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Genetica

Zanzare, gene-drive e future pandemie

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Renovatio 21 pubblica il comunicato del Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB).

 

 

Nel corso dell’estate 2023 gli italiani hanno avuto modo di sperimentare la multiforme pervasività delle restrizioni imposte dall’agenda emergenziale che le élites finanziarie globali stanno attuando al di sopra e al di là dei governi nazionali e delle loro dichiarazioni di intenti, talvolta di pura facciata.

 

Esempio eclatante di tale pervasività è offerto dall’entrata in vigore del Digital Service Act (DSA) che concretizzerà i peggiori incubi orwelliani attribuendo alla Commissione europea – ossia a un organo che di fatto non risponde ad alcuno –  l’autorità per esercitare non solo il potere di censurare le informazioni trasmesse per via digitale, ma anche di decidere l’attendibilità delle fonti relative e dunque di creare una verità unica da propalare: ciò che, se da una parte costituisce un macroscopico attentato alla libertà d’espressione e d’informazione, dall’altra ha il merito di rendere evidente, a chi ha occhi per vedere, l’incolmabile divario che separa ogni atto della Commissione Europea dal modello consolidato di democrazia.

 

Tuttavia, più che dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, la principale minaccia alla libertà e alla vita stessa dei cittadini europei deriverà – come sempre – dagli sviluppi della biomedicina e delle biotecnologie.

 

Dopo la cosiddetta campagna vaccinale anti-COVID, centrata sull’impiego di terapie geniche suscettibili di interagire con il DNA umano e la sua espressione e di produrre effetti avversi imprevedibili nel breve come nel lungo periodo, e proprio per questo funzionali agli interessi dell’industria farmaceutica, le élites di cui sopra hanno concentrato l’attenzione sul gene-drive, ossia sulla tecnica di biologia sintetica in grado di aumentare il tasso di ereditarietà di una determinata caratteristica genetica all’interno di una popolazione, allo scopo principale di ridurre la popolazione medesima. (1)

 

Note anche come genetic extinction technologies (2), le tecniche di gene-drive interferiscono in modo particolarmente incisivo con le leggi naturali e determinano rischi per la biodiversità, l’ecosistema e la stessa vita umana di cui non è possibile apprezzare compiutamente la portata, tenuto conto dell’incertezza scientifica che circonda le modalità e i risultati sperimentali, da una parte, e dell’ampiezza delle maglie della normativa internazionale rilevante, dall’altra. (3)

 

L’esempio più noto in tal senso è quello relativo alle zanzare portatrici del patogeno responsabile della malaria – malattia prevenibile mediante l’assunzione di farmaci di uso consolidato – che vengono geneticamente modificate allo scopo di determinare la loro auto-estinzione e, con esse, la scomparsa della malattia: è ovvio, infatti, che il primo dei due esiti attesi (l’estinzione delle zanzare), pur essendo presentato come un risultato positivo, determina di fatto una riduzione della diversità biologica e collide con la disciplina internazionale concernente la responsabilità e i risarcimenti per i casi di danno alla biodiversità, di cui al Protocollo di Nagoya-Kuala Lumpur del 2010.

 

L’esempio delle zanzare si rivela particolarmente efficace alla luce delle notizie che imputano a questo insetto la diffusione di alcune rare patologie in habitat molto diversi da quelli d’origine, come nel caso della febbre Dengue in Lombardia e in Toscana e del virus Usutu in Sardegna (5). È infatti ragionevole prevedere che casi del genere, insieme ad altri opportunamente enfatizzati da certa stampa (6), offriranno il destro agli stakeholders per esercitare azioni di pressione sulle autorità politiche, a tutti i livelli, affinché le tecniche di gene-drive siano indicate come le sole in grado di affrontare efficacemente le crisi sanitarie che potrebbero derivare dalla diffusione delle patologie richiamate. (7)

 

Anche da questo punto di vista il gene-drive apre una nuova fase: se, in passato, il ricorso alle biotecnologie poggiava su considerazioni di natura essenzialmente economica, oggi il consenso che circonda la biologia sintetica deriva, più che dalla convergenza di interessi finanziari (8), dal primato assunto nella società contemporanea dalla tecno-scienza e dalla biopolitica.

