Epidemie
Messe interrotte, la radice della barbarie
L’eunuco Calligone, ciambellano di Valentiniano II, osò dire ad Ambrogio: «Come, me vivente, tu osi disprezzare Valentiniano? Io ti spaccherò il capo».
«Che Dio te lo permetta! – rispose Ambrogio. «Io soffrirò allora ciò che soffrono i Vescovi e tu avrai fatto ciò che sanno fare gli eunuchi».
Il lettore ricorderà la triste vicenda che ha visto coinvolto don Lino Viola, l’anziano parroco di Gallignano, provincia di Cremona, durante la celebrazione di una Messa di commemorazione per alcuni fedeli defunti a causa del Coronavirus, e alla quale presero parte alcuni parenti, per un totale di 13 persone, parroco incluso, in una chiesa di 350 metri quadrati.
Una barbarie tremenda, a dire il vero, dove lo Stato entra in Chiesa a tutti gli effetti e con una violenza degna della migliore Repubblica Popolare Cinese, a quanto pare molto cara a quella fetta politica che siede fra i banchi di una maggioranza mai votata da nessuno
Erano gli ultimi giorni di aprile quando don Lino, mentre celebrava nella sua parrocchia, si è trovato davanti due agenti delle forze armate in divisa, con mascherina, che hanno più volte interrotto la liturgia, prima invitandolo a sospendere la celebrazione poi cercando in tutti i modi di passargli telefonicamente il sindaco, il quale avrebbe voluto colloquiare con lui, sempre durante l’ufficiatura del rito.
Una storia che ha fatto il giro d’Italia e del mondo. Una barbarie tremenda, a dire il vero, dove lo Stato entra in Chiesa a tutti gli effetti e con una violenza degna della migliore Repubblica Popolare Cinese, a quanto pare molto cara a quella fetta politica che siede fra i banchi di una maggioranza mai votata da nessuno.
Don Lino andò avanti, continuando a celebrare e respingendo i due carabinieri. Questo costò una multa a lui e ai fedeli ivi presenti.
Oltre a far ricorso al Prefetto per non pagare la multa, don Lino ha scritto al vescovo che si era ovviamente schierato dalla parte dello Stato — come il modello della falsa chiesa cinese vuole — spingendo così tanto il suo caso sì da farlo finire al centro di un’ interrogazione parlamentare.
Ma il gesto più bello e necessario che don Lino ha fatto è certamente quello dell’Atto di Riparazione compiuto il 25 aprile scorso, per pregare in riparazione della profanazione della Messa causata dall’intervento degli agenti.
Il gesto più bello e necessario che don Lino ha fatto è certamente quello dell’Atto di Riparazione compiuto il 25 aprile scorso, per pregare in riparazione della profanazione della Messa causata dall’intervento degli agenti
«In questo momento, prima di celebrare sull’Altare il Sacrificio del Tuo Figlio — pregava don Lino — voglio a nome della comunità presente e di quella che vive nelle nostre case riparare l’irruzione immotivata e sacrilega delle forze dell’ordine». Offrendo «l’espiazione della Vergine Tua Madre di Villavetere e dei nostri Santi Patroni San Pietro e Sant’Imerio».
La Riparazione: quella cosa oramai dimenticata ma quantomai necessaria oggi, dove la Vita, il Sacro, il Pudore, tutto viene profanato.
La mancanza del senso del Sacro è uno degli aspetti più gravi che riguardano la nostra attuale società, ed è partendo dalle radici di questa mancanza che si può comprendere il vero significato e la giusta provenienza della barbarie.
«In questo momento, prima di celebrare sull’Altare il Sacrificio del Tuo Figlio — pregava don Lino — voglio a nome della comunità presente e di quella che vive nelle nostre case riparare l’irruzione immotivata e sacrilega delle forze dell’ordine»
Un sacerdote, recentemente, mi raccontava che nel nord Italia due carabinieri sono stati mandati a controllare due sacerdoti che in una chiesetta nemmeno tanto piccola celebravano la Messa in latino, con la presenza di pochissimi fedeli. Uno dei due carabinieri, a quanto pare, ha fatto obiezione di coscienza rifiutandosi di entrare in chiesa durante il servizio ed in particolare per disturbare in qualche modo una celebrazione. Una cosa rarissima, che denota certamente una formazione cristiana, almeno nella sua essenza teorica, fortemente radicata.
