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Epidemie

Nuovo lockdown questo autunno?

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Nel mondo anglofono sta diffondendosi una voce: l’amministrazione Biden starebbe ricaricando le regole pandemiche del protocollo COVID 2020-2021: mascherine, distanziamento sociale, lockdown.

 

La nuova ondata di sottomissione pandemica sarebbe motivata dalle nuove varianti COVID che stanno sbucando con insistenza nel mondo anglofono. Forse non avete sentito: secondo gli inglesi, sarebbe arrivata la variante Eris, o EG.5, che sarebbe comparsa anche in Canada. Ma ci sarebbe anche l’israeliana BA.2.86, che avrebbe fatto capolino anche in terra danese.

 

Insomma, la giustificazione, per il ritorno della clausura, la si troverebbe.

 

Quindi l’idea del nuovo lockdown ha preso consistenza su Twitter, dove ha cominciato ad essere di tendenza l’espressione «DO NOT COMPLY», cioè «non obbedire».

 

A originare la voce è Infowars, la testata del noto Alex Jones, considerato la più grande voce del cospirazionismo americano, ma al contempo osservatore che in questi lustri ha avuto ragione troppe volte: quello che diceva sarebbe accaduto, e che sembrava follia, poi si è puntualmente avverato – da Epstein alle rane divenute ermafrodite causa atrazina, era stato sempre corretto e preciso nelle sue tesi.

 

Jones in questi giorni avrebbe ricevuto le confidenze di alcuni informatori della TSA (l’ente che controlla i passeggeri negli aeroporti) e pure della Border Patrol (la polizia di frontiera statunitense). Le gole profonde avrebbero detto a Jones che l’amministrazione Biden sta lentamente introducendo nuove linee guida sulle mascherine, regole di distanziamento sociale e misure di blocco a partire dai lavoratori federali.

 

«Martedì ci hanno chiamato e ci hanno detto che per metà settembre le nuove politiche saranno scritte… è fatta, sta accadendo, non è ipotetico» ha detto Jones durante la sua trasmissione video bannata in ogni dove. «Dovrete tutti indossare ancora una volta le mascherine, e così dovranno anche gli impiegati degli aeroporti».

 

«Poi, da metà ottobre faranno in modo che chiunque voli debba indossare la mascherina». Jones dice che gli informatori gli hanno riferito di meeting sulla questione, nei quali il personale aeroportuale avrebbe domandato quindi ai dirigenti perché questo dovrebbe mai succedere ancora, ottenendo come risposta «perché ci sono le varianti in Canada, l’OMS… ci hanno detto che questo accadrà».

 

Gli informatori dichiarano quindi che sarebbe stato detto loro che ci si aspetta «che per dicembre l’intero protocollo COVID 2020-2021 sia re-implementato».

 

Jones ritiene di aver ricevuto conferme da contatti separati, due agenti federali che sono sue fonti.

 

Poco dopo l’allarme lanciato da Jones, vari servizi dei media mainstream hanno cominciato a parlare di un «ritorno delle mascherine».

 

Questa ad esempio è il network americano NBC:

 

 

 

Idem il caso della concorrente CBS, che spiega che stanno arrivando nuovi booster, e bisogna iniettarseli.

 

 

Il WWLP-22, un canale affiliato a NBC, dichiara al suo pubblico che la nuova sottovariante COVID Omicron «EG.5» rappresenta un rischio per la salute e si sta diffondendo rapidamente in tutta l’America.

 

 

Il COVID sta tornando. Università come Rutgers hanno ripreso i rigorosi requisiti di vaccino per gli studenti che si iscrivono per il semestre autunnale. L’Atlanta Journal-Constitution, un giornale della Georgia, ha riferito lunedì che il Morris Brown College, un ateneo privato di arti liberali frequentato da neri, ha ripristinato le misure come parte di una “misura precauzionale”.

 

Ricordiamo che alla fine del 2020, come emerso dagli scoop sulla politica pandemica britannica, l’ex segretario alla Sanità di Londra Matt Hancock discuteva di «dispiegare una nuova variante» per «spaventare a morte tutti con il nuovo ceppo».