 

È in questo senso che va interpretata, ad esempio, la singolare decisione con cui la Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità, tenutasi a Cancun nel dicembre 2016, ha respinto la proposta di moratoria sul gene-drive, ossia su una tecnica che ha tra i suoi scopi dichiarati proprio la riduzione della diversità biologica.

 

Altrettanto significative appaiono, nella prospettiva indicata, le dichiarazioni di organismi che, pur definendosi etici, non esitano a ossequiare la capacità del gene-drive «di … estinguere altre specie in modo mirato, rapido, efficace e quasi automatico» e costruiscono nuovi paradigmi culturali a esso funzionali affermando che il fine primario del progresso scientifico non è più «la conoscenza fine a sé stessa, ma la riduzione delle sofferenze umane». (10)

 

Sulla scorta di tali viatici, e stante l’indeterminatezza della nozione di «sofferenza umana», gli stakeholders avranno buon gioco nel giustificare l’impiego delle tecniche di gene-drive allo scopo di modificare geneticamente zanzare (o altri insetti ematofagi e in prospettiva anche acari, artropodi, mammiferi quali i pipistrelli o qualsiasi altro vettore utile) per veicolare a distanza – superando al volo le resistenze di critici e dubbiosi – vaccini e terapie destinati a salvare l’umanità da grandi flagelli e future pandemie. (11)

 

Ma si può andare ancora oltre, perché nulla esclude che in futuro il gene-drive sarà utilizzato per modificare geneticamente vettori in grado di diffondere agenti patogeni al fine di innescare – secondo una versione aggiornata di guerra batteriologica – quella drastica riduzione dell’umanità che taluni reputano necessaria allo scopo di limitare le emissioni antropiche di CO2 e assicurare così la stabilità del clima a vantaggio dei fortunati (scelti da chi?) che sopravviveranno.

 

Ricordando che fin dal 2018 l’Unione europea ha definito «grande flagello» qualsiasi «malattia prevenibile da vaccino», indipendentemente dalla sua gravità, e ha raccomandato agli Stati di attuare «un approccio alla vaccinazione sull’intero arco della vita» (12), c’è da chiedersi quanti, in buona fede, e soprattutto dopo l’affaire COVID, si sentirebbero di escludere scenari biopolitici come quelli appena descritti. 

 

In vista di questi e altri possibili sviluppi, il CIEB sollecita il pubblico a prendere coscienza:

 

  •  dell’autoreferenzialità del progresso tecnologico e del fatto che la convergenza delle tecnologie (ingegneria genetica, biologia sintetica, nanotecnologie, bioinformatica, robotica, etc.) è finalizzata, più che a svolgere funzioni di utilità sociale, a concentrare ulteriore potere nelle mani dei soggetti che già oggi controllano la vita di miliardi di individui regolando l’accesso alle fonti primarie della sopravvivenza, ossia alle risorse alimentari e sanitarie;

 

  • del fatto che le tecniche di gene-drive suscitano macroscopici dilemmi etici in quanto volte a riprogrammare le caratteristiche genetiche degli organismi viventi allo scopo esplicito di estinguere intere specie, creando al contempo ex novo sistemi biologici artificiali le cui proprietà e funzionalità costituiranno – in una rinnovata prospettiva eugenetica – invenzioni biotecnologiche coperte da brevetto;

 

  • del fatto che, al di là delle ottimistiche e rassicuranti dichiarazioni degli stakeholders, l’accesso alle eventuali applicazioni biomediche di queste invenzioni sarà non solo rischioso, ma anche costoso e discriminatorio e quindi in contrasto con i principi bioetici di beneficenza, non maleficenza e giustizia;

 

  • del fatto che, curiosamente, solo una parte del mondo scientifico viene interpellata e coinvolta dagli stakeholder – e conseguentemente dai media e dalla politica – nella definizione dei rischi collegati alle tecniche in parola e delle relative strategie di governance.

