprio tradimento e l’asservimento al nemico – non può essere definitiva, perché una società non può reggersi senza che vi sia un’autorità che la governi; un’autorità che non è frutto del consenso dei governati, ma espressione vicaria dell’autorità di Gesù Cristo, Capo del Corpo Mistico.
La latitanza dell’autorità – anzi: il suo vero e proprio tradimento e l’asservimento al nemico – non può essere definitiva, perché una società non può reggersi senza che vi sia un’autorità che la governi; un’autorità che non è frutto del consenso dei governati, ma espressione vicaria dell’autorità di Gesù Cristo, Capo del Corpo Mistico
Il cambiamento determinante per una restaurazione della Chiesa deve quindi necessariamente partire dai suoi vertici, dal Romano Pontefice e dai Vescovi, e finché questo non avverrà i fedeli possono solo pregare, fare penitenza e opporre una ferma resistenza agli abusi di chi esercita il potere per lo scopo opposto a quello per cui esso è stato istituito da Dio.
E perché non vi sia alcuna forma di appoggio alle iniziative della parte corrotta dell’istituzione, i fedeli devono privarla di ogni forma di finanziamento, devolvendo le loro offerte alla parte sana della Chiesa, in modo da assicurare aiuto alle famiglie, ai sacerdoti e alle Comunità religiose perseguitati.
Qualche settimana fa una Guardia Svizzera licenziata per non essersi sottoposta al siero mRNA ci ha detto che secondo lui lo stringente obbligo vaccinale imposto in Vaticano potrebbe essere dovuto al fatto di fare del piccolo Stato un esempio mondiale – come Israele, viene da dire. Ci chiediamo: un esempio davanti a chi? chi è lo spettatore ultimo che si vuole appagare rendendosi «esempio» di totalitarismo vaccinale?
Ma è chiaro: coloro che Bergoglio vuole compiacere e ai quali non manca di dare pubblica attestazione di obbediente sottomissione sono coloro che sin dalle famose mail di John Podesta progettavano di estromettere dal Papato Benedetto XVI, di avviare una «primavera della Chiesa» e di eleggere un fantoccio che compisse questa rivoluzione; né più né meno di quanto poi abbiamo visto accadere negli Stati Uniti con la colossale frode elettorale ai danni del Presidente Trump che ha portato Joe Biden alla Casa Bianca.
Di certo l’inquilino di Santa Marta si pone oggi come candidato alla presidenza della Religione Mondiale, come auspicato dalla Massoneria e pianificato dal Nuovo Ordine; o quantomeno come colui che ha introdotto nel Sacro Collegio il futuro papabile a ricoprire questo incarico
L’asservimento di Bergoglio all’ideologia globalista è talmente scandaloso da essere compreso anche dai comuni fedeli, che in virtù del sensus Fidei colgono l’indole eversiva di questo «pontificato» e si rifugiano nell’idea che Benedetto XVI sia il vero Papa.
Di certo l’inquilino di Santa Marta si pone oggi come candidato alla presidenza della Religione Mondiale, come auspicato dalla Massoneria e pianificato dal Nuovo Ordine; o quantomeno come colui che ha introdotto nel Sacro Collegio il futuro papabile a ricoprire questo incarico.
Nel 2009, nell’enciclica Caritas in Veritate, Benedetto XVI tuonava contro gli embrioni sacrificati alla scienza: «si sacrificano embrioni umani alla ricerca, la coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana». Come è possibile che una manciata di anni dopo si sia arrivati ad una Chiesa che capovolge completamente questi concetti, al punto da licenziare coloro che rifiutano i vaccini creati proprio con sacrificio di esseri umani?
La Chiesa non ha cambiato la propria dottrina, né potrebbe farlo. Ciò a cui assistiamo è il completamento di un percorso pluridecennale, al quale – duole dirlo – non fu estraneo nemmeno Benedetto XVI.
