Geopolitica
La Cina risponde alla ministro degli Esteri tedesco che aveva chiamato Xi «dittatore»
Pechino ha «fatto serie domande» a Berlino sui commenti fatti dal ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock, ha detto lunedì il ministero degli Esteri cinese, dopo che la scorsa settimana l’alto diplomatico aveva definito il presidente cinese Xi Jinping un «dittatore».
La Cina è «estremamente insoddisfatta» di queste osservazioni, ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, in una conferenza stampa. Mao ritiene che tali «assurdi» commenti «violino la dignità politica della Cina» e equivalgano a una «aperta provocazione politica».
Il ministro degli Esteri tedesco aveva espresso le sue osservazioni in un’intervista a Fox News rilasciata giovedì scorso. Alla domanda sulla sua opinione sul conflitto in corso tra Kiev e Mosca, la Baerbock aveva dichiarato che al presidente russo Vladimir Putin non dovrebbe essere permesso di vincere poiché ciò incoraggerebbe «altri dittatori nel mondo» come «Xi, il presidente cinese».
A luglio, la Germania ha adottato la sua prima strategia nei confronti della Cina, che prevedeva la riduzione della dipendenza economica dal suo principale partner commerciale, che Berlino ha definito «rivale». Il documento di 40 pagine afferma inoltre che è urgentemente necessario «ridurre i rischi» nelle relazioni con la Cina.
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Lo scorso anno il commercio bilaterale tra Cina e Germania ha raggiunto la cifra record di 300 miliardi di euro. Il documento di luglio descriveva, un po’ in modo disorientale, Pechino come «allo stesso tempo un partner, un concorrente e un rivale sistemico».
La stessa Baerbock ha assunto una posizione piuttosto dura nei confronti della Cina. Ad agosto aveva affermato che Pechino rappresentava una sfida ai «fondamenti del modo in cui viviamo insieme in questo mondo». Ad aprile aveva descritto alcune parti del suo viaggio in Cina come «più che scioccanti», ma non aveva fornito alcun dettaglio.
Il ministro degli Esteri germanico ha inoltre insistito sul fatto che Berlino «non dovrebbe essere ingenua» ed evitare di ripetere gli errori apparentemente commessi nelle sue relazioni con la Russia.
Nel mezzo del conflitto tra Russia e Ucraina, la Germania è stata criticata per la sua politica di «cambiamento attraverso il commercio» nei confronti di Mosca, che è in gran parte associata all’ex cancelliere Angela Merkel, scrive RT. Secondo questa politica, la Russia avrebbe dovuto avvicinarsi all’Occidente attraverso legami economici. La stessa Merkel ha negato che questo fosse il suo obiettivo, aggiungendo che lei cercava semplicemente di costruire legami con «la seconda nazione più potente al mondo dotata di armi nucleari».
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La Baerbock non è stata l’unica figura di rilievo politico internazionale a definire lo Xi come «dittatore».
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden lo ha fatto a giugno, appena un giorno dopo che il segretario di Stato americano Antony Blinken aveva terminato la sua visita in Cina, con l’obiettivo di allentare le tensioni tra le due Nazioni.
La Baerbock, allieva della London School for Economics (un tempio della democrazia, certo), è arrivata a dire che avrebbe sostenuto l’Ucraina anche contro il volere del suo stesso elettorato.
Ad inizio anno il ministro verde aveva implicitamente dichiarato guerra alla Federazione Russa: «noi stiamo combattendo una guerra contro la Russia, non fra noi» aveva dichiarato solennemente il ministro germanico per spronare i partner europei a «fare di più» per l’Ucraina in una seduta all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa».
Come riportato da Renovatio 21, la Baerbock la settimana scorsa si era fatta insultare pubblicamente dal ministro degli Esteri ucraino Kuleba, che le ha detto in faccia, in conferenza stampa, che i missili Taurus tedeschi sarebbero stati comunque consegnati a Kiev, sarebbe solo questione di tempo, di fatto ridicolizzando l’autonomia decisionale di Berlino.