 

Il CIEB, inoltre, chiede al Governo italiano di valutare se le tecniche di gene-drive integrino le fattispecie vietate dai trattati internazionali sulle armi di distruzione di massa, con specifico riferimento alla Convenzione di Washington, Mosca e Londra sulle armi biologiche del 1972 e alla Convenzione di Parigi e New York sulle armi chimiche del 1993, e, nel caso, di adottare i provvedimenti necessari.

 

Il CIEB, infine, invita il Governo e i media italiani a promuovere finalmente un dibattito pubblico trasparente e oggettivo sui rischi suscitati dalle tecniche di gene-drive, che coinvolga in particolare ricercatori scevri da conflitti di interesse e svincolati da schieramenti (bio)politici.  

 

 

CIEB, 31 agosto 2023

 

 

NOTE

1)  A differenza delle biotecnologie, che utilizzano organismi viventi per degradare o trasformare materie prime allo scopo di ottenere determinati prodotti, la biologia sintetica mira a ridisegnare i circuiti metabolici e genetici degli organismi viventi per costruire ex novo strutture, funzionalità e interi organismi artificiali, non esistenti in natura: a tali scopi la biologia sintetica interagisce con la bioingegneria, la biologia computazionale, la bioinformatica e la robotica. In via generale e introduttiva delle problematiche che saranno esaminate nel presente Parere, si ricorda che le tecniche di gene-drive, oggetto di sperimentazione da circa vent’anni, sono state e sono ampiamente finanziate dalla Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), l’agenzia del Dipartimento della difesa del governo degli Stati Uniti d’America incaricata di sviluppare nuove tecnologie per uso militare.

2)  Altra espressione fortemente evocativa degli scopi del gene-drive è Genocidal Genes (geni genocidi). Per una rassegna dei rischi suscitati dalla tecnica in parola, di cui si dirà di seguito nel testo, si veda l’appello contro il gene-drive intitolato A Call for Conservation with a Conscience: No Place for Gene Drives in Conservation lanciato dal gruppo internazionale di scienziati impegnato nella prevenzione dell’Erosione dei diritti, nel controllo delle Tecnologie invasive e nel monitoraggio della Concentrazione di potere finanziario (ETC Group) fondato, tra gli altri, dalla celebre etologa Jane Goodall. L’appello in questione è riportato in https://www.etcgroup.org/files/files/final_gene_drive_letter.pdf

3)  Il riferimento è ai protocolli addizionali alla Convenzione sulla diversità biologica firmata a Rio de Janeiro nel 1992, ossia al Protocollo di Cartagena del 2000 sulla biosicurezza e al Protocollo di Nagoya del 2010 sull’accesso alle risorse genetiche e l’equa condivisione dei benefici derivanti dal loro utilizzo, nonché al Protocollo di Nagoya-Kuala Lumpur del 2010, addizionale al citato Protocollo di Cartagena, in materia di responsabilità e risarcimenti in caso di danno alla biodiversità. 

4) Recentemente, il «Polo GGB (Genomica, genetica e biotecnologie)» di Terni (…) ha annunciato di essere riuscito a modificare geneticamente, in laboratorio, le zanzare Anopheles portatrici del protozoo Plasmodium responsabile della malaria, allo scopo di determinarne l’estinzione. Senza nulla togliere alla veridicità di questi annunci, va ricordato che pochi anni fa dichiarazioni relative ad analoghe sperimentazioni si sono rivelate fallaci e fonte di contenziosi legali, come nel caso del progetto di rilascio nelle isole Cayman di zanzare Aedes aegypti geneticamente modificate: cfr. https://biosafety-info.net/articles/agriculture-organisms/insectsmicroorganisms/cayman-islands-abandons-failed-gm-mosquito-project/. A ciò si aggiunga l’eventualità che le zanzare geneticamente modificate sopravvivano alla programmata estinzione e trasmettano il gene-drive alle generazioni successive, o ad altre specie, provocando effetti imprevedibili nel lungo periodo, quali la resistenza a determinati farmaci: cfr. J. Cotter-D. Perls, Gene-edited organisms in agriculture: Risks and unexpected consequences, in https://foe.org/wp-content/uploads/2018/09/FOE_GenomeEditingAgReport_final.pdf. Del resto, la storia degli interventi dell’uomo sugli equilibri naturali è costellata di macroscopici errori, tra cui può ricordarsi il tentativo compiuto alla fine degli anni Cinquanta nella Cina di Mao Zedong di sterminare passeri e topi per salvaguardare i raccolti, che invece causò una carestia senza precedenti e decine di milioni di morti: https://www.vanillamagazine.it/la-campagna-di-sterminio-del-passero-in-cina-fu-tra-le-cause-del-peggior-disastro-ambientale-della-storia-1/