Il «concetto di ecologia umana», anche solo per il modo in cui è espresso, tradisce un linguaggio profano, nel quale manca la potenza e l’efficacia di una visione totalmente soprannaturale. Gli embrioni umani non si devono sacrificare perché sono creature volute e amate da Dio, alle quali Egli si è degnato di dare la vita perché Gli rendano gloria e, rinate nel Battesimo, possano partecipare della Sua visione beatifica in Cielo.
La Chiesa non ha cambiato la propria dottrina, né potrebbe farlo. Ciò a cui assistiamo è il completamento di un percorso pluridecennale, al quale – duole dirlo – non fu estraneo nemmeno Benedetto XVI
L’aver messo da parte, sin dal Concilio, il linguaggio inequivocabilmente cattolico del Magistero ha condotto ad un indebolimento dell’insegnamento della Chiesa, che ha inesorabilmente portato all’attuale deriva dottrinale e morale.
C’è inoltre una sorta di senso di inadeguatezza, nei Pastori, dinanzi alla scienza, quasi essi temessero di non poter dare risposte valide e autorevoli in un campo che considerano a torto estraneo. Ma se pensiamo che Dio è autore tanto della Fede quanto «di tutte le cose visibili e invisibili», come recitiamo nel Credo, non si comprende questa loro paura, che presuppone una contrapposizione che ontologicamente non ha senso.
È significativo che tanta pavidità si applichi nel difendere la vita, mentre scompaia totalmente quand’è ora di propagandare le più astruse e antiscientifiche teorie sul cambiamento climatico: in quel caso, stranamente, la Gerarchia fornisce le basi dottrinali all’ecologismo neomalthusiano e al petulante e infantile piagnisteo ambientalista dell’ormai diciannovenne Greta Thunberg dinanzi alla quale «tremano i potenti» che la foraggiano; e Bergoglio giunge a parlare di «grido della Madre Terra», rendendo culto all’idolo della Pachamama.
Con Ratzinger ancora sul Soglio, secondo Lei avremmo visto le cose che abbiamo passato in questo biennio pandemico?
Benedetto XVI non si sarebbe reso complice di questo crimine contro Dio, contro la Chiesa e contro l’umanità.
Benedetto XVI non si sarebbe reso complice di questo crimine contro Dio, contro la Chiesa e contro l’umanità
Penso che non si sarebbe prestato a fungere da figurante nella grottesca farsa della pandemia; di certo non avremmo avuto in lui, come invece è accaduto con Bergoglio, un sostenitore della narrazione pandemica e un piazzista di vaccini.
I movimenti pro-life più o meno legati a Diocesi e Conferenze Episcopali hanno da sempre ignorato temi come l’uso di feti ed embrioni nella scienza, nella farmaceutica e nella cosmetica – per non parlare della riproduzione artificiale, eterologa o meno, che può uccidere decine di embrioni per bambino ottenuto con la provetta, al punto che sono più gli esseri umani trucidati per la FIVET che non quelli uccisi dalla Legge 194. Com’è stato possibile questo silenzio?
I Pastori hanno accettato passivamente, dagli anni Sessanta, l’inferiorità morale della Religione rivelata dinanzi alla modernità, al progresso, allo scientismo, alle istanze del mondo secolarizzato e anticristiano. Come avvenuto in politica, dove una Destra già intrisa di principi liberali e risorgimentali si è lasciata imporre l’eredità morale del Fascismo e del Nazismo, senza che altrettanto avvenisse a Sinistra con il Comunismo.
Ma questo senso di inferiorità – che da sempre i nemici di Cristo hanno cercato di infondere nei Cattolici dipingendoli come retrogradi e antimoderni – è stato accettato dai Vescovi e di conseguenza dal Clero e dai laici non solo perché essi non si erano tenuti aggiornati sugli sviluppi della ricerca medica, ma perché dal Vaticano II hanno perso la dimensione soprannaturale del loro ruolo e – cosa ancor più grave – la vita interiore e l’assiduità della preghiera che sola alimenta la Fede e il Ministero.
