Geopolitica
Mali, Niger e Burkina Faso creano un’alleanza militare

I governi militari di tre Stati africani, che negli ultimi anni hanno tutti deposto i loro leader sostenuti dall’Occidente, hanno concordato di assistersi a vicenda, individualmente o collettivamente, in caso di aggressione esterna o di minaccia interna alla loro sovranità.
Il presidente ad interim del Mali, Assimi Goita, ha dichiarato sabato sera di aver firmato la Carta Liptako-Gourma con i leader del Burkina Faso e del Niger, «con l’obiettivo di stabilire un quadro di difesa collettiva e di mutua assistenza».
«Qualsiasi attacco alla sovranità e all’integrità territoriale di una o più parti contraenti sarà considerata un’aggressione contro le altre parti», si legge nel testo della carta citato da Reuters.
La Carta istituisce un’Alleanza degli Stati del Sahel, che comprende tre paesi che in precedenza erano stati membri del patto G5 Sahel, sostenuto da Parigi, con Ciad e Mauritania, e che è crollato a seguito di una serie di colpi di Stato militari.
Il ministro della difesa del Mali, Abdoulaye Diop, ha spiegato che questa «alleanza sarà una combinazione di sforzi militari ed economici tra i tre Paesi», con particolare attenzione alla lotta al terrorismo, in particolare nella regione di Liptako-Gourma, dove i confini del i tre vicini si incontrano.
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Mali e Burkina Faso avevano precedentemente affermato che qualsiasi attacco al Niger sarebbe una «dichiarazione di guerra» anche contro di loro, dopo che diversi vicini del Niger della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) avevano minacciato di inviare truppe per restaurare il deposto presidente Mohamed Bazoum. Parigi ha detto che appoggerebbe una simile soluzione.
Come riportato da Renovatio 21, la settimana scorsa il Niger ha accusato la Francia di pianificare un’aggressione.
Parigi è stata costretta a ritirare le truppe dal Mali a seguito delle tensioni con il governo militare nel 2020. All’inizio di quest’anno si è ritirata anche dal Burkina Faso dopo che i governanti militari del Paese hanno ordinato loro di andarsene.
I golpisti del Niger hanno anche annullato gli accordi militari che consentivano alle forze francesi di combattere gli jihadisti nella regione del Sahel, dando all’ex potenza coloniale solo un mese per ritirare le sue 1.500 truppe. La Francia, tuttavia, ha ignorato l’ultimatum di espulsione del suo ambasciatore, rifiutandosi di riconoscere l’autorità della nuova giunta.
Negli anni, vari Paesi dell’Africa francofona si erano sparsa la voce che sia la Francia ad addestrare e sostenere i terroristi che dice di voler combattere. Di conseguenza il Paese l’anno scorso ha messo al bando le ONG finanziate dalla Francia e annullato gli accordi militari con l’ex Paese colonizzatore, che in questi giorni ha visto pure un golpe in un’altra sua ex colonia dell’area, il Gabon.
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L’intera area del Sahel è oggetto, in queste settimane, di una repentina recrudescenza dell’attività terroristica. Lo stesso presidente del Burkina Faso aveva dichiarato che vi è nell’area un enorme afflusso di armi «ucraine» che finiscono nelle mani dei terroristi takfiri.
Il Niger è stato recentemente colpito da attacchi terroristici di sigle islamiste vicino ad Al Qaeda, che avrebbero assediato e conquistato l’antica città nel deserto di Timbuctù, nel Mali.
A inizio mese le autorità del Burkina Faso hanno affermato che 53 membri delle forze di sicurezza e dozzine di altri sono stati uccisi in «intensi» combattimenti con presunti jihadisti nella parte settentrionale del Paese.
Una delegazione militare russa questa settimana ha visitato Burkina Faso, Mali, Libia e Repubblica Centrafricana.
Immagine di US Africa Command via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
Geopolitica
576° giorno di guerra

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- Tutto è molto chiaro con l’Azerbaigian: il paese ha acquistato un’enorme quantità di armi moderne da Russia, Turchia e Israele. Era costoso, ma ha avuto l’effetto desiderato: gli UAV israeliani Harop hanno permesso di distruggere con precisione i sistemi di difesa aerea armeni e ottenere la supremazia aerea, che ha determinato in gran parte l’esito della seconda guerra del Karabakh.
- Ma l’Armenia ha affrontato la questione in modo meno responsabile, al punto che ha venduto alcune delle sue armi, compreso il sistema di difesa aerea Osa-AK, e ha cercato urgentemente di riacquistare un lotto di 19 pezzi dopo l’inizio delle ostilità nel l’autunno del 2020. Allo stesso tempo, il paese ha partecipato a strani schemi, come l’acquisizione di sistemi di difesa aerea Osa-AKM di bassa qualità in Giordania.
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Geopolitica
La «Legione georgiana» di Kiev pianifica una Maidan a Tbilisi questo autunno

