Geopolitica
Il generale dell’esercito del Gabon presta giuramento come presidente ad interim. La Francia sospende la cooperazione militare con il Gabon

Il generale dell’esercito gabonese Brice Oligui Nguema, che la settimana scorsa ha guidato un colpo di stato per deporre il presidente Ali Bongo, ha prestato giuramento come leader ad interim del nuovo governo militare del Paese.
Nguema ha promesso di «preservare fedelmente il regime repubblicano» mentre prestava giuramento lunedì davanti ai giudici della Corte Costituzionale, promettendo elezioni «libere» e «trasparenti» senza specificare una data.
Gli ufficiali delle forze armate gabonesi hanno estromesso Bongo, 64 anni, lo scorso mercoledì, pochi istanti dopo essere stato dichiarato vincitore delle contestate elezioni presidenziali del paese, e lo hanno messo agli arresti domiciliari.
La vittoria del presidente con il 64% dei voti è stata fraudolenta, hanno affermato i golpisti, aggiungendo che i suoi 14 anni di governo avevano deteriorato la «coesione sociale», costituendo una minaccia per la stabilità della nazione.
Nguema, il capo della Guardia repubblicana, è stato nominato giovedì nuovo sovrano del Paese centroafricano ricco di petrolio, dopo che il colpo di stato ha posto fine al regno dei Bongo, una famiglia che governava il Gabon dal 1967.
Nel suo discorso inaugurale il golpista ha affermato che i soldati hanno agito contro un «colpo di stato elettorale» derivante da un processo elettorale «scandalosamente parziale».
«Le forze di difesa e di sicurezza avevano una doppia scelta: o uccidere i gabonesi, che avrebbero manifestato legittimamente, o porre fine ad un processo elettorale truccato, le cui condizioni non permettevano l’espressione democratica», ha insistito Nguema.
???????? Gabon's new leader, General Brice Oligui Nguema, has been sworn in. pic.twitter.com/KTOdZIz4di
— DD Geopolitics (@DD_Geopolitics) September 4, 2023
Ha detto che un nuovo governo sarà formato in «pochi giorni» e ha proposto riforme come un referendum su una costituzione rivista, una nuova legislazione elettorale e un codice penale, e misure di sviluppo economico.
Nguema ha inoltre annunciato di aver incaricato il «futuro governo» di «pensare senza indugio» alla facilitazione del ritorno di tutti gli «esuli politici» e alla concessione dell’amnistia ai «prigionieri di coscienza».
Alla cerimonia di giuramento, tenutasi presso il Palazzo Presidenziale della capitale, Libreville, avrebbero partecipato diversi funzionari del governo deposto, tra cui il vicepresidente e il primo ministro, tra gli applausi dei sostenitori.
Il colpo di stato in Gabon è l’ultimo di una serie di colpi di potere militari nell’Africa centrale e occidentale. I leader militari hanno preso il potere in Niger a luglio, in Burkina Faso nel 2022 e in Ciad, Guinea e Mali nel 2021, tutte ex colonie francesi, ora rivoltatesi contro Parigi con accuse pesantissime, come quella secondo cui la Francia sosterrebbe nella regione il terrorismo islamico.
Il Consiglio di Pace e Sicurezza dell’Unione Africana ha sospeso giovedì Libreville in seguito alla rimozione di Bongo. La Comunità economica degli Stati dell’Africa centrale e la Francia, ex colonizzatore del Gabon, hanno condannato «fortemente» il colpo di stato.
Il ministro delle Forze Armate francese Sébastien Lecornu ha dichiarato a Le Figaro che la Francia ha ritirato la sua missione di addestramento militare in Gabon.
«Per quanto riguarda la nostra presenza [in Gabon], gli ufficiali militari sono di stanza lì per addestrare le truppe gabonesi. Il loro lavoro è stato sospeso finché la situazione politica non sarà chiarita», ha detto il ministro francese.
Lecornu ha tuttavia affermato che la situazione in Gabon non può essere paragonata a quella del Niger, «dove i militari hanno illegalmente spodestato un presidente democraticamente eletto».