I Pastori hanno accettato passivamente, dagli anni Sessanta, l’inferiorità morale della Religione rivelata dinanzi alla modernità, al progresso, allo scientismo, alle istanze del mondo secolarizzato e anticristiano
Il «dialogo» con il mondo non ha convertito a Cristo chi Gli era lontano, ma ha bensì allontanato da Lui chi Gli era vicino, mandandolo allo sbaraglio in una società secolarizzata, sempre più anticattolica e anticristica. Dialogare col mondo è diventato un voler parlare la sua lingua, accettarne la mentalità, rinnegando la nostra condizione «exsules filii Evae in hac lacrimarum valle».
Abbiamo Vescovi e sacerdoti che non pregano più, specialmente se sono soli davanti al Tabernacolo, e che si considerano manager di un’azienda o funzionari di un ente.
Abbiamo Vescovi che non recitano il Breviario, che non celebrano la Messa quotidiana, che non fanno più né meditazione né esame di coscienza. E col perdere lo spirito di orazione, il necessario raccoglimento interiore, acquisiscono lo spirito del mondo e la dissipazione che necessariamente ne consegue.
Se non si crede che sia il mondo a doversi inginocchiare alla Maestà di Cristo ma la Chiesa a doversi prostrare alle sue massime, come possiamo pretendere che la Gerarchia osi metterselo contro in ciò che massimamente costituisce la sua essenza satanica, ossia il sacrificio e la corruzione dell’innocente?
Parlare a costoro dei feti usati per la cosmetica o per i cosiddetti vaccini non li scandalizza, perché si considerano dei tollerati, e lo scopo della loro vita non è convertire le anime a Cristo, ma rendersi quanto più possibile mimetizzati e soprattutto «al passo con i tempi». Il che si traduce in un goffo rincorrere il mondo, in un volerlo assecondare, nell’adularne lo spirito, nel tacerne le deviazioni e le colpe: il contrario di ciò che deve fare chi è costituito da Nostro Signore come pastore e guida, non come stolto inseguitore.
E se si segue il mondo, se ci si considera inadeguati alle sue istanze e alle sue rivendicazioni; se non si crede che sia il mondo a doversi inginocchiare alla Maestà di Cristo ma la Chiesa a doversi prostrare alle sue massime, come possiamo pretendere che la Gerarchia osi metterselo contro in ciò che massimamente costituisce la sua essenza satanica, ossia il sacrificio e la corruzione dell’innocente?
I movimenti pro-life ufficiali hanno ignorato temi ancora più stringenti, come la predazione degli organi a cuor battente, che avviene magari in questo stesso momento negli ospedali italiani. Possiamo dire quindi che le battaglie sull’aborto fossero in ultima analisi per lo più armi di distrazione di massa per i Cattolici, mentre una Necrocultura ben più diffusa (di cui l’aborto è solo una frazione) veniva installata nel sistema?
La legittimazione dell’aborto era un passo obbligato, dopo il divorzio, per la distruzione della società cristiana: l’odio verso la famiglia da parte della Massoneria fa tutt’uno con il suo odio verso Dio e verso la Chiesa. Una volta che si è toccato il principio sacro dell’inviolabilità della vita, nulla impedisce di usare i feti abortiti o le persone uccise con l’eutanasia per la predazione degli organi, per la vendita all’industria farmaceutica, per la produzione di vaccini o di cosmetici, per concimare i campi.
Ma se i medici cattolici hanno denunciato questi orrori, dobbiamo riconoscere che la Gerarchia ha dimostrato ancora una volta la propria codardia dinanzi a questioni che nella mentalità secolarizzata vengono considerate marginali e trascurabili, o che sono liquidate sbrigativamente come teorie del complotto.
Se non si fosse legalizzato l’aborto, l’uso dei feti abortivi non sarebbe stato possibile, e si sarebbe potuto porre un freno anche alla predazione degli organi per l’industria dei trapianti o per la ricerca. Ma chi lasciò libertà di coscienza ai Cattolici impegnati in politica, se non l’ideologia del Vaticano II e il dialogo con il mondo tanto voluto da Paolo VI?
