Politica
La «guerra premeditata» di Putin: ecco il Draghi complottista
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha tenuto un discorso in Senato l’altro giorno sulla crisi Ucraina.
L’ex capo della BCE ha ovviamente parlato del babau, l’uomo nero che doveva andare a trovare due settimane fa, per poi disdire il viaggio.
Eccolo che parla mascheratissimo. A fianco parrebbe essere Giggino o’ministro degli Esteri, quello sfottuto dai russi, che in continuazione dice di sì con la testa, perché per lui «tra un animale e Putin c’è un abisso».
«Il disegno revanscista del presidente Putin si rivela oggi con contorni nitidi, nelle sue parole e nei suoi atti».
Revanscista? Il revanscismo prevede un nazionalismo che vuole riprendersi dei territori perduti in guerra – la revanche, era la volontà francese di riprendersi l’Alsazia e la Lorena dopo la sconfitta con la Germania del 1870. La Russia, quando ha «perso» l’Ucraina? La Russia vuole riprendersi tutta l’Ucraina, annettersela come ha fatto con la Crimea? (Crimea che peraltro è russa da sempre, assegnata alla repubblica sovietica ucraina da Kruscev, nato a Kalinovka a neanche 10 chilometri dall’attuale confine, una sera che aveva bevuto )
Quale senso dovrebbe avere la Russia nei confronti dell’Ucraina, uno stato da lei stessa creato, e sprofondato, con l’indipendenza, in una catastrofe del debito senza fine?
A queste domande forse ha una risposta la può dare solo Draghi, che ha evitato con cura, come chiunque con un microfono in Occidente ora, di parlare dell’allargamento a Est della NATO – un tradimento e un pericolo per la Russia, che il presidente russo ha deciso di non più tollerare.
Tuttavia, è un’altra parte del discorso che ci preme sottolineare.
«Era stato tutto premeditato da tanto tempo, le riserve della Banca centrale russa dalla guerra di Crimea ad oggi sono state aumentate sei volte, alcune sono state lasciate in deposito presso altre Banche centrali in giro per il mondo, altre presso banche normali. Non c’è quasi più nulla, è stato portato via tutto, queste cose non si fanno in giorno, in mesi, mesi e mesi. Non ho alcun dubbio che ci fosse molta premeditazione e preparazione».
Abbiamo, insomma, un drago complottista.
Gomboddoh putiniano. Lo zar sapeva da lustri che avrebbe attaccato, dice il drago. Cattivo, cattivissimo Putin. Ha spostato danari fra banche per tempo, nel chiaro disegno di scatenare poi un conflitto.
Quindi la domanda è: perché nessuno se ne è accorto?
Draghi in pratica sta dicendo che Putin li ha fregati tutti?
A Draghi manca la massima dell’ex presidente georgiano Mikheil Saakashvili, quello messo su dalla rivoluzione colorata di Tblisi nel 2004, la «rivoluzione delle rose» che andò in parallelo con la rivoluzione arancione in Ucraina.
«Putin dice al mondo esattamente cosa vuole e cosa è disposto a fare per questo. L’Occidente non lo prende sul serio finché non è troppo tardi» si sostiene abbia detto Saakashvili, gettone neocon che Putin disse di voler «appendere per le palle» e che ora, dopo un giro in Ucraina dove gli hanno fatto fare il governatore dell’oblast’ di Odessa, sta nelle patrie galere georgiane.
Chiunque poteva capire che sarebbe successo. Chi scrive nel 2008 ha viaggiato per la Crimea ancora Ucraina, dove però ovunque ovunque garrivano tricolori russi, insegne in cirillico russo (con la И e non con і), graffiti «NO NATO» ovunque. Chiunque sapeva. Chiunque ascoltasse i discorsi di Putin. Chiunque avesse seguito minimamente i fatti del 2014, e gli anni successivi.
Non Draghi, evidentemente: per lui è il revanscismo, e il complotto bancario. Eccerto, un febbrile countdown verso la slatentizzazione del sadismo del tiranno, che non vedeva l’ora di fare la guerra – con le conseguenze che stiamo vedendo e che non abbiamo ancora visto.
