Pensiero
«Fate regnare Cristo»: lettera aperta di mons. Viganò ai cattolici americani per le elezioni 2024

Renovatio 21 pubblica la lettera dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò agli elettori cattolici americani in prossimità delle votazioni presidenziale 2024
Lettera Aperta ai Cattolici Americani
nell’imminenza delle Elezioni Presidenziali 2024
La grande marcia della distruzione mentale proseguirà. Tutto verrà negato. […]
Accenderemo fuochi per testimoniare che due più due fa quattro.
Sguaineremo spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate.
G.K. Chesterton, Heretics, 1905
Cari Fedeli Cattolici Americani,
mi rivolgo a tutti voi, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali che chiameranno alle urne milioni di cittadini Americani.
Se in condizioni di relativa normalità l’esercizio del voto è un vostro dovere morale, mediante il quale cooperate in prima persona alla scelta di colui che dovrà guidare la Nazione nel prossimo quadriennio, in questa prossima tornata elettorale – come e molto più che nel 2020 – non siete semplicemente chiamati a scegliere tra due candidati di schieramenti politici differenti, ma che comunque hanno a cuore il bene comune nel rispetto della Costituzione e della legge.
Questa volta dovete scegliere tra due modi radicalmente opposti di concepire il governo della vostra Nazione: siete chiamati a scegliere tra la democrazia e la dittatura, tra la libertà e la schiavitù.
Da una parte abbiamo il candidato Donald J. Trump che pur con tutte le gravi problematiche – specialmente in materia di aborto e di procreazione assistita – ha come obiettivo il bene comune e la tutela delle libertà fondamentali dei cittadini.
Nell’America di Donald Trump, ogni Cattolico può praticare la propria Fede e educare in essa i propri figli senza interferenze dello Stato. Dall’altra parte abbiamo una candidata e un partito che promuovono tutto ciò che si oppone direttamente alla Fede e alla morale della Chiesa Cattolica. Nell’America di Kamala Harris, un Cattolico – ma anche un Protestante – è considerato un fondamentalista da emarginare ed eliminare, e i suoi figli sono proprietà dello Stato, che si arroga il diritto di deviarli sin da piccoli nell’anima e nel corpo.
L’America di Trump può tornare grande e prospera; l’America della Harris è destinata all’invasione e alla distruzione morale, sociale ed economica: alla più feroce dittatura.
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Guardate il Vostro Paese: le vostre città sono diventate delle discariche di derelitti e di criminali, di spacciatori e di tossicodipendenti, di prostitute e rapinatori.
Le vostre scuole sono ricettacoli di indottrinamento e di corruzione fin dall’asilo.
Nei vostri tribunali i criminali sono assolti e gli innocenti incarcerati: nuovi reati ideologici sono perseguiti, mentre l’illegalità è tollerata e incoraggiata.
Nei vostri ospedali comandano le multinazionali, e voi siete loro cavie da sterminare, o da rendere malati cronici e loro perpetui clienti.
Gli agricoltori, gli allevatori e i pescatori sono perseguitati e costretti a fallire, mentre i terreni sono accaparrati da multinazionali senza scrupoli che li trasformano in sterminati impianti fotovoltaici e pale eoliche con cui alimentare i loro datacentre e le server farm dove raccolgono tutti i vostri dati, i vostri spostamenti, i vostri acquisti, le vostre preferenze politiche.
Sono giunti a manomettere il clima con sofisticate operazioni di geoingegneria e con devastanti incendi dolosi pur di rendere credibile la frode del riscaldamento climatico e imporre la transizione green, l’aumento del costo dell’energia, le auto e i monopattini elettrici.
E tutto questo nell’evidenza della menzogna, senza alcuna prova scientifica ma con la servile collaborazione dei media di regime, pronti a etichettarci come complottisti. Ma quel che sino a ieri era liquidato come frutto di teorie complottiste oggi è ammesso dagli stessi governanti.