 

E tutto questo nonostante numerosi studi abbiano riscontrato che i lockdown, le mascherine e le misure di distanziamento sociale si sono rivelati inefficaci ed economicamente e socialmente dannosi.

 

Tutto questo quando vi sono studi sempre più preoccupanti che parlano non solo dell’inefficacia, ma dei pericoli delle iniezioni geniche sperimentali mRNA.

 

Negli USA dicono che l’establishment ha deciso una nuova campagna di paura della pandemia «per reintrodurre il voto universale per corrispondenza che ha installato con successo Joe Biden alla Casa Bianca nel 2020», scrive Infowars.

 

Qui dall’Europa, dove il lockdown si abbatterebbe di certo, possiamo avere una prospettiva ancora più cupa: immaginiamo un lockdown in tempore belli, con la guerra che infuria a pochi chilometri e le persone costrette in casa a suon di repressione, denunce, manganellate o perfino peggio, impossibilitate ad organizzare una qualsiasi forma di protesta di fronte all’entrata in guerra del Paese.

 

Rammentiamo le folle oceaniche no-green pass; abbiamo idee che le manifestazioni di massa pacifiste, o filorusse, sarebbero ancora più immense.

 

Con il lockdown, come abbiamo imparato, nessun dissenso è possibile, grazie al monopolio cognitivo di tutti i media e pure di internet esercitato dallo Stato e dal Superstato. La popolazione in gabbia, mentre la guerra infuria con uno scontro diretto NATO-Mosca che può incenerirci tutti, mentre guardiamo Netflix o scopriamo le meraviglie della panificazione domestica.

 

È uno scenario osceno, grottesco. Ricordiamo al lettore che stiamo solo ipotizzando.

 

Così come possiamo ipotizzare che il lockdown COVID della Terza Guerra magari non avrà come oggetto solo la Federazione Russa, ma anche la Repubblica Popolare Cinese. Osservate che la porta della colpevolezza cinese, con la teoria della fuga dal laboratorio di Wuhano, è in qualche modo stata lasciata aperta anche dall’amministrazione Biden, che l’aveva censurata inizialmente con brutalità assoluta (Renovatio 21 ne sa qualcosa: fu sospesa e poi disintegrata da Facebook quando sosteneva, tra le altre cose, che il virus veniva dagli esperimenti di cui, nonostante le smentite sempre più ridicole, tutti oramai sapevano).

 

Che il clan Biden abbia speciosi legami con la Cina, e financo con il cerchio magico di Xi, è qualcosa che non diciamo solo noi, ma perfino lo sfidante diretto alle presidenziale, Donald J. .Trump.

 

Biden pupazzo di Pechino, si dice… tuttavia ciò non esclude che proprio per questo, proprio per la quantità assurda di materiale compromettente su Biden e famiglia a disposizione di Pechino, il vegliardo del Delaware non cerchi uno scontro di qualche intensità – così che ogni cosa esca  sul suo conto possa essere abbuonata come propaganda nemica.

 

Magari una guerra di piccola durata, magari fatta per mollare Taiwan con una bella resistenza simbolica a stelle e strisce: tuttavia una guerra vera e propria, una guerra presidenziale e «reputazionale», come lo fu il bombardamento della Serbia da parte di Bill Clinton all’altezza dello scandalo Lewinsky.

 

In quel caso, una recrudescenza del COVID farebbe proprio al caso di Washington, che potrebbe finalmente rompere gli argini e accusare i cinesi di essere dietro alla nuova variante, oltre che a quella vecchia, chiedere i danni, etc. Ecco che la via del laboratorio impazzito aiuta il lancio di portaerei e missili vari.

 

Una popolazione intontita di nuovo dal lockdown, magari anche a fronte di un virus casualmente più feroce, aiuterebbe lo svolgersi di una guerra altrimenti ingiustificabile, specie dopo che la popolazione americana, memore di Iraq ed Afghanistan e persino del Vietnam, è divenuta sempre più scettica sugli interventi militari esteri promossi dai neocon, e «isolazionista», trumpiana…

 

Tutti rinchiusi, impauriti, perché c’è di nuovo la morte in strada, quindi… obbedite. Stop.