La demonizzazione di Putin è un meccanismo a cui nessuno più riesce a sottrarsi: lo capiamo, dà sicurezza a chi non sa comprendere il quadro, e anche a chi il quadro non vuole comprenderlo. Per cui ci si infila ogni sorta di storie imbecilli: Putin è pazzo, Putin ha il Long COVID, Putin è staccato dalla realtà per due anni di lockdown – quest’ultima, eccezionale l’abbiamo letta sul Corriere: ma allora il lockdown fa male? Oppure fa male solo a Putin, perché è cattivo?
Se si tratta di Putin, vale tutto: ogni complottismo è permesso.
La verità potrebbe essere che, più semplicemente, non lo avete ascoltato? Che non lo avete voluto ascoltare, per ordine del Padrone?
O forse – ma qui siamo complottisti noi – è che lo avete lasciato fare? Che ce lo avete portato, alla guerra, così da poter isolare lui e quello che egli rappresenta programmaticamente – la sovranità dei popoli e dello Stato, la difesa della legge naturale, il rispetto per la società umana così come si è tramandata?
C’è un altro complotto, tuttavia, che emerge tra il Draghi e Putin. È lo scoop che ha tirato fuori Dagospia, sito che, siccome mostra tette e culi ad abundantiam, si tende a considerare affidabile: oggi però oltre che a natiche e mammelle fa circolare tanti video pro-ucraina, con soldati russi che piangono.
Secondo Dagospia, «al Cremlino non sarebbe dispiaciuto avere Draghi come interlocutore: non è un politico e ha un indiscusso prestigio internazionale. D’altronde Mariopio era atteso a Mosca per un incontro diplomatico. Ma le resistenze americane e la ritrosia di Draghi a sobbarcarsi un ruolo così delicato, hanno fatto sfumare l’ipotesi».
Eh? L’ex capo della BCE – l’ente che sta tirando il collo ai russi, con una vera guerra economica dichiarata nei loro confronti – mediatore?
L’uomo di Goldman Sachs, che Putin nel 2016 aveva accusato di avere interessi nella pubblicazione dei Panama Papers? (Poi il Cremlino si è scusato…)
Il cerimoniere del panfilo Britannia?
Il potente che ha fallito il suo assalto al Colle, facendo capire che i partiti gli preferiscono la palude?
Non sappiamo da dove viene questa indiscrezione, ma siamo alla fantascienza.
Draghi e Putin, politicamente, non appartengono nemmeno alla stessa specie.
Come abbiamo scritto, Draghi al massimo va bene per parlare con Zelens’kyj. Il problema è che non gli risponde al telefono.
Tranquilli, può consolarsi mirando al suo fianco Giggino, per poi, dal club dei grandi statisti del XXI secolo, guardare dall’alto in basso Vladimir Putin.
Ribadiamo la domanda di ieri: com’è stato possibile finire così?
Roberto Dal Bosco
Arte
Trump dice di odiare Taylor Swift
Donald Trump si è scagliato contro la superstar del pop Taylor Swift per aver appoggiato la sua rivale alle prossime elezioni, la vicepresidente Kamala Harris.
In un breve post scritto tutto in maiuscolo sulla sua piattaforma Truth Social domenica, l’ex presidente e candidato repubblicano ha scritto: «ODIO TAYLOR SWIFT!»
La Swift, ampiamente ritenuta essere la cantante più popolare al mondo, ha annunciato ai suoi 284 milioni di follower su Instagram la scorsa settimana che avrebbe votato per «Kamala Harris e Tim Walz alle elezioni presidenziali del 2024».
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La diva nullipara ha descritto Harris come una «leader dotata» che «combatte per i diritti e le cause» che hanno bisogno di «un guerriero che li sostenga», insieme al sostegno del suo compagno di corsa per i «diritti LGBTQ+».
Come noto, il Walz, governatore del Minnesota, ha fatto del suo Stato un «santuario» per le transizioni di genere giovanili, proibite negli ultimi anni in vari Stati della Federazione, con grande scorno dei gruppi omotrasessualisti che hanno assaltato i campidogli delle capitali statali per protestare.