Vi tolgono la luce del sole, vi avvelenano inseminando le nuvole, travolgono i vostri villaggi e i vostri campi con uragani micidiali; vi ammazzano il bestiame e vi seccano le coltivazioni con siccità provocate e con incendi devastanti. Mirano al controllo dell’intero settore alimentare, per forzarvi a mangiare solo quello che loro vi mettono a disposizione. Lo chiede l’Agenda 2030 imposta senza alcun voto dalle Nazioni Unite e dal World Economic Forum.
In questi quattro disastrosi anni di amministrazione Biden-Harris abbiamo avuto un fantoccio alla Casa Bianca e una vicepresidente corrotta ed incompetente che non ha mai smesso di mentire e ingannare gli elettori sul proprio passato e sul proprio futuro.
Il potere è gestito dal criminale deep state – di cui ormai conosciamo nomi e volti – responsabile della distruzione della vostra grande Nazione. E per assicurare che la crisi sia infinita, si aprono di continuo nuovi scenari di guerra, in conflitti che nessuno vuole se non coloro che ne traggono enormi profitti, sacrificando vite umane e compromettendo la stabilità internazionale.
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Avete visto di cosa sono stati capaci in quattro anni i Dem, cioè l’estrema sinistra woke. Pensate cosa potranno fare, se al posto delle numerose controfigure di Biden verrà eletta – nella frode più scandalosa ed inimmaginabile – la sua vice, con il codazzo di ministri LGBTQ+, rigorosamente woke, venduti alla Cina o al World Economic Forum, sponsorizzati da George Soros o da Bill Gates, manovrati da Obama e dalla Clinton.
A quel punto, cari Cattolici Americani, non dovrete solo cambiare comizio – come vorrebbe Kamala – per dire Christ is the Lord, perché dirlo sarà considerato un hate speech, e pregare davanti a una clinica per aborti un atto di terrorismo. Non crediate che queste siano ipotesi remote: ovunque la sinistra woke prenda il potere, si instaura la più feroce, antiumana e anticristiana dittatura che l’umanità abbia mai conosciuto. E sappiamo che tutte le volte che la sinistra è arrivata al potere, non se ne è mai andata per via democratica.
Donald Trump e Kamala Harris: non parliamo di due visioni diverse ma che fanno parte della normale dialettica politica. Parliamo di due mondi opposti e inconciliabili, in cui Trump combatte il deep state e si impegna a liberare l’America dalla sua morsa tentacolare, mentre sul fronte opposto abbiamo una candidata corrotta e sotto ricatto, organica al deep state, che agisce come una marionetta nelle mani di guerrafondai come Barack Obama e Hillary Clinton, di autoproclamati «filantropi» come George Soros e Klaus Schwab, o di personaggi come Jeffrey Epstein e Sean Combs.
Il loro programma è quello della sinistra Globale, del World Economic Forum, della Rockefeller Foundation, della Bill&Melinda Gates Foundation, e in ultima analisi quello di Vanguard, BlackRock e StateStreet. La loro agenda è scritta sotto dettatura dell’oligarchia finanziaria che controlla l’umanità ai danni dei popoli: un’élite che agisce non solo negli Stati Uniti, ma in Canada, in Australia, in Europa e ovunque la politica sia tenuta in ostaggio dai loro fondi di investimento e dalle loro organizzazioni pseudoumanitarie votate alla cancellazione della Civiltà Occidentale.
Dietro costoro – ormai lo sappiamo – si celano personaggi votati al male, accomunati dall’odio satanico verso Nostro Signore Gesù Cristo e verso quanti credono in Lui, principalmente verso i fedeli Cattolici. Noi vogliamo che Cristo regni, e lo proclamiamo con fierezza: Christ is King! Loro vogliono che regni l’Anticristo, la cui tirannide è fatta di caos, guerra, malattie, carestie e morte. E più aumentano le emergenze e le crisi che l’élite globalista programma e realizza, più essi hanno un pretesto per imporre nuove limitazioni, nuove restrizioni dei diritti fondamentali, nuovi controlli.