Al contrario, in Gabon gli sviluppi sono dovuti al «mancato rispetto delle leggi elettorali e della costituzione». Lecornu ha affermato che è necessario «dare ai diplomatici il tempo di valutare cosa sta succedendo in Gabon e discuterne con i loro partner».
Nguema, ha promesso di riorganizzare le istituzioni governative per renderle più democratiche: «stiamo parlando di una riorganizzazione per renderli strumenti più democratici, più in linea con gli standard internazionali in termini di rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali, della democrazia e dello stato di diritto, nonché di lotta alla corruzione, divenuta un luogo comune nel nostro Paese», ha dichiarato secondo l’agenzia AFP.
Come scritto da Renovatio 21, il cosiddetto impero francese, in Africa, è in decomposizione avanzata.
Immagine screenshot da YouTube
Geopolitica
Mons. Viganò: «le parole di Zelens’kyj sulla pace sono assurde»

L’arcivescovo Carlo Mario Viganò ha affidato a X un breve commento sulla notizia secondo cui vi sarebbe stato un colloquio tra il presidente ucraino Zelen’skyj e il cardinale Parolin per il rilascio dei prigionieri di guerra.
«Le dichiarazioni di Zelens’kyj suonano assurde, quando si considera che è ancora in vigore la legge – firmata dallo stesso Zelens’kyj– che vieta ogni negoziato di pace con la Russia» scrive monsignore.
«Suonano ancora più assurde, quando pensiamo che è sempre Zelens’kyj aver promulgato una legge che permette l’espianto di organi anche senza il consenso del donatore (che poi finiscono sul mercato nero in Europa, negli USA e in Israele) e che l’Ucraina non ha mai smesso – nemmeno durante il conflitto – di commerciare bambini con le cliniche per la maternità surrogata» dice Viganò, riprendendo accuse sul traffico degli organi già sentite, soprattutto da parte russa, e verità autoproclamate dagli stessi interessati sulla continuazione dell’utero in affitto.
Le dichiarazioni di Zelensky suonano assurde, quando si considera che è ancora in vigore la legge – firmata dallo stesso Zelensky – che vieta ogni negoziato di pace con la Russia.
Suonano ancora più assurde, quando pensiamo che è sempre Zelensky ad aver promulgato una legge che…
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) March 14, 2025
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Poi l’arcivescovo aggiunge una pennellata oscuro ed inquietante: «senza parlare del traffico di minori che alimenta l’élite pedofila occidentale». Su questo tema, con le sue storie diffuse in tutto il mondo, esistono varie voci ma nessuna conferma diretta – solo qualche grande episodio, come quello di Jeffrey Epstein, emerso drammaticamente negli anni, e un mare di situazioni agghiaccianti che spuntano qua e là vicino a grandi potentati e ad organizzazione transnazionali.
«Occorre diffidare di chi parla di pace ma sa benissimo che la propria sopravvivenza politica dipende dal protrarsi della guerra e degli enormi finanziamenti che essa assicura» conclude monsignor Viganò.
In passato, sempre in merito a Zelens’kyj e la pace, l’arcivescovo aveva parlato del «paradosso» che «appare nella sua evidenza quando vediamo accusare di estremismo un partito cattolico francese e allo stesso tempo inviare armi e aiuti al regime di Zelens’kyj, sostenuto da gruppi neonazisti che praticano la pulizia etnica contro i propri cittadini russofoni, perseguitano i ministri della Chiesa Ortodossa Russa (e anche di quella Cattolica di rito orientale, sul versante ungherese), ostentano svastiche e simboli hitleriani, inneggiano al criminale Bandera e celebrano lo sterminio degli ebrei di cui costui fu responsabile in Ucraina».
In un’intervista di due anni fa per Catholic Family News il monsignore lombardo aveva dichiarato che «l’Ucraina agisce come testa di ariete nella proxy war della NATO contro la Federazione Russa, per cui dovremmo anzitutto smettere di considerare Zelens’kyj come un interlocutore negli eventuali accordi di pace: se non ha contato nulla nella dichiarazione di guerra e nel proseguimento delle azioni militari sinora condotte, non vedo quale dovrebbe o potrebbe essere il suo ruolo a un tavolo di pace».
