Persecuzioni
Incursione armata in una chiesa ortodossa ucraina
Una chiesa nell’Ucraina centrale è stata perquisita durante la notte da uomini in abiti militari, in un apparente tentativo di cacciare i fedeli dai locali, innescando un violento scontro ripreso in un video dai sostenitori della Chiesa Ortodossa Ucraina (UOC).
La cattedrale di San Michele a Cherkasy funge da quartier generale della diocesi locale della UOC. Ieri mattina presto, l’account Telegram dell’episcopato ha iniziato a pubblicare inviti ai fedeli a presentarsi in chiesa e ad aiutare a difenderla dai «banditi» che cercano di entrare con la forza, o a filmare le azioni degli aggressori come prova di illeciti.
Kiev ha minacciato di mettere fuori legge la più grande confessione religiosa del Paese, accusandola di servire gli interessi della Russia. La UOC è stata sottoposta a una campagna di molestie e procedimenti giudiziari durata anni, e le sue proprietà sono state prese in consegna da rivali, tra cui la Chiesa ortodossa ucraina (OCU) approvata da Kiev.
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Post successivi affermavano che circa 100 uomini che indossavano passamontagna e abiti color cachi, ma senza alcuna insegna ufficiale, avevano di fatto sequestrato l’edificio e cacciato via i fedeli che stavano partecipando a una funzione notturna.
Zelensky’s henchmen attack Orthodox Christians in churches in Ukraine. https://t.co/HxCovJZrJI pic.twitter.com/JnzA8ELtta
— RadioGenoa (@RadioGenoa) October 17, 2024
La mattina, si è verificato un intenso scontro, come si vede nei video che circolano online. Una folla inferocita di uomini e donne ha reagito, e apparentemente non si è lasciata intimidire da una pistola puntata contro di loro.
Why does Zelensky persecute Christians in Orthodox churches in Ukraine? pic.twitter.com/O5jbt6VMbZ
— RadioGenoa (@RadioGenoa) October 17, 2024
In un’altra clip, le persone che difendevano la chiesa venivano mostrate mentre lanciavano oggetti contro i loro avversari, tra cui una panchina. Gli aggressori non identificati si sono ritirati e sono fuggiti dalla cattedrale.
In Cherkasy, central Ukraine, unknown paramilitaries stormed a church of the Ukrainian Orthodox Church (country’s largest religious organisation formerly associated with Russia). Priests and parishioners fought back and re-captured it in a violent clash.
Civic conflict is… pic.twitter.com/2k0k40tsVN
— Leonid Ragozin (@leonidragozin) October 17, 2024
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I funzionari e i media ucraini hanno descritto gli eventi come il «trasferimento della cattedrale alla Chiesa ortodossa ucraina» su richiesta della parrocchia, e il tentativo della Chiesa ortodossa ucraina di impossessarsene con la forza.
«Quello che sta succedendo lì è illegale», ha detto il sindaco Aleksandr Bondarenko in un video messaggio su Facebook giovedì mattina. Ha invitato tutti ad andare alla cattedrale e «esprimere i propri pensieri sulla… presenza di una chiesa di Mosca nella nostra città».
Il metropolita Teodosio, vescovo a capo della diocesi, ha sfidato gli arresti domiciliari per presentarsi sulla scena e guidare i sostenitori della Chiesa ortodossa ucraina.
«Quello che sta accadendo a Cherkassy è una vergogna agli occhi del mondo intero», ha affermato il vescovo, aggiungendo che la polizia e altri funzionari sembrano cospirare con gli aggressori.
«Come possiamo vivere nel nostro Paese? Siamo cittadini di terza categoria? Come siamo arrivati a questo?», ha chiesto.
Il vescovo è stato sottoposto a un ordine del tribunale che lo obbliga a rimanere a casa dall’aprile 2023, in attesa del processo per presunta discriminazione religiosa.