Joe Biden, l’attuale «presidente» è servo di questa élite eversiva e ampiamente ricattabile per gli scandali e i reati suoi e della sua famiglia, a cominciare da Hunter. La sua «vice», Kamala Harris, è parimenti asservita allo stesso deep state. E il Partito Democratico, a cui appartengono entrambi, è l’espressione dell’ideologia woke che funesta tutti i partiti della sinistra globale.
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Il candidato Donald J. Trump, pur presentando certamente gravi criticità che un Cattolico non può condividere, costituisce per noi, cari fedeli Americani, in questo specifico momento storico, l’unica scelta possibile per contrastare il golpe globalista che la sinistra woke è sul punto di implementare definitamente, in modo irrimediabile e con danni incalcolabili per le future generazioni.
Votare per Donald Trump significa prendere fermamente le distanze da una visione anticattolica, anticristiana e antiumana della società. Significa fermare chi vuole realizzare una distopia infernale, peggiore di quella annunciata da George Orwell.
E significa anche – non dimenticatelo – accordare fiducia, perché il Presidente Trump sappia che il voto massiccio dei Cattolici e dei Cristiani che lo ha riportato alla Casa Bianca deve essere la premessa per un più incisivo impegno in difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, in difesa della famiglia tradizionale, in difesa del diritto dei genitori all’educazione della prole, in difesa della Fede e dell’identità culturale della Nazione.
Lo ripeto: la scelta è tra un Presidente conservatore che sta pagando con la propria vita la lotta contro il deep state, e un mostro infernale che obbedisce a Satana.
Per un Cattolico la questione non si pone: votare Kamala Harris è moralmente inammissibile e costituisce un peccato gravissimo. Né è nemmeno possibile astenersi, perché in questa guerra proclamarsi neutrali significa allearsi al nemico.
I popoli di tutto il mondo stanno iniziando a comprendere la minaccia che incombe su di loro e sul futuro dei loro figli, e anche voi Americani lo avete capito. Ma anche se questa volta sarà più difficile per il deep state replicare i brogli del 2020, non dovete pensare che si rassegnerà tanto facilmente alla sconfitta. Prepariamoci dunque ad impedire che possibili attacchi e scenari di guerra civile servano per imporre la legge marziale e nuove restrizioni, dopo gli attentati ai quali il Presidente Trump è provvidenzialmente scampato.
Ma non dimentichiamo, cari Fedeli, che le sole energie umane nulla possono dinanzi a questo dispiegamento infernale di forze. Noi proclamiamo Christ is King: ciò significa che Nostro Signore deve tornare a regnare, e il primo modo di farLo regnare è obbedire alla Sua santa Legge e vivere nella Sua Grazia. Fate regnare Cristo nel vostro cuore, nelle vostre famiglie, nelle vostre comunità e in tutti gli Stati Uniti d’America: questa è l’unica via per la pace, la concordia e la prosperità della Nazione.
Pensate a quanti siete, voi Cattolici, negli Stati Uniti! Votate senza esitazione e pregate che Nostro Signore illumini nella loro scelta i cittadini Americani e dia la vittoria a chi, almeno, non ha problemi a proclamare che Cristo è il Signore.
Che Dio vi benedica e che la Vergine di Guadalupe, Patrona degli Stati Uniti, e San Michele Arcangelo vi proteggano.