 

Sono solo teorie. Epperò qualcosa là sotto si sta muovendo, in un moto la cui direzione è farci tornare nello stato di sottomissione pandemica, tanto caro al potere.

 

Ora, il combinato disposto della guerra e del lockdown sappiamo che potrebbe produrre mostri ancora più spaventosi di quelli visti nel biennio coronavirale. Il totalitarismo bioelettronico del green pass potrebbe, con quello che tireranno fuori, divenire un caro ricordo di un’era di moderazione.

 

Abbiamo detto, oramai un anno fa, che ruolo potrebbe avere il nuovo esecutivo di Roma: divenire il governo della repressione. Nessun dato ci fa pensare, di fatto, che il governo Meloni possa opporsi al nuovo imperativo di chiudere tutto.

 

Tenendo sempre a mente che il lockdown sarebbe un toccasana per il disastro inflattivo e la catastrofe energetica: è di ieri la notizia che in questo agosto torrido l’Italia, con le sue industrie manifatturiere energivore, ha consumato meno che durante le settimane del lockdown 2020, quando eravamo tutti a casa. Nel collasso energetico, l’Italia si salva dai blackout solo perché deindustrializzata.

 

Il grande cambio di paradigma in corso forse ha bisogna di un’altra bottarella: i padroni del mondo possono aver pensato così. Forse che si siano resi conto che, alla fine, la storiella del Clima da controllare non attacca? Forse che hanno pensato che strategia che vince non si cambia?

 

L’effetto non cambia: nuova clausura per la Nazione, il continente, l’umanità.

 

A questo punto sappiamo cosa significherà: l’estinzione definitiva della piccola impresa e della classe media, la polarizzazione psicotica della società, la fine di ogni concetto di stato di diritto. La sottomissione del consorzio umano realizzata senza più possibilità di riscossa.

 

Non sappiamo nemmeno cosa dirvi di fare. Ma ci viene, automatico, dal profondo, avendo imparato qualcosa da questi anni, di dire: per prima cosa, proteggiamo i nostri piccoli.

 

 

 

 

Epidemie

Il CDC: gli ucraini portano infezioni antibiotico-resistenti in Europa occidentale

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Secondo un recente documento dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), i soldati ucraini feriti e i civili in fuga stanno trasportando nuovi ceppi di batteri resistenti agli antibiotici nell’Europa occidentale. Anche prima dello scoppio del conflitto, gli scienziati avevano avvertito dell’incapacità dell’Ucraina di monitorare e limitare la diffusione di queste infezioni.

 

Il rapporto del CDC, pubblicato il mese scorso, rilevava che sei diverse infezioni resistenti agli antibiotici erano state trovate nel corpo di un soldato ucraino ferito in un ospedale militare in Germania. Il soldato ha riportato gravi ustioni nell’incendio di un veicolo ed è stato trasportato negli ospedali di Dnipropetrovsk e Kiev prima della sua evacuazione in Germania.

 

Ricercatori tedeschi hanno scoperto che alcune di queste infezioni erano state riscontrate nelle ferite degli ucraini che combattevano nelle regioni del Donbass dal 2014 e probabilmente si erano sviluppate negli ospedali ucraini.

 

«Di conseguenza, le reti sanitarie in Europa ora considerano il ricovero ospedaliero in Ucraina un fattore di rischio critico» per i cosiddetti organismi multiresistenti, avverte il documento.

 

Queste infezioni, che circolano in Ucraina da quasi un decennio, vengono trasportate anche nell’Europa occidentale da rifugiati civili, ha riferito lunedì il Financial Times, citando numerosi articoli scientifici.

 

Monitorare e affrontare le infezioni resistenti ai farmaci rappresenta una sfida anche per i sistemi sanitari più sviluppati, con il Financial Times che osserva che un «prestigioso ospedale di New York» prescrive antibiotici senza effettuare test sufficienti e non smaltisce le pillole inutilizzate – entrambi i fattori nella diffusione di questi organismi.