5) Cfr. https://milano.repubblica.it/cronaca/2023/08/24/news/virus_dengue_nuovi_casi_lombardia_screening_castiglione_adda-412170391/, nonché https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/medicina/2023/08/28/zanzare-positive-al-virus-usutu-a-oristano-primo-caso-del-2023_f60191f0-159f-4126-81c1-9e2d926370f7.html

6) È il caso della presunta endemizzazione della febbre del Nilo in Piemonte e in Emilia Romagna: https://www.rainews.it/tgr/piemonte/articoli/2023/08/febbre-del-nilo-13-casi-in-piemonte-con-due-morti-6ec732e4-6207-4535-9a53-04d0c44169f5.html

7) Per una panoramica degli orientamenti in materia cfr. A. Kelsey-D. Stillinger-T. Binh Pham-J. Murphy-S. Firth-R. Carballar-Lejarazù, Global Governing Bodies: A Pathway for Gene Drive Governance for Vector Mosquito Control, in https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7470596/, nonché M. Mohanti, What if we used mosquitoes to vaccinate people? Japan actually did, In https://www.indiatimes.com/technology/science-and-future/mosquitoes-vaccination-carriers-japan-study-538324.html.

8) Secondo alcune stime, il settore svilupperà un volume di affari di circa 85 miliardi di dollari entro il 2030.

9) Cfr. https://www.pologgb.com/gene-drive-la-commissione-un-sulla-biodiversita-respinge-la-moratoria/.

10) Cfr. il parere del Comitato etico della Fondazione Umberto Veronesi intitolato «Gene-drive e responsabilità ecologica», in https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/da-non-perdere/malaria-e-zanzare-il-gene-drive-funziona.

11) A proposito dell’abusato termine «pandemia», è il caso di ricordare che di esso non esiste una definizione unanimemente condivisa, né sul piano medico né su quello giuridico, e che la stessa identificazione dei suoi elementi costitutivi (cause, estensione geografica, gravità) resta a tutt’oggi controversa. 

12) Cfr. il Parere n. 7 del CIEB riportato in https://www.ecsel.org/wp-content/uploads/2022/03/VII-Parere-del-CIEB.pdf.

 

 

Il testo ufficiale del presente Parere è pubblicato sul sito: www.ecsel.org/cieb

 

 

 

 

 

Renovatio 21pubblica questo comunicato per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

CRISPR

La tecnologia delle «forbici genetiche» CRISPR provoca cambiamenti involontari nei cromosomi

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Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Uno studio su Nature Genetics mostra che l’uso delle «forbici genetiche» CRISPR/Cas causa cambiamenti genetici involontari che sono diversi dalle mutazioni casuali. Questi risultati hanno anche implicazioni per la valutazione del rischio delle piante ottenute da nuove tecnologie di ingegneria genetica.

 

Uno studio pubblicato di recente su Nature Genetics dimostra che l’uso delle «forbici genetiche» CRISPR/Cas provoca cambiamenti genetici involontari che sono diversi dalle mutazioni casuali.