Video successivi mostrano militari ucraini che dicono che la cattedrale di San Michele è ufficialmente passata all’OCU, ossia la Chiesa Ortodossa d’Ucraina legata al governo di Kiev.
Military Chaplain Volodymyr Pedko reported that the Saint Michael Cathedral in Cherkasy officially passed to the Orthodox Church of Ukraine.
Now the temple will be garrisoned. On its territory, they plan to create a center of national and patriotic education, open a Sunday… pic.twitter.com/maQbnOZrrn
— Doktor Klein 🇪🇸 🇪🇺 🇺🇦 (@Doktor_Klein) October 17, 2024
Unos 100 hombres enmascarados echaron a los creyentes de la catedral del Arcángel Miguel de la Iglesia ortodoxa ucraniana canónica (UPTs) en Cherkasy durante una liturgia nocturna. Finalmente, los invasores fueron expulsados del templo.
Sin embargo, horas más tarde se inició un… pic.twitter.com/lDqVyv0F8v
— Sepa Más (@Sepa_mass) October 17, 2024
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Secondo altri video nell’edificio sarebbero iniziate di già le celebrazioni in lingua ucraina secondo i riti OCU.
Come riportato da Renovatio 21, il regime di Kiev si è spinto a vietare le preghiere in russo.
A service in the Ukrainian language has been started in St. Michael’s Cathedral in Cherkasy, where a “seizure” and a brawl took place against the background of the church’s transfer from the UOC to the Orthodox Church of Ukraine (OCU).
The Ukrainian flag was also raised in the… pic.twitter.com/JLbO5QYVTx
— NEXTA (@nexta_tv) October 17, 2024
La situazione al momento rimane non chiara.
Come riportato da Renovatio 21, gruppi di uomini avevano attaccato il monastero della Natività della Beata Vergine Maria nella città di Cherkassy lo scorso novembre.
Il regime Zelens’kyj a inizio 20233 aveva tolto la cittadinanza a sacerdoti della Chiesa Ortodossa d’Ucraina (UOC). Vi era stato quindi un ordine di cacciata dalla cattedrale della Dormizione dell’Abbazia delle Grotte di Kiev proprio per il Natale ortodosso. Una tregua di Natale sul campo di battaglia proposta da Putin era stata sdegnosamente rifiutata da Kiev.
La repressione religiosa, nel corso di questi mesi, si è presentata con nuove misure volte a vietare le istituzioni religiose ritenute avere legami con la Russia nel tentativo di salvaguardare «l’indipendenza spirituale» della nazione.
Dall’inizio del conflitto tra Mosca e Kiev, le autorità e gli attivisti ucraini hanno sequestrato i luoghi di culto della Chiesa Ortodossa Ucraina e li hanno consegnati alla «Chiesa ortodossa dell’Ucraina», sostenuta dal governo. L’esempio più doloroso è quello dei monaci della Chiesa ortodossa ucraina sono stati sfrattati dal luogo ortodosso più sacro del Paese, la Lavra di Kiev, teatro dell’eroica resistenza dei fedeli e dei religiosi dell’OCU.
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A fine 2023 il Patriarca di tutte le Russie Kirill aveva inviato un appello a papa Francesco, Tawadros II di Alessandria (leader della Chiesa copta ortodossa), all’arcivescovo di Canterbury Justin Welby (leader della Comunione anglicana), all’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e ad altri rappresentanti di organizzazioni internazionali, per chiedere il loro aiuto e porre fine alla persecuzione del vicegerente della Lavra, il metropolita Pavel, poi liberato con una cauzione di circa 820 mila euro.
Nello stesso periodo il metropolita Gionata della diocesi di Tulchin è stato condannato a cinque anni di carcere e alla confisca dei beni da un tribunale di Vinnitsa (città centro-occidentale del Paese) per vari presunti reati contro lo Stato ucraino.