La 34enne controversa cantante ha accompagnato il suo post con una foto di sé stessa con un gatto, firmandola «Gattara senza figli», in un apparente riferimento alla battuta del candidato repubblicano alla vicepresidenza JD Vance di tre anni fa, secondo cui il Partito Democratico è gestito «da un gruppo di gattare senza figli».
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Considerando il peso che la Swift è ritenuta avere per il Partito Democratico USA, le parole del Vance rivelano una verità incontrovertibile: l’ugola miliardaria è priva di prole, e a quanto sembra ama accompagnarsi di felidi.
Nel post, la Swift, la cui fan base è composta in gran parte da giovani donne note come «Swifties», ha esortato i suoi follower a esprimere il loro voto a novembre.
Alcuni analisti politici, ripresi dai giornali mainstream, avevano notato nei mesi scorsi che le Swifties potrebbero valere milioni di voti, quindi direzionabili a piacimento dalla cantante verso il Partito Democratico. Alcune voci, tuttavia, sostengono che questa sia una storia messa in piedi solo per giustificare anomalie statistiche alle prossime elezioni: in pratica, quando i Democratici verranno accusati dai trumpiani di aver truccato anche queste elezioni, il voto swifty sarà una possibile pezza d’appoggio.
Ulteriori speculazioni erano addirittura arrivate a considerare la Swift come un asset del Deep State americano o del Pentagono o financo della NATO. In effetti, una clip di una conferenza del Centro di eccellenza per la difesa informatica cooperativa della NATO del 2019 la Swift veniva definita una «potente influencer». Il giornalista di Fox Jesse Watters dichiarava quindi che «È vero l’unità PsyOp [operazioni di guerra psicologica, ndr] del Pentagono ha proposto alla Nato di trasformare Taylor Swift in una risorsa per combattere la disinformazione online».
Watch the incredible moment that a rep from the Pentagon’s psychological operations research firm pitched NATO’s military psyops center on turning Taylor Swift into an asset for the Western military alliance to stop “disinformation” on the Internet. https://t.co/BYIordpx18 pic.twitter.com/ThXhnjiFMD
— Mike Benz (@MikeBenzCyber) January 9, 2024
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L’attenzione dei servizi segreti nei confronti della Swift è emersa anche poche settimane fa, quando il concerto di Vienna fu annullato: la stessa CIA ha dichiarato che terroristi ISIS pianificavano di uccidere diecine di migliaia di fan della cantante.
Nel discorso di ringraziamento agli MTV Video Music Awards dello scorso mercoledì, la star della canzone ha ribadito l’appello, dicendo: «se hai più di 18 anni, registrati per votare per qualcosa di molto importante… le elezioni presidenziali».
Secondo la società di dati TargetSmart, l’intervento di Swift ha innescato un aumento del 500% delle registrazioni degli elettori.
Secondo la CNN, nelle prime 24 ore successive al suo appoggio, Vote.gov ha registrato 405.999 visitatori diretti al sito ufficiale delle elezioni direttamente dal profilo Instagram di Swift.
I sostenitori di Harris hanno accolto con favore il sostegno della Swifta, con il CEO di Vote.org Andrea Hailey che ha affermato che «l’impatto di Taylor Swift sul coinvolgimento degli elettori è innegabile».
Nel frattempo , gli elettori repubblicani hanno criticato il suo intervento, sostenendo che le celebrità «non sono esperti di politica» e che le loro opinioni non dovrebbero influenzare il voto di una persona.
«Prima che Taylor Swift influenzi il tuo voto, vorrei ricordarti che il 90% delle sue canzoni di successo parlano di come scegliere la persona sbagliata», si legge in un meme di tendenza su X.
Un recente sondaggio di YouGov ha indicato che la maggior parte degli intervistati riteneva che l’appoggio di Swift avesse aiutato la campagna di Harris «molto» o «un po’» , con il 41% che riteneva che non avrebbe dovuto parlare pubblicamente di politica.