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Non tutti i governi hanno piani adeguati per rispondere alle epidemie di infezioni resistenti ai farmaci. Una recente analisi di 114 paesi ha valutato questi piani su una scala da 0 a 100, assegnando all’Ucraina un punteggio di 29, rispetto a 45 e 54 rispettivamente per le vicine Polonia e Russia.

 

L’analisi è stata condotta nel 2021 e il successivo conflitto ha probabilmente abbassato ulteriormente il punteggio dell’Ucraina, scrive RT.

 

Il Financial Times osserva che le diffuse ferite da combattimento, la prescrizione indiscriminata di antibiotici e i danni alle infrastrutture ospedaliere facilitano la diffusione della malattia.

 

Renovatio 21 ci tiene a ricordare, en passant, quando nel marzo 2022, allo scoppiare della guerra, il governo Draghi permise ai quasi 50 mila profughi ucraini allora giunti in Italia di circolare senza super green pass, che era invece inflitto a tutti i cittadini contribuenti italiani.

 

«Per i quasi 50 mila ucraini arrivati non c’è obbligo di super green pass» scriveva il quotidiano La Verità. «Abbiamo visto profughi alloggiati in hotel, che affermavano di non essere vaccinati e di non avere il super green pass».

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Epidemie

La CIA e Wuhan: una storia tutta da scrivere

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La settimana scorsa al Congresso degli Stati Uniti è apparso un rapporto secondo cui il plenipotenziario pandemico dottor Anthony Fauci sarebbe stato introdotto di nascosto nel quartier generale della CIA «senza una registrazione di ingresso» dove avrebbe «partecipato all’analisi per» influenzare «l’indagine sul COVID-19 dell’Agenzia».   Affermazioni simili sono state fatte in passato da Andrew Huff, un ex scienziato di EcoHealth Alliance – la ONG che finanziava gli esperimenti genetici all’Istituto di Virologia di Wuhan – che ha parlato in passato presunti collegamenti della CIA con EcoHealth e con il COVID-19.   EcoHealth aveva ricevuto contratti redditizi per eseguire esperimenti sul COVID dei pipistrelli a Wuhan, in Cina, dopo che l’amministrazione Obama aveva vietato la ricerca sul guadagno di funzione nel 2014. Quattro mesi prima del divieto, l’ente sanitario nazionale americano (NIH) aveva effettivamente spostato questa ricerca su EcoHealth, guidata dal famigerato Peter Daszak.   La ricerca è stata protetta dalla supervisione del governo da parte del NIAID, l’ente di Fauci, il quale incalzato dalle domande del senatore Rand Paul ha negato davanti al Congresso USA di aver finanziato esperimenti di Guadagno di Funzione, tuttavia sembra proprio che gli esperimenti genetici sui coronavirus dei chirotteri fossero esattamente quello.   «Come virologo, personalmente penso che creare chimere di coronavirus di pipistrello legati alla SARS che si ritiene rappresentino un alto rischio per gli esseri umani comporti rischi inaccettabili», ha detto il virologo Jesse Bloom al sito di giornalismo investigativo The Intercept.   Dopo che il SARS-CoV-2 è scoppiato nella stessa città in cui Daszak stava finanziando manipolazioni il coronavirus da pipistrello, la (un tempo) prestigiosissima rivista scientifica The Lancet aveva pubblicato un documento firmato dallo stesso Daszak con oltre due dozzine di scienziati, in cui insisteva che il virus avrebbe potuto provenire solo da un evento di spillover naturale, probabilmente da un mercato di animali vivi e che gli scienziati «stanno uniti per condannare fermamente le teorie del complotto che suggeriscono che il COVID-19 non ha un’origine naturale». Solo più tardi Lancet avrebbe  notato gli evidentissimi conflitti di interessi di Daszak.