La stessa che è mancata ai due giovanotti in uniforme inviati nella parrocchia di don Lino per interrompere il rito in obbedienza allo Stato, dimostratosi particolarmente accanito contro la libertà di culto cattolico.
Decidendo di andare a braccetto con il mondo e assecondando le perverse ambizioni della mondanità profana, la chiesa ha anche smesso di professare l’importanza di ciò che è Sacro, il timore e la riverenza verso le cose sacre
Non è nemmeno tutta colpa loro, anzi.
Da un certo momento in poi, la corrente moderna, o per meglio dire modernista, è entrata nella Chiesa — in particolare nell’apparato ideologico dei suoi rappresentanti — infettando la fermezza della Fede e il vero ruolo della Chiesa nel mondo: condannare ciò che è contro i principi divini, insegnare ciò che porta alla salus animarum, la salvezza delle anime.
Decidendo di andare a braccetto con il mondo e assecondando le perverse ambizioni della mondanità profana, ha anche smesso di professare l’importanza di ciò che è Sacro, il timore e la riverenza verso le cose sacre. Lo osserviamo in ogni circostanza, dove la chiesa, i luoghi di culto sono diventati luoghi di chiacchiere, di gozzovigli, di pensieri inutili e di becero libertinismo.
L’origine della barbarie si trova proprio dentro a quella chiesa che si è piegata alle logiche del mondo
L’origine della barbarie si trova proprio dentro a quella chiesa che si è piegata alle logiche del mondo, e che di queste logiche ha impregnato tutti quelli che da un certo momento in poi sono passati da lì, quindi probabilmente anche i due agenti che hanno interrotto don Lino. Dalla parrocchia, dal catechismo, dalla prima Comunione saranno passati anche loro, e di senso del Sacro non hanno appreso nulla perché nessuno glielo ha insegnato, tramandato, nessuno glielo ha fatto vivere.
I pastori moderni, i preti moderni con la loro brama laico-laicista, hanno creato generazioni di atei, di miscredenti di uomini senza Dio, privi di spina dorsale e di perfetti modernisti — quest’ultima la peggior specie, perché convinta di essere nel giusto della verità cattolica pur essendo completamente avvelenata dalla «sintesi di tutte le eresie», per dirla con San Pio X.
Nel Tempio di Dio non si prega più, si chiacchiera.
I pastori moderni, i preti moderni con la loro brama laico-laicista, hanno creato generazioni di atei, di miscredenti di uomini senza Dio, privi di spina dorsale
Nel Tempio di Dio non ci si inginocchia più, si sta seduti.
Nel Tempio di Dio non si accendono più candele con il fuoco, si accendono le candele elettriche a bottone.
Nel Tempio di Dio non si entra più con riverenza e decoro, ma si apre la porta come fosse quella di un negozio e ci si veste come ci si vestirebbe in spiaggia.
Nel Tempio di Dio non si prega più, si chiacchiera
Il Sacrificio di Cristo sulla Croce non è più Sacrificio, ma è «memoriale».
L’Oblazione di Cristo sul patibolo non è più Oblazione ma è un semplice ricordo.
Ora avremo anche la Comunione distribuita con i guanti, come che il Corpo di Cristo fosse infetto.
Il Sacrificio di Cristo sulla Croce non è più Sacrificio, ma è «memoriale»
Durante la Messa si canta, si suona, si balla, si fa festa, si discute e si ride. Cosa c’è di male, allora, ad interrompere una “festa” perché un DPCM e un sindaco magari lo ordinano?
Se non c’è alcun timore, alcuna percezione della sacralità del Rito della Messa, dove sta il problema? La Messa diventa una cosa come un’altra. La Chiesa stessa, è diventato un organismo, un ente come un altro.
La ritualità della Messa antica, quella in lingua latina che i sacerdoti celebravano — e, grazie a Dio, alcuni ancora celebrano — dando le spalle al popolo e rivolgendosi all’Altare, alla Croce, insegna tutto questo: insegna a stare in silenzio, raccolti; insegna a stare in ginocchio, piegandosi davanti all’Onnipotenza di Dio; insegna la profondità, l’enormità del Rito attraverso i gesti, attraverso l’immobile e rituale silenzio del sacerdote che si offre come Cristo, offrendo tutto il Suo sacrificio, ogni volta, seppur in modo incruento, come 2000 anni fa.