Il Servizio di Sicurezza dello Stato della Georgia (SSS) ha pubblicato un comunicato il 18 settembre in cui afferma che il Paese si trova ad affrontare la minaccia di violenti disordini orchestrati dalla cerchia ristretta dell’ex presidente Mikheil Saakashvili e «attraverso il coordinamento e il sostegno finanziario dei Paesi esteri».
La Sicurezza di Stato georgiana precisa che i golpisti pianificano, nei prossimi tre mesi, il «rovesciamento violento» del governo georgiano, usando come modello il colpo di Stato ucraino di Maidan del 2014.
Il documento cita come probabile fattore scatenante un prossimo rapporto dell’Unione Europea che respinge la candidatura della Georgia: «le aspettative dei cospiratori che pianificano di rovesciare il governo statale sono adattate alla circostanza in cui la conclusione [dell’UE] rilasciata sarà negativa, il che creerà un terreno fertile di disordini civili e ulteriori rivolte attraverso entrambe le reti di informazione a loro disposizione, nonché etichettando artificialmente il governo come “filo-russo”».
La Sicurezza dello Stato fa il nome di «Mamuka Mamulashvili, comandante della “Legione georgiana” operante in Ucraina».
#BREAKING #Georgia The State Security Service of Georgia stated that in October-December of this year a coup d’etat is being prepared in the country under the leadership of Saakashvili’s associates and the military who are fighting on the side of the Armed Forces of Ukraine. pic.twitter.com/CYurWxSIm9
— The National Independent (@NationalIndNews) September 18, 2023
Di cecchini provenienti dalla Georgia si parlò riguardo al massacro di Maidan, quando alcuni uomini misteriosi piazzati sui tutti sopra la piazza centra di Kiev spararono a manifestanti e polizia, creando dissidio fra le parti e aumentando il caos, con una conta di almeno 80 morti. I morti di Maidan distrussero l’accordo di pace negoziato dal governo eletto ucraino di Viktor Yanukovich e dai leader dei manifestanti.
La narrazione ufficiale non ha mai identificato chi sparò a Maidan, tuttavia sei anni fa Il Giornale intervistò un uomo che raccontava di aver sparato seguendo l’ordine di colpire forze dell’ordine e manifestanti «senza far differenza». L’intervistato è georgiano, come lo sarebbero altri due cecchini. Il documentario racconta la vicenda, Ucraina, verità nascoste, andò in onda in seconda serata su Canale 5 nel 2017.
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La Legione Nazionale Georgiana (GNL) di Mamulashvili è stata quindi schierata nel Donbass, dove è balzata sulle cronache internazionali per le accuse di aver giustiziato prigionieri di guerra russi a sole otto chilometri da Bucha il 30 marzo, cioè, se ciò fosse veritiero, appena 48 ore prima che i corpi di Bucha divenissero un caso planetario attribuito alle truppe di Mosca.
Secondo Grayzone, Mamulashvili sarebbe stato inviato in Ucraina dal perenne agente occidentale, l’ex presidente georgiano Mikheil Saakashvili (di cui si sostiene fosse il «consigliere militare»), l’uomo già protagonista della rivoluzione colorata di Tbilisi ma poi scappato all’estero per essere messo incredibilmente a capo dell’oblast’ ucraina di Odessa dalla presidenza post-Maidan dell’amico personale Petro Poroshenko.
Secondo Il Corriere della Sera, Mamuka Mamulashvili avrebbe rivendicato i video dell’eccidio apparsi su Telegram. «”L’abbiamo detto sin dal principio, noi non facciamo prigionieri” è l’allucinante spiegazione del comandante», scriveva il quotidiano italiano.
Sempre secondo Grayzone, la GNL «al centro del sistema di vie che incanala armi statunitensi e militanti stranieri fascisti nell’esercito ucraino, mentre il Congresso e i media americani la acclamano».
Tra i cospiratori del colpo di Stato pianificato in Georgia, la Sicurezza di Stato di Tbilisi ha nominato anche Giorgi Lortkiphanidze, ex vice dell’ex ministro degli Interni georgiano, che ha assunto la carica di vice capo dell’Intelligence militare ucraina nel 2022.
Il rapporto del Servizio di Sicurezza di Tbilisi scrive inoltre che «il piano menzionato sarà realizzato attraverso il coordinamento e il sostegno finanziario di paesi stranieri. Secondo informazioni confermate e verificate, un gruppo abbastanza numeroso di individui di origine georgiana che combattono in Ucraina, così come una parte dei giovani georgiani… saranno utilizzati per l’attuazione del piano elaborato da Giorgi Lortkiphanidze, che sono attualmente addestrati/ riqualificato nelle vicinanze del confine di stato Polonia-Ucraina. (…) il gruppo giovanile (…) dovrebbe partecipare allo scenario rivoluzionario».
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La Sicurezza di Stato georgiana cita, tra le altre tattiche, l’occupazione di Tbilisi con tendopoli, l’uso di barricate attorno agli edifici governativi e l’uso di bombe contro i civili per scatenare scontri con la polizia, «è accertato che gli organizzatori stanno considerando l’attuazione di uno scenario in Georgia, che è simile all’”Euromaidan” tenutasi in Ucraina nel 2014».
Una nuova rivoluzione colorata 2.0 – dove, cioè, entra di prepotenza la violenza – a Tbilisi costringerebbe la Russia a dividere la sua attenzione su un ulteriore fronte, dove peraltro ha già combattuto e vinto una brevissima guerra nel 2008 quando Saakashvili attaccò le énclave etniche russe dell’Abcazia e dell’Ossetia.
Da notare che anche a poca distanza, su un altro confine russo, si sta riaprendo un altro conflitto mai risolto, quello di Armenia e Azerbaigian.
Tale operazione del genere potrebbe essere l’unico modo per i sostenitori della «guerra permanente» di continuare il loro tentativo di spezzare strategicamente la Russia dopo il fallimento della controffensiva Ucraina.
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Immagine di Zaraza via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)
Geopolitica
Lukashenko: l’Occidente si prepara a «scaricare» Zelens’kyj

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