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In un thread su Twitter del gennaio 2022, Andrew Huff, che ha lavorato presso EcoHealth dal 2014 al 2016, scrive: «sapevo nel dicembre del 2019 che il COVID era probabilmente una fuga di dati di laboratorio».   Huff afferma che «non è solo che EcoHealth Alliance è un’organizzazione di copertura della CIA, ma i principali responsabili del COVID sono gli Stati Uniti d’America, non la Cina».     Sono accuse di gravità incalcolabile, tuttavia Huff lo aveva anche dichiarato a Fox Business a gennaio: «questa è stata in realtà un’operazione di Intelligence fallita. In realtà stavamo scambiando biotecnologie avanzate con la Cina per accedere e raccogliere informazioni sul loro laboratorio di armi biologiche. Credo. Non posso provarlo, ma un certo numero di agenzie lo sostengono. Ne parlo nel libro, incluso il dottor Peter Daszak che mi dice che aveva lavorato con la CIA».   Huff sulla questione ha infatti pubblicato un libro, The Truth about Wuhan («La verità su Wuhan»)   «Queste discussioni hanno portato a pubblicazioni che indicano che il dottor Peter Daszak, presidente di EcoHealth Alliance, stava lavorando con la CIA e che l’agente biologico comunemente noto come COVID-19 (SARS-CoV-2) era in fase di sviluppo presso EcoHealth Alliance da allora 2012 e altre prove suggeriscono che la SARS-CoV-2 sia iniziata prima del 2012» si legge nel libro di Huff.   «Lo sviluppo della SARS-CoV-2 ha coinvolto diversi eminenti scienziati e istituzioni accademiche statunitensi che hanno ricevuto finanziamenti da numerose agenzie governative federali e organizzazioni private non governative per completare il lavoro di guadagno funzionale su SARS-CoV-2».

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Huff ha anche pubblicato un documento ottenuto da Project Veritas e pubblicato nel gennaio 2022, presumibilmente scritto (e non smentito) dal maggiore Joseph Murphy (USMC), in cui si afferma che il «SARS-CoV-2 è un vaccino ricombinante per pipistrelli creato in America» ​​che è stato «creato da un programma EcoHealth Alliance presso il Wuhan Institute of Virology (WIV)».     Project Veritas scrive di aver «ottenuto un rapporto separato per l’ispettore generale del Dipartimento della Difesa scritto dal maggiore dei Marines degli Stati Uniti, Joseph Murphy, ex membro della DARPA».   «Il rapporto afferma che EcoHealth Alliance si è rivolta alla DARPA nel marzo 2018, cercando finanziamenti per condurre ricerche sul guadagno funzionale dei coronavirus trasmessi dai pipistrelli. La proposta, denominata Project Defuse, è stata respinta dalla DARPA per motivi di sicurezza e per l’idea che viola il guadagno di base della moratoria sulla ricerca funzionale».

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Secondo i documenti, il NIAD, sotto la direzione del dottor Fauci, ha portato avanti la ricerca a Wuhan, in Cina e in diversi siti negli Stati Uniti» continua Project Veritas   Huff ha anche fornito un rapporto al Congresso, sotto giuramento, in cui si afferma che 1. IlSARS-COV2 è stato creato nel laboratorio di Wuhan, in Cina; 2. Anthony Fauci ha finanziato la creazione della SARS-COV2 e ha mentito al Congresso riguardo al finanziamento del lavoro sul guadagno di funzione; 3. La comunità dell’intelligence statunitense era a conoscenza e sembrava essere stata coinvolta nel finanziamento di detto lavoro di Gain-of-Function; 4. Numerosi partner pubblici e privati ​​ben collegati sono stati coinvolti nel lavoro Gain-of-Function che ha portato alla creazione e al rilascio di SARS-COV2; 5. Anthony Fauci e altri si sono coordinati per nascondere il finanziamento del lavoro di guadagno di funzione che ha portato alla SARS-COV2.   EcoHealth ha confutato le affermazioni di Huff, scrivendo nel dicembre 2022 – quasi un anno dopo che Huff era diventato informatore – che le affermazioni sulla ricerca sul guadagno di funzione non sono vere, che la fuga dal laboratorio «non è vera», e che le sue affermazioni sulla «natura della collaborazione tra EcoHealth Alliance e l’Istituto di Virologia di Wuhan» sono analogamente «non vere».   Tuttavia, come nota Zerohedge, Ecohealth non pare confutare nello specifico le affermazioni di Huff sulla collaborazione con o per la CIA.   Come riportato da Renovatio 21, del ruolo della CIA nella gestione pandemica ha accennato in vari discorsi, compreso quello tenuto all’Arco della Pace di Milano, Robert F. Kennedy jr., che ha ricordato alle masse che i servizi americani abbiano fatto almeno 20 esercitazioni pandemiche negli anni 2000, e che la specialità della CIA non è la sanità pubblica, ma l’attuazione di colpi di Stato.   La CIA e Wuhan: una storia di cui piano piano stanno emergendo vari pezzi, e che qualcuno prima o poi potrebbe addirittura riuscire a scrivere in maniera completa.