La legittimazione dell’aborto era un passo obbligato, dopo il divorzio, per la distruzione della società cristiana (…) Una volta che si è toccato il principio sacro dell’inviolabilità della vita, nulla impedisce di usare i feti abortiti o le persone uccise con l’eutanasia per la predazione degli organi, per la vendita all’industria farmaceutica, per la produzione di vaccini o di cosmetici, per concimare i campi
Chi non si oppone alla mostruosità infernale di queste aberrazioni dimostra non solo di non avere Fede, ma di essere privo di Carità: perché la Carità è la virtù che ci porta ad amare Dio per come Egli è, e il prossimo per amor Suo.
Se non si ama Dio, se non Lo si ama nella Sua divina essenza e nelle Sue perfezioni, se si crede stoltamente di poterne tacere la Parola per non offendere chi è lontano da Lui, anche l’amore del prossimo viene meno, e con esso il rispetto della vita naturale e ancor prima di quella soprannaturale.
E l’eutanasia? Com’è possibile che in Italia si stia per votare una legge che renderebbe lecito l’omicidio del consenziente (qualcosa che nemmeno più ha a che fare con la «dolce morte») senza che vi sia un’opposizione cattolica articolata?
È sempre lo stesso problema: chi serve il mondo non può servire allo stesso tempo Dio, e chi vuole piacere a Dio non può piacere al mondo.
Se non si fosse legalizzato l’aborto, l’uso dei feti abortivi non sarebbe stato possibile, e si sarebbe potuto porre un freno anche alla predazione degli organi per l’industria dei trapianti o per la ricerca
Il silenzio colpevole della Gerarchia dinanzi alla legalizzazione del suicidio prova la sua totale inadeguatezza al ruolo che ricopre, la complicità stolida di chi tace perché sotto ricatto, la vigliacca cortigianeria di chi spera di ottenere qualche vantaggio dal tradimento.
In tutto questo gigantesco disegno di morte, c’entra qualcosa la guerra indetta da Bergoglio contro le Messe in rito antico?
La guerra di Bergoglio alla Messa cattolica è la necessaria conseguenza di un’azione coerente con l’intera impostazione del suo «pontificato».
La Messa di San Pio V esprime la Fede della Chiesa di Cristo, senza equivoci, senza ammiccamenti, senza censure. È il canto della Sposa innamorata dello Sposo divino, che non conosce menzogna né compromesso.
La liturgia riformata esprime invece un’altra fede, è voce di un’altra religione, di un’altra ecclesiologia, di un qualcosa di umano che vuole essere sacro e profano ad un tempo, come una donna traviata che vuole tenersi stretto lo sposo ma occhieggia complice all’amante. Per questo un’anima genuinamente cattolica non può non riconoscere la netta superiorità della liturgia tridentina rispetto alla sua versione equivoca conciliare.
In chi davvero conosce il valore infinito del Santo Sacrificio della Messa e la sua «pericolosità» per il piano infernale che va compiendosi, è innegabile che vi sia il terrore di vederla nuovamente diffondersi tra i fedeli, perché il bene spirituale che essa porta alla Chiesa è un potente esorcismo contro i suoi nemici. Satana odia la Messa tradizionale
Ma aldilà di questo, in chi davvero conosce il valore infinito del Santo Sacrificio della Messa e la sua «pericolosità» per il piano infernale che va compiendosi, è innegabile che vi sia il terrore di vederla nuovamente diffondersi tra i fedeli, perché il bene spirituale che essa porta alla Chiesa è un potente esorcismo contro i suoi nemici. Satana odia la Messa tradizionale, così come odia la Confessione del peccatore, la Comunione ricevuta con le dovute disposizioni, la preghiera del Rosario, l’acqua benedetta, il suono delle campane, i Sacramentali in genere. Non è un caso se la pandemia ha tolto le acquasantiere dalle chiese, ha decimato la frequenza ai Sacramenti, ha lasciato morire senza l’assistenza di un sacerdote tante anime.