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Geopolitica
Ex consigliere capo britannico: l’Ucraina è uno «Stato mafioso corrotto»
L’ex consigliere capo di Downing Street Dominic Cummings afferma che l’Ucraina è uno «Stato mafioso corrotto» e che l’Occidente «non avrebbe mai dovuto entrare in tutta questa stupida situazione».
Cummings, stratega politico conservatore di lungo corso, ha fatto questi commenti mentre svelava i piani per un nuovo «Partito Start-Up» che mira a sostituire i conservatori.
Il Cummings è noto per essere il principale architetto della Brexit. Il suo ruolo centrale nella campagna Vote Leave che ha portato il Regno Unito fuori dalla UE è stato rappresentato anche nel film Brexit: The Uncivil War (2019), dove è interpretato dall’attore inglese Benedict Cumberbatch. È stato uno dei consiglieri chiavi del premier Boris Johnson fino alle sue dimissioni nel novembre 2020.
L’ex consigliere del Johnson si è chiesto perché il governo fosse così pedissequamente impegnato a sostenere l’Ucraina. «Questo non è un replay del 1940 con lo squallido Zelens’kyj nei panni dello sfavorito churchilliano», ha affermato.
«Tutto questo Stato mafioso corrotto ucraino ci ha praticamente truffati tutti e di conseguenza verremo tutti fregati. Stiamo venendo fregati adesso, vero?» ha dichiarato, per poi arrivare ad offendere volgarmente il Paese europeo orientale parlando di «corrupt shithole that doesn’t matter at all», ossia un «posto di m***a che non conta per niente».
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Secondo l’ex consigliere del primo ministro, le sanzioni occidentali sono state «più un disastro» per l’UE che per la Russia, facendo aumentare il costo della vita e avvicinando Mosca e Pechino. Tutto ciò che l’Occidente è riuscito a fare è stato entrare in una guerra di logoramento con la Russia, «che abbiamo spinto ad allearsi con la più grande potenza manifatturiera del mondo».
Tra il regime delle sanzioni e il tentativo degli Stati Uniti di impossessarsi dei beni russi congelati, l’Occidente sta incoraggiando l’emergere di sistemi finanziari globali alternativi, ha spiegato.
Cummings ha quindi affrontato la questione secondo cui il presidente russo Vladimir Putin aveva bisogno di «imparare una lezione» sull’invasione dei vicini.
«La lezione che abbiamo insegnato a Putin è che siamo un gruppo di fottuti burloni», ha detto. «Voglio dire, Putin lo sapeva già prima della guerra. Ma questo ha sottolineato e fatto capire al mondo intero che razza di pagliacci siamo… Questo non insegna a Putin alcuna lezione, solo che siamo degli idioti».
Il Cummings ha criticato Johnson – con il quale non parla più – per aver utilizzato il conflitto ucraino per «mettere in atto le sue fantasie churchilliane», così come il Parlamento, che «ha ingoiato tutte le sue stronzate sull’Ucraina e in realtà ha preso sul serio».
Come riportato da Renovatio 21, molteplici testimonianze uscite in questi anni indicano che il Johnson è stata la figura chiave che ha convinto Kiev a respingere un accordo di pace con la Russia nell’aprile 2022.
Putin aveva mostrato l’accordo di pace firmato e poi mollato dall’Ucraina dopo la visita dell’inglese durante un meeting con politici africani a San Pietroburgo lo scorso anno. Il presidente russo ha raccontato anche che la colonna di carri armati lunga decine di chilometri che stazionava fuori da Kiev nel marzo 2022 fu ritirata su richiesta di Kiev per andare al tavolo della pace.
Il biondo ex premier britannico ha negato il suo ruolo nel far naufragare i colloqui, definendo il resoconto «totale assurdità e propaganda russa». Tuttavia, ha confermato di aver detto a Zelens’kyj che il Regno Unito lo avrebbe sostenuto «al mille per cento» e che qualsiasi accordo con Mosca sarebbe negativo.
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