La ritualità della Messa antica, quella in lingua latina che i sacerdoti celebravano dando le spalle al popolo e rivolgendosi all’Altare, alla Croce, insegna tutto questo: insegna a stare in silenzio, raccolti; insegna a stare in ginocchio, piegandosi davanti all’Onnipotenza di Dio; insegna la profondità, l’enormità del Rito attraverso i gesti, attraverso l’immobile e rituale silenzio del sacerdote che si offre come Cristo, offrendo tutto il Suo sacrificio, ogni volta, seppur in modo incruento, come 2000 anni fa
Il rito attuale invita al chiasso, sposta la centralità del Sacro, la violenta, la sopprime, diventa dialogo con il popolo e quindi, perché no, persino con i carabinieri che hanno qualcosa da dire.
Dà le spalle a Dio per non offendere il mondo. Nega il culto a Dio per omaggiare l’uomo.
E allora dobbiamo prendere coscienza del fatto che per capire il Male e combatterlo, è necessario scovarlo nelle sue più radicate radici.
Questa è la terribile origine dalla barbarie che, accompagnata da uno Stato ateo, laicista e liberale, tronfio per aver ottenuto anche l’ultimo consenso da un episcopato prono e vigliacco, calpesta chi non si sottomette.
Centotré anni fa, però, nello sperduto villaggio della Cova da Iria, in Portogallo, una Donna vestita di sole apparve a tre umili pastorelli per dire loro che il Suo Cuore Immacolato avrebbe presto trionfato, e che il cranio dell’Antico Serpente era già da Lei stato definitivamente schiacciato.
Cristiano Lugli
Armi biologiche
La polizia americana uccide scimmie fuggite dal laboratorio
La polizia dello stato americano del Mississippi ha localizzato e abbattuto diverse scimmie da laboratorio fuggite martedì da un camion ribaltato.
Un gruppo di primati da ricerca in libertà nel Mississippi è stato rintracciato e soppresso dopo che il veicolo che li trasportava si è capovolto martedì. Gli animali sono stati eliminati perché l’autista aveva erroneamente comunicato alla polizia che erano infetti da patologie come il COVID e costituivano un rischio per l’uomo.
Il Dipartimento dello Sceriffo della Contea di Jasper ha reso noto su Facebook che l’incidente si è verificato martedì mattina lungo l’Interstate 59 vicino a Heidelberg, a circa 160 km da Jackson. Il mezzo trasportava macachi rhesus destinati al National Biomedical Research Center della Tulane University di New Orleans.
Il dipartimento ha riferito che l’autista aveva dichiarato agli agenti che gli animali erano «pericolosi e rappresentavano una minaccia per l’uomo», portatori di malattie tra cui epatite C, herpes e Covid, e che richiedevano l’uso di dispositivi di protezione individuale. In base a tali informazioni, le forze dell’ordine hanno affermato di aver adottato «misure appropriate». I funzionari hanno poi confermato che la maggior parte delle scimmie era stata «distrutta».
🚨🇺🇸 BREAKING: “AGGRESSIVE” LAB MONKEYS ESCAPE OVERTURNED TRUCK IN MISSISSIPPI
Tulane University transport truck crashes on I-59, releasing six 40-pound rhesus monkeys.
Five have been euthanized, one still loose in the woods near Heidelberg.
Sheriff Randy Johnson warns… pic.twitter.com/tqOuOEGuiU
— Mario Nawfal (@MarioNawfal) October 28, 2025
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La Tulane University ha tuttavia precisato che le scimmie non erano di sua proprietà diretta e «non erano infettive». In un comunicato, l’ateneo ha spiegato che i primati appartenevano a un altro soggetto e non erano stati esposti ad alcun agente patogeno. «Stiamo collaborando attivamente con le autorità locali e stiamo inviando un’équipe di specialisti nella cura degli animali per prestare assistenza», ha dichiarato l’università.
L’ufficio dello sceriffo ha riferito che, dopo essere riusciti a entrare nel camion capovolto e a effettuare un conteggio accurato, risultavano in fuga tre scimmie. In seguito ha comunicato che tutte le scimmie evase, eccetto una, erano state abbattute.
Un video girato sul posto mostra casse di legno contrassegnate dalla dicitura «animali vivi» sparse sul bordo della strada, con scimmie che si muovono tra l’erba alta. Lo sceriffo ha reso noto di aver contattato un’azienda specializzata nello smaltimento di carcasse per rimuovere i resti dall’area.