Siamo sempre allo stesso punto: solo chi non crede può consentire che in un momento di crisi si privino i fedeli degli aiuti spirituali indispensabili per affrontarlo; solo chi è dalla parte del Nemico può deliberatamente impedirli; e chi sta con il Signore sa bene quanto in un mondo governato da Satana sia necessario far irrompere la potenza di Dio, la Grazia veicolata dalla Messa e dai Sacramenti, l’intercessione della Vergine Santissima e di tutti i Santi.
Evidentemente, quando si preferisce parlare del «rispetto della casa comune» e dei cambiamenti climatici anziché gridare dai tetti che l’unica salvezza viene da Nostro Signore Gesù Cristo, si è già fatta una scelta di campo.
Il 5 Novembre, su The Post Internazionale, è stato pubblicato un dossier dal titolo I No-Vax di Dio, di Giulia Cerino e Laura Maragnani, nel quale viene data una versione faziosa e partigiana del movimento tradizionalista cattolico e dei Prelati che lo sostengono: inutile dire che Vostra Eccellenza è presa particolarmente di mira. Come giudica questo crescente attacco a chi esprime dissenso rispetto alla narrazione pandemica e vaccinale?
Ciò che emerge da certi articoli e programmi televisivi è la faziosità sfrontata, l’odio ideologico dei cortigiani della stampa nei riguardi degli hostes publici del sistema.
L’iniziale ridicolizzazione dell’avversario, la sua patologizzazione e la sua criminalizzazione sono parte della sperimentata tecnica di ogni dittatura, in particolare quella comunista, che di solito si conclude con l’eliminazione sociale e politica. A parte le falsità che toccano me personalmente, mi spiace veder attaccati il Card. Burke, mons. Schneider e mons. Williamson, buoni sacerdoti costretti alle catacombe a causa dell’ignavia o della pavidità dei loro pastori, intellettuali e gruppi di fedeli. Gli unici «buoni» che meritano l’apprezzamento di TPI sono «papa Francesco» e un «Professore»: mi pare che questo fatto incontestabile fughi ogni dubbio sull’organicità di entrambi al sistema.
Considerare un crimine la legittima decisione di non sottoporsi all’inoculazione del siero genico sperimentale rappresenta una grave violazione da parte di chi non accetta alcun confronto e tanto meno dissenso
Ma queste basse aggressioni, queste accuse false e senza contraddittorio, non sono mai mancate a chi compie il bene, perché la persecuzione fa parte della nostra quotidianità di Cattolici in un mondo empio e anticristiano. L’operazione di delegittimazione perseguita dal deep state contro chi esprime dissenso al sistema trova perfetta corrispondenza con la delegittimazione che la deep church muove contro i Cattolici refrattari.
Sconcerta che molti accettino processi sommari per qualcosa che costituisce un diritto inalienabile. Considerare un crimine la legittima decisione di non sottoporsi all’inoculazione del siero genico sperimentale rappresenta una grave violazione da parte di chi non accetta alcun confronto e tanto meno dissenso, perché sa benissimo che gli argomenti scientifici, giuridici e di banale buonsenso mostrano tutta l’incoerenza e l’illogicità delle sue posizioni. Quindi, nell’impossibilità di argomentare, occorre appellarsi alla «fede nella scienza», alla superstizione, screditando i premi Nobel e i veri scienziati.
Grazie, Eccellenza, per aver risposto alle nostre domande. Il gruppo Renovatio 21 e i nostri lettori pregano per Lei.
Roberto Dal Bosco
NOTE
1) «Art. 7. A meta ultima de’ suoi lavori si prefigge di raccogliere tutti gli uomini liberi in una gran famiglia, la quale possa e debba a poco a poco succedere a tutte le sette, fondate su la fede cieca e l’autorità teocratica, a tutti i culti superstiziosi, intolleranti e nemici fra loro, per costruire la vera e sola chiesa dell’Umanità». Cfr. La Civiltà Cattolica, Anno XXXV, vol VII, 1884, pag. 42.