In un evento live con Tucker Carlson, la popolare giornalista Megyn Kelly ha mandato un messaggio preciso a Taylor Swift, più duro ancora di quello di Trump.
«Vaffanculo Taylor Swift!»
Beautiful summation of Taylor Swift, and Tim Watlz from Megyn Kelly with Tucker Carlson. pic.twitter.com/1vyDKzDY02
— 🌿KJUNE (@kjune65) September 15, 2024
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Nell’elaborazione della sua posizione, la Kelly ha dipinto una scena molto persuasiva, raccontando la possibile storia di una minorenne di un altro Stato che grazie a Tim Walz – il campione dei «diritti LGBT» per cui la Swift chiede di votare – andrà in Minnesota a farsi amputare le mammelle e ad essere sottoposto a cure ormonali, trattamenti che di fatto la sterilizzeranno.
Più tardi, ipotizza la giornalista, la ragazza transessualizzata potrebbe pentirsi di quel che ha fatto, che però è irreversibile. E quindi la sua vita è rovinata.
La Kelly ha specificato che molti di questi casi riguardano bambini nello spettro autistico, una circostanza nota ai lettori di Renovatio 21 che sta ora affiorando nel mainstream.
Come riportato da Renovatio 21, alcune voci come quella del dottor Peter McCullough stanno ipotizzando una correlazione tra l’ipervaccinazione dei bambini e l’aumento dell’autismo e quindi del transgenderismo.
La Swift si è rivelata controversa anche dal punto di vista spirituale.
Come riportato da Renovatio 21, avvertimenti sul tour mondiale della Swift, e in particolare riguardo la canzone «Willow», sono stati lanciati negli scorsi mesi da varie voci, tra cui quella dell’esorcista americano padre Dan Reehil, che ha indicato come questo spettacolo alluda di fatto alla stregoneria e che «probabilmente attira molti demoni ai suoi concerti».
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Immagine di makaiyla willis via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Politica
Musk accusa il Partito Democratico USA di incoraggiare la gente ad uccidere Trump
Musk ha quindi ricordato che Reid Hoffman, suo ex socio in PayPal e co-fondatore di LinkedIn noto per essere uno dei principali donatori del Partito Democratico USA, ha detto al pubblico del festival cinematografico Sundance che avrebbe voluto che Trump fosse un «vero martire», il che, secondo Musk, significa «morto».They have actively encouraged people to kill Trump.
Reid Hoffman said to the whole audience at Sundance that he wished Trump would be “real martyr”, ie dead irl. — Elon Musk (@elonmusk) September 16, 2024
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Il secondo tentativo di assassinio di Donald Trump è avvenuto domenica al Trump International Golf Club di West Palm Beach, mentre l’ex presidente stava giocando a golf. La polizia ha affermato che gli agenti dei Servizi Segreti hanno aperto il fuoco sul presunto assassino, che si nascondeva tra i cespugli. L’uomo è fuggito dalla scena ma è stato poi arrestato. Sulla scena è stato trovato un fucile in stile AK-47, insieme a due zaini e una telecamera GoPro. L’FBI si è unita alle indagini e le autorità statunitensi stanno trattando la vicenda come un tentativo di assassinio.The Reid Hoffman’s of the world got their dearest wish … but then the martyr lived pic.twitter.com/laaRBc5yol
— Elon Musk (@elonmusk) July 14, 2024
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Politica
Breton fuori dalla Commissione accusa la Von der Leyen: pugnalato alle spalle
Thierry Breton, potente ed iperattivo membro francese della Commissione Europea, si è dimesso lunedì con una lettera infuocata, accusando la presidente Ursula von der Leyen di indebolirlo.
Il Breton era stato nominato dal presidente francese Emmanuel Macron per un secondo mandato come commissario per il mercato interno del blocco a Bruxelles. Tuttavia, Breton ha inaspettatamente staccato la spina, accusando von der Leyen di agire alle sue spalle per cercare di convincere Macron a scaricarlo.