 

Secondo lo studio, i principali cambiamenti strutturali nei cromosomi si verificano molto più frequentemente nelle regioni genomiche prese di mira dalle «forbici geniche» rispetto a quanto accadrebbe altrimenti.

 

Questi risultati hanno implicazioni anche per la valutazione del rischio delle piante ottenute tramite la nuova ingegneria genetica, ha riferito TestBiotech.

 

Secondo la Commissione dell’Unione Europea e l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, le modifiche genetiche involontarie risultanti dall’uso delle «forbici genetiche» CRISPR/Cas non sono diverse dalle mutazioni casuali.

 

Tuttavia, un nuovo metodo di valutazione dei dati dimostra che questa ipotesi è errata.

 

L’uso di CRISPR/Cas interrompe completamente il doppio filamento di DNA, causando la temporanea separazione di alcuni cromosomi dalla sezione principale.

 

Nella sezione separata (distale), i cromosomi possono ristrutturarsi e sequenze più grandi di DNA possono andare perse (delezioni), invertite (inversioni) o inserite nel posto sbagliato (inserzioni).

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Studi condotti su cellule umane, animali e vegetali hanno dimostrato che queste ristrutturazioni avvengono.

 

Tuttavia, lo studio recentemente pubblicato su Nature Genetics è il primo a utilizzare grandi set di dati per dimostrare una dipendenza statisticamente altamente significativa del verificarsi di questi cambiamenti indesiderati dall’uso di «forbici genetiche».

 

Per valutare le grandi quantità di dati è stato utilizzato un programma speciale con Intelligenza Artificiale. Ciò ha rivelato che la posizione e la frequenza dei cambiamenti genetici involontari non possono in alcun modo essere equiparati al verificarsi di mutazioni casuali.

 

Sebbene i set di dati provengano da cellule umane modificate con le «forbici genetiche», si deve supporre che effetti simili si verifichino anche nelle cellule animali e vegetali.

 

Tuttavia, le conseguenze sono diverse: negli esseri umani e negli animali, questo tipo di cambiamenti sono particolarmente associati al rischio di cancro.

 

Per quanto riguarda le piante, i rischi sono diversi e riguardano principalmente gli effetti negativi sull’ambiente e la modifica della composizione degli alimenti derivati ​​da queste piante.

 

Anche l’allevamento può essere influenzato: se i cambiamenti indesiderati passano inosservati, possono accumularsi nel materiale genetico delle piante, compromettendo così sia la stabilità genetica delle future varietà vegetali sia la loro idoneità all’uso in agricoltura.

 

Pubblicato originariamente da Sustainable Pulse

 

© 8 agosto, Children’s Health Defense, Inc. Questo articolo è riprodotto e distribuito con il permesso di Children’s Health Defense, Inc. Vuoi saperne di più dalla Difesa della salute dei bambini? Iscriviti per ricevere gratuitamente notizie e aggiornamenti da Robert F. Kennedy, Jr. e la Difesa della salute dei bambini. La tua donazione ci aiuterà a supportare gli sforzi di CHD.

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Genetica

Anche il trans-pugile taiwanese avrà una medaglia olimpica

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Il pugilatore taiwanese transessuale Lin Yu-ting, al centro di una controversia di genere alle Olimpiadi di Parigi, si è garantita una medaglia ai Giochi dopo aver sconfitto la sua rivale bulgara nei quarti di finale di domenica.   Gareggiando per la squadra cinese di Taipei, Lin ha sconfitto Svetlana Staneva con decisione unanime, accedendo alle semifinali dei pesi piuma e aggiudicandosi almeno una medaglia di bronzo.   Lin è diventato il secondo pugile accusato di essere «biologicamente maschio» a raggiungere le semifinali a Parigi, dopo che l’algerina Imane Khelif aveva sconfitto l’ungherese Anna Luca Hamori nei quarti di finale dei pesi welter il giorno prima.   Entrambe le atlete «non hanno soddisfatto i criteri di ammissibilità per partecipare alla competizione femminile» secondo i regolamenti dell’International Boxing Association (IBA) nel marzo 2023 e sono state squalificate dai Campionati del mondo di Nuova Delhi.   In una dichiarazione rilasciata alla fine di luglio, l’IBA ha sottolineato che «gli atleti non sono stati sottoposti a un esame del testosterone, ma sono stati sottoposti a un test separato e riconosciuto… Questo test ha indicato in modo conclusivo che entrambi gli atleti… hanno dimostrato di avere vantaggi competitivi rispetto alle altre concorrenti donne».  