Spirito
I vescovi africani perorano la loro causa davanti al Fondo Monetario Internazionale

I vescovi dell’Africa hanno approfittato dello svolgimento dell’ultima Assemblea annuale del Fondo monetario internazionale (FMI) e della Banca mondiale per lanciare l’allarme sullo stato del debito dei loro paesi e chiedere un cambio di prospettiva dei paesi più ricchi sul continente africano.
Le riunioni annuali dei consigli dei governatori del gruppo della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale (FMI) sono un’opportunità per riunire stakeholder provenienti da contesti diversi: leader del settore pubblico (banche centrali, ministeri delle finanze e dello sviluppo, parlamentari) e privati settore (rappresentanti delle organizzazioni della società civile, esperti del mondo accademico), intorno alle principali questioni economiche globali.
L’ultima edizione di questi incontri si è svolta quest’anno a Marrakech (Marocco) dal 9 al 15 ottobre 2023. Un incontro altamente simbolico poiché è stato il primo ad essere organizzato nel continente africano dopo 50 anni. In pratica significava dire che era necessario per gli organizzatori ricordare che l’Africa è al centro delle preoccupazioni.
Una contrapposizione di punti di vista
La Chiesa africana ha colto l’occasione per riorientare i dibattiti e provare a sfatare i luoghi comuni di un Occidente che vede, nella difficile transizione demografica e nel mancato controllo delle nascite, una delle principali cause di povertà e destabilizzazione del continente.
Se circa 600 milioni di africani si trovano al di sotto della soglia di povertà e 280 milioni soffrono la fame, è soprattutto a causa “del muro del debito accumulato che impedisce a molte nazioni africane di mettere in atto i mezzi per proteggere i più vulnerabili e rispondere alle crisi”, scrive il Simposio delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar (SECAM).
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E i prelati si rifanno a Papa Giovanni Paolo II che, nel 1999, stabilì il legame tra debito e povertà, «un messaggio che è ancora attuale nel 2023», insistono.
Riflessioni condivise dalla ONG cattolica Jubilee USA Network, che sostiene la riduzione del debito dei Paesi in via di sviluppo: «I leader della Chiesa devono essere presi sul serio perché sono in prima linea nell’affrontare le crisi del debito, del clima e del cibo», ha indicato uno dei suoi dirigenti, Aldo Caliari.
Un modo per risolvere la crisi migratoria?
Dal lato del G24, finora hanno fatto orecchie da mercante a qualsiasi richiesta di cancellazione del debito dei paesi vulnerabili, mentre il FMI teme un rallentamento della crescita nei paesi della regione sub-sahariana nel 2023.
Ma le critiche restano soprattutto sulla questione del debito, che ha fatto pochi passi avanti: così, la richiesta rivolta dai Paesi in via di sviluppo al G24 di cancellare il debito degli Stati più vulnerabili è rimasta lettera morta.
Ma, secondo voci autorevoli, sarebbe forse un modo per risolvere in buona parte la questione migratoria: una maggiore stabilità economica aiuterebbe a stabilizzare le popolazioni. Ma come quasi sempre, le questioni politiche interferiscono con questo schema, rendendolo molto più difficile da risolvere.
Come premio di consolazione, il continente africano dovrebbe ottenere un terzo seggio nel comitato esecutivo del Fondo monetario internazionale. Un magro risultato per i vescovi che chiedono, finora invano, di «rafforzare i valori dello sviluppo umano» e di prevenire «future spirali di debito».
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Papa Francesco sta per togliere «appartamento e stipendio» al cardinale Burke?