«Qualche giorno fa, nella fase finale dei negoziati sulla composizione del futuro collegio, avete chiesto alla Francia di ritirare il mio nome – per motivi personali che in nessun caso avete discusso direttamente con me», ha scritto Breton, in un messaggio scottante a von der Leyen su X.
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Le dimissioni shock arrivano un giorno prima che la presidente della Commissione svelasse la composizione del Collegio dei Commissari, che vuole sia più equilibrato dal punto di vista di genere. I membri più piccoli dell’UE, tra cui Slovenia e Romania, hanno ritirato i candidati maschi sotto pressione di von der Leyen, sostituendoli con donne, secondo Politico.
«Alla luce di questi ultimi sviluppi – ulteriore testimonianza di una governance discutibile – devo concludere che non posso più esercitare i miei doveri nel collegio», ha continuato il Bretone. «Pertanto, mi dimetto immediatamente dal mio incarico di Commissario europeo».
I would like to express my deepest gratitude to my colleagues in the College, Commission services, MEPs, Member States, and my team.
Together, we have worked tirelessly to advance an ambitious EU agenda.
It has been an honour & privilege to serve the common European interest🇪🇺 pic.twitter.com/wQ4eeHUnYu
— Thierry Breton (@ThierryBreton) September 16, 2024
L’ex Commissario ha anche trovato il tempo per fare dell’ironia sul fatto che sarà fuori dalla Commissione.
🚨Breaking news:
My official portrait for the next European Commission term ⤵️ pic.twitter.com/BolWcdYiPU
— Thierry Breton (@ThierryBreton) September 16, 2024
Breton ha poi accusato von der Leyen di aver offerto alla Francia una presenza più influente in Commissione se Macron avesse cambiato candidato, una tattica che avrebbe tentato con i Paesi membri più piccoli dell’UE.
Le tensioni tra Parigi e Bruxelles sulla potenziale presenza della Francia nella prossima Commissione Europea sono aumentate negli ultimi giorni. «La Francia non è soddisfatta dell’ambito del portafoglio assegnato a Thierry Breton», ha detto al sito Politico un alto funzionario francese del partito di Macron, prima di rispondere alle voci secondo cui il commissario designato dall’Italia avrebbe ottenuto un ambito incarico in economia.
Si ritiene che negli ultimi cinque anni Breton e von der Leyen abbiano avuto ripetuti scontri, sia in privato che in pubblico. Solo di recente, era emerso che una lettera di Breton di minaccia a Elon Musk per l’intervista di quest’ultimo a Donald Trump non era stata concordata con la Commissione, che prese le distanze in un raro esempio di vergognosa disunità della compagine al vertice dell’Europa.
Due mesi fa, il Breton aveva annunciato che la Commissione Europea riteneva che X violasse il DSA e intendeva imporre ingenti multe alla società di Musk se non avesse accettato restrizioni su «incitamento all’odio» e «disinformazione».
«La Commissione Europea ha offerto a X un accordo segreto illegale: se avessimo censurato silenziosamente il discorso senza dirlo a nessuno, non ci avrebbero multato», ha rivelato scrivendo Musk in risposta. «Le altre piattaforme hanno accettato quell’accordo. X no».
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Breton ha negato a gran voce l’esistenza di un’offerta del genere, ma Musk ha risposto che si aspettava «una battaglia molto pubblica in tribunale, in modo che i cittadini europei possano conoscere la verità».
Come riportato da Renovatio 21, Musk l’anno passato ha dichiarato che X non si ritirerà dall’Europa nonostante la pressione per la censura.
Quando Musk comprò Twitter dicendo metaforicamente di aver «liberato l’uccello», Breton rispose che «in Europa, l’uccello volerà secondo le nostre regole».
Come riportato da Renovatio 21, la Commissione di Breton, ricordiamo, ha dichiarato l’anno scorso di poter vietare i social media in caso di disordini civili.
Breton è l’uomo dietro al Digital Service Act (DSA), la nuova eurolegge che di fatto regolerà la rete con censure e penalizzazioni, con il rischio di veder sparire tutti quei siti che non appartengono ai colossi Big Tech.
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Immagine di European Parliament via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
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