+ Carlo Maria Viganò,
Arcivescovo, già Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America
22 Ottobre 2024
Renovatio 21 offre questo testo di Monsignor Viganò per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Immagine di Noah Wulf via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Pensiero
Il ritorno della diplomazia vaticana. A papa morto

President Trump sat down to meet privately with Ukrainian President Volodymyr Zelenskyy in St. Peter’s Basilica in Vatican City this morning. pic.twitter.com/QChPiZRKzM
— The White House (@WhiteHouse) April 26, 2025
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Qualcuno dirà: la solita trovata, perfetta, di Trump. Optics. Look. PR – è comunicazione visuale, lui è un maestro, a partire dall’insistenza diacronica per il ciuffo sintetico, inconfondibile, immediato. Non saprei dire: l’ultima volta che aveva saputo ingenerare un’immagine di tale potenza forse Dio stesso gli aveva dato una mano: quando gli spararono e lui alzò il pugno al cielo col volto rigato di sangue e la bandiera USA che garriva sopra di lui. Il Vaticano quindi pare essere tornato, brevemente, estemporaneamente, involontariamente, il vero luogo della diplomazia, e della pace globale. Dio, la tradizione cattolica – quella per cui questa micrologica monarchia teocratica, per quanto acciaccata, è ancora nella mente e nel cuore di tutta l’umanità e dei suoi leader – lo hanno permesso. Una preghiera acciocché torni quel tempo dove il centro del mondo coincideva con il centro del suo spirito. Solo da lì si può ricostruire l’equilibro. Solo ricostruendo la Chiesa si potrà avere la vera pace. Make Vatican Great Again. Ma sul serio. Roberto Dal BoscoBehind Scenes, Vatican City—President Trump sat down to meet privately with Volodymyr Zelenskyy of Ukraine this morning in St. Peter’s Basilica… pic.twitter.com/zzC78AgbNh
— Dan Scavino (@Scavino47) April 26, 2025
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Pensiero
Buon San Marco: il leone per i nostri lettori, l’asino della favola di Angleton per tutti gli altri

Oggi, 25 aprile, auguriamo Buon San Marco a tutti i lettori. Come ogni anno.
I non veneti potrebbero non saperlo: la cosiddetta «Festa della liberazione» ha di fatto occupato l’antica festa dell’Evangelista del Leone. A dire il vero, anche molti veneti dell’entroterra oggi lo ignorano.
Meteo permettendo, auguriamo a chi ci legge di passare una splendida giornata con chi amano (la festa di San Marco, a Venezia, ha una tradizione romantica fatta di bócołi di rosa scambiata tra innamorati, una storia che tra origine dalla tragica leggenda di Tancredi che per sposare Maria partì a combattere i mori in Ispagna con Orlando: una tragedia che Romeo e Giulietta, levàteve) e con i famigliari e gli amici tutti. Vai di grigliate, vai di passeggiate, scampagnate, zainetto e picnicco – e pomiciate sotto l’albero per tanta giovenù dal cuor leggero.
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Sappiamo tuttavia che tanti nel nostro Paese ignorano la bellezza della Festa del Leone di San Marco perché ancora sotto l’incantesimo comu-repubblicano: festeggiano la «liberazione» dal male di tutti i mali, quel totalitarismo che spingeva il Paese ad una guerra per cui non era pronto, impediva la libertà di parola, obbligava alla vaccinazione causando morti, etc. (Se non vi fischiano le orecchie, non le avete, ma nemmeno gli occhi, la bocca, il naso).
L’inno alla partigianeria prosegue nonostante i partigiani siano oramai quasi tutti morti: come un tulku tibetano, un residuo spirituale vagante, o come un’accisa sulla benzina per il terremoto dell’Irpinia.
Ebbene, ci toccherà anche quest’anno il frusto rito del 25 aprile con la sua marcetta milanese dal luogo del sacrifizio regicida, che epperò nelle ultime edizioni è stato di grande intrattenimento: vedere sfilare falce e martello a fianco della Rosa dei Venti NATO, i sedicenti discendenti partigiani tra le bandiere ucronaziste (qualcuno non c’è stato – risuona ancora l’urlo del comunista rimasto tale: «Azovdimmerda!»).
A costoro vogliamo raccontare, tuttavia, di un altro leone, e dell’asino
È una favola da Fedro, I secolo d.C. Si intitola «Leo senex, Aper, Taurus et Asinus», ma per tutti è, semplicemente, la storia del «calcio dell’asino».
Defectus annis et desertus viribus
leo cum iaceret spiritum extremum trahens,
aper fulmineis spumans venit dentibus,
et vindicavit ictu veterem iniuriam.
infestis taurus mox confodit cornibus
hostile corpus. asinus, ut vidit ferum
inpune laedi, calcibus frontem extudit.
at ille exspirans «Fortis indigne tuli
mihi insultare: te. Naturae dedecus,
quod ferre certe cogor bis videor mori».