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Spirito
L’autorità, la vera posta in gioco del Sinodo parte – 2ª

Secondo il pensiero modernista del Vaticano II, l’autorità viene dal basso e non più dall’alto: questa gravissima inversione della dottrina tradizionale spiega le attuali oscillazioni pontificie tra autoritarismo nei confronti della tradizione e capitolazione di fronte alle istanze libertarie.
1. «Insegnava loro come avente autorità e non come gli scribi» (Mc 1,22). L’autorità viene da Dio: l’autorità in quanto tale, e quindi ogni autorità. San Paolo lo dice (Rm 13,1) ma la retta ragione lo constata già al suo livello.
Ogni autorità, quindi, «scende dall’alto», perché è l’espressione particolarizzata del governo di Dio, che si avvale di intermediari umani per condurre le sue creature alla felicità eterna del cielo, e per condurle nel modo consono alla loro natura di esseri umani, cioè con piena intelligenza e libertà.
È così che il mondo, venuto da Dio, che lo crea e lo preserva, ritorna a Dio, che lo attrae e lo chiama. È infatti Dio, Fine Ultimo e Supremo, che tutte le creature cercano, ciascuna secondo le modalità proprie della sua natura. Gli uomini vi aspirano attraverso l’intelligenza e la libertà.
E se più uomini si sforzano di camminare insieme verso questo stesso fine, hanno bisogno che la loro intelligenza e le loro libertà siano aiutate da un’autorità, il cui ruolo è quello di unificare e ordinare i loro sforzi, con piena cognizione di causa.
L’autorità è dunque l’assistenza e l’aiuto, dato da Dio agli uomini, di un’intelligenza sufficientemente elevata per discernere, al di là dei beni particolari di ciascuno, il vero bene comune a tutti. Ed è anche l’aiuto e l’assistenza di un’intelligenza dotata di tutto il potere per prendere le decisioni necessarie all’acquisizione e alla conservazione di questo bene comune.
2. L’autorità può quindi essere concepita solo in relazione ad un bene comune e ad un fine, perché l’autorità si definisce come l’aiuto e l’assistenza di cui la libertà umana ha bisogno per ottenere questo bene e raggiungere questo fine, secondo la sua modalità, che è quella di un agire comune.
Nella Chiesa l’autorità dei vescovi e quella del Papa non hanno altro significato che in rapporto alla salvezza eterna, la cui prima condizione è la conservazione e la trasmissione del deposito della fede, poiché la fede è principio della salvezza.
3. A questa idea cattolica di autorità, e a questa dottrina romana del potere «che viene dall’alto» (Gv 19,11), vediamo che il modernismo del Vaticano II oppone, sempre più chiaramente nelle sue conseguenze, la dottrina rousseauiana e immanentista, cioè in definitiva marxista, del potere «che viene dal basso».
Questa è la posta in gioco del pontificato di Francesco, soprattutto con l’ultimo Sinodo. E questo è molto grave. Consideriamo infatti che l’autorità del Papa, nella Santa Chiesa, non è minata dalla sola ragione per la quale, ormai da più di mezzo secolo, i detentori di tale autorità sono imbevuti di dottrine eterodosse. L’autorità non è indebolita solo nella sua materia.
È minata in sé, nella sua definizione profonda. L’ideale cattolico e romano, voluto da Dio per la sua Chiesa, viene virtualmente ma assolutamente distrutto dall’inversione dell’autorità, cioè da una nuova definizione che ne capovolge completamente la natura stessa. Finora, di grado in grado, l’autorità è scesa al Popolo di Dio, attraverso il Papa, Vicario di Cristo, poi attraverso i vescovi.
Ora essa risale (o meglio: emerge) di grado in grado, dal Popolo di Dio, consacrato Re, Sacerdote e Profeta, ai vescovi e al Papa. E se poi scende dal Papa e dai vescovi al Popolo, è proprio nella misura in cui è espressione della Coscienza comune del Popolo. E il Sinodo è una delle manifestazioni privilegiate di questa inversione.