Il macaco rhesus, specie ampiamente impiegata nella ricerca biomedica, pesa generalmente 5-7 kg e misura circa 50 cm di lunghezza. La New England Primate Conservancy li definisce «curiosi» e «molto intelligenti», sottolineando che la specie è altamente adattabile alla convivenza con l’uomo.
Lo scenario della scimmia che scappa dal laboratorio è stata descritto con dovizia di particolari nel film Virus Letale (1995), con Dustino Hoffman, dove appare assolutamente chiara la natura militare della scienza vaccinale e virologica: il famigerato dual use, per cui ciò un virus può essere usato come arma e il vaccino, quindi, come vantaggio definitivo nella guerra biologica – ammesso che il siero funzioni.
La questione dei primati di laboratorio che scappano con virus mortali come l’Ebola è stata esplorata nei romanzi dello scrittore statunitense Richard Preston, definito come il «Tom Clancy della guerra biologica». Il Prestone ha descritto nel libro divulgativo The Hot Zone (1994), poi divenuto serie TV nel 2019, e sui cui la pellicola con l’Hoffman era in qualche modo ispirato.
La sezione del libro chiamata «The Monkey House» narra la scoperta del virus di Reston in scimmie importate a Reston, nello Stato della Virginia, e le misure adottate dall’Esercito USA e dai Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie. La vicenda prende avvio con l’arrivo alla struttura di una partita di 100 scimmie selvatiche. Quattro settimane dopo, 29 di esse sono morte. Il veterinario Dan Dalgard esamina i cadaveri e invia i campioni al virologo Peter Jahrling, dell’Istituto di Ricerca Medica sulle Malattie Infettive dell’Esercito. Sotto il microscopio, Jahrling osserva un virus filamentoso che fa sospettare un’infezione da agente simile al virus di Marburg. Un successivo esame del sangue rivela che si tratta del virus Ebola Zaire. Di fronte a tale evidenza, l’Istituto decide di abbattere tutte le scimmie presenti nella stessa stanza di quelle infette.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
Epidemie
La Russia sottoporrà a test per l’epatite tutti i lavoratori immigrati. E l’Italia?
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Epidemie
Paura e profitto, dall’AIDS al COVID
Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
La regista ed ex reporter della BBC Joan Shenton ha paragonato la pandemia di COVID-19 all’epidemia di AIDS, definendola una «seconda versione» della stessa narrazione sulla salute pubblica. Entrambe le epidemie includevano l’uso improprio dei test PCR, la soppressione di scienziati dissenzienti e le motivazioni finanziarie alla base del «terrore della peste», ha affermato Shenton in un’intervista con Mary Holland, CEO di Children’s Health Defense, su CHD.TV.
La pandemia di COVID-19 è stata un evento che si verifica una volta ogni secolo o ha avuto parallelismi nella storia recente? Per la regista ed ex reporter della BBC Joan Shenton, la pandemia è stata la «seconda ripresa» dell’epidemia di AIDS.
«È stato così angosciante dover affrontare il COVID», ha detto Shenton a Mary Holland, CEO di Children’s Health Defense (CHD), durante un’intervista di lunedì su CHD.TV. «Se solo avessimo potuto vincere la battaglia contro l’AIDS, non avremmo avuto il COVID».
Shenton, produttore del documentario del 2011 Positivamente Falso: Nascita di un’eresia e autore del libro del 1998 «Positively False: Exposing the Myths around HIV and AIDS», si è unito alla Holland per discutere delle somiglianze tra l’epidemia di COVID-19 e quella di AIDS.
Entrambe le epidemie includono l’uso inappropriato dei test PCR per determinare l’infezione, la somministrazione di trattamenti medici che si sono rivelati mortali per molti pazienti, il coinvolgimento di personaggi come il dottor Anthony Fauci e le ripercussioni affrontate dagli scienziati che hanno messo in discussione la narrazione dominante, ha affermato Shenton.
«Una delle cose straordinarie e sorprendenti di tutto questo… è quanto siano simili molte delle dinamiche dell’epidemia di AIDS a quelle dell’epidemia di COVID», ha affermato Shenton.
Secondo Shenton, le risposte all’AIDS e al COVID-19 sono esempi di «terrore della peste», una strategia «utilizzata da organizzazioni che guadagnano enormi quantità di denaro attraverso le malattie infettive, definendo le cose infettive».