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Geopolitica
Orban chiede alla UE di «espellere gli agenti di Soros»

What does the Hungarian nation demand from Brussels?
Let there be peace, freedom, and unity. 1. We demand a Europe of nations. 2. We demand equality before the law for all Member States. 3. Restore the competences unlawfully taken from nations. 4. National sovereignty and a… — Orbán Viktor (@PM_ViktorOrban) March 15, 2025
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Geopolitica
Il consigliere di Putin: i capi UE sono «cuccioli affettuosi»

Il consigliere per la politica estera del presidente Vladimir Putin, Yurij Ushakov, ha riecheggiato il paragone del leader russo tra i leader europei e i cuccioli, commentando la rapidità con cui questi ultimi hanno iniziato a sostenere la spinta degli Stati Uniti per un cessate il fuoco nel conflitto in Ucraina. Lo riporta la stampa russa.
Il mese scorso, Putin ha previsto che i politici europei, che «eseguivano volentieri qualsiasi ordine del presidente a Washington» sotto il predecessore del presidente Donald Trump, Joe Biden, si sarebbero presto allineati al cambiamento della politica statunitense. Dato il «carattere e la perseveranza» di Trump, tutti loro presto «si sarebbero messi ai piedi del padrone e avrebbero scodinzolato dolcemente», ha detto il presidente russo.
In un’intervista di venerdì con il giornalista di Russia 1 TV Pavel Zarubin, a Ushakov è stato chiesto di commentare il recente passaggio dei leader europei al sostegno del cessate il fuoco di 30 giorni proposto dagli Stati Uniti dopo anni di costante assistenza militare a Kiev. Tutto sta andando come Putin ha «vividamente» descritto, ha detto l’assistente presidenziale.
«Lo ha descritto come se fossero come cani affettuosi ai piedi del loro padrone. Questo è più o meno ciò che sta accadendo ora», ha affermato Ushakov.
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Dopo un incontro virtuale dei leader europei tenutosi venerdì, sia la Francia che il Regno Unito hanno chiesto alla Russia di accettare il cessate il fuoco di 30 giorni concordato da Ucraina e Stati Uniti durante i colloqui bilaterali in Arabia Saudita all’inizio della settimana.
«Ora la Russia deve accettare» l’accordo di tregua, ha scritto il presidente francese Emmanuel Macron su X. Il ministro degli Esteri britannico David Lammy ha detto alla stampa che Mosca deve accettare il cessate il fuoco senza condizioni. «L’Ucraina ha esposto la sua posizione. Ora tocca alla Russia accettarla», ha detto.
L’ex presidente russo Demetrio Medvedev ha respinto l’ultimatum, dicendo alla Gran Bretagna e a Lammy personalmente di «rimettere la loro idea nel buco di m***a da cui è uscita, diplomaticamente parlando».
Gli Stati Uniti e i loro alleati in Europa hanno interrotto i legami diplomatici con la Russia subito dopo l’escalation del conflitto in Ucraina nel 2022, impegnandosi a sostenere Kiev con aiuti finanziari e militari «finché sarà necessario». Mosca ha a lungo caratterizzato il conflitto come una guerra per procura occidentale contro la Russia.
Trump ha ripetutamente segnalato la sua intenzione di concludere diplomaticamente il conflitto durante la sua campagna di rielezione. Le relazioni tra Washington e Mosca hanno iniziato a disgelarsi dopo una telefonata tra Putin e Trump, seguita da colloqui ad alto livello a Riyadh il mese scorso.
I leader europei che hanno reciso i legami con Mosca possono ristabilire i contatti diplomatici quando vogliono, ha detto Putin il mese scorso, anche se ha notato che sono «profondamente coinvolti con il regime di Kiev» e che sarebbe «molto difficile o quasi impossibile per loro fare marcia indietro senza perdere la faccia».
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0), immagine ingrandita.
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