4. È questa l’idea espressa chiaramente da Papa Francesco nel suo discorso del 17 ottobre 2015, in occasione del XIV Sinodo: «Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto», ha affermato, «un ascolto reciproco in cui tutti hanno qualcosa da imparare. Il popolo fedele, il Collegio episcopale, il Vescovo di Roma, ciascuno in ascolto dell’altro; e tutti in ascolto dello Spirito Santo, lo “Spirito di verità” (Gv 14,17), per sapere cosa dice alle Chiese (Ap 2,7)».
E di recente, poco prima dell’apertura del XVI Sinodo, in un discorso pronunciato durante l’udienza del 23 agosto 2023, il Papa è tornato ancora su questo concetto: «Cerchiamo di imparare un nuovo modo di vivere le relazioni, ascoltando gli uni gli altri, per ascoltare e seguire la voce dello Spirito».
5. In una tale concezione, l’autorità non è più definita in base ad un bene comune e ad un fine. E nella Chiesa l’autorità del Papa non è più concepita in termini di deposito della fede e di salvezza eterna delle anime. Ecco perché mons. Strickland ha potuto accusare papa Francesco di «minare il deposito della fede».
Certo, perché nella nuova «Chiesa dell’ascolto» l’autorità non deve più conformarsi innanzitutto alle esigenze di un fine oggettivo; deve piuttosto adattarsi innanzitutto alla mentalità dei suoi soggetti. È Charles Journet a ripeterlo, quando spiega come il protestantesimo, già prima del modernismo, abbia compiuto il sovvertimento radicale dell’autorità. (1)
La prima preoccupazione dell’autorità non è più imporre uno scopo, ma consultare la moltitudine; non si tratta più di rivendicare il diritto, ma di constatare il fatto; non si tratta più di sottomettere il Numero alla Fine, ma di sottomettere la Fine al Numero. Le devastazioni di questo principio, aggiunge, saranno praticamente attenuate perché c’è della ragione naturale o luce soprannaturale nei protestanti.
Ma il protestantesimo deve essere giudicato in base al suo principio e alla sua radice. E questo principio è contraddittorio. Lo stesso vale nel modernismo del Vaticano II e di Francesco. La formula «L’autorità viene dal basso», che traduce molto accuratamente questa idea di Chiesa dell’ascolto, è infatti una contraddizione e dovremo quindi scegliere tra i questi termini:
O mantenere l’autorità, continuando ad agire come se venisse dall’alto, e questa è oppressione. Oppure ricevere ciò che viene dal basso, comportandosi come se l’autorità fosse effettivamente distrutta e ciò significherebbe l’abdicazione. Proprio come il protestantesimo, il modernismo, nella sua concezione distorta dell’autorità, oscilla tra questi due poli.
6. È così che vediamo Papa Francesco da un lato destituire, con una severità inaudita, mons. Strickland, vescovo che tuttavia intendeva rimanere fedele agli impegni assunti durante la sua consacrazione, e dall’altro capitolare sempre più davanti alle istanze libertarie della porzione d’avanguardia del Popolo di Dio.
Il cardinale Gerhard Ludwig Müller, già prefetto della Congregazione per la dottrina della fede sotto Benedetto XVI, è intervenuto dicendo di considerare la destituzione di mons. Strickland come «una revoca arbitraria» che finirebbe per «minare l’autorità del Papa».
In realtà, questa destituzione è solo la conseguenza di un’autorità papale già fuorviata, un’autorità che ora si considera proveniente dal basso e non più dall’alto.
Don Jean-Michel Gleize
Don Jean-Michel Gleize è professore di Apologetica, Ecclesiologia e Dogma al Seminario San Pio X di Econe. È il principale collaboratore del Courrier de Rome. Ha partecipato alle discussioni dottrinali tra Roma e la FSSPX tra il 2009 e il 2011.
NOTE
1) Charles Journet, Lo spirito del protestantesimo in Svizzera, Parigi, 1925.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
Renovatio 21 ha pubblicato la prima parte dell’articolo una settimana fa.
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