La nostra traduzione:
Avanti con gli anni e abbandonato dalle forze
il leone giaceva lì, esalando l’ultimo respiro,
Il cinghiale arrivò schiumando con denti fulminei,
e vendicò con un colpo una vecchia offesa.
Il toro feroce trafisse subito il corpo del nemico con le sue corna.
L’asino, quando vide la bestia selvaggia
ferita impunemente, tirò un calcio sulla fronte.
Il leone mortì. Ma prima disse: «Amaro fu l’assalto di quei forti.
Ma dopo il tuo, viltà della natura,
mi sembra di morire anche due volte»
La notissima favola, poi ripresa da La Fontaine, talvolta invece che il discorso del leone che muore amareggiato e umiliato, riporta il vanto dell’asino, che, essendo stato l’ultimo a colpire – un calcetto, e basta – rivendica di aver ucciso lui il re della foresta.
È una favola pure quella dei partigiani che vincono da soli il fascismo – quasi che gli angloamericani, con il loro saturation bombing che ha devastato le nostre città (case, chiese, basiliche, tutto), con le loro truppe sbarcate in massa sulle nostre coste, con le loro basi di occupazione militare che tutt’ora sono presenti nel territorio, non fossero mai esistiti.
La possiamo chiamare la favola di Angleton, da James Jesus Angleton (1917-1987), la «madre» della CIA, l’uomo che – cresciuto a Milano – organizzò la trama non solo dello sbarco alleato in Sicilia, per il quale, come noto, fece un patto con la mafia, finito – è la nostra ipotesi – con i fatti di Castelvetrano, dove nel 1944 ci era Roosevelt con tutto lo Stato maggiore USA e anni dopo Matteo Messina Denaro come tranquilissimo superlatitante.
No: Angleton gestì la guerra e il dopoguerra, creò la Repubblica (con il referendum) e la Democrazia Cristiana, con l’immissione del pensiero cattodemocratico (cioè è, anglo-sintetico) di Maritain, pensatore nutrito dalle università americane da cui Angleton proveniva all’interno di una panchina di uomini tenuti a bagnomaria dalla Chiesa, come De Gasperi, ma anche Andreotti etc.

James Jesus Angleton. Immmagine CC0 via Wikimedia
Angleton, detto anche Kingfisher («il martin pescatore», o, più in linea con i suoi interessi letterari, «il re pescatore»), è il vero «liberatore» dell’Italia e fondatore della Repubblica italiana: e nessuno, oggi, gli rende omaggio, nemmeno una parola per il suo animo sensibile di laureato in poesia, che scriveva lettera di ammirazione a Ezra Pound (mentre lo teneva in prigione…), che definiva la sua condizione di uomo a capo delle percezioni più importante del suo Paese (il controspionaggio) con un’espressione toccante e magnifica presa da T.S. Eliot: «il deserto degli specchi».
Il «deserto degli specchi», infine, lo fece impazzire: i russi, che avevano piantato talpe clamorose nei servizi occidentali, lavorarono per farlo diventare paranoide oltre ogni limite. Non una storia a lieto fine, a differenza della favola della guerra.
Più che al partigiano Johnny, noi italiani moderni dobbiamo tutto a James Jesus. Renovatio 21 lo ricorderà sempre. Anche quando l’Italia come la conosciamo potrebbe non esserci più.
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Dalla storia che stiamo raccontando, ad un certo punto, qualcuno potrebbe trarre conclusioni abissali: una repubblica fondata su un calcio dell’asino, è una repubblica asinina? Una società che gode nell’uccidere i leoni, a cosa somiglia? Uno Stato creato da asini calciatori, ha prodotto e continua a produrre asini e calciatori, fino a quale limite di sostenibilità?
Non rispondiamo: le fiabe sono per i bambini, gli adulti invece, proprio come la superspia che conosceva La terra desolata, dovrebbero leggere poesie e pensieri profondi.
Quindi: buon Angleton Day agli asini delle favole.
E le ali del Leone di San Marco per tutti i nostri lettori!
Roberto Dal Bosco
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