Shenton ha affermato di pensare che il suo documentario avrebbe contribuito a cambiare la narrazione dominante sull’AIDS, ma non è riuscito a superare i potenti interessi che traggono profitto dallo status quo.
«Spesso pensavamo che avremmo cambiato il mondo, ma non è così», ha detto Shenton.
Tuttavia, il documentario ha prodotto un archivio di 35 anni di studi scientifici, interviste video e altri documenti. Shenton ha donato la biblioteca informativa al CHD.
«Metteremo a disposizione un archivio delle sue migliaia e migliaia di pagine sull’AIDS», ha affermato Holland. Si prevede che i documenti saranno accessibili nei prossimi mesi.
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Le opinioni dissenzienti sull’AIDS «abilmente represse per decenni»
Shenton era una reporter della BBC, l’emittente pubblica nazionale del Regno Unito, quando sviluppò il lupus indotto da farmaci, dopo essere stata sottoposta a un’eccessiva terapia farmacologica in Spagna negli anni ’70.
«Mi hanno dato tutto quello che c’era scritto nel libro», ha detto Shenton. «Certo, sono imploso e mi sono sentito gravemente male. Sono stato al Westminster Hospital per due mesi. Sono quasi morto».
L’esperienza ha suscitato in lei l’interesse per le indagini sulle lesioni causate dai trattamenti medici.
In seguito è entrata a far parte dell’emittente nazionale britannica Channel 4, producendo una serie di documentari, Kill or Cure. La serie si concentrava sulla riluttanza delle grandi aziende farmaceutiche a ritirare trattamenti pericolosi o inefficaci. «Quello mi ha davvero dato la carica», ha detto Shenton.
Nei primi anni ’80, Shenton e il suo produttore vennero a conoscenza della ricerca del dottor Peter Duesberg, un biologo molecolare tedesco che sosteneva che l’HIV non causava l’AIDS.
Iniziò a mettere in discussione le narrazioni dominanti. «Abbiamo continuato a realizzare 13 documentari sull’AIDS», ha detto Shenton.
Il documentario Positively False si concentra sulla «manipolazione delle aziende farmaceutiche e delle organizzazioni [mediche] interessate in tutto il mondo, che manipolano il terrore della peste», ha affermato Shenton.
Il film rivela «la scienza imperfetta che circonda l’AIDS e le conseguenze di seguire ipotesi sbagliate», ha affermato Shenton nell’introduzione. Tra queste, la convinzione che l’AIDS sia infettivo, che sia causato dall’HIV e che l’HIV sia contagioso.
«Molti scienziati e ricercatori non sono d’accordo. Queste opinioni sono state abilmente represse per decenni dall’ortodossia scientifica prevalente e dai media mainstream», ha affermato Shenton nel documentario.
I ricercatori che mettevano in discussione la narrazione dominante sull’HIV/AIDS sono stati repressi e messi a tacere, così come gli scienziati che mettevano in discussione la narrazione prevalente sul COVID-19, ha affermato Shenton.
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Test PCR «completamente inutili» per AIDS e COVID
In entrambi i focolai, sono stati utilizzati test PCR per determinare l’infezione, ha affermato.
«Il test [PCR] è completamente e totalmente inutile», ha detto Shenton. I test non possono «distinguere tra particelle infettive e non infettive».
Shenton ha affermato che i diversi Paesi utilizzano standard diversi per determinare una diagnosi positiva di HIV.
«Si potrebbe fare il test per l’HIV, per esempio in Sudafrica, e risultare positivi, e volare in Australia e risultare negativi», ha detto Shenton.
All’inizio dell’epidemia di AIDS, molti scienziati ritenevano che fattori legati allo stile di vita, tra cui la dipendenza da droghe ricreative e l’uso di nitriti come i «poppers», fossero la causa dell’AIDS a causa dei danni che provocavano al sistema immunitario.
Allo stesso tempo, i funzionari sanitari e i media hanno erroneamente attribuito la diffusione della malattia in Africa all’AIDS, quando in realtà era la mancanza di accesso all’acqua potabile a far ammalare le persone, ha detto Shenton.
Queste narrazioni sono cambiate quando le agenzie sanitarie governative hanno iniziato a interessarsi alla ricerca sull’AIDS, ha affermato Shenton.
«Quando il CDC [Centers for Disease Control and Prevention] è intervenuto e ha riunito tutti i suoi rappresentanti per esaminare questo gruppo di giovani uomini che erano molto, molto malati… l’intera teoria secondo cui l’AIDS era causato dallo stile di vita o dalla tossicità è scomparsa», ha detto Shenton.