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Epidemie

L’RNA virale può persistere per 2 anni dopo il COVID-19: studio

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Un nuovo studio potrebbe spiegare perché alcune persone che contraggono il COVID-19 non tornano mai alla normalità e sperimentano invece nuove condizioni mediche come malattie cardiovascolari, disfunzioni della coagulazione, attivazione di virus latenti, diabete mellito o quello che è noto come «Long COVID» dopo l’infezione di  SARS-CoV-2. Lo riporta Epoch Times.

 

In un recente studio preliminare pubblicato su medRxiv, i ricercatori hanno condotto il primo studio di imaging con tomografia a emissione di positroni (PET) sull’attivazione delle cellule T in individui che in precedenza si erano ripresi da COVID-19 e hanno scoperto che l’infezione da SARS-CoV-2 può provocare un’attivazione persistente delle cellule T in una varietà di tessuti corporei per anni dopo i sintomi iniziali.

 

Anche nei casi clinicamente lievi di COVID-19, questo fenomeno potrebbe spiegare i cambiamenti sistemici osservati nel sistema immunitario e in quelli con sintomi COVID di lunga durata.

 

Va segnalato, ad ogni modo, la maggior parte dei partecipanti era stata vaccinata e lo studio non ha indagato il legame tra l’esistenza dell’RNA virale e la vaccinazione.

 

Per effettuare lo studio, i ricercatori hanno condotto scansioni PET di tutto il corpo di 24 partecipanti che erano stati precedentemente infettati da SARS-CoV-2 e guariti dall’infezione acuta in momenti che vanno da 27 a 910 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi di COVID-19.

 

Una scansione PET è un test di imaging che utilizza un farmaco radioattivo chiamato tracciante per valutare la funzione metabolica o biochimica di tessuti e organi e può rivelare un’attività metabolica sia normale che anormale. Il tracciante viene solitamente iniettato nella mano o nella vena del braccio e si raccoglie in aree del corpo con livelli più elevati di attività metabolica o biochimica, che possono rivelare la sede della malattia.

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Utilizzando un nuovo agente radiofarmaceutico che rileva molecole specifiche associate a un tipo di globuli bianchi chiamati linfociti T, i ricercatori hanno scoperto che l’assorbimento del tracciante era significativamente più elevato nei partecipanti alla fase post-acuta di COVID-19 rispetto ai controlli pre-pandemia nel tronco cerebrale, nella colonna vertebrale midollo osseo, tessuto linfoide nasofaringeo e ilare, tessuti cardiopolmonari e parete intestinale.

 

Tra maschi e femmine, i partecipanti maschi tendevano ad avere un assorbimento maggiore nelle tonsille faringee, nella parete rettale e nel tessuto linfoide ilare rispetto ai partecipanti femmine.

 

I ricercatori hanno specificatamente identificato l’RNA cellulare del SARS-CoV-2 nei tessuti intestinali di tutti i partecipanti con sintomi da Long COVID che si erano sottoposti a biopsia in assenza di reinfenzione, con un range da 158 a 676 giorni dopo essersi inizialmente ammalati di COVID.