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Dopo il suo incontro con Lin, la rivale bulgara Staneva, una veterana di 34 anni, ha alzato le mani per formare un segno “X” sul ring, poi ha puntato le dita verso se stessa, indicando i cromosomi XX di una donna. Ha lasciato l’arena senza stringere la mano alla rivale e si è rifiutata di rispondere alle domande dei media.     La squadra olimpica bulgara ha dichiarato che Staneva è rimasta «delusa» dopo che la vittoria è stata assegnata «all’ampiamente discusso Yu Ting Lin».   «Svetlana ha incrociato le dita davanti a tutti e ha indicato se stessa. Più tardi, nella mixed zone, ha detto solo: “Ho i cromosomi XX, sono una donna”», ha detto la squadra in un post su Facebook. Il gesto intendeva mostrare il suo atteggiamento verso ciò che «stava accadendo al torneo di boxe di Parigi», ha aggiunto.   L’allenatore di Staneva, Borislav Georgiev, ha condannato l’incontro definendolo un «numero da circo», accusando il trans-boxeur pugile di Formosa di «giocare sporco come l’inferno».   La controversia del pugilato transgender ha travolto le Olimpiadi di Parigi la scorsa settimana dopo che il pugile algerino Khelif ha battuto l’italiana Angela Carini in un incontro durato appena 45 secondi, portando Carini a gridare «Questo è ingiusto!».   La gara ha scatenato proteste globali e sollevato dubbi sull’equità nel consentire ai «maschi biologici» di competere con pugili donne sul ring.   Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha spiegato la sua decisione di autorizzare Khelif e Lin Tu-ting a partecipare ai Giochi affermando che entrambi i pugilatori «sono donne secondo i loro passaporti».  

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Alimentazione

Il governo della Nuova Zelanda annuncia iniziative di ingegneria genetica del bestiame

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Il governo della Nuova Zelanda ha annunciato che nei prossimi tre mesi prenderà una decisione sulla revoca del divieto di ingegneria genetica degli alimentari, aprendo la strada all’impiego della tecnologia genetica in agricoltura e in altri settori.

 

In precedenza il Paese era noto per la proibizione del cibo bioingegnerizzato.

 

Il dottor Guy Hatchard, che in precedenza ha ricoperto il ruolo di senior manager per la società globale di test e sicurezza alimentare Genetic ID, ha spiegato come questo potrebbe avere ripercussioni sui consumatori, ed è molto peggio di quanto molti pensino.

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Negli USA un’intensa attività di lobbying da parte dell’industria biotecnologica ha permesso alle aziende di operare in gran parte senza controlli, rendendo facile per le persone sperimentare l’editing del genoma. Tale postura istituzionale e la mancanza di regolamentazione, nota il dottor Hatchard, hanno creato una situazione in cui «gli scienziati americani sono stati in grado di dirottare le sovvenzioni del governo statunitense a Wuhan per creare coronavirus letali».

 

Un settore in cui l’uso della biotecnologia è in fase di esplorazione in Nuova Zelanda è quello dell’allevamento. Finora, almeno 195 milioni di dollari sono stati destinati alla ricerca su come ridurre le emissioni di metano dei ruminanti, con altri 400 milioni di dollari promessi dal governo neozelandese per finanziare la ricerca in corso su misure come additivi per mangimi, erbe geneticamente modificate, pillole e vaccini.

 

Il governo neozelandese ha sottolineato che questi sforzi sarebbero stati «sicuri», poche persone si fidano di tali affermazioni dopo aver visto la morte e la malattia che i loro vaccini «sicuri» hanno portato alla popolazione.