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Fauci ha promosso trattamenti mortali per AIDS e COVID
Shenton ha affermato che i trattamenti medici dannosi sono stati al centro sia dell’epidemia di AIDS che di quella di COVID-19.
Nel 1987, la Food and Drug Administration statunitense approvò l’AZT (azidotimidina) per le persone sieropositive. L’AZT si rivelò pericoloso per molti pazienti affetti da AIDS. Durante la pandemia di COVID-19, i vaccini e il remdesivir hanno danneggiato le persone.
E in entrambi i casi – l’epidemia di AIDS e la pandemia di COVID-19 – Fauci ha svolto un ruolo chiave.
«Eravamo profondamente, profondamente critici nei confronti di Fauci, per il modo in cui ha gestito gli studi multicentrici di fase due sull’AZT. Voglio dire, erano corrotti, e tutta la prima fase è stata finanziata dall’azienda farmaceutica [Burroughs Wellcome, ora GSK ], e avevano dei rappresentanti, e questo è noto attraverso i documenti sulla libertà di informazione, che sono andati lì e hanno portato a casa i risultati del gruppo trattato con il farmaco e del gruppo placebo, eliminando gli effetti collaterali nel gruppo trattato con il farmaco» ha detto la Shenton.
Nel film Positively False, diversi scienziati e ricercatori hanno spiegato come l’AZT impedisca la sintesi del DNA, impedisca la replicazione delle cellule e contribuisca alla generazione di cellule cancerose.
Tuttavia, secondo il documentario, i pazienti che mettevano in dubbio la sicurezza e l’efficacia dell’AZT venivano stigmatizzati e la loro sanità mentale veniva messa in discussione.
Holland ha fatto riferimento al libro del 2021 del Segretario alla Salute degli Stati Uniti Robert F. Kennedy Jr., The Real Anthony Fauci : Bill Gates, Big Pharma, and the Global War on Democracy and Public Health che contiene una sezione sul lavoro di Fauci durante l’epidemia di AIDS.
«Solleva tutti questi interrogativi il fatto che in realtà sembra la stessa truffa e gli stessi giocatori… non è cambiato molto», ha detto Holland.
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Il «terrore della peste» esisteva molto prima dell’AIDS o del COVID
Secondo Shenton, le epidemie di AIDS e COVID-19 sono esempi di «terrore della peste», che è esistito nel corso della storia.
All’inizio del XX secolo, negli Appalachi, fu diagnosticata un’epidemia di pellagra. La malattia, che causava una mortalità diffusa e si diceva fosse infettiva, si rivelò essere una carenza nutrizionale.
«Negli Appalachi, la popolazione molto povera viveva con una dieta completamente priva di nutrienti», ha detto Sheton. «Si trattava di una varietà di mais, ma lo cucinavano eliminandone tutti i nutrienti e dipendevano solo da quello».
La gente aveva così tanta paura di contrarre la pellagra che coloro che si pensava fossero infetti venivano ricoverati in istituti o «gettati fuori dalle navi», ha affermato.
Un infettivologo di New York, il dottor Joseph Goldberger, stabilì che la pellagra non era contagiosa, ma era causata da malnutrizione e carenza di niacina (vitamina B), ha detto Shenton. Fu emarginato per le sue scoperte.
«È stato ridotto allo stato laicale, privato dei fondi, ridicolizzato. È morto. E cinque anni dopo la sua morte, hanno detto che aveva assolutamente ragione: non era contagioso, era tossico», ha detto.
Secondo Shenton, in Giappone dagli anni ’50 agli anni ’70 la mielo-ottico-neuropatia subacuta (SMON) era comune.
«Centinaia di migliaia di giapponesi sono rimasti paralizzati dalla vita in giù e ciechi, e nessuno riusciva a capire il perché. E ovviamente pensavano: “Oh, è un virus”», ha detto.
Un neurologo giapponese, il dottor Tadao Tsubaki, ha studiato i pazienti affetti da SMON e ha stabilito che la condizione non era infettiva, ma era causata da un farmaco antidiarroico ampiamente somministrato, il cliochinolo.
«Ci sono voluti 30 anni e squadre di avvocati per respingere in tribunale l’idea che la causa della SMON fosse un virus», ha affermato Shenton.
Michael Nevradakis
Ph.D.
© 7 ottobre 2025, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.
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