 

Ciò suggerisce che la persistenza del virus nel tessuto potrebbe essere associata a problemi immunologici a lungo termine.

 

Sebbene l’assorbimento del tracciante in alcuni tessuti sembrasse diminuire con il tempo, i livelli rimanevano comunque elevati rispetto al gruppo di controllo di volontari sani pre-pandemia.

 

«Questi dati estendono in modo significativo le osservazioni precedenti di una risposta immunitaria cellulare duratura e disfunzionale alla SARS-CoV-2 e suggeriscono che l’infezione da SARS-CoV-2 potrebbe portare a un nuovo stato stazionario immunologico negli anni successivi a COVID-19», scrivono i ricercatori.

 

I risultati hanno mostrato un «assorbimento leggermente più elevato» dell’agente nel midollo spinale, nei linfonodi ilari e nella parete del colon/retto nei soggetti con sintomi COVID prolungati.

 

Nei partecipanti con COVID lungo che hanno riportato cinque o più sintomi al momento dell’imaging, i ricercatori hanno osservato livelli più elevati di marcatori infiammatori, «comprese le proteine ​​coinvolte nelle risposte immunitarie, nella segnalazione delle chemochine, nelle risposte infiammatorie e nello sviluppo del sistema nervoso».

 

Rispetto sia ai controlli pre-pandemia che ai partecipanti che avevano avuto il COVID-19 e si erano completamente ripresi, le persone con Long COVID hanno mostrato una maggiore attivazione delle cellule T nel midollo spinale e nella parete intestinale.

I ricercatori attribuiscono i loro risultati all’infezione da SARS-CoV-2, sebbene tutti i partecipanti tranne uno avessero ricevuto almeno una vaccinazione COVID-19 prima dell’imaging PET.

 

Per ridurre al minimo l’impatto della vaccinazione sull’attivazione delle cellule T, l’imaging PET è stato eseguito a più di 60 giorni da qualsiasi dose di vaccino, ad eccezione di un partecipante che ha ricevuto una dose di vaccino di richiamo sei giorni prima dell’imaging. Sono stati esclusi gli altri che avevano fatto un vaccino COVID-19 entro quattro settimane dall’imaging, scrive Epoch Times.

 

I ricercatori hanno affermato che il loro studio presentava diversi altri limiti, tra cui dimensioni ridotte del campione, studi correlati limitati, varianti in evoluzione, lancio rapido e incoerente dei vaccini COVID-19, che hanno richiesto loro di modificare i protocolli di imaging, utilizzando individui pre-pandemici come controlli e l’estrema difficoltà di trovare persone che non fossero mai state infettate dal SARS-CoV-2.

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«In sintesi, i nostri risultati forniscono prove provocatorie dell’attivazione del sistema immunitario a lungo termine in diversi tessuti specifici in seguito all’infezione da SARS-CoV-2, compresi quelli che presentano sintomi COVID lunghi», concludono i ricercatori. «Abbiamo identificato che la persistenza del SARS-CoV-2 è un potenziale motore di questo stato immunitario attivato e mostriamo che l’RNA del SARS-CoV-2 può persistere nel tessuto intestinale per quasi 2 anni dopo l’infezione iniziale».

 

Come riportato da Renovatio 21, già un anno fa la stampa mainstream aveva cominciato ad ammettere che forse «i vaccini potrebbero non prevenire molti sintomi del Long COVID, come ha scritto il Washington Post.

 

Nella primavere 2022 il professor Harald Matthes dell’ospedale di Berlino Charité aveva dichiarato di aver registrato 40 volte più «effetti collaterali gravi» delle vaccinazioni contro il COVID -19 rispetto a quanto riconosciuto da fonti ufficiali tedesche.

 

Matthes aveva delle strutture che sarebbero chiamate a curare i pazienti con complicazioni vaccinali: «Abbiamo già diversi ambulatori speciali per il trattamento delle conseguenze a lungo termine della malattia COVID», spiega il prof. Matthes. «Molti quadri clinici noti da “Long COVID” corrispondono a quelli che si verificano come effetti collaterali della vaccinazione».

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