Le immagini di Cherkasy vanno ad aggiungersi alle immagini, oramai notissime, della resistenza dei fedeli e dei religiosi allo sfratto dal monastero della Lavra.
Il sindaco di Kiev Vitalij Klitschko, recentemente postosi come avversario di Zelens’kyj e forse candidato pure a sostituirlo, ha ordinato tre mesi fa la chiusura di 74 chiese appartenenti alla Chiesa Ortodossa Ucraina canonica.
Come riportato da Renovatio 21, il Parlamento ucraino ha approvato una legge che consentirebbe alle autorità di vietare la Chiesa ortodossa ucraina (UOC), che Kiev ha ripetutamente accusato di avere legami con la Russia.
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Immagine screenshot da Twitter
Persecuzioni
I cristiani di Aleppo ancora una volta occupata dai jihadisti
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Persecuzioni
Parlamentare musulmano chiede leggi sulla blasfemia in Gran Bretagna
Un parlamentare musulmano britannico ha chiesto la reintroduzione delle leggi sulla blasfemia durante una recente sessione parlamentare.
Il deputato laburista Tahir Ali ha esortato il governo britannico a rendere illegale la «profanazione» dei testi religiosi e dei profeti.
Ali ha affermato che il governo dovrebbe reintrodurre le leggi sulla blasfemia, che sono state ufficialmente eliminate dal codice penale nel 2008 e nel 2021, molti anni dopo la loro ultima applicazione.
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Ali, che rappresenta la circoscrizione di Birmingham di Hall Green, che ha una popolazione in maggioranza nera, asiatica e di minoranze, ha affermato che la blasfemia è responsabile della diffusione dell’«odio» e ha fatto riferimento a una risoluzione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite che condanna la profanazione dei testi religiosi, tra cui il Corano.
Il primo ministro Keir Starmer ha espresso la sua solidarietà per le preoccupazioni di Ali e ha rifiutato di escludere la reintroduzione di una legge sulla blasfemia.
A Labour MP calls for a law to ban criticism of prophets.
Starmer does not rule it out
The answer was simple: Blasphemy laws have no place in the UK.pic.twitter.com/FKNU8jKvch
— Robert Jenrick (@RobertJenrick) November 27, 2024
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Il partito laburista ha incontrato notevoli difficoltà con le comunità musulmane durante le elezioni nazionali anticipate dell’estate, in gran parte a causa della politica del partito sulla guerra Israele-Gaza.
I candidati indipendenti pro-Palestina hanno rubato quote significative del voto laburista in diverse circoscrizioni chiave in tutto il Paese.
Le proteste della scorsa estate, dove intere città si sono sollevate contro la cosiddetta two tier policy che privilegia la popolazione immigrata rispetto a quella autoctona hanno provocato la reazione di alcune bande di immigrati del Punjab (cioè musulmani pakistani), molto diffusi nel Paese da decenni, che in alcuni casi si sono scontrati con i britannici bianchi.
Vari commentatori hanno ricordato il caso di Rothertam, nel nord delle miniere di carbone, dove gruppo di immigrati musulmani, tutti adulti, avrebbe stuprato dal 1997 al 2013 qualcosa come mille bambine dagli undici ai sedici anni con problemi mentali o famigliari. I giornali scrissero che la spirale del silenzio attorno al caso – polizia, famiglie, assistenti sociali, politici – per paura di sembrare politicamente scorretti mostrando tali ramificazioni oscure dell’immigrazione massiva.
Come riportato da Renovatio 21, le cosiddette «leggi anti-blasfemia» in Pakistan sono un vero strumento di persecuzione nei confronti dei cristiani del Paese, dove per una denuncia inventata di un vicino musulmano geloso si può finire imprigionati a vita, condannati a morte o linciati in piazza – o magari pure decapitati con machete per direttissima.
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Immagine di Richard Townshend via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 3.0 Unported
Persecuzioni
Tempi brutti per i cristiani in Europa
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