 

«Un’intera industria, tra cui università e aziende biotecnologiche, con tanto di membri del consiglio di amministrazione, CEO, etc. irresponsabili e ben pagati, è già nata, tutti tesi al governo per garantire un flusso di entrate senza fine per la sperimentazione biotecnologica. Questa industria è nata dalle vaghe promesse dei sognatori dei geni che sarà “sicura ed efficace” e dalla screditata nozione che le emissioni di metano degli animali siano al centro del cambiamento climatico», ha scritto il dott. Hatchard.

 

Il governo ha anche istituito una piattaforma RNA che verrà utilizzata per supportare le opportunità nel Paese in settori quali la salute umana e animale, basandosi sui progressi globali nelle tecnologie RNA, compresi i vaccini mRNA. Hanno già approvato investimenti nell’applicazione di vaccini mRNA al bestiame per affrontare problemi come la diarrea virale bovina (BVD).

 

Come sottolinea lo Hatchard, questa non è certo la vittoria della Nuova Zelanda che il governo vorrebbe far credere alla gente. Il pubblico non pare troppo interessato a mangiare cibo che ha alterato i geni, come dimostrano gli imbarazzanti fallimenti delle aziende di carne artificiale. L’anno scorso, Beyond Meat ha perso 53 milioni di dollari nel secondo trimestre e ha visto i suoi ricavi negli Stati Uniti scendere del 40%, mentre la rivale Impossible Foods ha tagliato il 20% della sua forza lavoro.

 

Eppure, per qualche ragione, il governo neozelandese sembra pensare che gli animali biotecnologici che vantano un basso profilo di metano saranno molto richiesti dai clienti internazionali, scrive Naturale News. Il dottore racconta un’esperienza che è stata l’opposto; quando lavorava alla Genetic ID, ha visto quanto profondi siano i sospetti della popolazione nei confronti del cibo geneticamente modificato, al punto che può essere venduto in grandi volumi solo in luoghi in cui non ci sono requisiti per etichettarlo.

 

«I nostri partner di esportazione acquistano i nostri prodotti agricoli basandosi sulla nostra immagine pulita e verde di erba nutrita. Perché buttarla via?», ha chiesto.

 

Si sta inoltre parlando di tecnologie di riduzione delle emissioni che li aiutino a ridurre le loro emissioni agricole del 30%entro il 2030, un lasso di tempo notevolmente breve. Il dottor Hatchardo ha sottolineato il parallelo con un’altra iniziativa frettolosa, il programma di vaccinazione COVID-19 «alla velocità della luce» («Warp Speed») che ha dato priorità alla distribuzione dei prodotti a scapito della sicurezza e dell’efficacia, e guarda dove ci ha portato.

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Come riportato da Renovatio 21, l’avvocato attivista americano Thomas Renz sostiene che l’mRNA è già nel cibo a causa di iniezioni fatte al bestiame in questi anni.

 

Tre mesi fa il lo Stato americano del Tennessee ha approvato un disegno di legge contro i vaccini mRNA negli alimenti.

 

L’anno scorso, tuttavia, era stata data dall’autorità alimentare americana FDA un’approvazione «sperimentale» per la carne a base di maiali OGM.

 

Vari scienziati e sostenitori della sicurezza alimentare mettono in discussione la sicurezza della tecnologia di modifica genetica — il CRISPR (brevi ripetizioni palindromiche regolarmente intervallate) — utilizzata dai ricercatori e sostenuta da investitori come Bill Gates, chiedendosi se i cibi prodotti dalla tecnologia siano davvero sicuri per il consumo umano.

 

Come ripetuto da Renovatio 21, Bill Gates, con i suoi investimenti miliardari in terreni agricoli, ricerche genetiche e imprese varie, di fatto sta preparando un «grande reset alimentare».

 

Come riportato da Renovatio 21, la crisi della filiera alimentare sperimentata in questi anni si è accompagnata da decine di incendi ed incidenti agli impianti di produzione di cibo in USA.

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